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sabato 31 dicembre 2022

Sondaggio di fine anno: FdI è il primo partito col 31%. Cala ancora il Pd, il M5S lo stacca e si conferma seconda forza

Il 2022 va verso la sua conclusione e per i partiti è tempo di fare bilanci. A tre mesi dalle elezioni politiche che hanno riportato la destra al governo, i sondaggi confermano, nella sostanza, quanto espresso dagli italiani alle urne il 25 settembre: Fratelli d’Italia è il primo partito del Paese. Ma dall’insediamento a Palazzo Chigi la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha rafforzato la sua leadership. Il suo partito ora ha superato il 31%, seguito, seppur a distanza, dal Movimento 5 Stelle. Dopo il sorpasso al Partito Democratico di fine ottobre, i pentastellati si confermano la seconda forza politica del Paese con il 17,6%, staccando di oltre un punto il partito del segretario dimissionario Enrico Letta.

Lo dimostra il sondaggio realizzato da Ipsos per Il Corriere della Sera che dipinge il quadro delle preferenze politiche degli italiani alla chiusura del 2022. Giorgia Meloni può guardare con soddisfazione alle sue prime settimane di governo. Trainato dal suo ruolo di presidente del consiglio, l’indice di gradimento della leader di FdI rimane stabile a 58, il più alto trai suoi colleghi. Flette leggermente l’indice di gradimento dell’esecutivo: un punto in meno, da 55 a 54. Un risultato tutto sommato positivo se si pensa che il governo ha dovuto fronteggiare lo scoglio di una legge di bilancio da approvare a tempo di record. Nonostante tutte le contraddizioni che si è portata dietro la manovra, non diminuisce l’apprezzamento degli italiani.

A seguire Meloni nella classifica dei leader più apprezzati è Giuseppe Conte: il presidente del M5S si attesta a quota 32, confermando un secondo posto in linea con il posizionamento del movimento rispetto agli altri partiti. Conte si piazza davanti ai capi delle altre forze politiche della maggioranza Salvini (27) e Berlusconi (24). Dietro di loro Calenda, col 22, in crescita di 2 punti rispetto a novembre. Calano invece Fratoianni (-3) e Bonelli (-2), raggiunti da Renzi a quota 16.

Per quanto riguarda gli orientamenti di voto, oltre il podio occupato, come abbiamo visto, da FdI, M5S e Pd, troviamo la Lega. Il partito di Salvini guadagna mezzo punto dalle ultime rilevazioni: 7,8%. Un punto percentuale in meno, in ogni caso, rispetto al già deludente 8,8% raggiunto alle politiche. Seguono Azione/Italia viva, stabile al 7%, e Forza Italia: il partito di Berlusconi conferma il trend di discesa che aveva dimostrato nelle scorse settimane e si attesta a quota 6,2%, due punti percentuali in meno rispetto al dato del 25 settembre. Nel complesso il centrodestra ottiene sulla carta il 46,8% delle preferenze e si mantiene stabile. Ma è possibile notare come i voti degli elettori dei suoi elettori si siano redistribuiti nell’ultimo anno. Mantenendo nel corso dei mesi un bacino elettorale sostanzialmente simile, nel 2022 nel centrodestra si è assistito a un significativo travaso di voti da Lega e FI a favore di FdI.

Subisce un ulteriore calo il centrosinistra (-1,4%) e scende al 22,1%, -4% rispetto alle politiche. La crisi del Pd è argomento noto ormai. Per comprenderla meglio è possibile inserirla nell’analisi delle indicazioni di voto dei diversi gruppi socio demografici. Partendo dal presupposto che FdI, sia pure con valori diversi, risulta il primo partito presso quasi tutti i segmenti sociali (le eccezioni sono i disoccupati e gli studenti che preferiscono i 5 Stelle), il principale partito di sinistra italiano non raggiunge la maggioranza relativa in nessuno dei bacini sociali a cui storicamente fa riferimento. Tra le forze di opposizione, gli operai preferiscono il Movimento 5 Stelle al Pd, così come gli studenti (il M5S ha la maggioranza relativa con il 25,8%) e i disoccupati (da questo gruppo i pentastellati ottengono il 26,9% delle preferenze, superiore anche al 25,7% di FdI). Il principale partito della coalizione di centrosinistra è la seconda forza politica preferita da imprenditori, liberi professionisti e dirigenti (15,7%). Ma soprattutto da quasi un quarto dei pensionati italiani.

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venerdì 30 dicembre 2022

M5s, verso il voto online degli iscritti sulle nuove regole per le restituzioni: “Dai parlamentari ogni mese 2mila euro al partito”

Sarà il voto online degli iscritti a dover dare il via libera alle nuove regole sulle restituzioni in casa Movimento 5 stelle. Il documento è stato visionato in anteprima dall’Adnkronos, che riporta come i parlamentari dovranno restituire mensilmente 2.500 euro, ma, di questi, ben 2mila andranno al M5s, dunque al partito, mentre 500 finiranno “su un conto intestato all’Associazione MoVimento 5 Stelle appositamente dedicato alla restituzione alla collettività“. La pubblicazione del documento e il voto online sono attesi all’inizio del nuovo anno.

Altre novità riguarderebbero le indennità e il trattamento di fine mandato. I parlamentari potranno trattenere “il 25% di ogni eventuale indennità o rimborso in relazione ad ulteriori cariche assunte”, fino alla scorsa legislatura rese per intero, “la restante parte dovrà essere versata all’Associazione MoVimento 5 Stelle per le spese di funzionamento dell’Associazione”. Novità in arrivo, inoltre, anche per l’assegno di fine mandato, che gli ex parlamentari dovrebbero aver ricevuto proprio in questi giorni e che, stando alle vecchie regole, avrebbero dovuto restituire per due terzi. Si tratta della liquidazione di circa 44mila euro per legislatura, dunque poco meno di 90mila euro per chi ha fatto due mandati. Stando alle nuove regole, l’assegno di fine mandato resterà per l’80% nelle tasche degli ex parlamentari, mentre il restante 20% finirà a sua volta nelle casse dell’associazione M5s per le spese di funzionamento.

Questa nuova regola varrà anche per gli uscenti della ex legislatura, ammesso che siano ancora iscritti al M5s. Mentre per chi ha lasciato il Movimento – per esempio chi ha seguito Luigi Di Maio – “si applicano le disposizioni contenute nel Regolamento relativo al trattamento economico degli eletti del Movimento 5 Stelle deliberato dal Comitato di Garanzia in data 11 aprile 2021“. Quindi per gli ex valgono le regole volute agli albori da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, ovvero due terzi dell’assegno andranno restituiti, stando al documento in possesso dell’Adnkronos.

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giovedì 29 dicembre 2022

Conte: “Stiamo passando dalla Spazzacorrotti al Salvacorrotti. Prescrizione? Giustizia con cittadini di serie A e serie B”

“Si sta realizzando un piano che va denunciato fermamente. Stiamo passando dalla legge Spazzacorrotti, che ha conquistato elogi a livello internazionale, al piano Salvacorrotti“. Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, attacca il governo in diretta dalla sua pagina Facebook a poche ore dalla conferenza stampa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Un esecutivo di “apprendisti stregoni“, sottolinea Conte, che attacca “il reddito di cittadinanza tagliando fondi per le fasce più deboli e chiunque possa trovarsi in difficoltà”, per poi, invece, “stendere tappeti rossi ai responsabili della corruzione, ai cosiddetti colletti bianchi della pubblica amministrazione, ma soprattutto alla malavita organizzata che ha già messo gli occhi da tempo sulla torta del Piano di resistenza e resilienza“.

Per il presidente del Movimento 5 stelle, c’è stata “una campagna mediatica ossessiva, spinta dalle forze politiche che vanno da Iv a Fdi” che “ha fatto credere a tutti che il problema delle truffe sia concentrato nel reddito di cittadinanza”. Il presidente del Movimento 5 stelle passa in rassegna anche l’ordine del giorno presentato da Azione e Italia viva per cancellare il blocco della prescrizione. Odg che ha ottenuto il via libera del governo. “Tutto diventa più chiaro perché poche ore fa è stato votato un Odg proposto da Calenda e Renzi, con il parere favorevole del governo, che vuole spazzare via il blocco della prescrizione introdotto dal M5S. In sostanza si sta andando verso un sistema della giustizia che distingue i cittadini di serie A e di serie B“, denuncia l’ex premier.

Sempre sul fronte giustizia il leader del M5s rimarca come obiettivo del governo Meloni sia quello di “abolire l’abuso d’ufficio, che è stato già modificato due volte nei recenti anni: l’ultima volta – aggiunge – con un decreto durante i miei governi, in cui abbiamo già circoscritto fortemente la discrezionalità originaria”, spiega in una diretta Facebook. “Si vuole assolutamente introdurre una forte stretta sulle intercettazioni. Per il ministro Nordio – sottolinea Conte – le intercettazioni si prestano ad abusi, quindi le buttiamo via. Nordio sembra ignorare che ancora oggi sono lo strumento migliore per contrastare la mafia”.

In merito alla conferenza stampa della presidente Meloni, Conte accusa la leader dell’esecutivo di essere” una presidente scordarella“: “ancora una volta ha cercato di dire una bugia, o meglio un’omissione. Ha detto che lei i soldi del Next generation Eu non li ha contrastati. Ha motivato l’astensione sul voto in Parlamento con il fatto che il Pnrr fosse arrivato poche ore prima” ma “ha omesso di ricordare che i parlamentari di Fdi, per tante volte all’Europarlamento, non hanno votato a favore di Next generation. Per loro, i soldi non sarebbero arrivati“, ha concluso Giuseppe Conte.

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mercoledì 28 dicembre 2022

M5s, perché sono rimasto deluso leggendo il regolamento dei Gruppi territoriali

di Davide Gatto

A leggere il Regolamento dei Gruppi territoriali del Movimento 5 Stelle sono stato preso dalla tipica delusione di chi ha grandi aspettative, ma è costretto poi a constatare che esse sono state disattese.

Ho infatti accolto con un favore pieno di speranza il proposito pentastellato di disseminare nelle singole realtà locali cellule sane di attivismo civico e di partecipazione democratica. Non c’èè chi non veda, in fondo, che l’attuale crisi della democrazia dipende da due tipi di disconnessione: quella tra rappresentanti e rappresentati, certificata dal crescente astensionismo, e quella che sempre più allontana il cittadino dal suo territorio, abbandonato per l’improbabile terra promessa dei social.

Subdola, e dunque più insidiosa, è in particolare quest’ultima cesura perché i cittadini e le comunità di cui si occupa la politica non possono mai prescindere dallo spazio fisico su cui insistono, pena quella perdita effettiva di sovranità di cui spesso ci lamentiamo proprio sui social. Merito dei 5 Stelle, dunque, aver pensato a dei Gruppi territoriali per contrastare questi fenomeni, tanto più che anche il loro progetto originario di ripristinare in una piazza virtuale l’uguaglianza di fatto negata nella polis reale si è paradossalmente risolto ancora una volta nella migrazione sulla piattaforma Rousseau di cittadini più cittadini degli altri: una res publica sì, ma oligarchica e digitale.

Perché l’operazione di riconnessione tra cittadini e territorio da una parte, e tra eletti ed elettori dall’altra avesse successo sarebbe stato però necessario stimolare innanzitutto la libera e plurale circolazione delle idee, promuovere quella conoscenza senza la quale il popolo è ridotto a massa di manovra, in breve perseguire diffusamente le condizioni culturali necessarie per l’esercizio sostanziale della democrazia.

La ratio del Regolamento è invece chiaramente partitica ed elettoralistica, preoccupata solo di serrare i ranghi (“Ciascun Gruppo territoriale si conforma agli indirizzi politici ed all’unitaria attività politica del MoVimento 5 Stelle”, art. 2), di fare proselitismo (“persegue la partecipazione di un sempre maggior numero di cittadini”, art. 2, lettera e), di contenere la discussione delle idee entro la sfera politica e all’interno del gruppo concorde degli iscritti (“favorisce la discussione, il confronto e lo scambio di idee politiche tra tutti gli Iscritti”, art. 2, lettera a).

Preoccupazioni senza dubbio condivisibili, se si pensa alla sistematica campagna di delegittimazione contro il M5S. Ma ridurre i Gruppi territoriali a sedi di partito significa sprecare l’opportunità storica di dare una buona volta forma a dei cittadini invece che a degli elettori per un verso, per l’altro di elaborare quei capisaldi culturali di cui il M5S ancora difetta e che sono così cruciali: cosa ne sarebbe oggi del Pd, per intendersi, senza i suoi millantati padri, senza Marx, senza Gramsci, senza Berlinguer?

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Decreto rave, Licheri (M5s): “Si fanno ponti d’oro ai corruttori e si mostrano i muscoletti a chi non crea allarme sociale, è la destra di Berlusconi”

Dure parole di Ettore Licheri, senatore del Movimento 5 stelle, sul Decreto rave, ora alla Camera. “Questo è il doppiopesismo. Si fanno ponti d’oro ai corruttori, agli affaristi, ai gruppi di pressione e poi ovviamente si mostrano i muscoletti nei confronti di parte della società che certamente non crea allarme sociale. Questa è la destra di Berlusconi“, ha detto il parlamentare entrando a Palazzo Madama.

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martedì 27 dicembre 2022

De Raho in Aula: “Preoccupati da decreto Rave. Con questi esempi come possiamo andare a parlare ai giovani nelle scuole?

“Questo decreto si colloca in un quadro che per noi è di grande preoccupazione. Sapete bene che gli unici strumenti per contrastare la mafia e la corruzione sono le intercettazioni e i collaboratori di giustizia. Primo con questo vostro disegno di legge scoraggerete i collaboratori di giustizia, rendendo la condizione degli aspiranti collaboratori di giustizia più grave di quella dei mafiosi, secondo abbiamo una situazione nella quale le intercettazioni rappresentano oggi l’unico strumento e voi riducete la spesa per le intercettazioni”. Così il deputato M5s Federico Cafiero De Raho alla Camera, durante la discussione sul dl Rave. “Noi in buona fede chiediamo, ‘evidentemente volete fare altro, ma l’utilizzo delle intercettazioni sarà ugualmente efficace? E il governo esprime parere contrario, ma contrario a che? A che si continuino a fare indagini?”, si chiede ancora l’ex magistrato. “Se diamo questi esempi, ma come potremmo andare a parlare nelle aule, dai giovani? Io da politico che ho fatto? Ho solo avvantaggiato alcuni soggetti”, prosegue ancora, sottolineando poi il problema legato alle criptovalute.

“Consentiamo ai mafiosi che hanno usato da sempre le criptovalute di dichiararle senza pagare niente. Mentre il riciclaggio comporta una spesa del 40% degli introiti, grazie a questa legge sulla criptoattività potranno far riemergere tutti i loro beni – spiega – Non solo, ma agli istituti di pena e all’agenzia delle entrate, gli si dice di ridurre 25 milioni di euro e 15 milioni di euro, ma migliorando il servizio. E come lo migliorano?”.

Quindi il deputato conclude: “Il Senato ha anche eliminato i reati contro la PA in modo che coloro che commettono reati di corruzione non dovranno fare nulla, sono come gli autori di reati ordinari. È una declassazione gravissima – attacca – perché porre sullo stesso piano la corruzione e gli altri reati è qualcosa di molto grave”.

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50mila tesserati Pd, 150mila M5s e FdI: iscriversi a un partito ha ancora senso? La diretta con Peter Gomez

Non ci sono solo i dati, in calo, dell’affluenza a ogni tornata elettorale. Ci sono anche quelli relativi agli iscritti ai partiti, sempre più in contrazione. Iscriversi a un movimento politico ha ancora senso? Ne parlano in diretta, a partire dalle 16, Peter Gomez e Franz Baraggino.

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A Letta serve una bacchetta magica per ricucire il Pd col Paese: per me il da farsi è evidente

di Michele Sanfilippo

Quando Enrico Letta ha detto che gli occorrerebbe una bacchetta magica per ricucire il partito con il Paese o non ha capito cosa fare – cosa che, a onor del vero, gli capita spesso – o, più probabilmente, non osa dirlo.

Il Pd, come molti altri partiti, è un organismo autoreferenziale. Privo di legami veri con coloro che dovrebbe rappresentare, vive di liturgie interne il cui solo scopo è il controllo del comitato direttivo, al cui interno militano, senza una vera approvazione degli elettori, persone che non verrebbero votate neppure dai parenti più stretti, come Matteo Orfini, Piero Fassino, Lorenzo Guerini, etc.

Questo “concistoro” poi, attraverso i listini bloccati, fa eleggere in parlamento persone che, invece, verrebbero accolte a braccia aperte da elettori del centrodestra, come per esempio Pier Ferdinando Casini. Di occuparsi della crescente povertà negli strati meno abbienti del paese, delle problematiche ambientali, dei problemi della giustizia o della moralità della classe dirigente neanche a parlarne.

Il “problema”, come aveva già capito Enrico Berlinguer ai tempi della famosa intervista a Eugenio Scalfari sulla questione morale, è la forma partito (come pure, del resto, quella del sindacato). Quindi, caro Letta, è evidente cosa occorre fare:

1. Uscire dal palazzo e dai salotti buoni per guardare cosa avviene nel paese reale;
2. Essere inflessibili sugli aspetti etici dei propri rappresentanti. Il fatto che alcuni comportamenti non costituiscano reato non significa che siano politicamente accettabili;
3. Sottoporsi a periodiche conferme da parte degli elettori che devono poter scegliere i propri eletti.

Non credo che nel Pd ci sia abbastanza disponibilità per togliere le mani dalle posizioni di rendita finora acquisite per portare avanti un’operazione di tale portata. Non credo neppure che un elettore di sinistra possa fare riferimento al solo Movimento 5 Stelle, che ha dato ampia dimostrazione dei limiti della democrazia diretta. Durante tutti gli anni di governo abbiamo visto tanta incompetenza, mancanza di visione e, qualche volta, ottusità.

Ma sarebbe un errore gettare via il bambino con l’acqua sporca, perché il Movimento 5 stelle ha portato una ventata di rinnovamento mostrando una certa indipendenza dal potere economico (che, quindi, l’ha avversato in ogni occasione) e attenzione ai più deboli.

Inoltre, rispetto al passato, Giuseppe Conte è riuscito a dare un’identità più caratterizzata a sinistra rispetto al passato. Ma non è abbastanza, perché i problemi relativi alla qualità di molti dei rappresentanti parlamentari sono ancora tutti lì. Per chi, come me, auspica di poter tornare ad aver una formazione politica che sia di riferimento per chi professa principi di sinistra, la strada passa nello stretto sentiero che sta tra le macerie del Pd e l’auspicabile, anche se difficile, evoluzione del Movimento 5 Stelle verso l’apertura al mondo della cultura e dell’associazionismo.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

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sabato 24 dicembre 2022

Conte: “Da deputati M5s 1 milione di euro per pc e tablet alle scuole”. Mercoledì il voto online

“In queste ultime settimane è scoppiata una polemica sulla approvazione di una delibera alla Camera dei Deputati che ha innalzato la specifica spesa per dotazioni informatiche a 5mila euro. Interpellato su questo tema, ho proposto che le corrispondenti somme siano utilizzate per donare adeguate attrezzature informatiche alle scuole bisognose“. Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte in un post su Facebook annuncia l’ultima iniziativa: il M5s destinerà un milione di euro in Pc e tablet per le scuole pubbliche.

Abbiamo “50 deputati per cui l’importo complessivo stanziato per le rispettive dotazioni informatiche – scrive Conte – corrisponderebbe a circa 250 mila euro. Siamo nella condizione di quadruplicare questo importo e portarlo a 1 milione di euro. Abbiamo già questa somma, accantonata, come pure abbiamo la possibilità di utilizzarla subito per corrispondenti donazioni a favore di scuole che necessitino di attrezzature informatiche”. L’ultima decisione verrà presa, come di consueto, dagli iscritti che, mercoledì 28 dicembre, sono chiamati a esprimersi sulla piattaforma SkyVote.

“Come sapete il MoVimento 5 Stelle, fin dal suo arrivo in Parlamento, ha fatto una cosa straordinaria, unica nel suo genere, e cioè ha operato un taglio considerevole delle indennità spettanti ai suoi eletti, restituendole alla collettività per varie finalità (microcredito, protezione civile, scuole, associazioni ed enti che perseguono scopi socialmente utili, etc.)”, aggiunge Giuseppe Conte nel suo post su Facebook, alla fine del quale invita anche “le altre forze politiche a fare altrettanto”.

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giovedì 22 dicembre 2022

Sondaggi, Ixé: FdI sopra il 30%, il M5s stacca il Pd di quasi tre punti. Tutti i numeri dei partiti

Fratelli d’Italia guadagna oltre quattro punti rispetto alle elezioni del 25 settembre, schizzando al 30,3%. Segno più anche per la Lega (dall’8,8% al 9,1%), mentre ha perso consensi Forza Italia, che nelle urne ha raccolto l’8,1% e ora è data al 6,9%. Dopo FdI, la forza che è cresciuta di più è stata il Movimento 5 stelle: in tre mesi ha guadagnato 2,7 punti percentuali, passando dal 15,4% delle elezioni al 18,1%. Mentre il tonfo più sonoro è quello del Pd: dal 19,1% è sceso al 15,5% (-3,6%). Sono i dati del sondaggio Osservatorio politico dell’istituto di ricerca Ixé, svolto nei giorni dal 19 al 21 settembre 2022.

La rilevazione sottolinea come al momento la distanza virtuale tra le due coalizioni che si sono sfidate alle ultime politiche (il centrodestra con Fi, FdI, Lega e Noi moderati, il centrosinistra con Pd, Si-Verdi e +Europa) sia di ben 25 punti: 47,3% contro 22,4%. Il cartello Azione-Italia viva è stimato più o meno alla stessa quota di settembre (7,7%, -0,1%), mentre l’Alleanza verdi e sinistra guadagna lo 0,7% e si assesta al 4,3%. Perde lo 0,2% +Europa (2,6%), mentre guadagna Italexit di Gianluigi Paragone (2,3%, + 0,4%). La quota degli indecisi raggiunge il 44,3%.

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mercoledì 21 dicembre 2022

Camera, bloccato l’adeguamento degli stipendi dei deputati: “Risparmio di trenta milioni”

“L’Ufficio di presidenza della Camera dei deputati, all’unanimità, su proposta del collegio dei deputati questori, anch’essa formulata all’unanimità, ha approvato oggi la proroga, fino al 31 dicembre 2025, del blocco dell’adeguamento dell’indennità parlamentare, in vigore dal 2007″. Lo rende noto l’ufficio stampa della Camera, specificando che “senza la proroga di queste misure, la spesa per il 2025 avrebbe registrato un incremento pari a 29,4 milioni di euro” e che “sulla delibera non si è registrata nessuna distinzione né differenziazione di carattere politico”.

“Adesso è ufficiale, l’Ufficio di presidenza ha approvato il blocco dell’aumento delle indennità dei parlamentari che sarebbe entrato automaticamente in vigore dal 2025. È una battaglia che ho condotto in seno al Collegio dei questori, è una vittoria del Movimento 5 Stelle”, festeggia Filippo Scerra, deputato questore del M5s. “Tale blocco permette alla Camera di risparmiare ben trenta milioni di euro all’anno stoppando un adeguamento di circa 5.500 euro al mese per ogni deputato. Grazie a questo intervento e al taglio dei parlamentari permettiamo un risparmio annuo di ottanta milioni. Sono enormemente soddisfatto perché è un’azione coerente con la nostra visione di gestione oculata della cosa pubblica. Il Movimento 5 Stelle continua a dire no ai privilegi della classe politica”, comunica.

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martedì 20 dicembre 2022

Conte: “QatarGate? I partiti coinvolti facciano chiarezza. Subito legge su conflitto di interessi e lobby”

Bisogna “fare chiarezza al più presto”. E’ l’appello rivolto dal presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, dalle pagine di Repubblica a tutti “i partiti coinvolti” nel QatarGate. Uno scandalo, dice Conte, che “ci impone di non nascondere la testa sotto la sabbia”: “L’Italia oggi riscopre la questione morale che però non può ridursi a una discussione da tirare fuori all’occorrenza”, aggiunge il leader del M5s. Per questa ragione si rivolge a tutti i vertici di partito italiani: “Lavoriamo subito per approvare una legge sul conflitto di interessi e per regolamentare le lobby. Non possiamo permettere che i nostri parlamentari possano prendere soldi da Stati stranieri“.

In commissione al Senato è in esame la proposta di legge (nata da un’iniziativa del Movimento) proprio per regolamentare il lobbismo. E’ stata già approvata in prima lettura alla Camera da dove però il testo è uscito “annacquato”, in una sorta di versione light, dopo gli interventi di centrodestra e Italia viva. Si tratta comunque di un punto di partenza per disciplinare l’attività delle relazioni istituzionali per la rappresentanza di interessi.

“L’affarismo va affrontato alla radice. Di qui il mio appello”, spiega Giuseppe Conte nella sua intervista a Repubblica dove risponde anche a una domanda su Renzi e D’Alema: “‘È inaccettabile che un senatore della Repubblica, pagato dai cittadini, vada in giro per il mondo a fare il testimonial di regimi autocratici dietro pagamento di lauti compensi’. Non è una frase mia – sottolinea il leader del M5s – ma di Calenda, pronunciata prima di allearsi con Renzi. Per una volta la penso come lui, ma non dobbiamo personalizzare: nessun parlamentare italiano deve ricevere contributi, a qualsiasi titolo, da un altro Stato. Quanto a D’Alema – aggiunge Conte – ha dismesso da tempo incarichi pubblici. La differenza non è di poco conto”. E sulle prime mosse dell’Esecutivo, Conte, aggiunge come “un governo che si presenta a Bruxelles strizzando l’occhio ad evasori e corrotti proponendo un ‘liberi tutti’ sul tetto del contante non depone a favore della nostra reputazione”, puntando il dito anche contro “la maggioranza Meloni” che “sta abbassando le difese delle nostre istituzioni colpendo la legge Spazzacorrotti”

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De Masi: “Il Pd non sa fare opposizione, bene la vicinanza col M5S. La sinistra non riuscirà a vincere finché non prenderà la destra sul serio”

Domenico De Masi, impegnato con Goffredo Bettini nel primo appuntamento dell’iniziativa “Dialoghi a sinistra“, ha lanciato la sua analisi sul momento particolare che sta attraversando la sinistra in Italia, più smarrita che mai, sempre più abbandonata dagli elettori: “Secondo me a sinistra del Pd c’è una prateria enorme fatta di 14 milioni di poveri, tra assoluti e relativi. Questi poveri hanno avuto una rappresentanza politica fino a Berlinguer, che è stato l’ultimo uomo politico di sinistra che si è posto come punto di riferimento del proletariato e del sottoproletariato. Da quel momento in poi questo immenso popolo si è disperso in mille rivoli. Qualcuno alle ultime elezioni hanno votato anche Meloni. Io credo che questi 14 milioni siano un punto di riferimento essenziale per la sinistra, senza perdere però il rapporto con le classi medie che si stanno proletarizzando sempre di più…

“Oggi poi c’è un problema in più: che abbiamo un governo di destra, forse una fortuna, perché fino a Draghi il pantano che fagocitava la sinistra, che flautamente invitava la sinistra a fare i sinistri a far parte dei governi… per lo meno con la destra al governo costringe tutta la sinistra a stare all’opposizione… anche persone nate e cresciute nell’alveo governativo. Purtroppo il Pd non sa stare all’opposizione perché non si è preparato negli ultimi 2o anni… ben venga il collegamento con i 5 stelle che hanno un passato recente movimentista e con De Magistris…”

“La sinistra non riuscirà a vincere sulla destra se non piglia la destra sul serio… in tutti questi anni a dialogare con i 5 stelle ci siamo stati solo Bettini e io. E tutti mi prendevano in giro, mentre io ho cercato semplicemente che questo movimento si spostasse più a sinistra possibile, perché c’era pure il rischio che si spostasse a destra… Dopo l’assoluta ignoranza di cosa avveniva nel M5S, adesso c’è l’assoluta ignoranza di cosa avviene a destra”

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lunedì 19 dicembre 2022

Sondaggi, Swg: il Pd sprofonda al 14,7%, il dato più basso di sempre. Tutti i numeri dei partiti

Nella settimana del Qatargate il Pd crolla sotto al 15 per cento. È il dato registrato da Swg nel consueto sondaggio settimanale per il TgLa7, che stima i democratici al 14,7%, lo 0,4% in meno rispetto alla settimana scorsa: a un primo esame è il valore più basso mai registrato dal partito nelle rilevazioni demoscopiche nazionali. E si avvicina ai tre punti tondi il distacco dal Movimento 5 stelle, che guadagna lo 0,3% e sale al 17,4%. Nel centrodestra si arresta la crescita di Fratelli d’Italia, che perde due decimi e scende al 30,6%, rimanendo comunque di gran lunga il primo partito nelle intenzioni di voto. Guadagna mezzo punto in un colpo solo invece la Lega (dall’8,5% al 9%) e Forza Italia sale di un gradino, dal 6,0% al 6,1%.

Arretra al 7,8% anche il centro di Matteo Renzi e Carlo Calenda (-0,2%), mentre perde lo 0,1% l’Alleanza Verdi e Sinistra, stimata al 4%. Oscillazioni positive invece per +Europa (2,8%, +0,1%), Italexit (2,2%, +0,1%) e Unione popolare (1,8%, +0,2%).

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Caos Manovra, Silvestri (M5s): “Governo in stato confusionale, siamo preoccupati. Non c’è contezza di quello che si fa”

I componenti delle commissioni del Movimento 5 Stelle, impegnati sulla Manovra, hanno convocato la stampa fuori da Montecitorio per manifestare la loro “preoccupazione sui lavori”. “Qui arrivano pezzi di emendamenti, l’ultimo arrivato alle 3 di questa notte, la situazione è grave”, afferma il capogruppo penstastellato alla Camera, Francesco Silvestri.

“Neppure il presidente della Camera sa quando i lavori arriveranno in Aula – aggiunge Silvestri – c’è una totale confusione del governo, schiaffeggiato dall’Europa sul Pos e ora devono operare una nuova modifica al testo per reinserire il tema dell’aumento al tetto al contante. Il Governo è in stato confusionale”. I deputati lamentano lo stop ai lavori delle Commissioni fino alle 18:30, in attesa dei nuovi testi da parte del governo Meloni. “Sono stati tolti i soldi da Reddito di cittadinanza in favore dei club si Serie A di calcio, c’è una totale sciatteria ed incapacità e dicevano di essere pronti. Non ho memoria di una gestione così caotica delle Legge di Bilancio” concldue Silvestri.

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sabato 17 dicembre 2022

Regionali Lazio, Sinistra italiana: “In campo con M5s”. Meloni: “Entro lunedì il nostro candidato”

A poche ore dall’ufficializzazione, con la consultazione online degli iscritti, dell’alleanza M5s-Pd alle prossime elezioni regionali in Lombardia, si chiudono definitivamente, invece, gli spiragli di una corsa in coalizione nel Lazio. Il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, sbarra la strada al sostegno al candidato laziale del Pd e attuale assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato. “La questione morale è la premessa di ogni azione politica”, spiega Conte. “Non posso accettare che in una mia lista del M5s ci possa essere una persona che deve alla Regione Lazio quasi 300mila euro, perché ha creato un danno erariale accertato”. Il riferimento è alla condanna della Corte dei Conti inflitta a D’Amato. “Non ci giriamo intorno: non posso accettarlo come candidato alla Regione”, taglia corto il presidente M5s all’assemblea regionale di Coordinamento 2050.

Alleanza Si-M5s – E proprio dall’assemblea che raggruppa le forze progressiste a sinistra, arriva il sostegno al Movimento 5 stelle di Sinistra Italiana: con oggi “confermiamo, come Sinistra Italiana, la nostra adesione ad avere un confronto serrato, attorno ad una lista unitaria che stia nel campo dove c’è il Movimento 5 Stelle”, ha detto il segretario del Lazio di SI, Massimo Cervellini. “Fino all’ultimo, cercheremo, come abbiamo fatto nelle settimane precedenti, di far cambiare posizione al Pd e rimuovere gli ostacoli, sia programmatici che politici, che hanno impedito fino ad oggi di mettere in campo una alleanza larga in grado di battere le destre”, aggiunge Cervellini . Sinistra Italiana precisa comunque che se il Pd non “rimuove gli ostacoli”, cioè i “punti programmatici fondamentali” e la candidatura di D’Amato “fatta in maniera solitaria e autonoma senza nessuna forma di condivisione con altre forze presenti al tavolo del centrosinistra”, le strade si divideranno.

La replica di D’Amato – Dal fronte Pd però la linea rimane invariata e il candidato Alessio D’amato replica al M5s: “Non corro appresso a nessuno. Se Conte ha deciso di rompere se ne assume la responsabilità e come diciamo a Roma chi rompe paga e i cocci sono suoi”, ha commentato a margine della manifestazione del Pd contro la manovra. “Conte- ha aggiunto d’Amato – fa l’avvocato del popolo a senso unico: si tratta di fatti risalenti a 16 anni fa; allora Conte dovrebbe far dimettere a che i suoi assessori in Regione”.

Il candidato di Fdi – Dal centrodestra, invece, dalla festa del decennale di Fratelli d’Italia arriva l’annuncio di Giorgia Meloni: “Entro lunedì annuncerò il nome“. La presidente del Consiglio, dal palco di Piazza del Popolo, non scioglie il nodo ma conferma che “chiaramente l’indicazione del candidato alle regionali spetta a Fdi“. Sulle modalità si dice pronta a condividere la scelta con gli alleati e per questo già domenica presenterà a Forza Italia e Lega “una rosa di tre nomi“.

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Lombardia, il M5s sosterrà Majorino. Ora serve un’intesa che non abbia solo l’orizzonte delle Regionali

Dunque, è ufficiale: grazie al voto di 3.078 aderenti (64% dei votanti) il Movimento 5 stelle lombardo ha dato il via libera all’alleanza con Pierfrancesco Majorino e il Pd per le prossime elezioni regionali. Non credo fosse un risultato scontato. Le distanze che, al momento, separano il Pd dai 5 Stelle a livello nazionale erano e sono notevoli. E’ da mesi che i canali di comunicazione fra i due partiti sono sostanzialmente interrotti. Le prospettive di una collaborazione fra M5s e Pd erano state già gravemente minate nella primavera scorsa a causa dell’atteggiamento apparentemente neutrale – in realtà compiacente – che era stato assunto dai vertici nazionali del Pd a fronte delle iniziative scissionistiche Luigi Di Maio e dei suoi accoliti.

Sembra passata una vita, ma era solo sei mesi fa. E si tratta di vicende e comportamenti che in politica possono lasciare ferite difficilmente rimarginabili. La campagna per le elezioni politiche del settembre scorso ha poi accentuato divisioni, scontri e rivalità, portando alla luce divergenze sostanziali su questioni di particolare rilevanza. In primis, il giudizio sul governo Draghi e le questioni legate ai temi del riarmo e dei rapporti con la Nato.

Negli ultimi giorni è infine scoppiata la vicenda Panzeri che ha fatto emergere fatti di una gravità inaudita. Non era per nulla da escludere che coloro che sono nati al grido “onestà/onestà” scegliessero di cavalcare l’ondata di sdegno e di insofferenza verso un partito che, avendo “abbassato le soglie di sorveglianza” (cit. Gianni Cuperlo), oggi occupa le prime pagine dei giornali con le vicende di parlamentari dediti ad azioni corruttive e all’uso privato delle cariche pubbliche.

Non da ultimo dobbiamo, purtroppo, rilevare che il congresso in corso non sta in alcun modo migliorando l’immagine del Pd, se è vero, come è vero, che i principali contendenti per ora sembrano differenziarsi pochissimo sui contenuti e molto sui nomi dei capicorrente che li sostengono. Per tutte queste ragioni, la scelta dei 5 Stelle di allearsi al Pd non era affatto obbligata. Al contrario, il partito di Conte avrebbe potuto sganciarsi da qualsiasi accordo puntando a fare incetta di voti fra i delusi e gli arrabbiati del Pd e fra quei potenziali astensionisti che già il 25 settembre hanno permesso al Movimento di risalire la china e che, nelle ultime settimane, stando almeno a sondaggi, lo hanno riportato ad essere la seconda forza politica del Paese.

Fortunatamente per l’Italia e soprattutto per i lombardi, la prospettiva dell’autoisolamento è stata scartata dall’ex premier. Si tratta di una scelta maturata considerando diverse ragioni. La prima è senz’altro la consapevolezza che il radicamento elettorale e le potenzialità di consensi che i 5 Stelle hanno in Lombardia sono molto lontani dalle percentuali in doppia cifra che registrano nel Sud Italia. Si aggiunga che nel Movimento, almeno in terra lombarda, non esistono leader conosciuti o quantomeno in grado di spostare masse di voti.

La seconda è che la divisione della destra di Attilio Fontana dal centro-destra di Letizia Moratti crea, per la prima volta negli ultimi 28 anni, una divisione delle forze avversarie e offre su un piatto d’argento la possibilità di vincere. L’altro fattore che ha favorito l’alleanza è da attribuire alle qualità del candidato democratico: Pierfrancesco Majorino ha senz’altro un profilo politico credibile e funzionale ad avviare un dialogo costruttivo con i 5 Stelle: la pazienza, la disponibilità e l’abilità di Majorino nel conquistare la fiducia e il sostegno del Movimento hanno certamente dato il contributo decisivo al perfezionamento di questo accordo.

Non da ultimo, a me piace pensare che il merito principale di questo accordo stia nella lungimiranza che le due forze politiche hanno voluto e saputo dimostrare sedendosi allo stesso tavolo e provando a porre le basi per una collaborazione. Le opzioni erano solo due: quella dell’autoisolamento e della sconfitta sicura. O quella dell’intesa e del tentativo di ripartire insieme per liberare la Lombardia da quel coacervo di partiti e interessi che da tanto, troppo tempo, occupano le stanze del potere lombardo. Il fatto che abbiano scelto la seconda strada è molto positivo. Ora però bisogna fare in modo che gli sforzi compiuti per ritrovare, almeno in Lombardia, un terreno di collaborazione non vengano sprecati.

In primo luogo, bisognerebbe da subito far capire all’elettorato che l’intesa siglata in questi giorni non ha solo finalità elettorali. E bene ha fatto il candidato alla Presidenza ad annunciare che, se anche il 12/13 febbraio dovesse essere sconfitto, rimarrà in Regione Lombardia a guidare con serietà e coerenza l’opposizione. In seconda battuta bisogna credere alla possibilità di vincere. I sondaggi purtroppo, per ora, non sembrano favorevoli. Ma le indagini sull’opinione pubblica devono, per forza di cose, tener conto di una realtà che registra una progressiva disillusione e un costante allontanamento dei cittadini dalla politica e dai partiti (e il Qatargate certo non aiuta).

Una cosa però è certa: se la destra dovesse nuovamente vincere in Lombardia è ragionevole prevedere che quel risultato sarà frutto non già di un allargamento del suo bacino di consenso, ma solamente della capacità di contenere le perdite verso Moratti o l’astensionismo. In quest’ottica, l’intesa Pd-5 stelle può solo aiutare. Innanzitutto, perché consente di rafforzare un’alleanza sciaguratamente rigettata cinque mesi fa. E poi perché unisce forze che, se calibrate al meglio, hanno le potenzialità per smuovere l’elettorato stanco e deluso dal malgoverno della destra lombarda. La radicalizzazione delle differenze con gli avversari è oggi la strada maestra per risvegliare i lombardi dal loro torpore e dalla rassegnata disponibilità a farsi governare per un altro quinquennio da forze politiche che hanno cumulato madornali errori e gravissimi ritardi sulle principali attribuzioni regionali (sanità e trasporto locale).

In conclusione: il Pd e Majorino hanno il dovere di ricambiare la non scontata disponibilità all’alleanza dei 5 Stelle. E devono farlo assicurando attenzione reciproca, collaborazione e dialogo. Serve un’intesa che non abbia solo l’orizzonte temporale della tornata elettorale. Piaccia o no, l’alternativa all’attuale maggioranza di potere può nascere solo dal basso, dal superamento degli egoismi di partito, dalla vicinanza e dalla cooperazione fra alleati, dal dialogo con le famiglie, le imprese, le associazioni che abbiano a cuore un modello di governo e di sviluppo alternativo a quello disegnato dalla destra e dalla sua ruota di scorta morattiana. Majorino e i 5 stelle, con l’accordo siglato in questi giorni, hanno dimostrato di essere sulla strada giusta. Spero davvero che questa intesa sia di buon auspicio per la Lombardia. E per il nostro malandato Paese.

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Caos neve a Torino, Lo Russo dà la colpa alla precedente amministrazione. L’ex sindaca Appendino: “Patetico scaricabarile”

“Il piano neve predisposto negli anni scorsi non ha funzionato come avrebbe dovuto. Lavoreremo per adeguarlo. Lo abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione: così come è impostato non funziona”. Le parole del sindaco di Torino, il dem Stefano Lo Russo, a La Stampa fanno presupporre che nel capoluogo piemontese sia ufficialmente iniziata l’operazione ‘rimpallo di responsabilità’. Dopo i disagi provocati dalla nevicata che il 15 novembre ha paralizzato la città, si è aperta la polemica politica sulle responsabilità del caos e delle lacune organizzative.

Il primo cittadino del Partito Democratico, in carica da oltre un anno, ha attribuito la colpa all’amministrazione di Chiara Appendino . “Andrà fatta un’analisi puntuale” ha dichiarato Lo Russo, chiarendo che i problemi di viabilità stradale non sono stati causati dall’assenza di mezzi spazzaneve e spargisale, utilizzati in abbondanza nel giorno della nevicata. “Ha contribuito anche l’assenza di trasporto pubblico per lo sciopero”, spiega il sindaco, giustificandosi.

L’elemento che stupisce è vedere come un fatto tutt’altro che eccezionale e imprevedibile, come la neve a Torino, abbia colto impreparate le istituzioni locali. Automobili incolonnate in code interminabili, incidenti e mezzi finiti fuori strada: Torino è rimasta ostaggio di cinque centimetri di neve: “Non possiamo non farci trovare pronti in questi casi”, si è scusato Lo Russo, ammettendo la difficoltà con cui la sua amministrazione ha fronteggiato l’evento naturale. Difficoltà che lo ha portato a ricevere molte critiche. In particolare, le rimostranze sono arrivate dalle opposizioni politiche e dai suoi predecessori al municipio torinese. “Trovo stravagante che la parte politica più accalorata sia la stessa che ha redatto questo piano neve”, ha commentato piccato Lo Russo, suggerendo che le responsabilità del caos siano da attribuire all’amministrazione pentastellata.

La replica della ex sindaca non è tardata ad arrivare: “Al posto di chiedere scusa ai torinesi per una prova di palese impreparazione, Lo Russo si cimenta in un patetico scaricabarile”. “Il piano neve che è andato in crisi è stato predisposto dall’attuale amministrazione”, ha dichiarato Appendino, sottolineando come il primo cittadino dem si sia insediato nell’ottobre del 2021. “Questo è il secondo inverno che affronta da sindaco e il Piano neve è stato approvato dalla sua Assessora – ha continuato la deputata 5 stelle -. Durante il mio mandato non si sono mai verificati disagi simili. Io e la mia giunta abbiamo sempre fornito informazioni prima del fenomeno atmosferico, predisposto uno spargimento del sale preventivo e sufficiente per non far fermare la neve sulle strade e, la sera prima delle nevicate, monitorato personalmente la situazione in una Unità di Coordinamento”.

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venerdì 16 dicembre 2022

Regionali Lombardia, gli iscritti del M5s approvano l’alleanza con il Pd. Che aveva candidato Majorino

Gli iscritti residenti in Lombardia del Movimento 5 stelle approvano l’alleanza con il Pd alle prossime elezioni regionali. I 5 stelle, pertanto, si troveranno in coalizione con il Partito democratico che ha già scelto come candidato Pierfrancesco Majorino. E’ questo l’esito della consultazione online. Sulla piattaforma SkyVote hanno votato in 4.866: di questi, 3.078 iscritti si sono espressi a favore dell’alleanza. I contrari sono stati 1.788. Il quesito al quale erano chiamati ad esprimere la loro preferenza era il seguente: “Sei d’accordo, sulla base degli obiettivi programmatici condivisi, che il MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Lombardia si presenti in coalizione con forze politiche di centro-sinistra e altre forze civiche?“.

Un’intesa per le Regionali in Lombardia che segna la riapertura del dialogo tra gli ex alleati, dopo la rottura con la caduta del governo Draghi. Consultazione online degli iscritti arrivata dopo numerosi incontri tra i rappresentati lombardi di Partito democratico, Movimento 5 stelle e l’Alleanza Verdi/Sinistra. Incontri nei quali è stata raggiunta una condivisione sui punti programmatici alla base dell’accordo a sostegno della candidatura a governatore di Majorino. A completare il quadro delle candidature, il presidente uscente, Attilio Fontana, sostenuto dal centrodestra e della sua ex vice Letizia Moratti che corre con il sostegno di Azione e Italia viva. Rimane da scoprire la posizione di +Europa. Esclusa l’alleanza con Pd e M5s, il partito di Emma Bonino dovrà sciogliere il nodo se correre da solo o sostenere la candidatura di Moratti insieme al Terzo polo.

E’ un “bene che i nostri iscritti abbiano riconosciuto il valore della nostra proposta per la Lombardia”, ha commentato subito dopo l’esito del voto online il coordinatore del Movimento 5 Stelle Lombardia, Dario Violi. “Un percorso – ha aggiunto – condiviso fin dai primi passi con il presidente Giuseppe Conte e costruito durante questi anni all’interno dell’istituzione regionale. Da domani saremo immediatamente impegnati per raccontare ai lombardi il cambiamento che vogliamo. Un progetto che parla di rilancio della sanità pubblica e territoriale, investimenti sul trasporto locale, ambiente e futuro sostenibile”. Violi ha anche annunciato che a breve gli iscritti al Movimento potranno “presentare la propria autocandidatura, dopodiché – ha sottolineato – voteremo ed entro il nuovo anno chiuderemo le liste. L’obiettivo è grande e richiede impegno e dedizione, ma crediamo che il momento per una nuova guida in Regione Lombardia sia finalmente arrivato”, ha concluso il coordinatore lombardo M5s.

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Manovra, l’indignazione di Costa (M5s): “Emendamento per consentire caccia anche in zone protette è una pazzia. Attiviamoci”

“Son profondamento indignato di una cosa che ho scoperto ora. Ho scoperto che nella manovra ci sono emendamenti in cui Fratelli d’Italia scrive due norme per consentire l’attività di caccia in tutta Italia, in tutte le zone protette e in qualsiasi periodo dell’anno. Cioè sempre. È una cosa gravissima perché aggredisce tutta la biodiversità”. Così in un video pubblicato su Twitter, Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente del Movimento 5 stelle, denuncia l’inserimento in manovra di un emendamento che, di fatto, consente la caccia in aree protette e in città.

Sottolineando che “è previsto un piano” ma che “non ha senso” e che “tra l’altro andremo anche in infrazione europea su questo argomento”, Costa invita tutti ad “attivarsi”. “Io lo sto già facendo – esorta – Però chiedo a tutte le associazioni e ai cittadini che hanno a cuore la fauna selvatica di intervenire. Perché è proprio una pazzia”. E conclude: “Siamo entrati nel lato oscuro della tutela della biodiversità”.

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giovedì 15 dicembre 2022

Regionali Lombardia, verso l’accordo M5s-Pd: “Soddisfatti del lavoro sui temi”. Gli iscritti 5 stelle voteranno online su Majorino

Manca “solo” il voto online degli iscritti M5s per ufficializzare l’appoggio del Movimento 5 stelle al candidato dem Pierfrancesco Majorino. L’intesa per le prossime Regionali in Lombardia segna la riapertura del dialogo tra gli ex alleati, dopo la rottura con la caduta del governo Draghi. Così, mentre nel Lazio non si è riuscito a trovare un accordo, in terra lombarda si è riusciti a lavorare per un riavvicinamento. Ora però, per ufficializzare l’operazione, servirà il via libera della base che dovrà esprimersi (probabilmente venerdì prossimo) sulla piattaforma “Skyvote”.

Intanto, al di là di quello che diranno gli iscritti, si registrano i segnali di apertura da entrambe le parti. “Siamo soddisfatti del lavoro che oggi arriva a conclusione”, ha scritto in una nota il referente M5s in Lombardia Dario Violi, “le forze politiche all’interno della coalizione hanno riconosciuto l’importanza dei temi e delle proposte del Movimento Cinque Stelle“. Le proposte riguardano “in particolare le urgenze legate alla sanità, le esigenze ambientali e di sviluppo sostenibile, la necessità di investimenti infrastrutturali utili, il sostegno alle imprese in materia di transazione digitale e sicurezza sul lavoro e la necessità di pianificazione in materia di agricoltura” e “la sintesi è un documento che rispecchia i nostri valori e ci auguriamo possa rappresentare un punto di svolta per i lombardi e per la Lombardia”. Per il consigliere pentastellato, “il giudizio su questo percorso è positivo e riteniamo giusto condividerlo con i nostri iscritti, che consulteremo a stretto giro. Con l’auspicio che anche loro possano accogliere con soddisfazione il cammino costruito insieme a Giuseppe Conte con un unico grande obiettivo: consegnare nelle mani dei cittadini lombardi una vera, concreta e solida opportunità di cambiamento”.

Majorino, dal canto suo, ha dato la disponibilità a “presentare presto un programma che accolga il contributo delle forze di centrosinistra elaborato nei mesi scorsi, il punto di vista dei sindaci lombardi con cui sto dialogando spesso in questi giorni e i punti condivisi al tavolo di confronto, assai proficuo, tenutosi tra le forze di centrosinistra e il Movimento 5 stelle“. Per Majorino, “la sfida in Lombardia è assolutamente aperta e possiamo vincere. La coalizione che stiamo costruendo è forte e si sta arricchendo di numerose esperienze del mondo civico. Vado e andiamo avanti con grande determinazione. Sono convinto del fatto che la Lombardia abbia bisogno di un nuovo futuro e rilancio la sfida a tutte le forze che hanno fatto parte dell’opposizione a Fontana: facciamo vincere il cambiamento”.

Chi ha già deciso che non sarà parte dell’intesa è +Europa. “Era tutto chiarissimo dall’inizio e non cambiamo idea”, ha dichiarato all’Ansa il segretario Benedetto Della Vedova che ha chiuso alla possibilità in Lombardia di essere nella stessa coalizione con il Movimento 5 stelle. “Abbiamo sempre detto, dal primo istante in cui abbiamo deciso di sostenere Pierfrancesco Majorino che il nostro era un sostegno nei confini della coalizione che lo ha scelto. Si era detto che un eventuale allargamento si sarebbe deciso in coalizione all’unanimità”. E quindi se il resto della coalizione, di cui fanno parte fra gli altri Pd e Sinistra Italiana, si alleerà con il partito di Giuseppe Conte “noi prenderemo un’altra strada” ha sintetizzato. Quale sia è ancora da decidere. Secondo l’ex sottosegretario, è “assolutamente” possibile che +Europa presenti un suo candidato governatore ma non nega che dal Terzo Polo e da Letizia Moratti siano arrivate “sollecitazioni molto forti”. “Noi – conclude – siamo stati lealissimi ma con il Movimento 5 stelle siamo incompatibili e sono convinto che scegliere il populismo indebolirà la candidatura di Majorino”.

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mercoledì 14 dicembre 2022

Regionali Lombardia, Conte: “Accordo con Pd per Majorino? Giusto passare dal voto online degli iscritti”

“Se ci sarà un voto on line sull’eventuale accordo in Lombardia con il candidato Pd Pierfrancesco Majorino? Credo sia giusto sottoporre alla votazione degli iscritti lombardi una valutazione del tavolo di confronto che c’è stato”. Così il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, rispondendo a una domanda nel corso di una conferenza stampa sulla legge di bilancio. La consultazione servirà ad “acquisire il parere degli iscritti per una direzione di azione per presentare poi la nostra proposta competitiva”, ha continuato.

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“Dialoghi a sinistra” alle 18 il dibattito in diretta tra Goffredo Bettini e Domenico De Masi. Modera Luca Telese

Goffredo Bettini (autore di “A sinistra da capo“, ed. Paper First) e Domenico De Masi, moderati da Luca Telese, si confrontano sullo stato di salute della sinistra italiana, tra passato, presente e futuro.

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martedì 13 dicembre 2022

Premio Sacharov 2022, Assange è tra i finalisti ma non può partecipare alla cerimonia perché in carcere: la diretta del M5s

Julian Assange è finalista del Premio Sacharov 2022, il più alto riconoscimento dell’Unione europea nel campo dei diritti umani e della libertà di pensiero. Purtroppo non potrà essere presente alla cerimonia perché è tuttora in prigione in Gran Bretagna. Nel video la conferenza stampa organizzata dal Movimento 5 stelle in Ue, con Tiziana Beghin, Sabrina Pignedoli e Stella Assange. Tra gli interventi, anche quello della giornalista Stefania Maurizi, che segue da sempre la vicenda che ha coinvolto Assange.

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Qatargate, Majorino: “Pd non può far finta di nulla e parlare di diversità morale smarrita. Accordo con M5s in Lombardia? Sono ottimista”

Qatargate? Sono sconcertato da tutto quello che sta emergendo, sono cose gravissime. Mi auguro che la magistratura vada avanti senza guardare in faccia nessuno e ricostruisca la catena delle responsabilità. Pd non può far finta di nulla. Queste figure coinvolte erano comunque riferibili alla sinistra europea di cui facciamo parte. È chiaro che la vicenda riguardi anche noi, è inutile parlare di una sorta di diversità morale smarrita da tempo“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24) da Pierfrancesco Majorino, europarlamentare e candidato del centrosinistra per la presidenza della Regione Lombardia.

E aggiunge: “C’è un tema enorme che riguarda il Parlamento europeo, il suo funzionamento e il suo rapporto con le lobby. La vicenda dl Qatargate è gravissima e sconcertante perchè usa il tema dei diritti umani. Mai avrei pensato che vicenda lobbistica fosse così vicina ai socialisti europei”.

Majorino poi si definisce ottimista sull’alleanza col M5s in Lombardia e si pronuncia sulla candidatura di Letizia Moratti: “Siamo nel pieno del confronto, è veramente una questione di pochissimi giorni. Al massimo tra un paio di giorni capiremo se ci sarà l’accordo. È un confronto serio, non scontato su idee, su programmi e su contenuti. In questo senso, ho apprezzato l’approccio dei 5 Stelle credo che tra 2 giorni capiremo se c’è l’accordo. Letizia Moratti? È curioso che il sistema informativo continui a chiedere cosa rappresenti la Moratti. Rappresenta una frattura nel centrodestra, mi pare ovvio. È buffo che si continui a descriverla come una frattura nel centrosinistra, abbiamo veramente smarrito i fondamentali“.

E chiosa: “Letizia Moratti è un’autorevole figura del centrodestra, da sempre è in quell’area politica e culturale, ha una storia tutta impiantata nel centrodestra. La sua lista include leghisti più radicali di Salvini ed ex esponenti di Fratelli d’Italia. Fino a poche settimane fa è stata vicepresidente di Fontana con cui ha smesso di andare d’accordo – conclude – quando ha capito che Salvini e Meloni non l’avrebbero candidata presidente della Regione. Polemiche del Terzo Polo sul sostegno a Moratti? Se avessimo deciso di supportare la candidatura, avremmo compiuto il suicidio politico perfetto. Gran parte del nostro elettorato non l’avrebbe accettato e lo capisco molto bene: è difficile cambiare le cose sostenendo chi ha creato le cose che vuoi cambiare”.

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sabato 10 dicembre 2022

Regionali Lombardia, tra Pd e M5s accordo su “oltre il 90%” dei punti: la decisione in 48 ore

Tra il Movimento 5 stelle e il Pd è stata raggiunta una condivisione su “oltre il 90%” dei punti programmatici in discussione nelle trattative sull’accordo per le regionali in Lombardia, a sostegno della candidatura a governatore del dem Pierfrancesco Majorino. Quasi tutti i nodi sono sciolti, dunque, e la decisione arriverà entro 48 ore al massimo. Lo riferiscono, esprimendo soddisfazione, il coordinatore del M5s lombardo Dario Violi e il capogruppo in Regione Nicola Di Marco, i due delegati grillini che sabato mattina hanno partecipato al quarto incontro tra gli azionisti della potenziale coalizione: per il Pd era presente il consigliere regionale Matteo Piloni, per l’Alleanza Verdi/Sinistra il coordinatore regionale di Sinistra italiana Paolo Matteucci. Nessun rappresentante invece per +Europa, i cui dirigenti nazionali hanno posto un veto all’alleanza con i 5 stelle e che quindi – se l’accordo andrà in porto – non farà parte del “campo largo”.

Per chiudere il cerchio e “restituire il lavoro” ai soggetti interessati – da un lato la coalizione “ristretta” di centrosinistra, dall’altro gli organi interni del M5s – manca la quadra su pochi aspetti del programma: uno su tutti è quello delle infrastrutture, che è stato lasciato per ultimo. Delle trattative in corso per le regionali il leader pentastellato Giuseppe Conte ha parlato anche in collegamento con una conferenza stampa organizzata dal gruppo in Regione Friuli-Venezia Giulia: “Come M5s riteniamo arrogante dire “il candidato sarà il nostro, punto” e allo stesso modo riteniamo arrogante che lo facciano altre forze politiche. E purtroppo spesso lo fanno, a partire dal Pd”, ha detto, con un palese riferimento alla candidatura dell’assessore Alessio D’Amato a governatore del Lazio. “Non accettiamo diktat, la candidatura deve essere il frutto di un percorso e non può essere la prima tappa se il passaggio più qualificante di questo percorso sono i contenuti programmatici”, ha chiarito Conte.

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venerdì 9 dicembre 2022

Renzi mira all’elettorato di destra: vuole svuotare il panorama di riferimenti per chi vota a sinistra

La nostra specie (come tutte le altre) produce risposte evolutive ai problemi attraverso l’adattamento. La gestione di società complesse e ampie, dove non tutti si conoscono, è affrontata nei modi che ben conosciamo: re, imperatori, dittatori, capi religiosi, oppure repubbliche con sistemi di gestione basati sull’associazione di cittadini: i partiti.

L’impatto dell’asteroide Mani Pulite ha causato l’estinzione di tutti i partiti, con l’eccezione della Lega. Partito nato da poco, all’epoca, e che ha molto contribuito all’estinzione dei concorrenti. Con l’estinzione finale la specie “muore” senza lasciare discendenti; con l’estinzione per speciazione una specie si estingue diventando un’altra specie. Finiti quei partiti ne sono sorti altri, che ben conosciamo. Uno è nato per ibridazione. L’ibridazione tra specie differenti produce discendenti che non si riproducono. L’incrocio di cavallo e asino può dare origine a muli o bardotti, a seconda di chi giochi il ruolo maschile o femminile. Muli e bardotti sono sterili.

Il Pd è un ibrido tra Pci e Dc che per un po’ ha prosperato, ma oggi è diventato chiaro che non riesce a produrre nuovi individui, a replicare il genoma “misto” che lo ha caratterizzato: è sterile. Inoltre è stato invaso da un parassitoide. I parassitoidi sono insetti, come le vespe icneumonidi, che mettono le loro uova dentro altri organismi. Le uova si sviluppano in larve che crescono a spese dell’ospite, senza farlo morire. Una volta cresciute, escono dall’ospite, uccidendolo. Come Alien nel famoso film di Ridley Scott. Renzi è un icneumonide. E’ entrato nel Pd, ne ha assunto il controllo e poi ne è uscito fondando un altro partito, lasciando però molte larve nel corpo dell’ospite, non ancora definitivamente sopraffatto.

Il Pd sta cercando di riformarsi, ma ci sono replicanti di Renzi che si propongono di prenderne le redini e questo sta demotivando ancor di più il potenziale elettorato di sinistra.

Il piano a me pare chiaro: togliere ogni riferimento a chi ha idee di sinistra, e sostituire Berlusconi per attirare i voti del suo elettorato di riferimento. Renzi sa che Forza Italia si svuoterà di contenuti una volta che Berlusconi sarà uscito di scena; l’elettorato rimarrà orfano e lui è pronto ad adottarlo, come un paguro che entra in una conchiglia vuota. Avendo realizzato un record mondiale di antipatia cerca di camuffarsi e si copre con una specie affine: Calenda è l’attinia che cresce sulla conchiglia del paguro. Manda avanti lui. In questi giorni il partito dei due si sta già proponendo come stampella al governo, nel caso che l’appoggio di Forza Italia venga a mancare. Il disegno è talmente chiaro: Renzi mira all’elettorato di destra. E vuole svuotare il panorama politico di riferimenti che possano attrarre l’elettorato di sinistra: chi è di sinistra non deve votare. Punto. Secondo me i dirigenti del Pd non sono scemi, sono astutissimi. Hanno buttato fuori (rottamato) i dirigenti di sinistra e fanno di tutto per demotivare i votanti di sinistra, riuscendoci.

Il M5S è la spina nel fianco del Pd. Ha cercato di omologarlo alla destra spingendolo nelle braccia di Salvini con il Conte I, ma gli è andata male e ha dovuto sostenere il Conte II per non affrontare le elezioni, a cui era ancora impreparato. Nel frattempo l’evoluzione delle scelte dell’elettorato ha portato all’affermazione di Fratelli d’Italia che, come un cuculo, ha spinto quasi fuori dal nido sia la Lega sia Fi. Il M5S, dato per spacciato, si sta posizionando come punto di riferimento di chi guarda a sinistra. Liberatosi di zavorre tipo Di Maio (quinta colonna che avrebbe dovuto svuotare il Movimento) il M5S si propone come difensore dei deboli, come portatore della questione morale e, in generale, dei valori dell’antico Pci, con il bonus di non poter essere chiamato comunista. Tutti gli altri partiti, con rare eccezioni, sono coalizzati contro il M5S perché ne comprendono il potenziale politico e la carica di innovazione.

Si negano realizzazioni senza precedenti, come il Pnrr o la ricostruzione del ponte di Genova, e la cura degli interessi di chi ha meno, demonizzando il reddito di cittadinanza. Si glissa sulla spazzacorrotti o sull’elezione di personalità che hanno dedicato la vita a combattere il malaffare. Si cerca di dimostrare in tutti i modi che anche “loro” sono come tutti gli altri. Ma non li invitano al meeting di Comunione e Liberazione. I media, con rarissime eccezioni, stanno al gioco. Il putiniano è Conte, dimenticando che i veri putiniani sono Salvini e Berlusconi, che con Putin hanno fatto affari. Berlusconi disse ai suoi che dovevano considerare gli elettori come ragazzini di terza media che seguono le lezioni dall’ultimo banco: degli imbecilli. La strategia ha funzionato alla grande. Si sono bevuti le bugie del patto con gli italiani, e Ruby è la nipote di Mubarak.

La destra porta l’Italia sull’orlo del baratro, arriva Monti a cercare di metterci una pezza, ed ecco che ci ritroviamo con un governo fatto dagli stessi che ci hanno portato al baratro. Puntare sulla memoria corta e sulla credulità paga. Ora resta da vedere se l’elettorato saprà evolvere, facendo i propri interessi. Se non lo farà ci penserà la selezione naturale. L’evoluzione non prevede il futuro. Analizza il passato per interpretare il presente: il futuro non esiste. Si possono prefigurare scenari e lascio ai commentatori tentare di elaborarne.

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giovedì 8 dicembre 2022

Ricevo il reddito di cittadinanza ma non sono una fannullona: ora che ne sarà di noi?

di Rosalba

Buongiorno,

sono una percettrice di reddito di cittadinanza e ho 55 anni, separata, con una figlia. Vorrei dire qualcosa riguardo a quello che si vede in tutte le trasmissioni televisive. Durante l’ultima puntata di Zona Bianca si è attaccato come al solito il reddito di cittadinanza e i suoi percettori. Il giornalista Daniele Capezzone ha detto che i soldi che sono stati stanziati in questi anni sono soldi buttati nell’immondizia e che i percettori non devono più votare il Movimento 5 Stelle perché con i nostri voti hanno permesso a Giuseppe Conte di comprarsi il maglione a collo alto da 12mila euro e noi siamo stati ricattati a votarli solo per il reddito e quindi ribadendo, per l’ennesima volta, come questo sia un voto di scambio.

Vorrei dire a Capezzone e a tutti quei giornalisti che ogni santissimo giorno attaccano Conte e il reddito che, prima di entrare in politica, Conte era un docente universitario e svolgeva la sua attività di avvocato, quindi presumo che il maglione se lo poteva comprare anche prima. Poi mi chiedo se tutti quelli che sono in parlamento da più di 20 anni vanno dai cinesi a comprarsi i vestiti. Detto ciò, ritornando a quello che ha detto Capezzone su noi percettori, trovo allucinante come soldi dati a famiglie indigenti vengano definiti come fondi buttati nell’immondizia: quindi per lui cosa siamo, spazzatura?

Io ho sempre lavorato sin da ragazza. Da quando ho iniziato sono stata messa in regola durante un solo impiego, poi tutte le altre esperienze lavorative sono state in nero con la solita scusa che la messa in regola costava troppo. Per più di 7 anni ho lavorato come segretaria presso una persona che mi faceva firmare le prestazioni occasionali entro una certa soglia, quindi non ero garantita in niente a livello contributivo. Nel 2017, questa persona ha chiuso per fallimento e mi sono ritrovata senza uno stipendio. Ho cercato un altro lavoro, ma avendo all’epoca più di 50 anni non ho trovato niente e mi sono adattata a fare le pulizie nelle case e la badante per qualche ora, il tutto saltuariamente. Quindi non ti permettevano di avere uno stipendio adeguato a coprire tutte le spese di una famiglia. Mi sono ritrovata a dover decidere se pagare l’affitto, le bollette o mangiare; spesso ho avuto la luce abbassata e, a volte, tagliata per non aver potuto pagare in tempo. A fine 2018 ho avuto lo sfratto giustamente per non aver potuto pagare e mi sono ritrovata in mezzo alla strada con una figlia; mi hanno ospitato per qualche mese alcuni amici ed è stato umiliante. Poi, nel 2019, è stato introdotto il reddito e ho ripreso a vivere dignitosamente.

Con il reddito non facciamo, io e mia figlia, una vita bellissima, ma almeno abbiamo un tetto sulla testa. Paghiamo le bollette e con quel poco che rimane facciamo la spesa. Grazie al reddito mia figlia frequenta l’università. E’ al terzo anno di Scienze politiche delle relazioni internazionali e questo è stato possibile perché abbiamo una situazione dignitosa. Mia figlia non è stata costretta a trovarsi un lavoro malpagato e in nero, ma si è dedicata a studiare per poter avere un futuro migliore – anche se sono pienamente cosciente che se ne andrà all’estero, dove le opportunità di lavoro sono migliori e dove potrà sfruttare la sua laurea. Ma adesso che il reddito verrà abolito io cosa dico a mia figlia? Non potrai più studiare perché a breve saremo di nuovo in mezzo a una strada, quindi tutti i sacrifici fatti non sono serviti a niente?

Vorrei dire anche qualcosa a tutti quelli che parlano di noi percettori. E’ vero che ci sono dei furbetti, ma come in tutte le categorie dove ci sono soldi pubblici. Sembra che solo noi siamo diventati il cancro di questa società. Ho sentito talmente tante cose veramente disgustose: drogati che prendono il metadone di Stato, divanisti, fannulloni, furbetti, che non facciamo Pil e che i nostri figli faranno la nostra stessa fine. E, per finire, un ex ministro della Lega ha detto che in Veneto gli operai muoiono in fabbrica per colpa nostra.

Vorrei dire anche due parole a giorgia meloni (volutamente in minuscolo). Ho visto il video che ha postato, dove parla delle decisioni prese in questa manovra e del reddito. Le vorrei ricordare che la campagna elettorale è finita e che nessuno ci ha messo una pistola alla tempia per votare i 5S. Le ricordo che il voto è segreto e siamo esseri umani con una testa pensante e le garantisco che alcuni percettori di reddito non hanno votato i 5S, ma neanche lei. Io condivido tutte le loro idee e sono una persona che prima di votare si legge i programmi elettorali. Molti dicono che Giuseppe Conte soffia sul fuoco, ma non è vero. Ci ha pensato il governo attuale, ha fatto tutto da solo, loro ci vorrebbero tutti zitti e buoni, ma mi dispiace per loro: siamo in democrazia e abbiamo il diritto di dire e manifestare il nostro dissenso.

Questo governo abolirà il reddito per 660mila famiglie e non ha un piano di riserva. Non credo a nulla di quello che dice: non faranno niente per sostituire il reddito, non faranno niente per ampliare i centri per l’impiego e non faranno nemmeno i corsi di formazione. Quindi consiglio alla Caritas di ampliare i suoi centri, oppure se a Meloni fanno schifo i poveri può prendere alcune armi che invierà in Ucraina (per la guerra e per far guadagnare soldi agli amici, come si evince da chi ha finanziato la campagna elettorale) per bombardare tutto il Sud: così il problema è risolto. Oppure, se preferisce, può dividere l’Italia in due parti come sta facendo – ognuna col proprio governo; oppure ancora potrebbe levarsi di torno.

Meloni dice che i soldi del reddito devono andare alle imprese per incentivare ad assumere personale, ma quanti soldi ancora si devono dare a queste imprese per incentivare? E quali imprese ci sono al sud? Meloni pensa che siamo tutti stupidi? Il reddito esiste da anni in tutta Europa e non ho sentito nessuno Stato parlare di abolizione, anzi. Hanno rafforzato il meccanismo di sussistenza. Anche l’Europa si è espressa in questo senso. Invece Meloni fa cassa sui poveri.

In Spagna il reddito è stato introdotto durante la pandemia, eppure anche loro hanno problemi, ma non si rifanno sulla popolazione più indigente: tassano le banche, gli extraprofitti e i redditi sopra i 3 milioni di euro. Quindi in conclusione io penso che Giorgia Meloni sia una donna con una mentalità patriarcale, maschilista, classista, contro le comunità Lgbtq e pure contro gli immigrati, forse perché potrebbero sostituire la nostra razza. Alla fine, per me, Meloni è tutto ciò che io combatto da quando ho l’uso dell’intelletto.

Mi scuso per questo mio sfogo, ma dovevo esprimere quello che penso e potevo farlo solo con voi, perché vi ritengo persone intellettualmente oneste. Grazie.

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mercoledì 7 dicembre 2022

Porte girevoli, il M5s presenta un report a Bruxelles: “La Commissione Ue istituisca un Comitato per vigilare sui conflitti d’interesse”

Un sito web e un white paper per “aumentare la consapevolezza” sul tema delle porte girevoli e “sensibilizzare i cittadini a denunciare casi piccoli e grandi di conflitti d’interesse e influenze delle lobby“. L’europarlamentare del Movimento 5 stelle Sabrina Pignedoli ha presentato in conferenza stampa a Bruxelles due nuove iniziative sulla questione di cui ha fatto una bandiera: il contrasto al fenomeno dei funzionari pubblici che “abbandonano i loro incarichi per nuovi impieghi nelle aziende private o diventano lobbisti negli stessi settori che prima dovevano controllare”. Situazioni che accomunano nomi di primo piano, dall’ex premier italiano Matteo Renzi all’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto, fino all’ex presidente della Commissione Josè Barroso. “I conflitti di interessi e le porte girevoli inquinano la democrazia italiana ed europea”, ha detto Pignedoli. Ricordando che “a livello europeo mancano ancora normative vincolanti per combattere questo fenomeno” e chiedendo “una legge efficace che regoli e sanzioni i cambi di casacca che influenzano il processo decisionale europeo”.

Lo scorso anno, su sua iniziativa, l’Eurocamera aveva approvato una risoluzione che impegnava la Commissione a istituire un apposito Comitato etico europeo che si occupasse dei casi di porte girevoli e conflitti d’interesse, dotato di poteri investigativi e della facoltà di suggerire alle istituzioni comunitarie di emettere sanzioni nei confronti dei loro membri. L’esecutivo di Bruxelles, però, finora non ha adempiuto alle indicazioni del Parlamento, sostenendo che la creazione del Comitato metterebbe in crisi l’indipendenza degli altri soggetti istituzionali. Anche per rispondere a queste osservazioni, Pignedoli ha commissionato un “libro bianco” sul tema a tre esperti della materia e ha lanciato un’apposita piattaforma online, https://www.stoprevolvingdoors.eu/, con una sezione dedicata a “soluzioni e punti di vista per tenere vivo il dibattito su questo fenomeno dannoso”.

In conferenza stampa sono intervenuti i tre autori del report: i professori Andy Schmulow (dell’università australiana di Wollongong) e Alberto Alemanno (dell’École des hautes études commerciales di Parigi) e Jeff Hauser, direttore della ong statunitense Revolving Doors Project. “Sono rimasto estremamente deluso dalla posizione della Commissione europea che sta ignorando qualsiasi nostra proposta. La Commissione deve fare un esame di coscienza e analizzare le nostre proposte di un organismo etico indipendente per alzare il livello etico della nostra attività pubblica”, ha detto Schmulow. “Non vedo nessuna ragione per la Commissione europea di negare l’istituzione di un organismo di questo tipo. Ci aspettiamo una risposta ma il tempo della legislatura sta per scadere, bisogna fare in fretta”, ha sottolineato invece Alemanno.

La deputata pentastellata alla Camera Stefania Ascari ha passato in rassegna i casi più eclatanti di porte girevoli in Italia, a partire da quello di Crosetto, diventato ministro della Difesa dopo essere stato presidente di Aiad, la Federazione delle aziende produttrici di armi: “I suoi consolidati rapporti professionali possono condizionare la sua attività di ministro. Questo in Italia è legittimo, ma non opportuno”, ha detto. Ricordando anche i casi di Pier Carlo Padoan, “da ministro dell’Economia a presidente dell’Unicredit”, e di Marco Minniti, “ex ministro degli Interni e ora Presidente della fondazione Med-Or, riconducibile al gruppo Leonardo. Servono regole nuove per tutelare l’interesse pubblico”, ha concluso.

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