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lunedì 31 luglio 2023

Monza, Cappato si candida al Senato e manda in crisi i progressisti: dubbi sul sostegno in Pd, Azione e Verdi-Sinistra. Mentre il M5s attende

Il centrodestra compatto, il centrosinistra in pezzi. Il più classico degli schemi si avvia a ripetersi alle elezioni suppletive per il Senato nel collegio uninominale della provincia di Monza, in programma il 22 e 23 ottobre per riempire lo scranno lasciato vuoto da Silvio Berlusconi. La coalizione di governo ha scelto in un attimo il suo cavallo: Adriano Galliani, 79 anni, monzese, vicepresidente e amministratore delegato del club di calcio della città (di proprietà della famiglia Berlusconi) dopo trent’anni alla guida del Milan. All’opposizione, invece, le idee sono poche e confuse. A smuovere le acque – come spesso accade – ci ha pensato Marco Cappato, storico attivista radicale per i diritti civili e protagonista (tra l’altro) delle battaglie per il suicidio assistito, la gestazione per altri e la cannabis legale: 52 anni, anche lui cresciuto a Monza, sabato ha lanciato su Twitter la propria candidatura indipendente. “Voglio portare in Parlamento temi e battaglie che mi stanno a cuore e che di questi tempi sono a rischio, o trascurati. Chi pensa sia una buona idea e vuole dare una mano, mi contatti”, ha scritto. Quello del fondatore di Eumans (movimento politico europeo per la partecipazione civica) e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni è uno dei pochi nomi in grado di impensierire Galliani, che, oltre a essere un candidato solido e popolare, corre in un collegio-roccaforte del centrodestra (alle politiche di settembre le forze a sostegno di B. raccolsero il 50,2%). Eppure la sua corsa, per vari motivi, non sembra scaldare gli animi nel cosiddetto campo progressista. Che così rischia di dividersi come da copione, rinunciando in partenza a ogni possibilità di aggiudicarsi il seggio “berlusconiano” con tutto il suo valore simbolico.

A schierarsi senza distinguo con Cappato, infatti, finora c’è solo +Europa, il suo ex partito (si candidò alla segreteria nel 2019, sconfitto – tra le polemiche – da Benedetto Della Vedova). In suo favore per la verità si sono espressi anche i vertici di altre due forze, Azione e Alleanza Verdi-Sinistra, che però devono fare i conti con variegate resistenze interne. “Noi ti daremo una mano”, gli ha assicurato Carlo Calenda, rispondendo a caldo all’annuncio su Twitter. Ma due figure di peso del suo partito, le cattoliche ex ministre di Forza Italia Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, si sono affrettate a smarcarsi in pubblico: la prima chiede un “supplemento di riflessione“, sottolinendo che “sui temi etici” il dirigente della Coscioni “rappresenta posizioni che dividono il suo stesso partito (quale?, ndr), figuriamoci l’ala liberale e moderata”. “Non posso essere entusiasta di questa scelta, sui diritti ho posizioni diverse da quelle radicali di Marco Cappato”, lamenta invece Gelmini. Nell’ambito del fu Terzo polo, peraltro, c’è chi fa espliciti endorsement a Galliani, come Ettore Rosato di Italia viva: “Ove ci fosse una discussione comune, dirò che ho molta stima di Adriano Galliani e lo considero un moderato e una persona seria”, ha detto in un’intervista al Quotidiano nazionale.

Anche i leader rossoverdi Eleonora Evi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni si sono schierati d’istinto con il presidente di Eumans, invitando anche il resto dell’opposizione a convergere su di lui. Ma in questo caso a non essere convinta è la base di Sinistra italiana (uno dei due partiti che formano il gruppo parlamentare). E il “problema” qui non sono i diritti civili, ma quelli sociali: “Mi chiedo se un partito come Sinistra italiana possa sostenere le idee di Cappato sui temi sociali, da sempre vicino a una sensibilità liberale, profondamente diversa dalla nostra. In più, la candidatura avviene in un contesto in cui Marco Cappato ha sostenuto un candidato sindaco ed una lista che si è poi apparentata col centrodestra. Ascoltiamo i territori, facciamolo veramente, altrimenti son solo parole…”, attacca sui social Francesco Racioppi, giovane coordinatore di Sinistra italiana in Brianza e vicepresidente del consiglio comunale del capoluogo. L’appoggio a Cappato, peraltro, probabilmente non entusiasma nemmeno la presidente del gruppo alla Camera, la verde Luana Zanella, che nei giorni scorsi si è scagliata contro la gestazione per altri in un intervento applauditissimo dal centrodestra (video).

Silenzio invece dai vertici dei maggiori partiti della potenziale coalizione, il Pd e il Movimento 5 stelle. Per storia politica, la segretaria Elly Schlein non avrebbe dubbi a schierarsi con Cappato, ma deve superare le barricate dell’ala cattolica, che ha già iniziato a farsi sentire: “Non servono le fughe in avanti, serve ragionare insieme per trovare il profilo migliore che sia in grado di battere la destra e provare a vincere”, dice all’AdnKronos il senatore lombardo Alessandro Alfieri, coordinatore della corrente moderata di Base Riformista. Dalla stessa area frena anche l’ex capogruppo Simona Malpezzi: Io sono sempre dell’idea che debbano decidere e valutare i territori. Quindi la federazione di Monza e Brianza”. Tutto tace invece nel M5s di Giuseppe Conte, che affronterà la questione nelle prossime settimane: “Avevamo già iniziato a discuterne e l’orientamento del territorio era quello di andare da soli, ma la discesa in campo di Cappato è una novità politica che cambia le carte in tavola. Sulla base delle indicazioni che ci arriveranno, ci confronteremo con Roma e prenderemo una decisione”, dice al fattoquotidiano.it il coordinatore lombardo Dario Violi. “Per quanto mi riguarda, posso dire che con Marco ho partecipato alla raccolta firme per l’eutanasia legale, che il Movimento lombardo ha appoggiato e a cui ha contribuito. Ma se tante idee le abbiamo sposate, poi la politica è anche altro“.

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sabato 29 luglio 2023

Santanché, su La7 la lite tra Specchia e Castellone (M5S): “Appendino condannata, allora stia zitta!”. Poi la reazione di Marianna Aprile

A In Onda Estate (La7) va in scena lo scontro tra l’onorevole Mariolina Castellone (M5S) e il giornalista Francesco Specchia: “Nessuna antipatia per la Ministra Santanché ma credo che le sentenze vengano emesse dal tribunale qui stiamo parlando di altro, di codice etico, del segnale che si vuole dare in questo momento al paese”. La replica di Specchia: “Avete cambiate il primo codice etico. Avete la Appendino che è condannata, l’etica si applica a tutti nei 5 Stelle o solo ai ministri? L’etica dove sta? Allora stia zitta!”. E la reazione di Marianna Aprile a Francesco Specchia: “Stia zitta no”.

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giovedì 27 luglio 2023

Santanchè, lite Ricciardi-Mollicone. “La ministra in Senato ha mentito, sì o no?”. “Ti brucia che la mozione del M5s è stata bocciata”. Su La7

Polemica incandescente a Coffee break (La7) tra Riccardo Ricciardi, deputato e vicepresidente del M5s, e Federico Mollicone, parlamentare di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati.
Casus belli: la vicenda della ministra del Turismo, Daniela Santanché, riguardo alla quale Ricciardi difende strenuamente la mozione di sfiducia del M5s e aggiunge: “La maggioranza si prende la responsabilità di difendere una ministra che ha mentito spudoratamente e ripetutamete in Senato. In qualsiasi altro paese occidentale una ministra si sarebbe dimessa, ma da noi indegnamente quei senatori che hanno votato no alla nostra mozione di sfiducia – continua – si sono messi allo stesso livello di Santanché che ha mentito in Senato, così come tutto il governo e la stessa presidente del Consiglio che non fa dimettere Santanché. Ma io penso che sia solo questione di settimane o mesi e poi questo imbarazzo si toglierà“.

“Io non ho i poteri divinatori dell’Otelma Ricciardi – replica Mollicone – Intanto la ministra è al suo posto”.
“Ma se ci fosse un rinvio a giudizio?”, chiede il conduttore Andrea Pancani.
Il deputato di Fdi risponde: “Fino al terzo grado di giudizio si è innocenti. Siamo sempre stati garantisti, anche quando è successo a Renzi, senza parlare del guru Grillo che ha avuto una vicenda familiare molto sensibile e molto difficile”.
Ma Grillo è mai andato da ministro al Senato e ha mentito? – insorge Ricciardi – Qui non stiamo parlando della vicenda giudiziaria di Santanchè, a me interessa la verità politica. E la sua autodifesa politica in Senato è stata smentita nero su bianco e punto per punto”.
“E la vostra mozione di sfiducia è stata bocciata punto per punto”, replica Mollicone.
Santanchè ha detto delle bugie in Senato, sì o no?“, chiede Ricciardi.

Mollicone traccheggia e Ricciardi incalza con la stessa domanda, scatenando la reazione risentita del politico meloniano: “Se vuoi, ti rispondo. Se mi sovrasti, no. Ma che cosa fai? I processi sommari di piazza? Ieri avete preso due schiaffi in Parlamento, uno sulla mozione di sfiducia e un altro sulla maternità surrogata. Sulla maternità surrogata siete stati ridicoli. Gli interrogatori li fanno i magistrati e i poliziotti. Fallo a qualcun altro l’interrogatorio, non mi faccio interrogare da te“.
“Ma non mi stai rispondendo – ribatte Ricciardi – La domanda è secca: Santanché ha mentito sì o no?”.
“Capisco che ti brucia – glissa Mollicone – La vostra mozione è stata bocciata”.
“Sì, va bene, non sai cosa rispondere”, commenta sorridendo Ricciardi.

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mercoledì 26 luglio 2023

“Lavoratori di Mondo Convenienza sfruttati? Il suo silenzio è imbarazzante”: Appendino attacca la ministra Calderone in Aula

Il caso dei lavoratori di Mondo Convenienza, che da due mesi protestano fuori dai magazzini di Campi Bisenzio per le condizioni di sfruttamento a cui sono sottoposti, è arrivato in Parlamento. I deputati del Movimento 5 stelle hanno interrogato la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, in merito a ciò che il governo e il suo ministero stanno facendo per risolvere la situazione: “Conosce le gravissime condizioni dei lavoratori?” le ha chiesto Chiara Appendino del M5s. “Lo sa che non hanno sottoscritto il contratto della logistica ma quello relativo alle pulizie con una paga base di 6,8 euro lordi all’ora? Hanno turni massacranti e spesso lavorano senza alcuna sicurezza. Questo non è lavoro, è sfruttamento. Il suo silenzio è inaccettabile“.

“Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali è consapevole delle criticità emerse ed è disponibile a collaborare e a confrontarsi con tutte le istituzioni interessate per garantire i diritti e le tutele dei lavoratori coinvolti e seguirà con la massima attenzione gli sviluppi dell’attività ispettiva in corso” ha risposto Calderone.

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Caos in Regione Lombardia, i consiglieri di opposizione si scagliano contro la presidenza. Pd e M5s: “La maggioranza ci silenzia”

Scontro totale nel Consiglio regionale della Lombardia tra maggioranza e minoranza durante la discussione sull’assestamento di bilancio, con l’opposizione che attacca anche sulla gestione dell’Aula: “C’è un problema serissimo di capacità di rispettare le regole del regolamento. Non può essere che ogni volta che uno chiede la parola cambia l’interpretazione delle regole” commenta la consigliera Pd Carmela Rozza. “Questa maggioranza – aggiunge – è arrogante e vuole solamente impedire il dialogo e il confronto. E certamente oggi la gestione dell’Aula non può essere definita lineare,
coerente e rispettosa”. A Rozza non è stato concesso prendere la parola su un emendamento. Per il capogruppo dem Pierfrancesco Majorino “la destra non ci permette di votare impegni a sostegno dei Comuni che hanno subito danni dagli straordinari fenomeni di maltempo di questi ultimi giorni”. Poi “il tema della difficoltà della gestione d’Aula è evidente, ma a me interessa innanzitutto l’interesse dei lombardi – prosegue – visto che ci impediscono di votare provvedimenti in questa direzione noi diamo battaglia”.

Secondo il capogruppo del M5s Lombardia Nicola Di Marco “le difficoltà del centrodestra stanno bloccando la Lombardia. Dopo cento giorni di nulla – spiega – avremmo dovuto votare l’assestamento al bilancio come primo provvedimento di questa legislatura, ma i lavori sono spesso fermi e in Aula regna il caos”. A questo “si sommano, come conseguenza, inciampi nella
gestione dell’Aula – va avanti Di Marco – rilevati sia da maggioranza che opposizione che a più riprese hanno chiesto il rispetto di diversi passaggi del regolamento”. Per il consigliere di Avs Onorio Rosati “si stanno introducendo meccanismi in maniera surrettizia, senza coinvolgere la minoranza – conclude – per tagliare gli emendamenti dell’opposizione e ridurre gli spazi politici di dialettica all’interno di un istituzione democratica come il Consiglio Regionale. Non c’è nessuna convergenza. Solo una totale chiusura”.

“La maggioranza vuole silenziarci, con arroganza e derogando al regolamento, perché non sa come rispondere su sanità e ambiente. Si nasconde dietro accuse di ostruzionismo, quando invece noi parliamo di contenuti e temi cari ogni giorno ai cittadini lombardi e non è neppure in grado di garantire, in Aula, il numero legale”. Questo il commento dei consiglieri del Patto Civico, Michela Palestra e Luca Paladini, all’assestamento di bilancio. “Abbiamo chiesto più risorse al bilancio per la neuropsichiatria infantile, le guardie mediche, il contrasto al cambiamento climatico e al dissesto idrogeologico, ma piuttosto che darci risposte nel merito la maggioranza ha preferito silenziarci per nascondere il proprio imbarazzo”, continua Paladini.

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Sfiducia a Santanchè, Licheri (M5s) alla maggioranza: “Dopo la votazione resterà una ministra che deve un milione di tasse allo Stato”

“Il certificato dei carichi pendenti” che Daniela Santanchè “aveva in mano il 5 luglio”, durante l’informativa “era vecchio di sei mesi”, allora “ha mentito sapendo di mentire? Ciascuno la pensi come vuole ma quella donna che sventolava quel foglio, agli occhi dei nostri giovani non appariva come una ministra della Repubblica, ma come una maschera”. Così Ettore Licheri, durante la discussione in Senato per il voto sulla mozione di sfiducia individuale alla ministra del Turismo per le sue vicende da imprenditrice. “Ma noi non vi parleremo di certificati penali perché l’opportunità politica e le vicende giudiziarie sono due cose separate”, ha aggiunto Licheri, sottolineando che “l’opportunità politica vale e prevale su tutto”. “L’opportunità politica è il rispetto per il decoro, per l’immagine del proprio Paese e il rispetto delle istituzioni”, ha spiegato il senatore, rivolgendosi poi alla maggioranza. “È sbagliato rifugiarsi nella vostra casa della libertà, sbarrare le finestre e non vedere quello che è successo. Ed è sbagliato considerare il mandato ministeriale il potere, e le dimissioni al mandato ministeriale la rinuncia al potere – dice ancora – Voi ci dite di non poter rinunciare al potere perché scelti dalla gente. Ma il voto degli elettori non è un salvacondotto, un lasciapassare per fare tutto”. “Al termine della votazione – ha concluso – resterà una ministra dello Stato che allo Stato deve oltre un milione di tasse non pagate, e resteranno i suoi dipendenti, i suoi fornitori, finiti a gambe all’aria”.

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martedì 25 luglio 2023

Salario minimo, Gasparri si infuria con Donno (M5s): “Ignoto cialtrone, miserabile”. Poi sbotta col conduttore di La7: “Ma lei chi cazzo invita?”

Show del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri nel talk show politico L’aria che tira (La7). Prima bacchetta il conduttore Francesco Magnani, il quale dopo lo stacco pubblicitario chiede ragguagli al parlamentare sull’emendamento soppressivo presentato in Commissione Lavoro della Camera dalla maggioranza, che cancellerebbe la proposta delle opposizioni sul salario minimo.
Gasparri risponde, piccato, che vuole continuare il suo precedente intervento sull’emergenza climatica. Dopo un fitto botta e risposta col giornalista, finalmente risponde alla domanda: “Sul salario minimo abbiamo un’opinione divergente da quella della sinistra. Proponiamo ricette diverse. Ci possiamo anche confrontare, ma loro stessi quando governavano, da Gentiloni a Letta, non hanno fatto il salario minimo e adesso salgono in cattedra“.

Magnani dà poi la parola al deputato del M5s, Leonardo Donno, aggiungendo che Gasparri sembra meno dialogante di Meloni sul salario minimo.
“Perché? No”, mormora Gasparri.
Donno commenta: “Credo che la sciagura di questo paese sia avere politici come Gasparri da 30 anni in Parlamento“.
La reazione di Gasparri è furibonda: “No, la sciagura è che tu esisti. Sei un cialtrone”.
“Gasparri, stai buono”, replica Donno.
E il senatore di Forza Italia sbotta irrimediabilmente con Magnani: “Ma come ‘stai buono’? È una minaccia? Conduttore, ma lei chi cazzo invita? Io non accetto di essere minacciato in diretta televisiva. Chiaro?”.
Ma lei non è stato minacciato“, ribatte Magnani, a cui fa eco Donno sorridendo.
Gasparri si rivolge allora al parlamentare pentastellato: “Lei stia zitto, miserabile e ignoto cialtrone”.

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sabato 22 luglio 2023

Soldi ai partiti, la versione di Patuanelli (M5S) “Non firmerei una legge per il finanziamento pubblico, questa classe dirigente non è pronta”

“Il ragionamento che ho fatto a microfoni spenti prendeva a riferimento un mondo ideale. Oggi non sarei disponibile a firmare una legge per la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti in questo Paese, perché anche la reazione al mio ragionamento dimostra che questa classe dirigente politica non è pronta”. Parole di Stefano Patuanelli, il capogruppo del Movimento Cinque Stelle al Senato che un sabato di mezza estate incendiò la politica e forse se stesso. “Si torni al finanziamento pubblico dei partiti”, sbam! In piena restaurazione da vitalizi, cade anche l’ultimo tabù dei Cinque Stelle. E a metterci la firma e la faccia non è stato un attivista pentito ma il loro capogruppo in carica al Senato, Stefano Patuanelli appunto, che mille volte precisa “è una posizione personale” ma forse non basta. Dalle colonne del Corriere della Sera, in una mattina di mezza estate, con una lunga intervista, Patuanelli lancia il sasso che può cadere nel vuoto o diventare tzunami: un appello ragionato per il ripristino degli odiati finanziamenti della politica. Galeotta fu una chiacchierata tra Patuanelli e il giornalista del Corriere Francesco Verderami, mercoledì scorso, nell’anticamera di una trasmissione televisiva di Rete4. Quelle cose lì le ha dette davvero, difficile tornare indietro anche se al quartier generale grillino scatta una mobilitazione per capire l’entità del danno. E allora, eccolo Patuanelli Stefano. “Non ti sento, ti richiamo che sono a Trieste con una persona”, dove nel lontano 2005 si era iscritto alla piattaforma dei Meetup per Bebbe Grillo per poi approdare a Roma: senatore, capogruppo a Palazzo Madama, ministro dello Sviluppo Economico del Conte II e delle Politiche Agricole con Draghi. Poi richiama, sa che all’orizzonte si profila bufera e che spirerà probabilmente da dentro il suo stesso partito prima che fuori. E allora, parliamone. “Conte ha fatto bene a confermare la linea storica del Movimento”, dice.

Senta, le pareva il caso mentre si discute di salario minimo?
La mia uscita è stata del tutto accidentale, casuale, ma convinta anche se all’apparenza contraddice la nostra linea storica. Vede, il finanziamento pubblico in realtà esiste ancora, anche se non si chiama così. Il 2xmille sono soldi pubblici ma l’anno scorso da quella fonte che è la libera scelta dei cittadini sono arrivati 16 milioni per tutti i partiti dell’arco parlamentare. E’ chiaro che in un sistema dove il finanziamento resta essenzialmente privato si favorisce una politica di censo per cui arriva il Berlusconi di turno che mette nel suo partito 60 milioni l’anno e fa la differenza su tutti gli altri. E’ democratico questo? E poi c’è la contribuzione diretta degli eletti che è parimenti pubblica.

E a chi dice che è salito sul carro della “casta”?
Dico che non è così. Forse proprio le ultime righe di quel pezzo del Corriere accennano al problema di fondo: ne ho fatto esperienza in questi anni.

La spieghi
Ogni eletto finanzia il suo partito. Succede all’atto della candidatura, in cui viene suggellato l’impegno a versare e poi regolarmente, ogni mese una quota. E guardi che lo dico proprio perché la politica senza soldi non si fa, ma fingere che non ci sia un problema su come si finanzia è come mettere la testa sotto la sabbia perché poi i problemi vengono fuori: non ci sono più scuole di partito che formino la classe dirigente, le sedi sul territorio restano chiuse.

E come dovrebbe essere reintrodotto il finanziamento pubblico?
Guardo al modello europeo, dove i partiti sono finanziati ma l’amministrazione del Parlamento europeo mette i controllori che sono terzi e non fanno sconti a nessuno, per cui tutti si regolano. Diversamente da come accade in Italia specie se è tutto un autofinanziamento o un finanziamento privato. Quante vicende ci hanno mostrato le falle di questo sistema, tra lobbisti, politici al soldo di imprenditori interessati, decisori pubblici in odor di conflitto di interesse? Possiamo almeno dire che questo sistema alimenta la prassi o almeno il sospetto che la politica senza soldi pubblici lavori per arraffarne altrove?

E cosa direbbe a un militante storico del M5S?
Il ruolo del Movimento è stato fondamentale per far crescere un sentimento di consapevolezza dei cittadini nei confronti degli sprechi e delle responsabilità della politica. contrasto al finanziamento pubblico ai partiti ma secondo me sbagliando. Ricorda prima campagna elettorale nel 2011 al comune Trieste, abbiamo speso 6.000€ in tutto per fare la campagna elettorale e abbiamo fatto il nove e mezzo per cento, ma non è che quello dimostrava che si può fare una campagna elettorale nazionale con quelle risorse soltanto. Tanto è vero che si è andati verso la verticizzazione dei partiti personali con la gente che si infatua del leader di turno, da Salvini a Renzi per dire, pompato da campagne costose e concentrate sul front man anziché su tutta la filiera del partito, dai militanti della federazione locale alla struttura nazionale, dove non ci sono risorse per costruire una classe dirigente nuova e diffusa sul territorio.

Nessun ripensamento?
Il ragionamento che ho fatto a microfoni spenti prendeva a riferimento un mondo ideale. Oggi non sarei disponibile a firmare una legge per la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti in questo Paese, perché anche la reazione al mio ragionamento dimostra che questa classe dirigente politica non è pronta. E ritengo comunque che le esigenze del Paese oggi siano ben diverse, mi piacerebbe avere la stessa attenzione che ho avuto in queste ore quando parlo di salariato di minimo.

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venerdì 21 luglio 2023

Cospito, Delmastro: “A processo per aver difeso il 41 bis”. E Donzelli attacca il M5s. La replica: “Bufale, doveva dimettersi mesi fa”

“Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto difendendo il 41bis”. Il vice presidente del Copasir e responsabile organizzativo di FdI Giovanni Donzelli difende l’amico Andrea Delmastro, il sottosegretario indagato per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito, per cui il gip di Roma ha disposto l’imputazione coatta. Intervenendo da Palermo, i due scudieri del partito della premier Giorgia Meloni rivendicano il loro operato: “Quando Cospito decise scientemente con la criminalità organizzata di proseguire la guerra volta a far venire giù il carcere duro – dice lo stesso Delmastro – qualcuno come me e l’amico Donzelli ha intravisto tutto ciò e ha osato anteporre il proprio petto. Quel qualcuno è finito processato e tutti gli altri no”. Insomma, il sottosegretario sostiene di essere indagato per aver difeso il 41 bis. Mentre Donzelli attacca: “Non accettiamo lezioni da nessuno, penso agli amici del M5s che quando erano al governo con la scusa del Covid hanno scarcerato mafiosi“. Immediata la replica dei Cinquestelle: “Dovrebbe solo stare zitto e invece si permette ancora di lanciare accuse false. Avrebbe dovuto lasciare mesi fa il suo incarico al Copasir per aver messo a repentaglio, insieme all’amico Delmastro, la sicurezza nazionale sventolando ai quattro venti informazioni investigative coperte da segreto”.

Donzelli e Delmastro da Palermo raccontano la loro versione dei fatti. “L’abbiamo fatto in modo consapevole”, dice il sottosegretario alla giustizia. “A proposito degli sciacalli che in questi giorni osano lambire il centrodestra sulla lotta alla mafia – continua Delmastro – noi abbiamo onorato Paolo Borsellino col primo atto del governo Meloni: mettere in sicurezza l’ergastolo ostativo rispetto a cedimenti che arrivavano da tutte le parti”. “Per noi il carcere duro e l’ergastolo ostativo non sono misure eccessive. Il mondo intero studia il nostro carcere duro, l’ergastolo ostativo, le misure preventive come sequestri e confische. L’Italia è un esempio ed esporta la normativa antimafia e ne siamo orgogliosi”, aggiunge parlando alla tavola rotonda del convegno ‘Parlate di mafia’, organizzato dai gruppi parlamentari FdI di Camera e Senato.

“Sul caso Cospito era più comodo stare in silenzio e girarsi dall’altra parte. Ma noi abbiamo difeso il 41bis, la sinistra ha sollevato tanto polverone. Poi però non c’è stata più una sola persona di sinistra a metterci la faccia per difendere Cospito”, sostiene Donzelli. Che poi aggiunge: “Non ci dimentichiamo di Beppe Grillo, che quando veniva in Sicilia diceva che la mafia ha una sua morale”. “Non prendiamo lezioni nemmeno da parte di ex magistrati che oggi sono in politica, che quando Borsellino era morto da poche ore archiviavano l’inchiesta mafia-appalti”. Attacchi uno dietro l’altro agli avversari, strenua difesa del suo collega di partito: “Per noi la vicenda Delmastro non è un vulnus e neppure per la Procura che aveva chiesto l’archiviazione. Col massimo rispetto, noi andiamo avanti, siamo convinti di avere fatto ciascuno di noi le cose giuste che servivano all’Italia. Scomode per qualcuno che voleva tenere forse nascoste quelle pagine ma invece noi le abbiamo portate a conoscenza di tutti gli italiani. E’ giusto così”.

Il M5s prende immediatamente posizione di fronte alle accuse: “Oggi ripete la bufala delle scarcerazioni durante la pandemia. Il partito del presidente Meloni sta provando a nascondere le proprie responsabilità per i provvedimenti con cui sta spianando la strada dell’impunità ai colletti bianchi“. “Dobbiamo di nuovo ricordare a Fratelli d’Italia – affermano le parlamentari M5s Stefania Ascari, Valentina D’Orso e Ada Lopreiato, capigruppo nelle commissioni Antimafia e Giustizia – che ogni scarcerazione avvenuta nella primavera 2020 venne decisa in autonomia dai magistrati e sulla base di una legge del 2010 del governo Berlusconi. Dopo quelle scarcerazioni siamo intervenuti immediatamente con due decreti legge e con ispezioni ministeriali. Grazie a quegli interventi alcune scarcerazioni furono evitate e alcuni detenuti rientrarono in carcere. Anche oggi Donzelli ha perso l’occasione per rimanere in silenzio”.

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giovedì 20 luglio 2023

Taglio parlamentari, Caprarica si infuria con Bevilacqua (M5s): “La smetta di fare le smorfie mentre parlo, ascolti anche le critiche”. Su La7

Scontro acceso a L’aria che tira (La7) tra la senatrice del M5s Dolores Bevilacqua e il giornalista Antonio Caprarica. Tema della discussione è l’aumento di 1270 euro netti mensili nella diaria dei capigruppo alla Camera. La delibera è stata votata anche dal M5s, ma la senatrice precisa: “La delibera che era stata proposta dalla maggioranza avrebbe gravato interamente sulle tasche degli italiani. Ma grazie al M5s – spiega – è arrivata la nostra proposta, con cui le spese invece restano in capo ai gruppi parlamentari. In più, molti capigruppo, tra cui naturalmente anche il nostro, hanno dichiarato di rinunciare a questo aumento”.

Successivamente il conduttore Francesco Magnani chiede a Caprarica cosa pensa delle vecchie battaglie dei 5 Stelle contro i privilegi di palazzo. Il giornalista è tranchant e risponde che non ha mai condiviso le loro battaglie anti-casta. Poi critica il taglio dei parlamentari, mentre Bevilacqua scuote la testa: “Quel taglio ha semplicemente peggiorato il funzionamento del Parlamento e l’ha allontanato ancora di più dal suo corpo elettorale. In Gran Bretagna, i deputati sono in numero pari a quello dei deputati italiani prima della riduzione – continua – e vengono eletti in piccole circoscrizioni che garantiscono l’esistenza di un rapporto effettivo tra l’elettore e l’eletto. In Italia, invece, com’è noto, i parlamentari sono stati ridotti, ma più che parlamentari sono in realtà degli esecutori“.

Bevilacqua gesticola per esprimere la sua contrarietà e Caprarica si inalbera: “Abbia pazienza, senatrice, se io avessi fatto tutte le smorfie che sta facendo mentre parlava, avremmo dovuto chiudere tutto. Ascolti!“.
Sono colpevole di reato di smorfia“, replica sorridendo Bevilacqua.
“Ascolti con pazienza anche le critiche – ribatte Caprarica – Ma sa che anche lei è soggetta a critiche? Le è stato detto questo? Le è stato detto anche che una democrazia consiste proprio nell’ascoltare con attenzione le critiche e magari discernere anche qualcosa di positivo? Allora, ascolti fino alla fine e poi ne parliamo. Lei, poi, che la sa così lunga su quasi tutto, mi spiegherà qual è la differenza tra i soldi che vengono dalle tasse dei cittadini e quelli che vengono dai gruppi”.
“Se me ne dà la possibilità, glielo spiego con piacere”, risponde la senatrice.

Caprarica continua: “Lei ci ha spiegato che l’aumento della paga dei capigruppo è a spese dei gruppi parlamentari. Ma, scusi, i soldi dei gruppi da dove vengono? Li stampate in casa? Abbia pazienza. Ma che modi”.
Bevilacqua spiega: “I soldi dei gruppi sono già stanziati, l’altra delibera della maggioranza avrebbe previsto nuove spese a carico delle tasche degli italiani. Penso sia lapalissiano”.
Il giornalista non accetta di buon grado la risposta e gli ripete in modo veemente la domanda.
La senatrice aggiunge: “Io in Parlamento ci lavoro. E col taglio dei parlamentari non abbiamo nessun problema a lavorare in maniera adeguata a portare avanti il nostro impegno a servizio dei cittadini”.
“Sì, va bene, chiacchiere”, commenta Caprarica.

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sabato 15 luglio 2023

“Giustizia, superati i limiti della decenza. Nordio colpisce i pilastri della legalità”. I 5 Stelle attaccano, mentre Renzi si arruola col governo: “Combatterò per la riforma”

“Il governo deve fermarsi, è in gioco la credibilità delle nostre istituzioni”. Il Movimento 5 stelle attacca l’Esecutivo che sulla giustizia ha “superato ogni limite di decenza“. A scendere in campo sono i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato, tra loro anche i due ex magistrati antimafia Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato. “Dal giorno del suo insediamento il ministro Nordio inonda il Paese di annunci e intenti che si traducono in durissimi colpi ai pilastri del controllo di legalità. Parole in libertà che indeboliscono i migliori strumenti che abbiamo per contrastare ogni forma di malaffare o in ogni caso la credibilità della nostra Giustizia”, sottolineano in una nota Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato, Roberto Scarpinato e la coordinatrice del comitato Giustizia del M5s Giulia Sarti.

Una situazione che “negli ultimi giorni è definitivamente degenerata“, ribadiscono. Nordio e “altri esponenti dell’esecutivo e della maggioranza annunciano ai quattro venti una separazione delle carriere pensata contro i magistrati ma che andrebbe contro l’interesse dei cittadini, una revisione del concorso esterno in associazione mafiosa, persino la messa in dubbio dell’obbligatorietà dell’azione penale“. Tutto questo “dopo la presentazione di un ddl che cancella il contrasto agli abusi di potere, tra lo stupore dell’Unione Europea e di tanti esperti ascoltati in audizione in Parlamento e con l’evidente preoccupazione di altre istituzioni repubblicane”. Uno “scempio” viene definito dagli esponenti del Movimento che mettono in evidenza anche la spaccatura interna alla maggioranza: “Dal centrodestra c’è chi dà manforte al ministro e chi lo smentisce con imbarazzo e timidezza”. “L’Italia non merita tutto ciò, i cittadini e la nostra democrazia hanno bisogno di una giustizia solida, autorevole, in grado di riparare i torti e garantire i diritti di tutti. Il governo deve fermarsi, è in gioco la credibilità delle nostre istituzioni“, concludono.

Se dall’opposizione da un lato arriva la presa di posizione dura e netta del Movimento 5 stelle, dall’altro c’è chi invece è pronto a “sfidare” il governo “ad andare avanti” per “vedere se fa sul serio”. In un costante avvicinamento alle posizioni della destra, Matteo Renzifresco di ingresso in commissione Giustizia al Senato (dopo aver sostituito il collega Ivan Scalfarotto) – su Twitter annuncia di essere pronto a “combattere” proprio dalla commissione di Palazzo Madama. “La riforma della giustizia serve oggi più che mai“, scrive Renzi che si dice “non interessato” a discutere di “singoli temi” che reputa comunque “importanti” elencando “l’abuso d’ufficio, la carcerazione preventiva, le intercettazioni, il traffico di influenze, la tipizzazione del concorso esterno“. “Tutte scelte rilevanti, per carità, – aggiunge – ma secondarie rispetto al vero problema“. Il nodo da affrontare per il leader di Italia viva rimane “garantire un giudice imparziale ai cittadini e non premiare chi sbaglia per incapacità o per ideologia”. Quindi separazione delle carriere? Non proprio. Per Renzi “la vera separazione delle carriere che serve non è tra Pm e giudici ma tra giudici bravi e giudici incapaci“. Come? Non si sa. Di certo il senatore toscano assicura: “In commissione Giustizia al Senato combatterò per questo, sfidando il Governo ad andare avanti. Vedremo se fanno sul serio”.

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giovedì 13 luglio 2023

Santanchè, lite Ricciardi-Gasparri. “Si dimetta, ha detto bugie colossali”. “Report dice che ha mentito? Io non mi fido di Ranucci”. Su La7

Serrato botta e risposta a L’aria che tira (La7) tra il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e il deputato del M5s Riccardo Ricciardi sul caso Santanchè.
Il vicepresidente dei 5 Stelle accusa la ministra del Turismo di aver mentito “in un tempio della democrazia come il Senato”: “Qui nessuno dice che la Santanchè si debba dimettere per l’avviso di garanzia. Santanchè si deve dimettere per aver detto bugie colossali nell’Aula del Senato. E queste bugie sono state dimostrate. Basta, partita chiusa. Il fatto che un ministro della Repubblica menta in Senato è un fatto gravissimo, in qualsiasi altro paese del mondo questo ministro si sarebbe dimesso”.

Gasparri ribatte: “Il fact checking di queste bugie è tutto opinabile, perché stiamo parlando di una trasmissione televisiva come Report. Qualche settimana fa, ha intervistato con la telecamera nascosta Baiardo, un personaggio molto borderline. Ora tutti sanno che se uno si siede con un giornalista di Report, c’è una telecamera nascosta. Solo un pollo ci cascherebbe. E Baiardo è tante cose – continua – ma non è un pollo. Lui poi su Tiktok ha affermato che sapeva della telecamera nascosta e che al giornalista ha detto un sacco di fesserie. E Ranucci ha trasmesso l’intervista carpita da Baiardo, che era consapevole di essere registrato, e la smentita. E così se l’è cavata”.

“Ma cosa c’entra questo col caso Santanchè? – insorge Ricciardi – Si sono visti i bilanci nero su bianco della società Visibilia“.
“La verifica su verità e bugie – ribadisce Gasparri – la si farà nelle sedi giudiziarie, perché io non mi fido di Ranucci“.
“Ma è tutto nero su bianco”, ripete Ricciardi.
“Questo lo dici te”, replica il vicepresidente del Senato.
Ma non ci vuole un tribunale per stabilire che Santanchè ha detto delle bugie in Aula – controbatte il vicepresidente del M5s – Ma ci sono i bilanci in rosso, i super-compensi, le verifiche dei Carabinieri e della Guardia di Finanza nelle sue aziende. Qui siamo di fronte a delle bugie colossali”.

SANTANCHÈ DEVE DIMETTERSI – FIRMA LA PETIZIONE DEL FATTO SU IOSCELGO.ORG

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Castellone (M5s): “Meloni rimuova Santanchè se vuole dare un segnale di responsabilità al Paese”

“La presidente Meloni dovrebbe occuparsi di risolvere i problemi degli italiani che sono alle prese con il carovita e con l’aumento delle rate dei mutui e non di attaccare i magistrati”. A dirlo, fuori da Palazzo Madama, la senatrice del Movimento 5 stelle, Maria Domenica Castellone. “Se vuole dare un segnale di responsabilità al Paese di responsabilità politica, rimuova immediatamente la ministra Santanchè che in Senato ha mentito agli italiani”.

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mercoledì 12 luglio 2023

Conte a La7: “La Russa ha tentato di condizionare le indagini. Parole di Grillo sul figlio? Presi le distanze ma suo caso è diverso”

Quando Grillo diffuse il video di difesa per il figlio, io pubblicai una chiara nota in cui riferivo che capivo la sua situazione, anche se quel filmato non rendeva giustizia della sua sensibilità, ma ne prendevo le distanze. E sottolineai che due sono i principi fondamentali del M5s: rispettare l’autonomia della magistratura, che deve andare avanti con le sue verifiche giudiziarie, e rispettare la presunta vittima e i suoi familiari, visto che il Codice Rosso è stato varato col mio governo. Ma le vicende di Grillo e di La Russa sono molto diverse“. Così a In Onda Estate (La7) il leader del M5s, Giuseppe Conte, si pronuncia su un eventuale paragone tra il caso Grillo e La Russa.

E spiega: “Grillo pubblicò quel video dopo che era passato un anno di indagini. Teniamo conto del fatto che più le indagini si allungano, più aumenta la sofferenza della famiglia sia del ragazzo accusato, sia della presunta vittima. La Russa, invece, prima ancora che partissero le indagini, e non dopo un anno, ha voluto preliminarmente entrare a gamba tesa, ha parlato da avvocato penalista, mettendo sul piatto una sua personale competenza giuridica, e anche da presidente del Senato, anche se non l’ha detto”.

Conte aggiunge: “La seconda carica dello Stato si incontrerà col procuratore di Milano nelle varie cerimonie pubbliche. Ma mi dite se questo non può essere anche un modo per condizionare un’indagine che sta nascendo? Ne può derivare un condizionamento psicologico o no? Quindi, La Russa avrebbe dovuto essere molto più prudente, la sua uscita è stata del tutto inopportuna. Grillo era in una situazione completamente diversa. Che incarico pubblico o istituzionale rivestiva? Possiamo pensare che con quella sua uscita Grillo avrebbe potuto condizionare qualcuno?”.

La conduttrice Marianna Aprile ribatte che Grillo era il capo politico del M5s, che ‘esprimeva il ministro della Giustizia esattamente come La Russa’. Affermazione inesatta, perché nell’aprile 2021, di fatto a essere il capo politico del M5s era Conte (la sua nomina sarà ufficializzata 4 mesi dopo) e Grillo era il garante del Movimento. In più, il ministro della Giustizia del governo Draghi era Maria Cartabia, non esattamente una espressione dei 5 Stelle.
Conte risponde alla giornalista: “L’ho già detto altre volte: la linea politica la faccio io, Grillo è il garante. Grazie”.

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martedì 11 luglio 2023

Conte a La7: “Social card per caro spesa? Una vergogna, una presa in giro di Meloni verso coloro a cui ha tolto il reddito cittadinanza”

Assolutamente sconcertante“. Così a In Onda Estate (La7) il leader del M5s, Giuseppe Conte, commenta il video diffuso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’iniziativa “Carta dedicata a te”, la social card con un contributo unico di 382,50 euro per l’acquisto di generi alimentari di prima necessità, destinata a persone con Isee fino a 15mila euro e attivabile presso le Poste Italiane.

“Io trovo veramente sconcertante la presidente del Consiglio – ribadisce Conte, che ha definito l’iniziativa del governo Meloni “un imbroglio” – Sparisce dalla circolazione, non fa conferenze stampa da mesi, si sottrae alle domande, non parla dei casi Santanchè, La Russa, Delmastro. Viene in Parlamento e non ci spiega se vuole rinnovare o no l’accordo coi cinesi, né cosa intende fare col Patto di stabilità e crescita, né cosa vuole fare del Mes. Nulla di nulla. Ora si sveglia, fa un video e prende in giro coloro a cui ha tolto il reddito di cittadinanza“.

E aggiunge: “Abbiamo 500mila cittadini italiani in assoluta povertà. Meloni gli ha tolto il reddito di cittadinanza e adesso li prende in giro con un bonus di 383 euro. Lei peraltro era contraria ai bonus. Questo è il governo una tantum. Cosa ci fanno le famiglie in povertà con 383 euro? È sconcertante. Il governo Meloni in pratica – conclude – ammette che c’è un problema, ma ha fatto cassa per 3 miliardi sulla pelle delle persone in povertà e oggi pensa di risolvere tutto con 383 euro una tantum. È una vergogna. Secondo voi, con una mancetta del genere si può risolvere il problema della sopravvivenza di chi è in povertà? Cosa è, la Caritas di Stato?“.

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Cara Giorgia, farai la fine del M5s. Non per colpa tua, ma per quelli che ti porti dietro

di Maurizio Contigiani

Cara Giorgia,

Sono un Cinque Stelle della prima ora, ho apprezzato quel movimento fin quando è esistito Gianroberto Casaleggio, l’ho apprezzato come idea, non per gli esseri umani che ne facevano parte. Mi piacevano le regole, mi piaceva il buonsenso che le partoriva, fino a farle sembrare scontate. Regole che non piacevano alla maggior parte degli italiani, ai ladri, ai disonesti, agli evasori, ai corrotti, a chi abusava, non solo dell’ufficio ma soprattutto del potere, ai partiti, tutti, dell’arco Costituzionale.

Non piaceva agli americani, al loro capitalismo suicida, alla loro voglia di comandare e di sottomettere. Cara Giorgia, credo che, nel tuo intimo, nelle tue radici, nei tuoi sacrifici, nelle tue frustrazioni, nella tua rabbia, immagino anche nella tua onestà, un po’ di spazio a queste regole glielo avresti riservato.

Il Movimento è morto proprio perché non è “solo” di sinistra, come oggi vogliono farci credere. Il Movimento è morto in quanto non ci sono donne e uomini in grado di far valere quei principi che non hanno confini.

Cara Giorgia, al mondo non si è mai visto un “potere buono” e nessuno pretende che il primo sia il tuo, ma l’Italia, l’italiano che ti ha votato e quello che non ti ha votato, non riesce a capacitarsi come sia possibile che il tuo governo, quello di una ragazza che ha creduto, che ha lottato, ha lavorato duro e non solo in politica, possa oggi essere a capo di un qualcosa di mostruoso, non per tuo demerito ma per l’Armata Brancaleone che ti porti dietro.

Cara Giorgia, farai la fine dei Cinque Stelle perché l’Armata Brancaleone ti sta chiedendo il conto, un conto salato che ti farà rimangiare quello che di buono portavi dentro. Sono certo che non ce l’hai con i poveri, perché sai cosa significa esserlo, sono certo che ami l’Italia come nazione e non come la vorrebbe vedere l’ipocrisia leghista, sono certo che detesti certe politiche degli Stati Uniti almeno come il brodo primordiale dell’Unione Europea, sono certo che detesti i ladri di Stato e non, per il motivo che ladra non lo sei mai stata.

Ma non puoi tirarti indietro e per rimanere al tuo posto sarai costretta a rinnegare, a ingoiare accettando alleanze con personaggi che, immagino, ti ripugnano. Non puoi tirarti indietro perché il contesto è questo, prendere o lasciare, facendo la fine del Movimento, al quale l’unico a dare credito è stato il premio Nobel Dario Fo mentre gli altri (tutti) si sono guardati bene dall’aderire a qualcosa di troppo bello per essere vero, a qualcosa che, in un mondo marcio, li avrebbe portati al suicidio politico o professionale.

Cara Giorgia, se la mia immaginazione riguardasse veramente una parte del tuo pensiero, allora muovi qualcosa del tuo talento per evitare di finire come i 5S e soprattutto come è finito colui che tutti quelli come te hanno portato in gloria perché “Mussolini si è scavato la fossa a Berlino” (G. D’Annunzio), “Non avendo mai incarnato un regime politico, ma la caricatura degli Italiani” (I. Montanelli).

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

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giovedì 6 luglio 2023

Ok della Camera alla commissione dinchiesta sul Covid: Pd e M5s non votano. Speranza: Tribunale politico. Poi labbraccio con Conte

Da un lato le urla “verità, verità”, dall’altro l’abbraccio tra i due che più di tutti sono stati politicamente impegnati in prima linea nella lotta alla pandemia. È finita così la votazione alla Camera sulla proposta di legge che mira all’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid. L’Aula ha dato il via libera con 172 voti a favore, compreso il sì di Azione e Italia viva, mentre Pd e M5s non hanno partecipato al voto: i dem sono rimasti nell’emiciclo sventolando le tessere di voto, mentre i pentastellati hanno abbandonato i loro posti e sono usciti. Prima, subito dopo le dichiarazioni di voto, l’abbraccio tra Giuseppe Conte e Roberto Speranza, all’epoca del lockdown presidente del Consiglio e ministro della Salute. Accanto a loro, la segretaria dem Elly Schlein che insieme agli altri deputati dei due partiti di opposizione ha lungamente applaudito l’intervento di Speranza, accalorato e in totale difesa dell’operato.

L’ex ministro della Salute ha chiarito che a suo avviso la commissione “ha una sola finalità”, cioè “mettere su un vero e proprio tribunale politico per colpire i principali esponenti dei governi” che hanno gestito l’emergenza pandemica. “È indegna di un grande Paese come l’Italia, e dobbiamo essere orgogliosi dell’Italia, perché anche in quel periodo ha retto e si è rilanciato, nonostante il sottofinanziamento – ha scandito Speranza – Grazie a medici, personale sanitario, ha dimostrato di essere comunità, di avere il senso delle regole, di aver fiducia nella scienza conseguendo uno dei migliori d’Europa e del mondo con le vaccinazioni. Dovremo essere orgogliosi del lavoro fatto”. A quel punto dai banchi di Pd, M5s e Avs sono tutti scattati in piedi, applaudendo il deputato dem.

Prima Speranza aveva “rivendicato” l’operato al ministero della Salute: “Non è il risultato di un governo, ma di un Paese. Non eravamo noi a cambiare linea ogni minuto: ‘Aprite, chiudete, aprite, chiudete”. Non eravamo noi a buttare benzina sul fuoco per chi soffriva per le chiusure con manifestazioni di protesta, non eravamo noi a fare l’occhiolino ai No vax per qualche voto, e lo ribadisco qui oggi: i vaccini hanno salvato la vita a milioni di persone. Secondo l’Iss a 150mila persone nel nostro Paese”. Di “assurdità” e “imbarazzo” ha invece parlato, fuori dall’Aula, il leader M5s per la struttura data alla commissione d’inchiesta che “indaga su tutto”, ha scandito: “Sulla Cina, sulle procedure dell’Ema per quanto riguarda i vaccini, e non può indagare su quello che è il cuore pulsante del nostro Sistema sanitario sul piano gestionale anche durante la pandemia, che sono le Regioni”.

In Aula – dove non sono mancate scintille tra il meloniano Donzelli e il pentastellato Ricciardi – aveva attaccato sullo “sciacallaggio politico” citando Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Matteo Renzi: “Ricordo Salvini passare tra ‘aprite e chiudete’ parlare male del nostro Paese. Era in dolce compagnia: Renzi chiama a raccolta le amicizie d’oltre oceano e li invitava sui media americani a non fare i nostri errori. Di Meloni ricordo, poi, un florilegio di dichiarazioni… Interveniva con video e lettere per chiedere di mettere a disposizione 1000 euro a famiglia con un click e ora non riesce a distribuite abbastanza soldi agli italiani per comprare il mouse per farlo, quel click… Ci accusava come criminali. Ricordate come appariva trasfigurata quando si opponeva alla dichiarazione dello stato di emergenza? Eppure in un decreto ha introdotto lo stato di emergenza visto che non riesce a gestire la crisi dei migranti”, ha concluso.

Pd e M5s sono perfettamente allineati sulle critiche alle scelte dei partiti che guidano il Paese: “Oggi la maggioranza di destra ha votato alla Camera l’istituzione di una presunta commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia. Ma basta il fatto che questa Commissione non possa e non debba occuparsi dell’operato delle Regioni per dimostrare che non è una cosa seria, ma serve ad alimentare la propaganda di parte e a proteggere gli amministratori lombardi che in quella vicenda son stati disastrosi”, ha detto il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del Gruppo Pd. “È un’evidente utilizzo spregiudicato delle istituzioni – ha aggiunto – da parte della destra che, invece di costruire uno strumento utile per capire che è successo, cerca di usarlo contro gli avversari politici”.

Per il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, quello delle minoranze è stato un “teatrino puerile” durante il dibattito e nelle votazioni e poi “agiscono in maniera scoordinata e scomposta anche nella protesta, a differenza di quanto recitano a favore di telecamera”. A spiegare il tenore del lavoro e dove mirerà, tra le altre cose, è la deputata di Fdi Alice Buongierrieri: “Verificherà ogni aspetto della pandemia, perché la verità è un bene prezioso per tutti. Verificheremo i motivi per cui il piano pandemico del 2006 non è stato aggiornato e i motivi per cui, sebbene aggiornato, non è stato attivato. Verificheremo i rapporti tra l’Italia e l’Oms e i motivi per cui è stato ritirato il rapporto in cui si diceva che l’Italia non era pronta”. E soprattutto, aggiunge: “Verificheremo anche gli eventuali effetti avversi da vaccino che qualcuno vorrebbe restassero dei tabù. Lo dobbiamo a tutte quelle famiglie che hanno perso un loro caro”.

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Commissione Covid Ricciardi (M5S): Escludere le regioni? Da parte della maggioranza atteggiamento vile e disonesto

“Non arriverà nessuna risposta dalla maggioranza, atteggiamento vile, vigliacco e disonesto intellettualmente. Commissione di inchiesta per fare il processino politico a Conte e Speranza, nascondendo le responsabilità nelle regioni. Atto politico vile, noi non avremo risposte perché non esiste nessuna risposta razionale nel dire che escludiamo e regioni da questa commissione. Noi non abbiamo niente da nascondere, se ci foste stati voi altro che centinaia di migliaia di morti, che volevate aprire… “. Così il deputato M5S Riccardi Ricciardi.

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mercoledì 5 luglio 2023

Santanché Patuanelli annuncia la mozione di sfiducia. E dai banchi M5s parte il coro Dimissioni contro la ministra

Appena terminato l’intervento del capogruppo Stefano Patuanelli sull’informativa della ministra per il Turismo, Daniela Santanché, i senatori del M5s hanno intonato in Aula il coro “Dimissioni, dimissioni”. Poco prima era stato lo stesso capogruppo ad annunciare la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti della ministra da parte del suo gruppo.
Dai banchi del governo Santanché è apparsa visibilmente infastidita, mentre il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha replicato sarcastico, di fronte al coro prolungato dei senatori M5s: “Mi pare lo abbia chiesto senza bisogno del coro. Lo abbiamo capito colleghi, è questa la vostra richiesta”.

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Caso Santanchè la conferenza stampa del M5s con Conte e Patuanelli: la diretta

In diretta, dopo l’informativa della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, in Senato, la conferenza stampa del M5s, con Giuseppe Conte e Stefano Patuanelli, che presentano la mozione di sfiducia nei confronti dell’esponente di Fratelli d’Italia.

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Santanché Baldino (M5S): Venga a riferire anche alla Camera accuse eticamente gravi. Sfiducia? Prima ascoltiamo

Vittoria Baldino sul salario minimo e sul caso Santanché: “La proposta di legge delle opposizioni è stata depositata, è il momento dei confronti sul salario minimo da 9 euro l’ora. Basta a salari incapaci di soddisfare bisogni elementare. Vogliamo che la Ministra venga a rendere informativa anche a questa Camera perché ha avuto la fiducia di due camere. Faremo le nostre valutazioni ma le accuse che le sono state mosse sono eticamente molto grave. Mozione di sfiducia? Per ora no, aspettiamo l’informativa”.

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martedì 4 luglio 2023

Il salario minimo comprende tredicesima e scatti e quindi è più basso di 9 euro? Ecco cosa cè davvero nella proposta dellopposizione

Contrariamente a quanto riportato da alcuni giornali, i 9 euro lordi l’ora della proposta riguardano il trattamento economico minimo orario (TEM) e non quello complessivo (TEC) che comprende anche gli scatti di anzianità, le mensilità aggiuntive come tredicesima e quattordicesima e le indennità contrattuali fisse e continuative. Il testo firmato dalle opposizioni (meno Italia Viva) e depositato oggi alla Camera è chiaro: “Il trattamento economico minimo orario come definito dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi”, dice l’articolo 2. La precisazione è d’obbligo dopo che su alcuni quotidiani ha preso quota l’idea che la cifra comprendesse tutte le voci della retribuzione, riducendo di conseguenza l’effettiva soglia minima oraria e soprattutto restringendo considerevolmente la platea che potrebbe beneficiare di una simile riforma. Anche ai livelli professionali più bassi, infatti, la maggior parte dei contratti collettivi nazionali prevedono già un trattamento economico complessivo superiore ai 9 euro lordi della proposta. Insomma, se la cifra corrisponde al TEC, è l’analisi interessata di alcuni organi di stampa, la proposta di legge serve a pochi e, al contrario, indebolisce la contrattazione collettiva. La stessa analisi che Giorgia Meloni ha servito anche al congresso della Cgil a marzo, dando per assodato che il salario minimo legale comprendesse tutte le voci della retribuzione. Come dire, allora voi a che servite?

“La soglia opererebbe solo sulle clausole relative ai «minimi», lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive”, si legge nel testo della proposta. Chiarita la questione, le stesse tabelle curate dai detrattori del salario minimo permettono di verificare i tanti casi in cui il trattamento economico minimo orario è ben al di sotto dei 9 euro lordi. Chi ha citato, ad esempio, il ccnl Pulizie multiservizi per evidenziare come il TEC sia superiore ai 9 euro lordi (9,43 euro l’ora), ha calcolato in 7,73 euro lordi l’ora il trattamento minimo orario di un Addetto potatura livello 3. E così per il ccnl Vigilanza privata, dove una guardia giurata fissa livello 4 ha un TEC di 9,25 euro l’ora, ma il sua TEM scende a 7,68 euro lordi. Che peraltro non è nemmeno la paga più bassa in Italia, anzi. Nessuno ha citato i colleghi non armati della vigilanza privata, quelli col ccnl Servizi fiduciari. Il livello più applicato è il D, che porta a casa 950 euro lordi al mese per un trattamento economico minimo orario di 5,49 euro lordi l’ora, 3,51 euro sotto ai 9 euro che la proposta delle opposizioni indica come soglia della dignità.

Chi ha lavorato alla proposta di legge ha calcolato che a beneficiarne sarebbero fino a 3,5 milioni di lavoratori che oggi hanno un contratto con soglie minime inferiori. Non solo, l’articolo 2 del testo prevede anche una garanzia per il TEC, che non può essere inferiore a quello stabilito nel ccnl sottoscritto per il settore dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative. E questo perché, si legge, “la retribuzione complessiva adeguata e sufficiente dovuta a tutti i lavoratori ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione è data dal trattamento economico complessivo comprendente non solo i minimi tabellari…”. Certo, in Italia manca ancora una legge sulla rappresentanza che dia ai ccnl più rappresentativi valore erga omnes. Senza pregiudicare un’eventuale riforma complessiva, la proposta prova a metterci una pezza: “Ciononostante la giurisprudenza utilizza, nella stragrande maggioranza dei casi, i trattamenti minimi fissati dal contratto collettivo quale parametro per l’individuazione della retribuzione sufficiente ai sensi dell’articolo 36 della Costituzione”, è scritto in premessa alla legge, che in caso di ccnl scaduti o inapplicabili per disdetta stabilisce che “il trattamento economico complessivo di riferimento è quello previsto dal previgente contratto collettivo prevalente fino al suo rinnovo”.

La legge si rivolge ai lavoratori subordinati, ma anche ai rapporti di lavoro diversi con analoghe esigenze di tutela, fino alle collaborazioni coordinate e continuative “in modo da impedire compensi troppo bassi”. Inoltre, “istituisce una Commissione tripartita composta dalle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario” e introduce un’apposita procedura giudiziale, di matrice collettiva, volta a garantire l’effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso”. Tutta farina dell’opposizione, certo, mentre il governo ha più volte ribadito di non essere interessato a fissare il salario minimo per legge in un Paese dove la contrattazione collettiva supera già gli standard richiesti dall’Unione europea. Ma la proposta unitaria depositata oggi alla Camera, che le opposizioni proporranno come base per la discussione che, dicono fonti parlamentari, sarà calendarizzata a settembre in commissione Lavoro, ha innanzitutto l’obiettivo di stanare la maggioranza di fronte ai milioni di lavoratori interessati. Se non vorrà proprio discuterne dovrà almeno dichiarare apertamente perché non intende farlo.

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Voto fuorisede Baldino (M5s) contro il governo: Anche oggi la democrazia la rispettate domani legge-delega è una pagliacciata

“L’astensionismo involontario, quello di chi vive fuori dalla propria residenza, riguarda quasi cinque milioni di persone. Se si parte da questo dato, si capisce quanto per noi è sconfortante e frustrante il gesto del governo che impantana tutto e rimanda a data da destinarsi, con una delega in bianco, a se stesso”. Lo ha detto la deputata del Movimento 5 stelle, Vittoria Baldino, durante la dichiarazione di voto sulle proposte di legge al voto dei fuorisede. “Dal governo Meloni ancora una volta una mancanza di coraggio, una prova di arroganza e di mortificazione del Parlamento, che viene chiamato solo a convertire i decreti legge dell’esecutivo”. La proposta di legge, votata dalla maggioranza, delega al governo a porre in essere, entro 18 mesi dal via libera definitivo degli atti che lo consentano, l’esercizio del diritto di voto a tutti i cittadini. I decreti legislativi, in questo senso, dovranno disciplinare l’esercizio del diritto di voto degli elettori che si trovano in un comune diverso da quello di residenza per motivi di studio, lavoro o cura.

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