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martedì 31 luglio 2018

Tap, c’ero anch’io a manifestare contro il gasdotto. Ora M5s non tradisca i salentini

di Marco Marangio

“È la cittadinanza che decide se fare un tubo o non farlo”.
Queste le parole di Beppe Grillo pronunciate a riguardo del super contestato gasdotto Tap.
Era il 20 settembre 2014 in quel di Melendugno, luogo strategico prescelto per il tubo e che, partendo dall’Azerbaijan, potrebbe ancora approdare in Puglia.

Ricordo bene quel momento, poiché ero presente alla manifestazione di protesta alla realizzazione del gasdotto. Ero lì in qualità di cittadino salentino, ancor prima che da giornalista.
Ricordo bene quanto i cittadini appoggiarono la manifestazione pentastellata, coadiuvata anche da altre realtà associative apartitiche. Ricordo bene quanto i leader M5S vennero accolti sul palco con applausi e grida di speranza. Con buone ragioni tra l’altro, poiché il Movimento era l’unica forza politica che, ben tre anni fa, dava ascolto e sostegno a problematiche territoriali restate inascoltate dalle altre forze politiche, Partito Democratico in primis.

È doveroso sottolineare che i leader pentastellati del territorio hanno fatto, negli ultimi anni, la migliore opposizione possibile per impedire la realizzazione del Tap. Opposizione che è terminata non appena lo stesso Movimento ha varcato le soglie di Palazzo Chigi, forte non solo del consenso degli italiani, ma di tanti elettori del Sud.

Inutile dire quanto le ultime dichiarazioni del premier Conte, pronunciate in conferenza stampa al vertice Usa, abbiano allarmato non poco sia i salentini che gli stessi elettori pentastellati.
Affermare che il gasdotto Tap sia un’opera strategica ha non solo minato enormemente il lavoro politico territoriale fatto sinora, ma ha anche avvicinato il premier Giuseppe Conte a quella categoria di figure politiche che il Movimento ha fin qui combattuto fuori e dentro il Salento. “Tradire” i cittadini salentini e gli elettori con tali enunciazioni getta un’ondata di sfiducia senza pari, tenendo conto delle battaglie combattute per scongiurare il deturpamento ambientale del territorio.

Duole dirlo, ma le assonanze fra Italia e Usa, dichiarate dal premier Conte dinanzi al presidente Donald Trump, sono stridenti. Anzitutto, il proverbiale “governo del cambiamento” italiano ha ben poco da condividere con quello statunitense, giacché le motivazioni storiche e politiche che hanno portato Conte e Trump alla presidenza divergono in tutto.

In seconda istanza, è palesemente inesatto affermare che la realizzazione del Tap sia vantaggioso per entrambe le nazioni: l’Italia ne guadagna ben poco, mentre il Salento ha solo da perderci.
Si spera che le esternazioni del premier Conte siano dettate esclusivamente dalle esigenze comunicative proprie di un summit e, magari, anche dalla poca conoscenza che il presidente del Consiglio ha delle numerose e ferme iniziative “No Tap” che il Movimento ha portato avanti negli anni ben prima della sua entrata in politica sullo scenario nazionale.

Si spera, oltretutto, che faccia quanto promesso: ascoltare il popolo del Sud. Se lo facesse, conoscerebbe un popolo che antepone l’amore per la propria terra alla politica.

Caro premier Conte, non ceda anche lei al lato oscuro del Tap, come hanno fatto i suoi predecessori. Se lo facesse, il Movimento probabilmente perderebbe la sua “base” più dura e pura: quella del Sud.

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Sondaggi, ciò che perde la Lega lo prende il M5s: area di governo al 60 per cento. Il Pd al 17, Potere al Popolo supera Leu

Il Movimento Cinque Stelle recupera terreno sulla Lega. Il Partito Democratico che crolla di nuovo molto al di sotto al 18 per cento. Potere al Popolo che supera Liberi e Uguali. Sono i dati principali del sondaggio settimanale di Swg per il TgLa7. Secondo l’istituto triestino il Carroccio resta, nonostante una flessione di quasi mezzo punto, il primo partito nelle intenzioni di voto, al 30,3 per cento. Ma le preferenze in uscita vengono riassorbite comunque nella cosiddetta area di governo (che oggi resiste a una quota molto alta, al 60 per cento), perché sono riprese dal M5s che sale al 29,7.

Tra le opposizioni la forza politica che cala di più è il Pd che scende dello 0,7 in una settimana, fermandosi al 17,4. Scende dello 0,4, invece, Fratelli d’Italia. L’unico partito di minoranza a salire è invece Forza Italia che comunque non va oltre l’8,6.

Un sorpasso che fa notizia avviene a sinistra, dove Potere al Popolo, che è una forza extraparlamentare, con un balzo di mezzo punto, tocca il 2,5 e riesce a superare Liberi e Uguali (2,4, meno 0,2 in una settimana). L’ultimo partito degno di nota, infine, è PiùEuropa che torna a galleggiare sopra al 2 per cento.

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Legittima difesa, Bonafede vs stampa: “Mi fa schifo. Indecente l’accusa secondo cui vogliamo far sparare di più”

“Quello che passa tra le righe dei giornali in questi giorni è l’idea che qualcuno vorrebbe far sparare di più in Italia. E’ un’accusa indecente, che io rigetto al mittente”. Così, a In Onda (La7), il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, attacca la stampa in merito alla legge sulla legittima difesa. E continua: “Il nostro governo si sta impegnando a far sentire finalmente ai cittadini la presenza dello Stato, anche sul fronte della sicurezza. Nessuno sta dicendo che bisogna sparare. La legge attuale sulla legittima difesa è una buona legge, ma ha importanti zone d’ombra. Il governo sta lavorando per trovare un punto di equilibrio giusto per eliminare queste zone d’ombra. E il confronto è molto serio. Lo sto ripetendo ogni giorno e, credetemi, sta diventando pesante dire la stessa cosa quotidianamente, perché sono sicuro di essere chiaro su questo tema”. Bonafede spiega: “Io e il governo vogliamo semplicemente che una persona, che si difende legittimamente in casa sua da un’aggressione, ha diritto a una norma chiara, facilmente applicabile. Una norma che non lo costringa a entrare in cavilli giuridici che lo costringono ad affrontare da solo tre gradi di giudizio. Non sta a me difendere Salvini, perché si difende benissimo da solo. Ma lui ha detto più volte che nessuno vuole assecondare il Far West in Italia e che la sicurezza spetta alle forze dell’ordine”. Il ministro M5s aggiunge: “Sul tema della legittima difesa c’è ormai un’ossessione dei media nazionali. Alla commemorazione di Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta un giornalista è venuto da me per farmi domande sulla legittima difesa, dopo che per una settimana ho risposto ogni giorno. Se in Italia l’informazione deve sempre cercare di dire ai cittadini che il governo vuole distribuire pistole, allora questa cosa mi fa schifo. Anche basta”. E rivolge un appello finale ai telespettatori, rispondendo ironicamente a uno dei conduttori David Parenzo: “’State sereni’ non si dice. Dovete stare tranquilli, perché il governo sta lavorando per garantirvi la sicurezza. La sicurezza non dovete garantirvela da soli, perché questa è una democrazia e uno Stato di diritto

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lunedì 30 luglio 2018

Bonafede: “Rigetto ogni accusa di razzismo su governo e su popolo. Italia non è Far West, no alla giustizia fai da te”

Rigetto al mittente ogni tipo di considerazione che tende ad imputare al governo attuale la responsabilità più o meno politica di episodi di razzismo. Rigetto anche completamente l’idea che il popolo italiano debba essere considerato razzista, perché questo non sta né in cielo, né in terra”. Sono le parole del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ospite di In Onda, su La7, assieme a Daisy Osakue, la primatista italiana under 23 di lancio del disco, nata da genitori nigeriani, colpita in pieno volto nella notte scorsa a Moncalieri da un uovo lanciato da un’auto in corsa. “Ci sono episodi isolati, senza dubbio gravissimi” – continua il ministro M5s – “e lo Stato li deve fronteggiare con il massimo impegno in termini di condanna e di prevenzione. Il dibattito mediatico di questi ultimi giorni è stato questo: cercare di individuare una tendenza razzista da parte del popolo italiano. Salvini dice che non c’è una emergenza razzismo diffusa nel Paese. E la mia posizione, che è quella del governo, è questa: determinati episodi vanno condannati e i colpevoli devono essere immediatamente assicurati alla legge e poi condannati con la certezza della pena”. Poi attacca nuovamente i media: “Non nascondiamoci dietro un dito e non giriamoci troppo attorno. Questo è uno di quei punti su cui la stampa in questo momento insiste per cercare di creare una divisione tra M5s e Lega nel governo. Ma questo non accade, perché nelle azioni di questo governo i fatti sono inequivocabili. Questo governo si sta muovendo compatto per garantire la sicurezza dei cittadini, senza assecondare nessun episodio di Far West, e per affrontare il problema dell’immigrazione senza tabù, cercando di coinvolgere l’Europa, cosa che prima di ora non era mai stata fatta”. E chiosa: “Le ronde? Non le condivido affatto e anche il ministro Salvini la pensa come me, ci mancherebbe. Chi ritiene di potersi fare giustizia da solo, camminando con una pistola, ha sbagliato Paese. L’Italia non è il Far West e non lo vuole diventare”

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Rai, Fico: “Nomine? Questa legge non mi piace ma qualsiasi governo si sarebbe mosso nello stesso modo”

Nomine Rai? La legge votata in Parlamento dall’ex presidente del Consiglio non mi piace. E’ una legge che assoggetta la Rai al governo”. Così, ai microfoni di Radio Radicale, si pronuncia il presidente della Camera Roberto Fico, a margine di una tavola rotonda a Montecitorio sull’acqua pubblica. E spiega: “Se amministratore delegato e presidente della Rai sono scelti dal governo, allora è un modo di legiferare che non mi piace. E l’ho combattuto nella scorsa legislatura. Infatti avevo proposto un altro tipo di legge, che prevedeva un bando di gara pubblica in capo all’AgCom, arrivavano dei curriculum vitae e si sceglieva una rosa. Dunque, era un percorso totalmente diverso. Il meccanismo attuale invece non mi piace proprio”. Fico continua: “Non è un problema di governi o di nomine, ma di metodo. Il governo aveva solo un modo per muoversi e qualsiasi governo si sarebbe mosso nello stesso modo rispetto alle indicazione di nominativi dei vertici Rai. È sbagliato soffermarsi sul nome, o sul governo. Noi ci dobbiamo soffermare sulla metodologia che porta alle scelte. Ed è un metodo che è sbagliato intrinsecamente, perché se un amministratore delegato di un’azienda è nominato direttamente dal governo, comunque, in qualche modo c’è un assoggettamento e deriva da questa legge. Serve indubbiamente una nuova legge, e l’ho detto prima delle nomine Rai, altrimenti nella scorsa legislatura non avrei presentata una scritta da me”

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Di Maio: “Migranti? Non c’è allarme razzismo in Italia. Foa alla Rai? Non fa parte del club Bilderberg e degli scacchi”

“Io non credo che ci sia un allarme razzismo in questo Paese. Si sta utilizzando questo argomento, perché qualcuno, per sentirsi un po’ di sinistra, deve attaccare Salvini considerandolo di estrema destra“. Sono le parole del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, durante la trasmissione Omnibus, su La7. Commentando la morte del marocchino 43enne ad Aprilia, dopo un inseguimento e il pestaggio per mano di due italiani denunciati poi per omicidio preterintenzionale, Di Maio precisa: “Per quel caso lì tramite le autorità aspetto di capire cosa sia successo veramente”. Poi attacca Pd e Forza Italia, tacciate di non essere più rispettivamente di sinistra e di destra, ma di essere alleate nel Patto del Nazareno. Il ministro M5s si pronuncia anche su Marcello Foa, indicato dal governo alla presidenza della Rai: “È un nome che, con quello di Salini, rappresenta una rivoluzione culturale. La storia di Foa parla da sé. È un giornalista e intellettuale di totale indipendenza ed è sempre stato un po’ fuori dal coro. La Rai ha bisogno di distinguersi un po’, è sempre stato lo strumento che correva in soccorso dei vincitori e adesso deve essere una industria culturale. La Rai ha bisogno di stimoli. Io mi aspetto di capire quali siano le vere ragioni per non votarlo come presidente della Rai. E’ un allievo di Montanelli, ha portato avanti nella sua vita tante battaglie contro le fake news, non solo quelle online, ma anche quelle dei giornali. Fota” – continua – “è uno che ha diretto giornali, è stato a capo di gruppi editoriali. Adesso dicono che non è all’altezza, perché è un sovranista. Voglio ricordare che sovranità è una parola che sta all’articolo Uno della Costituzione, non è una brutta parola, non è una parolaccia. Un Paese che difende i propri interessi non è cattivo, ma finalmente riesce a realizzare gli interessi dei propri cittadini”. E rincara: “Non riesco a comùmprendere questo atteggiamento per cui si considera sempre quello che viene dai cittadini, dai comitati, dalle associazioni sempre una opinione di serie B, perché l’opinione di serie A la devono avere i partiti, i sindacati confederali, i grandi giornalisti del Parioli che passano il tempo a compiacersi delle loro teorie. Se Foa invece viene messo sul piatto come presidente della Rai, è un sacrilegio, perché non appartiene al club degli scacchi o al club Bilderberg di quelli che si sono alternati negli ultimi 10 anni”.

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domenica 29 luglio 2018

Pd, Boccia: “Renzi e cena coi suoi all’Aventino? Meglio feste dell’Unità. Con la politica dei maggiordomi non si va lontano”

Renzi è libero di organizzare le cene che vuole, dove vuole e con chi vuole. Io preferisco le feste dell’Unità. Però era una cena che non mi pareva fosse ludica. Ed è stata comunicata come cena politica per la riorganizzazione del Pd: penso che sia un tentativo, tra i tanti, di Renzi per mostrare i muscoli, per fare vedere che è ancora lui a comandare e a dettare la linea politica. Tutti esercizi che ci riportano a una politica vecchia, superata, fuori tempo, senza senso“. Così, ai microfoni di Radio Radicale, il deputato Pd Francesco Boccia commenta la cena in una villa sull’Aventino, in cui Matteo Renzi ha radunato i parlamentari della sua corrente. Boccia auspica un’accelerazione dei tempi del Congresso: “In questo modo Renzi potrà decidere se candidarsi o se sostenere un’altra candidatura con una linea politica chiara. E’evidente che lui continua a fare un errore, e cioè a mantenere la sua posizione politica sulle proposte che hanno caratterizzato la sua segreteria e il suo governo. Io l’ho chiamata “vedovanza”, cioè questo tentativo di dire sempre che chi c’è oggi al governo sbaglia tutto, che il Pd aveva ragione e che, prima o poi, gli italiani se ne renderanno conto e torneranno a votare dem. Questo non è modo di fare politica. La politica guarda sempre al futuro, traendo spunto sia dalle cose buone sia dagli errori commessi”. E aggiunge: “Credo che ci saranno candidature autorevoli, in modo che il Pd possa cambiar pagina e Renzi capisca se è in grado di restare in un partito senza essere il primo. Si può stare in una comunità come stanno i massaggiatori a bordo campo, è successo un po’ a tutti. Renzi ha occupato tutto coi gruppi parlamentari, è sotto gli occhi di tutti. Faccio un appello ad alcuni miei colleghi, soprattutto a quelli che hanno responsabilità di vertici dei gruppi: non facciano l’errore che hanno commesso nei 4-5 anni in cui hanno servito Renzi segretario, perché con la politica dei maggiordomi e dei ‘signorsì’ non si va molto lontano. Se Renzi” – continua – “avesse avuto accanto persone in grado di dirgli più volte no, forse avrebbero fatto bene a Renzi e al Pd. Con la forza dei numeri si può fare tutto. Se tu hai nominato i deputati e a loro ordini di votare Tizio anziché Caio, non è un grande esercizio di democrazia. E’ solo l’epilogo di una storia politica fallimentare. Non è che quando le storie politiche falliscono e si chiudono, coloro che hanno contribuito al fallimento possono pensare di salvare la coscienza, perché non la salvano. E’evidente, quindi, che dopo il congresso del Pd si scriveranno pagine nuove. E queste pagine toccano tutti”. Poi chiosa: “Dobbiamo puntare a scomporre l’alleanza tra M5s e Lega, perché non c’entrano nulla tra loro. E’ sbagliato metterli insieme, parlano anche a due pezzi di società diversi. Continuo a pensare che tra noi e la parte sociale del M5s ci sono molti punti in comune, quindi, quando tra Lega e M5s aumenteranno le tensioni soprattutto sulle questioni sociali e si capirà che le risorse non sono sufficienti, a quel punto si potrebbe avere una rottura col proprio elettorato. E noi dobbiamo essere lì pronti a dimostrare agli italiani che sui diritti e sulle politiche sociali è tornata la sinistra. Se saremo in grado di fare questo, forse riusciremo a far saltare l’alleanza tra Lega e M5s“.

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sabato 28 luglio 2018

Salvini: “Nomine Rai? Le figure migliori. Pistole libere? Nessuno le vuole, al massimo ce n’è qualcuna in libertà”

Nomine Rai? Siamo arrivati alla fine, stiamo scegliendo le figure migliori. Stiamo facendo di tutto per valorizzare le risorse interne e non andare a prendere il Messia altrove”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di 24 Mattino (Radio24) dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, qualche ora prima della notizia ufficiale dell’accordo di governo sulle nomine dei vertici Rai. ll Tesoro, infatti, ha indicato i nomi di Fabrizio Salini, proposto come amministratore delegato, e di Marcello Foa, il cui nome dovrà essere votato dalla Vigilanza per la presidenza. Il leader della Lega commenta la copertina a lui dedicata dal settimanale Famiglia Cristiana: “Non mi tocca, non mi spaventa, non mi intimorisce. Ma da giornalista queste copertine non mi piacciono. C’è un attacco sistematico e violento ormai quasi da due mesi, ma non mi tocca di un millimetro. Certo, resto perplesso se un attacco frontale arriva da un settimanale come Famiglia Cristiana, che teoricamente si dovrebbe occupare di perdono, di comprensione, di amicizia, di fratellanza, di apertura e che, tra l’altro, io leggevo da bambino. Mi hanno paragonato al peggio del peggio, cioè a Satana. Questo” – continua – “conferma che all’interno della Chiesa c’è un dibattito in corso. Comunque, grazie a questa copertina, sono stato subissato di messaggi, di chiamate, di mail da parte di uomini e donne di Chiesa che la pensano in maniera contraria e che mi hanno chiesto di andare avanti si questa strada”. Poi, a proposito della legge sulla legittima difesa, si sofferma sull’articolo del Corriere della Sera e sul monito del presidente della Repubblica affinché il Paese non diventi un Far West: “Nessuno vuole il Far West in Italia, nessuno vuole le pistole libere, al massimo c’è qualche ‘pistola’ in libertà, cioè uomo che parla a vanvera. Penso che il capo dello Sato si riferisse ad altri e se il Corriere della Sera vuol farmi litigare con Mattarella ha trovato la persona sbagliata”. E aggiunge: “Renzi e Berlusconi dicono che il governo M5s-Lega non dura? Io lo prendo come buon auspicio. E segnatamente, come denuncerà abilmente Famiglia Cristiana, è colpa di Salvini perché sul meteo non stiamo facendo quello che Renzi e Berlusconi si aspettavano”. Salvini, infine, si pronuncia sui lavori della Tav: ” Dal punto di vista personale, penso che convenga andare avanti e non indietro. La Tav serve. Io come ministro dell’Interno mi occupo della tutela della sicurezza dei lavoratori. Sto garantendo in Piemonte come in Puglia analisi, costi e benefici. L’opera serve? Costa di piu’ bloccarla o proseguire? E questo vale per la Tav, la Tap, la Pedemontana, il Terzo Valico. Peraltro, per la Tap l’impatto ambientale è molto ridotto, si parla solo di spostamento di piante”.

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venerdì 27 luglio 2018

Di Maio: “Berlusconi forse mi è costato premiership. Calenda vuole incontrarmi? Troppo tardi”

Berlusconi? Non ho mai accettato di incontrarlo e forse questo mi è costato la presidenza del Consiglio“. Così a In Onda (La7) il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, commenta le ultime bordate di Silvio Berlusconi al M5s. E aggiunge ironicamente: “Dopo che ha detto queste cose, vado a dimettermi. In realtà, nelle sue frasi non vedo nessuna novità. Berlusconi ci ha sempre attaccato. Noi siamo stati sempre coerenti nei suoi confronti e noi gli abbiamo sempre riconosciuto una certa coerenza, nel senso che ha rappresentato quello che era, a differenza dei suoi finti oppositori, quelli del Pd, che negli anni hanno finto di fargli opposizione e poi abbiamo scoperto che erano i suoi più grandi alleati”. Il ministro M5s si esprime anche sul ministro leghista della Famiglia, Lorenzo Fontana, che, nell’audizione alla Commissione Affari sociali, ha negato il riconoscimento dei figli delle coppie omosessuali: “Io ho sempre sostenuto che, prima di far partire qualsiasi governo insieme a un’altra forza politica, fosse necessario un contratto di governo. Noi con la Lega su tante cose non siamo d’accordo, come sul tema dei diritti civili. E lo dimostra il fatto che c’è la posizione di un sindaco M5s, come Chiara Appendino, ben diversa da quella di un ministro leghista. Proprio per questo motivo all’interno del contratto di governo non troverete i diritti civili: abbiamo visioni diverse e divergenti“. E puntualizza: “Fontana ha espresso la sua opinione, però quando dice che l’utero in affitto è illegale, afferma il vero. E neanche noi del M5s abbiamo mai voluto introdurre l’utero in affitto, perché ci sono i bambini e questi vanno tutelati. Ribadisco che non ci occuperemo di queste materie in questa legislatura, perché siamo in disaccordo”. Riguardo a una richiesta di confronto da parte del suo predecessore, Carlo Calenda, Di Maio dichiara: “Calenda ha avuto il suo tempo per confrontarsi coi cittadini, ma si è trincerato per 4 anni nel suo ministero. Adesso è troppo tardi per confrontarsi. Ora che è fuori dalla politica e i cittadini lo hanno mandato a casa, si vuole confrontare. A me sembra più un espediente per tornare in auge e farsi rivedere. Troppo tardi, poteva dialogare coi cittadini quando era ministro. Peraltro” – chiosa – “nel giorno in cui sono stato ministro, mentre stavo andando al giuramento, l’ho chiamato e gli ho detto che ci dovevamo vedere. Lui mi ha risposto di sì. Due giorni dopo ho individuato il mio capo di gabinetto e Calenda mi ha attaccato su twitter e su facebook. E quindi da quel momento ho ritenuto che non potessi vederlo più”

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giovedì 26 luglio 2018

Sondaggi, Movimento 5 Stelle primo partito al 31%, Lega al 29. Pd al 17,5% e Forza Italia sotto al 10

Il Movimento 5 Stelle recupera punti sull’alleato di governo e si riconferma la prima forza politica del Paese: dal sondaggio condotto a fine luglio dall’Istituto Demopolis emerge infatti che se si andasse a votare ora i pentastellati otterrebbero il 31% dei consensi, mentre la Lega si fermerebbe al 29%. Dopo la rapida ascesa cominciata con l’exploit del 4 marzo e il sorpasso rispetto agli alleati 5 Stelle, il Carroccio trainato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini inizia a perdere consensi. A ridare maggiore visibilità al leader M5s Luigi Di Maio sono probabilmente l’abolizione dei vitalizi e le misure del Decreto Dignità sul mondo del lavoro, che fanno da contraltare al protagonismo del collega vicepremier Salvini sulla questione migranti.

Per quanto riguarda gli altri partiti, il Pd si attesterebbe al 17,5% e Forza Italia al 9,5%. Molto staccati invece Fratelli d’Italia e Liberi e Uguali, rispettivamente al 3,5% e 2,6%. “Secondo i dati rilevati prima della pausa estiva – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – con le opposizioni in difficoltà,  i due partiti che hanno dato vita al Governo Conte, M5S e Lega, conquistano nel complesso il voto di 6 italiani su 10“. L’indagine è stata condotta il 24 ed il 25 luglio 2018 su un campione stratificato di 1.200 intervistati, rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne, e i risultati sono stati pubblicati su diverse testate, quali Il Tirreno, Il Messaggero Veneto e Il Giornale di Sicilia.

 

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Air Force Renzi, il premier Conte: “Stop al contratto da 150 milioni per l’Airbus”. Toninelli scrive ai commissari di Alitalia

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato di voler rescindere il contratto di leasing da 150 milioni di euro del mega aereo di Stato Airbus 340-500 voluto dall’ex premier Matteo Renzi. “Meno spreco di denaro pubblico, meno spese inutili. Il governo che presiedo da subito ha voluto dare segnali di forte cambiamento rispetto al passato” ha scritto su Facebook.  Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la clausola rescissoria prevista dal contratto, che però è tale per modo di dire: nel caso infatti in cui lo Stato decidesse di rifiutare l’aereo di Renzi, dovrebbe comunque pagare per intero l’importo del leasing. Così sta scritto nell’accordo stipulato tre anni fa tra il Segretariato generale della Difesa e l’Alitalia. Quest’ultima ha di fatto agito come intermediaria rispetto ad Etihad, la compagnia aerea di Abu Dhabi proprietaria del velivolo che tre anni fa il governo guidato da Renzi e la stessa Alitalia presieduta allora da Luca Cordero di Montezemolo invocarono come salvatrice dell’azienda di Fiumicino.

Come è andata a finire lo sanno tutti: Alitalia è fallita e gli arabi di Etihad sono fuggiti. Non a mani vuote, però, anzi, si sono portati via un contratto che gli garantisce entrate fino al 2024, anno in cui lo Stato italiano tramite Alitalia avrà finito di pagare agli emiri le 96 rate per il velivolo. Non solo, la somma sborsata dallo Stato italiano non è per l’acquisto, ma solo per appena un terzo del leasing totale. Il quale, inoltre, è di tipo solo operativo, così che alla fine l’aereo tornerà al suo legittimo proprietario cioè Etihad.

“A conti fatti – spiega il premier – si è trattato di un’operazione del tutto svantaggiosa, sia dal punto di vista dell’impatto economico che dell’utilità pratica. Soldi degli italiani, che vincolavano il governo” aggiunge Conte. “A questa Presidenza, per le missioni internazionali che siamo chiamati a svolgere, un aereo così grande e costoso non serve. È uno spreco e un capriccio a cui noi rinunciamo molto volentieri”, conclude il presidente del Consiglio. Immediata la replica di Matteo Renzi su Twitter: “Quell’aereo non era per me ma per le missioni internazionali delle imprese”. “Quando tornano su bufale come ‘l’aereo di Renzi’ significa che sono disperati” ha aggiunto.

Il contratto milionario
Il valore complessivo del contratto di noleggio a lungo termine dell'”Air Force Renzi”, come ha potuto constatare un’inchiesta de Il Fatto, supera infatti i 44 milioni di euro suddivisi in 5 lotti: il primo è il leasing, appunto, che è la parte più rilevante dell’affare. Ci sono poi la manutenzione e i servizi Camo di ingegneria per i quali è stata pattuita la cifra di 31 milioni e 751 mila euro. Le operazioni di supporto e l’handling, compreso il ricovero del velivolo in un hangar a Fiumicino che prevedono un esborso di 12 milioni e 500 mila euro. Il training, l’addestramento specifico (4 milioni di euro in totale) per chi deve pilotare quell’aereo che è molto particolare e non nel senso buono. E infine la riconfigurazione Vip del jet con una previsione di spesa di 20 milioni di dollari per allestire la sala riunioni, la cabina doccia, le camere. La riconfigurazione, però, non è mai partita: la gara per l’affidamento dei lavori è stata chiusa alla fine dell’anno passato, ma nel frattempo ci sono state le elezioni e nessuno ai è più fatto carico di completare il progetto di Renzi, il quale, per sua stessa ammissione, non è mai salito su quell’aereo.

La lettera di Toninelli ad Alitalia
Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli si è subito attivato per cercare di rescindere il contratto: in una lettera firmata con i colleghi Luigi Di Maio ed Elisabetta Trenta ha chiesto “formalmente ai commissari Alitalia” la revoca del leasing dell’Air Force Renzi. “Con gli oltre 18 milioni risparmiati fino al 2024”, dice Toninelli si possono tre treni nuovi di zecca per il trasporto regionale e dei pendolari. Oppure acquistare una decina di nuove Tac per la sanità pubblica. O ancora costruire due scuole con almeno 25 aule ciascuna e laboratori ai nostri ragazzi. “Soldi che nemmeno vanno ad Alitalia, al nostro vettore nazionale, ma nella quasi totalità a beneficio di Etihad, la proprietaria dell’Airbus 340-500 tanto amato da Renzi”.

Un aereo tanto grande quanto inutile
Talmente grosso da dover atterrare per forza a Fiumicino, non a Ciampino, che è l’aeroporto in cui fanno scalo normalmente i voli di Stato, l’aereo in questione, dotato di 4 motori Rolls Royce Trent 553-61, doveva sostituire il vecchio Airbus A319 Corporate Jet che faceva parte di una flotta datata, con mezzi comprati tra gli anni Novanta e l’inizio dei Duemila. Nelle intenzioni, doveva permettere voli più lunghi (oltre le 12 ore) senza compiere scali tecnici per il rifornimento di carburante ma in realtà quest’ingombrante velivolo non ha mai lasciato l’hangar speciale di Fiumicino dove era approdato nel 2016. A convincere l’allora capo del governo Matteo Renzi della validità dell’acquisto erano stati anche gli standard delle dotazioni all’interno dell’aereo: una sala riunioni con wi-fi, zona relax per i passeggeri di rango e un’infermeria (che voleva competere con la sala operatoria dell’Air Force One in dotazione al Presidente degli Stati Uniti). Prima di lui, Enrico Letta aveva espresso la volontà di vendere tre degli aerei nella flotta di Palazzo Chigi e usare il ricavato (circa 50 milioni) per la squadra anti-incendio della Protezione Civile. Operazione, però, finita nel nulla: l’A319 e due Falcon (in ipotesi destinati alla dismissioni) sono rimasti al loro posto e verranno utilizzati per le tratte più brevi.

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Vaccini, ministro Grillo: “Discontinuità assoluta con Lorenzin. Vogliamo alleanza tra medico e cittadino”

Ministra o ministro? Va bene ministro con la O”. Risponde così al giornalista Andrea Pancani il ministro della Salute, Giulia Grillo, nel corso della trasmissione Coffee Break, su La7. La parlamentare M5s puntualizza innanzitutto la posizione sulle liste d’attesa, la cui organizzazione è regionale: “Il mio compito è quello di assicurare che le Regioni eroghino i servizi ai cittadini. Farò la maestra cattiva, che va e interviene sulle grandi criticità. Non ho potere diretto come ministro, ma posso esercitare una spinta politica, una ‘moral suasion’. Su questo tema so che anche il presidente della Repubblica Mattarella è molto sensibile, quindi so di poter contare su un grande appoggio per far capire ai manager sanitari e agli assessori regionali che il problema delle liste d’attesa non è affatto secondario, perché tante volte i cittadini rinunciano a curarsi. Però lo dico sepre: miracoli non ne faccio” – continua – “non ho la bacchetta magica. Però il mio impegno sarà già una garanzia per i cittadini. Sulle situazioni importanti Giulia Grillo come ministro della Salute sarà presente e vicina ai cittadini”. Sui vaccini precisa: “Sia il M5s, sia la Lega hanno sempre criticato il decreto Lorenzin, non l’abbiamo mai nascosto, soprattutto per la modalità con cui è avvenuto. Siamo passati da una situazione di tranquillità sui vaccini a una emergenza incredibile in cui, con una epidemia di una sola malattia, il morbillo, sono stati introdotti 10 vaccini obbligatori. C’era stato un calo vaccinale ma non era stato improvviso, si doveva intervenire prima. Si è deciso di intervenire con un decreto che all’inizio era molto aggressivo ed è stato poi molto limato”. E annuncia: “Adesso vogliamo introdurre un sistema che è più fondato su un’alleanza tra medico e cittadino. Cioè, non varrà più il “ti frusto se non ti vaccini”. I vaccini sono utili, non è che il cittadino non lo capisce se tu glielo spieghi. Poi è chiaro che se c’è un’epidemia, come quella del morbillo, preferiamo essere un po’ più drastici e arrivare col tempo alla fase della raccomandazione. Su altre coperture vaccinali si può intervenire anche con un atteggiamento di alleanza” – prosegue – “Però voglio rassicurare tutti, anche la senatrice a vita Elena Cattaneo, che ieri ha dichiarato di avere paura. Non deve avere paura, come peraltro non l’aveva prima del decreto Lorenzin. Non bisogna fare terrorismo psicologico su queste cose, perché la gente poi si spaventa. E non bisogna fare neppure terrorismo, dicendo che i vaccini fanno venire le malattie, perché non è vero. I vaccini prevengono le malattie”. Infine, alla domanda di Pancani, che le chiede se ci debba essere a tutti i costi discontinuità con l’operato di Beatrice Lorenzin, il ministro pentastellato risponde: “Secondo me, sì. Assolutamente”

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mercoledì 25 luglio 2018

Anticorruzione, Bonafede: “Legge pronta, il testo sarà depositato a settembre”

L’articolato della legge anticorruzione del governo Conte è pronto, ma sarà depositata all’inizio di settembre. A dirlo è il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, intervistato da Repubblica. Il guardasigilli spiega tra l’altro che ha fatto partire anche “uno stress-test per sottoporlo ad alcuni addetti ai lavori e verificare eventuali criticità perché si tratta di una riforma epocale che farà dell’Italia il paese leader in Europa in materia di anticorruzione, via fondamentale per garantire gli investimenti esteri”. Per la riforma del codice degli appalti – che non è rientrato nel decreto Milleproroghe – il “binario è differente”: “Alcuni ministri stanno lavorando al cosiddetto tavolo della semplificazione”.

Sulla prescrizione, spiega Bonafede, è in corso una valutazione: “Il punto di partenza è il blocco dopo la sentenza di primo grado. La norma sarà collegata a un investimento sulle risorse del processo per garantirne la ragionevole durata“. Quanto alla legittima difesa, il ministro spiega che “ci sono testi depositati alla Camera e al Senato e su questi la maggioranza si sta confrontando. Non c’è nessun Far West. Lo ha detto Conte, lo abbiamo ribadito sia io che Salvini, ma i giornali continuano a scriverlo”.

Poi il nodo Csm, dove non è stata eletta una sola donna nonostante la presenza al 50 per cento nella categoria. Perché su 3 posti il M5s non ha messo una donna? “Chiaramente mi dispiace – risponde Bonafede – ma non abbiamo mai creduto nelle quote rosa. Però i sindaci di Roma e Torino sono donne, come tantissime nostre elette”. E sul fatto che al Consiglio superiore della magistratura sono stati eletti avvocati di inquisiti eccellenti, Bonafede replica: “Sono il ministro della Giustizia e non mi intrometto nelle scelte del Parlamento”.

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martedì 24 luglio 2018

Tap, Lezzi: “Emiliano protesterà con Conte per nostra lite? Tremo di paura”. Battibecco con Parenzo su Casaleggio

Michele Emiliano ha detto che protesterà col presidente del Consiglio? Tremo di paura. Mi ha fatto arrabbiare la sua lezioncina sul governare”. Così a In Onda (La7) il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, commenta le dichiarazioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, col quale la senatrice M5s ha avuto un duro scontro verbale a Bari sul gasdotto Tap. Lezzi commenta positivamente la discussa intervista rilasciata da Davide Casaleggio a La Verità, rendendosi protagonista di un serrato battibecco con uno dei conduttori, David Parenzo: “In quella intervista Casaleggio per me guarda al futuro. E io non riesco a capire come si possa confondere l’estensione della pratica democratica a tutti i cittadini addirittura con la deriva autoritaria”. Lezzi parla di blockchain e aggiunge: “Noi ora siamo costretti a delegare qualcuno in Parlamento per rappresentarci. E allora perché non passare nel prossimo futuro, quando si sarà pronti, anche alla democrazia dirette? Esiste lo strumento del referendum? Per favore non fatemi questo esempio. Il referendum sull’acqua per caso è stato rispettato? No. Il concetto” – chiosa – “è estendere l’esercizio democratico è quella l’intenzione: far partecipare i cittadini attivamente alle decisioni del proprio Paese e non delegare le scelte alla rappresentatività”

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lunedì 23 luglio 2018

Dl dignità. Ciocca (Lega) vs Migliore: “Lei soffre della sindrome di Calimero”. “Nero sarà lei, io sono arcobaleno”

Battibecco serrato a L’Aria che Tira Estate (La7) tra il deputato Pd, Gennaro Migliore, e l’europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca. Quest’ultimo commenta con toni critici l’intervento del parlamentare dem: “Mi dispiace vedere il collega del Pd che soffre della sindrome di Calimero. Cercate almeno di fare il vostro lavoro di opposizione”. Migliore insorge: “Ma veramente i neri siete voi, io sono felicemente arcobaleno. Calimero sarà lei. A lei piace il nero probabilmente, visti i suoi gusti sul piano politico”. “Non mi sono permesso di darle del Calimero” – risponde Ciocca – “Ho parlato di sindrome di Calimero. La gente vede questo: quando siete stati al governo, purtroppo sulle politiche del lavoro grande capacità non l’avete dimostrata”. Il deputato Pd inciampa in un lapsus, parlando di “un milione di disoccupati” in più. Ciocca continua: “Adesso fortunatamente abbiamo un provvedimento importante per il Paese e per i lavoratori. Vogliamo assieme premiare i lavoratori e punire gli imprenditori? Mi riferisco ad esempio alla restituzione degli incentivi per quelle aziende che prendono soldi dei cittadini e poi delocalizzano. Credo che sia buona cosa chiedere a quelle aziende di restituire quando la forza lavoro viene ridotta. Vorrei vedere i colleghi romani su questo provvedimento lavorare assieme a noi per costruire qualcosa di utile e di buono. E invece” – aggiunge – “vedo che la partenza è contro il ministro Di Maio, dandogli addirittura titoli come ‘ministro della disoccupazione’. Forse i motivi della disoccupazione vanno ricercati nella vostra politica e nell’approvazione della legge Fornero“. “Noi abbiamo aumentato l’occupazione” – replica Migliore – “Che c’entra la legge Fornero? Noi, anzi, l’abbiamo modificata con nove interventi nel corso della precedente legislatura, spendendo 20 miliardi di euro”. “Avete fatto nove modifiche senza risolvere i problemi della gente”, ribatte Ciocca.

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Decreto dignità, Migliore: “Emendamento Pd? Il ministro della disoccupazione Di Maio è un bufalaro”

Durissima invettiva del deputato Pd, Gennaro Migliore, contro il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, nel corso della trasmissione L’Aria che Tira Estate (La7). La miccia è data dai due emendamenti presentati dal Pd al decreto di dignità sugli indennizzi ai lavoratori. Ieri sulla sua pagina Facebook Di Maio ha annunciato l’esistenza di un emendamento del Pd, finalizzato a “sopprimere l’articolo del decreto dignità che aumenta i risarcimenti per i lavoratori che vengono licenziati ingiustamente“. In giornata è arrivata su Twitter la replica del segretario reggente dem, Maurizio Martina, che ha accusato il ministro 5 Stelle di fare “giochi di propaganda” e ha mostrato un altro emendamento del Pd per introdurre l’aumento dell’indennità di conciliazione. Migliore commenta: “Di Maio è un bufalaro. Invece di fare il ministro, continua a fare propaganda. Il ministro della disoccupazione, Di Maio, aumenta solo gli oneri e definisce una strategia che diminuirà il numero degli occupati. Lui, anziché parlare del suo decreto, parla del Pd, perché non sa come rispondere alle nostre obiezioni e non sa che pesci prendere. Noi siamo per la difesa dell’occupazione e lui è il ministro della disoccupazione”. La giornalista de Il Fatto Quotidiano, Wanda Marra, chiede al parlamentare dem il motivo per cui il Pd abbia presentato anche l’emendamento per sopprimere l’aumento degli indennizzi nel caso di licenziamento illegittimo. “Abbiamo presentato quell’emendamento” – spiega Migliore – “perché pensiamo che si debba ritornare alla condizione precedente. Da quanto è stato istituito il Jobs Act, è diminuito il contenzioso, cioè i lavoratori hanno più certezza e non devono affrontare magari spese legali molto esose. E invece il ministro della disoccupazione ha fatto una bandiera che, peraltro, manca di vessillo. Se voleva davvero mantenere le sue promesse in campagna elettorale, reintroduceva l’articolo 18. Non ha fatto nulla”. E aggiunge: “Il ministro della disoccupazione Di Maio, in più occasioni, ha detto che avrebbe reintrodotto l’art.18. Non lo ha fatto e adesso polemizza con noi per un emendamento? La verità è che il M5s non sa che fare e deve nascondere l’accordo con la Lega per la reintroduzione dei voucher

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Casaleggio: “Inevitabile superamento del Parlamento”. Pd: “Totalitario”. Di Maio: “Camere inutili? Dimostriamo contrario”

“Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile” e “tra qualche lustro è possibile” che il Parlamento “non sarà più necessario nemmeno in questa forma”. Le parole di Davide Casaleggio – presidente dell’associazione Rousseau – pronunciate in un’intervista alla Verità suscitano la protesta tutte le opposizioni, da destra a sinistra, da Forza Italia al Pd fino a Liberi e Uguali. Per il presidente del Pd Matteo Orfini “prima capiamo tutti che tra l’autoritarismo del M5s e quello della Lega non c’è alcuna differenza, meglio sarà per la sinistra italiana”. Con meno giri di parole Giorgio Mulè, deputato e portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia, la definisce “l’ultima minchiata galattica” dovuta al caldo, dopo “le scie chimiche, l’allunaggio mai avvenuto, l’estrazione a sorte dei senatori e via farneticando”. A sinistra si parla invece di “deliri“: “Una democrazia senza un Parlamento che rappresenti i cittadini – dice il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera Federico Fornaro – è una dittatura, magari illuminata grazie all’interazione della ‘rete’, ma pur sempre una dittatura. Come ammoniva Sandro Pertini è sempre meglio la peggiore delle democrazie della migliore delle dittature”.

Nell’intervista a Mario Giordano Casaleggio sostiene che “oggi grazie alla Rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione decisamente più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività popolare di qualunque modello di governo novecentesco. Il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”. Per il presidente della Casaleggio Associati “il Parlamento ci sarebbe e ci sarebbe con il suo primitivo e più alto compito: garantire che il volere dei cittadini venga tradotto in atti concreti e coerenti. Tra qualche lustro è possibile che non sarà più necessario nemmeno in questa forma”. Anche perchè, sottolinea, c’è una democrazia diretta che “è già una realtà grazie a Rousseau che per il momento è adottato dal M5s ma potrebbe essere adottato in molti altri ambiti. Uno vale uno non significa ‘uno vale l’altro’. Uno vale uno è il fondamento della democrazia partecipativa. I grandi cambiamenti sociali possono avvenire solo coinvolgendo tutti attraverso la partecipazione in prima persona e non per delega. Non servono baroni dell’intellighenzia che ci dicono cosa fare, ma persone competenti nei vari ambiti che ci chiedano verso quali obiettivi vogliamo andare e che propongano un percorso per raggiungerli. L’incompetenza è spesso la scusa per non far partecipare le persone alle scelte importanti che le riguardano”.

La linea di Casaleggio viene contestualizzata da due ministri del M5s del governo Conte, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il ministro che non a caso ha la delega alla “Democrazia direttaRiccardo Fraccaro. “Di solito – dice Di Maio a L’aria che tira Estate, su La7 – i Casaleggio ci prendono sempre quando parlano di futuro”. Ma puntualizza: “I cittadini già ci dicono che il Parlamento è inutile. Sta a noi, con atti concreti, dimostrare il contrario”. Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento Fraccaro “la riflessione di Casaleggio riguarda una sfida che abbiamo di fronte: valorizzare il Parlamento nell’ottica di una funzionalità rinnovata. Vogliamo integrare la rappresentanza con la democrazia diretta per restituire le istituzioni ai cittadini. È questo l’obiettivo del M5s”.

Quanto alle resistenze della burocrazia, che, osserva, “in uno Stato affetto da iperproduzione normativa inevitabilmente assume un ruolo centrale e diventa spesso depositaria di un sapere quasi esoterico“, sostiene: “C’è un cambiamento in atto che è ineluttabile e investirà tutti gli ambiti sociali, istituzioni pubbliche incluse. Innovazioni come la blockchain rivoluzioneranno anche questi settori che necessariamente dovranno modificarsi ed evolversi. Non c’è alternativa”. Riferendosi all’Unione Europea, dice che “certamente una risorsa preziosa ma servono maggiori strumenti di partecipazione. Un esempio potrebbe essere la introduzione del referendum popolare obbligatorio per la ratifica dei trattati internazionali”. Bolla come “anacronistico” il tetto del 3 per cento nel rapporto tra deficit e Pil e rileva che “l’Italia è un paese sicuro. Credo che come in ogni cosa della vita si debbano evitare gli estremismi”.

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sabato 21 luglio 2018

Beppe Grillo compie 70 anni e rilancia: “Ora su Marte per il Movimento 6 Stelle”

Attore, comico, showman, poi i Vaffa-day e un movimento fondato e portato al governo in un decennio. Giuseppe Pietro Grillo, meglio conosciuto come Beppe, compie 70 anni e non smette di provocare (o sognare), tra il serio e il faceto, ringraziando il suo M5s per gli auguri di buon compleanno: “Vi aspetto su Marte per il Movimento 6 Stelle! Siamo oltre! Grazie a tutti. L’Elevato”, scrive su Facebook. Dopo il passo indietro dalla politica, la sua anima comica è tornata preponderante. Per lui che, diplomato in ragioneria, ha iniziato a calcare le scene improvvisando un monologo nel corso di un provino con Pippo Baudo.

Il Movimento 5 stelle è solo la sua ultima creatura che oggi sceglie di omaggiarlo con un lungo post, ovviamente apparso sul Blog delle stelle. Nel filmato appaiono l’ex comico e Gianroberto Casaleggio, oltre a tutti i big dei pentastellati. “Noi siamo il paradosso vivente della politica mondiale. Noi nasciamo da una paradossale incontro tra un grande manager come Casaleggio e un buffone che attaccava le multinazionali. Noi siamo l’unico partito vero che c’è oggi in Italia siamo noi”, racconta Grillo nel filmato. Lui, il guru che ormai ha scelto di fare un passo di lato e di limitare al minimo gli interventi politici, sembra apprezzare.”Ho 70 anni, io sono anziano. Ma ci sono, sono il papà e il fondatore del M5s. Sarò sempre il papà di tutti”, dice.

“Settanta anni, Beppe. Hai fatto 70 anni ma so che ti senti un ragazzino, hai sempre avuto delle energie straordinarie che nessuno sa spiegare da dove riesci a tirarle fuori “, si legge nel post sul blog. “Ci hai sempre detto che il MoVimento 5 Stelle è un virus che avrebbe contagiato tutto ed effettivamente è stato così. Ma il paziente zero sei stato tu”, scrive il M5s. “Ora siamo milioni e siamo maledettamente orgogliosi del sogno che ci hai regalato. Ci hai fatto innamorare e ci hai trascinato in un’avventura incredibile“.

Un’avventura cominciata con i primi esperimenti di “net-metering”, ma soprattutto con il blog su internet che grazie all’intuizione di Casaleggio diventa subito uno dei siti più visitati del pianeta. Proprio Casaleggio lo convince sulle potenzialità crescenti della democrazia diretta, diventando complice della sua avventura politica. All’inizio sono i “Vaffa-day”, inscenati nel settembre 2007 davanti ai municipi di oltre 180 città italiane e in 25 Paesi esteri. Nel 2009 annuncia l’intenzione di candidarsi: vorrebbe farlo con il Pd, ma non può presentarsi alle primarie perché non è iscritto. Tre mesi dopo fonda il Movimento 5 Stelle che con le elezioni del 2013 irrompe con un successo inaspettato in Parlamento. Per un’intera legislatura, prima di cedere il timone a Luigi Di Maio, è lui che continua a drenare consensi: dal trionfo su un canotto a piazza Maggiore a Bologna, passando per la traversata a nuoto dello stretto di Sicilia, diventa la novità della scena politica italiana.

Un mix di idee innovative e provocazioni comiche. Con quella critica cruda dell’attualità politica e sociale che eredita da un’intera carriera precedente da protagonista della scena televisiva. Grillo è già popolare nel 1977 e nel 1978 tra Luna Park e Fantastico: il suo successo è stato un crescendo sempre in parallelo con la sua verve satirica e polemica che lo portano poi allo scontro con la tv di Stato. A partire dal Fantastico del 1986 quando attacca l’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi. La conseguenza è l’allontanamento dalla Rai, con l’unica eccezione del Beppe Grillo Show trasmesso dal Teatro delle Vittorie nel 1993, un vero successo in termini di ascolti e che mostrava già il Grillo della denuncia.

“Una volta hai detto che volevi andare su Marte con un biglietto di sola andata per fondare un MoVimento anche lì. Tutti ridevano, ma forse tu in quel caso eri serio e guardavi quelle reazioni con sospetto”, si legge ancora sul Blog delle stelle. E il 70enne Grillo non ha esitato a rilanciare l’idea, per continuare a fregiarsi del titolo di numero uno dei sognatori.

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venerdì 20 luglio 2018

Cda Rai, Riccardo Laganà eletto dai dipendenti: sconfitto Natale dell’Usigrai. Ora mancano solo le nomine del Tesoro

Il nuovo consiglio d’amministrazione della Rai inizia a prendere forma: ai quattro membri già scelti dal Parlamento, si aggiunge ora Riccardo Laganà, il primo consigliere nella storia dell’azienda eletto dall’assemblea dei dipendenti di Viale Mazzini.  La sua figura rappresenta infatti una novità all’interno della governance della tv pubblica, introdotta dalla riforma Renzi del 2016 con l’intento di inserire nel cda un componente in grado di dare voce ai dipendenti. Quarantatré anni, in Rai dal 1996, Riccardo Laganà è assunto come tecnico della produzione nel centro di produzione di Roma ed è molto conosciuto per IndigneRai, sito attento alle vicende del servizio pubblico. Ha presentato la propria candidatura da solo, senza cioè il sostengo dei sindacati, evidenziando nel proprio curriculum la sua “conoscenza della macchina organizzativa tecnica ed editoriale delle produzioni Rai”. È stato eletto con 1916 voti, superando Roberto Natale, espresso dall’Usigrai e Gianluca De Matteis Tortora, esponente dei sindacati del personale non giornalistico. Hanno votato 6.676 aventi diritto su un totale di 11.719 dipendenti, con un’affluenza del 57%.

“La cosa che più mi attira è dare voce a tutti i dipendenti -ha spiegato Laganà –  per avanzare proposte che rilancino l’azienda, ma anche alle associazioni che ruotano attorno al servizio pubblico e a tutti i cittadini che vogliono partecipare in qualche modo alla vita della Rai”. Quanto alla “prima battaglia” da portare avanti, “c’è l’urgenza – prosegue ancora il neo consigliere – di ottimizzare e valorizzare tutte le risorse che lavorano in Rai, 12 mila dipendenti che vogliono poter svolgere il loro lavoro con professionalità, senza essere sottoposti alle aggressioni esterne di agenti che impongono accordi e pacchetti chiusi ai direttori di rete. Nessuna intenzione di demonizzare le collaborazioni esterne, se sono ben giustificate e motivate come valore aggiunto, ma non passi l’abitudine a lasciare immobili fior di professionisti interni”.

Per completare la rosa, ora manca solo la scelta degli ultimi due membri, indicati dal Tesoro, dei quali uno sarà il presidente: il suo nome dovrà essere approvato dai due terzi della commissione di Vigilanza. È possibile, ma non scontato, che i nomi arrivino già lunedì sera, nel corso del prossimo consiglio dei ministri, al ritorno del capo del dicastero del Tesoro Giovanni Tria dal G20. La poltrona del direttore generale spetta, secondo gli accordi, al Movimento 5 Stelle che è a caccia di un manager che accetti il tetto di 240 mila euro allo stipendio: i candidati restano, al momento, Fabrizio Salini, ex direttore de La7, Andrea Castellari, di Viacom, e Andrea Cardamone, ad della banca online Widiba. In alternativa, c’è la soluzione interna che potrebbe portare a Gian Paolo Tagliavia, arrivato in Rai da Viacom nel 2015 con l’ex dg Antonio Campo Dall’Orto.

Per il presidente invece – che dovrebbe essere espresso della Lega – il nome più quotato è quello di Giovanna Bianchi Clerici ma per ottenere l’incarico deve essere approvato dai due terzi della Commissione di Viglilanza.  Ma M5S e Lega non hanno la maggioranza in commissione, quindi sarà necessario un accordo con le opposizioni, per avere il sostegno di almeno uno tra i gruppi di Forza Italia e Pd, su un nome di garanzia. Non è escluso quindi che, in extremis, si viri su uno dei quattro nomi scelti dalle Camera per il cda, come Igor De Biasio, espresso dalla Lega, o Rita Borioni, Beatrice Coletti e Gianpaolo Rossi.

Il clima, tra l’altro, non è dei migliori visto che non si placano le polemiche per l’elezione a presidente della Commissione di Vigilanza di Alberto Barichini, uomo Mediaset vicino a Silvio Berlusconi. “Le opposizioni chi hanno scelto come Presidente, come uomo di Garanzia per la Vigilanza Rai? Un ex uomo Mediaset!”, ha scritto il capogruppo M5S in Vigilanza, Gianluigi Paragone, sul Blog delle Stelle. Sulla Rai fa sentire la sua voce anche il presidente della Camera Roberto Fico. “Sono convinto – afferma – che questa legge vada cambiata. È sbagliato che il governo nomini due Consiglieri e l’amministratore delegato. Io avevo proposto un’altra legge che levava le nomine al Parlamento. Nella mia legge abolivo anche la Vigilanza, volevo essere l’ultimo presidente e in questo senso ho fallito, perché volevo ricondurre gli aspetti di controllo alle Commissioni permanenti”.

 

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giovedì 19 luglio 2018

Legittima difesa, Minisci (Anm): “Si rischia di legittimare reati gravi come l’omicidio. E’ una distorsione inammissibile”

“Se interveniamo sulla legittima difesa nei termini di cui stiamo leggendo in questi giorni, rischiamo di legittimare i reati più gravi, addirittura anche l’omicidio, perché viene meno il principio di proporzionalità“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di InBlu Radio dal presidente dell’Associazione Nazionale dei Magistrati, Francesco Minisci, che spiega: “La legge regolamenta già in maniera adeguata e sufficiente tutte le ipotesi di legittima difesa. Nel 2006 sono stati già attuati alcuni interventi di modifica, prevedendo ipotesi particolari nel caso di legittima difesa all’interno del domicilio. Quindi, non vediamo quali possano essere gli ulteriori interventi. In questi giorni abbiamo sentito dire che si vuole eliminare il principio di proporzionalità. Questo però è un principio cardine dal quale non possiamo prescindere”. E aggiunge: “Un altro principio fondamentale è la valutazione del giudice nel caso concreto. Il giudice deve poter valutare le circostanze, ogni aspetto, ogni elemento del caso concreto. Gli automatismi evidentemente creano distorsioni. Ho letto diversi disegni di legge, tra questi è previsto addirittura che un soggetto che torna a casa la sera può sparare ad una persona che vede arrampicarsi sul proprio balcone. In questo caso sarebbe prevista la legittima difesa, questa è una distorsione inammissibile“. Minisci puntualizza: “Se un soggetto sottrae un bene e non mi minaccia, è chiaro che non posso rispondergli sparando, ma chiamo i carabinieri. La ‘giustizia fai da te’ in uno Stato di diritto non può e non deve esistere. Così calpestiamo i più basilari principi costituzionali“. Il magistrato stigmatizza l’uso indiscriminato delle armi e rende un tributo finale a Paolo Borsellino, di cui oggi ricorre l’anniversario della morte: “Il patrimonio inestimabile che ci ha lasciato Paolo Borsellino non lo lasceremo disperdere. Oggi è un onore e un privilegio indossare la stessa toga di Borsellino e poter dire sono un suo collega”. E sottolinea: ” La memoria è il nostro patrimonio. Oggi siamo a Palermo anche per testimoniare la vicinanza ai nostri colleghi palermitani e per dimostrare la compattezza dello Stato, che ci deve sempre essere, contro ogni forma di illegalità e mafia. Quest’ultima” – chiosa – “nel tempo ha cambiato veste. È meno violenta ma più pervasiva e subdola, perché attraverso i capitali che ha accumulato nel tempo è riuscita a inquinare il mercato economico non solo nelle terre d’origine ma in tutto il territorio nazionale. Dobbiamo colpire i patrimoni ed essere efficaci

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Regeni, Fico: “Non mi arrenderò mai nella ricerca della verità. Domani incontro presidente del Parlamento egiziano”

Giulio Regeni? Per me è una questione fondamentale. Domani incontrerò il presidente del Parlamento egiziano. La verità su quanto è successo non vale solo per la dignità della famiglia ma di tutti noi, delle istituzioni. Noi siamo vicini al cento per cento a famiglia Regeni“. Sono le parole pronunciate dal presidente della Camera, Roberto Fico, sull’assassinio di Giulio Regeni. E aggiunge: “Sono contento che anche il presidente del Consiglio, Conte, e il ministro Salvini abbiano affrontato la questione Regeni e quindi vedo che c’è una linea istituzionale e governativa molto forte e unita. Lo merita il Paese, lo merita lo Stato e lo merita la famiglia di Giulio Regeni, i cui genitori sono due combattenti, due persone straordinarie che non si sono arrese. E a loro va tutta la mia stima, che non può essere che attiva, cercando di arrivare ad una verità”. Poi chiosa: “Con i genitori di Giulio Regeni non mi arrenderò mai nella ricerca della verità sulla sua morte”.

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Migranti, Fico: “Sarò sempre dalla parte degli ultimi del Paese e tenderò la mano a tutti”

“Non posso non andare nei luoghi dove c’è la maggiore sofferenza. Per le persone definite ‘ultime’ nel Paese io ci sarò sempre. Tenderò sempre la mano a tutti, perché nella mia vita mi è stata sempre tesa una mano quando sono stato in difficoltà”. Così, durante la cerimonia del Ventaglio, il presidente della Camera, Roberto Fico, si pronuncia sul suo mandato, in riferimento al problema dei più deboli e degli “ultimi”. “Io sono la terza carica dello Stato” – continua, definendosi ‘presidente combattente’ – “e lo Stato deve andare nei territori abbandonati rispetto agli ultimi del Paese, rispetto a chi soffre. Per me sono fondamentali i concetti di solidarietà attiva, di ascolto, di comprensione, di dialogo, di cooperazione, che sono la base per fare una politica di pace. E io non smetterò mai di perseguire questa politica. Questo per me significa essere presidente istituzionale e politico”. Fico si esprime anche sulla tragedia dei migranti: “Il salvataggio delle vite in mare è un atto fondamentale e importate dal quale l’Italia non si è mai tirata indietro e mai lo farà. Apprezzo le parole del ministro Toninelli che ha detto che in mare non esistono razza, religione e colore della pelle. Le vite in mare vanno sempre e comunque salvate“. E aggiunge: “Non c’è dubbio che l’Italia sia stata lasciata sola. Da molto tempo si chiede un aiuto e una politica europea chiara. Si deve essere duri con l’Europa, dicendo che l’Italia è un Paese Ue e non va lasciato solo. Altrimenti così l’Europa non ha senso. Non ha senso la solidarietà a correnti alternate”

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Vitalizi, Fico: “Atto di coerenza e di coraggio, non è vendetta. Ricorsi? Non li temo, mi assumo responsabilità”

“Sui vitalizi è stato fatto un grande atto di coerenza e di coraggio da parte dell’Ufficio di presidenza. Non è una delibera vendicativa, ma di senso culturale, andiamo a riparare un’ingiustizia che i cittadini sentivano sulla loro pelle, una ferita con le istituzioni che andiamo a calmierare”. Sono le parole del presidente della Camera, Roberto Fico, nel corso della cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione Stampa parlamentare. “Con il Senato abbiamo avuto tempi diversi” – continua – “ma spero che anche il Senato arrivi a una delibera. La fonte è quella giusta, non ho alcun problema, Ci saranno ricorsi? Sì, ma non ho alcun problema perché credo nella delibera, in ciò che c’è scritto e nei principi che sancisce la stessa delibera. Ho già detto che per questo problema mi prendo la totale responsabilità per questa delibera e rinuncio all’immunità parlamentare per qualsiasi problema”

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mercoledì 18 luglio 2018

Migranti, Emiliano: “Ignobile strumentalizzazione. Incredibile che il governo permetta a Salvini di non fare il ministro”

Migranti morti in mare? Condivido tutto quello che ha detto Fratoianni. C’è una ignobile strumentalizzazione di un problema che non può essere fermato, ma solo regolato, come tutti i flussi inarrestabili, e che viene utilizzato ai fini di propaganda politica“. Sono le parole del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ospite di Omnibus, su La7. E ricorda: “Lasciare in mare chi attende un soccorso, dal punto di vista giuridico, può essere un vero e proprio reato, perché può determinare la morte di qualcuno. Se non intervengo immediatamente, secondo le regole della normale prudenza, per salvare la vita di qualcuno e quella persona ci rimette la vita, è evidente che ho compartecipato alla morte di quella persona. Ed è una compartecipazione non politica, ma giuridica”. Il politico dem aggiunge: “E’ incredibile che un governo consenta a un ministro dell’Interno di non fare il ministro dell’Interno, ma gli permetta di continuare una propaganda politica infinita e di farla sulla pelle dei migranti. Ma è indubbio che serva un impegno europeo complessivo”. Emiliano spiega la gestione della migrazione di cittadini albanesi in Puglia, dal 1991 in poi: “Consentimmo ai nostri fratelli e sorelle albanesi di fare un biglietto, di salire su un traghetto e di arrivare in Italia liberamente, sottraendoli così alla criminalità organizzata. All’epoca ero magistrato e con questo sistema abbiamo cominciato a controllarli, sapevamo chi arrivava, prendevamo le impronte digitali, collaboravamo con la polizia albanese e nella normalità della vita quotidiana abbiamo gestito quel flusso migratorio. Adesso, incredibile a dirsi, l’Albania è il Paese dove gli italiani vanno per tentare di salvare le proprie aziende, mentre noi siamo in una crisi economica molto forte”. Poi chiosa: “L’idea “Salviamoli a casa loro” è una balordaggine. Noi non dobbiamo salvare nessuno, ma consentire alle persone, come è loro diritto naturale, di muoversi liberamente e pretendere ovviamente che il migrante che arriva rispetti le nostre leggi”.

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martedì 17 luglio 2018

Migranti, Battelli (M5s): “Chiusura porti? No, faremo accoglienza ma nella legalità. Salvini è d’accordo con noi”

L’Italia non vuole chiudere i porti a nessuno, ma vuole innanzitutto eliminare il business dell’immigrazione illegale e questa è una battaglia che il M5s ha sempre fatto, anche quando era all’opposizione. E per fare questo dobbiamo avere l’aiuto di tutti gli Stati membri della Ue“. Sono le parole del presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera, Sergio Battelli, intervistato da Giovanna Reanda per Radio Radicale. Il deputato M5s esalta l’operato del governo Conte in materia di politica migratoria: “Per la prima volta altri Paesi della Ue hanno offerto aiuto all’Italia e questo non era mai successo. Per quanto riguarda i porti, dobbiamo trovare una soluzione e quello che ha detto Salvini io lo condivido“. La giornalista gli fa notare una evidente contraddizione tra la posizione del M5s e quella di Salvini sulla chiusura dei porti, ma Battelli replica: “No, abbiamo detto che faremo accoglienza e soccorso, ma dobbiamo valutare innanzitutto che le ong operino nella legalità. Chi non lo fa non può e non deve ormeggiarsi nei porti italiani. Stiamo facendo questa politica anche per spingere gli altri Paesi della Ue a prendersi carico del problema, perché oggi il governo italiano non accetterà mai che l’Italia si faccia carico di tutto il problema legato all’accoglienza senza che ci sia un apporto degli Stati membri”. Poi aggiunge: “La risposta sprezzante dei Paesi di Visegrad alla lettera di Conte? Dimostra tutta la debolezza dell’Ue su questo tema, l’Europa deve basarsi anche sulla solidarietà. Salvini, certo, ha espresso la sua posizione, ma non credo che sia d’accordo coi Paesi di Visegrad in questo caso, perché in realtà anche lui concorda con il M5s sul fatto che debbano essere tutti gli Stati della Ue a dare una mano. I Paesi dell’Est Europa devono assolutamente arrivare a una soluzione condivisa e accogliere i migranti“. Riguardo al vertice Trump-Putin, nel quale l’Europa è stata lasciata in secondo piano, il parlamentare pentastellato osserva: “E’ un segnale che l’Europa deve assolutamente cogliere. Se grossi player mondiali la snobbano significa anche che la situazione politica ed economica non è appetibile. Credo che il dibattito continuo sul problema immigrazione stia facendo trascurare a Bruxelles altre priorità come un’Unione più politica e il mercato unico. Il M5s non vuole uscire dall’Ue ma, al contrario, offrire soluzioni per farla uscire dall’isolamento”

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Pd, Carofiglio a Martina: “Avete fatto un eccellente lavoro ma non avete saputo raccontarlo”. E attacca decreto dignità

“Sono amichevolmente arrabbiato con Maurizio Martina, perché lui e altri del Pd, che hanno fatto un eccellente lavoro negli anni passati, non sono stati assolutamente capaci di raccontarlo al Paese”. Così a In Onda (La7) l’ex magistrato ed ex senatore del Pd, Gianrico Carofiglio, rivolge il suo monito al segretario reggente dem, Maurizio Martina, di cui sottolinea: “Lui, probabilmente più di ogni altro, ha il merito di aver fatto accadere Expo 2015, che è stato un grande successo. Ma se andate a chiederlo in giro, non lo sa nessuno. Allora, caro Maurizio, è colpa tua, se non hai detto questa cosa. Tu e noi abbiamo oggi questo problema: avere una classe dirigente che ha fatto più cose buone che cattive, ma non è stata capace di far cogliere quelle buone, perché è stata travolta da una micidiale e spietata propaganda populista, nel senso peggiore del termine, che ha fatto vedere solo gli errori del Pd”. Poi puntualizza: “Il voto del 4 marzo va rispettato, ma il M5s, che ha indubbiamente vinto le elezioni, ha preso il 23% dei voti degli aventi diritto. Chi governa oggi non ha la maggioranza dei voti degli italiani. Ci sono grandi masse di cittadini che, per le più varie ragioni, non sono state raggiunte da un convincente messaggio politico e alle quali bisogna parlare dicendo con efficacia la verità. In questo Paese ci siamo trovati di fronte a gente che diceva e dice molto bene le bugie. Qualcuno adesso fa anche il ministro della propaganda (Matteo Salvini, ndr), occupando un ministero che ha sostituito quello dell’Interno. E c’è gente che dice piuttosto male la verità. Martina è indubbiamente più a sinistra di Renzi, e questo è un bene. E secondo me Martina dovrebbe dire questo in modo diretto”. Martina, dal suo canto, difende il Jobs Act e attacca duramente il decreto di dignità, evidenziandone quelle che per lui sono eccessive semplificazioni. Gli fa eco Carofiglio: “Semplificazione è una espressione benevola, questa invece è una banalizzazione anche piuttosto triviale. Ed è stata fatta in vista delle prossime elezioni, che ci saranno purtroppo molto presto. Si tratta di uno sciagurato decreto, che suggerirei di non chiamare ‘di dignità’, perché bisogna evitare la trappola linguistica che questi propagandisti di professione hanno realizzato”. Uno dei conduttori, Luca Telese, obietta che anche altri governi facevano propaganda. Lo scrittore risponde: “Infatti io ho sempre severamente criticato la propaganda che, per esempio, il governo Renzi faceva con un uso altrettanto semplificatorio di nomi come Buona Scuola o altro. Ma una parola come ‘dignità’, che è importante e ricca di significati fondamentali, non dovrebbe essere buttata in questo modo francamente un po’ volgare sulla piazza della propaganda politica”. E chiosa: “Il vero programma del centrosinistra, secondo me, si riassume in un proverbio pellerossa: noi non abbiamo ereditato il mondo dei nostri padri, ma lo abbiamo ricevuto in prestito dai nostri figli”.

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Il Male minore, chi lo sceglie dimentica una cosa importante

Quando abbiamo scritto Il Male Minore feat Caparezza, brano uscito prima delle elezioni e che anticipa l’uscita del nostro nuovo album, non ci saremmo mai immaginati un simile scenario politico. Ci piaceva l’idea di scherzare sul fatalismo degli italiani che continuamente ci porta a scegliere per il male minore e quindi a sopportare le peggiori ingiustizie. Un male che alla fine cronicizzandosi è finito per diventare il vero male di questo paese come testimonia questo governo a trazione Lega, che sta alimentando e legittimando l’odio in tutte le sue declinazioni, con la complicità del Movimento 5 stelle che ha sulla coscienza l’aver affidato l’Italia in mano a un razzista fascista. E purtroppo come diceva Hannah Arendt: “Chi sceglie il male minore dimentica rapidamente di aver scelto a favore di un male”.

Per l’occasione vogliamo condividere con voi un post che sottoscriviamo dell’amico scrittore Luca Delgado:

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