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giovedì 4 luglio 2024

Gaffe di Gasparri a La7: “La canzone di Masini ‘Perché lo fai?’ era sull’aborto”. In realtà parlava di tossicodipendenza. Scontro con Sportiello

Gaffe del senatore Maurizio Gasparri che, nella foga di esporre il ddl di Forza Italia sul reddito di maternità (sostegno di 1.000 euro al mese per le donne che rinunciano all’interruzione di gravidanza), fa confusione tra la canzone anti-abortista di Nek “In te” col brano “Perché lo fai?” di Marco Masini, che parla di tossicodipendenza.
Ospite della trasmissione L’aria che tira (La7) il capogruppo dei senatori azzurri, rivendica l’applicazione puntuale della 194: “Noi concretizziamo l’aiuto alla donna. L’aiuto di solito è un bel discorso, “Perché lo fai?”, come diceva la canzone di Masini contro l’aborto, cioè un bel pistolotto, di cui la donna non se ne fa nulla. La mia proposta non muta la 194, anzi ne è l’attuazione”.

Gasparri poi si rende protagonista di una concitata polemica con la deputata del M5s Gilda Sportiello, che smonta la proposta di legge in tutti i suoi aspetti: “Non si sono smentiti, siamo ancora nel solco della squallida propaganda sul corpo delle persone. La legge 194, che conosco molto bene, va applicata in tutte le sue parti, anche in quella che dice che in presenza di medici obiettori di coscienza dovrebbe essere garantito sempre, ovunque e comunque il diritto delle donne ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Questo governo deve garantire questo diritto e invece si rifiuta”.

E rincata: “Questa proposta è inattuabile ed è solo propaganda sul diritto di aborto, perché, de davvero questo governo volesse garantire una genitorialità serena, dovrebbe parlare di precarietà del lavoro, di salario minimo, di diritto alla casa, di congedi di paternità“.
“Questo è benaltrismo”, insorge Gasparri.
“No, Gasparri – ribatte la parlamentare – Lei è in Parlamento dal ’92, ma cosa ha fatto per garantire ai giovani di questo paese la serenità?”
“Lei mi risponda della legge 194 – replica il senatore brandendo dei fogli evidenziati in arancione – Lei fa una squallida propaganda. Bugiarda e ignorante. Lei non conosce la legge, sta in Parlamento da poco tempo”.
“Conosco bene la legge, ma purtroppo non ho il suo stesso curriculum”, ironizza Sportiello.
Sono stato eletto dai cittadini per meriti e competenza – urla Gasparri – Lei scomparirà prima che imparino il suo cognome“.
“Ma io non ho l’ambizione di far ricordare il mio cognome per aver fatto delle proposte che negano un diritto e che sono misogine e propagandistiche“, risponde la deputata pentastellata.

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Abuso d’ufficio, alla Camera passa l’abolizione: ma il governo lo “resuscita” in parte con il dl carceri. Anm: “Segno che è una scelta infelice”

L’abuso d’ufficio non c’è più. Con 170 sì e 77 no, la Camera ha approvato in via definitiva l’articolo 1 del ddl Nordio, la norma che abolisce l’articolo 323 del codice penale: l’esame del provvedimento riprenderà martedì pomeriggio. Nello stesso tempo, però, il governo ha fatto passare alla chetichella una misura-tampone per colmare almeno in parte il vuoto normativo che si produrrà con l’abrogazione, accogliendo la moral suasion del Quirinale e allontanando il rischio di una procedura d’infrazione europea. Nel decreto-legge dedicato alle carceri, approvato ieri in Consiglio dei ministri, è stata infilata l’ennesima nuova fattispecie di reato, chiamata “indebita destinazione di denaro o di cose mobili“: uno stratagemma per salvaguardare la punibilità del cosiddetto “peculato per distrazione“, cioè – semplificando al massimo – il reato del pubblico ufficiale che regala soldi pubblici agli amici. Infatti il peculato “classico”, previsto dall’articolo 314 del codice penale, punisce solo il funzionario che “si appropria” di denaro o altri beni pubblici, mentre chi li destina illegalmente a qualcun altro – un amico, un amante, un vicino di casa, un sostenitore politico – è punibile a titolo di abuso d’ufficio. Così, per evitare che i dipendenti pubblici realizzassero di poter fare “regalini” a destra e a manca senza rischiare nulla sul piano penale, l’esecutivo si è inventato la nuova fattispecie ad hoc, inserita subito dopo il peculato all’articolo 314-bis del codice. Eccola: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina a un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni“.

La sovrapponibilità del nuovo reato all’abuso d’ufficio evidente già dal lessico: la norma, infatti, copia le espressioni dell’articolo 323 del codice, citando le “specifiche disposizioni di legge” da cui non devono “residuare margini di discrezionalità” e l'”intenzionalità” del vantaggio o del danno procurato. Eppure il Guardasigilli Carlo Nordio nega l’evidenza: “È un’ipotesi completamente diversa. È diverso il bene protetto, qui si parla di distrazione, che significa veicolare le risorse che hai a disposizione verso una destinazione che non è quella fisiologica. Quindi non ha niente a che vedere con l’abuso di atti di ufficio che prescindeva dalla distrazione”, dice ai cronisti in Transatlantico, mentre in Aula si votano gli emendamenti alla sua riforma. Ma la sua ricostruzione non regge: anche se l’abuso d’ufficio “prescinde” dalla distrazione, la distrazione di fondi, secondo la Cassazione, può senza dubbio costituire abuso d’ufficio, quando realizzata in violazione di legge per favorire un terzo. E a sottolineare l’incoerenza è il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia: “La cosa che colpisce è che si abroga il reato di abuso d’ufficio e se ne introduce un altro, con decreto legge, che è il vecchio peculato per distrazione. È il segno tangibile che la scelta di abrogare l’abuso di ufficio è una scelta infelice. Si corre ai ripari con un provvedimento normativo d’urgenza per introdurre una pezza per colmare quei vuoti di tutela che saranno creati dall’imminente abrogazione dell’abuso. Hanno maturato anche loro una consapevolezza che il sistema non regge“.

Durante il dibattito a Montecitorio, le opposizioni unite hanno chiesto la sospensione del voto sul ddl e un’informativa urgente del ministro: l’istanza però è stata respinta con i no di tutto il centrodestra. “Vogliamo sapere se quello che stiamo discutendo si sovrappone alla decisione che ha preso il governo. Il ministro Nordio era qui, sarebbe bastato un suo intervento. Quindi ora chiediamo una informativa immediata”, ha detto in Aula la capogruppo del Pd Chiara Braga. Mentre Valentina D’Orso del M5s attacca: “Nel nuovo reato introdotto troverete parole e fattispecie riconducibili al reato di abuso d’ufficio, seppure in modo parziale. Forse si tratta di un rigurgito di dignità, forse avete capito che state andando a perdere definitivamente la faccia in Europa e con essa i soldi del Pnrr. Questo certifica la vostra incompetenza e la volontà di marginalizzare il Parlamento. Infatti, il ministro Nordio poteva venire in commissione e proporre un emendamento e lasciare che le forze politiche lo esaminassero. Ma siccome avete paura del confronto e dei nostri argomenti solidi, scappate e cercate la scorciatoia del decreto.Basta con questa arroganza e questa ipocrisia”. “Questo provvedimento è chiamato il ddl Nordio ma per noi è il “ddl Silvan” perché, come il mago Silvan, il Ministro Nordio fa sparire il reato di abuso di ufficio nel ddl e lo fa riapparire sotto false vesti nel dl carceri col nome di “peculato per distrazione” per andare incontro ai giusti rilievi del presidente Mattarella”, sottolinea invece Devis Dori di Alleanza Verdi e sinistra.

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Il M5s entra nel gruppo The Left al Parlamento Ue: sarà la seconda delegazione più numerosa dopo France Insoumise

La Sinistra Ue ha approvato l’ingresso della delegazione del Movimento 5 Stelle nel suo gruppo parlamentare. Lo comunica lo stesso gruppo. La decisione è stata presa dal bureau di The Left dopo i colloqui tenuti questa mattina, e durati oltre due ore, con gli eurodeputati del M5s. Con l’ingresso della delegazione pentastellata, composta da otto eurodeputati, il gruppo passa a 47 membri. Il M5s sarà la seconda delegazione più numerosa dopo quella della France Insoumise.

Il raggruppamento The Left ha come capogruppo Manon Aubry, esponente della sinistra francese. Ne fa parte anche Sinistra Italiana con Ilaria Salis e Mimmo Lucano. Il via libera è arrivato dopo aver chiesto un colloquio diretto da fare con gli eletti 5 stelle. Il motivo? Alcuni dubbi sollevati nei giorni scorsi da alcune delegazioni circa la presenza, in passato, del M5s in un governo con la Lega. Nell’ultima legislatura i 5 stelle avevano cercato di entrare nel gruppo de i Verdi, ma erano stati respinti più volte. Erano questi rimasti nel Parlamento Ue come indipendenti.

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Dopo la delusione delle Europee, la leadership di Conte va allargata: ecco perché

Dopo un risultato nazionale alle Europee così deludente, la leadership di Conte va allargata a nuove figure del M5S. La spiegazione è molto semplice.

Giuseppe Conte è stato un ottimo presidente del Consiglio e per questo mantiene una grossa credibilità tra tutti gli italiani. È tra le figure istituzionali che viene apprezzata di più. Quando si dice che il 10% raccolto alle Europee è ascrivibile in buona parte alla sua presenza si dice il vero. A questo risultato poi ha contribuito lo zoccolo duro dell’attivismo del M5S con tutti gli elettori che hanno continuato a sostenere una forza onesta. Per finire, c’è il radicamento e l’impegno storico di un pezzo del M5S che dalla nascita non ha mai fatto mancare la sua presenza e la sua continuità di azione, e ciò spiega il risultato eccellente in provincia di Napoli, roccaforte nazionale, dove ci confermiamo primo partito con il 24,9%

L’altra faccia della medaglia è che il M5S ne esce ridimensionato in termini di identità.

Schiacciare il M5S interamente sulla figura di Giuseppe Conte conduce la nostra forza politica ad essere nostalgica. Eppure dal 2010 in poi siamo stati la forza più innovatrice sulla scena della politica italiana portando temi nell’agenda politica che nessuno trattava: democrazia diretta, reddito di cittadinanza, transizione ecologica e digitale. Non possiamo essere una forza che guarda al passato (i bei tempi di quando Giuseppe Conte era presidente del Consiglio), né ci possiamo schiacciare sulle battaglie storiche della sinistra perché noi dobbiamo guardare al futuro e alle novità del presente.

Per lo stesso motivo il M5S si mostra istituzionale, ma perde la sua natura movimentista e la sua grossa capacità di essere popolare, a contatto diretto con i cittadini, capace di canalizzare le emozioni e i bisogni più intimi in battaglie politiche concrete. Da quando tempo non facciamo un tour nelle piazze italiane con una presenza plurale dei nostri portavoce (riabilitiamo questo termine visto che le istituzioni dovrebbero essere al servizio dei cittadini e della società civile e non viceversa)? Da quando non ci contraddistinguiamo per alcune battaglie territoriali?

Per questo ben venga l’assemblea costituente che dovrebbe svolgersi a settembre, per fare autocritica e proposte. La mia proposta è la costituzione di un nuovo direttorio plurale con Giuseppe Conte. E la rete degli iscritti non solo dovrebbe votare questa proposta, ma dovrebbe poter scegliere e poi votare quattro persone da affiancare a Giuseppe Conte per la guida del M5S. Si darebbe di nuovo agli iscritti e alla base il potere di decidere l’indirizzo, di autodeterminarsi. Se invece l’assemblea costituente diventa un modo per autoconservarsi o peggio accentrare ancora più decisioni verso il vertice come per scelta dei nomi nelle liste elettorali, rischiamo di portare il nostro consenso al 5%.

Bisogna avere un atteggiamento di umiltà verso la storia e le origini del M5S, non per tornare indietro ma perché oggi chiunque rivesta un ruolo di portavoce del M5S siede sulla grande fatica, il grande lavoro e la grande ispirazione di giganti che sono venuti prima, che hanno fatto azioni e battaglie memorabili. Disprezzare aspramente questa storia mostra un’assenza di rispetto su ciò che di grande il movimento ha costruito. Ci vuole curiosità e spirito di analisi per una forza politica che è arrivata a rappresentare quasi un terzo della popolazione italiana. Passando dal 25% al 33%, per poi arrivare al 15% e ora al 10%. Sono fasi storiche diverse, ma bisogna recuperare gli aspetti positivi di ogni tratto della nostra storia politica per trarne insegnamento, arricchire il M5S, senza perdere tutte le anime che lo compongono, pur restando saldamente in opposizione a questa destra.

So per certo che la base, i cittadini, vogliono contare di più. Ora come 14 anni fa. Scegliere i candidati con i gruppi territoriali. Scegliere i temi politici da sviluppare senza percorsi guidati e calati dall’alto. Sostenere economicamente i gruppi territoriali con il 2xmille.

Cerchiamo di non trasformare il M5S in un partito personale. È una comunità e un direttorio plurale diventerebbe simbolo di questa comunità che saprà come rialzarsi. Al M5S istituzionale va affiancato anche il M5S di piazza e movimentista. Senza questo, senza innovazione, senza democrazia diretta con un ruolo da protagonista dei gruppi territoriali, rischiamo grosso.

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mercoledì 3 luglio 2024

Silvestri (M5s): “Il parallelismo di Piantedosi tra l’antisemitismo dell’inchiesta di Fanpage e la lotta per la Palestina è vergognoso”

“Il parallelismo che viene fatto tra l’inchiesta di Fanpage e tutto quello che avviene in piazza, associando la battaglia che si sta facendo per il riconoscimento dello Stato Palestinese all’antisemitismo è una cosa vergognosa. Io non ce la farei a dirla, non solo a pensarla. Piantedosi e chiunque fa delle associazioni di questo tipo fa associazioni del tutto improprie”. Così Francesco Silvestri, a margine di un dibattito sull’autonomia differenziata a Roma, commenta quanto accaduto oggi durante il ‘Question Time’ alla Camera dei deputati, sottolineando che quello che emerge dall’inchiesta è che “è un sistema giovanile” di “formazione ideologica di giovani tramite elementi di neofascismo ed antisemitismo” e di questo “devono rispondere loro”.

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Salario minimo, “la battaglia è ancora viva”: Pd, M5s e Avs rilanciano la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare

La battaglia per il salario minimo “è ancora viva”. È l’annuncio che arriva da Partito democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi Sinistra, che in una conferenza stampa alla Camera hanno rilanciato la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare, grazie alla adesione di un nutrito gruppo di associazioni. La proposta di legge è stata depositata da Pd, M5s e Avs presso la Corte di Cassazione e annunciata in Gazzetta Ufficiale il 2 maggio e può essere sottoscritta presso i banchetti diffusi su tutto il territorio nazionale e online sulla piattaforma dedicata (firme.salariominimosubito.it).

La conferenza stampa è stata promossa da Maria Cecilia Guerra (Pd), Valentina Barzotti (M5s) e Franco Mari (Avs). Per Guerra, anche se già si sarebbe raggiunto il numero minimo di firme (50mila), ora si cercherà lo sprint. “Azione e +Europa, che avevano firmato con noi la proposta di legge” di iniziativa parlamentare, “hanno ritenuto di non partecipare alla raccolta firme per una diversa valutazione sullo strumento”. “Sui contenuti” della battaglia “continueremo con loro”, ha spiegato. Sul fronte del salario minimo e della sanità l’obiettivo è allargare il campo anche ad “altre forze di opposizione” e che per quanto riguarda il Pd si cercherà di raccogliere quante più firme possibile soprattutto in occasione delle feste dell’Unità. La raccolta andrà avanti fino a settembre e potrà intersecarsi con quella per il referendum contro l’autonomia differenziata.

“Il tema in Parlamento potrebbe arrivare” anche “per un’altra via” entro novembre perché “bisogna recepire la direttiva Ue sul salario minimo“, ha rimarcato sempre la deputata dem. Nella raccolta “ci rivolgiamo” in particolare “a giovani e donne, ovvero due terzi del mercato del lavoro”. La pentastellata Barzotti ha sottolineato che questa “non è la prima conferenza sul salario minimo. Abbiamo fatto una proposta di legge di tutte le opposizioni, che poi è stata stravolta dal governo ed è stata trasformata in legge delega, tanto che l’abbiamo disconosciuta. Abbiamo depositato la proposta di iniziativa popolare in Cassazione e abbiamo avviato la campagna per la raccolta firme anche con rappresentanti della società civile“. Il messaggio è che serve dare “dignità” ai “lavoratori, che non sono ricattabili”. Mari, di Avs, ha affermato: “Non ci stancheremo mai di porre questa questione, il governo lo deve sapere. Noi non facciamo passi indietro“, “per noi è una battaglia di legislatura”.

L’adesione delle associazioni
Insieme ai parlamentari anche Giordano Bozzanca, presidente di InOltre che ha promesso: “Daremo il nostro contributo per raccogliere le firme”. Bozzanca ha annunciato appunto l’adesione alla raccolta firme delle associazioni: InOltre, UDU, Link Coordinamento Universitario, Acta in Rete, Primavera degli Studenti, Nuovi Orizzonti GD, ALS specializzandi, Federazione degli Studenti, Repubblica degli Stagisti, Coordinamento giovani giuristi italiani CoGita, Praticanti Avvocati, Unione degli Studenti, Rete della Conoscenza, Questa è Roma, Italiani Senza Cittadinanza, Rete degli Studenti Medi, Friday For Future Italia, Movimento giovanile della Sinistra.

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Il M5s in Ue ha chiesto l’ingresso nel gruppo della sinistra. Prima servirà un colloquio: “Dubbi per il loro governo con Lega”

La delegazione del M5s a Bruxelles ha fatto richiesta di entrare nel gruppo The Left al Parlamento europeo. Il raggruppamento della sinsitra, nel quale è presente anche Sinistra Italiana con Ilaria Salis e Mimmo Lucano, ha detto di aver posticipato la decisione chiedendo prima un colloquio diretto da fare con gli eletti 5 stelle.

Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, l’incontro preliminare, che si terrà il 4 luglio, è stato richiesto dopo i dubbi sollevati da alcune delegazioni sulla presenza, in passato, del M5s in un governo con la Lega. Gli eurodeputati delle sinistre, hanno fatto sapere fonti interne, vogliono chiarire alcuni punti prima di prendere una decisione. Se la decisione sarà positiva il Movimento 5 stelle dovrà sottoscrivere la linea politica del gruppo contenuta nella la dichiarazione di appartenenza politica.

“Le nostre porte sono aperte ma ci sono condizioni”, ha detto la capogruppo della Sinistra Ue ed esponente de la France Insoumise, Manon Aubry, rispondendo alla domande dei cronisti. “Abbiamo diverse domande per loro, sulla loro strategia in Europa e in Italia, ma la questione principale è se si sentano o meno parte della storia della famiglia della sinistra“, ha spiegato Aubry. “Vediamo che questo passaggio fa parte di un riassetto di tutta la sinistra italiana che guardiamo con attenzione. Il Partito Socialista dice di essere sinistra, in molti Paesi, e impone misure di austerità. Quello che conta non è quello che dici, ma quello che fai”.

Nell’ultima legislatura i 5 stelle avevano cercato di entrare nel gruppo de i Verdi, ma erano stati respinti più volte. A inizio anno erano stati gli allora co-portavoce del partito in Italia Angelo Bonelli ed Eleonora Evi in un lungo dossier: “M5s ha governato insieme alla destra estrema di questo paese violando i diritti dei migranti”, avevano detto alla stampa.

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martedì 2 luglio 2024

Trenord, Fontana punta al controllo totale dell’azienda. No di Pd e M5s: “Servizio peggiora ma all’ad vanno più di 600 mila euro”

La Regione Lombardia si prepara a chiedere il controllo totale del capitale sociale di Trenord, la società che gestisce il trasporto ferroviario regionale, attualmente divisa equamente tra Trenitalia e FNM (Ferrovie Nord Milano). L’annuncio arriva dal presidente Attilio Fontana durante un evento a Palazzo Lombardia. “Stiamo discutendo – ha detto Fontana replicando a chi domandava se la Regione chiederà il 50% più l’1% entro fine mandato – forse non il 50% più uno, ma tutto il capitale sociale. La richiesta avverrà entro la fine di questa legislatura. Si sono insediati i nuovi vertici e riprenderemo il dialogo”. A rilanciare le parole del governatore arriva anche Fratelli d’Italia: “L’obiettivo è quello di formare un cluster che si occupi dei trasporti a livello lombardo per avere un efficientamento, una governance che riesca a rispondere all’esigenza dei servizi. Quindi andiamo avanti su questa linea. Se l’obiettivo è quello di efficientare, ed essere più efficaci nella governance, ben venga”, ha detto il capogruppo in Consiglio regionale Christian Garavaglia, confermando l’auspico che il piano annunciato da Fontana sia realizzabile. Una soluzione ai disservizi verso l’utenza di Trenord che secondo le opposizioni sono andati peggiorando negli ultimi anni, tanto da accusare il governatore di “fallimento”? Non proprio. Rispondendo alle opposizioni, Fontana si è premurato di dare una diversa lettura dei problemi che tolgono il sonno ai pendolari lombardi, suggerendo che i disservizi dipendano principalmente dalla rete ferroviaria gestita da RFI (Rete Ferroviaria Italiana). “La ragione principale dei ritardi dipende dalla rete che non è nostra e che appartiene a RFI”, ha affermato. “Negli ultimi tempi questi ritardi si sono incrementati perché stanno iniziando gli interventi sulla rete. Se si fanno dei lavori a una linea ferrata, purtroppo è evidente che si creino dei disagi che comportano dei ritardi. Credo che anche gli amici del Pd debbano rendersene conto”.

La versione delle opposizioni – Regione Lombardia ha appena allungato di 10 anni la vita del contratto con Trenord. Senza una gara internazionale e nonostante il servizio offerto sembri essere peggiorato. A partire dalla tanto agognata puntualità, con il nuovo obiettivo fissato all’89,5% dei treni. Peccato che nel 2023 solo l’80,3% di questi sia arrivato in orario. Numeri al centro delle critiche delle opposizioni alla giunta Fontana. Il Movimento 5 Stelle ha preso posizione col capogruppo in consiglio regionale Nicola Di Marco: “A distanza di diversi anni dalla gestione lombarda del servizio ferroviario regionale, pensiamo che piuttosto che dare la maggioranza e il 100% del capitale sociale di Trenord alla Regione, probabilmente bisognerebbe restituirlo al gruppo Ferrovie dello Stato che ha un know-how e delle capacità maggiori per gestire il trasporto ferroviario”. Di Marco ha inoltre criticato la trasformazione di Trenord in un “carrozzone in cui sistemare i vertici e i soliti amici di amici”. Più duro ancora il Partito Democratico che in un comunicato del suo gruppo regionale ha evidenziato il peggioramento degli ultimi cinque anni, accompagnato da un aumento significativo della remunerazione del direttore generale di FNM e amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri. Nel 2023 il suo compenso è stato fissato a 663.503,67 euro, con un incremento del 34% rispetto al 2019 (+5,78% rispetto al 2022).

I numeri del servizio – “Il servizio è peggiorato nettamente, sia per puntualità che per affidabilità, e lo dicono i numeri ufficiali”, ha dichiarato il capogruppo dem Pierfrancesco Majorino. “Eppure cresce costantemente, ormai a livelli altissimi, lo stipendio dell’uomo forte del servizio ferroviario regionale, Piuri. Chiediamo al presidente Fontana se è soddisfatto di queste performance negative e di spiegare al Consiglio regionale e ai cittadini Lombardi qual è la sua valutazione rispetto allo stato di cose”. Pietro Bussolati, che segue bilancio e partecipate per il gruppo del Pd, ha aggiunto: “Se noi confrontiamo le performance di Trenord del 2017 con quelle del 2023 vediamo una riduzione dei chilometri percorsi, quindi dell’offerta ferroviaria, del 6,4%, e una riduzione dei passeggeri trasportati del 7,3%. Trenord ha una flotta rinnovata, ma constatiamo una riduzione della puntualità dal 2017 ad oggi del 2,2% e un raddoppio delle linee a bonus, cioè sotto standard”. Simone Negri, capodelegazione Pd in commissione trasporti, ha ricordato l’aumento dei reclami: “Nel 2023 c’è stato un boom di reclami formulati a Trenord, il 25% in più dell’anno precedente. Per i Lombardi si contano 12 milioni di ore perse per disservizi ferroviari (9 nel 2022), un valore che vale una perdita economica di 168 milioni di euro per l’economia lombarda, stima fatta da KPMG. Tutti questi sono dati contenuti in un documento ufficiale di Trenord”. E poi: “La società è in positivo di 19 milioni e Piuri vede aumentare il suo compenso. È evidente che c’è una sempre maggiore divaricazione tra gli aspetti societari e di gestione economica della società Trenord e quello che è il servizio per i cittadini. Peggiorano le condizioni e riducono la trasparenza, è una deriva che va fermata”. Tra il 2017 e il 2023 gli indicatori citati dal Pd, quelli della qualità del servizio ai pendolari lombardi, sono tutti peggiorati. Fanno peggio anche le linee già al di sotto degli standard minimi di puntualità e di corse soppresse. L’anno scorso sono state 179 le linee Trenord per le quali è scattato il bonus-risarcimento per i pendolari, mentre l’anno prima erano 160 e nel 2017 91, la metà. Scende anche il numero di chilometri percorsi: “La riduzione del servizio del 6,4% è dovuta a scelte industriali della società”, sottolineano Majorino, Bussolati e Negri. Mentre la riduzione dei passeggeri, da 755mila in media nei giorni feriali del 2017 a poco più di 700mila nel 2023, sarebbe dovuta in parte alle scelte del post-Covid, a partire dallo smart working, ma anche alla riduzione dell’offerta.

Le repliche di Regione e FNM – Replicare nel merito dei dati alle critiche di Pd e M5S è toccato a Franco Lucente, l’assessore lombardo ai Trasporti: “In Lombardia l’81% dei treni arriva in orario, l’87% entro i 7 minuti, il 95% entro 15 minuti. Gli indicatori nazionali rilevano che le performance di Trenord, depurate da irregolarità dovute a cause esterne e infrastrutturali, sono superiori al 92%”, ha detto. E come Fontana spiega: “Ad oggi otto linee sono chiuse in tutto o in parte, poiché interessate da lavori che sta svolgendo RFI. Questi lavori, che comportano disagi, influiscono negativamente sulla puntualità, ma porteranno benefici per linee più moderne e un servizio sempre più puntuale. La Regione in ogni caso sta facendo la sua parte: sono infatti in servizio 165 dei 214 nuovi treni, che stanno migliorando notevolmente gli indici di puntualità”. Quanto al compenso dell’ad Piuri, una nota di FNM puntualizza che viene pagato per “la sua posizione di direttore generale di Fnm. Sono dunque interamente pagati da Fnm e includono sia la parte fissa sia quella variabile. Per gli altri incarichi ricoperti (amministratore delegato di Trenord e presidente di Tilo) non percepisce alcuna retribuzione“. Fnm ricorda inoltre che nel triennio i ricavi sono raddoppiati e l’ebitda triplicato. “Nel periodo 2019-2023, è passata da 300 milioni di euro di fatturato consolidato ad oltre 600 milioni con l’ingresso nei settori delle infrastrutture autostradali e delle energie rinnovabili. Nello stesso periodo l’Ebitda consolidato è passato da 71 milioni a 211 milioni”, si legge nella nota.

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lunedì 1 luglio 2024

“Soldi da Venezuela a Gianroberto Casaleggio”, confermata in Appello la condanna al giornale spagnolo Abc: “Notizia basata su un falso”

La “notizia pubblicata presenta elementi” non verificati, “con la conseguenza” che manca “il rispetto dei limiti di liceità dell’attività giornalistica” e della “verosimiglianza dei fatti riportati”. Lo scrive la Corte d’Appello civile di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato la “natura diffamatoria” dell’articolo del quotidiano spagnolo Abc del 15 giugno 2020 secondo cui, nel 2010, “una valigia contenente 3,5 milioni di euro sarebbe stata inviata dai fondi segreti del Venezuela, su autorizzazione del cancelliere Nicolás Maduro, a Gianroberto Casaleggio“. Un articolo che aveva avuto grande eco mediatica, tanto da far aprire un’inchiesta penale a Milano (poi archiviata) su presunti fondi venezuelani arrivati al Movimento 5 stelle. Tra gli elementi non verificati della ricostruzione, però – scrivono i giudici – c’era proprio la “consegna del denaro a Gianroberto Casaleggio”. E il fondatore del Movimento, morto nel 2016, è stato così “tacciato di un fatto grave, ossia di aver percepito milioni di euro provenienti dall’estero, ovviamente senza denunciarli al fisco”.

Per questo la corte milanese ha confermato la condanna per la società editrice del quotidiano e per il giornalista a risarcire il figlio di Gianroberto, Davide Casaleggio, che aveva avviato la causa nei loro confronti. Nella sentenza si legge che l’articolo si basava su un “documento” di presunti servizi segreti venezuelani, “poi risultato falso“, che riportava “esclusivamente il preteso invio della valigetta al console venezuelano a Milano”, il quale avrebbe fatto da tramite con Casaleggio. Il giornalista “non ha indicato”, però, nemmeno “un nome che gli abbia confermato la circostanza della consegna del denaro, solo vaghe fonti anonime“.

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Rai, assunti il figlio di un amico dell’ad Sergio e un uomo di Casapound legato al clan Spada. Usigrai: “Ombre inquietanti”. Attivato un audit

Il figlio di un amico di lunga data dell’ad e un ex esponente di Casapound a Ostia, legato al clan mafioso degli Spada. Ci sono anche queste due figure tra i cinque programmisti multimediali assunti di recente dalla Rai tramite l’agenzia di selezione del personale Adecco, scavalcando concorsi interni, stabilizzazioni e liste di disoccupazione. A rivelarlo è Repubblica, dando voce a una denuncia della Rsu (la rappresentenza sindacale dei lavoratori) che ha già innescato una salva di reazioni, portando all’immediata attivazione di un audit interno all’azienda. Il primo nome segnalato nell’articolo è quello di Matteo Tarquini, figlio di Giovanni, amico storico dell’amministratore delegato di viale Mazzini Roberto Sergio (che è stato suo testimone di nozze nel lontano 1990, nonché compagno di numerose vacanze insieme alle rispettive mogli). Tarquini junior, scrive Rep, è stato assunto con “inquadramento di livello 1“, cioè in pratica quello di un funzionario.

Ma tra i neo-programmisti Rai c’è un personaggio ancora più “scivoloso”: Ferdinando Colloca, alias “mr Ferdy il guru”, body painter e dj, già esponente di Casapound ad Ostia, candidato con il movimento neofascista alle Regionali e legato per motivi di affari alla famiglia Spada, di cui fa parte quel Roberto che rifilò una testata a un giornalista del servizio pubblico, Daniele Piervincenzi, e per questo fu condannato in via definitiva a sei anni di carcere (ha finito di scontare la pena a ottobre 2022). Colloca peraltro ha già due fratelli dipendenti dell’azienda radiotelevisiva nazionale: Salvatore, esponente di Fratelli d’Italia e poi della Lega, è programmista regista, mentre Gaetano lavora nell’area digital.

Subito dopo l’uscita dell’articolo Sergio ha annunciato un audit, cioè un’indagine interna, “a tutela dell’azienda e della figura dell’ad”. Per l’Usigrai, il sindacato maggioritario dei giornalisti del servizio pubblico, “la denuncia della Rsu della radiofonia sulle ultime assunzioni di programmisti multimediali getta un’ombra inquietante. Assunzioni”, si legge in una nota, “avvenute grazie a una modifica del codice anticorruzione Rai, avvenuta senza alcun confronto sindacale, e fortemente contestata da Usigrai. Se qualcuno al settimo piano di viale Mazzini pensa di utilizzare lo stesso metodo per chiamate dirette anche in ambito giornalistico, sappia che troverà la granitica opposizione dell’Usigrai”. Per Vittorio di Trapani, segretario della Fnsi (il sindcato unitario dei giornalisti) “in Rai si torna a metodi della vecchia politica: assunzioni per amici e parenti. Il trucco è in una modifica al piano anticorruzione che infatti l’Usigrai contestò”, sottolinea a sua volta.

Reazioni indignate anche dalla politica: “Se fosse confermata la notizia di una parentopoli in Rai sarebbe di una gravità inaudita. La principale industria culturale del Paese non può essere degradata a un marchettificio ad uso e consumo di pochi eletti senza alcuna trasparenza e in spregio al merito. Porteremo questo caso immediatamente in Commissione di Vigilanza perché è necessario fare luce su tutta la vicenda assunzioni, tanto più in un momento così delicato come quello che sta vivendo il servizio pubblico in questo periodo”, fa sapere il Movimento 5 stelle. “Hanno trasformato la Rai di viale Mazzini prima in Telemeloni e poi in un suq“, attacca Sandro Ruotolo, eurodeputato e responsabile Informazione del Pd. “È proprio notte fonda in Rai. Si proceda subito alla riforma della governance, ad applicare il Media freedom act. Non c’è tempo da perdere”, incalza. Mentre il deputato di Alleanza verdi e sinistra Angelo Bonelli annuncia un’interrogazione parlamentare: “È un’occupazione della Rai e questa situazione pone seri problemi sui metodi, sui criteri e sulla trasparenza delle assunzioni all’interno dell’azienda”.

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FqChart – La prima media sondaggi dopo le Europee: risale M5s, spariscono i centristi

FFQChart è la media aritmetica settimanale dei sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani in esclusiva per Il Fatto Quotidiano.
Concorrono alla media tutti i sondaggi pubblicati dai maggiori istituti demoscopici nella settimana appena conclusa.

Settimana dal 24/6 al 30/6/2024

FdI 28,7%
PD 24%
M5S 10,6%
Forza Italia 9%
Lega 8,8%
AVS 6,6%
Azione 3,1%
+Europa 1,9%
IV 1,9%
Altri 5,4%

Come detto in un precedente post, le elezioni europee riservano sempre sorprese. Non è andata diversamente nel 2024.

Questa volta sono state almeno tre: il crollo del M5S (ne ho già parlato qui), la rinascita del Partito Democratico che sembrava, nelle previsioni della vigilia, avere difficoltà ad andare oltre il 20% e il flop totale delle liste minori, in particolare degli Stati Uniti d’Europa. La prima media dei sondaggi post Europee risente quasi interamente di quel risultato con alcuni istituti che sembrano aver tarato il voto per le Politiche sull’affluenza di tre settimane fa. È un errore: la partecipazione degli italiani a future consultazioni politiche sarebbe sensibilmente più alta di quel 49,5% generale e sicuramente più alta nel sud del paese.

In attesa di un ulteriore effetto dal risultato delle Comunali (che ha sorriso al centrosinistra) e da quello delle elezioni in Francia, la situazione attuale vede Fratelli d’Italia sempre in testa col 28,7%: per il partito della premier le Europee sono state indiscutibilmente un successo. Segue il Pd con un netto 24%. Fin qui nulla cambia con i due perni del rinato bipolarismo distanti meno di cinque punti percentuali.

Al terzo posto recupera terreno il Movimento Cinque Stelle, +0,6% rispetto al risultato delle elezioni europee, ma con Ipsos che gli assegna il 12,5%. Un segnale positivo insomma ma i numeri degli ultimi due anni sono molto distanti.

Forza Italia, quarta, vale il 9%, ora anche senza l’apporto di Noi Moderati. A seguire la Lega con 8,8% e la sinistra di AVS che mantiene un ottimo 6,6%.

Infine, gli attori minori per i quali le cose continuano a non andare bene. Più del 3,1% di Azione colpiscono ItaliaViva e +Europa entrambi sotto il 2%. Spariscono dalla metà dei sondaggi pubblicati sia Pace, Terra e Dignità di Michele Santoro che SudChiamaNord di Cateno De Luca.

Fonte: Swg, Tecnè, Demopolis, Ipsos

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Scanzi: “Governo è sciagurato, ma andrà avanti fino alla fine, l’unica alternativa è il fronte Pd-M5s-Avs. FdI? Non ci sarà alcun repulisti”

“Il governo Meloni è davvero un esecutivo sciagurato, da un punto di vista etico, politico e meritocratico, che si tiene insieme per il potere e perché ognuna delle tre forze, che quasi nemmeno si sopportano, porteranno a casa delle bandierine: Fdi il premierato, la Lega l’autonomia differenziata, Forza Italia la giustizia. Ma andrà avanti fino al 2027, al di là delle critiche”. A rivendicarlo Andrea Scanzi, giornalista del Fatto Quotidiano e autore de “La sciagura“, a margine della rassegna “Paper Fest – Libri in piazza” a Carrara.

“L’unica alternativa è il campo largo alla sarda, Pd-M5s-Avs. Di fronte a un governo così orrendo e pericoloso va accettato il fatto che nella politica conta scegliere il meno peggio“, quindi Pd-M5s e Avs “con parti di società civile, ma senza Renzi e Calenda, che si sono tirati fuori e non portano voti”, ha continuato.

“Fratelli d’Italia e l’inchiesta di Fanpage su Gioventù meloniana? Meritoria, ma purtroppo non sposterà alcun voto. Certo quelle persone dovrebbero dimettersi e smettere di fare politica. Ma non ci sarà alcun repulisti dentro Fdi, che non si pone il problema di recidere il cordone ombelicale con la destra estrema, perché anche questa vota. Dentro Fdi ci sono persone che sono fasciste e una classe dirigente che vuole il voto anche dell’estrema destra. Se raggiungi il 30% devi raccattare tutto, quindi non farà alcuna pulizia interna”.

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