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venerdì 31 marzo 2023

Fedriga spende 20 milioni per i “suoi” giochi (la Finlandia ne usò 3,5), ora il Pd attacca: “Flusso di denaro fuori controllo per gli Eyof”

Venti milioni di euro per mettere in piedi la macchina degli Eyof, il Festival olimpico della gioventù europea (che non c’entra nulla coi Giochi olimpici giovanili), quando la Finlandia, nel 2022, ne spese 3,5. A fronte – e lo dimostrano i fatti – di risultati (mediatici e di seguito, in generale) “pressoché nulli”. A denunciare le anomalie relative agli Eyof organizzati in Friuli-Venezia Giulia (disputatisi a fine gennaio) era stato, lo scorso novembre, ilFattoQuotidiano.it grazie – tra le altre cose – a un accesso agli atti del capogruppo del M5s, Mauro Capozzella, che aveva consentito di quantificare la somma messa a disposizione da Massimiliano Fedriga per organizzare le gare (20 milioni di euro, come detto). Ora il Partito democratico ha deciso di inoltrare altre tre richieste agli atti e di presentare un’interrogazione – a prima firma Diego Moretti – alla Giunta a trazione leghista per fare chiarezza sulle “molte zone d’ombra”.

A sorprendere, già lo scorso anno, era stato lo “spezzatino” tra le varie discipline, che anziché essere accorpate in un numero ristretto di sedi, erano state dislocate lungo tutte le Alpi Carniche e Giulie, gli investimenti milionari su progetti dal futuro incerto o su strutture temporanee, che poi sarebbero state smantellate (e dunque, in questo caso, senza futuro) e i tanti soldi destinati alle due cerimonie, quella di apertura e quella di chiusura (una a Trieste, l’altra a Udine). “Quello che preoccupa è il silenzio della Giunta – dice Moretti – noi non vogliamo demonizzare l’evento in sé, che per lo sport e i giovani è importante, ma c’è modo e modo di spendere le risorse pubbliche“. Al di là degli investimenti sugli impianti, sulle piste da sci e sulle infrastrutture, per i dem ci sono altre questioni che non tornano. Qualche esempio? “Siamo venuti a sapere di gettoni da 200 euro al giorno per i volontari, non sappiamo quanto siano costati i kit di abbigliamento, che ora troviamo in vendita online, non conosciamo il costo della mascotte, di cui, ci dicono, siano pieni i magazzini – racconta Moretti – le stanze degli alberghi venivano date a 120 euro a notte, quando sui siti il costo era di 70 euro. Per non parlare della cerimonia di chiusura, il cui costo si sarebbe aggirato intorno ai tre milioni di euro. Il tutto, va sottolineato, a fronte di un riscontro di pubblico ben al di sotto delle aspettative”.

Il Partito democratico, insomma, chiede trasparenza alla Giunta Fedriga. La risposta all’interrogazione e quelle ai tre accessi agli atti (costi relativi alle gare, costi relativi alle infrastrutture ed eventuale finanziamento da parte di Promoturismo) arriveranno, tuttavia, dopo le elezioni, che in Friuli-Venezia Giulia sono in programma domenica 2 e lunedì 3 aprile. Fedriga, appoggiato da tutto il centrodestra, si presenta con una propria lista civica, col sogno di emulare Luca Zaia e di battere Fratelli d’Italia; Pd e M5s corrono insieme (con Verdi e Sinistra) a sostegno del candidato di Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo; Azione e Italia viva propongono invece Alessandro Maran (ex Pci, ex Ds, ex montiano, ex Pd), mentre i movimenti contrari al vaccino e al certificato verde sostengono Giorgia Tripoli.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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giovedì 30 marzo 2023

Sicilia, affidati senza gara 3 milioni di euro per pubblicizzare un progetto turistico regionale. M5s: ‘Era un flop, ora possibile danno erariale’

Quasi tre milioni di euro per pubblicizzare See Sicily, un progetto che prevedeva agevolazioni per i turisti che vogliono vedere la Sicilia. Soldi per pubblicizzare il progetto su Rai, Mediaset e carta stampata affidati però senza bandi di gara, senza una ricerca di mercato e senza una progettazione circostanziata. Questo, per lo meno, è quanto accertato dall’autorità di controllo della Regione siciliana, alla quale si sono rivolti i deputati regionali del M5s che hanno presentato una richiesta di accesso agli atti. Il risultato è che su un controllo parziale (2.882.128 euro) di una spesa complessiva per la pubblicità di 23 milioni, c’è da rivedere almeno il 25 per cento per le “irregolarità” dell’affidamento. Una spesa per pubblicizzare il progetto See Sicily (costato, invece, 25 milioni di euro), ovvero una serie di agevolazioni offerte ai turisti per visitare la Sicilia. Un flop, a giudicare dai numeri forniti proprio dalla relazione fornita ai Cinque stelle dall’autorità regionale.

Ma non è così secondo Manlio Messina, il meloniano che durante il governo di Nello Musumeci guidava l’assessorato al Turismo, cioè quando sono state firmate le delibere (nel 2021): “A gennaio del 2023 rispetto al 2019, anno del boom turistico per la Sicilia, registriamo un più 30 per cento di ingressi. Mentre il tempo di permanenza dei turisti è passato da 2,6 notti a 3,2”. Questo è il commento dell’ex assessore, ora deputato, che in un intervento tv su Telecolor ha attaccato duramente i deputati regionali del M5s, secondo il meloniano “incapaci di leggere i numeri. Per questo stiamo querelando loro e alcuni giornalisti”, ha avvertito Messina.

Scintille tra il meloniano e i Cinque stelle dopo che questi hanno presentato alla stampa il risultato della richiesta di accesso agli atti. Dalla relazione dell’Audit regionale è, infatti, emerso che per pubblicizzare le offerte per i turisti il governo regionale nel 2021 ha speso cifre “irregolari”, acquistando da Rai e Mediaset, ma anche da Cairo Rcs e Manzoni, spazi pubblicitari “senza previa pubblicazione di un bando di gara”. Tutto gestito con affidamenti diretti perché considerati i gestori prevalenti sul mercato, nonostante la legge preveda che vengano “consultati i preventivi di almeno 5 operatori”. Questo è quanto risulta dall’accesso agli atti fatto dal M5s che oggi ha attaccato duramente il governo regionale, in particolare l’assessorato al Turismo, gestito ormai da anni da Fratelli d’Italia. Per questo oggi a gran voce i Cinque stelle hanno chiesto al presidente Renato Schifani di togliere ad Fdi l’assessorato al Turismo. Un dipartimento che torna dunque a fare scalpore, dopo essere stato a lungo sotto i riflettori solo qualche mese fa per il caso Cannes. A inizio anno, infatti, destò stupore la spesa di quasi 4 milioni di euro per la partecipazione al festival di Cannes, sempre con lo scopo della promozione della Sicilia. In quel caso, Schifani è subito intervenuto rimuovendo l’assessore Francesco Scarpinato e annullando il bando.

Scarpinato fu rimosso, però, solo per essere spostato ai Beni culturali mentre il Turismo è rimasto in mano ai meloniani. Negli anni del governo Musumeci era in mano a Messina, in questi giorni indicato come tra i papabili candidati per il centrodestra alla guida di Catania che andrà ad elezioni il prossimo maggio. Adesso il Turismo è gestito dalla meloniana Elvira Amata. Una continuità politica che quindi, nonostante gli avvicendamenti, non è stata interrotta. In un assessorato che sembra essere stato molto strategico in Sicilia. Di certo è un dipartimento che negli ultimi anni ha gestito una grossa fetta dei finanziamenti euroepei. Quella per esempio per incentivare le produzioni tv a girare in Sicilia è più che triplicata solo in un anno: da 3 milioni del 2021 a 10,7 nel 2022.

Come per la promozione di See Sicily, anche l’affidamento del servizio fotografico e l’allestimento per Casa Sicilia in un grande albergo di Cannes, era stato dato senza bando di gara preventivo. Un’irregolarità alla quale aveva infine messo fine Schifani, ritirando la delibera. Adesso sul banco degli imputati c’è il progetto See Sicily. Lo scopo è sempre quello di promuovere il turismo, in questo caso proponendo ai turisti dei voucher con cui accedere ad una serie di agevolazioni per visitare la Sicilia. Una notte gratis, per esempio, su tre notti prenotate in una struttura convenzionata con la Regione. Per questo l’assessorato al Turismo, al tempo guidato da Messina, ha speso milioni di pubblicità su tv e giornali. Con un risultato che secondo quanto riportato dall’Autorità di Audit della Regione siciliana, è stato di certo insoddisfacente. I Voucher a disposizione per i posti letto erano 116.613, di questi sono stati usufruiti solo 24.826, il 21,29 per cento. La Regione metteva a disposizione anche voucher per guide, accompagnatori e centri immersione: ce ne erano 5647 a disposizione per i turisti, ne sono stati dati solo 518, appena il 9,48 per cento. Non è andata molto meglio con i voucher acquistati per i tour operator: ce ne erano a disposizione 56.850, ne sono stati dati 14.289, ovvero il 25,13 per cento. Numeri che certificano un flop del progetto, nonostante la grossa spesa per promuovere See Sicily sui media: 1.031.998 di euro è andato a Rai Com spa (società concessionaria della pubblicità per la Rai) e 1.207.800 a Publitalia ’80 Spa (concessionaria per Mediaset). Mentre per la carta stampata è andato a Mediamond Spa 305.000 e Cairo Rcs Media Spa 175.680. Mentre 161.650 euro sono andati alla Manzoni, che raccoglie pubblicità per conto del gruppo Gedi (Repubblica, Stampa e altri).

Cifre che sono state stanziate in modo parzialmente irregolare secondo l’Autorità di audit che “riscontra l’assenza di un sufficiente livello di progettazione”, perché, tra le altre cose, “le successive richieste trasmesse a Rai Com spa e a Publitalia ’80 spa” mancano di indicazioni essenziali, come “il tempo dei passaggi tv del materiale, la tipologia di programma televisivo adatto allo scopo – si legge nella relazione – le fasce orarie ritenute maggiormente idonee per i passaggi, l’analisi economica delle singole richieste, il budget complessivo di riferimento, il capitolato tecnico d’appalto”. Una serie di mancanze per cui, secondo la relazione, “ne consegue la totale indeterminatezza del contenuto delle richieste di offerte ai due operatori consultati, in tal modo non assicurando un’attività amministrativa basata su criteri di economicità, efficienza, imparzialità, pubblicità e trasparenza, nonché risultando incoerente con i principi dell’ordinamento comunitario”.

Un’operazione del 2020 “che avrebbe dovuto portare nuove frotte di turisti in Sicilia e ossigeno al turismo isolano fiaccato dal Covid – ha detto il deputato regionale M5s e presidente della commissione Ue dell’Ars Luigi Sunseri – ma che si è rivelato uno dei più grandi fallimenti del governo Musumeci, e rischia di esserlo in continuità anche del Governo Schifani, caratterizzato tra l’altro da numerose irregolarità che potrebbero aver prodotto un danno all’erario, per cui presenteremo un esposto alla Corte dei Conti“. Stamattina, giovedì 30 marzo, Sunseri, assieme al capogruppo Cinque stelle Antonio De Luca, e al vicepresidente dell’Ars Nuccio di Paola (sempre M5s) ha illustrato alla stampa le risultanze “dell’attività dell’Audit, che ha esaminato una porzione di progetto, attuato dall’assessorato al Turismo e rispetto al quale l’autorità che vigila sulle spese comunitarie ha fatto rilievi pesantissimi che si sono tradotti in un taglio del 25 per cento per il profilo relativo al 2021/2022 ma anche per quello precedente. Tagli rispettivamente di 680 mila euro e 735 mila euro, soldi già spesi che si verranno a configurare come debiti fuori bilancio laddove non si riuscisse a trovare una diversa copertura finanziaria”.

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Schede nulle, l’emendamento del centrodestra scatena i 5 stelle: “Vogliono sovvertire l’esito del voto all’uninominale in Calabria”

Considerare valide le schede elettorali in cui ci siano due o più croci su liste della stessa coalizione. Almeno per il seggio all’uninominale. È questa la proposta contenuta in un emendamento al testo base sui criteri generali per la validità e la nullità dei voti alle elezioni politiche, depositato dal centrodestra alla giunta per le Elezioni alla Camera. “Va ripristinato il principio per cui per l’uninominale se viene messa la croce su più simboli della stessa coalizione va considerato rafforzativo dell’espressione di voto dell’elettore in ossequio al principio del favor voti”, sostiene il berlusconiano Pietro Pittalis, membro della commissione. Se l’emendamento venisse approvato sarebbe applicato ai quattro ricorsi che sono stati presentati in altrettanti collegi di Montecitorio. E secondo i 5 stelle cambierebbe l’esito del collegio uninominale Cosenza-Tirreno, vinto dalla candidata del M5s Anna Laura Orrico: se passasse l’emendamento a essere eletto alla Camera sarebbe Andrea Gentile di Forza Italia.

Ecco perché i 5 stelle vanno all’attacco dell’emendamento del centrodestra. “Intendono compiere un blitz per sovvertire, attraverso la modifica ex post delle regole vigenti, l’esito elettorale che alle ultime elezioni politiche“, dice Vittoria Baldino, vicepapogruppo a Montecitorio, comparsa in conferenza stampa con i componenti della giunta, il capogruppo dei 5 stelle e pure Giuseppe Conte. Il leader del M5s è andato all’attacco. “E’ in gioco il principio di legalità – ha attaccato l’ex premier – le regole del gioco si stabiliscono prima e non si ribaltano dopo. Dobbiamo convenire che la nostra democrazia è malata e il segno più evidente è la sfiducia dei cittadini, non affrettiamone il collasso”. “La storia di M5s – ha ricordato il capogruppo Francesco Silvestri – in giunta è ricca di battaglie, da Galan a Genovese, al conflitto di interessi. Questa è la nostra forza, anche del Senato, siamo compattissimi: combatteremo questa battaglia con ogni strumento istituzionale, a tutti i livelli e se neecssario fino al Colle, si tratta di principi costituzionali che non si possono sovvertire“.

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mercoledì 29 marzo 2023

Elezioni, M5s attacca: “In Calabria il centrodestra vuole cambiare le regole per sovvertire l’esito del voto. Ci opporremo duramente”

“Il centrodestra sta sovvertendo l’esito delle votazioni delle elezioni politiche del 2022 in Calabria“. A denunciarlo, nel corso di una conferenza stampa nella sede del M5s, è la deputata Carmela Auriemma, vicepresidente della Giunta per le elezioni, assieme al presidente Giuseppe Conte, al capogruppo alla Camera Francesco Silvestri, alla vicecapogruppo Vittoria Baldino, alla capogruppo in Giunta delle elezioni Stefania Ascari. Una conferenza nel corso della quale è stato denunciato il tentativo da parte dei partiti della maggioranza di “stravolgere il risultato elettorale”, attraverso un emendamento che modificherebbe i criteri con cui sono già state scrutinare le schede elettorali. E che prevedono, secondo quanto indicato dal Viminale, l’annullamento nel caso in cui l’elettore abbia apposto il voto su più di una lista collegata al candidato uninominale.
Tutto per “garantire l’assegnazione di un seggio in Calabria ad un candidato di Forza Italia”. Ovvero, il “rampollo di una nota dinastia calabrese”, come Conte senza citare il nome ha definito Andrea Gentile, delfino politico di Tonino Gentile, ex sottosegretario dei governi Berlusconi e Renzi. A danno della pentastellata Anna Laura Orrico, che è stata eletta prevalendo sul primo per 400 voti. Ma Conte rivendica: “Non mi interessa nemmeno chi viene avvantaggiato, è un problema di democrazia. Già è malata, non acceleriamone il definitivo collasso”. Tanto da tagliare corto anche sulla possibilità di un fronte comune e di un sostegno da parte del resto delle opposizioni: “Non è questione di maggioranza o opposizione”.
“In questo modo si sovvertono i principi di legalità posti alla base della nostra Costituzione”, ha attaccato pure Ascari. Mentre Baldino ha parlato di “colpo di mano a colpi di maggioranza“. E ancora: “Non si cambiano le regole ex post. Questo emendamento presentato dalla maggioranza potrebbe avere delle conseguenze in generale in tutto il Paese, anche sul piano della ripartizione dei seggi nel proporzionale”. “Se necessario ci rivolgeremo anche al presidente della Repubblica, garante della Costituzione”, ha concluso il capogruppo Francesco Silvestri.

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Vigilanza Rai, c’è l’accordo tra maggioranza e opposizione: la 5s Floridia verso la presidenza

Raggiunta l’intesa tra maggioranza e opposizione sulla presidenza della Comissione di Vigilanza sulla Rai, una delle caselle “di garanzia” che per prassi spettano all’opposizione. Dopo la nomina di Lorenzo Guerini (Pd) alla guida del Copasir, la poltrona dovrebbe andare al Movimento 5 stelle e il nome individuato è quello di Barbara Floridia, ex sottosegretaria all’Istruzione e attuale capogruppo al Senato. La Commissione è stata convocata per il prossimo 4 aprile.

Nelle scorse settimane i pentastellati avevano indicato il vicepresidente del Movimento Riccardo Ricciardi, nome su cui però era stato posto il veto da parte della maggioranza e in particolare di Forza Italia. In seguito era spuntata anche l’ipotesi di Chiara Appendino, che però non fa parte della Vigilanza: per evitare un cambio in corsa, quindi, il partito di Giuseppe Conte ha ripiegato su Floridia. Il nome della capogruppo dovrebbe mettere d’accordo tutti, escluso forse il terzo polo che insiste sulla candidatura di Maria Elena Boschi.

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L’Italia non è la Francia: per cambiare le cose serve combattere la rassegnazione

Ultimamente ho usato spesso la parola rassegnazione per descrivere come, in Italia, si reagisca a fatti che, in Francia e in Germania, generano sollevazioni. I francesi sono diversi da noi, a quanto pare. Sono abituati a combattere “come popolo”. Hanno fatto la Rivoluzione Francese (1789) e poi la Comune di Parigi (1871), fino al maggio Francese (1968), e ora sono di nuovo per strada. L’Italia, dal canto suo, ha riunificato il paese con le sollevazioni che hanno sostenuto l’impresa dei Mille (1860-61), senza però liberarsi dalla monarchia, ma poi ha realizzato il fascismo (1922-43), in parte riscattato dalla Guerra di Liberazione (1943-45). Il pericolo di un ritorno al fascismo col governo Tambroni (1960) fu scongiurato da moti di piazza in molte città italiane (da Genova a Reggio Emilia) e, sempre a Genova, la contestazione al G8 (2001) vide scontri per le strade e episodi di tortura. La parentesi del terrorismo brigatista, iniziato nel 1970, non ebbe grande seguito di piazza che, invece, dopo l’assassinio di Guido Rossa (1979) da parte delle brigate rosse, si mobilitò contro il terrorismo, negandogli legittimazione popolare.

Lo stravolgimento politico, in Italia, non avvenne nelle piazze ma nelle aule dei tribunali, nel 1992, con Tangentopoli, seguita però dal Berlusconismo (1994-oggi), una sorta di restaurazione del sistema pre-Tangentopoli: i moti di piazza furono sostituiti dalla propaganda televisiva. La reazione alla corruzione dilagante di una Tangentopoli mai finita trovò sfogo nel Movimento Cinque Stelle (2012-oggi) che, invece di usare la televisione, scese in piazza con i comizi di Beppe Grillo e usò la rete come nuovo strumento di diffusione del dissenso, senza alcun ricorso alla violenza fisica.

Grillo, se non ricordo male, disse che senza il M5S la rabbia popolare avrebbe fatto scorrere il sangue per le strade e, infatti, non si sono mai registrate violenze fisiche nelle manifestazioni dei 5S. Violenze verbali sì: mandare affanculo chi ha portato il paese sull’orlo del baratro è liberatorio, ma non basta; la ribellione verbale si è concretizzata in azione politica, ha vinto le elezioni ed è andata al governo. I professionisti della politica si sono subito coalizzati per delegittimare i 5S, dipingendoli come populisti, incapaci, scappati di casa.

Anche i 5S hanno contribuito alla propria delegittimazione. Come quando hanno chiesto il ministero della transizione ecologica, puntando sulle tecnologie senza badare all’ecologia, considerata un nemico della transizione ecologica dallo stesso ministro della transizione ecologica. I 5S sono stati una speranza contro la rassegnazione, hanno portato alle urne moltissimi non votanti e, dato che hanno fatto molto di quel che promettevano, sono stati attaccati da tutti. Prima di tutto dai loro potenziali alleati: Letta ha preferito perdere le elezioni che allearsi con loro, calandosi le braghe di fronte a Calenda che, esaminata l’offerta, ha preferito rivolgersi a Renzi, il kamikaze della politica, emulo mal riuscito di Macron.

Il disegno ha avuto successo: i 5S hanno perso i voti che erano riusciti a strappare a chi era rassegnato all’ineluttabilità del “tanto sono tutti uguali”, i non votanti sono il primo partito e vincono le destre, con una minoranza di voti rispetto ai votanti potenziali. L’incontro elettorale è stato vinto dalla squadra di destra perché nella squadra contendente i giocatori si sono messi a tirare nella propria porta. Si tratta di un capolavoro degno degli antichi maestri della guerra che, da sempre, sanno che dividere il nemico è il modo migliore per vincere le battaglie. Se poi il nemico è rassegnato e non combatte (vota) è ancora meglio.

Da sempre, i giovani reagiscono energicamente a situazioni di stress: non sono rassegnati, non hanno paura dei rischi, non sono “prudenti”. Gli anziani, di solito, li usano per combattere le loro guerre e cercano di controllarli con metodi più o meno raffinati, che vanno dalla religione, alle droghe, al consumismo, alle fake news in rete. I giovani francesi si stanno mobilitando per sostenere le rivendicazioni dei loro genitori ma, accanto alle pensioni, stanno chiedendo soluzioni per i problemi ambientali, la transizione ecologica e molto altro. Noi italiani abbiamo accettato con rassegnazione lo spostamento verso i 70 anni dell’età pensionabile, i giovani fuggono dal paese, e smettono di fare figli. La transizione ecologica che si dovrebbe realizzare con il Pnrr pare stia diventando una gara d’appalto senza appalti, e la restaurazione vede al potere il tris politico che già ci portò sul baratro del default.

Confesso che, pur con tutti i suoi limiti, la strada del M5S (vinciamo le elezioni e cambiamo le cose) mi pare di gran lunga preferibile rispetto ai moti per le strade. Il tanto vituperato Danilo Toninelli è riuscito, da ministro dei Trasporti, a ricostruire il Ponte di Genova in tempi record e, a quanto pare, senza ruberie. Giuseppe Conte ha convinto la Commissione Europea a darci i miliardi del Pnrr, quando tutti gli dicevano di prendere il Mes. Gli è stato tolto, il merito se l’è preso Mario Draghi, la cui agenda era quella di Conte, e ora è in mano a chi sta dando prova di non sapere come fare. Viviamo tempi molto interessanti.

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lunedì 27 marzo 2023

Sondaggi, Swg: Fratelli d’Italia scende sotto il 30%, si ferma la corsa del Pd, torna a crescere il M5s. Tutti i numeri dei partiti

Continua la lenta discesa di Fratelli d’Italia, si arresta la crescita del Pd e torna a salire il Movimento 5 stelle. Sono i numeri del sondaggio settimanale di Swg per il TgLa7 di Enrico Mentana, secondo cui il partito della premier Giorgia Meloni cala dal 30,3% al 29,6% (-0,7%), scendendo per la prima volta da novembre sotto la soglia del 30%. Il Partito democratico esaurisce l’effetto-Schlein e resta alla stessa identica quota di sette giorni fa: 20,4%, un dato comunque più alto di oltre cinque punti del record negativo registrato prima delle primarie. Il M5s di Giuseppe Conte, dato in perdita nelle ultime settimane, riguadagna uno 0,3%, passando dal 15,3% al 15,6%.

Tra i partiti del centrodestra cala anche la Lega (dall’8,5% all’8,0%, -0,5%), mentre guadagna un decimo Forza Italia (dal 6,3% al 6,4%). Segno più per il cartello Azione-Italia viva, che sale dal 7,7% all’8%. Salgono anche quasi tutte le forze minori: +0,2% per l’Alleanza Verdi e sinistra (dal 3,2% al 3,4%) e per +Europa (dal 2,5% al 2,7%) e +0,1% per Per l’Italia con Paragone (1,8%), mentre perde lo 0,1% Unione popolare di Luigi De Magistris (1,7%). La quota degli astenuti o indecisi è al 36%, l’1% in meno di una settimana fa.

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venerdì 24 marzo 2023

“Meloni è tornata da Bruxelles con un pugno di mosche”: Silvestri (M5s) attacca la presidente del Consiglio

“Questo Consiglio europeo fotografa le differenze fra Conte e la Meloni, il primo è partito in condizioni avverse ed è tornato dall’Europa con 210 miliardi, la seconda è partita con tanti slogan ed è tornata con un pugno di mosche. Nulla su immigrazione e una strategia estremamente pericolosa per quanto riguarda il conflitto Russia-Ucraina che rischia di portarci in guerra. Per questo ribadiamo il nostro no alle armi”. Così Francesco Silvestri, capogruppo 5 stelle alla Camera dei deputati, fuori da Montecitorio.

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mercoledì 22 marzo 2023

Baldino (M5s) attacca Meloni su Cutro, ma in ‘soccorso’ arriva Italia viva-Azione. Rosato: “Parole inaccettabili”. E incassa applausi da FdI

“Chi in quest’Aula negli ultimi dieci anni ha usato le morti in mare per fare propaganda sulla povera gente non è stato il M5S, che non crede che il governo, come Meloni disse in un tweet nel 2015, dovesse essere indagato. Su Cutro voi non siete stati in grado di dirci cosa e dove non ha funzionato”. Ad attaccare in Aula la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata la deputata M5s Vittoria Baldino, nel corso del dibattito sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio Ue, accusando il governo di “becera ignoranza ed incapacità”.
Parole alle quali, prima dell’intervento della stessa Meloni nelle repliche, ha risposto non il centrodestra, ma un altro esponente dell’opposizione (almeno sulla carta), Ettore Rosato, coordinatore di Italia Viva e deputato di Azione-Iv. Gruppo parlamentare che poi ha pure votato una parte della risoluzione di maggioranza (mentre si è visto approvate parti della sua risoluzione sulle quali il governo aveva dato parere favorevole, ndr).
“Presidente Meloni ci riconosciamo nelle sue parole decise e ferme sull’Ucraina e sull’azione di questo governo, ma lei si può permettere questa posizione decisa anche perché c’è un pezzo di opposizione che la condivide, perché le esitazioni di parte della maggioranza non ci piacciono, non ci piacciono le assenze e alcune dichiarazioni”, ha esordito Rosato di Azione-Iv, citando ad esempio le parole di Silvio Berlusconi su Kiev e il suo presidente Volodymyr Zelens’kyj.
E ancora: “Dobbiamo dire chiaramente che questo Paese continua a sostenere l’Ucraina e lo dico a chi sostiene che per avere la pace basta che Kiev si arrenda”, ha aggiunto, puntando contro il M5s. Poi, sull’immigrazione, l’altro ‘soccorso’, contro l’intervento della deputata Baldino: “Parole inaccettabili su Cutro. Non posso pensare che da destra a sinistra non ci sia chi non ha un nodo in gola davanti a quelle bare. Anche perché le cose peggiori sull’immigrazione le ha fatte il governo Conte I“, ha attaccato, incassando gli applausi del gruppo di Fratelli d’Italia.

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Ucraina, Licheri (M5S): “Proiettili all’uranio dall’Uk? Domanda da fare al Pd che dice di essere per pace”

“Se c’è un nuovo avvicinamento tra Lega e M5s? No, c’è semplicemente il fatto che bisogna promuovere una riflessione che possa scuotere l’Italia dove sembra che l’escalation militare è l’unica strada percorribile. Prima o poi l’incidente capiterà e saranno guai per tutti. Inoltre, il protagonismo cinese sta cambiando lo scenario geopolitico. Non è possibile che un piano di pace arrivi da Cina e Turchia, ma non da un paese occidentale. Sono tutte conseguenze di una spirale bellicista”. Così il senatore del M5s, Ettore Licheri, intercettato fuori la Camera dei deputati. “Colpisce che in questo momento nel Pd c’è contraddizione su questo tema. Dicono di essere costruttori di pace ma se continueranno a parlare le armi questa non potrà mai esserci – ha continuato -. Proiettili all’uranio dall’Uk? Ecco, questa domanda fatela al Pd e vediamo cosa risponde”

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M5s, Maiorino a Meloni: “Faccia gli interessi degli italiani, un compito sopra le sue capacità”. La Russa le dà della maleducata e toglie l’audio

Durissima replica della senatrice del M5s Alessandra Maiorino all’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Senato, dove ieri si è tenuto il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
La parlamentare pentastellata ribadisce la tesi respinta dalla presidente del Consiglio, e cioè che prenderebbe ordini dalla Ue e dagli Usa: “La verità è questa, presidente, altro che patriota. Lei si è fatta dettare la politica economica da Bruxelles e la politica estera da Washington. Non ha nemmeno provato a incidere nell’interesse della nazione. Non proprio un atteggiamento da fratello d’Italia o da sorella, sempre che non si offenda. Non trova?”.

Maiorino esordisce citando una frase pronunciata da Giorgia Meloni il 21 luglio 2020: “Sul Recovery Fund lei ha detto: ‘L’Italia esce in piedi, riconosco a Conte di essersi battuto’. Ora invece ci ha appena regalato l’ennesima delle sue piroette soltanto per insultare un suo avversario politico. Ora è lei la presidente del Consiglio, è a lei che tocca tenere la schiena dritta, come ha fatto il presidente Conte, e andare in Europa per sfidare i Paesi frugali, come la sua Ungheria, e tornare con 209 miliardi – prosegue – Ci vuole del fegato per stravolgere completamente la realtà, come ha appena fatto lei, di fronte invece a un presidente del Consiglio che ha avuto il coraggio di dire no al Mes quando tutti lo propagandavano come la panacea di tutti i mali. Invece la sua forza politica, con i suoi europarlamentari, è quella che per ben 5 volte si è astenuta dal voto sul Recovery Fund , che oggi immeritatamente viene qui a gestire“.

Il discorso si sposta poi sulla guerra in Ucraina: “Questo conflitto ha assunto dimensioni sempre più abnormi, è quasi fuori controllo, al punto che all’orizzonte si profila nuovamente lo spettro di una catastrofe nucleare. Non trova, presidente, che sia giunto il momento di fermarsi? C’è infatti una cosa che fuori da questo Palazzo è chiarissima, ma che a voi non è affatto chiara: la strategia del continuo invio di armi è fallimentare, sta fallendo. Veniamo a sapere addirittura – continua citando l’inchiesta del Fatto Quotidiano – che ci sono militari ucraini sul suolo italiano in addestramento per l’utilizzo dei Samp-T. Ora questa notizia, chiaramente, sta facendo crescere ulteriormente la preoccupazione degli italiani. L’Italia si sta preparando ad entrare attivamente, con un coinvolgimento diretto, in questo conflitto? Signor Presidente, abbia il coraggio di chiarirlo: stiamo entrando in guerra? Perché se c’è un limite all’escalation militare, che vi siete dati, questo limite non è chiaro. Ditecelo. Ci vuole onestà intellettuale”.

E si rivolge al Pd: “Chi è per l’escalation militare non può essere anche per un percorso diplomatico che porta alla pace. Delle due, l’una: basta ipocrisie, basta portare avanti discorsi contraddittori. È proprio grazie alla vostra miopia che l’Italia non può più ambire a giocare un ruolo da mediatore, come era possibile fino a pochi mesi fa. Avete bruciato questa strada, con il vostro furore bellicista, cedendo a Washington ogni decisione che riguarda il conflitto, che però si svolge sul suolo europeo”.

Maiorino poi elenca le contraddizioni della presidente del Consiglio: “I cittadini l’hanno votata perché hanno sentito parlare di cose come eurocrazia e pacchia finita in Europa. Devo dire che è francamente imbarazzante vederla oggi affannarsi per cercare di accreditarsi nei salotti buoni, proprio di quei tecnocrati che aveva promesso di combattere. La propaganda si è infranta sulla realtà: dall’immigrazione alle trivelle, dalle accise al superbonus, dal no al tetto al contante all’utilizzo del Pos – continua – la vostra lista di piroette, di inversioni a U e di incoerenze è infinita. Inoltre cara, anzi, caro presidente del Consiglio, col ministro Crosetto state brigando affinché l’Europa si decida a scorporare quali investimenti dal patto di stabilità? Non quelli green, che state ostacolando, non quelli sulla sanità, non quelli sulla scuola che cade a pezzi, ma quelli per le armi.Lei e la sua maggioranza rispondete direttamente alle lobby delle armi“.

Dai banchi di Fratelli d’Italia si levano cori di protesta ma il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invita i colleghi di partito a placarsi, aggiungendo una frecciata alla senatrice M5s: “Lasciate concludere la collega, che è lieta della vostra attenzione. Senatrice, le do ancora qualche secondo, anche se ha esaurito il suo tempo”.

Maiorino ringrazia e continua: “Eravate d’accordo con Draghi per aumentare da subito le spese militari e dare 15 miliardi sull’unghia per raggiungere il 2 per cento dell’accordo Nato. Noi invece abbiamo impedito che l’Italia si dissanguasse per le armi. Ora sappiamo che l’aspetta un compito al di sopra delle sue capacità. Presidente, per una volta, faccia gli interessi degli italiani a Bruxelles e non torni a mani vuote”.

L’audio del microfono della parlamentare si interrompe bruscamente e, tra le proteste dei senatori M5s, La Russa ammette il vero motivo del gesto, a suo dire non educato nei confronti della presidente del Consiglio: ” Le ho dato del tempo aggiuntivo abbondante, non certo per uscire dai canoni della buona educazione“.
Le contestazioni dai banchi dei 5 Stelle continuano e La Russa concede alcuni secondi in più alla senatrice ma con un monito: “Se ha cose così urgenti da dirci può andare avanti, purché il suo linguaggio sia consono al Regolamento”.

“Grazie – chiosa Maiorino – È una richiesta nell’interesse dei cittadini. Presidente Meloni, le chiedo semplicemente di non tornare in Italia coi compitini dettati dai falchi dell’austerity a Bruxelles“.

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Speranza a Calenda: “Mi tengo 1000 volte Schlein e ti lascio serenamente Renzi. Ti sono solidale”. Scontro su alleanza con Conte. Su La7

Botta e risposta a Dimartedì (La7) tra Carlo Calenda, leader e senatore di Azione, e Roberto Speranza, ex ministro della Salute e deputato del Pd.
Il primo confronto è sulla figura di Matteo Renzi, riguardo al quale Calenda precisa: “Oggi abbiamo chiuso i lavori per il partito unico. Renzi non è negli organi, cioè gli abbiamo chiesto tutti di fare un passo indietro. E famoje fa’ ‘sto passo indietro”.
“Ma lei sa come è fatto Renzi, no?”, ironizza il conduttore Giovanni Floris.
“Eh, ma lei non sa come sono fatto io – risponde Calenda – Sono piuttosto diretto, quindi patti chiari e amicizia lunga”.
Floris chiede allora a Speranza cosa pensa del leader di Italia Viva. Il parlamentare dem risponde: “Calenda e Renzi sono una coppia complicata, perché è difficile per chiunque avere a che fare con Renzi, che è una persona dal carattere incredibile. Non ho visto tantissime persone andare d’accordo con lui per un tempo lungo. Esprimo quindi solidarietà a Calenda. Conosco bene Renzi, sono stato suo capogruppo e dopo un anno mi sono dimesso perché non reggevo più. Alla fine – continua rivolgendosi a Calenda – spero che tu abbia miglior successo di quello che ho avuto io, però non è facile. Credo che tu ne sia consapevole. Dopodiché, mi tengo mille volte Elly Schlein e ti lascio serenamente Renzi“.

Il leader di Azione non replica ma qualche minuto dopo ha con Speranza un serrato vis-à-vis sulla costruzione di un’alternativa alla destra di governo e in particolare sull’alleanza con il M5s.
Speranza osserva: “Sai qual è l’unico governo della storia d’Italia che ha portato la spesa sanitaria sul Pil sopra il 7%? Un governo in cui io ero ministro della Salute e Giuseppe Conte era presidente del Consiglio“.
Amore mio, c’era il Covid – ribatte Calenda – Certo che era sopra il 7%, adesso è ridiscesa”.
“Sì, ma è ridiscesa con questo governo – replica Speranza – Se c’è da fare una battaglia sulla sanità, perché dici ‘Conte no a prescindere’? Per me si può e si deve lavorare insieme”.
Calenda risponde: “Guarda che alla Cgil io ho detto a Conte e a tutti gli astanti che sono disponibile a una battaglia sulla sanità”.

“Sì, ma tu hai un pregiudizio su Conte – rilancia Speranza – Se c’è Conte dici che non ci sei, se c’è quell’altro dici che non sei disponibile”.
Il senatore di Azione ribatte: “Una cosa è fare una battaglia insieme su una o 5 questioni”.
“Ma sulla sanità sei in grado di fare una proposta di governo con me e con Conte?”, incalza Speranza.
“Certo – risponde Calenda – ma ti faccio l’elenco sulle altre questioni: politica estera, giustizia, Superbonus e altre amenità, reddito di cittadinanza così com’è, politiche sociali, politiche del lavoro, istruzione. Ma io faccio un governo con Conte per prendere in giro gli italiani?“.
Speranza dissente, l’atmosfera in studio si surriscalda e Floris cerca di sedare il dibattito invano, finché non si rivolge a Calenda e dice: “Se volete, spengo le telecamere e continuate voi”.

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lunedì 20 marzo 2023

Conte sfida Schlein: “Si unisca a noi e chieda lo stop alle armi”. Ma nella risoluzione dem non se ne parla

“Mi auguro che il Pd, con il nuovo vertice, possa fare una scelta nella direzione che noi abbiamo già intrapreso. Così il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, a margine di un confronto con gli studenti dell’università Luiss di Roma, ha risposto a una domanda su possibili convergenze con il Partito democratico di Elly Schlein nelle proposte di risoluzione sulle comunicazioni che domani e mercoledì la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esporrà alle Camere in vista del prossimo Consiglio europeo, il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione in programma il 23 e 24 marzo. “Per quanto riguarda l’invio delle armi, abbiamo già dato, è inutile girarci intorno. Chiediamo all’Italia e al governo di assumersi la responsabilità di uno sforzo diplomatico, nel quadro dell’Ue, con gli altri alleati. Ci deve essere qualcuno che imprime una svolta e vogliamo che sia l’Italia”, aggiunge Conte.

A quanto apprende l’AdnKronos, nel testo a cui stanno lavorando i dem non si accenna al tema delle armi (“Del resto non votiamo mica sull’invio di armi…”, fa notare un senatore), ma viene ribadito l’impegno a sostenere Kiev e il “suo diritto all’autodifesa” rinnovando la necessità dell’impegno Ue per la pace. In pratica, viene spiegato, si ribadisce la linea tenuta finora dal Pd, con l’accusa alla Russia per l’aggressione e la richiesta di continuare nell’isolamento di Mosca, anche alla luce dell’incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale. C’è poi un ampio capitolo sulla questione migranti, in cui si insiste sulla necessità del superamento del trattato di Dublino (che fa carico dell’accoglienza ai Paesi di primo approdo) e su una diversa gestione dei flussi migratori. Quindi un passaggio sui diritti, compreso il riferimento ai Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) in cui si chiede il rispetto dello Stato di diritto per accedere ai finanziamenti europei.

I parlamentari dem si aspettano che i 5 stelle presentino una proposta di risoluzione alternativa, ma precisano che non si tratta di una novità, visto che “da inizio legislatura ognuno presenta la propria risoluzione”. Non si esclude però che possa esserci un voto per parti separate e, in quel caso, che possano esserci convergenze su alcune parti con altre forze di opposizione.

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Maternità surrogata, Baldino (M5S): “Qui non c’entra nulla, tema devono essere diritti dei bambini”

“Qui il tema della maternità surrogata non c’entra nulla. Il centro destra cerca di spostare in malafede l’attenzione dal tema centrale: i diritti dei bambini. È normale che tutti i bambini abbiano gli stessi diritti, non c’entra nulla con matrimonio ugualitario o diritti delle coppie. Ma di diritti dei bambini. Noi abbiamo una proposta organica su matrimonio egualitario e sui diritti dei bambini, ma non cerchiamo di spostare l’attenzione. Altrimenti si allarga il tema per non assumersi responsabilità”, le parole di Vittoria Baldino, Movimento 5 Stelle.

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mercoledì 15 marzo 2023

Silvestri (M5s) a Meloni: “Perché non toccate gli extraprofitti di banche e compagnie energetiche? Fate cassa sui poveri”

“Lei non ha contezza cosa implica per una famiglia fuori dal Palazzo l’aumento del mutuo del 40%. In campagna elettorale avevate detto che eravate pronti a tutelare la casa, ma è andata diversamente. C’era un fondo di 400 milioni per le famiglie che non ce la facevano per l’affitto e voi l’avete vuotato. Se questo è il vostro modo di tutelare, allora no, anche no, fermatevi“. Lo ha detto Francesco Silvestri, capogruppo di M5s, replicando alla Camera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dopo la risposta alla sua interrogazione sull’aumento dei mutui delle famiglie. “La soluzione noi ce l’abbiamo qui – ha aggiunto mostrando una proposta di legge di M5s -, non nel ‘globo terraqueo’ come fareste voi, ma qui: un Fondo per aiutare i cittadini in difficoltà sui mutui con i soldi presi dagli extra profitti delle banche. Le faccio anche un’altra domanda: perché non ve la prendete con gli extra profitti? È più facili prendersela con percettori di reddito di cittadinanza, perché non sono presidenti di squadre di Serie A a cui avete regalato 800 milioni”, ha concluso.

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martedì 14 marzo 2023

Migranti, Baldino: “Influenze russe? Crosetto riferisca in Aula. C’è il sospetto che sia tentativo di depistaggio dai fallimenti del governo”

“Abbiamo chiesto che Crosetto venga a riferire in Parlamento se ha qualcosa da dire su queste presunte influenze russe o se si è di fronte all’ennesimo tentativo di depistaggio sul fallimento della politica interna del governo, come è stata la tragedia di Cutro”. Lo ha detto la deputata del Movimento 5 stelle, Vittoria Baldino, intercettata dall’Ansa, in riferimento alle parole del ministro della Difesa, Guido Crosetto, secondo cui a condizionare i flussi migratori verso l’Italia ci sarebbe il gruppo Wagner. “Abbiamo visto susseguirsi di slogan e adesso è all’esame del Senato un provvedimento che dice tutto e il contrario di tutto e non risolve il problema reale, ovvero gli ingressi irregolari. Chiediamo al governo che si occupi di questo e a livello europeo convinca anche i Paesi più riottosi su una gestione condivisa dell’immigrazione perché questo è un problema che nessun Stato di frontiera può affrontare da solo”.

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Ubriacati dalla religione neoliberista, non sappiamo dove andare. Dov’è il nostro ‘altrove’?

Parte della stampa e dei giornalisti ha gridato allo scandalo per il lancio provocatorio di Beppe Grillo di una nuova religione “la Chiesa dell’altrove”. L’uomo di spettacolo, l’innovatore, ancora una volta prova a cambiare la cultura del nostro Paese, dopo le sue battaglie contro la censura, il socialismo che rubava, la nascita del suo blog e la fondazione del Movimento 5 stelle che per tanti anni è stato primo partito del Paese e oggi è seconda forza politica.

Lo star system e la politica non perdona a Grillo e a tutti noi di esser riusciti in alcune battaglie che altri con molta più esperienza e conoscenza hanno fallito. Ora mentre in molti hanno trovato interessante concentrarsi sulla nuova trovata mediatica di Grillo, pochi hanno consapevolezza che una religione è da tempo professata e diffusa perniciosamente da monaci che sono tutti intorno a noi: i neoliberisti.

Il dogma di questa religione è la crescita infinita, il credo è il profitto e l’arricchimento personale, il metro per valutare il merito dei fedeli è il volume dei soldi accumulati da persone e degli affari di aziende e stati. La religione di stato è iscritta nei nostri vincoli di bilancio, nelle regole sul Pil e ci ha regalato la più disuguagliante società della storia e una natura al collasso che può portare all’estinzione la nostra civiltà umana.

Forse avremmo bisogno di porci domande e iniziare a capire come uscire dalla religione neoliberista a cui siamo costretti a essere battezzati dalla nascita a causa della volontà di quasi tutti i ministri dell’economia del mondo. Serve una chiamata all’azione, alla cittadinanza attiva, alla riflessione per chiedere la separazione di uno stato sovrano dalla religione neoliberista. Un libero Stato dentro un neoliberismo religioso.

Secondo gli scienziati abbiamo già superato quasi tutti i nove limiti planetari e stiamo andando dritti verso la devastazione. Ciò non basta alla politica per abbandonare la cieca religione neoliberista e non è abbastanza per iniziarsi a porre qualche domanda. Anzi nella macchina in cui siamo, che sfreccia verso il burrone dell’estinzione, stiamo bevendo aperitivi e continuando a consumare tutto: persone, animali e cose a ritmi forsennati.

Abbiamo smesso di farci domande sul nostro tempo. Domande sulla tecnologia, sull’intelligenza artificiale, sui mondi digitali che abitiamo, sulla proprietà, sui beni comuni, sull’estinzione della specie umana, sulla transizione ecologica, su chi sono i padroni del mondo, su cosa abbiamo da imparare dalle battaglie di successo e cosa significa democrazia e politica nel XXI secolo. Se iniziamo a farci domande e a cercare delle risposte stiamo già costruendo un altrove.

Dovremmo essere tutti inquieti e pronti ad agire dopo 50 anni di allarmi su biodiversità, ecosistemi devastati, cambiamenti climatici provenienti da ricerche in tutto il mondo e ormai raccolti dai report dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services e dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu, nonché dai report di Oxfam sull’aumento, in tutto il mondo, delle disuguaglianze e dei poveri.

Ma la verità è che non sappiamo dove andare. Dov’è il nostro altrove? Quali scenari di felicità e possibilità creative possono aprirsi quando smettiamo di aspirare a una crescita infinita su un pianeta finito e iniziamo invece a crescere come persone, comunità e noi stessi natura che vive? Così insieme a Laura Baldassarre, esperta dei diritti umani, al sociologo Domenico De Masi, al pedagogista di Milano Bicocca Paolo Mottana, alla psicoterapeuta e ricercatrice di ecopsicologia Francesca Scafuto e al costituzionalista Nicola Grasso abbiamo deciso di costituire Terra Giusta, una nuova associazione del terzo settore che stimoli un dibattito sull’altrove, su una nuova società del benessere, su un nuovo paradigma che riduca le disuguaglianze e costruisca la scialuppa di salvataggio dentro la devastazione ambientale dei nostri tempi coniugando la coscienza di sé con la consapevolezza ecologica.

Siamo una comunità interdisciplinare di Apprendimento Profondo (Depth Learning) che non vuole lasciare a chi è economicamente più forte il disegno della società del futuro e vuole rendere democratica la costruzione del 2050 ormai alle porte. Presto questo dibattito sarà pubblico e a ottobre di quest’anno a Napoli lanceremo la nostra prima iniziativa con un intera giornata di confronto e di laboratori insieme a chi sta già sperimentando un’altra società con coerenza e immaginazione. La devastazione è nata dal nostro modo di pensare e di viverci le relazioni con noi stessi, gli altri e la Terra e per questo il cambiamento partirà da noi, dal nostro modo di pensare, immaginare e dalla nostra capacità di farlo insieme agli altri e insieme a ogni elemento del nostro Pianeta.

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venerdì 10 marzo 2023

Lavori coi fondi Pnrr affidati a parenti e amici: il Tar ordina di fornire i documenti all’azienda dell’eurodeputato di Forza Italia Patriciello

Ora forse si capirà qualcosa in più di come il Neuromed dell’eurodeputato di Forza Italia Aldo Patriciello sia riuscito ad aggiudicarsi contributi pubblici del Pnrr per un progetto sanitario e poi abbia spacchettato i lavori edili necessari in tre lotti, affidandoli ad altre società tra cui quella dei fratelli del patron, quella di nipoti e cognata e quella dei figli di un politico da sempre suo amico. Il Tar del Molise ha infatti accolto in parte il ricorso del consigliere regionale del M5s Andrea Greco contro il rifiuto di un’istanza di accesso agli atti presentata a settembre per fare chiarezza su alcune vicende riguardanti il Neuromed, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) con sede a Pozzilli, in provincia di Isernia, imponendo di fornire tutti i documenti richiesti.

Tra questi ci sono le carte del progetto One Health Digital Ecosystem, di cui si è occupato nei giorni scorsi ilfattoquotidiano.it. Grazie a un bando dell’Agenzia per la coesione territoriale, nel 2022 il Neuromed si è aggiudicato insieme al Cnr e ad alcune università 24,5 milioni del Pnrr per realizzare alcune nuove strutture all’interno del suo centro ricerche. In qualità di stazione appaltante, è lo stesso Neuromed ad aver affidato lavori edili per quasi 13 milioni attraverso una procedura negoziata, senza pubblicazione di alcun bando di gara ma solo di un avviso per raccogliere manifestazioni di interesse di aziende interessate a effettuare i lavori. Tra le aziende che si sono aggiudicate i tre lotti dell’appalto ci sono ICI spa (i cui soci sono Aniello, Nicandro, Antonio e Gaetano Patriciello, fratelli di Aldo), GFC srl (che ha come soci una cognata e i due nipoti Fabio e Claudio Patriciello) e Abiter srl (intestata ai figli dell’imprenditore edile e esponente locale di centrodestra Massimiliano Di Vito, amico da sempre di Patriciello e a lui vicino politicamente). C’è di più: Aniello, Gaetano e Fabio figurano pure nella proprietà della stessa Neuromed, attraverso una serie di catene societarie. Quando ilfattoquotidiano.it, nella serata dell’8 marzo, ha sentito l’eurodeputato Patriciello per chiedergli conto di questi affidamenti, lui ha prima difeso la loro regolarità sostenendo l’assenza di conflitti di interesse, per poi annunciare a sorpresa che la procedura era stata sospesa.

Una decisione forse legata proprio alla sentenza del Tar, pubblicata il giorno precedente, che obbliga Neuromed a disvelare le carte su quegli stessi affidamenti. La sentenza dà infatti in parte ragione al consigliere Greco che si era visto negare una richiesta di documentazione fatta sia attraverso un accesso civico generalizzato sia a scopo difensivo. L’esponente del M5s è infatti stato citato in giudizio da Neuromed con una richiesta di risarcimento per ben due milioni di euro per una serie di dichiarazioni rilasciate nella sua attività di consigliere regionale, nel corso della quale ha più volte denunciato la commistione tra interessi privati e politiche della Regione in tema di sanità e ha accusato Patriciello di condizionare le scelte dei vertici del Molise. I giudici amministrativi da un lato giustificano il rifiuto di Neuromed di fornire una serie di atti richiesti in modo “massivo”, come i documenti sui compensi dei componenti del consiglio di amministrazione e degli altri organi, oltre che l’elenco di dipendenti e collaboratori, con indicate le modalità di assunzione e gli eventuali rapporti di parentela con la famiglia Patriciello. Ma dall’altro lato accolgono il ricorso di Greco riguardo ai documenti relativi al progetto One Health Digital Ecosystem e all’appalto per la realizzazione della nuova ala del Neuromed, progetto cofinanziato negli anni scorsi con 2,8 milioni di euro di stanziamenti regionali a fondo perduto, con appalto affidato da Neuromed alla Nidaco Costruzioni, società di Giuseppina Patriciello e del figlio Nicandro, sorella e nipote di Aldo. Vicenda peraltro avvenuta ai tempi in cui Vincenzo Cotugno, marito di Giuseppina e dunque cognato di Aldo, era consigliere regionale delegato proprio alla programmazione.

In relazione a questi due progetti il Tar osserva che gli atti richiesti sono “relativi ad attività negoziale finanziata, in favore di Neuromed, con fondi pubblici”. In questo caso Greco ha diritto di accesso agli atti “a prescindere dalla sussistenza del suo interesse difensivo” e tale diritto va riconosciuto in quanto “inerente a un’attività di esercizio privato di pubbliche funzioni, o comunque di pubblico interesse, esplicata da Neuromed nelle vesti di amministrazione aggiudicatrice nell’assegnazione delle commesse finanziate con risorse pubbliche”. Secondo i magistrati, nel caso della realizzazione della nuova ala e del progetto finanziato coi contributi del Pnrr, “l’istituto, pur avendo natura privatistica, agisce nella gestione di risorse pubbliche come una pubblica amministrazione”. E quindi dovrà consentire al consigliere regionale del M5s di prendere visione di quei documenti. Soddisfatto Massimo Romano, avvocato amministrativista che ha difeso le ragioni di Greco: “Nell’affidare questi appalti Neuromed ha svolto un servizio pubblico, come tale assoggettato agli obblighi di pubblicità e trasparenza nel superiore interesse pubblico alla conoscenza di come vengano spesi i soldi della collettività”. Per Greco, il fatto che i documenti sul progetto legato al Pnrr siano stati negati è “una circostanza alquanto strana se consideriamo che si tratta di soldi dei contribuenti. Grazie ai giudici del Tar potremo fare piena luce su un appalto milionario”.

@gigi_gno

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Ambiente a M5s e diritti sociali alla sinistra: così due partiti possono evolversi in un unico lichene

Nelle prime votazioni a cui ho partecipato ho scelto le proposte del Pci. Una volta acquisita la consapevolezza della questione ambientale ho faticato a trovare proposte politiche che la contemplassero. Mi sono avvicinato a Sinistra Ecologia e Libertà per l’Ecologia, ma ho presto capito che era un’etichetta. Non parliamo dei Verdi, una galassia litigiosa e autoreferenziale. L’ambiente è una stella dei 5 Stelle, ma la sostituzione del ministero dell’Ambiente con quello della Transizione Ecologica è stato un errore reso madornale dalla scelta di un ministro tecnocrate, con totale negligenza verso le questioni ambientali.

La nostra è una specie animale che vive in un contesto di rapporti con altre specie: possiamo trarre qualche ispirazione dai fenomeni biologici. I licheni, ad esempio, sono il frutto della simbiosi tra un fungo e un’alga. Pci e Dc, un tempo avversari, si sono fusi nel Pd dopo una serie di stadi larvali diventando un lichene. Il lichene Pd, però, è stato parassitato da un clone di Silvio Berlusconi (Matteo Renzi) intenzionato a distruggere la sinistra corteggiando l’elettorato di riferimento della destra liberista.

La strategia è chiara: chi pensa a sinistra non deve trovare rappresentanza e deve essere disincentivato a votare. Il piano ha avuto successo: un governo di destra votato da una minoranza che si è espressa e una maggioranza che non si è espressa o si è divisa. Dopo questo capolavoro, Renzi sta cercando di far crescere l’organismo a cui ha dato luce, dopo il quasi annientamento dell’ospite (il Pd), in cui ha comunque lasciato i suoi propaguli pronti a intervenire in caso di bisogno. C’è stato anche il tentativo di svuotare in modo analogo il Movimento 5 Stelle con l’operazione Luigi Di Maio candidato nel Pd. Ciliegina sulla torta: Casini.

Sia il Pd sia il M5S, però, hanno anticorpi. La svolta di Giuseppe Conte ed Elly Schlein potrebbe portare a un’alleanza tra le due offerte politiche che sia Renzi sia Enrico Letta hanno cercato di tenere su fronti opposti, per ottenerne la sconfitta. Renzi lo ha fatto con furbizia, Letta con dabbenaggine. Da elettore che ambisce a vedere un governo che sia latore di istanze in cui si riconosce, auspico che i due partiti si distinguano, ma non per farsi concorrenza su certi temi, lasciandone altri quasi completamente scoperti.

Il M5S, con Conte, ha varato una serie di misure che reputo di sinistra: dal reddito di cittadinanza, alla Spazzacorrotti, a molte altre cose. Il M5S ha fatto quello che avrebbe dovuto fare il Pd occupandone il terreno di gioco del Pd: l’elettorato di riferimento del Pd attribuisce rilevanza alla difesa delle classi sociali più deboli e alla questione morale di berlingueriana memoria. Il Pd deve fare quel che il suo elettorato gli chiede. Il M5S, invece, dovrebbe dedicarsi alla transizione ecologica, alla difesa dell’ambiente e della salute, per la costruzione di sistemi di produzione e consumo sostenibili ed efficienti. Il Pd non ne ha mai parlato: Beppe Grillo ne parlava quando non ne parlava nessuno.

La visione di Grillo, però, mirava esclusivamente alle tecnologie. Non mi pare che abbia mai considerato biodiversità ed ecosistemi. Se lo ha fatto, non è stato incisivo. Il collante tra i due dovrebbe essere la lotta alla mafia, alla corruzione, all’evasione fiscale e alla privatizzazione di asset strategici realizzati con fondi pubblici per essere poi regalati ai privati che li spolpano e li fanno fallire. Altro collante dovrebbe essere la politica dell’accoglienza e dei diritti civili assieme alla valorizzazione delle competenze dei giovani che si formiamo e che poi vanno all’estero perché qui non hanno opportunità. Investiamo ingenti risorse nella loro formazione e poi non li utilizziamo regalandoli a paesi che, magari, li usano per farci concorrenza.

Insomma, i due partiti dovrebbero avere una serie di valori condivisi (la base dell’alleanza) e valori primari (la base della diversità). Chi ne vota uno deve sapere che l’alleanza con l’altro non stravolgerà le sue aspettative, come avvenne con il Conte I, voluto da Renzi con la politica del pop corn, quando il M5S, dopo il no del Pd renziano, condivise l‘azione di governo con la Lega di Matteo Salvini.

Ora, però, la situazione non è chiara. Conte e il M5S stanno facendo quello che il Pd avrebbe dovuto fare e hanno messo in secondo piano gli obiettivi di sostenibilità e integrità ambientali che erano il loro principale tratto distintivo. Non per niente il Pnrr, in gran parte dedicato alla transizione ecologica, è arrivato per merito di Conte. In natura, se due specie con adattamenti simili si trovano a coesistere e a competere per le stesse risorse, e queste sono limitate, si attua lo “spostamento dei caratteri”: le due specie tendono a differenziarsi “spostando” le loro preferenze in ambiti che riducano la possibilità di intercorrere nell’esclusione competitiva, in cui una vince e l’altra perde.

In questo caso vincono entrambe differenziandosi e magari fondendosi, come un lichene. La destra lo sa fare benissimo, la sinistra meno. Ma possiamo sperare nell’evoluzione che, a quanto pare, sta operando. Le metastasi renziane nel Pd cercheranno di ostacolare il processo: il “ceppo” ha dato prova di grande efficienza distruttiva ed è necessaria una terapia radicale e rapida per sconfiggerlo. Per poi passare a costruire un’alternativa.

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giovedì 9 marzo 2023

Regione Lazio, l’ex candidata dei 5 stelle Bianchi lascia il consiglio regionale: ipotesi candidatura alle Europee

Donatella Bianchi, l’ex candidata del M5s al vertice della regione Lazio, non siederà in consiglio. L’ex candidata presidente lascia infatti il seggio alla Pisana. Al suo posto dovrebbe essere eletto l’ex sindaco di Pomezia, Adriano Zuccalà. Stando a rumors che si rincorrono nel Movimento, la giornalista e presidente del parco nazionale delle Cinque Terre potrebbe essere candidata con i 5 stelle alle elezioni europee del 2024. Alle Regionali Bianchi aveva preso il 10,8%, piazzandosi terza dietro il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato e il governatore eletto Francesco Rocca.

“Rispettiamo la decisione di Donatella Bianchi di dimettersi da consigliera regionale e la ringraziamo per l’energia e la passione che ha dimostrato durante la campagna elettorale. La sua candidatura di servizio, a capo di una coalizione, è stata una scelta che abbiamo apprezzato e le auguriamo che la strada professionale che ha deciso di continuare a percorrere sia ricca di soddisfazioni”, scrivonoo in una nota Valerio Novelli, Roberta Della Casa, Marco Colarossi e Adriano Zuccalà, neo eletti consiglieri regionali M5S.

Dopo la candidatura alle Regionali, Bianchi è diventata un volto noto nel mondo pentastellato: potrebbe dunque essere un nome su cui puntare, in un M5S a corto di big, complice la tagliola dei due mandati. Tra i veterani del Movimento, tra l’altro, alcuni sperano che venga introdotta una deroga alla regola ferrea che vieta il terzo mandato, aprendo al cosiddetto ‘principio di rotazione che consentirebbe ad ex deputati e senatori di vecchio corso di candidarsi a Bruxelles. Una partita tutta in salita, vista la contrarietà del garante Beppe Grillo e del leader Giuseppe Conte, oggi in missione proprio a Bruxelles.

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Travaglio a La7: “A Grillo piace Elly Schlein? Non mi meraviglio, lei tra i leader Pd è indubbiamente quella che assomiglia di più alle idee del M5s”

A Beppe Grillo piace Elly Schlein? Non mi meraviglio, perché Grillo ha sempre detto che il suo sogno era che tutti i partiti venissero contaminati dal programma e dalle idee del M5s, tant’è che ha sempre definito il suo movimento ‘biodegradabile’, prevedendo che un giorno sarebbero diventati tutti grillini. Non so se in Elly Schlein ha visto questo, ma senza dubbio tra i leader del Pd è quella che assomiglia di più alle idee del M5s“. Sono le parole pronunciate a Otto e mezzo (La7) dal direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che ricorda i trascorsi della neo-segretaria del Pd Elly Schlein nel 2013, ai tempi della sua campagna Occupy Pd.

Travaglio spiega: “Il fatto che Elly Schlein nasca con le proteste contro la rielezione di Napolitano a presidente della Repubblica, che impedì la elezione di Stefano Rodotà, è una cosa che fa piacere a Grillo. Tutti lo dimenticano ma Grillo, prima di fondare il M5s, si iscrisse al Pd per diventarne segretario. Fu allora – conclude – che Fassino fece il famoso annuncio ‘Se Grillo vuol fare politica fondi un partito, metta in piedi un’organizzazione, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende. E perché non lo fa?’. Gli diede un suggerimento che forse Grillo nemmeno aveva preso in considerazione”.

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martedì 7 marzo 2023

Cacciari a La7: “Schlein? Non cerchi di tenere tutti insieme nel partito, se no farà i casini di Renzi. Auspico intesa col M5s”

“La vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd? Non credevo che questo avvenisse perché ero abbastanza certo che gli apparati, le “oligarchie” interne al partito e soprattutto alcune regioni del Pd avrebbero prevalso col voto a Bonaccini. La vittoria della Schlein è un dato che dà speranza in un’opposizione valida e anche in una prospettiva di intesa, che io auspico dal 2018, col M5s o con una parte del Movimento. Senza questa intesa non ci sarebbe un’opposizione efficace nemmeno a livello parlamentare”. Così a Otto e mezzo (La7) il filosofo Massimo Cacciari commenta l’elezione di Elly Schlein a segretaria del Pd, spiegando anche perché, secondo lui, la neo-segretaria dem non rappresenta l’anti-Meloni: “Al momento Elly Schlein non ha allargato minimamente il consenso del partito, cioè è stata votata solo dal suo elettorato, ovvero dal ceto borghese metropolitano del Pd. Dato molto positivo per me, perché Bonaccini sarebbe stato in perfetta continuità con le oligarchie del Pd. Però non è l’alternativa alla Meloni dal punto di vista culturale e sociale: Schlein è il vecchio Pd. Ma non è detto che non possa svolgere una politica che allarghi i consensi del Pd”.

Cacciari dissente da un’osservazione ironica dell’attrice Francesca Reggiani, che cita l’educazione scolastica della segretaria del Pd a Lugano: “Il punto è come affronterà la questione dell’implementazione del Piano Nazionale, la questione fiscale, la questione sociale e quella del lavoro. E se riuscirà a farlo col M5s creando un’opposizione decente, che in caso contrario sarà del tutto impotente. Questi sono i problemi di cui non sappiamo nulla. Però sappiamo che ha studiato in Svizzera. Bene, brava”.
Poi rintuzza un’affermazione della conduttrice Lilli Gruber, secondo cui il problema di Schlein sarà quello di mantenere insieme tutti nel Pd: “Ma no. Se vuole mantenere insieme tutti, farà i casini che ha combinato Renzi dall’altra parte. E pure col 40%”.

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lunedì 6 marzo 2023

Baldino (M5s): “Alleanza col Pd? Più che il programma di Schlein aspettiamo i fatti in Parlamento”

“Quando c’è una tragedia con tanti morti, io non farei tattica politica. Dovrebbe essere interesse di tutti stabilire cosa non ha funzionato”. Così la deputata del M5s alla Camera, Vittoria Baldino, intercettata fuori Montecitorio. “L’evento di Firenze è stato una bella risposta all’indifferenza. Ci sorprende lo stupore della maggioranza quando le opposizioni mettono l’accento su alcune dichiarazioni come quelle di Valditara – ha continuato -. Se aspettiamo il programma di Schlein per parlare di alleanza? Sì, ma più che il programma, aspettiamo i fatti. Avremo modo in Parlamento di capire se alle dichiarazioni d’intenti faranno seguito i fatti concreti”. Mentre sul reddito di cittadinanza ha detto: “Lo stanno riproponendo con un altro nome, tenendo fuori tantissime famiglie che ne hanno bisogno”.

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Schlein e Conte al corteo antifascista: il primo passo di una lunga marcia verso il 25 aprile

All’entrata di Piazza Annunziata a Firenze un muro di telecamere e di giornalisti blocca l’accesso alle migliaia di persone in arrivo. Stanno prendendo d’assalto Elly Schlein e Giuseppe Conte, insieme al corteo antifascista, forse al primo passo di una futura alleanza o, almeno, di un coordinamento delle opposizioni, a cominciare dalla comune richieste di dimissioni per i ministri Giuseppe Valditara e Matteo Piantedosi.

Si tratta di una notizia destinata a cambiare il quadro politico e, dunque, è legittima l’attesa e la curiosità dei cronisti. Eppure la novità profonda arriva dal corteo e dalle piazze non solo di Firenze antifascista, ma anche di Milano antirazzista. Per chi, come noi di Articolo 21, li ha attraversati ha potuto vedere, una accanto all’altra, le sigle dei sindacati confederali e delle unioni di base, studentesse e studenti che intonavano Bella Ciao, insegnanti da ogni luogo d’Italia, collettivi e centri sociali, le bandiere di Rifondazione, di Unione popolare, del Pd, dei Cinque Stelle, di Sinistra Italiana, di Italia Viva, di Possibile e, soprattutto a Milano, non mancavano scout, parrocchie, comunità di accoglienza, cittadine e cittadini con il tricolore e la Costituzione.

Differenze e diversità portate con grande rispetto, associazioni distinte e spesso distanti che hanno compreso che la difficoltà del tempo presente richiedono la capacità di stare insieme e di resistere, nel senso pieno della parola. Questo insieme di originalità, non confluiranno mai in un partito e neppure in uno schieramento politico che pensasse di imbrigliare loro energie, ma hanno quella generosità necessaria a promuovere una rete per unire quanti hanno nel cuore la Costituzione antifascista e antirazzista, ciascuno con le sue bandiere, le sue canzoni, i suoi riferimenti, la sua fede, senza distinzione alcuna, come recita l’articolo tre della Costituzione.

Quello compiuto a Firenze deve essere solo il primo passo di una lunga marcia verso il 25 aprile e, magari, per cominciare a promuovere quei comitati per la Costituzione che dovranno contrastare qualsiasi disegno di presidenzialismo all’ungherese e il tentativo in atto di cancellare la matrice antifascista e antirazzista della Costituzione, prima che sia troppo tardi.

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sabato 4 marzo 2023

Schlein-Conte, a Firenze primo faccia a faccia tra i leader: scuola, sanità e Costituzione tra i punti di contatto. Ma resta la distanza su Kiev

La manifestazione antifascista diventa il primo ponte per un nuovo dialogo tra Pd e M5s dopo mesi di distanze marcate e un’opposizione al governo Meloni che non si è mai fatta davvero univoca, concorde e stabilmente coordinata. Tra le migliaia – 40mila secondo i sindacati della scuola che lo hanno organizzato – in corteo a Firenze dopo il blitz di alcuni studenti di Azione studentesca fuori dal liceo Michelangiolo, ci sono anche la segretaria del Pd Elly Schlein e il presidente M5s Giuseppe Conte, ‘attovagliati’ dal segretario della Cgil Maurizio Landini. Per la neo eletta leader dem si è trattato della prima uscita pubblica, accolta da applausi e cori di molti manifestanti. Ma soprattutto è stato il luogo in cui rompere il ghiaccio con Conte nella sua nuova veste di leader del partito di centrosinistra. Prima si abbracciano e poi si mettono in disparte sul palco, parlano a lungo, fitto fitto, le mani a coprire la bocca, la voce diretta nell’orecchio che così nessun altro senta. I due hanno rilasciato separatamente dichiarazioni di netta apertura nei confronti dell’altra forza politica, pur rimanendo le distanze soprattutto sul sostegno all’Ucraina.

Scuola, sanità pubblica e difesa della Costituzione sono alcuni dei temi su cui è possibile una convergenza e un lavoro comune di Pd e M5s: sono stati queste le architravi del primo faccia a faccia tra la segretaria dem e il presidente M5s. “Hanno condiviso l’importanza di essere in questa piazza – ha spiegato chi ha avuto modo di parlare con i due leader politici – Entrambi sono rimasti colpiti dalla forza e dall’energia prodotta dalla mobilitazione della piazza”. Resta la distanza sul sostegno all’Ucraina. “Mai stato in discussione”, ha sottolineato la segretaria Pd confermando implicitamente il sì all’invio di armi. Anche se è tornata a ricordare che “la sinistra deve continuare a perseguire un mondo di pace, un futuro di pace e deve chiedere all’Unione europea un protagonismo diplomatico”.

Al centro del suo intervento anche altri “temi concreti”, come li ha chiamati, sui quali provare a lavorare insieme a “M5s e sinistra ecologista”: difesa del lavoro, salario minimo e battaglia contro l’autonomia differenziata. All’apertura di Schlein a un lavoro comune fanno eco le parole di Conte: “Il fatto che oggi noi ci ritroviamo qui col neo segretario del Pd vuol dire che su battaglie concrete noi ci siamo, battaglie di valori e di principi che ci riguardano tutti. Battaglie che non riguardano solo le forze progressiste perché qui stiamo difendendo principi costituzionali”, dice il leader M5S. E chi gli chiede della competizione a sinistra, risponde: “Il problema non è il primato o la leadership della sinistra. A noi come Movimento cinque Stelle interessa lavorare per rafforzare l’azione politica di forze progressiste. Se col nuovo vertice del Pd si rafforzerà questo orizzonte ben venga per tutta l’Italia”.

L’arrivo di Schlein insomma sembra aver riaperto quel dialogo che l’ex segretario Enrico Letta aveva raffreddato, accusando i 5 stelle di aver contribuito alla caduta del governo guidato da Mario Draghi. Nicola Fratoianni ha aggiunto: “Penso che serva un’alleanza che metta insieme Pd, M5s, Alleanza Verdi Sinistra e che poi si provi ad allargare su un programma di cambiamento per il Paese”. Mentre il verde Angelo Bonelli ha rimarcato l’assenza di Azione-Italia Viva dalla piazza di Firenze: “Calenda e Renzi sbagliano per la manifestazione di oggi. È un errore non esserci”. E ha aggiunto che la piazza fiorentina “non è il luogo per fare prove tecniche del campo largo”. Tuttavia “dopo l’elezione di Elly Schlein abbiamo il dovere di costruire un’alleanza con minimo comune di valori” e su questo è “necessario lavorare fin dai prossimi giorni”. Il cantiere è aperto.

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Manifestazione di Firenze, Conte: “Qui col Pd per battaglie di valori che ci riguardano tutti. Respingiamo le aggressioni violente”

“Il fatto che oggi noi ci ritroviamo qui col neo segretario del Partito Democratico vuol dire che su battaglie concrete noi ci siamo, battaglie di valori e di principi che ci riguardano tutti. Battaglie che non riguardano solo le forze progressiste perché qui stiamo difendendo principi costituzionali”. Lo ha detto il leader del Movimento cinque Stelle, Giuseppe Conte, alla manifestazione dei sindacati della scuola in svolgimento a Firenze. E ha continuato: “Oggi affermiamo un principio, respingiamo le aggressioni violente, soprattutto dobbiamo difendere i principi costituzionali. Gli esponenti del governo hanno perso due volte. Prima perché non hanno condannato, in particolare Fdi, partito di riferimento dei responsabili dell’aggressione. E poi hanno sbagliato perché Valditara ha trovato dei minuti per censurare la lettera ineccepibile della preside. Che sottoscrivo tutta”.

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venerdì 3 marzo 2023

Elly Schlein, la sesta stella: sinistra è chi sinistra fa

di Giovanni Ceriani

Quel Pd che ha provato a disarcionare Conte, istigando Di Maio sulla linea atlantista e draghiana promettendogli mari e monti, incensandolo sui giornali amici (embedded) un giorno sì e l’altro pure, provando a imporre l’omicidio perfetto di Conte e dei Cinquestelle – sia stritolandoli dentro la morsa dell’inutile-voto-utile, sia bandendoli con il sacro anatema di aver osato dissentire da Draghi, osato sporcare l’agenda Draghi, osato incrinare il metodo Draghi – ebbene sì costoro, proprio costoro, non solo hanno visto miseramente fallire il proprio osceno trafficare, avendo anzi rinforzato Conte e i suoi 5stelle, ma addirittura – colmo dei colmi – si sono trovati con Elly Schlein addosso. Anzi, a capo!

Questa controreazione, questo effetto “rinculo”, è la migliore e più virtuosa sanzione che Letta e i maggiorenti del Pd potessero avere, subire e pagare. Una “nemesi piddina” che già ora vale il benservito a Letta e a tutto il caravanserraglio che fino ad oggi ha latrato contro Conte e i Cinquestelle, non accorgendosi di stare per nutrire una “stellina” al suo interno. La sesta stella!

Ed ora eccola lì, l’outsider premiata dal voto della giuria popolare e capace di sconfessare dall’oggi al domani anni di draghismo, neoliberismo, antipopulismo ed antigrillismo acritico e volgare.

C’è un popolo di sinistra che vuole stare da quella parte lì e che ad ogni occasione buona lo ripete. Lo ha detto chiaro ai 5stelle, che con Conte hanno risposto affermativo e piantato ben salde radici in quel mondo di sinistra, progressista, dalla parte della pace, dei diritti e della giustizia sociale. La dice ancora una volta al Pd, che con Schlein è stato spinto-a-spintoni ad abbandonare l’Agenda Draghi e adottare integralmente l’Agenda Conte. La famosa Agenda della discordia, della fatwa contro Conte: eccola lì, recapitata a casa propria, in pronta consegna, con tanti saluti ai maggiorenti di ieri.

Ora si apre un’altra partita. Ma il messaggio della base è chiaro. E l’effetto rinculo altrettanto. Ora la patata bollente è tutta lì, in casa propria, e lorsignori avranno tutto il tempo per cucinarla a puntino per disinnescarla e trasformarla in un brodino insipido. Sarebbe l’ennesimo tradimento della base, ennesimo tradimento del popolo di sinistra. Ennesimo tradimento come ennesima conferma che da quelle parti a parole sono tutti bravi, anzi bravissimi, ma nei fatti rimane salda e vigente la più importante delle Agende: quella dello status quo, della conservazione del potere, della difesa dell’argenteria.

Eccola l’Agenda a cui Schlein è chiamata a sottrarsi. Agenda però di cui è, al tempo stesso e dal fronte opposto, chiamata ad essere l’ennesima ed estrema custode. Nel primo caso sarà l’utile e coraggiosa sesta stella. Nel secondo caso sarà l’ennesima ed inutile stellafilante. In un caso o nell’altro, noi andiamo avanti con l’Agenda Conte, senza se e senza ma. Abbiamo tutto un mondo da salvare e c’è sempre meno tempo da perdere. Come pure sempre meno parole e imbellettamenti retorici da sprecare.

Sinistra è chi sinistra fa.

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