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giovedì 26 marzo 2020

Coronavirus, Perilli (M5s) a Salvini: “Monumento all’incoerenza, lei voleva tutto aperto”. Bagarre in Senato. Casellati: “Basta urlare”

Bagarre in Senato nel corso dell’intervento del capogruppo M5S, Gianluca Perilli. “Ci deve essere coerenza, i comportamenti devono essere credibili. Senatore Salvini, si ricorda quando diceva che bisognava riaprire tutto? Lei è un monumento all’incoerenza. Si può fare finta che la pensiamo tutti allo stesso modo, ma io non faccio finta”, ha detto il senatore pentastellato facendo insorgere i parlamentari del Carroccio e delle altre opposizioni. Le urla hanno costretto la presidente Elisabetta Casellati a intervenire: “Senatori, per cortesia. Abbiamo detto collaborazione. Tenete le mascherine o smettete di urlare. Se devo interrompere l’aula ditemelo”, ha detto.

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martedì 24 marzo 2020

Coronavirus, Crimi (M5s) contro l’Ue e il Mes condivide l’appello di 67 economisti: dalla Bce al Fiscal compact, ecco cosa chiedono

Una presa di posizione contro “l’attuale classe dirigente europea” che di fronte all’emergenza coronavirus non ha capito che “le idee che hanno guidato finora la politica economica sono profondamente sbagliate“. Una richiesta rivolta a Ue e Bce per chiedere di cambiare rotta, di abbandonare il Fiscal compact e di seguire la via tracciata dal “whatever it takes” di Mario Draghi. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, nei giorni in cui a Bruxelles si discute dei possibili strumenti che consentano agli Stati membri dell’Ue di affrontare adeguatamente le conseguenze della pandemia, condivide l’appello pubblicato sulla rivista Micromega e sottoscritto da 67 economisti italiani, a cui a loro volta hanno aderito anche altri 36, portando le firme a oltre cento (qui l’appello).

Sono per la maggior parte professori delle università italiane, a partire da La Sapienza di Roma, passando per molti altri atenei italiani, dalla Bocconi di Milano alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Ripercorrono le prime affermazioni della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che a loro dire hanno fatto perdere di “credibilità” la retromarcia annunciata successivamente con un Quantitative easing da 750 miliardi. Ma chiedono anche una revisione delle “regole di funzionamento dell’Unione”. Infine, sul Fondo salva-Stati (Mes), affermano che “non è in grado di salvare nulla” ma è anzi “uno strumento di disciplina che gli Stati egemoni vogliono usare per imporre il loro dominio su quelli che cadano in difficoltà”.

Crimi, con un post su Facebook e sul Blog delle Stelle, spiega che sottoscrive l’appello “perché molti dei punti da loro proposti mi trovano assolutamente d’accordo. Purtroppo, l’Europa dei vincoli e dell’austerità resiste, non ha ancora mollato gli ormeggi. Se non si deciderà a farlo una volta per tutte, questa sarà la sua condanna“, scrive il capo politico del M5s. Sul meccanismo di stabilità la posizione è netta: “Il Mes è una delle zavorre di cui ci dobbiamo definitivamente liberare per costruire finalmente l’Europa del XXI secolo, un’Europa che sia in grado di sopravvivere ai cambiamenti che stiamo vivendo e di dare risposte ai popoli che ne fanno parte”.

Ecco le richieste contenute nell’appello
Nel loro appello gli economisti italiani formulano quattro richieste che a loro dire sono necessarie nell’immediato, tutte rivolte alla Bce. Innanzitutto, la Banca centrale europea deve riaffermare che “è disposta ad interventi illimitati in base a quanto necessario”. Inoltre, gli acquisti di titoli pubblici non devono avvenire più “in base alle quote di capitale della Banca che ogni Stato possiede, ma in base alla necessità di contrastare la speculazione”. La Bce deve anche annunciare che i titoli sovrani acquistati “saranno rinnovati indefinitamente”. Infine, deve trovare “la formula giuridica compatibile con i Trattati per acquistare a titolo definitivo bond senza scadenza emessi dagli Stati, con rendimento zero o prossimo allo zero, da collocare poi presso le Banche centrali nazionali”.

Guardando al futuro e al post-emergenza, l’appello rivolge cinque richieste ai governi dell’Unione europea. In primis, abbandonare l’idea “che la crescita dell’economia possa essere affidata alle sole esportazioni“. Quindi prendere atto che le prescrizioni contenute nel Fiscal compact “vanno lasciate cadere” e concordare che “il pareggio di bilancio debba valere solo per le spese correnti“. Gli economisti sottolineano anche che la politica fiscale può essere “usata in funzione anticongiunturale, anche se ciò comporta un deficit pubblico o un suo aumento”. Infine, chiedono di abbandonare “i criteri di sorveglianza basati su parametri inaffidabili come il Pil potenziale e l’output gap“.

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lunedì 23 marzo 2020

Coronavirus, Barillari fa contro-informazione su sito con indirizzo simile alla Regione Lazio: denunciato. E il M5s lo segnala ai provibiri

Davide Barillari lancia il suo sito di controinformazione sul coronavirus e la sanità laziale, caricandolo sul dominio saluteregionelazio.it. Prendendosi però una denuncia alla Polizia postale annunciata dall’assessore regionale Alessio D’Amato e la perentoria presa di distanze di tutto il gruppo del M5s Lazio.

Sta creando polemiche l’iniziativa del consigliere pentastellato, già capogruppo nella prima parte della scorsa legislatura e da sempre molto attivo sul fronte della sanità, che solo pochi giorni fa su Twitter aveva annunciato con una sezione apposita “dedicata alla pandemia Covid-19”. Ma il sito già a partire dall’url utilizzato, secondo la Regione potrebbe essere confuso con il sito istituzionale salutelazio.it, messo a disposizione dall’Ente per informare la cittadinanza sull’evolversi dell’epidemia nel territorio. “Attenzione alle truffe e alle fake news – ha commentato D’Amato – girano siti non ufficiali che fanno riferimento ai canali ufficiali regionali ‘Salute Lazio’. Si sta predisponendo una denuncia alla Polizia postale”.

Sul sito questa mattina campeggiava il logo del M5s, motivo per il quale la capogruppo Roberta Lombardi, dopo essersi dissociata e aver definito “fraudolenta” l’azione del collega, ha scritto una lettera in cui lo invita a chiudere il sito “e se questo non avverrà si valuteranno le azioni conseguenti”.

Barillari, contattato poco dopo dall’agenzia Dire, ha replicato: “Non lo chiuderò perché non vedo alcun problema, in questo sito non c’è nulla di male né di strano. C’è scritto subito nella homepage che non si tratta di un sito istituzionale né ufficiale. Lì dentro ci sono tutti i miei atti ufficiali prodotti e altre informazioni che si possono tranquillamente fornire”. Non solo: “Visto il caos che si è sollevato ho tolto subito il simbolo, anche se in tante occasioni da consigliere Cinque Stelle l’ho usato e non capisco perché non avrei dovuto farlo in questa circostanza. La verità – attacca Barillari – è che questa iniziativa dà fastidio all’atteggiamento appassionato di alcuni miei colleghi verso Zingaretti”.

Mentre anche il Partito democratico minaccia di adire alle vie legali, nel M5s è partita la segnalazione ai probiviri pentastellati: “Ho già comunicato informalmente ai probiviri questa azione grave – ha spiegato Valentina Corrado – Prima ancora del nostro regolamento abbiamo un dovere: fare le cose come si deve, nell’interesse dei cittadini. Ha fatto una cosa di una gravità inaudita, un’azione infantile, e mi dispiace che non lo capisca. Siamo in una pandemia, ci vuole serietà”. In questo momento, il portale appare senza il logo del M5s ed è stata aggiunta una dicitura in rosso che specifica che “questo sito internet non è riconducibile in alcun modo a nessun sito istituzionale della Regione Lazio”, linkando anche l’url www.salutelazio.it.

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martedì 17 marzo 2020

Sanità privata, autonomie e fisco: tre modelli che il virus ha messo in crisi e che vanno ripensati

Presto la Bce, l’Europa come la conosciamo, gli Stati nazionali, gli Usa, l’Uk… il mondo intero sarà presto travolto dal virus. E’ una constatazione. Capisco lo scetticismo di alcuni governanti – si è vissuto i primi giorni anche in Italia, prima di assistere al rapido diffondersi del contagio – ma l’unico antidoto per contrastare la pandemia passa per il cambiamento delle nostre regole sociali. E’ il solo modo per salvare vite umane.

In tal senso, le parole della presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde sono state l’emblema della sottovalutazione del momento storico che stiamo vivendo. I dati parlano chiaro: i morti nel mondo superano quota 6.000, in Europa sono oltre 1.900 al 15 marzo 2020 e l’escalation dei contagi hanno fatto saltare lo schema di tutte le nostre vite private, di tutte le nostre abitudini.

Se in sole 24 ore è stata stravolta la scala delle priorità delle nostre vite private in tutto il mondo provocando un sicuro effetto sui nostri ordinamenti sociali, sta accadendo qualcosa di più grosso, sta saltando lo schema politico ed economico che ci ha governato per un intero secolo, non molto diverso da quello che accaduto nel 1348 con la peste nera che provocò un mutamento profondo nella società dell’Europa medievale, tanto che fu impossibile successivamente mantenere i modelli culturali del XIII secolo.

In questo momento mi concentrerò sui primi tre modelli in crisi evidente e i possibili cambi di rotta che una politica seria deve chiedere. Parliamo di salute, democrazia ed economia. Il primo schema a essere messo sotto pressione è stato il sistema sanitario lombardo, tanto decantato e osannato, che resiste grazie alla straordinaria abnegazione degli operatori sanitari che non dovremmo mai smettere di ringraziare e sostenere. Come dimenticarsi di quei tagli, privatizzazioni, logica economica applicata alla salute, vincoli alla spesa e spending review che hanno reso impossibile la reazione del nostro sistema sanitario nei confronti di una vera emergenza? Questo è il primo cambio di rotta che bisogna imprimere e il primo decreto del governo con importanti investimenti sanitari e 20mila assunzioni è un buon inizio.

A cadere sotto il peso dell’emergenza Coronavirus è anche il modello che tanto ha affascinato politici e commentatori i quali hanno convinto sempre più persone a rivendicare autonomie ovunque, ad agire come corpi separati, regionali, comunali, di quartiere, fino al giardinetto di casa; poi, di soprassalto, siamo stati catapultati nella realtà senza paracadute, e scopriamo che senza le stesse regole, senza la volontà di considerarci un organismo unico nazionale e poi planetario diventiamo tutti mosche schiacciate sul parabrezza.

In tutti i momenti in cui non c’è stato un quadro unitario di azione, il virus si è rafforzato e si è dato spazio alla sua diffusione. Questo è il secondo evidente cambio di rotta che va impresso con una vera riflessione costituzionale sull’assetto delle nostre istituzioni che centralizzi, riorganizzi le rappresentanze, ridefinisca i poteri delle autonomie affinché gli enti locali possano rappresentare ed esercitare il loro ruolo a livello nazionale con maggior coralità e unità di intenti, in un meccanismo istituzionale non più frammentato e cacofonico.

Il nostro sistema è crollato anche in assenza di un’economia di Stato. A questo il governo Conte ha dato l’unica risposta possibile dopo lo smantellamento dell’Iri e la sbornia delle privatizzazioni in Italia, quale l’istituzione del Commissario Arcuri per gli acquisti centrali e le riconversioni produttive. E’ chiaro che con le privatizzazioni degli ultimi 30 anni il sistema economico del Paese è diventato più debole, indebolendo anche il settore produttivo privato che ha perso punti di riferimento, guide e stimoli di player industriali nazionali. Ed oggi quando assistiamo alle difficoltà di reperire materiale sanitario indispensabile, a partire dalle mascherine, ci rendiamo conto quando anche un qualsiasi Paese europeo, con il nostro stesso modello economico, risulta drammaticamente esposto.

Questo è il terzo evidente cambio di rotta che diventa indispensabile se pensiamo che debba esistere ancora un’idea di Stato e di Nazione nei prossimi decenni che non lasci la guida del nostro paese in mano a multinazionali con sede nei paradisi fiscali o in mano ad altri Stati esteri con modelli economici molto più resistenti e adeguati dei nostri. E questo significa riscrivere tutte le regole.

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mercoledì 4 marzo 2020

Regionali M5s, Crimi: “Voto online per decidere se allearsi col Pd in Liguria. Correremo da soli in Puglia, Marche, Toscana e Veneto”

Dopo settimane di stallo, aggravate dalle difficoltà per l’emergenza coronavirus, il capo politico reggente M5s Vito Crimi ha deciso: saranno gli iscritti in rete a stabilire se il Movimento si alleerà con il Pd o meno alle prossime Regionali in Liguria. Il quesito che sarà sottoposto agli utenti è: “Sei d’accordo, alle condizioni esposte, ad aprire una trattativa con il Partito Democratico e con altre forze civiche e politiche, per le prossime elezioni regionali in Liguria?”. Il voto è stato programmato dalle 12 di giovedì 5 marzo alle 12 di venerdì 6 e sarà rivolto a tutti gli utenti liguri della piattaforma Rousseau. Crimi ha anche elencato una serie di punti “che dovranno per forza entrare nell’eventuale “patto”: dalla lotta al dissesto idrogeologico alle pressioni con il governo nazionale per la revoca della concessione ad Autostrade. Ci sarà, anche se non è stato specificato quando, anche una consultazione in rete sulla Campania. Invece, ha detto sempre il leader in un post pubblicato sul Blog delle Stelle, nelle Regioni restanti in cui si voterà in primavera (Marche, Puglia, Toscana e Veneto) il Movimento correrà da solo.

Si tratta di una decisione attesa e di fatto strutturale per il Movimento in un momento di forte difficoltà e calo dei consensi. Il caso Liguria è dibattuto all’interno da settimane. Il 17 febbraio scorso c’è stata un’assemblea pubblica tra attivisti che avevano appunto chiesto di poter fare un voto online. La candidata scelta dalla rete a gennaio era infatti Alice Salvatore, consigliera regionale M5s uscente. Ma il dialogo con il Partito democratico e altre forze civiche ha fatto emergere nelle scorse settimane la possibilità di convergere su un altro nome civico che possa guidare un unico schieramento. Tra i nomi emersi, in testa, c’è il civico e giornalista del Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa. Che però il 26 febbraio ha protestato ufficialmente per la lentezza delle decisioni, lamentando il tempo perso per una campagna elettorale non ancora partita e “il comportamento penoso dei vertici M5s”. Oggi infine, dopo incontri e discussioni, il primo segnale di Vito Crimi.

Il capo politico reggente, nella lunga lettera rivolta agli iscritti 5 stelle, ha cercato di spiegare i motivi che spingerebbero il M5s a decidere di fare alleanze alla prossime Regionali. Il primo esperimento è stato in Umbria a fine ottobre scorso, dove i 5 stelle, nonostante l’accordo con il Partito democratico hanno perso. Una botta molto difficile per il M5s, che ha pagato i malumori della base per il dialogo con i dem. Tanto che subito dopo, alle elezioni in Calabria ed Emilia-Romagna di fine gennaio, hanno invece scelto di andare da soli. Crimi nel suo post è partito da lontano, ricordando il perché dalle scorse elezioni Politiche hanno scelto di sedere al tavolo con i democratici. “Dopo il voto del 4 marzo 2018, il Movimento 5 stelle ha dovuto fare delle scelte”, è stato appunto l’esordio del leader in carica da dopo le dimissioni di Di Maio. “In due occasioni abbiamo chiesto a voi di esprimervi per decidere insieme se andare al governo con altre forza politiche. In entrambe le occasioni ci avete dato mandato di assumerci questa responsabilità. Sono stati passaggi importanti, che ci hanno portato a scelte coraggiose”. E ha continuato: “Abbiamo scelto di sottoscrivere un contratto di governo prima e un programma poi sulla base di punti condivisi, senza mai perdere di vista i nostri valori ed obiettivi, che mai sono cambiati. Adesso davanti a noi abbiamo la sfida elettorale in sei regioni e siamo chiamati nuovamente a fare delle scelte”.

Il fronte più urgente è appunto la Liguria. Dove la corsa si prospetta molto complicata, contro il centrodestra dell’uscente Giovanni Toti avanti nei sondaggi. “E’ giunto il momento di compiere una scelta”, ha scritto ancora Crimi. “Una scelta che, anche in questo caso, metta al centro la rinascita e il rilancio di questa splendida terra che, soprattutto recentemente, ha dovuto affrontare grandi sofferenze e difficoltà”. Quindi “dobbiamo decidere insieme se proseguire il percorso da soli, con il nostro candidato presidente, o se aprirci alla possibilità di realizzare un patto con altre forze civiche e non solo, anche eventualmente rinunciando al nostro candidato presidente a favore di un candidato civico“.

Il patto eventuale in Liguria dovrà contenere una serie di “proposte concrete” che tutti dovranno impegnarsi a rispettare e che dovrà contenere “necessariamente almeno uno dei punti elencati sul Blog dal capo politico M5s”. La lista va da un “piano straordinario emergenziale per il contrasto al dissesto idrogeologico”, a un piano per “la riduzione del consumo di suolo (Obiettivo Cemento Zero)”; poi “iniziative di contrasto ai cambiamenti climatici e riduzione delle fonti fossili”; “rilancio sanità pubblica e stop alla privatizzazione degli ospedali”, “impegno a promuovere presso il governo nazionale ogni iniziativa volta a revocare le concessioni autostradali ad Autostrade per l’Italia”; “realizzazione del progetto esecutivo della Gronda secondo gli esiti dell’analisi costi/benefici effettuata dal Ministero Infrastrutture e Trasporti nel 2019, sentiti gli enti locali”. E, ha concluso Crimi, “condizione indispensabile è che le liste siano pulite“.

Un discorso a parte vale “per la regione Campania“. A metà febbraio, a sorpresa, i 5 stelle hanno deciso di convergere sul nome di Sergio Costa candidato, attualmente ministro dell’Ambiente. E hanno chiesto alle altre forze di convergere sul loro nome. E’ questa una trattativa altrettanto delicata considerando che, fino a questo momento, l’uscente Vincenzo De Luca non si è mai detto disponibile (sostenuto dal Pd) a un passo indietro. “Abbiamo individuato in un uomo delle istituzioni Sergio Costa, una figura ampiamente condivisa”, ha detto Crimi, “in grado di parlare a tanti mondi, incarnando quei valori di legalità e tutela dell’ambiente che per noi sono prioritari e dei quali la Campania ha estremo bisogno. In tanti ci hanno manifestato la volontà di affiancarci in questo percorso e siamo convinti che sarà un ampio fronte, che potrà portare il riscatto di quel territorio. E’ arrivato il momento, per chi non l’ha ancora fatto, di decidere da che parte stare“. Crimi ha anche detto che ci sarà un voto sull’argomento, senza specificare né quando, né il contenuto del quesito.

Sempre giovedì gli iscritti 5 stelle sceglieranno “i nomi dei candidati presidenti del Movimento 5 stelle per le prossime elezioni regionali in Marche e Veneto”. Potranno votare i residenti nelle rispettive Regioni.

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M5s ha portato nelle istituzioni anche cittadini inadeguati. Usiamo il metodo Rodotà: le assemblee locali scelgano una rosa di candidati

Dieci anni fa il M5s nasce per scardinare un blocco di potere marcio, consolidato, con le stesse facce da 20 anni, con gli stessi leader, con le stesse sigle che hanno finito per soffocare la democrazia, dando vita a blocchi di potere in ogni ganglio della società, nell’industria, nelle professioni, nelle università, nella sanità, nell’informazione, nei sindacati e in modo più palese in tutta la politica. In quello scenario Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio con la nascita prima dei Meetup e poi del MoVimento 5 Stelle hanno guidato ed ispirato un movimento popolare di cittadini liberi che come un’onda o meglio uno Tsunami ha rovesciato gli equilibri di un blocco di potere politico.

Per scardinare una casta politica gli ispiratori del Movimento hanno chiamato i cittadini a raccolta senza filtro e hanno chiesto a ogni cittadino di mettersi in gioco, un anno zero per rifondare la democrazia fondato sulla possibilità di tutti di candidarsi purché con fedina penale pulita e senza candidature in altre forze politiche, dando così a tutti i cittadini iscritti al M5s di poter scegliere i loro portavoce nelle istituzioni. Ci siamo riusciti grazie ad una geniale intuizione dei fondatori, adatta a quel momento storico, che ha portato tanti cittadini liberi dentro le istituzioni.

Tuttavia, presto, ci siamo accorti che l’inesperienza aveva, da un lato, una faccia positiva perché portava una genuina passione politica, una freschezza di idee e persone con mani libere e pulite rispetto ai marci meccanismi della politica che ha ricevuto apprezzamenti e riconoscimenti di funzionari di Stato, segretari generali e dirigenti; dall’altro il nostro metodo di selezione ha anche condotto nelle istituzioni cittadini inadeguati che hanno presto lasciato il M5s o non si sono mostrati all’altezza del loro compito. In un momento come questo, con gli Stati Generali del M5s alle porte, con l’occasione di poter rifondare il Movimento per renderlo adatto alle sfide del domani e per imparare dal passato, dovremmo decidere tutti insieme come aumentare i nostri punti di forza e ridurre quelli di debolezza.

Un nuovo metodo di selezione l’abbiamo già sperimentato, qualche anno fa, per l’elezione del Presidente della Repubblica. (Si tratta delle Quirinarie 2013 che portarono alla candidatura di Stefano Rodotà ndr). I parlamentari dopo un confronto assembleare votarono per individuare dieci nomi di prestigio dopodiché tutti gli iscritti scelsero il nome che poi avremmo scritto sulle schede nella seduta dell’elezione del Presidente della Repubblica. Oggi quella proposta si può estendere per la selezione di tutti i nostri rappresentanti nelle istituzioni. Il primo passaggio sono le assemblee locali e territoriali che possono decidere per la selezione dei candidati della propria area geografica di residenza. Le assemblee dovrebbero essere costituire da portavoce di tutti i livelli istituzionali insieme a rappresentanti di attivisti democraticamente eletti per territori non rappresentati.

Dopo un confronto in assemblee locali, si decide una prima rosa di candidati con una votazione interna trasparente e pubblica in modo da individuare i migliori attivisti e i migliori professionisti della società coerenti con i valori del M5S in linea con i criteri e i requisiti già richiesti oggi. L’ultima parola e la selezione finale resta in mano a tutti gli iscritti, con un voto online, secondo il nostro principio di democrazia diretta.

Ci sono almeno tre vantaggi con questo metodo proposto. Il primo è che tutto sarebbe palese e trasparente e sposterebbe l’attenzione sulla qualità delle persone coinvolte mentre oggi molti meccanismi di consenso e di straordinari successi al voto online come di clamorose esclusioni restano opachi e senza spiegazioni. Il secondo vantaggio è che oggi il filtro delle candidature è in mano al solo capo politico che da solo decide chi ammettere e chi no, mentre domani sarebbero delle assemblee locali a vagliare le candidature. Il terzo vantaggio è che si eviterebbe di premiare solo l’esposizione mediatica e si inizierebbe a poter valutare in modo assembleare anche i meriti, l’esperienza e le competenze dei cittadini che devono rappresentarci nelle istituzioni.

Il coinvolgimento, la partecipazione democratica, la libertà, la voglia di portare nelle istituzioni del Paese i migliori uomini e le migliori donne deve guidarci nelle soluzioni, e garantire ad una forza popolare come la nostra di continuare a far lavorare insieme e unire insegnanti e direttori degli uffici scolastici, operai e giuslavoristi per dar vita alle migliori leggi del Paese.

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lunedì 2 marzo 2020

Coronavirus, viceministro Misiani contro Tortora, Buccini e Lucaselli (FdI) su La7: “Non toglieremo un euro al reddito di cittadinanza”

Scontro acceso a Omnibus (La7) tra il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, e Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia e imprenditrice, sulle misure prese dal governo Conte Due per aiutare le zone italiane messe in ginocchio dal contagio del coronavirus.
Ad accendere la miccia è il giornalista del Corriere della Sera, Goffedo Buccini, che osserva: “Bisognerebbe porre in questione i disastrosi provvedimenti assistenzialisti del governo precedente, cioè il reddito di cittadinanza e quota 100“.
Lucaselli concorda: “Noi di Fratelli d’Italia l’abbiamo detto sin da subito sul reddito di cittadinanza. Adesso però dobbiamo concentrarci sulla sanità e sul tessuto economico, pensando a una rimodulazione della tassazione nelle zone rosse”.
Prende la palla al balzo la conduttrice Gaia Tortora, che incalza più volte Misiani sul reddito di cittadinanza.

Il senatore del Pd elenca i quattro punti fondamentali che il governo Conte Due vuole fare nell’immediato: estendere massimamente gli ammortizzatori sociali per impedire la perdita di posti di lavoro, attuare meccanismi di compensazione per i settori maggiormente colpiti e stanziare ulteriori risorse per la sanità pubblica, qualora necessarie. E sul quarto punto precisa: “La cosa più importante per far ripartire l’economia il più rapidamente possibile è spendere le risorse, che oggi sono già stanziate, per investimenti pubblici e privati, perché abbiamo oltre 200 miliardi di euro stanziati dai governi di tutti i colori politici, che questo Paese non riesce a spendere”.
“Ripeto la domanda – insiste Tortora – È possibile immaginare un ritocco su quota 100 e sul reddito di cittadinanza?”.

“È possibile innanzitutto spendere i soldi degli investimenti pubblici e privati – ribadisce il viceministro – perché in Italia ci vogliono mediamente 15 anni per fare un’opera che abbia un valore superiore ai 100 milioni. Però poi il ponte di Genova lo abbiamo fatto in due anni. Ricordo che noi abbiamo una emergenza qui e ora. Chiederemo al Parlamento 3 miliardi e 600 milioni di euro, che basteranno per fare una prima di serie di cose utili ai territori che stanno più soffrendo per il contagio da coronavirus”.
“Quindi, lei ci sta dicendo che è possibile mettere mano al reddito di cittadinanza e a quota 100”, ripete la giornalista.

“Io sto dicendo che, quando costruiremo la manovra di bilancio del 2021, faremo tutti i ragionamenti del caso – risponde Misiani – Quota 100 finisce nel 2021 e non verrà prorogata. Stiamo discutendo con le organizzazioni sindacali su quale tipo di meccanismo costruire per sostituirla. Segnalo sommessamente che quota 100 rischia di mettere in difficoltà anche il SSN e il pubblico impiego, ma in merito mi sono espresso sempre in modo molto netto, sia ora, sia quando ero all’opposizione”.
“E sul reddito di cittadinanza?”, chiede Tortora.

Il reddito di cittadinanza va migliorato“, afferma il viceministro.
No, no, perché lo avevamo già sentito dire“, ribatte la conduttrice.
“Lo abbiamo sentito dire e lo faremo – replica Misiani – Però mi lasci dire una cosa: possiamo fare tutte le discussioni filosofiche che vogliamo sul reddito di cittadinanza, però oggi noi dobbiamo dare una mano agli 11 Comuni della zona rossa e ai settori maggiormente colpiti”.
“Parlavamo del reddito di cittadinanza, perché sono stati investiti dei soldi”, insorge la parlamentare Lucaselli.
E Misiani non ci sta: “Ma, scusate, abbiate pazienza: veramente pensate che bisogna togliere soldi alla lotta alla povertà per affrontare un’emergenza? Voi mi potete chiedere di spendere meglio dei soldi o di fare funzionare meglio il reddito di cittadinanza. Non toglieremo un euro al reddito di cittadinanza, che in questo Paese è lo strumento per combattere la povertà. Per affrontare l’emergenza del coronavirus troveremo i soldi in un altro modo. Chiaro? I soldi li troviamo da un’altra parte”.

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