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lunedì 30 ottobre 2023

Israele-Palestina, Ricciardi (M5S) in Aula: “Astensione all’Onu sulla risoluzione per il cessate il fuoco indecorosa. Meloni riferisca”

“La presidente del Consiglio venga in quest’Aula a spiegare una delle pagine più indecorose di questo Paese: l’astensione dell’ambasciatore italiano all’Assemblea generale Onu sulla risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza. È stata una delle pagine più indecorose e vergognose della nostra storia, frutto di una mancanza di dibattito nel nostro Paese e nelle aule parlamentari”. Così il deputato Riccardo Ricciardi, vice presidente del Movimento 5 stelle, intervenendo alla Camera.

“Ormai in Italia si può solo dire ‘condanno Hamas’ e chi fa un passo in più è considerato un giustificazionista. Tutto il resto non conta. Sembra ormai che la storia in Medio Oriente sia iniziata il 7 ottobre 2023, così come in Ucraina il 24 febbraio 2022. E anche se lo dice il segretario generale dell’Onu viene tacciato di giustificazionismo”, continua Ricciardi, che respinge, appunto, queste accuse di giustificazionismo.

“L’Italia è perfettamente a suo agio in un’Europa inesistente e divisa”, insiste Ricciardi. “Vorremmo sapere da Meloni qual è la nostra strategia: sostenere Israele nella sua offensiva finché non ci sarà più un palazzo in piedi a Gaza? Qualcuno pensa veramente che i capi di Hamas siano rimasti a Gaza ad aspettare la reazione di Israele? – si chiede ancora il deputato – Che colpa hanno le persone che vivono a Gaza? Di non essersi ribellati ad Hamas? Vorremmo una presidente che dicesse che siccome siamo amici di Israele, vogliamo dire a Israele ‘fermatevi'”.

“Il Parlamento merita un dibattito serio e approfondito perché oggi si sta scrivendo una drammatica pagina di storia e noi non vogliamo essere quelli che vigliaccamente si girano dall’altra parte”, conclude Ricciardi.

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sabato 28 ottobre 2023

Bagarre al Senato per gli insulti di Gasparri alle opposizioni. Maiorino (M5s): “Ci ha dato dei cani e degli spacciatori, rinunci all’immunità”

Sarebbe stata una seduta di ordinario tafferuglio parlamentare, a cui i più scafati sono abbondantemente assuefatti, se non fosse stato che ad assistere ai lavori c’erano degli ospiti d’eccezione: gli studenti della scuola media dell’istituto comprensivo “Falcone e Borsellino” di Roma. È accaduto ieri, nel corso della discussione sulla fiducia al Dl Caivano al Senato, dove Maurizio Gasparri si è esibito in un lungo show infarcito di insulti sparsi all’opposizione e all’immancabile Roberto Saviano.

Motivo dell’intemerata del senatore di Forza Italia è dato dai 340 emendamenti presentati dalle opposizioni sul Dl Caivano, fatto che, secondo Gasparri, è “una procedura pretestuosa di ostruzionismo“.
“Il governo fa bene a mettere la fiducia – tuona Gasparri, che dà dei ‘bugiardi’ ai colleghi dell’opposizione – perché la questione di Caivano è urgente, perché la legalità è urgente, molto più dei vostri giochetti pretestuosi in Aula. Non venite qui a dire bugie, leggetevi il decreto. Siete talmente impegnati ad abbaiare che non avete tempo di leggere“.

Il vicepresidente di turno, il leghista Gian Marco Centinaio, rimprovera non troppo convintamente il parlamentare, che rincara la dose: “In questo provvedimento ci sono interventi per le scuole e c’è il richiamo ai genitori, perché un genitore che sottrae il figlio alla scuola va punito severamente, non va incoraggiato come vorreste voi. Qualcun altro ha parlato di passerelle. Bugiardi! Si può dire? Voi vorreste risolvere i problemi di Caivano dando a quei ragazzi la droga“.

Poi menziona Vincenzo De Luca, don Maurizio Patriciello e don Antonio Coluccia: “Ma chi governava a Caivano? È del vostro partito, è dissidente, ma dal Pd viene. E allora scusatevi per l’inerzia del Pd e di De Luca che nulla hanno fatto per l’emergenza Caivano. Potremmo parlare anche di Gualtieri, che ha fatto il sindaco contro voglia e che – continua – dovrebbe occuparsi di altre periferie, Tor Bella Monaca e altrove. Vorrei ricordare che ci sono stati e ci sono i don Patriciello e i don Coluccia che fanno quello che i De Luca e i Gualtieri non fanno sul territorio. Invece don Vincenzo sta a Salerno o non so dove. È intento forse a designare parenti in giunte e Parlamenti”.

Gasparri cita poi lo scrittore Roberto Saviano: “Capisco che non avete letto il provvedimento, ma leggetelo. Dopodiché se non piace a Saviano, ce ne faremo una ragione. Ha detto che va via dall’Italia. Vorrà dire che resteremo in numero sufficiente per mandare avanti questo Paese. Io poi di questi partenti che alla fine restano in Italia ne leggo tanti: appena vince il centrodestra – prosegue – c’è un elenco di annunci e partenze. C’era Berlusconi, vado via; c’è la Meloni, vado via ancora prima. Poi però restano tutti qua e noi siamo contenti. Restino qua perché questo Paese è governato meglio e converrà anche a loro stare in Italia. Se poi vogliono andare via, ognuno è libero di farlo, tanto si muovono tutti: clandestini, turisti, italiani, stranieri”.

Esplodono le proteste dai banchi dell’opposizione e Gasparri rimprovera Centinaio per i mancati richiami. Il leghista poi confesserà in Aula che era troppo impegnato a ridere per la battuta del senatore di Forza Italia sui “partenti”.

Gasparri conclude citando la trasmissione Report e chiosando: “Questa è la legislatura della verità, della trasparenza e della legalità. Addirittura qualcuno diceva che non bisognava fare il provvedimento contro i ragazzi che vanno in giro, aizzati dalla camorra, a sparare con i mitra, cioè a fare la cosiddetta stesa. Qualcuno vuole la droga legale e la stesa tollerata. Noi siamo per la legge, l’ordine, l’educazione, la scuola, l’obbligo scolastico, la salute, lo sport e il coraggio che lo Stato deve avere. Chi vuole restare in Italia, resti, anzi faccia venire gli amici. E chi se ne vuole andare, vada“.

A fare da portavoce delle rimostranze delle opposizioni è la senatrice del M5s, Alessandra Maiorino, che, rivolgendosi a Centinaio, replica alle offese indiscriminate del senatore di Forza Italia: “In questo momento provo serie difficoltà a dover parlare di un tema così delicato, così doloroso, così profondamente sentito dopo il presidente Gasparri, che ha sostanzialmente dato dei cani e degli spacciatori all’opposizione. Gasparri – continua – si è detto esperto d’Aula, ma in realtà è esperto di insulti, sapendo di poterla passare liscia perché ha l’immunità parlamentare. Mi permetto allora di consigliare a Gasparri, come ha fatto il nostro senatore Scarpinato, di rinunciare all’immunità parlamentare. E poi vediamo se continua a essere così esperto di insulti”.

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giovedì 26 ottobre 2023

“Più tasse per le madri, l’unica responsabile è Meloni”: flash mob di protesta del M5s davanti a Palazzo Chigi

“Giorgia Meloni, per anni, anche in campagna elettorale, ha detto che avrebbe fatto politiche per le donne e invece soltanto dopo 12 mesi, da donna che si professava donna madre e cristiana, passiamo a una presidente del Consiglio che è donna, madre e paga più tasse per le sue scelte colpevoli. In soli 12 mesi è stata annullata Opzione donna e aumenta l’Iva sui beni per la prima infanzia: latte in polvere e pannolini costeranno di più”. Lo ha detto Chiara Appendino, deputata dei 5 stelle, nel corso del flash mob di protesta organizzato dal M5s davanti a Palazzo Chigi, sede del governo. “C’è solo una responsabile di questa situazione – ha aggiunto – ed è Meloni, che per anni ha detto menzogne al nostro Paese”.

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Vitalizi, il governo accoglie l’odg dei 5 stelle: “Serve una legge per razionalizzare la materia”. Nel 2021 l’assegno è tornato ai condannati

Il governo ha accolto l’ordine del giorno sui vitalizi presentato dal Movimento cinque stelle in Senato. I parlamentari pentastellati chiedono una legge “al fine di addivenire ad una rimodulazione definitiva” delle norme: l’invito rivolto ai componenti del Consiglio di presidenza di palazzo Madama è quello di “farsi promotori della predisposizione di un disegno di legge volto alla razionalizzazione della materia (….)”, volto “al bilanciamento tra l’aspettativa legittima degli ex parlamentari e l’esigenza di contenimento della spesa pubblica”.

Oggi infatti i vitalizi sono regolati esclusivamente da delibere interne: nel 2016 l’ex presidente del Senato Pietro Grasso aveva eliminato il privilegio per i condannati a pene superiori ai due anni di carcere, ma nel 2021 gli organi di garanzia avevano cancellato la regola accogliendo il ricorso di Roberto Formigoni, con l’effetto di ripristinare l’assegno al “Celeste” ma anche a tutti gli ex eletti con problemi di casellario giudiziario. L’anno prima, invece, era stata annullata la delibera dell’ufficio di presidenza che ricalcolava col sistema contributivo l’importo spettante agli ex senatori.

Come ha raccontato il Fatto, l’ok del governo all’ordine del giorno è arrivato in cambio del sì del Movimento 5 stelle all’approvazione del bilancio interno del Senato. Il patto sa di vendetta contro Forza Italia, che nella scorsa legislatura – con i suoi esponenti Giacomo Caliendo e Luigi Vitali – si è speso più di tutti per salvare i vitalizi. I rapporti tra FdI e berlusconiani sono ai minimi termini dopo gli imbarazzanti fuorionda di Andrea Giambruno, ormai ex compagno della premier Giorgia Meloni, trasmessi da Striscia la notizia su Mediaset.

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Report, il centrodestra impone la convocazione di Ranucci in Vigilanza Rai. M5s: “Atto intimidatorio”

La maggioranza di centrodestra forza la mano e impone la convocazione in commissione di Vigilanza del direttore Approfondimento della Rai, Paolo Corsini, e del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. Le forze di governo, indispettiti dalle prime puntate della trasmissione di Rai3, hanno deciso di mettere ai voti la convocazione, anche contro il parere dell’opposizione. Così è arrivato il via libera solo di FdI, Fi, Lega e Noi Moderati. Il calendario dovrebbe essere deciso giovedì mattina in un altro ufficio di presidenza. “È un atto intimidatorio nei confronti della libera informazione”, hanno protestato gli esponenti M5s in commissione di Vigilanza.

Le polemiche della maggioranza hanno riguardato i servizi sul presidente del Senato, Ignazio La Russa, e sulla ministra Daniela Santanchè. Ma anche, nella trasmissione di domenica scorsa, quello sull’eredità di Silvio Berlusconi con un focus sul ruolo di Marta Fascina. La Russa aveva già annunciato una querela per diffamazione preventiva nei confronti della trasmissione di Ranucci, ancor prima che il servizio andasse in onda. La trasmissione tv ha ricostruito i legami del padre di La Russa con alcuni finanzieri, come Michelangelo Virgillito e Raffaele Ursini, ipotizzando rapporti anche con un banchiere come Michele Sindona, fino a registrare le rivelazioni del capomafia Luigi Ilardo ha fatto al colonnello dei carabinieri, Michele Riccio: nel 1994 Cosa nostra avrebbe dato indicazioni di votare, nella Sicilia orientale, Antonino La Russa e suo figlio Vincenzo, fratello di Ignazio. Il presidente del Senato ha definito Report e Ranucci “calunniatori schifosi.

Su Report sono andate in onda anche le registrazioni dei colloqui tra Federica Bottiglione, l’ex dipendente di Visibilia che ha fatto causa all’azienda, e Dimitri Kunz, compagno di Daniela Santanchè e all’epoca ad di Visibilia, sulla “furbata” dell’uso della Cassa integrazione Covid nell’ex gruppo della ministra del Turismo denunciata dal Fatto Quotidiano già il 5 novembre dell’anno scorso. Tra i parlamentari di centrodestra questa mattina si è diffusa, tra l’altro, la notizia, rilanciata dal Foglio, di un’inchiesta in arrivo anche sul ministro Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni, con dettagli sulla sua vita privata, oltre che di un possibile asse tra Ranucci e Antonio Ricci, che attraverso Striscia La Notizia ha diffuso gli audio dell’ex compagno della premier Andrea Giambruno. Notizie smentite dal conduttore a Un giorno da pecora: “Ieri ho chiamato direttamente Lollobrigida per dirgli che non era vero nulla – ha detto -, abbiamo avuto una conversazione piacevolissima, il ministro è una persona simpatica” e “mi ha semplicemente ringraziato”.

La maggioranza ha deciso comunque di forzare la mano, ottenendo così la convocazione di Ranucci e Corsini per dare spiegazioni sulle inchieste svolte. In ufficio di presidenza, la presidente Barbara Floridia si è opposta alla richiesta in relazione a una singola trasmissione, ritenendola inopportuna, e proponendo di inserirla eventualmente nell’ambito di una serie più ampia di audizioni per avere un quadro complessivo sulle scelte editoriali ed evitando di trattare un caso specifico. La maggioranza si è però opposta. “È un precedente grave che apre la porta a una interpretazione distorta e strumentale delle funzioni della commissione – hanno affermato gli esponenti M5S in commissione di Vigilanza -. Chi si ritiene diffamato si rivolga eventualmente a un giudice, ma la Vigilanza non può essere utilizzata come un tribunale dell’inquisizione“. Di parere opposto il senatore di FI, Maurizio Gasparri. Ranucci ed altri dirigenti della Rai – ha sostenuto – “non potranno avvalersi del segreto professionale trattandosi del servizio pubblico che, con notizie inventate, denigra una forza politica presente in Parlamento”.

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mercoledì 25 ottobre 2023

Il sondaggista Mannheimer: “Il M5s è il partito più pro Hamas”. E Padellaro insorge: “Non è così, è a favore del popolo palestinese”. Su La7

Il partito più pro Hamas è il M5s e Di Battista lo sa benissimo. Lo dicono i dati, di cui mi assumo la responsabilità: tra i diversi partiti che danno più giustificazioni ad Hamas ci sono i 5 Stelle”. Lo afferma a L’Aria che tira (La7) il sondaggista Renato Mannheimer, commentando un intervento di Alessandro Di Battista a Dimartedì, successivamente ripreso dai social palestinesi.

Mannheimer, che sostanzialmente ripropone la domanda del sondaggio di Noto per Repubblica (“Sei a favore di Israele o di Hamas?”), ripete più volte che gli elettori dei 5 Stelle sono più a favore di Hamas che di Israele ma Antonio Padellaro del Fatto Quotidiano non ci sta: “Di Battista è a favore dei diritti dei palestinesi. Attenzione. Io non discuto i sondaggi di Mannheimer, ma dire che nei 5 Stelle si fa il tifo per Hamas non è accettabile perché non è così. Si ha invece una sensibilità, e per me giustamente, nei confronti del popolo palestinese, che in questo momento è vittima di Hamas. Ricordiamolo sempre”.

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martedì 24 ottobre 2023

De Luca attacca di nuovo il Pd: “Un partito di idioti per definizione”. E apre al M5s: “Facciamo una coalizione con loro, sono maturati” – Video

Apertura a sorpresa al M5s di Giuseppe Conte e nuovi attacchi frontali al suo partito: è il bilancio dell’intervento del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ieri ha presentato a Roma il suo saggio politico, Nonostante il Pd, all’indomani dell’ospitata da Fabio Fazio.
Intervistato dalla giornalista del Corriere della Sera Monica Guerzoni, De Luca affronta il problema delle alleanze nel centrosinistra, di cui si propone quasi come ‘federatore’.
Sembra che siano passati secoli da quando lanciava le sue colorite invettive contro i 5 Stelle. Eppure, ora la storia pare che si sia completamente ribaltata.

Io non vorrei morire meloniano – premette De Luca – Noi abbiamo fatto una campagna elettorale terribile lo scorso anno, ogni giorno che passava il Pd perdeva voti. Essere andati divisi è stato un atto di irresponsabilità verso l’Italia. Avremmo dovuto fare di tutto per tenere incatenati a noi i 5 Stelle. Non sono sicuro che avremmo raggiunto un’intesa perché Giuseppe Conte aveva il problema della sopravvivenza del Movimento e non aveva interesse a un’alleanza perché avrebbe perso il voto dei vetero-grillini”.

E aggiunge: “Adesso dobbiamo riprendere il cammino di un’alleanza con molta umiltà e senza illusioni. Non arriveremo a risultati prima delle elezioni europee, ma prima o poi dovremo realizzare questa alleanza per il governo dell’Italia. Dopo le europee dobbiamo avere il coraggio di mettere le basi per una coalizione secondo un’operazione verità. Non dobbiamo fare una coalizione essendo in disaccordo su tutto e lo dico agli amici del M5s – continua – Ma devo dire che loro hanno cambiato molte posizioni. Mi è capitato di parlare con tanti esponenti dei 5 Stelle i quali con grande sincerità mi hanno assicurato che hanno avuto un percorso di maturazione. Non più demagogia e stupidaggini. Quindi, credo che ci siano le condizioni per mettersi d’accordo su un programma fondamentale. Poi su questioni marginali possiamo anche avere posizioni diverse, ma l’obiettivo è fare una coalizione”.

Meno concilianti i toni di De Luca quando si tocca il tasto sul Pd: ribadisce il florilegio di epiteti poco cortesi indirizzati a molti esponenti dem (“anime morte che parlano una lingua morta, nullità, opportunisti, ipocriti, dementi, tristi, parassiti, maleducati, idioti, superflui, miserabili, presuntuosi, nullità, cafoni, cialtroni, inconcludenti, volgari, arroganti”) e parte in quinta quando viene affrontato il tema dei giovani dirigenti del Pd.

“Nel libro mi sono anche mantenuto – ironizza – Se mi trovo davanti dei pinguini che magari sono entrati da 3 mesi nel Pd e parlano come statisti, allora comincio a innervosirmi. In politica c’è un pre-requisito: la buona educazione, quella che dovremmo imparare dai nostri genitori. Bisogna rispettare una persona più anziana, il lavoro, il sacrificio. Ma trovo gente che è priva di questo pre-requisito. Poi trovo anche altri elementi di totale stupidità. Essere giovane è un dato anagrafico, non vuol dire niente. Sei giovane? Bravo, e chi se ne frega”.

Il governatore campano lancia strali contro il gruppo dirigente dem (“molti sono in guerra con la grammatica e la sintassi”), critica ferocemente il meccanismo di selezione per via correntizia, ma soprattutto stronca senza pietà chi lo accusa di rivendicare il terzo mandato: “Questa è una grande palla inventata dal Pd per attaccare De Luca. In questo momento c’è un mio collega presidente di Regione che sta sviluppando il terzo mandato nella grazia del Signore e nella pace dei sensi. Si tratta di Luca Zaia e né il Pd nazionale, né il Pd veneto ha detto niente. Quando parliamo di terzo mandato – prosegue – parliamo nientedimeno che di dare la parola ai cittadini. Un partito che di fronte a questo fa resistenza è un partito di idioti per definizione. Ma sono ancora più idioti perché è un partito in cui ci sono 3, 4, 5, 6, 7 mandati. E non si dice niente. Ma allora di che diavolo state parlando? Qual è il livello di coerenza nelle cose che dite?”.

E cita Elly Schlein, che lui anche nel libro chiama sempre “Elena”: “E pure lei il triplo mandato se l’è dato. Elena Schlein è stata parlamentare europea per 5 anni, poi si è candidata alla Regione Emilia Romagna e infine al Parlamento nazionale, a conferma che è una cosa assolutamente normale. Quindi, per me non è motivo di critica. Hanno mandato in Campania come commissario una persona simpatica e un bell’uomo come Misiani che ha 5 mandati parlamentari. E tu vieni in Campania e mi rompi le scatole?”.

Video di Radio Radicale

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Foggia, la vittoria di Episcopo rilancia il campo largo. Conte rivendica: “Scelta da noi”. Esulta anche Calenda (che diceva “mai con i 5 stelle”)

A Foggia trionfa il “campo larghissimo” e parte la gara a mettere il cappello sull’esperimento, per una volta, riuscito. La vittoria al primo turno di Maria Aida Episcopo – candidata sindaca proposta dal M5s e sostenuta da Pd, Azione, Italia viva e liste civiche del governatore pugliese Michele Emiliano – fa esultare tutti i leader del centrosinistra: in primis Giuseppe Conte, originario proprio del Foggiano, che ha puntato sulla sessantenne dirigente scolastica per riconquistare il Comune, a due anni dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione del leghista Franco Landella. Il presidente pentastellato è arrivato in città per festeggiare: “Oggi si celebra una vittoria dell’orgoglio, con cui chiudiamo la porta del Comune e la sbattiamo in faccia alla mafia. Lo facciamo con una persona competente e appassionata, che il M5s ha indicato da subito come persona più idonea a offrire una svolta per Foggia, convincendo tutte le forze di questa coalizione progressista”, rivendica.

Festeggia anche la segretaria Pd Elly Schlein, che esalta l’impresa in videocollegamento con una conferenza stampa del gruppo Pd alla Camera: “Rinnovo le congratulazioni per la vittoria a Maria Aida Episcopo, una figura che è garanzia di compattezza e trasparenza, molto importante in una città che ha avuto sette anni di malgoverno e due anni di scioglimento per mafia”, dice. Sottolineando la dimensione collettiva dell’appoggio alla neo-sindaca: “Foggia rialza la testa e può scrivere una pagina di futuro migliore a dimostrazione che quando ci riuniamo l’alternativa alla destra c’è, quando si sceglie insieme un candidato autorevole e credibile, come la Episcopo, siamo in grado di tornare a vincere”.

Ma a farsi vedere sul carro dei vincitori è anche Carlo Calenda: il leader di Azione, che del rifiuto di allearsi col M5s ha fatto un mantra, si ritrova a celebrare il successo di una candidata scelta dal M5s. “Complimenti a Maria Aida Episcopo, neoeletta sindaca di Foggia, e a tutti i nostri dirigenti e candidati che hanno partecipato a questa tornata amministrativa. Un grande lavoro, che ha portato a ottimi risultati. Avanti così”, ha twittato, festeggiando anche l'”ottimo risultato” della lista comune con Italia viva, che ha ottenuto l’8,3%. Nelle risposte, però, i suoi elettori gli fanno notare l’incoerenza: “Divertitevi con gli sgherri di Conte”, “Alleati coi 5s, Basta questo. Se non altro la tentazione di votare azione non mi sfiorerà mai più”.

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lunedì 23 ottobre 2023

Comunali Foggia, la candidata del “campo largo” Episcopo vede la vittoria al primo turno. Conte: “Uno schiaffo alle infiltrazioni mafiose”

Procede a rilento a Foggia lo scrutinio che rivelerà il nome del nuovo sindaco, a distanza di due anni dallo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Ma i numeri parziali fotografano un ampio vantaggio della candidata del centrosinistra allargato, Maria Aida Episcopo, proposta dal M5s e sostenuta da Pd, Italia viva e Azione. Alle 22:45 di lunedì, quando sono arrivati i dati di 37 sezioni su 147, Episcopo ottiene il 52,2% delle preferenze, doppiando il suo avversario sostenuto dal centrodestra, Raffaele Di Mauro, che si ferma sotto il 25%: potrebbe quindi ottenere il consenso della maggioranza assoluta dei votanti e diventare sindaca già al primo turno. Si tratta comunque di un test superato per il cosiddetto campo largo, che dovrebbe diventare “d’ispirazione per altri territori”, come ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, arrivata venerdì in Puglia per sostenere la volata finale. Se invece la candidata progressista dovesse fermarsi sotto il 50%, lei e Di Mauro andrebbero al ballottaggio tra due settimane. Lei però parla già da vincitrice: “Sarò la sindaca di tutti, a partire dagli ultimi”, dice. L’affluenza alle urne è stata del 60,4%, più bassa di sei punti rispetto alle precedenti elezioni nel 2019.

La candidatura di Episcopo, sessant’anni, direttrice dell’Ufficio scolastico provinciale, è stata fortemente voluta dal presidente M5s Giuseppe Conte, originario proprio della provincia di Foggia, che conosce bene il territorio. Il candidato del centrodestra, il 41enne avvocato Di Mauro, coordinatore provinciale di Forza Italia, è stato appoggiato anche da Fratelli d’Italia, Prima Foggia, Nuovo Psi-liberali riformisti, e lista Di Mauro sindaco-Noi moderati per Foggia. Gli altri tre candidati, espressione del civismo, sono Giuseppe Mainiero, Nunzio Angiola e Antonio De Sabato. Esultano i leader dei partiti del centrosinistra: “Grande gioia per la vittoria di Maria Aida Episcopo e della nostra coalizione, Foggia rialza la testa dopo sette anni di malgoverno e lo scioglimento per mafia. È a dimostrazione che uniti si vince, l’alternativa alla destra c’è”, afferma Schlein, che ha telefonato alla candidata. “La vittoria di Maria Aida Episcopo mi riempie di orgoglio. Il nostro trionfo di oggi è un sonoro schiaffo dei cittadini alle infiltrazioni mafiose che hanno portato allo scioglimento del Comune”, scrive Conte, che ha sentito sia Episcopo sia la segretaria dem.

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giovedì 19 ottobre 2023

Ddl Nordio, Scarpinato (M5s) in Commissione: “Abolire l’abuso d’ufficio legalizza gli abusi del potere. È a rischio la credibilità dello Stato”

“L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio è la legalizzazione dell’abuso e del conflitto d’interessi come mezzi di esercizio del potere. È un colpo devastante alla credibilità dello Stato e ai diritti fondamentali del cittadino”. Roberto Scarpinato, senatore del Movimento 5 stelle ed ex magistrato antimafia, ha usato parole durissime intervenendo nella discussione in Commissione Giustizia sul ddl Nordio, il disegno di legge varato dal governo lo scorso giugno che ha come contenuto principale la cancellazione della fattispecie penale di abuso d’ufficio. “Questo è un provvedimento contro tutto e contro tutti. Contro la relazione 2023 sullo Stato di diritto della commissione Ue, contro il parere del presidente dell’Anac (l’Autorità nazionale anticorruzione, ndr) e della stragrande maggioranza degli esperti sentiti in audizione” negli scorsi mesi, sottolinea Scarpinato. Ricordando che “da uno studio sulle condanne per abuso d’ufficio passate in giudicato, emerge come con questo reato si mettano in atto condotte affaristiche e nepotistiche dei colletti bianchi delle più svariate categorie”. E che, come ha avvertito in audizione anche il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, “le mafie utilizzano l’abuso d’ufficio per influenzare la pubblica amministrazione. Si pensi solo ai permessi di costruire rilasciati per zone non edificabili o soggette a vincoli”.

“Ma senza arrivare alle mafie”, ha proseguito, “si pensi agli abusi dei medici pubblici che dirottano pazienti nelle strutture private, ai concorsi truccati a favore di candidati raccomandati. Nemmeno l’Anci (l’associazione degli amministratori locali, ndr) contrariamente alle frottole ripetute da governo e maggioranza, chiede l’abolizione integrale del reato di abuso d’ufficio e, anzi, evidenzia come il vero problema sia la sovraesposizione amministrativa: bisogna modificare il Tuel (Testo unico degli enti locali, ndr) e sollevare i sindaci da un sovraccarico di compiti e di responsabilità che non possono assolvere, anche per la carenza di risorse dovute ai tagli della spesa pubblica, alla riduzione degli organici comunali e alla mancanza di tecnici specializzati. Ecco qual è la vera riforma contro la paura della firma, altro che abuso d’ufficio. Infine”, conclude, “voglio ricordare che con l’abolizione dell’abuso d’ufficio avranno diritto alla revoca delle condanne circa 3.600 colletti bianchi, condannati dal 1997 al 2020 per abuso affaristico, nepotistico e ritorsivo del potere pubblico. Una riabilitazione di massa, un colpo devastante per la credibilità delle istituzioni, un’accelerazione del decadimento dell’etica pubblica”.

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martedì 17 ottobre 2023

“Le vittime del colonialismo vanno ricordate”, la proposta Anpi con Pd, M5s e Avs: “‘Italiani brava gente’ narrazione falsa e strumentale”

Una proposta di legge per ricordare le vittime del colonialismo italiano attraverso l’istituzione di una giornata della memoria il 19 febbraio, il giorno in cui, nel 1937, ebbe inizio l’eccidio della popolazione civile di Addis Abeba. A lanciare la proposta, nel corso di un convegno a Montecitorio, i deputati Laura Boldrini del Partito Democratico, Riccardo Ricciardi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle e il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni (Avs).

Il testo propone di dedicare il tragico anniversario a iniziative, incontri e momenti di riflessione, in particolare nelle scuole di ogni grado, sul periodo di occupazione coloniale italiano in Etiopia, Libia, Somalia ed Eritrea. “Gli italiani non sono stati diversi, non sono stati migliori come spesso ci raccontiamo“, ha spiegato l’ex presidente della Camera Boldrini, ricordando “gli omicidi di massa, l’uso dei gas asfissianti, i campi di concentramento”. E ancora: “Mi pare che finora il Paese non abbia fatto i conti con la propria storia. Anzi, è passata una narrazione per cui gli altri paesi erano cattivi, erano gli invasori, i colonizzatori perfidi che portavano via tutto, invece gli italiani portavano scuole, strade, benessere: gli ‘italiani brava gente’. Ecco, questa è una narrazione completamente falsa e strumentale: ci sono storici come Angelo Del Boca che hanno documentato gli eccidi, le stragi e riteniamo che questa memoria non possa essere occultata”.

Chiaro che i numeri in Parlamento non ci siano per far passare la proposta di legge – già sotto accusa dai giornali di destra, ndr – ma l’obiettivo, spiega pure Fratoianni, è “ricostruire un dibattito pubblico su una pagina terribile della nostra storia, lavorare alla costruzione del senso comune e di una coscienza nazionale. Basta con le banalizzazioni: ho letto che vorremmo condannare i nostri nonni. Ma qui il punto è condannare quegli atti e quei crimini”.

Boldrini ha ricordato come altri Paesi europei, al contrario dell’Italia, abbiano “chiesto scusa, fatto i conti con il proprio passato, come la Germania, il Belgio, mentre nel Regno Unito questo è un tema ancora dibattuto, ma viene affrontato con serietà, non con gli slogan, non etichettando come ‘anti-italiani’ “.

E non sono mancati gli attacchi rivolti alla maggioranza e al governo: “Meloni evoca sempre Mattei, ma si dimentica che era un antifascista e anticolonialista”. E ancora: “Credo che questa maggioranza non abbia fatto i conti con le proprie origini”. E non a caso ha ricordato come nel comune di Affile, in provincia di Roma, ci sia ancora un sacrario dedicato al gerarca fascista Rodolfo Graziani, principale protagonista della strage di Addis Abeba, delle violazioni dei diritti umani in Etiopia ed ex ministro della Difesa durante la Repubblica di Salò. “Nel 2012 chi va a inaugurarlo? L’allora assessore regionale Francesco Lollobrigida, il cognato di Giorgia Meloni, attuale ministro dell’Agricoltura. Lo dico e lo ricordo perché non dobbiamo dimenticare da chi siamo governati in questo momento”.

“Vorrei sottolineare come il generale Graziani fu indagato dalla commissione delle Nazioni Unite nella lista dei criminali di guerra, ma non fu mai processato e fu condannato per collaborazionismo. Nel ’50 ci fu l’amnistia e fu liberato. Nel 1951 lo troviamo presidente onorario di un partito che si chiamava Movimento Sociale Italiano”, ha attaccato pure il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo.

Presente alla conferenza stampa pure la staffetta partigiana 103enne Iole Mancini (Brigata Garibaldi, Gap), che ha rivendicato: “Noi partigiani siamo rimasti pochissimi, ma possiamo ancora testimoniare. Ho però capito che forse a qualcuno non piace questo nostro andare nelle scuole. Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella mi pregò di andare: noi partigiani dell’Anpi ce la mettiamo tutta, ma come facciamo se qualcuno ce lo vieta? Fate una propaganda, non possono fermarci, perché siamo rimasti pochissimi, ma ancora ricordiamo tutto”.

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venerdì 13 ottobre 2023

“I 5 Stelle sono antisemiti”: Conte annuncia querela contro il presidente della Comunità ebraica di Milano. “Intollerabile diffamazione”

I 5 Stelle sono “antisemiti“, “basta andare a leggere quello che scrivono. Non li vogliamo”. Sono le dichiarazioni, per certi versi quasi sorprendenti, pronunciate da Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, a margine di una manifestazione organizzata a sostegno di Israele ieri sera. “Si sa che stasera manca un partito” ha detto Meghnagi, confermando poi che parlava del M5s. Il presidente della Comunità ebraica milanese non chiarisce bene a cosa si riferisce e su cosa sostiene questa accusa che è ben precisa. Da quanto capito si è riferito da una parte all’assenza dei 5 Stelle al presidio di Milano e dall’altra alle (note) posizioni che il Movimento ha espresso sul conflitto israelo-palestinese. La questione – annosa – è quella di intendersi se sia “antisemitismo” (cioè, dice la Treccani, la “avversione e lotta contro gli ebrei” divenuta “vera e propria persecuzione razziale”) la critica delle politiche dello Stato di Israele. Da qui la decisione del M5s di querelare Meghnagi per la “intollerabile diffamazione” come la definisce il leader del M5s Conte. “Abbiamo atteso e sperato in una resipiscenza, ma non c’è stata nessuna smentita – dice Conte – Agiremo quindi in giudizio contro il signor Meghnagi, perché non gli possiamo permettere questa grave, intollerabile diffamazione, che getta fango sui valori, sulle idee e sulla storia dei rappresentanti, degli attivisti, dei cittadini che sostengono la nostra comunità politica”. Di certo, in più, c’è anche che l’uscita del presidente della Comunità ebraica è stata come minimo intempestiva: proprio il giorno prima della sua uscita Conte e una delegazione del M5s ha visitato la sinagoga di Roma per portare solidarietà dopo l’attacco “efferato, terroristico nelle modalità, criminale, di Hamas” aveva detto l’ex premier.

Conte, nel suo post su facebook, scrive che “se il presidente di una storica comunità ebraica vuole cimentarsi nell’agone politico – come lui stesso ha dimostrato già in passato di voler fare scrivendo una lettera di compiaciuto sostegno a Meloni e La Russa, individuati come apostoli della libertà e della nostra identità – conviene che trovi, prudentemente, il modo per parlare a titolo personale senza schermarsi dietro al ruolo di rappresentanza di una intera comunità. Non a caso per quella lettera di encomio ricevette non poche critiche dalla sua stessa comunità di appartenenza. Diversamente, parlando in modo così oltraggioso e disinformato, rischia di fare danni alla stessa ‘causà per la quale è stato votato ed eletto”. Secondo Conte Meghnagi “rischia che i suoi interventi scolorino come quelli di un Donzelli qualsiasi, che, atteggiandosi ad arrogante maître à penser, è intervenuto alla Camera dei Deputati per avanzare strampalate accuse di antisemitismo strisciante. Accuse che arrivano da forze politiche come Fratelli d’Italia che contano in casa propria, in tutta Italia, esponenti che salgono agli onori della cronaca per aver inneggiato all’odio e nostalgie di un passato vergognoso. Una forza politica che nel 2019 si è astenuta sull’istituzione di una Commissione contro odio, razzismo e antisemitismo proposta da Liliana Segre“. “Lasciamo a Meghnagi – conclude Conte – il ruolo di incensare Fratelli d’Italia, sebbene rischi che le sue parole si mescolino alle dichiarazioni della Santanchè, la quale, anziché trovare la dignità di dimettersi per le accuse gravi e circostanziate sin qui emerse, ieri è salita a Milano sul palco per strumentalizzare un’iniziativa di solidarietà a Israele e scagliarsi contro chi affianca la bandiera della pace a quella di Israele”.

I 5 Stelle ricordano tra l’altro che è stato Conte, nel gennaio 2020, il presidente del Consiglio che ha fatto adottare la “definizione operativa di antisemitismo formulata dall’International Holocaust Remembrance Alliance” istituendo a Palazzo Chigi il ruolo del coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo. “Un gesto dall’alto valore politico ed umano che incontrò il vivo favore e il sincero apprezzamento della presidente Ucei, Noemi Di Segni – scrivono i 5 Stelle – Le affermazioni di Meghnagi sono fortemente lesive della dignità etica, morale e politica del Movimento 5 stelle e del suo presidente: non permetteremo che venga infangata la nostra comunità politica”.

Quanto ai giorni più recenti i capigruppo 5 Stelle Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli sottolineano che “dal momento delle vili e vergognose aggressioni terroristiche di Hamas, l’M5s ha da subito espresso una ferma e dura condanna agli attacchi, nonché una profonda e sincera solidarietà ad Israele” e aggiungono che martedì “la mozione presentata da Movimento, Pd e Verdi-Sinistra è stata l’unica ad essere votata all’unanimità”. L’accusa di antisemitismo di Meghnagi, aggiunge Riccardo Ricciardi, vicecapogruppo alla Camera, “è una pagina vergognosa” e Meghnagi “sa di aver detto una cosa falsa, oltre che gravemente oltraggiosa“. Quelle dichiarazioni, conclude Ricciardi, offendono Conte e la comunità del M5s ma “anche la comunità ebraica milanese”.

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mercoledì 11 ottobre 2023

Voto sulla governance europea, per le destre le armi vengono prima di scuola e sanità

Per le destre la priorità sono (anche) le spese militari: per il Movimento invece vengono prima istruzione, sanità e investimenti green, temi citati come fondamentali anche dal Pd. La distanza tra governo e opposizioni – ma anche un certo, fosco clima nel centrosinistra – è stata messa nero su bianco mercoledì 11 ottobre alla Camera, quando si sono votate le mozioni riguardanti la revisione della governance economica europea. Tecnicamente erano solo atti di indirizzo per l’esecutivo, non vincolanti. Ma politicamente rappresentavano di più, la differente visione di Europa e forse di società tra i partiti.

Così le destre si sono votate la propria mozione, in cui si chiedeva all’Europa di scorporata dal Patto “selettivamente e fino al 2026, per quote determinate, le spese effettuate nell’ambito del Pnrr e per la difesa”. Tradotto, niente vincoli sugli investimenti per le armi. Concetto assente nel testo del Movimento, a prima firma del questore Filippo Scerra, in cui si chiedeva lo scorporo dal calcolo del deficit “degli investimenti per l’istruzione, in ambito di spesa sanitaria e destinati a investimenti green ed energie rinnovabili”. Documento respinto dall’Aula, come tutti quelli delle opposizioni. Così è stato no anche per il testo del Pd, a prima firma di Piero De Luca, che chiedeva di non calcolare nella spesa netta “alcune spese per riforme e investimenti, tra cui quelli per il contrasto del dissesto idrogeolico e del cambiamento climatico”. Particolare non secondario, dem e 5Stelle si sono astenuti sui rispettivi documenti. La conferma di quei rancori incrociati tra gli ex giallorosa che in queste settimane sono venuti a galla in più di un’occasione.

Ma il voto a Montecitorio ha ribadito anche come per il centrodestra il Mes resti un problema. Perché è arrivato un netto no anche alla mozione di Azione e Italia Viva, che al punto 2 voleva impegnare il governo “ a favorire la sollecita ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità”. Il Pd ha chiesto e ottenuto di far votare quel passaggio a parte, per rimarcare il no delle destre al Mes. Un altro segnale politico, in una partita tutta simbolica. Alla fine, il 5Stelle Scerra accusa: “Il governo dell’austerity preferisce le armi alla crescita”. Ma dalla maggioranza fanno spallucce. E non può essere una sorpresa.

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domenica 8 ottobre 2023

Conte apre al “campo largo” M5s-Pd: “Non sia formula giornalistica ma progetto concreto”

Sì alcampo largo” tra Movimento 5 stelle, Pd e sinistra, ma a patto che nasca “da un progetto politico concreto, affidabile, responsabile”. Da Napoli, dove si è presentato al banchetto del “Firma day” per il salario minimo, il leader pentastellato Giuseppe Conte apre alla formazione di una coalizione progressista che si presenti unita ai prossimi appuntamenti elettorali: “Vengo da Foggia dove abbiamo costruito un progetto politico (per le elezioni comunali, ndr) che ritengo molto competitivo, ed è uno scenario in cui abbiamo coinvolto le forze di opposizione e anche varie forze civiche”, dice. “Quando c’è la possibilità di costruire un progetto serio noi siamo fautori, siamo i primi. Però non ci parlate di campo largo come di una formula giornalistica, a noi non interessa”. Il nuovo soggetto in ogni caso non potrà esordire alle Europee del 2024, in cui le coalizioni non sono previste e si corre con un sistema proporzionale.

“È evidente che non hanno nessuna intenzione di sottoscrivere e introdurre il salario minimo legale. La cinghia, gli italiani, l’hanno già tirata, sono arrivati all’ultimo buco della cintura, non c’è più da tirare nulla, c’è soltanto un governo che deve assolutamente adoperarsi per risolvere i problemi e fare meno spot pubblicitari“, attacca Conte. “Non ci facciamo prendere in giro dalla melina, dai rimpalli tra il governo e il Cnel di Brunetta (che ha appena partorito il documento finale della sua analisi, in cui chiude la porta al salario minimo, ndr). La giusta retribuzione non solo è prevista dalla normativa europea ma anche dalla nostra Costituzione. L’articolo 36 dà diritto ad ogni lavoratrice e lavoratore, e sono tre milioni e seicentomila i sottopagati, alla giusta retribuzione per sé e per la propria famiglia”, sottolinea l’ex premier. E scherza con i cronisti presenti: “Venite a firmare, non lo dite ai direttori, anche voi avete retribuzioni basse”.

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sabato 7 ottobre 2023

Cgil in piazza, Ricciardi (M5s): “Qui per difendere Costituzione e salario minimo. Stop alla macelleria sociale”

“Come Movimento 5 stelle abbiamo ritenuto fondamentale la nostra presenza per ribadire un no a questo stravolgimento della Costituzione e per rimarcare la battaglia sul salario minimo. In Italia c’è un problema di salari, di lavoro povero. Questa macelleria sociale deve essere fermata e queste manifestazioni sono fondamentali”. Lo ha detto il vicepresidente del M5S Riccardo Ricciardi in piazza con la Cgil e con una delegazione del Movimento.

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giovedì 5 ottobre 2023

“Salvini usa la Polizia a scopi personali?”: il deputato M5s annuncia un’interrogazione sull’origine del video della giudice Apostolico

Un’interrogazione parlamentare per capire da dove arriva il video postato su Twitter da Matteo Salvini, che immortala la giudice Iolanda Apostolico a una manifestazione pro-migranti al porto di Catania. La annuncia il deputato M5s Luciano Cantone, sottolineando che il filmato “è ripreso, come si può vedere, da una posizione privilegiata, ossia quella della Polizia”. Come è possibile vedere in questo video realizzato in esclusiva dal fattoquotidiano.it, infatti, a filmare è un uomo che si muove con naturalezza e indisturbato in mezzo al cordone di agenti. E la telecamera (o lo smartphone) a un certo punto zoomma sul volto della magistrata – in prima fila – come a voler evidenziare la sua presenza.

Il ministro dei Trasporti e vicepremier ha usato le immagini per sostenere la malafede della giudice, che nei giorni scorsi ha disapplicato il decreto Cutro sull’immigrazione, non convalidando il trattenimento nel centro di Pozzallo di quattro richiedenti asilo tunisini. Una dinamica dietro la quale il deputato M5s vede un uso distorto del potere politico: “Come fa il ministro Salvini ad avere un video del genere adesso e a usarlo come arma politica? Non posso credere che Salvini utilizzi la Polizia come propria milizia personale e che addirittura riceva imbeccate per affossare una giudice”. Nei prossimi giorni farò sul tema un’interrogazione parlamentare.

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M5s attacca Salvini e Meloni: “Extraprofitti? Leoni in conferenza stampa, gattini in Parlamento”

“La questione degli extraprofitti è davvero appassionante. Infatti, ai numerosi talenti che gli esponenti di questo governo hanno dimostrato in questo primo anno di governo, il talento del dilettantismo, quello del vittimismo, quello dell’incoerenza, quello dell’incapacità, ne possiamo aggiungere un altro: ci avete dimostrato di avere un grande talento nei giochi di prestigio, siete dei prestigiatori perché questa tassa sugli extraprofitti tanto sbandierata in un caldo agosto, folle, tra una Santanchè a bordo piscina e un Vannacci, non esiste più; nel provvedimento che stiamo approvando oggi la tassa sugli extraprofitti non c’è più, l’avete fatta sparire”. Lo ha detto Vittoria Baldino del M5s nel suo intervento in discussione generale sul dl Asset alla Camera. Diversi deputati del Movimento 5 stelle hanno preso la parola per attaccare Giorgia Meloni e Matteo Salvini, accusati di essere dei “leoni in conferenza stampa, gattini in Parlamento”.

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mercoledì 4 ottobre 2023

Senato, caos sul dl Omnibus: il governo taglia i tempi e il testo va in Aula senza relatore. Il M5s abbandona lavori in Commissione: “Una farsa”

Caos al Senato durante l’esame del decretoOmnibus-intercettazioni“, varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 9 agosto e già approvato dalla Camera giovedì scorso. Anche a palazzo Madama il governo ha posto la questione di fiducia sul via libera al provvedimento – che va convertito in legge entro il 9 ottobre ed è già stato modificato in profondità a Montecitorio – tra le polemiche delle opposizioni per il taglio brutale dei tempi del dibattito. L’esame degli emendamenti in Commissione, infatti, non è stato completato e il testo è arrivato in Aula per la discussione generale senza che fosse stato votato il mandato ai relatori, come ha denunciato in modo polemico lo stesso presidente della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Perciò in segno di protesta i senatori del Movimento 5 stelle hanno abbandonato la seduta congiunta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia: “Ci siamo rifiutati di prendere parte ad un’autentica farsa“, comunicano in una nota i senatori pentastellati Anna Bilotti, Roberto Cataldi, Ada Lopreiato, Alessandra Maiorino e Roberto Scarpinato. “Con il governo Meloni”, attaccano, “il Parlamento è ridotto a un teatro nel quale si recita, si fa finta di esaminare le leggi. Parliamo di un decreto omnibus che riguarda materie di ogni genere, da importanti modifiche delle norme sulle intercettazioni limitative dei diritti della difesa e della tutela dei cittadini, a norme che autorizzano le forze di polizia a manipolare i sistemi informatici e telematici, a norme sulla salvaguardia degli orsi marsicani, senza che ci sia stato consentito di discutere seriamente”.

“Ci hanno dato solo due ore e mezzo per l’esame e la presentazione degli emendamenti: una pagliacciata”, denunciano gli eletti M5s. “Per di più in commissione i lavori sono stati condotti con arroganza e spregio del ruolo delle opposizioni, hanno addirittura tolto la parola al senatore Scarpinato. Con questo governo e questa maggioranza genuflessa stiamo procedendo a tappe forzate verso lo stravolgimento materiale della Costituzione, stanno instaurando un premierato assoluto in cui il governo fa tutto da solo, con buona pace della retorica di Giorgia Meloni che tante volte ha ricordato di essere stata a lungo parlamentare e di avere grande rispetto delle Camere. Tutte balle, le Camere sono ridotte all’irrilevanza”, incalzano. In Aula interviene anche il capogruppo Pd Francesco Boccia: “C’è bisogno di un time out sulle modalità con cui si lavora in Parlamento”, afferma. “Ieri avevamo già ipotizzato di scrivere formalmente al presidente La Russa, e altrettanto farà il gruppo Pd alla Camera con il presidente Fontana. È necessario che i presidenti intervengano su un modello che non è più accettabile perché noi qui non solo ci limitiamo a ratificare, ma ratifichiamo anche il peggio, nel senso che non c’è nemmeno una discussione da quello che capiamo all’interno della maggioranza, e forse nemmeno dentro il governo. Mi auguro che nella prossima conferenza dei capigruppo si possa affrontare seriamente questo argomento partendo dall’intervento del senatore Balboni”.

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martedì 3 ottobre 2023

Contratto Rai, M5s vota con la maggioranza in Vigilanza. Pd: “Favore a propaganda di destra”. La replica: “Protestano per strapuntini persi?”

Il via libera al contratto di servizio della televisione pubblica spacca l’opposizione. La commissione Vigilanza sulla Rai ha approvato il parere sul documento che disciplina l’attività svolta da viale Mazzini: a favore hanno votato il centrodestra e il Movimento 5 stelle, mentre contrari i parlamentari del Pd, Italia Viva, Verdi e Sinistra. Azione, invece, si è astenuta. La questione del contratto di servizio aveva già provocato polemica visto che nella nuova bozza per gli anni 2023-2028 era stato eliminato il riferimento al giornalismo d’inchiesta, mentre era spuntata l’inedità promozione della natalità. I 5 stelle hanno argomentato il loro via libera del testo sostenendo di aver “ottenuto tutto ciò che di significativo ha chiesto, a partire dalla difesa del giornalismo d’inchiesta. Per questo, in commissione di Vigilanza, abbiamo votato convintamente a favore, valutando nel merito il testo. Il parere che abbiamo votato oggi ha infatti migliorato in maniera evidentissima il contratto ricevuto dalla Rai e dal ministro Urso”.

Il Partito democratico, però, la pensa in un altro modo, visto che Antonio Nicita si è dimesso da relatore di minoranza sul contratto di servizio Rai. “Come opposizioni siamo insoddisfatti dell’esito dei lavori della commissione di Vigilanza sul contratto di servizio Rai. Troppo poche le nostre osservazioni e i nostri emendamenti accolti nel parere predisposto dal relatore di maggioranza”. Sulla questione intervengono anche dal Nazareno. “Oggi si è consumata una rottura democratica perché nell’industria culturale e informativa più importante del Paese si è voluto imporre il punto di vista della destra sovranista“, scrive in una nota Sandro Ruotolo, responsabile Informazione e Cultura dei dem. “Un passo indietro che fa male al pluralismo – prosegue l’ex senatore – Con il Partito Democratico hanno votato contro Italia viva, Verdi e Sinistra italiana mentre si è astenuta Azione. Dispiace che i 5 stelle abbiano votato a favore di una Rai che, a reti unificate, vorrebbe propagandare le gesta del governo di destra. Noi ci opporremo a questo disegno”.

Ai dem, però, replicano fonti dei 5 stelle che definiscono il Pd “quantomeno confuso: prima ha concordato il testo con la maggioranza, poi – con una piroetta finale – si è sfilato, protestando. Non accettiamo nessuna lezione dal Pd, la smettano con questi giochini. Prendiamo invece atto che il Pd si ritrova unito a Italia Viva in questa singolare protesta, senza dimenticare che nel 2015 l’allora segretario dem Matteo Renzi introdusse una riforma della governance Rai per occuparla ancora meglio, in modo più scientifico. Oggi, invece, il Pd protesta per qualche strapuntino perso? Almeno ci risparmiassero l’ipocrisia”. Ma i dem replicano: “È inaccettabile che si faccia disinformazione perché il tema del giornalismo d’inchiesta stava già nella bozza dei relatori a luglio e non era più un tema di discussione”, dicono i membri del Pd della Vigilanza spiegando che oggi sul tavolo c’erano “oltre 200 emendamenti” ad ampio raggio, dalla discriminazione alla misurazione del pluralismo. “Molti erano anche dei 5 stelle e ci è toccato, nella dichiarazione finale di voto, dover difendere gli emendamenti dei 5 stele al posto loro. Siamo colpiti. Non si era mai visto una forza politica votare con così tanta convinzione ed entusiasmo un atto che escludeva la maggior parte delle sue proposte“.

Attaccano i 5 stelle anche i renziani, con Maria Elena Boschi che li accusa di avere commesso “un errore politico e sono fiera del mio voto contrario. Ma tutti quelli che hanno detto per un anno che Italia Viva era la stampella della maggioranza e che Conte era il paladino della sinistra oggi dove sono? Che dicono? Quando si scusano?”. “Il M5S è sempre più la vera ruota di scorta al governo Meloni“, dice la deputata Isabella De Monte. “È come quelli che in ascensore ti indicano, sapendo di essere i colpevoli…”, replica su Twitter/X Stefano Patuanelli. Sullo sfondo c’è Mariastella Gelmini, che rivendica l’astensione di Azione perché “sarebbe importante capire se sarà possibile misurare tutto ciò in termini di qualità e di quantità dei contenuti. E come si proverà a tenere la politica fuori dalla Rai, ponendo fine a una stagione di lottizzazioni. Su tutto questo resta molta incertezza”. Non si tratta di un’omonima dell’ultima ministra della Pubblica istruzione di Silvio Berlusconi, cioè il premier dell’editto bulgaro che cacciò dalla Rai – tra gli altri – Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi: quella che oggi auspica la politica fuori dalla Rai è proprio la stessa persona.

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Decreto migranti, lite tra De Manzoni e Pirondini (M5s). “I giudici fanno politica e lei è un maleducato”. “Le sue sono calunnie”. Su La7

Bagarre a Coffee Break (La7) tra il senatore del M5s Luca Pirondini e il condirettore de La Verità, Massimo De Manzoni, sugli attacchi della presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’indirizzo della giudice del tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, per aver disapplicato il decreto immigrazione del governo.

Durissimo il commento di Pirondini “In queste ore impariamo che se una sentenza non piace al governo, la colpa è del giudice e non dello stesso governo che ha scritto male una norma, cosa che può sempre capitare. Io trovo molto grave mettere alla gogna un giudice che scrive una sentenza che non piace al governo. Questo – aggiunge – accade nei regimi. Del resto, non è la prima volta che accade, perché tutti ricordiamo una nota di Palazzo Chigi che nessuno del governo ebbe il coraggio di firmare ma che per me ovviamente è Giorgia Meloni. In quella nota c’era scritto che la magistratura faceva politica e campagna elettorale per le europee”.

Dissente De Manzoni, che accusa la “magistratura politicizzata”: “A sentire il senatore sembra che viviamo nel migliore dei mondi possibili e ops: c’è all’improvviso uno scontro tra magistrati e politica”.
“No, scontro tra centrodestra e magistrati – ribatte Pirondini – Avviene da 25 anni”.
“Abbiamo pubblicato le chat di Palamara – replica De Manzoni – E in quelle intercettazioni si legge: ‘Salvini ha ragione ma noi magistrati adesso dobbiamo attaccare quel tipo di politici'”.
“E che c’entra Palamara con la giudice di Catania?”, chiede il senatore 5 Stelle.
“C’entra, c’entra – risponde De Manzoni – Questo è proprio quello che succede da decenni in questo paese, e cioè che i giudici fanno politica e lo dicono anche”.
“Faccia nomi e cognomi, vada fino in fondo – incalza Pirondini – altrimenti le sue sono calunnie. Lei conosce giudici che fanno politica e quindi fanno male il proprio lavoro?”.

De Manzoni continua la sua linea difensiva nei confronti del governo: “È legittimo che la politica diffidi di certi magistrati. E lei è un maleducato perché non lascia parlare le persone”.
Pirondini ribadisce: “Dica nomi e cognomi dei giudici che fanno politica, altrimenti quello che sta facendo ora è calunniare”.
“Ma lo dicono loro stessi – sbotta il giornalista, mentre il parlamentare continua a incalzarlo – Nelle chat di Palamara era pieno di questi riferimenti. Del resto, basta vedere i loro atti per capire che fanno politica. Salvini è a processo per una cosa che ha fatto il suo successore Lamorgese paro paro. Ma lei non è sotto processo. Non sono decisioni politiche queste?”.
“Quindi – chiede Pirondini – lei ci sta dicendo che la giudice di Catania fa politica e che agevola l’immigrazione illegale? Sta dicendo questo?”.
De Manzoni non risponde e ripete: “Lei è un maleducato, lo sa?”.
“No, è che lei che sta calunniando e non è tanto meglio”, ribatte Pirondini.

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