CERCA LA TUA NEWS

giovedì 29 febbraio 2024

Risoluzione per armare Kiev fino alla vittoria, Conte: “Il Parlamento Ue vota per l’escalation. Due anni di guerra e morte trascorsi invano”

“Evidentemente, due anni di guerra, morte, distruzione e “scommesse” sulla vittoria militare su Putin sono trascorsi invano“. Così, in un lungo post pubblicato sui social, il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte commenta il voto favorevole del Parlamento europeo a una risoluzione in cui si chiede agli Stati membri di continuare ad armare l’Ucraina fino alla sconfitta della Russia, e addirittura alla riconquista della Crimea. “Oggi il M5s è stata l’unica forza politica italiana nel Parlamento europeo ad aver votato contro una risoluzione che prevede espressamente “che l’obiettivo principale” per porre fine al conflitto russo-ucraino è che “l’Ucraina vinca la guerra contro la Russia”, con un rilancio dell’assistenza militare e l’incremento di forniture militari di ogni tipo”, rivendica l’ex premier (in realtà hanno votato contro anche i Verdi Rosa D’Amato e Piernicola Pedicini). “Nel testo si menziona”, prosegue il post, “anche l’impegno di ciascuno Stato membro europeo a “sostenere militarmente l’Ucraina con almeno lo 0,25% del loro Pil annuo”: l’Italia dovrebbe dunque destinare la folle cifra di cinque miliardi di euro all’anno per le forniture militari”.

“Insomma”, attacca Conte, “per tutti i gruppi parlamentari sottoscrittori di questa risoluzione la strategia bellica e l’escalation militare sin qui perseguite sono l’unica strada, costi quel che costi. Si persegue sulla strada dell’allargamento del conflitto e dell’accettazione del rischio nucleare. Peraltro, i nostri governanti iniziano già a considerare – la questione l’ha posta esplicitamente Macron, e siamo in attesa che si pronunci anche Meloni – la possibilità dell’invio anche di uomini, che ormai sul fronte ucraino iniziano a scarseggiare. Del tutto secondaria, in questa risoluzione, diventano la strada del negoziato di pace e il percorso che contempla un impegno effettivo e autentico – politico e diplomatico – per porre fine alle ostilità e realizzare un orizzonte di sicurezza. L’unico cenno che vi compare rimette la decisione di questi percorsi alla esclusiva volontà di Zelensky”, sottolinea. E conclude: “Continueremo a batterci per tutti coloro che in questo momento, pur non ascoltati, richiedono a gran voce pace e sicurezza”.

L'articolo Risoluzione per armare Kiev fino alla vittoria, Conte: “Il Parlamento Ue vota per l’escalation. Due anni di guerra e morte trascorsi invano” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/KLtlVuO
via IFTTT

Todde: “Le diversità tra Pd e M5s sono una ricchezza, campo largo funzionerebbe anche su scala nazionale. Voto online? Sono favorevole”

“La cosa che ha funzionato bene in Sardegna è che, a fronte di una sinistra che di solito spacca l’atomo e trova tutti i modi possibili per non riuscire a individuare un progetto comune, abbiamo deciso che la ricchezza era proprio la diversità ed è lo stesso tipo di percorso che noi dobbiamo fare su scala nazionale“. Sono le parole pronunciate a Non stop news, su Rtl 102.5, dalla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, circa la possibilità di estendere il progetto comune tra Pd e M5s anche a livello nazionale.
“Abbiamo lavorato insieme per il salario minimo – spiega Todde – Stiamo lavorando su temi legati al lavoro e alla salute. Quindi, dobbiamo perseguire nel progetto complessivo quello che ci unisce e i temi comuni, poi è chiaro che ci siano delle differenze, siamo forze politiche diverse. La cosa importante è non considerare l’altro come subalterno, perché siamo partner con pari dignità e allo stesso tempo dobbiamo lavorare su un progetto forte che possa convincere gli elettori, anche a livello nazionale”.

E si pronuncia sulle prossime elezioni regionali in Abruzzo: “L’alleanza tra Pd e M5s è l’unica strada possibile per riuscire a governare i territori e in Abruzzo andrò in modo molto convinto a fare campagna elettorale per Luciano D’Amico, perché voglio che anche lui abbia tutto il supporto possibile. Tuttavia, la cosa fondamentale da capire è che i territori rispecchiano progetti e problematiche precise, quindi è importante lavorare non in una fusione a freddo – continua – ma su un progetto politico che riesca a convincere gli elettori. E io penso che gli elettori sardi abbiano premiato la modalità di volerci vedere uniti e coesi con una coalizione che ha avuto credibilità e coerenza agli occhi di un elettorato progressista. E la stessa cosa dovrebbe essere fatta in Abruzzo”.

Poi sottolinea: “Schlein e Conte li ho avuti per festeggiare insieme, dopo che i numeri ci hanno dato la concretezza delle elezioni; il fatto di aver festeggiato insieme per me è stato assolutamente importante. Ciò che non volevo era trasformare la Sardegna in un contesto nazionale. La Sardegna ha necessità di essere trattata in maniera puntuale per i problemi dei sardi, non è un laboratorio e i sardi non sono cavie”.

La presidente sarda poi si sofferma sul voto agli studenti fuori sede: “L’ho messo nel mio programma, penso che sia necessario valorizzare i sardi che sono all’estero e nel resto dell’Italia e che vogliono partecipare in modo attivo alla vita della regione. Una cosa che vorrei fare in termini di continuità per gli studenti fuorisede è attivare degli aiuti sociali, mi piacerebbe che il biglietto aereo per uno studente costi come un treno. In particolare, sono favorevole al fatto che si possa votare online e mi piacerebbe anche per le prossime tornate estenderlo alla Sardegna, in modo che tutti possono contribuire alla vita della propria regione anche se lontani”.

Infine, su domanda dei conduttori, torna sulle affermazioni di Briatore, poi smentite dall’interessato: “Ho semplicemente risposto alla domanda di un giornalista che mi riportava una dichiarazione di Briatore, affermazione che sinceramente non ho verificato se fosse vera o falsa. Ho risposto al giornalista che, se fosse stato vero che Briatore non sarebbe più venuto in Sardegna in caso di mia vittoria, era un problema di Briatore e che noi campavamo ugualmente. Sinceramente – conclude – è un atteggiamento che mi ha infastidito e che non capisco, perché penso che sia importante che chi viene in Sardegna debba confrontarsi in maniera leale con chi governa. Vale per tutti e quindi anche per Briatore”.

L'articolo Todde: “Le diversità tra Pd e M5s sono una ricchezza, campo largo funzionerebbe anche su scala nazionale. Voto online? Sono favorevole” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/slHj6n7
via IFTTT

Bersani a La7: “Campo largo o campo giusto? Se nasce chiamiamolo ‘campo di alternativa’, poi al battesimo troviamo un nome meno campestre”

“Uno lo chiama ‘campo largo’, l’altro lo chiama ‘campo giusto’. Mi vengono i foruncoli quando sento queste cose. Scusate ragazzi, se arriviamo al concepimento, lo chiamiamo ‘campo di alternativa’. Quando saremo al battesimo, gli daremo un nome meno campestre. Ma adesso dobbiamo chiamarlo ‘campo di alternativa’”. Così a Otto e mezzo (La7) Pier Luigi Bersani, commentando la vittoria elettorale di Alessandra Todde in Sardegna, risponde a Lilli Gruber che gli chiede lumi sul nome diverso attribuito all’accoppiata Pd-M5s dai rispettivi leader di partito, Elly Schlein e Giuseppe Conte.
L’ex segretario del Pd, grande sostenitore dell’accordo tra dem e pentastellati, risponde anche allo scetticismo del giornalista Aldo Cazzullo che ricorda quando Bersani veniva soprannominato Gargamella da Beppe Grillo e dai 5 Stelle.
“Ma io quando venivo chiamato così – commenta ridendo Bersani – mi guardavo e dicevo: ‘Beh, tutti i torti non li hanno’. Certo che il M5s è nato così contro il Pd, esattamente come il Pd con Renzi ha fatto per anni dei 5 Stelle il nemico principale, perdendo un sacco di voti e facendoli prendere ai 5 Stelle. Dopodiché, se uno mi dice che è impossibile l’accordo tra Pd e M5s, deve anche concludere onestamente la frase dicendo: ‘E allora ci teniamo la destra’“.

E aggiunge: “Io penso invece che per fare un’alleanza bisogna innanzitutto volerla. Tutto il resto è aggiustabile. Non è vero che tra Pd e M5s ci sono così grandi distanze programmatiche che non possano essere normalizzate. Bisogna partire da quello che unisce e rendere compatibile quello che divide . Non aspettiamoci che la destra nel frattempo litighi, non esiste questa cosa qui. Tocca a noi dare al paese un’altra ipotesi. “.

Bersani, poi, si sofferma sulla coalizione di maggioranza: ” Questa destra ha due vicepresidenti del Consiglio: uno sta con Navalny, un altro sta con Putin. Problemi? Zero. Non cadranno mai su questo. Hanno manganellato dei ragazzotti a Pisa. La Meloni sta zitta, Salvini sta col manganello, Tajani, mitico, dice che i poliziotti sono figli del popolo e gli altri sono figli dei radical chic. Ma, Tajani, abbi pazienza: devi far già Berlusconi, il che è faticoso. Ti metti a fare anche Pasolini? Ma il fisico può non reggere“.

L'articolo Bersani a La7: “Campo largo o campo giusto? Se nasce chiamiamolo ‘campo di alternativa’, poi al battesimo troviamo un nome meno campestre” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/KZqPRL2
via IFTTT

mercoledì 28 febbraio 2024

L’ex M5s Castaldo si accoda a von der Leyen sulle armi: “È necessario rinforzare l’industria europea nel settore della difesa”

Basta ambiguità, basta tatticismi. Dopo un assurdo letargo di quasi settant’anni, è tempo di creare un vero esercito europeo. Quanto previsto dallo Strategic Compass è già superato dal dramma della guerra in Ucraina. Serve istituire subito una forza di reazione rapida, di almeno 50-60mila unità, non Le 5-6000 attualmente previste”. Lo dice l’eurodeputato di Azione Fabio Massimo Castaldo, intervenendo nella plenaria a Strasburgo. “Una forza – continua – che sia multidominio, in grado di operare con asset e unità tanto nei domini condizioni convenzionali tanto in quelli emergenti. Serve rinforzare la base industriale europea nel settore della difesa, decuplicando il fondo europeo di difesa, incentivando più cooperazioni rafforzate tra gli Stati volenterosi. Creiamo infine un’accademia militare europea, un quartier generale europeo, così da avere un comando strategico unitario per tutte le nostre missioni e operazioni”. “Chiaramente – conclude – tutto questo sarà inutile se ancora decideremo all’unanimità. Serve quindi anche passare alla maggioranza qualificata subito. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno per difendere l’Ucraina e per difendere l’Europa. Questo è il tempo del coraggio, della serietà. E’ il tempo dell’azione”.

L'articolo L’ex M5s Castaldo si accoda a von der Leyen sulle armi: “È necessario rinforzare l’industria europea nel settore della difesa” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/4y62ing
via IFTTT

Anche in Piemonte Pd e M5s possono trovare l’accordo: la Sardegna dice che non è tutto perduto

Ogni tanto condivido con quattro amici al bar un buon caffè. Non parliamo solo di nipoti e prostate, ci arrabbiamo perché i trasporti pubblici non funzionano come si vorrebbe, del costo della vita che cresce senza sosta, dell’inquinamento, della pochezza di chi comanda, della fine della città-fabbrica e della giustizia che traballa, dei vecchi che non vogliono togliersi di mezzo e dei giovani che sembrano senza direzione. Veniamo tutti da lunghe e felici carriere, un paio non hanno ancora finito di lavorare. Ne abbiamo viste di tutti i colori, perciò abbiamo imparato ad affrontare i grandi problemi con la pacatezza del distacco generato dall’età e dai disinganni. Se no, si diventa matti.

La settimana scorsa mi sono apparsi un po’ nervosi. Era chiaro che non volevano parlare del solito, aspettavano al varco proprio me, quello più dotato di trascorsi in politica. Saltati quasi del tutto i preliminari e gettato uno sguardo veloce su piazza Vittorio, pronti via: i miei amici volevano sapere da me perché in Piemonte tra M5S e Pd è così difficile trovare un accordo per andare uniti alle regionali prossime.

Il più acceso era Carlo, il qualunquista un po’ destroide, ex-superdirigente della sanità regionale: l’attuale centrodestra, disse, andava fermato con un accordo a tutti i costi. Fino ad ora, continuò, la Giunta Cirio ha coperto il disavanzo della sanità piemontese utilizzando “il tesoretto” che il predecessore Chiamparino aveva dovuto accumulare per rientrare dei debiti del suo predecessore, Cota, quello delle mutande verdi. Adesso quei soldi sono finiti e avanza la prospettiva di un nuovo piano di rientro per la sanità del Piemonte che pagheranno i contribuenti. Perfino lui fa il tifo per un cambio al vertice della regione.

Eusebio, casa a San Donato, quarant’anni trascorsi in posizioni di vertice nella pubblica amministrazione – cuore a sinistra, ma poco tenero coi suoi – straordinariamente è d’accordo con Carlo. Anche lui sostenitore della necessità di un accordo Pd-M5S e frattaglie. Come molte associazioni e tanti torinesi singoli, è arrabbiato col sindaco Pd che ha deciso di edificare il nuovo ospedale Maria Vittoria nel Parco della Pellerina. Eusebio ricorda quando i tecnici dell’Asl Città di Torino avevano proposto di costruirlo nell’ex sede del macello, ora dismesso. Pensa che siano stati indotti “dall’alto” a rivedere i loro pareri perché su quell’area avrebbe messo gli occhi la Juventus per farci un nuovo impianto di calcio femminile. Non è contento neanche del fatto che nessuno parli più della bonifica dell’area della ThyssenKrupp, dove l’ospedale ci starebbe proprio bene.

Antonello, l’unico di fuori provincia, ma con una enciclopedica esperienza di amministratore della sanità piemontese, è un fan del “privato è meglio”. Ci dice che è preoccupato perché il Presidente Cirio e l’Assessore Icardi sembrano prostrati alle volontà di due gruppi imprenditoriali che detterebbero le linee della edilizia ospedaliera in Piemonte, aumentando periodicamente le loro pretese. Anche Antonello, ammiratore di Calenda (!) perora la causa di un accordo tra Pd e 5S per far finire i balletti in corso che durano da quasi cinque anni senza costrutto, con costi che aumentano di mese in mese e senza che nemmeno un mattone sia ancora stato posato.

Chiacchieravamo di tutto questo con la rilassatezza che consente l’età, ma era come se ciascuno di loro si rivolgesse a me, l’esperto. Siccome agli amici non si nega nulla, ho detto la mia: i 5Stelle hanno dissipato il patrimonio di simpatia e di disponibilità alla collaborazione dei tanti che li avevano votati. Per alcuni di loro l’elezione è stata come vincere al Lotto. Forse per il timore che l’apertura all’esterno e il confronto con i simpatizzanti costituisse un pericolo, una insidia alla posizione appena conseguita e alle loro carriere, si sono chiusi a riccio in cerchie sempre più asfittiche, senza neanche le posizioni di potere dei loro possibili alleati piddini. Insomma, irrilevanti.

Il Pd piemontese, invece, continua a comportarsi come un centro di potere, solo che ne ha sempre meno. Al governo della regione c’è il centrodestra, così in molti comuni. A Torino il sindaco Pd asseconda le decisioni della Giunta Cirio, non si sa se per una cultura comune o perché spera in una qualche improbabile ricaduta elettorale. Il Pd tace o minimizza: parlando di sanità, sembra poco interessato alle vicende degli ospedali di Torino Novara e Cuneo, tutti ancora in alto mare, e dei servizi sempre più inaccessibili. Ci vorrebbe una candidatura che imprima una svolta e unisca, invece si affacciano sulla scena personaggi che questo carisma proprio non ce l’hanno.

La Sardegna ci dice che non è tutto perduto. Per invertire la rotta, basterebbe che Pd e 5S dessero prova di avere un progetto realizzabile e personale politico capace di garantirne l’attuazione, oltre le carriere dei loro politici piemontesi. Qualche esempio: realizzare le opere, ospedali in primis, seguendo le procedure di legge e spendendo i soldi disponibili in progetti governati dal pubblico. Costruire modelli di gestione della sanità che penalizzino il lavoro precario restituendo dignità al personale e agli utenti di ospedali e ambulatori. Intervenire con decisione per la riduzione delle liste d’attesa anche attraverso il pieno utilizzo delle attrezzature degli ospedali.

Costruire le nuove opere risanando aree compromesse, senza attendere che sia la Provvidenza ad occuparsi della politica industriale. Rendere più attrattiva la regione facendo funzionare meglio la P.A., stabilendo tempi certi e iter semplificati per l’espletamento delle pratiche e incentivando i giovani laureati a investire la carriera in regione con incentivi e facilitazioni strutturali e infrastrutturali. Semplificare l’esercizio dei diritti acquisiti a sostegno del diritto al lavoro e alla salute, specie femminile, cominciando da una vera politica di asili nido e servizi per l’infanzia adeguati alla domanda.

E così via, nulla che non si sappia già e che non si possa fare. Non è un vasto programma, ma farebbe ripartire una regione il cui Pil continua a calare nell’indifferenza di chi, anche dall’opposizione, dovrebbe lavorare per farlo salire.

L'articolo Anche in Piemonte Pd e M5s possono trovare l’accordo: la Sardegna dice che non è tutto perduto proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/7wetCEZ
via IFTTT

martedì 27 febbraio 2024

Elezioni Sardegna, Alessandra Todde conferma: “Sono la prima presidente della Regione, sono felice e orgogliosa”

“Dai dati in nostro possesso si profila una vittoria e io sarò la prima presidente della Regione Sardegna. Sono molto felice e orgogliosa, credo oggi si possa scrivere una pagina di storia per la Sardegna”. Così la candidata del centrosinistra in Sardegna, Alessandra Todde, confermando ai cronisti, dal suo comitato elettorale a Cagliari, la vittoria alle elezioni regionali sarde.

Video Vista/Unionesarda – Videolina

L'articolo Elezioni Sardegna, Alessandra Todde conferma: “Sono la prima presidente della Regione, sono felice e orgogliosa” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/SwWO5rn
via IFTTT

lunedì 26 febbraio 2024

“Il vento è cambiato”: il colpo in Sardegna di Conte e Schlein che può togliere sicurezze a Meloni. “Quando il progetto è serio le sorprese arrivano”

Ce n’hanno messo di tempo. I leader del centrosinistra questa volta riescono nel miracolo: la foto l’hanno fatta dopo il voto e non prima. Le immagini di gruppo “di Vasto” e poi “di Narni” e infine “di Campobasso“, che nessuno comprensibilmente si ricorderà, furono buone solo ad anticipare il disastro e farsi additare per mesi. Ora la foto di Cagliari, a cose fatte e fatte bene: nello scatto entrano Elly Schlein e Giuseppe Conte che, insieme ad Alessandra Todde, neopresidente della Regione Sardegna, sorridono di una vittoria per certi versi insperata, o comunque solo sognata, dopo anni di delusioni, waterloo, ripartenze e paziente e sfibrante lavoro di cucitura tra anime a volte così vicine e a volte così lontane. Chissà come va chiamato questo rinnovato tentativo di centrosinistra – o campo progressista, o campo largo che largo non è, o schieramento alternativo alla destra – ma almeno per oggi i leader di questa coalizione che somiglia al cantiere della Sagrada Familia vedono la prima piccola contropartita di questo sforzo immane che è la risalita dalla valle delle lacrime, cominciata il 25 settembre 2022, quando il centrodestra ha fatto del Parlamento un sol boccone.

Ora la coalizione di governo che stava dritta sul cassero sente il moto ondoso in aumento, il blocco di marmo si presenta incrinato, il monolite sembra all’improvviso un po’ basculante: il candidato di centrodestra che pareva sul punto di essere intronato dopo un trionfale ingresso a cavallo esce sconfitto a sorpresa. Di poco, ma sconfitto, dopo essere stato imposto a suon di spintoni da Fratelli d’Italia – il partito imbattibile, primissimo, fortissimo – e dalle mani presidenziali della premier Giorgia Meloni, la leader che non sbaglia mai, dicevano, che studia ogni mossa, che parla quando deve parlare e sta zitta quando non le conviene. In questo caso invece la presidente del Consiglio, pur di fare spazio a uno dei suoi, ha preso a spallate il governatore uscente – il sardista Christian Solinas – e soprattutto il suo socio elettorale Matteo Salvini. Poi per Truzzu ha perso la voce in una campagna elettorale col turbo. E’ finita a carte quarantotto e intorno ora le si faranno incontro alleati che sono pronti a rinfacciarle come si fa quando si fa il leader di una coalizione, come ci si comporta, Berlusconi non faceva così, a segnalarle l’errore atavico di chi crede che per vincere sia sufficiente comandare, a ricordarle che al 30 per cento – e pure oltre – ci sono arrivati Renzi, Salvini, Di Maio e guarda ora. Alla prima prova del percorso che porta alle Europee il centrodestra inciampa ed è costretto a ritrovare l’equilibrio prima che sopraggiunga l’Abruzzo, dove si vota il 10 marzo, praticamente domani, e dove corre un altro fratello patriota, Marco Marsilio, e in quel caso non ci sarà nemmeno un Solinas come antistress al quale dare la colpa all’occorrenza. Se Meloni vede cadere il suo pedone – e con lui tutte le sicurezze dell’ultimo anno e mezzo – e teme l’effetto trascinamento sulle altre Regioni, non si può non da mettere a verbale lo psicodramma della Lega che in Sardegna fa il 3 per cento e viene doppiata da Forza Italia, costringendo il Capitano-ministro a battere in ritirata rinviando a data da destinarsi un’intervista già programmata in prima serata su Rete4, da Nicola Porro. Sarebbe stato un po’ complicato spiegare come mai proprio in Sardegna – dove aveva difeso quasi col suo corpo la ricandidatura di Solinas – l’alleanza ha smesso di vincere le Regionali, come succedeva ininterrottamente dal 2020.

Cambia il vento” dice Schlein, abbarbicata a Todde davanti alla telecamere. “I cittadini sardi hanno chiuso la porta a Meloni e soci e l’hanno aperta all’alternativa. L’aria è cambiata” aggiunge sui suoi social Conte. E’ chiaro a tutti che la Sardegna è un po’ pochino perché faccia da manica a vento: potrebbe essere un caso isolato, potrebbe essere davvero tutta colpa di Truzzu o di Solinas. Ma anche no. L’apparente immagine di un punto di svolta in una trama che sembrava sotto incantesimo – l’invincibile centrodestra che l’opposizione se la fa soltanto per conto suo – passa da un tweet di Dario Franceschini, come noto soprannominato Ohio, lo swing state che fa da barometro. L’ex ministro della Cultura non faceva parlare i suoi social dal 22 settembre, 5 mesi fa, e ora scrive: “La Sardegna indica che la strada imboccata tra mille difficoltà nel settembre 2019 era quella giusta. Ora va percorsa con convinzione e generosità”. Il riferimento è all’inizio del governo Conte 2. C’è una luce in fondo al tunnel e quella speranza la dà una grillina del corso governativo, una ex viceministra che si occupava di crisi industriali, una ingegnera con due lauree che di lavoro fa la manager, che conosce 4 lingue, ha vissuto e lavorato in mezza Europa e negli Usa.

Alessandra Todde diventa la prima presidente donna della Regione Sardegna e porta in dote quasi 40mila voti in più del totale delle liste che la appoggiavano: i sardi hanno scelto lei più dei partiti e questa può essere la lesson number one per il centrosinistra o come si chiama. Sia Conte che Schlein sottolineano che questo era un “progetto serio e credibile“: l’unione fa la forza ma non è sempre sufficiente per rispondere a tutte le domande degli elettori che cercano un’alternativa. La Sardegna sarà la prima Regione guidata da una governatrice espressa dai 5 Stelle, che però prendono la metà dei voti del Pd, ed è troppo presto per dire se questo significa forza o fragilità. E’ una rivincita di Conte che ha vinto al tavolo delle candidature e si è fatto dire di sì da Schlein conquistando una tappa storica per il Movimento, sempre perdente alle Regionali. E’ la riscossa della segretaria che, proprio al rintocco di un anno da leader del più grande partito della coalizione, sventola questo risultato davanti al naso dei vedovi di Renzi e della corrente di minoranza guidata da Stefano Bonaccini che l’avevano appena minacciata brandendo nientemeno che il terzo mandato, un tema che – c’è da crederci – qualsiasi elettore di centrosinistra ha al centro del suo cuore.

L'articolo “Il vento è cambiato”: il colpo in Sardegna di Conte e Schlein che può togliere sicurezze a Meloni. “Quando il progetto è serio le sorprese arrivano” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/WipYnyx
via IFTTT

Risultati elezioni regionali Sardegna, Todde e Truzzu appaiati: il campo largo vince nelle città. Conte e Schlein volano a Cagliari | La diretta

È il giorno in cui la Sardegna dovrebbe conoscere il nome del nuovo presidente della Regione. Ma dopo 12 ore di spoglio, quando sono state scrutinate più di mille delle 1.844 sezioni, i dati pubblicati sul sito della Regione autonoma restituiscono una situazione ancora molto incerta. Al momento i due candidati principali, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu (Fratelli d’Italia) per il centrodestra e l’ex sottosegretaria Alessandra Todde (M5s) per il centrosinistra, sono perfettamente appaiati al 45,3%. L’ex governatore dem Renato Soru, appoggiato da una coalizione che comprende +Europa e Azione, si ferma molto distante, all’8,5%. I numeri, insomma sono ad alto rischio per Truzzu, scelto direttamente dalla premier Giorgia Meloni (di cui è un fedelissimo) per correre al posto del governatore uscente, il leghista-sardista Christian Solinas. A garantire la vittoria a Todde, infatti, possono, arrivare i dati delle maggiori città, che in gran parte mancano ancora al conteggio ufficiale. Lungaggini contro cui si scaglia lo staff della candidata giallorosa: dietro al ritardo nella comunicazione dei risultati, denunciano dal suo entourage, c’è una “strategia di comunicazione ben precisa“. “Questi ritardi della regione non sono solo un problema tecnico, qua c’è un problema di informazione e mancanza di rispetto per gli elettori che aspettano i risultati”, è l’attacco.

Le città più importanti – In base ai numeri ricavati dai siti delle amministrazioni comunali, la candidata del campo largo è in vantaggio a Cagliari: con 137 sezioni scrutinate su 173, l’ex viceministra è al 53,2% contro il 34,5% dello sfidante. Si tratta di un risultato prevedibile nel capoluogo, dove l’operato del sindaco Truzzu è stato fortemente criticato dai cittadini. Anche a Sassari, secondo centro dell’isola per abitanti, dove sono state scrutinate 104 sezioni su 140, Todde è al 53,7% mentre Truzzu è al 36,2%. La candidata di M5s e Pd è data in testa pure a Quartu Sant’Elena (15 sezioni su 66): è al 51,2% contro il 40,8% di Truzzu. A Nuoro, città natale di Todde, il risultato definitivo vede l’esponente M5s in vantaggio di venti punti tondi: 53,8% contro 32,8%. Da altri capoluoghi, invece, arrivano dati più favorevoli a Truzzu: a Oristano (22 sezioni su 36) il candidato presidente del centrodestra è al 47,8% dei consensi contro il 39% di Todde (qui Soru raggiunge il 12%). Anche a Olbia (41 sezioni su 54) Truzzu si attesta al 51,9% e Todde si ferma al 42%. Il caricamento di questi risultati sul sito ufficiale delle elezioni regionali, però, procede molto a rilento: per questo il risultato è ancora molto incerto e i dati saranno consolidati soltanto in serata. Sull’isola sono attesi il presidente del M5s Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein, che viaggiano sullo stesso volo da Roma a Cagliari.

La delusione nel centrodestra – Mentre i dati sono ancora parziali, intanto, già cominciano i primi attriti nel centrodestra per un risultato che in ogni caso non corrisponde a quello sperato. “Con tutte le cautele del caso la situazione non mi pare positiva“, ha dichiarato in mattinata il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri, ospite a L’Aria Che Tira su La7. “C’è un giudizio negativo sulla giunta uscente”, ha aggiunto, scaricando le responsabilità su Solinas. Stessa linea seguita da Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d’Italia, che in collegamento con RaiNews24 ha commentato: “Paghiamo che forse in cinque anni non abbiamo governato proprio brillantemente“. Poi però ha aggiunto: “Io sono sempre ottimista, la partita si gioca sino all’ultima sezione”. “Sarà sicuramente un testa a testa, sapevamo dall’inizio che non sarebbe stata una battaglia facile. Non abbiamo mai pensato di avere la vittoria in tasca”, ha dichiarato la deputata di Fratelli d’Italia Barbara Polo dalla sede del comitato elettorale di Truzzu.

La “tagliola” rimangiata – Lo spoglio è iniziato alle 7 di lunedì mattina. In teoria ci sarebbe stato tempo solo fino alle 19 per completare le operazioni: la legge elettorale sarda, infatti, prevede un termine di 12 ore per lo scrutinio, al termine del quale i plichi con le schede e i registri vengono sigillati e portati ai tribunali competenti per territorio, che terminano le operazioni. Intorno all’ora di pranzo, però – quando è stato chiaro che la scadenza non sarebbe stata rispettata – la Regione ha emanato un’apposita circolare “interpretativa” per far proseguire le attività anche oltre l’orario stabilito. Domenica sera, alla chiusura dei seggi alle 22, era arrivato il primo verdetto, quello sull’affluenza, che consegna un risultato leggermente in calo: alle 22 ha votato il 52,4% degli aventi diritto contro il 53,09% del 2019. A trainare gli elettori soprattutto Nuoro e provincia, con un record del 56%: un altro dato che fa sperare Todde, nativa proprio del capoluogo dell’interno. L’incognita per la destra è rappresentata dal voto disgiunto, con cui leghisti e sardisti potrebbero aver “punito” la scelta della premier di puntare su un suo uomo. Per il campo largo, invece, dirimente sarà capire quanti voti avrà portato via l’ex dem Soru.

Le regole e l’incognita sui tempi – Il candidato con più voti diventa governatore, anche se non arriva al 50%. È inoltre previsto un premio di maggioranza: se la coalizione supera il 40%, alle liste collegate vanno il 60% dei seggi, mentre se la coalizione che si piazza per prima ottiene tra il 25 e il 40% dei voti, è previsto un premio al 55%. Nessun premio, invece, al di sotto del 25%. Cinque anni fa lo spoglio fu un mezzo disastro: ci volle quasi un mese per la proclamazione ufficiale dei sessanta consiglieri regionali eletti e del governatore. Un’attesa infinita dovuta all’impossibilità in molti seggi elettorali di completare lo spoglio nei tempi di legge, con la conseguenza che le urne furono nuovamente sigillate e andarono ad affollare i rispettivi uffici elettorali circoscrizionali per il conteggio delle schede e la trasmissione dei verbali alla Corte d’appello di Cagliari.

L'articolo Risultati elezioni regionali Sardegna, Todde e Truzzu appaiati: il campo largo vince nelle città. Conte e Schlein volano a Cagliari | La diretta proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/6b7D1lz
via IFTTT