CERCA LA TUA NEWS

giovedì 31 ottobre 2019

Ergastolo, il presidente dell’Antimafia Morra: “Stiamo lavorando a una legge per negare i permessi premio a boss che non collaborano”

“Stiamo lavorando a un testo di legge che recependo le giuste osservazioni della Corte Costituzionale non dimentichi che siamo in guerra con le mafie”. . Lo ha detto il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra, annunciando la stesura di nuovo testo di legge dopo la sentenza della Consulta di alcuni giorni fa sui permessi ai mafiosi condannati all’ergastolo. La stessa richiesta formulata dalla petizione del Fatto Quotidiano, che chiede al Parlamento e al governo di legiferare per sanare il vulnus aperto dalla sentenza della Consulta.

“Dobbiamo ricordare a questo Paese che la mafia esisteva prima della legislazione antimafia, bisogna salvaguardare le tutele e le garanzie per quella società che vuole contrastare le mafie. Dobbiamo coniugare i diritti sacrosanti che vanno riconosciuti al nemico. Ma anche i doveri di precauzione e prudenza che sono propri del legislatore che voglia tutelare la comunità”, ha aggiunto Morra. Il testo di legge che sta preparando la commissione Antimafia è stato studiato dai magistrati distaccati a Palazzo San Macuto, seguendo gli input degli investigatori che in prima linea combattono le cosche.

No ai permessi premio per i boss stragisti che non collaborano – Firma qui anche tu la petizione de Il Fatto Quotidiano

L'articolo Ergastolo, il presidente dell’Antimafia Morra: “Stiamo lavorando a una legge per negare i permessi premio a boss che non collaborano” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/34de92i
via IFTTT

Governo, Fico: “Chiusura di Di Maio al Pd? Il dialogo deve andare avanti, questioni locali sono una cosa diversa”

“Penso che il dialogo con il Partito democratico in questo momento è in accordo con il Movimento 5 stelle rispetto ai 29 punti programmatici e politici, ed è giusto che ci sia e che vada avanti“. Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, a Napoli, dove è intervenuto al congresso del Partito Radicale. “In questo momento – ha ricordato Fico – si stanno facendo delle operazioni politiche e programmatiche importanti. Poi il locale è un’altra questione, il regionale e il locale non li sommo mai al nazionale, è una cosa completamente diversa”.

L'articolo Governo, Fico: “Chiusura di Di Maio al Pd? Il dialogo deve andare avanti, questioni locali sono una cosa diversa” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2PzV6va
via IFTTT

L’Umbria non era un test nazionale ma un richiamo alla coerenza. In primis per M5S

Un sintetico richiamo a qualche dato particolarmente eloquente può aiutare a capire quello che è successo in Umbria dove è verissimo che, come sottolineava Marco Travaglio, a ridosso del voto, la regione era già pacificamente persa ed “essere in partita era già un successo”. Ma dopo il voto la valutazione è condivisibile solo per quanto riguarda il Pd che con un modesto 22% ha confermato la performance non entusiasmante delle Europee e non certamente per il M5S che, come ha rilevato l’Istituto Cattaneo, ha perso in pochissimo tempo un elettore su due e ha subito un deflusso del 3,6% verso la Lega.

Benché sia andato a votare il 10% in più rispetto alle Europee, l’astensionismo ha colpito molto duramente il M5S che, accostando dati compresi in un arco temporale che va dal 6 marzo 2018 ad oggi, è passato in Umbria dal 27% delle Politiche quando era primo partito al 14% delle Europee fino a toccare il 7,4% diventando così quarto partito dietro a FdI.

Le peculiarità negative dell’alleanza giallorossa sono troppo note e troppo dirompenti sia sotto l’aspetto tempo, modalità e storia pregressa quanto “scottanti” per dover essere ricapitolate. Così come non esistono motivi oggettivi per cui il risultato umbro possa essere incredibilmente invocato per pretendere la fine del Conte 2 in quanto “governo abusivo”, non ci sono ragioni inoppugnabili per cui “l’esperimento” che ha condotto a questa complessiva disfatta, solo in parte prevedibile nelle dimensioni, debba essere automaticamente replicato in qualsiasi competizione regionale esclusivamente in funzione dello slogan-assioma “perché se no vince Salvini”.

Il disorientamento già avvertito da una consistente parte dell’elettorato del M5S a livello nazionale per le modalità e per la tempistica con cui ha preso vita il Conte 2 ed il distacco che si è materializzato drammaticamente in Umbria dove il percorso è stato ancora più accidentato e “spericolato”, nonostante la presenza di un candidato civico rassicurante come Vincenzo Bianconi, non devono più essere ignorati o sottovalutati in vista delle prossime elezioni regionali.

Se Di Maio constata, quando gli viene chiesto di commentare le parole di Zingaretti “o l’alleanza con M5S è unita o niente governo”, che “non ci sono i presupposti per un accordo strutturale con Pd e M5S” e che non è per niente proficuo passare disinvoltamente da “mai con il M5S” ad una alleanza strutturale da riproporre sempre e comunque in quanto “alternativa vincente” nel paese, mi sembra che si limiti a prendere atto della realtà senza volerla piegare a pur legittime ma irrealistiche speranze ed aspettative e che eserciti semplicemente un po’ di buon senso politico senza fughe in avanti.

Ha ragione Giuseppe Conte quando ha affermato prima del voto e ribadito dopo che lo schiaffo sonoro all’alleanza improvvisata a tavolino tra Pd e M5S da parte di quel 2% di elettorato “non può essere letto come un giudizio sull’operato del governo” e, aggiungo, le pretese di sfratto dei vincitori umbri sono semplicemente ridicole come le accuse pittoresche e involontariamente comiche riversate sull’operato del governo che secondo FI ci garantisce un “Halloween da incubo, tutto tasse, manette, immigrati”, dunque imperdibile.

Ma il presidente del Consiglio dovrebbe forse considerare che l’avversione del tutto immotivata al suo esecutivo e alla manovra economica, che pure conserva misure condivisibili del precedente esecutivo e introduce meritevolmente incentivi alla green economy e rilevanti misure anti-evasione, deriva dal “peccato originale” del cosiddetto ribaltone e da un programma di governo last minute tra avversari-nemici percepita come una specie di improvvisata “santa alleanza” contro Salvini.

Questa “miscela negativa”, che ha nociuto in modo particolare al M5S, non deve essere riprodotta come un modello pedissequo e preteso in nome dell’asserita necessità di arrestare la corsa dei “barbari”, per il semplice motivo che non è con una manovra tattica che si mina la popolarità, fondata quanto si vuole sulla propaganda, ma reale di Salvini e Meloni.

Per questo non credo che debbano essere ascoltati “i consigli non richiesti” e dati certamente in buona fede a favore di un’alleanza tout-court in Emilia Romagna con il Pd a sostegno di Stefano Bonaccini, da sempre vicino a Matteo Renzi e già coordinatore della sua campagna elettorale nel 2013. E la circostanza che attualmente Renzi con la sua Italia Viva seguendo i tempi che ritiene più propizi cerchi di logorare il governo e inviti Conte “a stare sereno” non mi sembra possa favorire le ragioni di un’intesa elettorale tra Pd e M5S per eleggere Bonaccini.

Infine il punto essenziale sulla sonora sconfitta in Umbria ed alleanze per il M5S credo che l’abbia centrato Chiara Appendino: “Il nostro problema non è l’alleanza con il Pd ma interrogarsi sul perché Meloni e Salvini abbiano così tanto consenso… ci sono temi che loro pongono e che hanno bisogno di risposte”.

L'articolo L’Umbria non era un test nazionale ma un richiamo alla coerenza. In primis per M5S proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/323i40i
via IFTTT

mercoledì 30 ottobre 2019

Manovra, Di Maio: “Ci soddisfa, miglioreremo”. E avverte gli alleati: “Siano leali”. Compromesso su Radio radicale

“La manovra è sostanzialmente chiusa. Ci soddisfa, la miglioreremo in Parlamento, è un buon punto di partenza”. A rivendicarlo Luigi Di Maio, di fronte a Palazzo Chigi, al termine del vertice sulla futura legge di Bilancio. Una riunione sospesa e poi terminata dopo diverse ore. Di Maio ha avvertito agli alleati sull’iter parlamentare, dopo che Italia Viva di Matteo Renzi aveva confermato la volontà di ripresentare gli emendamenti annunciati, compreso quello su quota 100, con il rischio di una battaglia in Parlamento, emendamento per emendamento. “Se tutta la maggioranza sarà leale a lavorare in Parlamento come squadra, non ci saranno problemi. Lo dico chiaramente: io non mi aspetto problemi e tensioni. Non bisogna fare operazioni per mettere in difficoltà il governo. Quota 100? Da renziani sarà un emendamento bandiera“, ha detto Di Maio.
Un compromesso è stato raggiunto su Radio Radicale. Dopo che Di Maio aveva polemizzato per i fondi in manovra, alla fine ci saranno fondi fino al 30 aprile, poi una gara: “Il 20 aprile ci sarà una gara (per la trasmissione delle sedute parlamentari, ndr), la mangiatoia è finita”, ha rivendicato il capo politico pentastellato. Mentre dal Pd è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega all’editoria, Andrea Martella a chiarire: “Radio radicale proseguirà il servizio fino all’espletamento della gara, è confermato lo stanziamento di otto milioni annui”.

L'articolo Manovra, Di Maio: “Ci soddisfa, miglioreremo”. E avverte gli alleati: “Siano leali”. Compromesso su Radio radicale proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2N2LEOY
via IFTTT

Governo, Fassina: “Di Maio contro Radio Radicale? Immorale creare conflitto con terremotati. Destini a loro fondi per gli F35”

Di Maio ha detto che vuole dare ai terremotati i soldi destinati a Radio Radicale? Non sono d’accordo e trovo immorale mettere in conflitto Radio Radicale, che svolge un servizio fondamentale per la nostra democrazia, e i terremotati, che vanno aiutati con quantità di risorse decisamente più rilevanti rispetto a quelle che assorbe Radio Radicale”. Così, ai microfoni di Radio Radicale, il deputato di LeU, Stefano Fassina, risponde al giornalista Lanfranco Palazzolo, che gli chiede un commento sulle dichiarazioni odierne del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio (“Dobbiamo sciogliere ancora alcune intese sulla manovra, tra queste quelle che riguarda Radio Radicale. Ci sono di nuovo 8 milioni all’anno per tre anni. Ma diamoli ai terremotati“).

Fassina sottolinea: “Il ministro Di Maio, ad esempio, può prendere le risorse da destinare ai terremotati, ridimensionando il programma sugli F35. Si tratterebbe di centinaia di milioni di euro, non qualche milione come quelli che preleverebbe su Radio Radicale. Il M5s, in ogni caso, in Commissione Bilancio alla Camera presenti un emendamento all’articolo di legge sulle risorse destinate a Radio Radicale e vedremo se avrà la maggioranza per farlo passare“.

L'articolo Governo, Fassina: “Di Maio contro Radio Radicale? Immorale creare conflitto con terremotati. Destini a loro fondi per gli F35” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/31Y7Pue
via IFTTT

Migranti, Di Maio a Boldrini: “Interrompere accordo Libia sarebbe vulnus politico. Modificheremo in meglio il memorandum”

Il governo intende lavorare per modificare in meglio i contenuti del memorandum d’intesa con la Libia, con particolare attenzione ai centri e alle condizioni dei migranti. Ma un’eventuale denuncia del memorandum rappresenterebbe un vulnus politico in una fase già delicata. Lavoriamo per migliorarlo”. Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio risponde a un’interrogazione parlamentare della deputata Pd Laura Boldrini sulla prevista scadenza, il prossimo 2 novembre, del memorandum di intesa Italia-Libia siglato nel 2017, in materia di contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani.

Di Maio annuncia la convocazione della Commissione congiunta italo-libica per lavorare al miglioramento dell’intesa e per coinvolgere le organizzazioni internazionali. E ribadisce: “Il documento può essere modificato e migliorato ma ha contribuito a ridurre in maniera rilevante gli arrivi da 107mila a 2mila all’ottobre 2019 e conseguentemente le morti in mare. L’Italia è l’unico partner effettivo della Libia nella lotta al traffico di esseri umani. Un disimpegno peggiorerebbe le condizioni dei migranti“.

Alla risposta del ministro M5s ha replicato la deputata del Pd Lia Quartapelle: “È giusto, come dice, valutare il peso politico di questi accordi, ma non si può procedere per via burocratica a un tacito rinnovo senza fare prima una verifica dei diritti umani. Uno degli obiettivi di questo Governo è voltare pagina occupandosi delle migrazioni senza propaganda. È giusto sottoporre a verifica questo meccanismo”.

L'articolo Migranti, Di Maio a Boldrini: “Interrompere accordo Libia sarebbe vulnus politico. Modificheremo in meglio il memorandum” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/31XJfcW
via IFTTT

Imola, Bugani contro l’ex sindaca M5s: “Io ti ho scaricata? Eri commissariata dalla Lega e ti sei isolata da tutti”

Scontro a distanza tra Massimo Bugani e la sindaca M5s dimissionaria di Imola Manuela Sangiorgi. “Io ti avrei scaricata?”, ha scritto su Facebook quello che è considerato uno dei referenti del Movimento in Emilia Romagna. “Eri commissariata dalla Lega e ti sei isolata da tutti”. Nelle scorse ore infatti, la prima cittadina ha annunciato il suo addio al Movimento e la rinuncia a guidare la giunta: una scelta che è arrivata dopo settimane di tensioni e che ha comunicato attaccando proprio gli esponenti M5s sul territorio. “C’è stato un muro”, ha detto, “e in buona parte ha contribuito Bugani. Dovevo fare il burattino, per 15 mesi sono stata una sindaca commissariata”. A lei ha replicato oggi proprio Bugani, che attualmente è tra i responsabili dell’associazione Rousseau, ma anche capostaff di Virginia Raggi in Campidoglio e, nonostante gli impegni nella Capitale, ha deciso di non dimettersi da consigliere comunale a Bologna. Proprio Bugani è stato tra i promotori della candidatura della sindaca che ha conquistato Imola.

“Cara Sangiorgi”, si legge sulla pagina Facebook di Bugani, “è vero eri commissariata, ma non da me che ti ho solo chiesto di rimuovere un assessore condannato in terzo grado per lesioni, falso e calunnia, bensì dalla Lega. Sa tutta Imola che ogni tua scelta passava dal consigliere leghista Carapia e non dai ragazzi del M5s”. Sangiorgi, intervistata dal Messaggero, ha annunciato che in primavera si sposerà con il consigliere leghista con il quale ha una relazione. Quindi Bugani ha continuato: “Insieme a lui e al deputato Tonelli della Lega e del Sap (per intenderci quello che sostiene che Aldrovandi e Cucchi siano morti per caso), hai smesso di ascoltare il gruppo M5s di Imola e ti sei isolata da tutti“. Quindi ha smentito le accuse: “Nessuno di noi, e tantomeno io, ti ha mai imposto nulla. Ci siamo sentiti due volte in 15 mesi e la seconda volta era proprio per ricordarti che nelle regole del Movimento non si lascia spazio a persone condannate”.

Bugani ha chiuso il post difendendosi dalle accuse di essere il “manovratore” del Movimento in Emilia, una recriminazione che tutti gli espulsi sul territorio gli hanno sempre rivolto. “Adesso finitela tutti con questa storia di Bugani caput mundi perché io in Emilia-Romagna mi sono sempre spaccato le ossa per il M5s, ma non ho mai comandato nulla, mai imposto nulla, mai dato ordini a nessuno in nessun comune e e in nessun ruolo. Capisco che chi non riesce a emergere per le proprie qualità cerchi la scorciatoia calunniando le persone conosciute dai giornalisti perché questo fa gola e garantisce 4 articoli con la fotina, però (mi rivolgo ai prossimi Sangiorgi che ci proveranno) ricordatevi che dopo quei 4 articoli nessuno parlerà più di voi. Quando finiscono di sfruttarvi, vi dimenticano”.

L'articolo Imola, Bugani contro l’ex sindaca M5s: “Io ti ho scaricata? Eri commissariata dalla Lega e ti sei isolata da tutti” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/36humWa
via IFTTT

M5s, fumata nera all’assemblea dei deputati: stallo per l’elezione del nuovo capogruppo

È terminata con un nuova fumata nera l’assemblea dei deputati del Movimento 5 stelle che ieri sera era chiamata a dirimere il nodo del capogruppo alla Camera. Assemblea alla quale, peraltro, non era presente più della metà dei deputati pentastellati. Da segnalare che nelle stesse ore era in corso la riunione degli eletti della Calabria e dell’Emilia Romagna con il capo politico Luigi Di Maio per parlare delle prossime regionali.

Nonostante i tentativi di mediazione di un gruppo di deputati, come Sergio Battelli e Adriano Varrica, la riunione è terminata con una fumata nera su un eventuale accordo per una sola “squadra” in gara per il direttivo: al momento per il posto di capogruppo lasciato vacante da Francesco D’Uva, eletto questore, restano in lizza Francesco Silvestri e Raffaele Trano. Allo stesso modo resta intatto lo Statuto del gruppo della Camera, che non prevede alcun abbassamento del quorum da quello richiesto alla prima votazione: la maggioranza assoluta. Venerdì ripartirà l’iter per l’elezione del capogruppo, con il rischio del perdurare dello stallo.

Durante la riunione alla Camera, secondo l’Adnkronos, una battuta della deputata Rina De Lorenzo ha scatenato le risate dei presenti: “Anche in questo caso l’esperimento non ha portato il risultato sperato”, ha detto rievocando la recente sconfitta in Umbria. Il ministro dei Rapporti col Parlamento Federico D’Incà ha auspicato una sintesi. “Oggi si doveva decidere se modificare lo statuto prima della nuova votazione: alla fine si è optato per procedere direttamente con il nuovo voto la prossima settimana”, racconta una fonte. Tra i più critici Giorgio Trizzino, che ha invitato tutti alla responsabilità: “Non possiamo permetterci di tenere il gruppo privo di un direttivo in un momento così delicato come la sessione di bilancio”, le parole del deputato siciliano.

Sempre nella serata di ieri, anche i senatori si sono riuniti in assemblea. “Abbiamo parlato anche dell’Umbria, ma su questo faremo un approfondimento, una libera discussione come facciamo sempre, nei prossimi giorni. Noi siamo abituati ad interrogarci sui risultati, come altri non fanno. Inutile negare che ci sono toni diversi, tra di noi. É stata ammessa la sconfitta, come altri non hanno fatto. Non c’è panico, c’è senso di responsabilità. É un’elezione regionale, anche se non c’è sottovalutazione”, ha detto il capogruppo Gianluca Perilli. “Se abbiamo parlato delle varie cariche di Di Maio? No, tra l’altro lui ha già risposto su questo”, ha affermato Perilli. “Se qualcuno ha chiesto la testa di Luigi Di Maio? Ma stiamo scherzando? Assolutamente no”, ha assicurato l’ex ministro Danilo Toninelli.

L'articolo M5s, fumata nera all’assemblea dei deputati: stallo per l’elezione del nuovo capogruppo proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/36jKTIW
via IFTTT

M5S, le stelle vanno spegnendosi

“Vaghe stelle del Vaffa io non credea/ Tornare ancor per uso a contemplarvi/ Sul paterno giardino scintillanti”.

Nel passaggio da Recanati a Perugia, da Giacomo Leopardi a Giggino Di Maio, dal 4 marzo 2018 al 27 ottobre 2019, lo sfavillio si è offuscato e le Cinque Stelle, marchio di fabbrica del Movimento, hanno incominciato a spegnersi l’una dopo l’altra.

Per restare nel letterario, “breve la vita felice dei grillini”.

Insomma, il decimo anniversario della loro avventura, festeggiato poche settimane fa a Napoli, più che una celebrazione si è rivelato un punto di non ritorno.

Vale la pena di chiedersene il perché.

Certamente sono emerse in tutta la loro evidenza criticità interne che hanno pesato (una leadership inadeguata, criteri di selezione a capocchia del personale dirigente, una sorta di fideismo credulone nell’appartenenza salvifica, il peso distorsivo di narrazioni fondative a fumetti come sostituto del rigore analitico…). Indubbiamente il contesto esterno, devastato da una crisi in caduta libera, si è dimostrato sfavorevole per i gruppi raccogliticci di neofiti che avrebbero dovuto dotarsi di competenze adeguate in corso d’opera.

Detto questo, a parere dello scrivente la fine del ciclo di vita stellare, cui stiamo assistendo, va individuato nella repentina implosione subita dal big bang che lo aveva originato: l’espansione iniziale a velocità elevatissima del Vaffa, l’8 settembre 2007; quando a Bologna esplose il V-Day di Beppe Grillo.

Quella fu un’intuizione geniale, che anticipò di quattro anni il fenomeno mondiale degli indignados targato 2011; quando si diffusero quartieri e tendopoli di raccolta per ceti medi, contestatori dell’incanaglimento di establishment finanziari irresponsabili, in centinaia di piazze cittadine. Da Madrid a New York.

Questa capacità dei promotori Grillo e Casaleggio sr. di precorrere il trend planetario permise di acquisire una posizione monopolistica della protesta, che portò all’assorbimento di buona parte dei tifosi di Mani Pulite aggregati nell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro e bloccò in Italia esperienze ispirate allo spagnolo Podemos o alla greca Syriza. Presidio che ha funzionato da calamita per militanze fondamentalistiche e leaderini che si accreditavano ripetendo a pappagallo e come verità di fede gli slogan e le fissazioni dei Fondatori.

Così il monopolio è diventato rendita per un decennio, esimendo il Movimento dall’onere del dotarsi di categorie politiche. Poi – con Di Maio – assumendo la logica del catch-all-party alla dorotea, in cui le posizioni da assumere si misurano sull’esclusivo metro della convenienza elettorale.

Qualsivoglia ideologia connotativa sostituita da questo Vaffa semplicistico e (spesso) buffonesco. In qualche misura teatrale sul comico.

Una posizione di rendita contesa e scippata dalle insorgenze sovraniste e suprematiste di destra; di cui si è impadronito Matteo Salvini, commisurandole all’incattivimento dei tempi come mood epocale. Dunque trucido e bullesco, che ha marginalizzato i 5S che si sono ridotti a essere la versione light della demagogia.

Il non aver saputo acquisire ragioni più alte e profonde delle denunce iniziali rende indifesi i grillini davanti alla concorrenza di chi ideologia e valori – seppure pessimi – possiede. Tanto da veder spegnere la luce delle stelle del proprio marchio (vagamente alberghiero), scivolato a precipizio verso un destino (probabilmente) ineluttabile. Venendo meno l’unica volta in cui si erano dati un compito non da inadeguati: fare da argine al montare della sovversione reazionaria di bruciabaracche; poi non così sgradita al solito establishment camaleontico.

L'articolo M5S, le stelle vanno spegnendosi proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2Ws5vu1
via IFTTT

M5s, Travaglio: “È un movimento biodegradabile, come ha sempre detto Grillo”. Battibecco con De Angelis

“Il declino irreversibile del M5s? Ne sento parlare da prima che nascessero e ne sento riparlare ogni volta che commentiamo una elezione regionale che i 5 Stelle non hanno mai vinto nella loro storia”. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, nel corso di Otto e mezzo”, su La7, a commento della sconfitta elettorale dei 5 Stelle in Umbria.
E aggiunge: “Dopodiché, a furia di ripeterlo, può anche darsi che si rischi l’estinzione del M5s che, come ha sempre detto Grillo, sono un movimento biodegradabile. E’ possibile che prima o poi finisca tutto. Tuttavia, l’Umbria non rappresenta tutta l’Italia, ma poco più dell’1%”.

Circa le prospettive future del M5s, Travaglio osserva: “Se tornano a gridare ‘vaffa’ a destra e a manca, sono fuori dallo spirito dei tempi, perché non è quello che chiede la gente. Le cose che fanno non necessariamente devono essere popolarissime. L’importante è che siano giuste. Il loro scopo non era quello di diventare un partito che sta lì per decenni a vivacchiare, ma realizzare delle cose e loro sono riusciti a realizzarne parecchie. O se ne inventano altre ed elaborano un altro programma oppure prima o poi le loro battaglie saranno tutte realizzate”.

Il direttore del Fatto cita le manette agli evasori fiscali, il taglio del numero dei parlamentari, il reddito di cittadinanza, il taglio dei vitalizi e la legge anticorruzione. E sottolinea: “Per me sono delle ottime cose. Le hanno fatte. Dopodiché, possono anche sparire, per quanto mi riguarda. Se il M5s è biodegradabile, verrà un giorno, tra l’altro previsto, nel quale non servirà più a nulla”.

Dissente il vicedirettore dell’Huffington Post, Alessandro De Angelis: “Non sono d’accordo con Travaglio. Se non ci fosse nessun problema nel movimento, non si capisce perché perdono tutte le elezioni. La tesi di Travaglio è abbastanza giustificazonista”.
“Ho mai detto che non c’è nessun problema? – insorge Travaglio – Ho detto che è un movimento che potrebbe pure scomparire. Sturati le orecchie”.

L'articolo M5s, Travaglio: “È un movimento biodegradabile, come ha sempre detto Grillo”. Battibecco con De Angelis proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2JzonSP
via IFTTT

M5s, le tensioni dopo l’Umbria: dalla leadership di Di Maio che traballa al bisogno di nuove identità. Partendo dall’ambiente (come vuole Grillo)

Una botta. Attesa, ma pur sempre una botta. Che arriva nel momento peggiore per la leadership di Luigi Di Maio e aumenta ancora di più il caos nel Movimento. La sconfitta in Umbria, qualunque cosa dica Giuseppe Conte per ridimensionarla, ha dato l’ennesima scossa agli equilibri interni del M5s. Lo sapevano tutti, dicono oggi, che sarebbe andata così male: lo sapevano gli attivisti e i parlamentari, lo sapeva (lo assicura) il capo politico. Fin qui tutti d’accordo. Ma come ci si risolleva dalla caduta nel burrone sotto il 10 per cento? Non lo sanno. Perché se la “testa”, ovvero Di Maio, va da una parte, la novità è che sotto il “corpo” non lo segue più. O almeno fa molta fatica a farlo. Nei corridoi la chiamano “la maggioranza silenziosa”: il leader non tiene il gruppo che, se dovesse schierarsi oggi per un capo diverso, lo farebbe. Ancora una volta però, attenzione perché non vuol dire niente: un altro leader non c’è e nessuno è pronto a bruciarsi come una delle tante promesse mancate.

La novità è che neppure la guida di Conte basta più: il presidente del Consiglio continua a essere molto amato nei gruppi parlamentari (sulla lotta all’evasione ha conquistato tutti), ma non può e non vuole essere lui quello che salverà i destini del Movimento. “Il problema è riuscire a dare una forma al malcontento“, spiegano fonti interne a ilfattoquotidiano.it. “Siamo tanti, ma sparpagliati e senza strategia. Però i contatti tra chi vuole vedere la primavera dei 5 stelle aumentano. Non staremo a guardare mentre si sfascia tutto”. Poi c’è chi va oltre: “E’ come se avessimo esaurito la nostra spinta. Di cosa parliamo? I tagli ai costi della politica? Fatti. L’anticorruzione? Fatta. Il reddito di cittadinanza, pure. Gli elettori ci chiedono perché dovrebbero votare per noi e non sappiamo cosa dire. Il rischio è che ci riduciamo a pensare solo all’autoconservazione”. Eppure una strada per uscire ce l’hanno in testa ed è quella che ha indicato Beppe Grillo a Napoli nell’ultima uscita pubblica: smetterla di “lamentarsi”, tornare sui territori e nelle piazze, e spingere innanzitutto sull’ambiente. Perché chi, se non i 5 stelle, ha il pedigree per diventare il nuovo partito dei Verdi italiano? E’ da lì che vorrebbero ricominciare a costruire e, come ha detto il garante, il Pd, almeno a livello nazionale, è l’alleato giusto per farlo. Ne sono convinti quasi tutti dentro il Movimento. E anche per questo hanno guardato con sospetto la fretta di Di Maio di archiviare “l’esperimento”. Per dirla con la voce della base (il copyright è di un ex consigliere emiliano, Matteo Olivieri), è come se avesse gridato: “Ho gettato una bombola a gas nel fuoco, ma l’esperimento è fallito. Quindi basta con gli esperimenti. Il cittadino normale potrebbe lasciarci le penne, uccidere qualcuno, finire in galera, finire sotto cura. C’è invece chi se la cava con tre righe”. Ovvero, Di Maio la fa troppo facile: qualcuno dovrà pagare e il rischio è che debba essere proprio lui.

La leadership che traballa e i legami con il Pd – Per capire il Movimento serve ragionare come il Movimento. Di Maio è il capo politico che li ha portati al governo: benedetto (almeno in passato) da Beppe Grillo, è quello che è riuscito nell’impresa impossibile. Quindi, non esiste che da un giorno all’altro venga sfiduciato. Almeno non così facilmente e non se vuol dire ammazzare il M5s. Il problema è che negli ultimi mesi non solo non ha fatto che accumulare insuccessi, ma sta anche tirando sempre più la corda. Prima ci sono state le resistenze a mollare la Lega e andare col Pd dopo il tradimento di Salvini, poi ha deciso di accelerare e di rompere un tabù dietro l’altro: l’apertura alle liste civiche e la corsa con i dem proprio in Umbria. Infine l’autoanalisi della sconfitta fatta su SkyTg24 in diretta dal suo ufficio e la fretta di mollare i democratici, facendo circolare tra i gruppi un “io ve l’avevo detto” che ha fatto indispettire una marea di gente. “Non abbiamo neppure fatto il comitato elettorale in Umbria”, è la risposta che hanno fatto arrivare al capo i parlamentari. “Per la campagna si saranno mossi al massimo sette di noi. E’ come se avesse giocato per perdere, cosa voleva dimostrare? Così è un massacro”. I big effettivamente si sono visti molto poco e nel giorno della fatidica “foto di Narni” con Zingaretti, Conte e Di Maio, di altri parlamentari si sono visti solo Laura Castelli e Giancarlo Cancelleri. Gli altri? Non pervenuti. Senza parlare della scelta: loro chiusi in un’auditorium, mentre Matteo Salvini scorrazzava nelle piazze a prendersi applausi e strette di mano. La contestazione sul punto è molto forte: perché se la sconfitta in Umbria riempie le pagine dei giornali per qualche giorno, quella in Emilia Romagna di gennaio prossimo rischia di essere una spallata al governo. “Non è prematuro non provarci nemmeno nelle altre Regioni? Di Maio lo sa quello che sta facendo?”. E’ questa la contestazione che gli fanno dall’interno. E non solo off the records. In attesa della sempre più urgente riorganizzazione, per la quale la macchina è partita anche se molto lentamente, tutto rimane molto fluido. Dove però essere fluidi significa che decide sempre e solo Di Maio: da mesi gli contestano la poca collegialità e lui, di fatto, non ha fatto nulla per accontentare i detrattori. A traballare è proprio anche l’immagine del leader e alcune mosse per la base sono risultate davvero incomprensibili: dalla scelta di mollare il ministero del Lavoro per avere tutti i costi un posto alla Farnesina, alla decisione di salire sul palco del Maurizio Costanzo Show a due giorni dalla sconfitta in Umbria.

La maggioranza silenziosa e lo strappo sull’evasione – E’ così che si vede emergere quella che già all’interno chiamano una maggioranza silenziosa. Sui giornali ci sono alcune voci critiche che si fanno sentire sempre di più: l’eurodeputato Ignazio Corrao e l’ex ministra Barbara Lezzi, ad esempio. C’è poi chi chiede di aprire almeno una discussione interna: il senatore Primo Di Nicola e pure il sottosegretario Stefano Buffagni. Ma anche i deputati Luigi Gallo e Carla Ruocco, e il senatore Gianluigi Paragone. Senza dimenticare gli attacchi ormai senza freni del senatore Mario Giarrusso. La particolarità questa volta è che i parlamentari non possono essere identificati in un’unica “corrente”. Ognuno rappresenta un mondo a parte e parla, per il momento, per sé. Uno che potrebbe metterli d’accordo è Alessandro Di Battista: l’ex deputato è fuori dalla scena per motivi familiari, ma tutti sanno quanto disapprovi la linea seguita da Di Maio. Tornerà da leader e prenderà il potere interno? Difficile dirlo. Resta il fatto che, se un tempo il M5s era abituato ad avere poche voci dissidenti che facevano più rumore di quanto fossero effettivamente rappresentative, ora è il contrario. Sono pochi che si fanno sentire, ma dietro le teste sono tante: ora non hanno il coraggio di esporsi o, ancora meglio, non ne hanno convenienza perché prima di tutto hanno la preoccupazione di salvarsi il posto, ma fino a quando sarà così? I segnali della loro presenza sono sempre di più. Un momento cruciale è stato durante la discussione della bozza della legge di bilancio: Di Maio ha chiesto di rinviare alcune misure contro l’evasione per tutelare “i professionisti e i commercianti”. “Ha scatenato una protesta interna senza precedenti”, raccontano ancora. “I parlamentari hanno avuto paura di passare per i ‘salva evasori‘. E lì si è visto quanto poco appoggio ha in Parlamento”. Per avere una prova concreta basta guardare poi all’elezione del capogruppo alla Camera: sono ormai più di due settimane che i deputati non riescono a trovare un accordo e la candidata “apparecchiata” da Di Maio, Anna Macina, si è ritirata dopo aver preso meno del 20 per cento dei consensi. I campanelli d’allarme cominciano ad essere ben più di uno.

La ricerca di un programma (e di una visione) e la linea di Grillo per spingere sull’ambiente (finora ignorata) – Di fronte allo strapotere del centrodestra nel Paese, il motivo di più grande disorientamento per i 5 stelle è quello di riuscire a parlare ancora agli elettori. E per gente nata e cresciuta nelle piazze, ai banchetti agli angoli delle strade, è un problema esistenziale. Ora che sono dentro i palazzi e ora che hanno fatto un nuovo patto per restare al governo è sempre più difficile presentarsi come gli antisistema. “Serviamo ancora?”, è il ragionamento che arrivano a fare. La più grande paura è quella di non avere una “visione”. Se ne lamentavano i primi storici espulsi dal Movimento e per molti è ancora così: “Chi ce l’ha, se oscura Di Maio, viene fatto fuori”, confessano alcuni. In realtà la strada per uscire dal tunnel non va neppure inventata: c’è e l’ha indicata Beppe Grillo dal palco di Napoli. Perché se tutti i giornali si sono concentrati sul “vaffanculo” rivolto ai suoi stessi elettori troppo impegnati “a lagnarsi dell’alleanza con il Pd”, il garante del Movimento ha detto molto altro.

Ad esempio che la soluzione ora è quella di lavorare con i democratici, perché il M5s sta dettando l’agenda. Ed è il momento, questo e non un altro, di puntare tutto su ambiente e diritti sociali e civili: un’agenda che è stata del Movimento e su cui possono lavorare ancora. Per farlo, è la riflessione, serve anche evitare di aprire lo scontro continuamente con gli alleati perché la litigiosità finora li ha portati “a precipitare nei consensi”. Senza dimenticare che, se hanno un’agenda chiara in mano, diventa più facile tornare a farsi vedere nelle piazze per parlare di risultati e obiettivi. Come facevano quando sono nati. “Dobbiamo capire al più presto qual è la nostra identità o quale vogliamo che sia d’ora in poi”, dicono. Perché il nemico Salvini ha una rete di valori che cattura gli elettori, mentre i 5 stelle, sbandati da una sponda all’altra, hanno bisogno di ridefinirsi al più presto. O semplicemente tornare a essere quello che erano all’inizio: un gruppo di cittadini sui territori che sbandieravano parole come “bene comune”, “democrazia diretta” ed “ecologia”. E se prima, sull’onda dello tsunami e dell’assalto al palazzo, c’erano altre priorità da affrontare. Ora è diventata una questione di sopravvivenza.

L'articolo M5s, le tensioni dopo l’Umbria: dalla leadership di Di Maio che traballa al bisogno di nuove identità. Partendo dall’ambiente (come vuole Grillo) proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2WuaLxl
via IFTTT

martedì 29 ottobre 2019

M5s, eletti dell’Emilia-Romagna incontrano Di Maio: “Nessuna alleanza con i partiti alle Regionali, valutiamo le liste civiche”

Luigi Di Maio fa il punto con i parlamentari e i consiglieri regionali dell’Emilia Romagna in vista delle prossime elezioni, dopo l’esperimento dell’alleanza locale in Umbria con il Partito Democratico. “L’indicazione principale arrivata dagli eletti – dice all’Adnkronos una fonte presente alla riunione – è di andare da soli, perché la corsa solitaria ci caratterizza di più: ci vediamo come un Movimento ancora alternativo alle logiche politiche in Regione”. Perlomeno, no al Pd e altri altri partiti ma le porte non sono chiuse alle liste civiche.

Maria Edera Spadoni, vice presidente della Camera e parlamentare emiliano-romagnola del Movimento 5 Stelle, spiega che “quello di oggi con il capo politico è stato un incontro molto positivo”. Quindi ha aggiunto: “Siamo tutti concordi nel presentarci da soli, senza fare alleanze con i partiti, in occasione delle prossime regionali in Emilia-Romagna. Le uniche alleanze che valuteremo di fare saranno quelle con le liste civiche”.

Nel corso della riunione è stata analizzata la sconfitta di domenica scorsa alle Regionali umbre: “Un esperimento che non è andato bene e che quindi non è da ripetere”. La linea, prosegue una fonte, “è che ci consideriamo alternativi alla destra e alla sinistra”, estranei alle “visioni ideologiche”: bisogna insistere “sui temi nostri e su quelli portare avanti le nostre proposte”, la sintesi.

Di Maio, racconta ancora la fonte, “ha voluto sapere come la pensiamo, ha messo tutte le opzioni in campo, tutte le possibilità. E tutti hanno espresso la loro opinione in libertà”. Il clima, viene sottolineato, “è stato molto buono. Sono stati analizzati tutti i possibili scenari alla luce anche delle peculiarità del nostro territorio e del sentiment della nostra base”. E la “linea predominante” è quella di “andare da soli”. Dopo l’incontro con gli eletti in Emilia Romagna è iniziato il vertice con i parlamentari calabresi.

L'articolo M5s, eletti dell’Emilia-Romagna incontrano Di Maio: “Nessuna alleanza con i partiti alle Regionali, valutiamo le liste civiche” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2Jv4Jau
via IFTTT

Brunetta e l’appello a Salvini: “Può essere leader del centrodestra unito e allargato. Faccia il federatore, proprio come Berlusconi nel 1994”

Elezioni Umbria? Bisogna essere realisti. Ha vinto certamente il centrodestra unito, ma ha vinto soprattutto la Lega di Salvini. Quindi, niente illusioni: il merito qualitativo e quantitativo va dato all’impegno di Salvini. Manca però un passaggio: può questa leadership di Salvini nella Lega diventare tale anche nel centrodestra unito allargato con una formazione politica credibile anche in Europa e a livello internazionale? La risposta è certamente sì”. Sono le parole del deputato di Forza Italia, Renato Brunetta, intervistato da Lanfranco Palazzolo per Radio Radicale, all’indomani della vittoria del centrodestra in Umbria.

E aggiunge: “Bisogna quindi trasformare il consenso elettorale del centrodestra, basato su alcuni temi base come l’immigrazione e la sicurezza, in un progetto di governo, senza ovviamente l’uomo solo al comando, ma con un’area che rappresenti tutto il Paese. Manca questo passaggio, cioè manca la leadership del centrodestra, che può andare certamente a Salvini ma ad alcune condizioni. La prima, che io definisco un sogno, è che nel prossimo novembre, quando la Commissione von der Leyen dovrà avere la fiducia del Parlamento Europeo, la Lega di Salvini coi suoi 30 deputati possa dire di sì, cioè possa trattare il proprio appoggio alla Commissione Ue , diventando parte integrante di una strategia di rinnovamento dell’Europa – continua – Noi come Forza Italia ci siamo già dentro perché apparteniamo al Ppe. Ma sarebbe auspicabile, anzi un sogno, che tutto il centrodestra fosse il catalizzatore della nuova Ue. Se questo succedesse, ne deriverebbero delle conseguenze straordinarie a livello nazionale. Avremmo un nuovo centrodestra allargato al civismo, al movimento di Toti, a Stefano Parisi, ai cattolici, cioè il centrodestra più allargato, più composito, più plurale possibile ed europeo, non estremista, né sovranista. Così questo nuovo centrodestra diventerebbe una forza credibile di governo anche all’interno del nostro Paese”.

Il responsabile economico di Fi puntualizza: “Ormai è chiaro che il M5s abbia una carenza di capitale umano, di quadri dirigenti. Ha anche un eccesso di estremismo che lo sta portando all’implosione. Riguardo al centrodestra unito, in fondo, stiamo parlando della lezione di Berlusconi nel 1994, quando prese in mano quello che era rimasto del vecchio pentapartito e mise insieme in una sintesi straordinaria la Lega di Bossi e la destra democratica di Fini. E vinse, perché era credibile. Salvini dovrebbe imparare dal federatore Berlusconi e ricostruire un centrodestra, rinnovandolo, allargandone i confini e qualificandolo ulteriormente dal punto di vista politico-programmatico. Anche qui: no euro o sì euro? Magari è meglio dire sì euro per la crescita e sì ai trattati”.

Brunetta chiosa: “Non basta quindi il consenso. Ci vogliono credibilità, convincimento, rapporti istituzionali, relazioni con il resto del mondo. Ecco perché faccio la mia proposta: lanciare una costituente del centrodestra unito, con regole, idee, valori, obiettivi di politica economica e sociale. Un centrodestra di questo tipo non solo è in grado di fare scelte straordinarie, ma diventa anche un luogo politico capace di attrarre risorse umane e politiche, nonché esperienze straordinarie, che tanto servono e serviranno al nostro Paese”.

L'articolo Brunetta e l’appello a Salvini: “Può essere leader del centrodestra unito e allargato. Faccia il federatore, proprio come Berlusconi nel 1994” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/31XeoNw
via IFTTT

Imola, M5s nel caos dopo le dimissioni della sindaca: “Il Movimento è morto”. Dietro al passo indietro faide interne e alleanza col Pd

Telefoni muti. Bocche cucite. Imbarazzo e rabbia solo sui social oppure fuori dai taccuini dei giornalisti. Il popolo grillino si risveglia nel caos all’indomani della comunicazione del sindaco di Imola, Manuela Sangiorgi che ieri sera, in piazza Matteotti, aveva chiamato a raccolta i cittadini per illustrare i progetti dell’amministrazione. Invece ha annunciato le dimissioni, lasciando attoniti i presenti e la sua giunta, colta di sorpresa. “Ho bisogno di appoggio per fare ciò che i cittadini si aspettano da me, perché mi hanno votata. Non voglio essere un burattino nelle mani del Pd. Niente mi può far cambiare idea” ha sbottato Sangiorgi, che ha gettato la spugna nel giorno della disfatta dell’alleanza Pd-M5s in Umbria. Le dimissioni della sindaca sono state ufficializzate nel pomeriggio nella seduta del Consiglio comunale. Nel suo intervento, ha ricordato i motivi che l’hanno portata a questa decisione: le divisioni nella maggioranza, una spaccatura con i vertici del M5s e il dissenso per la scelta di formare un governo con il Pd.

A Imola, effettivamente, in casa Cinque Stelle le tensioni con Sangiorgi erano all’ordine del giorno e c’è chi dice esplicitamente come la sua espulsione sia ormai vicina. Qualche sera fa, c’è stato un incontro con gli attivisti, finito male. Poi le elezioni in Umbria, che hanno dato un duro colpo a quell’asse tra Movimento e Pd al quale l’ormai ex sindaca si era opposta fin da subito. Ma l’intesa Pd-M5s in Emilia-Romagna non traballa solo a Imola. Ieri, all’indomani del flop in Umbria, il governatore Stefano Bonaccini ha ribadito che, se il M5s condivide i programmi del Pd e il suo obiettivo di non far sbarcare la Lega e la destra sovranista in Regione, il sostegno dei cinque stelle è benvenuto. L’amalgama tra le due forze politiche, però, continua a essere difficile. E soprattutto questo matrimonio combinato – con l’ipotesi di estenderlo anche a livello locale – continua a produrre scontento sia tra le fila dei pentastellati che dei dem (soprattutto degli ex renziani). In molti sui social individuano l’alleanza civica a sostegno di Vincenzo Bianconi come la vera causa del flop umbro. Oggi, in Consiglio regionale, i banchi dei consiglieri pentastellati sono vuoti. Sono tutti a Roma per la riunione con Luigi Di Maio, per tirare le somme dopo la sconfitta in Umbria: al centro della discussione, il possibile accordo col Pd in Emilia-Romagna. I telefoni degli esponenti pentastellati restano rigorosamente muti, in attesa di trovare una linea politica unitaria. Finora si sono detti contrari a un accordo con il Pd per le regionali e ad appoggiare la candidatura di Bonaccini.

A Imola, il M5s tira un sospiro di sollievo per l’uscita di scena di Sangiorgi. Il suo mandato è stato piuttosto travagliato: ha visto uscire di scena, per dimissioni o revoca dell’incarico, cinque assessori della Giunta. “Potevamo fare tutto, con una forza politica forte al Governo, con un gruppo consiliare forte che mi sosteneva e una giunta che ha lavorato tanto, ma non ci sono più le condizioni, per colpa soprattutto di pochi all’interno del Consiglio comunale che dovevano appoggiarmi”, ha detto dal palco l’ex sindaco. Fabrizio Favilli, a capo della fronda dei sei dissidenti da tempo in rotta con la Sangiorgi, le risponde su Facebook, accusandola: “I nostri assessori” a 5 Stelle “l’hanno difesa in ogni situazione, anche davanti a incongruenze macroscopiche, lei li ha umiliati davanti a tutta Imola, facendoli parlare di quello che avrebbero fatto in futuro per poi prendere la parola e dimettersi. È ora di dire con orgoglio che questa persona nulla c’entrava con noi e di ripartire dai nostri valori fondanti”. E un divorzio tra la Sangiorgi e il Movimento sembra ormai questione di ore: “Il M5s non esiste più: è morto con Casaleggio. Abbiamo visto appropriarsi di ruoli apicali persone senza né arte né parte, perdere 6 milioni di voti e far finta di niente” ha detto l’ex prima cittadina, oggi, ai microfoni di E’ Tv. “Io mi aspettavo un appoggio dal M5s nazionale – si è lamentata -, ma quando sono andata a chiedere aiuto su questioni importanti, ho avuto risposte imbarazzanti. C’è stato un muro e, in buona parte, ha contribuito Massimo Bugani. Io per 15 mesi sono stato un sindaco commissariato, quando venivo in Comune era come entrare nella foresta dei pugnali volanti”. Sangiorgi ribadisce il disaccordo con le scelte politiche che il Movimento ha fatto a livello nazionale: “Fino al giorno prima abbiamo detto di tutto al Pd, e poi ci andiamo al governo insieme? Poi abbiamo visto che bel progetto, il progetto di governo delle tasse”.

L'articolo Imola, M5s nel caos dopo le dimissioni della sindaca: “Il Movimento è morto”. Dietro al passo indietro faide interne e alleanza col Pd proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2Pp7qhI
via IFTTT

Umbria, Ruocco: “Di Maio deve fare passo indietro? Sì e dovrebbe farsi aiutare da un gruppo. Servono democrazia e meritocrazia”

“Di Maio? Dovrebbe fare un passo indietro dalla guida solitaria del M5s. Sicuramente dovrebbe farsi aiutare da un gruppo. È necessario che tutto diventasse più collegiale“. Sono le parole della deputata del M5s, Carla Ruocco, intervistata nella trasmissione “24 Mattino”, su Radio24, a proposito del bilancio del M5s all’indomani della sconfitta elettorale in Umbria.

E aggiunge: “Sicuramente non è edificante dar sempre la colpa a qualcun altro, in questo caso all’alleanza col Pd. Bisogna fare un’analisi e un’autocritica. Per quanto mi riguarda, avevo sempre evidenziato la criticità del fatto che più funzioni si concentrassero in una sola persona. Quindi, la mia osservazione non era contro una determinata persona, ma sulla modalità di concentrazione e di esecuzione di determinate scelte. Quindi, bisogna immediatamente passare a una collegialità, a una meritocrazia, a criteri di trasparenza nella selezione delle persone nelle cariche istituzionali”.

La presidente della Commissione Finanze alla Camera spiega: “La meritocrazia e la trasparenza sono indice di garanzia dei nostri valori, della nostra etica e dei motivi per cui siamo nati. In caso contrario, andremmo a sbiadirci e quindi le persone non ci riconoscerebbero più. Va quindi messa in primo piano nel Movimento una logica di democrazia e di trasparenza. E in alcuni casi abbiamo visto delle scelte compiute più che altro sulla base di volontà di star dietro a una linea definita da pochissimi, anziché decisa da un’assemblea deliberante più collegiale. Tutto questo si riverbera nella insoddisfazione interna e nelle spaccature“.

Ruocco rifiuta categoricamente l’ipotesi che il M5s stia agli sgoccioli: “Ricordiamo che anche la Lega a un certo punto è arrivata ai minimi storici e poi si è risollevata. La verità è che Salvini, dopo la rottura di agosto, è voluto passare all’incasso dal punto di vista elettorale. Era anche evidente che noi 5 Stelle partissimo da una condizione estremamente svantaggiata sui numeri, dato che c’erano le clausole di salvaguardia sull’Iva da gestire, e che questo potesse avere delle ripercussioni sulle scelte dell’elettorato. E’ facile fare politica dall’opposizione, lasciando i conti per aria e passando all’incasso elettorale – continua – Ora stiamo parlando delle criticità del M5s, ma da qui a dire che gli altri sono tutti Santi e bravi e i 5 Stelle ha sbagliato e deve scomparire c’è un abisso. Non tutto quello che si ottiene si vede in termini elettorali. Quale sarà il momento giusto per staccare la spina a questo governo e andare a elezioni? Adesso in piena legge di bilancio assolutamente no. Una volta finita questa sessione, rifaremo il punto della situazione. Si stabiliranno degli obiettivi di medio e di lungo termine e si andrà avanti se ci saranno le condizioni”.

L'articolo Umbria, Ruocco: “Di Maio deve fare passo indietro? Sì e dovrebbe farsi aiutare da un gruppo. Servono democrazia e meritocrazia” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2MYsiL3
via IFTTT

M5s, Di Nicola: “Fiducia in Di Maio, ma serve elezione del capo politico e delle cariche interne. Alleanza col Pd? Valutare caso per caso”

L’alleanza col Pd non va archiviata, ma valutata caso per caso”. Primo Di Nicola, senatore del M5s, lancia la propria proposta per arginare il calo dei consensi: “Bisogna che gli attivisti eleggano le cariche interno al Movimento, compreso il capo politico. Luigi Di Maio? Ha la mia piena fiducia”.

L'articolo M5s, Di Nicola: “Fiducia in Di Maio, ma serve elezione del capo politico e delle cariche interne. Alleanza col Pd? Valutare caso per caso” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/336WYj3
via IFTTT

Elezioni Umbria, i cinquestelle devono uscire dall’algoritmo. E per farlo ci vuole coraggio

Matteo Salvini ha vinto, non ci sono dubbi, e vincerebbe anche se si votasse domani in tutta Italia. Inutile negare questa evidenza con formule politiche e analisi. Ma non si può allo stesso modo negare che questo governo in carica ha annunciato per la prima volta la costruzione di una vera rivoluzione nel Paese: la lotta seria all’evasione fiscale, la lotta alla corruzione, una vera politica ambientalista, infine la lotta alla privatizzazione della sanità.

Questi quattro punti sono la sostanza della foto di Narni. Questi punti sono i sentieri che bisogna percorrere obbligatoriamente, indipendentemente dal marketing del consenso. Questa logica politica presuppone un elemento: l’egoismo civico deve essere sotterrato per lasciar spazio a un sacrificio civico. Ovvero meno per tutti, meglio per tutti. Il futuro passa solo da questo sentiero, inutile far finta di niente o negarlo.

Il Paese non potrà mai essere un’isola sovranista che autarchicamente cercherà di risolvere tutto in casa propria chiudendosi, anzi barricandosi come in un Papete con la musica a palla. Le nuvole, i venti e i mari non hanno confini e ogni volta ci attraverseranno, e ogni volta ci sarà un’emergenza perché ormai questo accade da almeno otto autunni. Al sovranismo populista che propone muri e barricate si deve opporre una resistenza civica che invece crei un clima sociale tutto proiettato al bene comune di tutti e al graduale ridimensionamento delle diseguaglianze. Sarà molto complicato spiegarlo ai cittadini, ma sarà il compito dei prossimi anni.

Probabilmente ce lo spiegheranno e imporranno i nostri figli fra poco, come hanno già cominciato a fare con i Fridays for future. Quello che i leader fotografati a Narni devono fare è uscire dalla foto, dal post, uscire dal selfie, uscire dal tweet e scendere nella concreta, maleodorante e instabile realtà. Le parole di Giuseppe Conte che cita Domenico Modugno, ci fanno intuire che qualcuno lo ha capito e forse suggerisce una strategia efficace. Dentro la post-realtà, l’algoritmo di Salvini è imbattibile, quindi inutile inseguirlo in quel meta-mondo. La realtà è altra cosa.

Il tempo della realtà non soggiace all’algoritmo. Luigi Di Maio e i Cinquestelle devono provare a uscire dall’algoritmo che li tiene imprigionati e interpretare un tempo che non sempre segue le loro esigenze costitutive, ma che si fondano su quella elasticità immaginata da Gianroberto Casaleggio che prevedeva approcci per approssimazioni successive.

Il tempo che deborda dallo spazio annullato delle tecniche social è il vero campo nel quale dovrà nascere ciò che sognano oggi Beppe Grillo, Nicola Zingaretti, Pierluigi Bersani e Matteo Renzi. Il tempo necessità del ritmo e il Di Maio di questi giorni ci sembra un po’ impacciato e fuori sincrono.

Coraggio ci vuole, coraggio! Perché nessuno riuscirà più a tornare indietro su evasione, corruzione, ambiente e sanità. Questo è stato il grande risultato dei Cinquestelle assieme all’aver arginato la potenziale rivolta che il Paese rischiava. L’argine oggi non c’è più, ma per fortuna ci resta il tempo.

L'articolo Elezioni Umbria, i cinquestelle devono uscire dall’algoritmo. E per farlo ci vuole coraggio proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2BQ1Ixi
via IFTTT

Imola, sindaca M5s Sangiorgi annuncia dimissioni: “Attacchi continui dal Movimento, facevano muro. Dovevo fare il burattino”

“Mi aspettavo un appoggio dal Movimento 5 stelle nazionale, mi aspettavo che Imola fosse come un salotto dei big, perché siamo il terzo comune più grande amministrato dal movimento. Poi, la doccia fredda: quando sono andata a chiedere aiuto su alcune questioni importanti, ho ricevuto delle risposte imbarazzanti”. Lo ha detto, in un’intervista all’emittente locale ÈTv, Manuela Sangiorgi, sindaca di Imola eletta nel 2018 con il Movimento 5 stelle che ieri ha annunciato le proprie dimissioni. “C’è stato un muro e in buona parte ha contribuito Massimo Bugani. Dovevo fare il burattino, per 15 mesi sono stato un sindaco commissariato. Quando entravo in Comune era come entrare nella foresta dei pugnali volanti

courtesy E’TV Bologna

L'articolo Imola, sindaca M5s Sangiorgi annuncia dimissioni: “Attacchi continui dal Movimento, facevano muro. Dovevo fare il burattino” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/34euYK6
via IFTTT

Firme false M5s Palermo, la procura chiede condanne fino a 2 anni e 3 mesi per 14 imputati

La procura di Palermo ha chiesto la condanna a pene comprese tra un anno e 6 mesi e 2 anni e 3 mesi dei 14 tra attivisti e ex deputati regionali e nazionali dei 5 Stelle e di un cancelliere del tribunale per la vicenda delle firme false presentate nel 2012 a sostegno della lista del Movimento per le comunali. Sono accusati a vario titolo di falso e violazione della legge regionale del ’60 sulle consultazioni elettorali. Tra gli imputati l’ex deputato Riccardo Nuti, che nel 2012 era candidato sindaco, e le ex parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino: i tre esponenti si erano autosospesi dal comitato. I tre si erano avvalsi della facoltà di non rispondere davanti ai pm, rifiutando anche di lasciare agli inquirenti un campione della propria calligrafia.

Secondo la procura, Nuti ed un gruppo ristretto di attivisti, dopo essersi accorti che per un errore di compilazione le firme raccolte erano inutilizzabili, mettendo quindi a rischio la presentazione della lista, avrebbero deciso di ricopiare dalle originali le sottoscrizioni ricevute: in questo modo il vizio di forma era stato corretto. Da qui la contestazione della falsificazione materiale delle firme. A Nuti, per il quale non c’è la prova della commissione del falso materiale, si imputa, invece, l’avere fatto uso delle sottoscrizioni ricopiate: era lui, infatti, il candidato primo cittadino dei pentastellati nel 2012. Il cancelliere del tribunale finito nei guai, secondo l’accusa, avrebbe dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle.

Durante il processo un investigatore della Digos ha testimoniato che su circa duemila persone sentite 1.104 non avevano riconosciuto la propria firma. In pratica più della metà delle sottoscrizioni. Erano stati solo 668 quelli che le avevano riconosciute. L’inchiesta nacque da un esposto anonimo presentato nel 2016. Nei fogli allegati alla denuncia – cioè i moduli usati per raccogliere le firme – c’era un errore nel luogo di nascita indicato per uno dei candidati al consiglio comunale.

A raccontare in aula cosa sarebbe avvenuto quella notte è stato il teste principale dell’inchiesta: l’ex attivista Vincenzo Pintagro. “Quando quella sera di aprile del 2012 entrai nella sede del M5S e vidi Samanta Busalacchi e Claudia Mannino che stavano ricopiando le firme, mi misi a gridare: Ma siete pazzi? È una follia, è una grande cazzata. Ma, soprattutto, è un reato!”, ha ricordato il testimone. “Quella sera – ha spiegato – venne convocata una riunione nella sede per le ore 21 e io arrivai mezz’ora dopo. All’ingresso vidi Claudia Mannino e Samanta Busalacchi che stavano ricopiando delle firme. E chiesi: Ma cosa state facendo? Busalacchi mi rispose: C’è stato un errore formale su un luogo di nascita e quindi stiamo ricopiando le firme. Mi sono alterato ed entrai nella stanza più grande dove c’erano almeno quaranta persone, molti erano in piedi. E io dissi a voce alta: Vorrei sapere chi ha dato il permesso di fare questa enorme cazzata, è un reato penale. Mi rivolsi in particolare a due avvocati presenti, cioè Francesco Menallo e Giampiero Trizzino (consigliere regionale ma non coinvolto nel processo ndr). Ma la cosa finì lì”.

L'articolo Firme false M5s Palermo, la procura chiede condanne fino a 2 anni e 3 mesi per 14 imputati proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2pdzvxX
via IFTTT

Umbria, Verini (Pd): “Di Maio sbaglia a parlare di esperimento fallito. Dobbiamo ragionare insieme per competere con la destra”

“Di Maio parla di esperimento fallito in Umbria? Secondo me, sbaglia. E’ chiaro che questo esperimento, come lo chiama lui, ha avuto enormi limiti, perché pensato e partorito all’immediata vigilia della presentazione delle liste. Questo dialogo che io considero utile andava e andrebbe fatto con più tempo e approfondimento“. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus), il commissario del Pd in Umbria, Walter Verini, commenta le dichiarazioni del leader del M5s, Luigi Di Maio, sulla sconfitta elettorale alle regionali umbre.

“Il M5s – continua – ha preso il 7%. Ciò significa che il loro elettorato non ha avuto neanche tempo di metabolizzare quest’alleanza col Pd. Io credo che la colpa sia da individuare nella crisi profonda che sta vivendo il movimento. Il M5s deve decidere se continuare a fare l’anti-tutto, però sono poco credibili su questo punto, dal momento che hanno raccolto la sfida del governo e quindi devono misurarsi e allearsi con qualcuno. Qui c’è un tema importante, che peraltro pone quotidianamente anche Il Fatto Quotidiano, che invita i 5 Stelle ad assumere un profilo diverso”.

Verini spiega: “Abbiamo in Italia una destra che, pur avendo certamente divisioni interne, ha quasi il 48%. Poi c’è un centrosinistra con il Pd, che nel suo insieme ha il 30%. Se vogliamo competere con la destra e se il M5s non vuole condannarsi all’irrilevanza, dobbiamo ragionare insieme, e non per appiccicare i partiti, ma al fine costruire qualcosa che dia ossigeno anche al governo”.
E aggiunge: “Questo governo non può vivere una vita grama in cui deve ogni giorno misurarsi con le bandierine che le forze politiche mettono. Se si vuole continuare a issare bandierine, si commette un gravissimo errore. Questo governo non può vivacchiare. Deve lavorare bene e quindi bisogna dare il senso che non stiamo lì appiccicati per non andare alle elezioni, ma per dare un orizzonte al Paese”.

Verini si sofferma sul bilancio del Pd all’indomani del voto in Umbria: “Il problema è che c’è un sistema che ha dato tanto all’Umbria e che però da diversi anni era in forte crisi. E questo è stato l’epilogo. Negli anni scorsi come Pd avevamo già perso diversi Comuni in Umbria. Negli ultimi anni questo sistema si è chiuso in se stesso, ha continuato a fare cose buone ma non ha visto criticità, opacità, errori. Poi, anche in conseguenza di questa chiusura, siamo stati investiti da una drammatica questione morale. Io sono commissario in questa regione, perché nei mesi scorsi c’è stata una bufera giudiziaria sui vertici del Pd e quindi la crisi nella Regione. Quella di ieri è stata una sconfitta drammatica di alto valore simbolico e politico, ma non inaspettata”.

Il deputato dem sottolinea: “In questa batosta però va valutato anche che il Pd umbro ha ottenuto oltre il 22%. Tre mesi fa alle elezioni europee avevamo meno del 24%, includendo LeU, renziani e Calenda. Quindi, abbiamo perso un punto. Oggi si apre uno scenario inedito per noi, quello dell’opposizione in Regione, ma il Pd ha dato prova di essere ancora in piedi, pur colpito. Quindi, credo che si possa lavorare per ricostruire un’identità nuova del Pd e della sinistra in Umbria”.

L'articolo Umbria, Verini (Pd): “Di Maio sbaglia a parlare di esperimento fallito. Dobbiamo ragionare insieme per competere con la destra” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2qMrBf5
via IFTTT

M5s, Appendino: “Problema non è alleanza con Pd ma la destra che ha sempre più consensi. Di Maio? Leadership non in discussione”

“Il punto nostro non è tanto l’alleanza o meno con il Pd ma interrogarsi perché Meloni e Salvini hanno così tanto consenso. Luigi Di Maio? È il leader e non si deve mettere in discussione”. Così la sindaca di Torino, Chiara Appendino, in riferimento al voto delle regionali in Umbria e alle eventuali conseguenze sugli accordi politici tra il Partito democratico e il M5s.

L'articolo M5s, Appendino: “Problema non è alleanza con Pd ma la destra che ha sempre più consensi. Di Maio? Leadership non in discussione” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/348UiRV
via IFTTT

lunedì 28 ottobre 2019

Elezioni Umbria, i flussi: “Un elettore del M5s su due si è astenuto. Disorientamento e distacco per l’alleanza con il Pd”

Il laboratorio Umbria ha prodotto una disfatta. Non solo per il Pd, che qui governava da cinquant’anni, ma anche per il Movimento 5 stelle che fa segnare “il livello più basso mai raggiunto dal M5s dal 2013 ad oggi”. Lo certifica l’istituto Cattaneo, in un’analisi del voto che sembra confermare il commento di Luigi Di Maio. “Tutta la teoria per cui si diceva che se ci fossimo alleati con un’altra forza politica saremmo stati un’alternativa non ha funzionato. Il M5s va meglio quando va da solo”, ha detto il capo politico dei 5 stelle, confermando il post del Movimento pubblicato nella note. “Pd o Lega”, ha sottolineato Di Maio fanno “male lo stesso ai 5 stelle“. Parole che lasciano aperte una domanda: il patto civico con i dem sarà ripetuto dopo l’esperienza dell’Umbria? “Farò un incontro con i consiglieri di Emilia Romagna e Calabria e decideremo il percorso. Per le prossime Regionali la terza via il Movimento la può creare fuori dai due poli, il patto civico era un esperimento che non ha funzionato”, ripete il capo politico. Una posizione leggermente diversa da quella di Giuseppe Conte, secondo il quale l’appoggio congiunto di dem e 5 stelle a Vincenzo Bianconi è stato “un esperimento partorito tardi, ci si è mossi tardi. Si presta a varie valutazioni, lascio ai leader delle varie forze di fare le valutazioni, ma dico anche di prendersi del tempo, se un esperimento non è andato bene ci si può fermare a valutarlo, c’è tempo per fare riflessioni, ci sono altre competizioni regionali che ci aspettano”.

“Da M5s disorientamento e distacco per alleanza Pd” – Le analisi dell’istituto Cattaneo sembrano dare più ragione a Di Maio. “L’elettorato cinquestelle non sembra aver aderito alla nuova alleanza: in prevalenza manifesta disorientamento e distacco“, scrive il ricercatore Rinaldo Vignati in un’analisi sui flussi che si concentra sui dati di Perugia. La valutazione estesa all’intera regione certifica come “il bilancio dell’operazione giallo-rossa si presenta nettamente in perdita. Le forze di centrosinistra sommate a quella del M5s nel 2015 avevano raccolto 203mila voti, cioè quasi 50mila voti in più rispetto a quelli ottenuti domenica scorsa degli stessi partiti (153.784). In termini percentuali, l’esperimento giallo-rosso ha perso 21 punti, vedendo scendere i loro consensi dal 57,9% al 36,8%”, ragionano Marco Valbruzzi, Davide Pellegrino e Matteo Pascale Guidotti Magnani. A livello numerico alle ultime regionali del 2015 “il partito di Di Maio aveva ottenuto circa 51mila voti ed oggi si è arrestato sulla soglia dei 31mila, con un calo che in termini percentuali corrisponde a 7,2 punti. In pratica, nel giro di cinque anni il M5s ha dimezzato i suoi consensi, passando dal 14,6% al 7,4% dei voti”.

“Un elettore M5s su due si è astenuto” – Che fine hanno fatto quegli elettori che avevano scelto i 5 stelle? Per provare a rispondere a questa domanda, l’istituto Cattaneo confronta i dati regionali con quelli delle eurooee e delle ultime politiche. I flussi raccontano che “quasi la metà dell’elettorato che il 4 marzo 2018 scelse il M5s oggi si astiene. Si conferma dunque la tradizionale debolezza del M5s nel mobilitare il proprio elettorato nelle consultazioni locali”. Ma non è solo “l’allergia” per le competizioni regionali dei grillini ad avere contribuito alla debacle. Perché “è plausibile affermare che questa scarsa mobilitazione dell’elettorato grillino sia dovuto a un fondamentale disorientamento per un’alleanza con un partito (il Pd) che, negli anni scorsi veniva indicato da tutti gli esponenti del M5s come il principale nemico (gli attacchi al “partito di Bibbiano” risalgono a pochi mesi or sono e sul fuoco delle indagini che hanno colpito la giunta umbra i cinquestelle hanno soffiato parecchio)”.

“Alla Lega 1/5 dei voti del M5s” – Dove sono finiti gli elettori dei 5 stelle che non si sono astenuti? Semplice: hanno votato soprattutto Salvini. “È la Lega la principale beneficiaria dei voti in uscita dal M5s (il flusso verso il partito di Salvini è al 3,6% del corpo elettorale, circa 1/5 dell’originario bacino cinquestelle)”. Addirittura “dall’ampio bacino di consensi accumulato nel 2018, la quota che si dirige verso il partito di Salvini è persino superiore a quella di chi conferma il voto per le cinque stelle. Il Pd e gli altri simboli della coalizione di centrosinistra beneficiano in misura trascurabile di voti ex grillini”. È soprattutto il patto col Pd ad aver fatto male ai grillini. “Di certo – conclude il ricercatore Rinaldo Vignati – l’elettorato cinquestelle non sembra aver aderito alla nuova alleanza: in prevalenza manifesta disorientamento e distacco. Nemmeno nel centrosinistra la nuova alleanza sembra aver suscitato entusiasmo: le perdite che i flussi stimano verso il centrodestra potrebbero essere il segno che una parte degli elettori di questo partito non si riconosce in questa alleanza”. Concetto confermato anche dell’istituto Swg, secondo il quale il 54% degli elettori M5S non ha approvato l’accordo con il Pd. Tra i dem, i numeri sono più contenuti: il 38%. Secondo l’analisi rispetto alle europee il 76% degli elettori del Pd ha confermato la loro scelta, mentre solo il 61% degli elettori di M5s ha fatto altrettanto.

“Umbria regione rossa? Ora è verde” – Sulla vittoria della Lega, gli analisti del Cattaneo spiegano come si tratti di un turno elettorale che conferma definitivamente una tendenza già anticipata dalle Europee: l’Umbria “è sempre più assimilabile, sul piano elettorale, a una regione verde“, mentre “si può definitivamente abbassare il sipario sulla tradizionale ‘subcultura rossa“. Anche perché “oltre il 60% delle amministrazioni comunali umbre è già controllato dalla coalizione di centrodestra”. La vittoria del partito di Salvini è dovuta all’affermazione della Lega nei piccoli comuni. “L’impatto di questo dominio elettorale leghista – sottolinea il Cattaneo – si può notare anche osservando la distribuzione geografica dei consensi per il partito di Salvini nel territorio comunale umbro. Le Lega risulta il partito più votato nel 90% dei comuni dell’Umbria, con una concentrazione dei consensi leggermente più forte nelle aree esterne dei territori di Assisi, Foligno e Terni”. In Umbria, storicamente, la vittoria andava al Pd – e in precedenza ai Ds e al Pci – perché era un partito capace di vincere nelle città periferiche: “La Lega ottiene i suoi migliori risultati elettorali nei comuni delle ‘aree interne’ (quelli intermedi o periferici) e in quelli di collegamento con le grandi aree urbane”. Opposto il giudizio su dem e grillini: “Sia il Pd che il M5s ottengono i loro peggiori risultati proprio nei comuni di ‘periferia’ – rispettivamente, 19,1% e 5,3% – cioè laddove risulta più elevato il consenso alla Lega”.

L'articolo Elezioni Umbria, i flussi: “Un elettore del M5s su due si è astenuto. Disorientamento e distacco per l’alleanza con il Pd” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2Juyzfo
via IFTTT

Umbria, Gomez: “M5s ricordi che governo nazionale è cosa diversa da quello regionale. Di Maio? Non ci sono leader alternativi a lui”

“È evidente che nel M5s adesso si apra la crisi. Il problema è che allo stato attuale non ci sono sulla piazza leader alternativi a Di Maio. Quello che dovrebbero fare i gruppi parlamentari del M5s è alzare il sedere, uscire dal palazzo e, se hanno intenzione di presentarsi alle elezioni regionali in Emilia Romagna, cominciare da subito una campagna elettorale in quella regione, ricordando che una cosa è il governo nazionale e un’altra cosa è quello delle Regioni“. E’ il commento pronunciato a “L’aria che tira” (La7) sul voto alle elezioni regionali in Umbria da Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it e di Fq Millennium.

Gomez spiega: “Molti osservatori e anche i 5 Stelle si sono convinti del fatto che il motivo principale per cui il M5s venisse votato era il reddito di cittadinanza. Questo era vero ma non completamente, perché altrimenti non si spiegherebbe come mai nelle elezioni regionali siciliane, ben prima del reddito di cittadinanza, i 5 Stelle abbiano preso più del 30% dei voti. La verità è che i 5 Stelle sono stati sempre visti come movimento anti-corruzione e anti-casta. Ma nel momento in cui in Umbria denunci anche penalmente una giunta regionale retta dal Pd e meno di sei mesi dopo corri con lo stesso Pd alle regionali, il minimo che un elettore 5 Stelle è che tu ti sia venduto e che sia entrato nel palazzo“.

Il direttore del Fatto online aggiunge: “Secondo me, bisogna semplicemente uscire da un equivoco. In Germania socialisti e popolari governano insieme a livello nazionale, ma corrono divisi nelle elezioni regionali e governano in maniera diversa nei vari länder. Quindi, non c’è alcuna necessità per cui Pd e M5s debbano correre insieme in ogni regione. Possono esserci delle occasioni, come, ad esempio, in Lombardia e Veneto, dove il Pd è stato sempre all’opposizione e magari avrebbe un vantaggio a correre col M5s. E lo stesso M5s – continua – potrebbe essere avvantaggiato da questa alleanza. Ma pensiamo alla Calabria, dove è stata appena chiusa una inchiesta giudiziaria ed esponenti del Pd sono accusati di associazione a delinquere. Il M5s e il Pd potranno mai trarre vantaggio nel correre insieme alle regionali in Calabria con un candidato unico?”

L'articolo Umbria, Gomez: “M5s ricordi che governo nazionale è cosa diversa da quello regionale. Di Maio? Non ci sono leader alternativi a lui” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2pVjc8X
via IFTTT

Umbria, Corrao (M5s): “Campagna elettorale sbagliata. Ora usciamo dai palazzi e torniamo in piazza. Abbiamo bisogno di Di Battista”

Elezioni regionali in Umbria? Abbiamo preso una lezione durissima e dobbiamo assolutamente voltare pagina. Dobbiamo levarci la cravatta, toglierci dai palazzi e tornare in piazza. Abbiamo bisogno di Di Battista e di tutti quelli che ci hanno messo la faccia dal primo momento. In caso contrario, se si persevera negli errori, il risultato sarà sempre peggiore”. E’ il ‘mea culpa” dell’europarlamentare del M5s, Ignazio Corrao, nel corso della trasmissione “Omnibus”, su La7, a proposito della débâcle subita dal Movimento in Umbria.

Corrao cita l’esperienza delle regionali siciliane (“abbiamo corso da soli contro 11 liste a sostegno di Musumeci e abbiamo rischiato di vincere”) e spiega: “In Umbria è stata una campagna elettorale sbagliata, è stato un percorso fatto in maniera molto affrettata e ovviamente questa cosa i cittadini umbri ce l’hanno fatta pagare. E’ chiaro che se ci presentiamo in Umbria insieme a quelli che governano da 50 anni e che hanno lottizzato da sempre il potere, quella identità la perdi e i cittadini non te la riconoscono. E’ stato un errore su cui oggi dobbiamo assolutamente riflettere e cercare di fare un percorso che ci riporti alla nostra identità quanto più velocemente possibile. Il Pd in Umbria – continua – poteva godere di un voto strutturato, mentre quello nostro è alternativo, cioè è il voto di chi crede che bisogna voltar pagina. Abbiamo regalato il ruolo di voto alternativo a Salvini, che non è né innovativo, né alternativo, visto che rappresenta coalizioni e persone che sono sempre state al potere. Ed è un errore perché il M5s riesce a infiammare e a essere alternativo se rimane coerente con la sua identità diversa rispetto a quelli che sono sempre stati al potere”.

Alla domanda della conduttrice, Gaia Tortora, che gli chiede se il M5s potrebbe tornare a un’alleanza con la Lega, il politico pentastellato risponde: “Assolutamente no”.
E ribadisce: “È chiaro che quella di Di Maio è una scelta che va messa in discussione, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Quando giochiamo a copiare e a imitare quello che hanno sempre fatto i partiti, allora il risultato è che la gente non riconosce più lo spirito che ha sempre mosso il M5s. Abbiamo probabilmente perso la bussola. Ci siamo messi a fare il gioco dei palazzi e il gioco dei palazzi non funziona. Quindi – prosegue – rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di ricostruire quella identità e quel movimento collettivo che ha fatto innamorare tanti italiani e che ha dato speranza a milioni di persone. Noi abbiamo questa responsabilità, abbiamo bisogno di riportare la bussola su quella direzione, cioè dell’alternativa positiva e della costruzione di un Paese migliore”.

Corrao conclude: ” La competenza in politica spesso viene letta male. Si prendono professoroni, persone note della tv, persone che hanno un grande curriculum, ma loro non hanno nessuno stimolo interiore che è quello che ci ha portato a costruire un’alternativa. Il M5s è arrivato a prendere più del 30% alle scorse elezioni politiche, perché è fatto da persone normali che hanno deciso di mettersi in gioco per combattere contro un sistema autocratico e lontano dai bisogni dei cittadini. Se il M5s fa questo, allora è fortissimo e detta la linea a tutta la politica italiana”.

L'articolo Umbria, Corrao (M5s): “Campagna elettorale sbagliata. Ora usciamo dai palazzi e torniamo in piazza. Abbiamo bisogno di Di Battista” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/32VsyzU
via IFTTT

Elezioni Umbria, Paragone: “Alleanza col Pd non ha senso. Conte, Grillo e Fico sbagliano a insistere, torniamo a fare il Movimento”

Questa alleanza non ha senso, non è logica. Per questo non siamo stati coerenti, e le persone lo hanno capito. Bisogna tornare a fare il Movimento”. A dirlo, il senatore del M5s, Gianluigi Paragone, commentando la sconfitta del candidato presidente in Umbria appoggiato dai 5 stelle e dal Pd, Vincenzo Bianconi.

L'articolo Elezioni Umbria, Paragone: “Alleanza col Pd non ha senso. Conte, Grillo e Fico sbagliano a insistere, torniamo a fare il Movimento” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2Jv21Sn
via IFTTT

Elezioni Umbria, Meloni: “Molti moderati ed ex di sinistra ci sostengono. Conte? Scandalose sue parole. Se fossi al governo, mi dimetterei”

Elezioni Umbria? Trovo scandaloso che Conte si permetta di dire che ‘valgono il 2% della popolazione’. Ma chi? Loro? Hanno fatto il governo con 60mila persone che hanno votato sulla piattaforma Rousseau. E dobbiamo pure vedere se sono vere. Quelle vanno bene e 700mila umbri che votano no? Ma di cosa stiamo parlando? E’ chiaramente un racconto che viene manipolato sulla base dell’interesse di questa gente che è quello di rimanere abbarbicati alla poltrona“. E’ il duro attacco pronunciato ai microfoni di “Non stop news”, su Rtl 102.5, dalla deputata di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, contro il presidente del Consiglio e il governo giallorosso, a proposito delle elezioni regionali in Umbria.

Meloni, che si definisce ‘entusiasta’ e ‘molto felice’ per il buon risultato del suo partito, aggiunge: “Quello da fare per accelerare la caduta del governo Conte l’abbiamo fatto ieri notte. Che cosa farà ora questo governo non lo so dire. Noi e qualche centinaio di migliaio di umbri abbiamo tutti detto cosa il popolo e la gente si aspetta. Col mio carattere e per come vedo io le cose, avrei rassegnato le dimissioni ieri stesso. Quando tutto il governo si presenta in chiusura di campagna elettorale in Umbria, sono loro che stanno mettendo la fiducia sul governo, come se ci fosse bisogno ancora di sapere che gli italiani non vogliono questo esecutivo. Quando poi arriva un ceffone come quello, democratico, che gli umbri hanno dato al governo, non puoi fare finta di niente – continua – Ciò non toglie che più vanno avanti, più rimangono incollati alla poltrona contro la volontà popolare e peggio andranno quei dati. Quindi, io suggerisco alla maggioranza di avere un attimo di lucidità e prendere atto che nella vita quando perdi, ti fai da parte, fai misurare qualcun altro, e poi si vede come vanno le cose. Così funziona la democrazia. Purtroppo queste persone hanno un’idea totalmente distorta della democrazia per cui le istituzioni vanno piegate a loro piacimento. Ma francamente penso sia scandaloso“.

E annuncia: “Continueremo a fare del nostro meglio per far capire a questo governo con risultati schiaccianti anche nelle elezioni regionali che la gente vuole che vadano a casa. La mozione di sfiducia è un tema non troppo dirimente perché i numeri in Parlamento li conosciamo. Il punto è che quei numeri non sono quelli del Paese. Se potessi far votare agli italiani, una mozione di sfiducia a questo governo la presenterei loro domani, ma se la presentiamo con questo Parlamento temo che le cose non cambieranno, perché questo Parlamento è fatto da un sacco di gente che se si va a votare va a casa. Quindi, i margini per cambiare la maggioranza in queste ore non ci sono”.

La presidente di FdI rivela: “Ho incontrato tanta gente che mi ha confidato di avere una crisi esistenziale perché ha votato per tutta la vita a sinistra e adesso si sente più rappresentata dalla mie battaglie sociali. E io li capisco. C’è un pezzo di gente che ha votato per una vita a sinistra in buona fede perché stava a fianco del popolo e degli ultimi. E oggi invece abbiamo una sinistra sempre più schierata con le grandi concentrazioni economiche e coi poteri forti e che addirittura ti fa anche la morale”.

Poi attacca il quotidiano Repubblica (“ho ricevuto palate di letame“) e chiosa: “Molta parte dell’elettorato che si considererebbe moderato sta sostenendo Fratelli D’ Italia. Il segreto del successo di FdI e probabilmente anche della Lega è proprio la concretezza. Mentre altri ti parlano di cose surreali come il grande problema del ritorno del fascismo e lo Ius Soli, la gente che non arriva a fine mese, perché non so se qualcuno se n’è accorto, ma in Italia non esiste più la classe media”.

L'articolo Elezioni Umbria, Meloni: “Molti moderati ed ex di sinistra ci sostengono. Conte? Scandalose sue parole. Se fossi al governo, mi dimetterei” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2Pru7BM
via IFTTT

M5s, Buffagni: “Esperimento con Pd è fallito. Di Maio resti capo politico. Conte? Condivida di più il lavoro con noi”

“L’esperimento col Pd è fallito, lo dicono i numeri”. Così Stefano Buffagni, sottosegretario al ministero dello sviluppo Economico ha commentato i risultati delle elezioni regionali in Umbria. “Il capo politico è Di Maio che è la persona migliore che abbiamo – ha aggiunto a Roma, a margine dell’evento di Poste italiane sui piccoli comuni italiani – dopo di che questo non significa non allargare la catena di comando come chiedono in tanto, fermo restando che lui è un perno importante. Io sono cresciuto nell’antiberlusconismo che non ha mai portato profitti, bisogna lavorare per costruire, non per combattere qualcuno, a maggior ragione se quel qualcuno stava con me al governo fino a tre mesi fa. Dobbiamo tornare – sottolinea Buffagni – a raccontare la visione di Paese che abbiamo e che forse non sappiamo più raccontare”. Cosa fare dunque per i prossimi appuntamenti elettorali regionali? “Correre da soli come Movimento o con delle liste civiche, ma dico anche che non siamo mai obbligati a candidarci ovunque. Le cose si devono fare quando possiamo fare la differenza. Io devo andare col Pd per far cosa? Qui non si parla mai di qual’è l’obiettivo”. La foto di Narni? “Non vi posso dire cosa ho pensato” sorride Buffagni “diciamo che non porta bene fare le foto così”

L'articolo M5s, Buffagni: “Esperimento con Pd è fallito. Di Maio resti capo politico. Conte? Condivida di più il lavoro con noi” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2ooNXmd
via IFTTT