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martedì 29 agosto 2023

Andrea Giambruno, il compagno di Meloni su Rete4 spiega come “evitare gli stupri”. Ed è bufera. Pd e M5s: “È vittimizzazione secondaria. Se non lo sa, studi”

È bufera dopo l’ultima ‘perla’ del compagno della premier Giorgia Meloni e anchorman di Rete 4. “Se non ti ubriachi, non ti stuprano”, ha detto ieri Andrea Giambruno durante la puntata di Diario del Giorno prendendo posizione sui casi di stupro di Palermo e Caivano. Lo ha detto in riferimento alla ragazza palermitana di 19 anni che ha denunciato di essere stata violentata da sette ragazzi dopo essere stata fatta ubriacare. L’ennesima uscita di Giambruno – raccontata dal Fatto Quotidiano – rischia di mettere in imbarazzo la premier e ha già scatenato l’ira social. Le critiche arrivano anche dalla politica: per Pd e il Movimento 5 stelle quelle di Giambruno sulla violenze sessuali di gruppo sono parole “inaccettabili e vergognose”, questa è “vittimizzazione secondaria”, attaccano invitando Mediaset a intervenire. Prima le polemiche relative al suo negazionismo sul cambiamento climatico e le sue accuse al ministro della Sanità tedesco Lauterbach in vacanza in Italia, adesso le critiche per le sue esternazioni sugli stupri.

La prima voce di protesta, in ordine di tempo, è quella della senatrice del Pd Cecilia D’Elia, vicepresidente della commissione d’inchiesta sul Femminicidio: “Proprio non ci riescono a non colpevolizzare le donne”, interviene. “La violenza è sempre un po’ colpa loro. Non uscire da sole, non andare dove è buio, non vestirti in modo provocante. Adesso ce lo spiega anche Giambruno: se non ti ubriachi non ti stuprano. Hai tutto il diritto di ubriacarti ma se eviti di farlo… E niente, alla fine si giudicano le donne e i loro stili di vita. Non è possibile, non è più tollerabile“. D’Elia critica questa “idea di educazione che va esattamente nel senso contrario a quello che serve”. “A Giambruno dico quindi – continua la senatrice dem – che occorre educare i ragazzi al rispetto, non le ragazze alla prudenza, insegnare loro il valore del consenso, non alle ragazze quello della diffidenza, ma il diritto all’esistenza libera e non il comportamento dimesso. Se una ragazza alza un po’ il gomito può aspettarsi un mal di testa, non uno stupro”. Sulla stessa linea Irene Manzi, componente nazionale della segreteria del Pd: “Mediaset non ha nulla da eccepire? La violenza è sempre e solo responsabilità di chi la compie”. A mettere nel mirino il compagno della premier è anche la deputata dem Sara Ferrari, della presidenza del Gruppo Pd: “Ecco lì il maschilismo italiano che di fronte a uno stupro accusa la vittima per i suoi comportamenti perché così se l’è cercata, come se ‘incontrare il lupo‘ fosse un destino ineluttabile di ogni ragazza ubriaca e così la vittimizza due volte. I corsi di educazione alle pari opportunità non vanno fatti solo nelle scuole ma anche agli adulti, tanti adulti e soprattutto a quelli che hanno in mano un microfono”. “Se i giornalisti Rai che hanno commentato con frasi sessiste le gare delle tuffatrici sono stati giustamente sospesi, per Giambruno il compagno della premier, Mediaset farà spallucce?”, conclude Ferrari.

A protestare contro le parole del giornalista e compagno della premier anche in Movimento 5 stelle. “Le parole pronunciate da Giambruno sono inaccettabili e vergognose, rappresentazione plastica di una cultura maschilista e retrograda che costituisce il terreno di coltura dei comportamenti violenti, dei soprusi che tantissime donne ogni giorno sono costrette a subire”, affermano le parlamentari del M5S nella commissione bicamerale d’inchiesta sul Femminicidio Stefania Ascari, Anna Bilotti, Alessandra Maiorino e Daniela Morfino. “Si chiama vittimizzazione secondaria, se Giambruno non ne è a conoscenza può documentarsi facilmente così da evitare di fare danni incalcolabili attraverso la televisione: sulla donna già distrutta dalla violenza fisica o psicologica si scarica una presunta colpa, una qualche responsabilità sull’accaduto”. Per le parlamentari M5s “ogni esortazione rivolta alle vittime affinché trovino il coraggio di denunciare diventa un insieme di parole vuote se poi si dicono sciocchezze di tale gravità. Il nostro Paese ha bisogno di un ribaltamento culturale, di una rivoluzione educativa. Il primo passo è introdurre l’educazione affettiva e sessuale fin dai primi anni di scuola, il Movimento 5 Stelle – ricordano – ha presentato da tempo una proposta di legge a prima firma di Stefania Ascari: bisogna discuterla e approvarla con urgenza”.

Da registrare anche le prese di posizione delle altre forze di minoranza, a iniziare da +Europa: “Quindi per Andrea Giambruno, compagno della premier Meloni, il fatto che una ragazza possa bere qualcosa in discoteca la fa diventare automaticamente vittima sacrificale per subire violenze o essere stuprata – ha detto Carla Taibi, tesoriera del partito – Normalizzare la bestialità dei ragazzi sulle ragazze, colpevolizzando queste ultime per come si vestono o per quello che fanno, determina un problema per la cultura del nostro Paese, sdoganando i peggiori comportamenti a danno delle donne”. E ancora: “Quello che ci si aspetta da un servizio di informazione è la condanna delle violenze e ribadire con forza che un rapporto debba essere consensuale – ha aggiunto – I corpi delle donne non sono nella disponibilità di nessuno a meno che non siano loro a deciderlo. Cosa fa l’ordine dei giornalisti di fronte a queste uscite prive di rispetto e sensibilità?”. “Il giornalista Andrea Giambruno non è nuovo a uscite infelici. Ma quella sulle ragazze che dovrebbero evitare di uscire o bere ‘perché poi il lupo lo trovi’ è veramente intollerabile. Sono parole che alimentano il solito luogo comune della ragazza che ‘se l’è andata a cercare’ e del maschio che non è in grado di resistere ai suoi istinti. Veramente disarmante”. ha detto invece la senatrice di Italia Viva Daniela Sbrollini, vicepresidente della Commissione Affari sociali di Palazzo Madama. “In questo modo Giambruno disfa quello che Meloni tenta di fare. A che serve andare a Caivano se poi il tuo compagno alimenta la più becera propaganda maschilista su un importante network nazionale?” ha aggiunto la senatrice renziana.

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venerdì 18 agosto 2023

Appendino: “Libro del generale Vannacci? Inqualificabile, messaggio omofobo e razzista. Bene presa di distanza, ma ora il governo agisca”. Su La7

Il libro del generale Vannacci? Il contenuto è inqualificabile, dovremmo passare ore a raccontare tutte le nefandezze che sono scritte”. Così a In Onda Estate (La7) la deputata del M5s Chiara Appendino definisce alcuni estratti de Il mondo al contrario, il libro auto-prodotto del generale Roberto Vannacci, già capo dei paracadutisti della Folgore e oggi alla guida dell’Istituto geografico militare.

E sulle mancate scuse del militare, che ha replicato alle polemiche scomodando Giordano Bruno (“La libertà di opinione è una delle radici della nostra radice libera e occidentale. Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente“), Appendino osserva: “Questa è una pezza peggiore del buco, è un po’ come dire “non sono razzista ma” o “non sono fascista ma”. La gravità di quanto è scritto è evidente: il messaggio che passa è omofobo e razzista. Servirebbero delle scuse. Punto.”.

L’ex sindaca di Torino applaude poi la presa di distanze delle forze armate e del ministro della Difesa Guido Crosetto, ma, dopo aver rievocato alcuni retaggi nostalgici e omofobi dell’attuale maggioranza, sottolinea: “Non è che ci si possa fermare alla presa di distanza di Crosetto. Ci devono essere delle azioni da parte dell’esecutivo, perché altrimenti mi vien da pensare che al governo vada bene questo tipo di messaggi”.

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giovedì 17 agosto 2023

Cappato a La7: “Mia candidatura nel seggio di Berlusconi? Sarei felice se Schlein e Conte mi sostenessero, potremmo fare battaglie comuni”

Sarei ben felice se Schlein e Conte volessero sostenermi, anche perché credo che alcuni temi, come la conversione ecologica del fisco, cioè meno tasse sul lavoro e più tasse sull’inquinamento e sulle emissioni per affrontare la transizione ecologica con uno strumento di mercato, e quindi liberale, ecologista e sociale, possa essere un terreno comune di dialogo tra le opposizioni a questo governo”. Sono le parole pronunciate a In Onda Estate (La7) da Marco Cappato, ex europarlamentare radicale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, circa il silenzio di Pd e M5s sulla sua autocandidatura nelle elezioni suppletive che si terranno il 22 e il 23 ottobre a Monza e in Brianza per nominare il successore di Silvio Berlusconi al Senato.
Nella corsa al seggio, su proposta di Antonio Tajani e con l’appoggio incondizionato della famiglia Berlusconi, il candidato di centrodestra nel collegio senatoriale sarà Adriano Galliani, ex ad del Milan e attualmente del Monza, nonché storico braccio destro dell’ex Cavaliere.

Sostegno immediato alla candidatura di Cappato è arrivato da + Europa, Psi, Azione e Alleanza Verdi-Sinistra (“Mettere d’accordo Calenda, Bonelli e Fratoianni non succede tutti i giorni, è accaduto solo sul salario minimo“, ironizza il politico), mentre Pd e M5s ancora non si sono pronunciati. Cappato precisa di non aver voluto mancare di rispetto “alla complessità dei processi decisionali”: “Posso capire che l’autocandidatura non sia vissuta come il massimo nei procedimenti di selezione di un partito. Le opposizioni però oggi non sono unite, quindi ho pensato che fosse meglio riunirle mettendo avanti la mia candidatura anziché illudermi di fare una bella riunione con loro tutti insieme. Sarebbe stato impossibile“.

Cappato cita il metodo pannelliano (“si fa una proposta e si vede chi ci sta”) e, sempre sulle perplessità di Pd e M5s, aggiunge: “In Parlamento battaglie che a Pd e M5s possono andare bene le farò sicuramente. Con l’associazione Luca Coscioni siamo quelli che hanno raccolto 2 milioni di persone che hanno sottoscritto i referendum sull’eutanasia e cannabis, che poi la Consulta ha bloccato. Se allora – spiega – parliamo di partecipazione popolare, del problema dell’astensionismo, della gente che è stufa della politica, forse lavorare assieme a persone che hanno dimostrato di saper coinvolgere la gente, senza tentare di entrare in Parlamento, sarebbe un valore aggiunto che a queste opposizioni farebbe comodo. Dopodiché, decideranno loro e io ho il massimo rispetto per le loro scelte”.

E ribadisce: “Il principio fondamentale che mi permetto di ritenere che la mia candidatura possa portare nella politica istituzionale è quello della partecipazione popolare. Non è possibile che su tanti temi la realtà nella società continui a essere così distante dal palazzo e dalle istituzioni – sottolinea – perché la gente è tenuta fuori dal processo decisionale. Altrove ci sono consultazioni, assemblee di cittadini estratti a sorte, referendum, leggi di iniziativa popolare. Noi invece abbiamo un muro per cui decidono solo 4 o 5 o 6 capi di partito. Questo in democrazia è inaccettabile“.
Cappato conclude, rivolgendosi ai telespettatori: “Stiamo raccogliendo fondi perché, come potrete immaginare, dall’altra parte abbiamo la grande eredità berlusconiana. Noi andiamo avanti con le micro-donazioni all’americana, quindi conto su di voi”.

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domenica 13 agosto 2023

Salario minimo, le opposizioni lanciano la raccolta firme. Il Pd: “Non si può aspettare”. Conte: “Ora potete combattere con noi”

Una raccolta firme per promuovere l’introduzione rapida di un salario minimo. Così a due giorni dall’incontro con la premier Giorgia Meloni, le opposizioni tornano alla carica lanciando una piattaforma online, salariominimosubito.it, che contiene, appunto, una petizione rivolta alla Camera dei deputati che chiede di sostenere la rapida approvazione della proposta di legge unitaria firmata da Alleanza Verdi e Sinistra, Azione, Movimento 5 stelle, Partito democratico e Più Europa.

“Metti la tua firma a supporto di una retribuzione giusta e per il salario minimo!”, si legge nel titolo della raccolta firme rivolta a tutti i cittadini. Nel testo si ricordano l’articolo 36 della Costituzione, che dice “che chi lavora ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, e il contenuto della proposta di legge unitaria delle opposizioni, ad eccezione di Italia Viva, che prevede che nessun lavoratore possa ricevere una retribuzione oraria inferiore ai 9 euro all’ora, “senza considerare tredicesima, quattordicesima, tfr, ecc, che devono essere in più”. La proposta, si legge ancora nel testo della petizione che invita a sottoscrivere l’appello, “rafforza la contrattazione collettiva, facendo valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto collettivo firmato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. In questo modo si combattono i contratti ‘pirata’, le false imprese, le false cooperative e le esternalizzazioni che servono proprio a sottopagare i lavoratori”.

La petizione, poco dopo la messa online, è stata rilanciata via social da tutti i partiti coinvolti nella proposta di legge. A cominciare dal Pd. “Dopo mesi di battaglia in parlamento e fuori, siamo andati al confronto con il governo a difendere e spiegare la nostra proposta sul salario minimo, ma la destra frena, prende tempo e non ha nessuna proposta alternativa. 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori sono poveri anche se lavorano. Non possono aspettare”, si legge in un post su Facebook, ricondiviso anche da Elly Schlein, in cui i dem invitano alla call to action. Mentre Nicola Fratoianni, di Alleanza Verdi Sinistra, ha pubblicato un video per invitare alla sottoscrizione: “Per dare forza a questa proposta di legge serve il contributo di tutte e tutti – scrive nella didascalia – Da oggi parte, online e nel paese, la raccolta firme. Perché le parole “lavoro” e “povero” non possano stare più nella stessa frase, salario minimo subito”. “Il salario minimo è una misura presente da anni in tutti i Paesi del G7. L’unica eccezione riguarda l’Italia. È ora di invertire la rotta e garantire a cittadini che lavorano, rispetto e dignità. È un principio di civiltà sancito dalla nostra Costituzione. Abbiamo presentato al Governo la nostra proposta. Ora sostienila anche tu, firma la petizione per il salario minimo subito”, si legge invece in un post pubblicato dai profili social di Azione. “Ancora in queste ore, da alcuni esponenti di Governo è arrivata una netta chiusura al salario minimo legale – ha scritto infine Giuseppe Conte in un post, condividendo il link della piattaforma – Venerdì a Palazzo Chigi, dopo mesi di dibattito in Parlamento, la presidente Meloni non ha fatto nessuna controproposta: coinvolgere il Cnel di Brunetta, che peraltro in passato si è pubblicamente espresso contro questa misura, è solo un modo per gettare la palla in tribuna mentre 3,6 milioni di lavoratrici e lavoratori continuano a percepire paghe da fame”. “La nostra proposta di introdurre un salario minimo di 9 euro lordi l’ora è in Parlamento, e malgrado i tentativi della maggioranza di boicottarla non ci fermiamo! – si legge ancora nel post del leader del Movimento 5 stelle – Da oggi potrete combattere insieme a noi questa battaglia, firmando la petizione popolare che lanciamo ufficialmente oggi insieme alle altre forze di opposizione per far sentire al Governo la voce dei cittadini che non hanno voce, come i 20mila che lo scorso 17 giugno a Roma si sono radunati per dire ‘Basta vite precarie'”.

Dalla piattaforma non è possibile vedere quante persone abbiano finora sottoscritto la petizione. Nell’homepage, però, vengono fornite alcune informazioni utili per chi vuole firmare: è possibile leggere integralmente la proposta di legge depositata dalle opposizioni e ci sono alcune Faq, domande comuni, con le relative risposte.

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giovedì 10 agosto 2023

Tassa su extraprofitti, Patuanelli a La7: “Governo cialtrone, annuncia misura a mercati aperti senza che il testo ci sia in Gazzetta Ufficiale”

Tassa sugli extraprofitti delle banche? È una buona notizia che il governo, anche se con gravissimo ritardo, faccia una norma che poi vorremmo anche leggere in Gazzetta Ufficiale, perché a oggi non c’è ancora un testo. Così fra qualche anno forse potremo dire che la Meloni ha fatto anche cose buone”. È la bordata sarcastica lanciata dal senatore del M5s Stefano Patuanelli, ospite di In Onda Estate (La7), all’indirizzo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che oggi, nella sua video-rubrica social “Gli appunti di Giorgia”, ha magnificato il provvedimento una tantum relativo alla tassa sugli extraprofitti delle banche e approvato dal Consiglio dei ministri nel decreto Asset e Investimenti.

Patuanelli ricorda: “Noi da marzo con emendamenti e atti parlamentari chiedevamo al governo di attivarsi per la tassazione sugli extraprofitti, come era stato fatto precedentemente per le società energetiche. Ma anche in questo caso il governo ha avuto un po’ di cialtroneria: ha fatto una conferenza stampa in cui ha annunciato una misura con il ministro Salvini confuso nella sua spiegazione. Però ha fatto tutto questo coi mercati aperti per due giorni senza che il testo ci fosse in Gazzetta Ufficiale“.

Il senatore pentastellato rammenta il successivo intervento ‘riparatore’ del Mef che in serata ha dovuto comunicare la fissazione di un tetto massimo alla tassa sugli extraprofitti, pari allo 0,1% del totale dell’attivo. E aggiunge : “Col governo Draghi, quando fu decisa la tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, il Consiglio dei ministri fu convocato il venerdì sera a mercati chiusi e il giorno successivo il testo era in Gazzetta Ufficiale. E quindi – continua – i mercati ebbero 48 ore di tempo per analizzare la norma. Gli effetti sulla Borsa ci furono comunque, ma furono molto limitati. In questo caso, invece, abbiamo avuto tra ieri e oggi fluttuazioni di Borsa pari a decine e decine di miliardi, il che si poteva evitare banalmente facendo un testo che andasse immediatamente in Gazzetta Ufficiale”.

L’ex ministro sottolinea: “Aspettiamo di vedere il testo della norma, con la speranza che funzioni meglio di quella che era stata fatta dal governo Draghi sulle imprese energetiche. Il tema vero ora è cosa si farà con le risorse che entreranno nel 2024. Credo che sia necessario intervenire con strumenti immediati a favore di coloro che hanno un mutuo a tasso variabile. In questo decreto manca tutto un pezzo – spiega – che è quello di sostegno nei confronti di chi ha grandi difficoltà economiche. Il governo continua a non mettere sostanzialmente un euro. È stato assurdo quello che hanno fatto per il decreto Alluvione: sono stati messi 200 milioni nel decreto Siccità e poi qualche settimana dopo hanno preso 100 milioni da quel decreto e li hanno spostati nel decreto Alluvione. Ma sempre gli stessi soldi erano”.

E chiosa con una nuova frecciata alla presidente del Consiglio: “Sul tema immigrazione io ho solo una certezza: se oggi Giorgia Meloni fosse all’opposizione, strillerebbe come una pazza su tutti i giornali, in tutte le trasmissioni televisive e in Parlamento invocando il fantomatico blocco navale. Oggi governa e sta facendo totalmente l’opposto di quello che sosteneva, perché l’immigrazione è un tema complesso e non c’è blocco navale che tenga”.

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martedì 8 agosto 2023

Reddito di cittadinanza, Fico: “L’abolizione è un attacco al Sud. M5s soffia sul fuoco? Il governo ha tagliato un aiuto ai poveri, non noi”

“Il provvedimento di abolizione del reddito di cittadinanza è scellerato e non tiene conto delle difficoltà in cui versano e vivono tante persone non solo qui a Napoli, ma in tutta Italia”. A dirlo è il presidente del Comitato di garanzia del Movimento 5 stelle, Roberto Fico intervenuto a Napoli, nel quartiere Secondigliano, uno dei quartieri con il più alto numero di percettori, in occasione della conferenza stampa organizzata per discutere del taglio al Reddito. “Noi dobbiamo ribellarci a un’idea culturale per cui si attaccano la povertà e la difficoltà – ha proseguito – e dobbiamo uscire fuori dal paradigma che questa destra ideologica porta avanti, cioè che chi prende il reddito di cittadinanza è un fannullone”. L’ex Presidente della Camera rispedisce inoltre al mittente le accuse di voler soffiare sul fuoco. “È il Governo e non noi a tagliare ad agosto una misura che aiutava i poveri, è il Governo e non noi a tagliare fondi dal Pnrr penalizzando molte città come Napoli, è il Governo e non noi a volere l’autonomia differenziata. Quello che sta portando avanti il Governo è un attacco al Sud e in generale a tutta Italia”.

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sabato 5 agosto 2023

Ponte sullo stretto, opposizioni contro il regalo del governo ai manager. “Favori ai soliti noti mentre dicono no a Reddito e salario minimo”

Vergogna“, “uno scempio”, “un insulto agli italiani“. Le opposizioni si scagliano in coro contro la norma che farà saltare il tetto di 240mila euro l’anno previsto per i manager pubblici, per i dirigenti della rediviva società concessionaria incaricata di realizzare il ponte sullo stretto di Messina. La previsione, anticipata dal Fatto, è contenuta nella bozza del decreto legge “Omnibus” all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri: e non basta, perché accanto ad essa si trovano altri commi che permetteranno di derogare in toto a tutti i vincoli che regolano la gestione del personale nelle società a partecipazione pubblica, in tema di lavoro subordinato, retribuzioni, trasparenza e principi di economicità. Per il Movimento 5 stelle quella del governo è una scelta “scandalosa“: “Reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne. Questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già. Uno scempio, messo in piedi sulla pelle dei cittadini e con i loro soldi”, attacca il vicecapogruppo alla Camera Agostino Santillo, coordinatore del Comitato Infrastrutture pentastellato. Critico anche il Pd, con il deputato Emiliano Fossi: “Diceva mia nonna che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Ora si dice che la destra fa i ponti ma… non i tetti. In particolare quelli agli stipendi. Dicono no al salario minimo e poi tolgono il tetto ai compensi dei manager della società per il Ponte sullo Stretto. Vergogna!”, scrive su Twitter.

“La norma prevista nel decreto Omnibus è un insulto agli italiani e di questo il governo e Giorgia Meloni in persona si devono vergognare”, scrive in una nota il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. “Giorgia Meloni ci risponda: ma non vi vergognate di sperperare questo denaro pubblico per garantire privilegi e voler realizzare un’opera che sottrarrà risorse importanti per lo sviluppo del Sud a partire dal trasporto pubblico, dai depuratori, le scuole, la sanità e la messa in sicurezza del territorio?”, incalza, rivolgendosi alla premier. Il segretario di +Europa Riccardo Magi, invece, mette nel mirino il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega: “La deroga al tetto dei 240mila euro allo stipendio dei manager per la società che dovrà realizzare il Ponte sullo Stretto conferma che per Salvini la priorità non sono le infrastrutture o lo sviluppo della Sicilia, ma distribuire regalie ai suoi amici. È sempre la solita barzelletta italiana: opere su cui servirebbe una seria riflessione, nelle mani di questa destra si trasformano in una mangiatoia per patrioti a spese gli italiani”, dichiara. Dura anche Daniela Ruffino di Azione: “Misure come quella adottata per i manager del Ponte sono fatte per alimentare fratture e risentimento sociale. Se c’è qualcuno che soffia sul fuoco del malcontento sociale bisogna cercarlo nella maggioranza e nel governo”.

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Santanchè contro il reddito di cittadinanza: “Ha fatto tanto male”. M5s: “Inaccettabile”. Calenda: “La morale da lei anche no”

“Credo che il reddito di cittadinanza abbia fatto tanto male: hanno dato i soldi a chi era occupabile mentre dobbiamo aiutare i fragili, quelli che hanno bisogno”. Parola della ministra del Turismo Daniela Santanchè. A dieci giorni dal salvataggio in Senatoche ha respinto la sfiducia nei sui confronti per la vicenda Visibilia e la gestione delle società dell’esponente di Fratelli d’Italia, al centro dell’indagine della procura di Milano – la ministra si scaglia a gamba tesa contro il reddito di cittadinanza, a pochi giorni dallo stop della misura notificato con il tanto criticato sms a quasi 160mila ex percettori.

Ma le parole pronunciate da Santanchè, nel corso di un’intervista su Rds, non sono state molto apprezzate, in particolare dal Movimento 5 stelle che aveva presentato la mozione di sfiducia contestando quelle che definiva “condotte spregiudicate” della ministra indagata per falso in bilancio, bancarotta e truffa ai danni dello Stato. “Va bene tutto, ma Santanchè che si permette di dare lezioni sulle politiche del lavoro e la gestione d’impresa criticando il reddito di cittadinanza è veramente troppo, è semplicemente inaccettabile“, afferma in una nota la senatrice M5S Elisa Pirro. “Con che faccia tosta si permette anche solo di affrontare questi temi dopo il modo in cui lei ha trattato i dipendenti della sua impresa. Si vergogni e si dimetta“, aggiunge la senatrice che è anche componente della commissione Lavoro di Palazzo Madama.

A replicare duramente alla ministra Santanchè c’è anche un esponente politico che si è sempre dichiarato contrario al reddito di cittadinanza: “Anche non pagare i lavoratori, pagarsi stipendi non sostenibili, mandare all’aria società, usare impropriamente la cassa integrazione e rimanere serenamente Ministro, sono tutte cose che fanno molto ma molto male“, scrive su Twitter Carlo Calenda: “Sono sempre stato contrario al Rdc, ma la morale da Lei anche no“, ha concluso il leader di Azione.

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mercoledì 2 agosto 2023

“Basta venire qui in abiti da spiaggia”, il surreale dibattito in Aula su cravatte e sneakers. M5s: “Il vostro decoro è togliere il reddito con un sms?”

Vietare le scarpe da tennis, obbligare i deputati a indossare la cravatta. Era il contenuto dell’ordine del giorno, alla Camera, portato avanti da Fratelli d’Italia e Noi Moderati (poi riformulato in maniera più vaga e meno stringente) che ha scatenato la bagarre in Aula. Ci ha pensato Riccardo Ricciardi del Movimento 5 stelle a mettere in evidenza la contraddizione tra chi vorrebbe imporre un dress code istituzionale, richiamandosi al decoro, quando contemporaneamente getta per strada centinaia di migliaia di persone, cancellando il reddito di cittadinanza, e avvertendole semplicemente con un sms sul cellulare: “Forma e sostanza sono strettamente collegate, scrivete nell’ordine del giorno. E allora parliamo di sostanza: nell’altro ramo del Parlamento si vogliono reintrodurre i vitalizi, una ministra che mente al Senato è una questione di decoro, un ministro che insulta un prete antimafia è una questione di decoro sostanziale”. A questo punto Giorgio Mulè, presidente di turno (Forza Italia), ha interrotto Ricciardi, invitandolo a “restare sull’ordine del giorno” e provocando le ire del M5s. “Nel momento in cui si dice che le istituzioni devono riacquisire un decoro e il decoro è mettersi la cravatta e non aver paura a togliere a 169mila famiglie il reddito di cittadinanza con un sms, e questo non è decoro, e il decoro è la cravatta, allora siamo fuori dal mondo”. Ad alimentare le polemiche si è messa anche Simonetta Matone (Lega): “È irrispettoso venire qui con abbigliamenti da spiaggia o abbigliamenti sportivi, noi non stiamo facendo footing”.

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martedì 1 agosto 2023

Reddito di cittadinanza: un compromesso costoso ma fondamentale. Soprattutto sul piano simbolico

Avevo scritto anni fa della delusione dell’elettore di sinistra e di quella forse ancor maggiore dell’elettore Cinque Stelle per la nascita del Governo gialloverde Conte I. Avevo e ho (a distanza di anni) mille dubbi, ma anche la consapevolezza che le motivazioni del M5S – dato il quadro politico dell’epoca – erano sensate. Davanti al niet del centro-sinistra e in particolare del Pd, non c’erano alternative, dopo le politiche del 2018, a un governo di larghe intese (il solito carrozzone) oppure a un governo tra Cinque Stelle e avversari storici ed esecrati. Non c’era alcuna possibilità che si tornasse alle elezioni, e non si può biasimare il presidente della Repubblica, titolare del potere di sciogliere le camere, per questo.

Insomma, il M5S si trovò di fatto costretto, per non gettare alle ortiche ciò che aveva capitalizzato nelle urne, a stipulare il celebre contratto di governo con la Lega. Ne sono usciti provvedimenti discutibili e criticabili (i decreti Salvini su tutti). Tuttavia, occorre anche riconoscere, visto peraltro il consenso ‘postumo’ di cui sta godendo il RdC anche da parte di chi l’ha aborrito fino a ieri, che quel governo – che ha fatto anche cose che non ho condiviso – ha reso possibile una delle misure più importanti degli ultimi decenni, che oggi molti piangono versando spesso lacrime di coccodrillo. La politica è compromesso, soprattutto di fronte a una situazione che avrebbe altrimenti comportato uno stallo e la solita ammucchiata nella continuità del potere che aveva governato fino ad allora. Non si tratta di riconoscere meriti alla Lega, che non ne ha e che semmai ha macchiato, con le proprie richieste (fino a quella, affondata da Conte, dei ‘pieni poteri’), quell’esperienza di governo; bensì affermare che quel ‘diventare subito adulti’ del Movimento, quella perdita improvvisa dell”innocenza’, ha prodotto qualcosa di buono che con ogni probabilità non avrebbe altrimenti visto la luce.

Questo non vuole affatto significare l’esigenza di addivenire sempre e comunque a compromessi così azzardati e rischiosi e così costosi in termini politici: quella perdita dell’innocenza prima con la Lega e poi con il Pd (per non dire del governo Draghi, alla cui partecipazione il Movimento ha posto rimedio in coda facendolo legittimamente saltare) ha avuto dei costi enormi per i grillini, in termini di immagine e (quindi) in termini elettorali. Ma diventare maturi significa questo, significa pagare un prezzo alle proprie scelte. Naturalmente forze politiche che hanno governato con tutto l’arco costituzionale si sono affrettate a mettere alla berlina Conte e i suoi. Ne avevano la scusa, dal momento che i Cinque Stelle avevano costruito la loro fortuna politica sull’idea di non scendere a patti con nessuno; però da che pulpito! E non tanto per l’essersi quelle forze politiche accordate a loro volta con tutti, ma soprattutto perché avevano prodotto con quegli accrocchi dei governi regressivi, frutto di compromessi al ribasso con la sola ragione sociale di continuare a comandare.

Il reddito di cittadinanza è valso la candela della perdita dell’innocenza? Difficile dirlo, ma l’avversione di cui è stato fatto oggetto farebbe pensare di sì: dalla destra (Berlusconi, Meloni, Renzi, buona parte del Pd, che si colloca a destra per le politiche sociali), che l’ha descritto come un provvedimento che avrebbe garantito ai fannulloni di starsene sul divano a gozzovigliare, alla sinistra radicale che invece l’ha presentato come una misura di workfare. Entrambe le critiche distorcevano elementi di realtà: si trattava di una misura per aiutare i poveri (la cui povertà, per le forze di destra, è meritata e frutto di scelte deliberate) e coloro che non erano occupabili, il che si traduce, nel lessico di destra, in un sussidio per stare sul divano; da sinistra si sarebbe voluto legittimamente di più, ma non avrebbe avuto senso affondare l’unica misura sociale para-universale, in mancanza di meglio (un meglio che non arriva mai per il velleitarismo della sinistra stessa).

Ma il RdC è stato fondamentale soprattutto sul piano simbolico. Esso ha dato la forza a milioni di lavoratori di pensarsi titolari di diritti, soggetti non ricattabili, mentre la stampa padronale suonava la grancassa del “non si trovano lavoratori”. Da questo punto di vista, ciò che si prospetta è un disastro sociale non solo nell’immediato, con famiglie sul lastrico, ma per il futuro, ché il messaggio che il governo ha voluto dare è proprio che il lavoratore non ha alcun diritto ad alzare la testa e a lottare.

L'articolo Reddito di cittadinanza: un compromesso costoso ma fondamentale. Soprattutto sul piano simbolico proviene da Il Fatto Quotidiano.



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