CERCA LA TUA NEWS

sabato 31 agosto 2024

“Il dibattito sulle alleanze? Penso sia surreale”: Elly Schlein non risponde alle domande su Matteo Renzi

“Penso sempre che sia un dibattito un po’ surreale questo sulle alleanze. Le alleanze non si fanno da nome a nome ma da tema a tema. Vorrei ci concentrassimo molto su quello che serve all’Italia”. Sono le parole della segretaria del Pd Elly Schlein – ospite a In onda, su La7 – rispondendo a una domanda sul no di Giuseppe Conte a Matteo Renzi nel campo largo e sulla posizione contraria a Italia viva espressa da Goffredo Bettini.

Nonostante l’argomento sia al centro del dibattito politico da giorni, Schlein tergiversa ed evita di entrare nel merito della questione Renzi. L’apertura del Pd al leader di Italia viva ha creato numerosi malumori nel campo largo. “Il metodo dei vertici dem apre una ferita con il M5s. Resuscitare Renzi sarebbe una scelta incomprensibile”, ha dichiarato proco prima Giuseppe Conte commentando l’intervento di Goffredo Bettini su il Fatto quotidiano: per l’esponente dem, infatti, “il Pd deve cambiare, riconquistare autonomia dagli Usa e abbracciare la pace. Giusto lasciar cadere i veti, ma sarebbe stravagante dar le chiavi a Matteo”, ha affermato Bettini.

Con gli altri del centrosinsitra, ha detto Schlein, “ci sono indubbiamente delle differenze, altrimenti saremmo tutti nello stesso partito ma non credo che siano differenze che non si possano discutere e comporre“. “A volte si riesce a tenere insieme tutte le forze di opposizione alternative a questa destra, a volte non si riesce“, sottolinea Schlein. “Siamo impegnati in queste settimane in alcune campagne elettorali, in Emilia Romagna e Umbria, dove insieme supportiamo le candidature. La prima grande alleanza da fare – ha continuato – è quella con chi ha smesso di credere che il proprio voto fa la differenza. Alle Europee più del 50% ha rinunciato a votare: proviamo a costruire un’alleanza sociale“.

La segretaria del Pd evita di parlare direttamente di Matteo Renzi. È costretta a farlo quando le viene chiesto di commentare le parole di Pier Ferdinando Casini sull’incongruenza di Matteo Renzi che sostiene la giunta di Bucci a Genova e vuole stare col centrosinistra alle elezioni regionali. “Non si può stare con i piedi in due scarpe, senz’altro…“, ha detto Schlein. E proprio in merito alle prossime elezioni in Liguria la segretaria dem afferma: “Stiamo discutendo proprio queste ore e credo che bisogna fare presto perchè è passata qualche settimana dalle dimissioni del presidente Giovanni Toti. Stiamo al al lavoro per costruire una coalizione che sia competitiva, ma non la caliamo dall’alto. Proviamo a mettere avanti un progetto dialogando con le altre forze”. Ma, sottolinea, “non c’è una formula che la segretaria del Pd cala dall’alto sui territori , si è chiusa la stagione in cui il Pd ha la presunzione di dire ‘questo è il progetto, questo è il candidato, prendere o lasciare’. Stiamo dialogando con tutti per capire su quali grandi questioni siamo d’accordo”, ha agiunto.

Una parte dell’intervista è dedicata anche alla politica estera. “Il Pd ha contestato duramente a questo governo la mancanza di una iniziativa per uno sforzo diplomatico, di non aver fatto abbastanza”, ma sulla prudenza dell’Italia rispetto all’uso delle armi in territorio russonon mi sento di criticarlo” perchè l’Ucraina “va sostenuta nella sua autodifesa. Attenzione però a non fare atti che possono portare direttamente la Ue in conflitto con la Russia“, ha detto Elly Schlein: “Quindi – ha concluso – attenzione a sostenere un Paese invaso ma sarei molto più cauta rispetto a questo tipo di intervento”.

L'articolo “Il dibattito sulle alleanze? Penso sia surreale”: Elly Schlein non risponde alle domande su Matteo Renzi proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/YjxdASO
via IFTTT

Patuanelli (M5s): “La regola del doppio mandato deve rimanere per i parlamentari, ma poi possono farsi eleggere sul territorio”

Stefano Patuanelli, nel corso di un’intervista a ilfattoquotidiano.it parla del processo in corso in casa 5 stelle, che si concluderà proprio con l’assemblea del Movimento, prevista per metà ottobre, e che è oggetto di un aspro confronto tra il garante e fondatore M5s, Beppe Grillo, e il presidente Giuseppe Conte, ma non solo. “L’elemento principale dell’assemblea costituente non può essere il cambio della regola dei due mandati”, dice Patuanelli. Eppure è proprio questo il tema più spinoso in discussione.

E su questo punto il senatore afferma: “Per me in Parlamento la regola deve restare. Credo sia giusto avere questo limite per non arrivare al vitalizio a vita del parlamentare che dopo 20 anni sta qua e gestisce potere e denaro in modo eccessivo”. Ma aggiunge un punto. “Penso invece che quando uno ha terminato la sua esperienza parlamentare può tornare sul territorio, dove si vota con le preferenze, e se ha lavorato bene ed è in grado di raccogliere consenso sul proprio territorio, non credo che questo possa essere un problema”.

Per il senatore ed ex ministro 5 Stelle “l’assemblea dovrà discutere se il limite dei due mandati è un vincolo positivo o negativo per il Movimento”. “Però, se la regola dei due mandati è una regola che vincola a vita il Movimento, allora perché la si è già cambiata? – si chiede Patuanelli – È già cambiata e la mia posizione credo sia totalmente compatibile con i principi fondanti del M5s”. “Io sarei per obbligare chi si candida in Parlamento ad aver fatto prima almeno un mandato in consiglio comunale perché lo ritengo molto utile per poi approcciare alle dinamiche romane”, conclude.

L'articolo Patuanelli (M5s): “La regola del doppio mandato deve rimanere per i parlamentari, ma poi possono farsi eleggere sul territorio” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/YU78zE6
via IFTTT

venerdì 30 agosto 2024

Ucraina, Patuanelli (M5s): “Bisogna dire basta al supporto militare per poter avviare tavolo di pace con Putin”

“La segreteria di Elly Schlein si sta dimostrando molto più sensibile ai temi che il Movimento 5 stelle da tanto tempo provava a portare sul tavolo del dibattito politico, dal salario minimo alla sanità, alla necessità di affrontare il tema delle disuguaglianze, che nel Paese ci sono e vanno diminuite, e poi il tema del diritti. È chiaro che su questi temi c’è stata una grande discontinuità del Pd di Schlein rispetto alla ‘agenda Draghi’ proposta da Enrico Letta. Questo ovviamente sta agevolando notevolmente il confronto con il Partito Democratico”. Così il senatore M5s, Stefano Patuanelli, nel corso di un’intervista a ilfattoquotidiano.it parla del Pd guidato da Elly Schlein. Ma sul tema dell’invio delle armi in Ucraina restano le distanze. “Il Partito Democratico anche su questo ha diverse anime ed ha candidato in Europa l’ex direttore di ‘Avvenire’ (Marco Tarquinio, ndr) che mi sembra abbia una posizione molto aderente a quella del Movimento 5 Stelle, ma – osserva Patuanelli – il tema della politica estera non si può declinare esclusivamente su ‘armi si, armi no all’Ucraina’. È chiaro che riguardo alla postura sulla politica estera complessiva, credo che si possano coniugare quella M5s con quella Pd”. Il Senatore 5 stelle aggiunge. “In Ucraina c’è stata un’invasione da parte di Putin in Ucraina, ne diamo letture probabilmente diverse diverse, io non ho mai pensato che Putin volesse arrivare a Lisbona come qualcuno ha detto. Putin aveva un obiettivo che ha raggiunto nelle prime due settimane del conflitto e lì si è fermato e non si è mosso sostanzialmente di un millimetro, però diciamo che per risolvere questo conflitto serve un elemento di discontinuità. A nostro avviso l’unico elemento di discontinuità possibile è quello di dire ‘noi non diamo più un supporto militare’ perché ci deve essere un confronto, un tavolo di pace, e il tavolo si fa con il cattivo, con il nemico, non si fa con l’amico. E quindi è chiaro che deve esserci Putin a quel tavolo“. E conclude: “Su questo con il Partito Democratico abbiamo una posizione diversa, ma se avessimo la medesima posizione su tutti gli argomenti di discussione saremmo un unico partito, non partiti che dialogano per dare risposte ai cittadini. Stiamo cercando di fare un percorso unitario per dare una prospettiva diversa a questo governo di destra”.

L'articolo Ucraina, Patuanelli (M5s): “Bisogna dire basta al supporto militare per poter avviare tavolo di pace con Putin” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/egSCriL
via IFTTT

mercoledì 28 agosto 2024

M5s, Toninelli: “Conte? Posizione potenzialmente devastante, vogliono abbattere Beppe Grillo”

“La posizione di Giuseppe Conte? È potenzialmente devastante. Vogliono abbattere Beppe Grillo, e io sto con lui”. Con un videomessaggio pubblicato sui social, Danilo Toninelli ha spiegato dal suo punto di vista cosa sta succedendo all’interno del Movimento 5 stelle, con lo scontro tra il presidente Conte e il fondatore e garante Grillo. Toninelli non ha dubbi: il limite ai due mandati deve restare, così come il nome e il simbolo del movimento.

L'articolo M5s, Toninelli: “Conte? Posizione potenzialmente devastante, vogliono abbattere Beppe Grillo” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/DmB4hFS
via IFTTT

Patuanelli alla festa del Pd: “Renzi nel campo largo? Non parliamo di lui, si sta già schiantando”. Ed elogia Calenda

Sul palco della Festa dell’Unità di Reggio Emilia c’era anche Stefano Patuanelli. Il senatore del Movimento 5 stelle ha risposto a una domanda sul campo largo e sul possibile ingresso di Matteo Renzi: “Toglierei dal dibattito il nodo Renzi – ha spiegato – che si sta già schiantando da un’altra parte e può andar bene così”.

Parlando della divisione di temi all’interno delle forze che compongono il campo largo, il senatore ha proseguito: “Se le forze politiche che compongono una proposta plurale al Paese avessero su ogni singolo argomento la stessa posizione sarebbe il partito unico e avrebbero un unico bacino di elettori. Anche la declinazione differente su alcuni temi è un valore che va coltivato cercando di tenere assieme le forze politiche sulle cose su cui sono unite e trovando punti di equilibrio possibili su molti argomenti, sulle cose che affrontiamo in modo diverso”.

Quindi Patuanelli ha elogiato Carlo Calenda, presente anche lui sul palco del Pd: “Non leggo quotidianamente i post di Carlo ma quello che ha detto oggi qui è condivisibile, nel metodo, nel non prendere in giro gli italiani quando si fanno proposte” perché “ci sono emergenze che vanno affrontate con serietà e non facendo grandi proclami”.

L'articolo Patuanelli alla festa del Pd: “Renzi nel campo largo? Non parliamo di lui, si sta già schiantando”. Ed elogia Calenda proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/bf0DPr8
via IFTTT

martedì 27 agosto 2024

Oggi ha il potere chi controlla l’informazione o ha grandi patrimoni: il nuovo M5s parta da qui

La costituente del MoVimento 5 Stelle è un’ottima occasione per dare vita ad un’agenda per i movimenti della società post-industriale. In un articolo breve come questo non posso fare una trattazione lunga e articolata. Nel libro Ritorno al 2050 c’è una analisi della società che viviamo a cui vi rimando.

Qui voglio concentrarmi sulla struttura di potere che subiamo. Oggi, il principale potere non è più nelle mani dei proprietari terrieri e dei mezzi di produzione ma risiede nel controllo dell’informazione, nel controllo di tutti gli ecosistemi digitali e social arrivando al condizionamento invasivo dei comportamento e delle abitudini degli individui attraverso gli smartphone. Ha potere chi detiene saperi e proprietà dei brevetti, chi ha accumulato capitali infiniti e fa i soldi con i soldi (tramite l’apparato tecno-finanziario e bancario e le sue regole). Subalterni a questo potere non sono solo i cittadini ma le stesse nazioni, i partiti ed ogni soggetto istituzionale o non che non ha lo stesso potere economico. Lo stesso G20 a fine luglio nel suo documento finale ha un sussulto e conclude il suo summit con una storica dichiarazione di attacco ai grandi patrimoni e ai super-ricchi non solo per un problema di disuguaglianze ma anche perché è a rischio la democrazia. Uomini, multinazionali e apparati finanziari così potenti rendono ridicoli i poteri delle nazioni e di qualsiasi forza politica democraticamente eletta. I cittadini se ne sono accorti prima di tutti gli altri con 1,5 milioni di firme raccolte a livello europeo grazie ad Oxfam (e Fatto Quotidiano).

Per questo le proposte che faccio alla Costituente sono in linea con le raccomandazioni di Oxfam e quella necessaria lotta alle disuguaglianze e all’accumulo di potere che va frammentato e distribuito ai cittadini, perché oggi il potere accumulato va ben oltre quello di imperatori e principi che le democrazie hanno giustamente cancellato. Tutte le misure che seguono servono a rafforzare la funzione redistributiva della ricchezza, a finanziare scuola, sanità, welfare e servizi pubblici e a contrastare le devastazioni ambientali, nonché misure per l’adattamento, la mitigazione e la compensazione di danni e perdite dovuti al cambiamento climatico e al superamento dei 9 limiti ecologici.

Per questione di brevità mi limito a riportare solo i titoli delle proposte.

In campo economico è necessario:
– Imposta progressiva sui grandi patrimoni
– Trasferimento delle proprietà individuabili come bene comune dai super-ricchi e multinazionali a proprietà collettiva planetaria
– Tetto ai grandi patrimoni e alle grandi proprietà
– Prelievo globale e nazionale sulla pubblicità

Per reddito e lavoro è necessario:
– Cancellare tasse sul lavoro e trasferirle su profitto, interessi, rendite finanziarie, dati e brevetti
– Riproporre e rafforzare le norme del decreto dignità per incentivare i contratti a tempo indeterminato e disincentivare i contratti precari
– Avviare con norme ed azioni politiche una stagione di aumenti salariali
– Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per investire il proprio tempo a vantaggio della società
– Reddito universale incondizionato

Per quanto riguarda il sapere e l’informazione è indispensabile:
– Incentivi per la costituzione di reti internazionali di giornalisti di inchiesta liberi dal potere politico ed economico e piattaforme pubbliche di diffusione di informazione delle inchieste
– Istituire una banca nazionale dei brevetti per il bene comune e promuovere una istituzione di una banca globale, sfruttando anche le eccezioni previste dagli accordi dei TRIPS
– Riforma dei contenuti della scuola per dare spazio alle trasformazioni epocali che sono avvenute nell’ultimo secolo, sia in ambito scientifico, metodologico che sociale, tipiche della nuova società postindustriale

Per quanto riguarda la salvaguardia della civiltà umana dalle devastazioni ambientali è indispensabile:
– Governare una transizione da un economia del debito economico ad un economia del debito ambientale, definendo l’obbligo annuale del bilancio di CO2 per ogni nazione, da redarre insieme ai bilanci economici e previsionali.
– Obbligo del bilancio di CO2 e dell’impronta ecologica per ogni azienda, bene e servizio, a carico della finanza pubblica per le aziende piccole e medie più fragili
– Chi inquina paga: promuovere una progressiva e graduale politica di tassazione in funzione dei bilanci di CO2 e dei bilanci di impronta ecologica per ogni azienda.

L'articolo Oggi ha il potere chi controlla l’informazione o ha grandi patrimoni: il nuovo M5s parta da qui proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/brTYm0J
via IFTTT

lunedì 26 agosto 2024

Perché Beppe Grillo torna in campo? C’è in atto una manovra per una nuova ammucchiata

Chi segue il mio blog ricorderà che ci furono annate in cui la mia era nient’altro che una voce clamans in deserto per mettere in guardia sulle aperture di credito al genio politico e al ruolo costituente dei Padri Fondatori pentastellati. Per cui mi ostinavo a definire Beppe Grillo un solenne cacciaballe; illusorie le mitomanie internettiane del geometra Casaleggio. Tanto da ricevere sistematicamente vere e proprie bordate di insulti da fan feriti nelle loro certezze indubitabili. D’altro canto – per quanto riguardava il front-man del duo – le mie considerazioni nascevano dalla comune appartenenza genovese, con relative informazioni biografiche di prima mano sul suddetto; riguardo al suo socio, mi aveva mitridizzato dalle suggestioni della consulenza mendace un dieci di anni vissuti nella Milano in berlusconizzazione.

La fortuna del celebre duo di destrorsi sotto mentite spoglie nasceva dall’aver intuito con anticipo di quattro anni (Bologna 2007 vs. Madrid e New York 2011) l’insorgenza anti-establishment esplosa dopo il crollo finanziario di Wall Street. Un fenomeno mondiale che produsse nuove forme-partito (Podemos spagnolo e Syriza greca) che mai riconobbero in Cinquestelle una qualche affinità: quando una sua delegazione con Grillo in testa si recò ad Atene, il leader “altropolitico” Tsipras neppure volle incontrare quel guru che in Unione europea si alleava con il nuclearista Nigel Farage. Nel frattempo il Movimento vinceva le elezioni e incombevano problemi troppo complicati per l’emerito pasticcione Beppe; sicché si rese necessario un minimo di riorganizzazione e comparve all’orizzonte l’avvocato Conte. Che una volta appreso il mestiere, nel governo giallo-rosa 5S-Pd diede ottima prova di sé.

E da quel momento cominciò la guerra di logoramento da parte del nume di Sant’Ilario a cui avevano sottratto il giocattolo; mentre il nuovo leader (che potremmo definire un moroteo di sinistra) si arrabattava per dare un qualche senso compiuto a un Movimento cresciuto sotto l’influsso di pericolose fanfaluche. Mentre il contesto competitivo cambiava profondamente (e la furbata “né destra né sinistra” non funzionava più). Con costanti ritorni in campo di Grillo autonominatosi l’Elevato, impegnato nell’accreditamento di svarioni politici anti successore. A partire dal varo del governo Draghi con la sua benedizione ammazza-5S. Ora stiamo assistendo a quanto può risultare il regolamento di conti definitivo, a fronte dell’appuntamento rifondativo settembrino del Movimento.

Per cui “l’Elevato a 300mila euro annui di fee” ha predisposto tre trappole per boicottare l’operazione; una ipocrita e due risibili. Arroccarsi sul limite dei due mandati significa sacralizzare la norma escogitata dai fondatori per tenere sotto controllo gli eletti, ridotti a loro ascari (che agli albori venivano espulsi se osavano affacciarsi in qualche talk). Definire irrinunciabili il nome (più adatto a una balera romagnola) e il simbolo (bruttarello) intende impedire il necessario segnale della discontinuità per un Movimento in mutazione. E la mutazione disturbante è la linea Conte, del rigoroso posizionamento in una “sinistra dei valori” che impiccia le operazioni in corso. Ossia l’allargamento a Renzi e Forza Italia del fantomatico “campo largo”, per un’ipotetica aggregazione camaleontica che qualcuno ritiene necessaria. Ma che il buon senso minimo prevede suicida. Come il barcamenarsi di Elly Schlein tra quei cacicchi contro cui prometteva di rivolgere la sua azione riformatrice; e che Conte continua a ritenere condizione irrinunciabile per una più stretta collaborazione.

Come interpretare il ritorno di Grillo sulla scena nel ruolo di ammazza-erede? C’è in atto, da parte dei soliti manovratori, occulti ma non troppo (storiche testate in debito di lettori, potentati economici che raschiano il barile del denaro pubblico, simil-Gelli in deficit di credibilità e altro vario sottobosco), una manovra per scalzare il governo Meloni che non si rivela sufficientemente ossequioso (tensioni con Mediaset, scontri con Stellantis, ecc.). E che c’entra Conte? Il suo presidio di uno spazio di altra-politica intransigente impiccia la nascita di un’ammucchiata politicamente informe. Per cui l’eurodeputato Pd Matteo Ricci sproloquia che “Renzi serve per vincere”. E poi delira: “serve un soggetto moderato e liberale”. Non un’alternativa di buongoverno. Per questo torna in campo Grillo, a disturbare e magari promuovere secessioni. Sempre con il riflesso condizionato del parvenu affascinato dai ricchi e potenti: da Draghi a Briatore, nel cui resort keniota trascorrere vacanze. Magari oggi Elkann e Caltagirone.

L'articolo Perché Beppe Grillo torna in campo? C’è in atto una manovra per una nuova ammucchiata proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/L21nI6v
via IFTTT

domenica 25 agosto 2024

M5s, riecco Di Maio: “Grillo ha gli strumenti per fermare Conte ma non il coraggio. L’ex premier gli porterà via anche l’argenteria”

Tra i due litiganti, Giuseppe Conte e Beppe Grillo, rispunta un terzo, un ex, per quanto finito quasi nel dimenticatoio. Anche Luigi Di Maio, ex capo politico del M5s, ha voluto dire la sua sulle questioni che animano il Movimento in queste settimane, cioè la costituente che porta con sé alcuni temi come la regola del doppio mandato e l’eventuale modifica del simbolo. Secondo Di Maio, dunque, Grillo potrebbe fermare i prossimi voti su doppio mandato e simbolo ma “non lo farà” perché “non ha il coraggio: e il rischio, anzi, secondo l’ex ministro degli Esteri, è che Giuseppe Conte gli “tolga tutto”, compreso il contratto di consulenza da 300mila euro l’anno. “Rispondo volentieri, perché sono giorni che alcuni esponenti del Movimento continuano a citarmi sui giornali” dice all’agenzia di stampa AdnKronos mentre si trova con un piede in partenza per l’Arabia Saudita. Attualmente è rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, dopo essere uscito dai 5 Stelle come atto di fedeltà al governo Draghi e essere finito malissimo alle successive elezioni politiche col suo nuovo partito, Impegno Civico (totalizzò lo 0,6 per cento).

Chi vincerà tra Conte e Grillo?, chiede l’agenzia di stampa a Di Maio. “Grillo non ha il coraggio di prendere iniziative. Altrimenti lo avrebbe già fatto”, afferma l’ex ministro. Però il garante ne avrebbe gli strumenti, dice Di Maio: “Nell’estate del 2021, quando negoziai l’accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato, lasciandolo inutilizzato“. Il riferimento è all’articolo 12 comma 2 del nuovo statuto, che – spiega Di Maio – conferisce al garante “una prerogativa oserei dire papalina” ovvero “il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto“. Invece, “fino ad ora Grillo ha soltanto fatto qualche appello agli iscritti a mezzo blog per accontentare gli ex parlamentari che lo bombardano di telefonate ogni giorno, un classico delle decisioni di Beppe – dice ancora Di Maio -. Ma mi risulta non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l’interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà”. Perché? “Sembra che Grillo abbia smarrito il suo coraggio. E forse le ragioni sono almeno 300mila…” risponde l’ex ministro sarcastico. “In pochi mesi – ironizza ancora – Conte gli porterà via anche l’argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza. Triste direi”. Cosa pensa Di Maio del secondo mandato? “Io penso da tempo che vada superata. E’ l’unico modo per assicurare pluralità al Movimento contro l’attuale verticismo. Consentirebbe a persone di esperienza, se gli elettori vorranno, di tornare nelle istituzioni“.

Il deputato e notaio Alfonso Colucci ha parlato al Corriere della Sera di una clausola riservata che obbligherebbe Grillo a non sollevare mai questioni sull’utilizzo del simbolo da parte del Movimento. E oggi lo stesso Conte su Repubblica ribadisce il concetto. “Sinceramente un Movimento che fa della trasparenza il suo motto numero uno, dovrebbe pubblicare tutti gli atti sul suo sito internet. Oppure questo atto è valido solo finché è riservato?“, si chiede Di Maio, che poi prosegue: “Conte deve solo assicurarsi che nessuno usi il simbolo contro di lui nelle future campagne elettorali. Già durante lo scontro Grillo-Conte del 2021 alcuni sondaggisti dissero a Conte ‘se cambi il simbolo puoi prendere anche più voti, ma devi assicurarti che nessuno competa contro di te con quello vecchio’. Ecco perché Conte vuole ‘cambiare’ il simbolo senza lasciare il partito. Tanto sa di avere tutti gli eletti dalla sua parte e gran parte degli iscritti. Grillo non lo segue più nessuno”.

In attesa di capire se le previsioni di Di Maio, alla prova dei fatti, saranno azzeccate, tra i “contiani” a parlare è il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli: “Il M5s è un’associazione che ha requisiti del codice civile. E quindi ha la disponibilità del proprio simbolo” dice mentre partecipa al Meeting di Rimini. “Conosco Grillo dal 2006 – aggiunge – Da allora abbiamo un rapporto di una certa costanza, e Beppe non è uno che molla, che rompe. Dice le cose che pensa, platealizza il proprio pensiero. Dopodiché, in una comunità decide la maggioranza non uno solo”. Il collega della Camera Francesco Silvestri aggiunge: “In tanti state parlando di scissioni. Onestamente non so su quali basi, se non per il desiderio di qualcuno esterno al Movimento che questo avvenga. In 15 anni non ci ho mai visti così uniti. Il Movimento 5 Stelle non è mai stato, né di Grillo, né di Conte. Il 5 Stelle è della sua comunità e nasce e persiste perché è l’unica forza politica che, rilanciando politiche di ridistribuzione e rinnovamento, ha la libertà collettiva e individuale di contrapporsi a poteri atrofizzati del nostro Paese”.

L'articolo M5s, riecco Di Maio: “Grillo ha gli strumenti per fermare Conte ma non il coraggio. L’ex premier gli porterà via anche l’argenteria” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/k8psH7m
via IFTTT

M5s, Conte: “Sorpreso da Grillo: ha predicato la democrazia dal basso, ora vuole porre paletti. Alleanza con Renzi? Fa perdere voti”

“Sono rimasto sorpreso della reazione di Grillo considerando che ha sempre predicato il principio fondativo della democrazia dal basso. Ora che questo si realizza, secondo regole chiare e condivise, mi colpisce la sua volontà di porre paletti o predeterminare alcuni risultati“. A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. L’ex premier ribatte alle accuse degli ex M5s ritenuti vicini al garante-fondatore di aver trasformato il Movimento in un “partito personale“: “Una sonora sciocchezza – la liquida Conte – Non ricordo che in passato sia mai stata fatta una costituente dal basso con piena libertà di defenestrare anche il leader o approvare indirizzi da lui non condivisi”. Ad ogni modo per il presidente del M5s non c’è un rischio di scissione: “Abbiamo avviato un processo costituente inarrestabile per dare possibilità a tutti di esprimersi su temi e obiettivi strategici del Movimento – spiega nell’intervista – In soli quattro giorni sono già pervenuti 8mila contributi, di iscritti e non iscritti, con varie proposte politiche o di modifica delle regole organizzative”.

Quanto al rischio che Grillo si riprenda il simbolo, Conte replica che il fondatore ha “assunto precisi impegni contrattuali che lo obbligano a non sollevare mai questioni sull’utilizzo del simbolo”. Il tema centrale sembra ancora il limite dei due mandati. L’ex premier spiega che la discussione è “in atto da tempo” e “ha già comportato, prima che io arrivassi alla guida del M5s, una modifica della regola. Non voglio in alcun modo condizionarne l’esito, mi limito a registrare che soprattutto in alcune tornate amministrative la regola rischia di svantaggiarci”.

Non è allora che magari il problema di Grillo è che il M5s si allea con il Pd?, gli chiede l’intervistatore, Stefano Cappellini. “Non credo – risponde Conte – Grillo stesso è stato promotore del sostegno al governo Draghi” e in più, ricorda l’ex premier, non penso Grillo voglia rinnegare la vocazione primigenia del Movimento, fondata su ecologia e giustizia sociale“, temi – riflette implicitamente Conte – che contraddistinguono i progressisti di oggi. Da qui alla composizione del “campo largo” ne passa: quella, afferma il leader M5s, è “una formula giornalistica che non significa nulla. A me interessa costruire un’alternativa seria a Meloni che ha deluso molti dei suoi stessi elettori. Si vanta di essere invisa ai poteri forti e invece si è raccomandata a loro“. Poteri forti nel senso di Usa, Ue, ma anche in politica interna: “L’unica volta – ricorda l’ex premier – che ha provato ad alzare il dito contro le banche, con la tassa sugli extraprofitti, è subito tornata indietro con tanto di scuse”.

Repubblica annota che il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio in un’intervista al Corriere della Sera ha paragonato la premier Giorgia Meloni proprio a Conte, entrambi a Palazzo Chigi “senza la cooptazione dei poteri forti“. “Rispetto il giudizio di Travaglio – risponde Conte ma noto che Meloni, ammesso che fosse invisa ai poteri forti, ha fatto di tutto per diventare la loro beniamina“. Concetto che in verità Travaglio ha chiarito nella stessa intervista: “Ha dovuto promettere fedeltà agli americani, all’Europa, a tutti quelli che ha dipinto come poteri forti, pensiamo ad esempio al rapporto super compiacente che ha avuto con il governo Draghi“.

A proposito di poteri forti. E sul ritorno di Matteo Renzi nel centrosinistra cosa dice Conte? “Per aggregare un due-tre per cento di voti, si farebbero scappare tutti gli elettori del M5s e anche una buona parte di quelli del Pd. In tanti mi fermano per strada e mi implorano di non imbarcare Renzi. Temono la sua capacità demolitoria, si è sempre distinto per farli cadere, i governi, anziché per farli durare. Senza contare le volte che in Parlamento ha votato con la destra”. E, forse a sorpresa, indica lo ius scholae come tema su cui rilanciare l’azione delle opposizioni unite, un po’ com’è successo durante lo scorso anno sul salario minimo che poi ha portato alla raccolta firme.

Infine c’è la questione della politica estera che di questi tempi è giocoforza in cima all’agenda politica. Conte spiega che la critica a Meloni sulla sua adesione pedissequa alla linea di Usa e Ue parte dal fatto che “per noi una politica progressista è quella che si batte per la pace, che impone una svolta negoziale sul conflitto russo-ucraino, che è intransigente con Netanyahu in Medio Oriente. Chi ha dignità non può essere complice dello sterminio di donne e bambini a Gaza e delle azioni criminali dei coloni in Cisgiordania“. E quale risultato auspica alle elezioni presidenziali americane? “Giudicheremo la prossima presidenza sui fatti – risponde Conte -. Alla convention democratica sono emersi temi interessanti e in linea con una forza progressista, come il progetto di eliminare i debiti legati a spese mediche, la volontà di mettere un tetto ai prezzi dei generi alimentari e la previsione di sussidi per l’acquisto della prima casa”.

L'articolo M5s, Conte: “Sorpreso da Grillo: ha predicato la democrazia dal basso, ora vuole porre paletti. Alleanza con Renzi? Fa perdere voti” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/KVwkUMh
via IFTTT

venerdì 23 agosto 2024

Vedo il M5s come una tribù: da buono stregone, Grillo si sente minacciato dal cambiamento

di Alessio Andreoli

Sta facendo notizia, giustamente, il dibattito interno al M5Stelle in particolare le affermazioni del suo fondatore e garante Beppe Grillo, affermazioni in evidente contrasto con quanto vorrebbe Giuseppe Conte. Premetto che non sono iscritto al Movimento, non ho tessere e da avente diritto al voto ad ogni elezione ho sempre cercato di dare il mio voto a chi dava l’impressione di volere un’Italia moderna, civile, giusta, democratica, una società aperta e non mi sono mai fatto trascinare dal fanatismo politico o dagli altisonanti discorsi che parlano alla pancia di noi elettori così come aborrisco gli slogan preconfezionati.

Molto di quanto realizzato dal M5S durante i periodi in cui ha governato, a mio parere, ha dimostrato fattivamente la volontà di cercare di realizzare una società giusta, per fare solo alcuni esempi: il taglio alle pensioni d’oro, l’approvazione della legge Spazzacorrotti, così come il varo del decreto Dignità.

Per tornare all’attualità cioè al dibattito Grillo-Conte e senza voler nulla togliere alla figura storica e culturale dell’istrionico fondatore del Movimento, viste le dichiarazioni di Beppe dalla scomparsa di Casaleggio ho come l’impressione che il Movimento sia diventato una sorta di tribù.

Una tribù come quella Zulù (Sudafrica), una comunità dominata dal suo stregone/guaritore dove lo stregone del villaggio (Beppe Grillo), forte del suo ruolo di autorità spirituale cerca ogni modo per mantenere il suo potere ed il controllo sui membri del clan anche a costo di fomentare divisioni che potrebbero essere fatali per la comunità stessa. Da buono stregone, manifestando questa resistenza al cambiamento o all’introduzione di nuove idee e pratiche, Beppe dimostra di sentire minacciato il suo ruolo e la struttura tradizionale della tribù da lui guidata fino a poco tempo fa.

Quindi caro il mio Beppe stregone/guaritore del M5S, mi permetto di scriverti che alla tua veneranda età dovresti sapere che opporsi alla medicina moderna o scientifica, insistendo che le malattie debbano essere trattate solo con metodi tradizionali o spirituali porterà la tribù a dover affrontare una devastante epidemia.

Non è mia intenzione mettere in dubbio le tue capacità curative o spirituali, ma purtroppo sono altresì consapevole che a 76 anni possa essere difficile, se non impossibile avere un’elasticità mentale adeguata al cambiamento dei tempi, così come è comprensibile il tuo timore di fare la fine dell’altro storico fondatore di un altro partito: tale Umberto Bossi. Vorrei (sempre amichevolmente) ricordarti che c’è una certa differenza tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Le differenze non devo elencartele io, le conosci molto bene e meglio di me.

Se non ti ho convinto e le mie argomentazioni suonano alle tue orecchie come eresie da scomunica dimmi a quando la severa punizione di Conte o al suo esilio?

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

L'articolo Vedo il M5s come una tribù: da buono stregone, Grillo si sente minacciato dal cambiamento proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/wIE7AJs
via IFTTT

giovedì 22 agosto 2024

Il limite dei due mandati? Dovrebbe essere nella legge elettorale

di Sergio Ciliegi

Il limite di mandati elettorali è l’assicurazione sulla vita della democrazia, sotto tutti i cieli e in tutti i tempi.

L’assenza di limiti di mandato genera la professionalizzazione della politica e questo porta (può portare) alla deformazione delle motivazioni dell’aspirante alla rielezione. Se le convinzioni politiche e le motivazioni ideali portano (anche se non sempre, ovviamente) al primo mandato, si può dire altrettanto per i successivi?

Non si può ovviamente generalizzare, ma i privilegi e i benefici, non solo economici, della status di parlamentare possono indurre in tentazione e far prevalere, nel parlamentare al primo o secondo mandato, l’interesse alla rielezione sull’aspirazione nobile della rappresentanza di interessi dei cittadini. Non è così per tutti ma per molti sì; sul fenomeno non mancano studi.

Parlando dell’Italia, questi rischi della professionalizzazione della politica e della cristallizzazione della “casta” sono aggravati dalla legge elettorale con liste bloccate senza preferenze, che hanno generato un potere senza precedenti – un potere assoluto – dei capi partito: se non sei gradito al capo non vai in lista, il che comporta che la selezione non la fa l’elettore ma il capo partito e l’aspirante non può proporsi per la rielezione per le sue idee ma per il grado di fedeltà alle idee del capo.

In sostanza un vulnus grave alla democrazia rappresentativa, e allo spirito, se non alla lettera, dell’articolo 56 della Costituzione.

Il limite dei due mandati non risolve il problema ma ne riduce sensibilmente la portata. E non vedrei rischi per la trasmissione e circolazione di esperienza: ci sarebbero sempre eletti al primo mandato e eletti al secondo con esperienza trasmissibile.

L’ideale sarebbe una modifica della legge elettorale con la reintroduzione delle preferenze in liste non bloccate insieme al limite dei due mandati, introdotto in Costituzione per tutti gli eletti, almeno per i livelli nazionale e regionale. Per i sindaci e i presidenti di regione c’è e non ha fatto danni, anzi.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

L'articolo Il limite dei due mandati? Dovrebbe essere nella legge elettorale proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/ZzlO9Fq
via IFTTT

mercoledì 21 agosto 2024

Bari, il campo largo scricchiola all’esordio in aula: il M5s si chiama fuori dalla maggioranza

Neanche il tempo di partire che il campo largo barese si è già ristretto. Alla prima seduta del Consiglio comunale, il M5s ha annunciato che per ora darà solo appoggio esterno alla giunta guidata dal neo sindaco Vito Leccese. La causa scatenante? Tutta interna e legata a una poltrona, quella di assessore, che ha visto come scelta di area ‘pentastellata’ Raffaele Diomede, che non era candidato. Una vicenda che ha finito per spaccare il Movimento locale, tra il gruppo cittadino e quello provinciale. E al momento fa mancare un pezzo di quel campo largo, rimesso insieme al ballottaggio dopo le tribolate vicende legate all’inchiesta antimafia che aveva portato allo scioglimento della giunta Decaro e alla corsa separata di Pd e M5s al primo turno.

L’effetto pratico immediato è stata la mancata elezione del presidente del Consiglio comunale e del vice. Il gruppo dei pentastellati ha annunciato che darà solo sostegno esterno alla maggioranza, il capogruppo Antonello Delle Fontane ha parlato di “dinamiche che stanno minando il Movimento”. Il riferimento è alla scelta di Leccese, su indicazione del coordinatore provinciale del M5s, Raimondo Innamorato, di nominare Diomede assessore alla Legalità, un esterno anziché uno dei due consiglieri eletti del M5s.

Successivamente, Leccese ha chiesto all’Aula di rinviare i punti sulle comunicazioni della giunta e sulle nomine di presidente e vicepresidente del Consiglio, una richiesta che ha provocato tensioni nel gruppo Pd. Il Consiglio si è quindi chiuso con 19 voti a favore della richiesta del sindaco, 10 astenuti, della maggioranza e dei Cinque Stelle, e tre contrari.

Al termine della seduta, ecco la nota di fuoco del M5s di Bari: “All’interno della nostra famiglia, qualcuno ha confuso il confronto con l’autoritarismo, ponendosi in antitesi sia con i principi fondanti del Movimento 5 Stelle, ma anche con quanto fortemente voluto dal presidente Conte in tema di meritocrazia e valorizzazione degli eletti”. Il gruppo aggiunge: “Siamo altresì consapevoli che vada comunque tutelata l’integrità del campo progressista, che a Bari abbiamo costruito con tanta fatica e che ha portato alla vittoria del sindaco Leccese, integrità purtroppo minata da queste dinamiche interne al Movimento che prima di ogni cosa vanno corrette”.

L’impegno, aggiunge il Movimento, “è quello di favorire l’interlocuzione leale e il dialogo con il sindaco e la sua giunta”. Quindi la parte corposa del messaggio: “Ma oggi – prosegue la nota – a difesa del nostro presidente Giuseppe Conte, del Movimento 5 Stelle e nel rispetto di tutte le persone appartenenti allo stesso che la pensano come noi, che siano attivisti o semplici sostenitori, per colpa di qualcuno che non siede in Aula Dalfino (dove oggi si è svolto il primo consiglio comunale, ndr), il M5s non può, per ora, poter dire di appartenere alla maggioranza che governa la nostra città”.

L'articolo Bari, il campo largo scricchiola all’esordio in aula: il M5s si chiama fuori dalla maggioranza proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/MDs3i7P
via IFTTT

Ho navigato il sito di M5s e l’ho trovato entusiasmante. O forse stavo sognando

di Roberto Zambelli

L’altra sera, dopo tanto tempo che non lo facevo, ho deciso di aprire e navigare come cittadino e non come iscritto nel sito del M5S-2050 e ho trovato questa navigazione piacevole ed entusiasmante:

– Motore di ricerca ben fatto e funzionante al meglio.
Ho cercato argomenti come
o Partecipazione attiva e dal basso
o Transizione ecologica e relative disambinguazioni
o Attività personale di ogni eletto sia a livello nazionale sia locale con i relativi ambiti e progetti in itinere con la possibilità di inserire i propri pareri e obiezioni

– Sezione dei forum dedicati alla democrazia partecipativa dal basso in cui ogni cittadino può proporre argomenti di discussione:
o Locali
o Nazionali
o Globali

-Attività dei gruppi locali aperta e disponibile per tutti i cittadini che vogliano partecipare alla costruzione del proprio ambiente e luogo di vita

– Attività di formazione disponibile per tutti i cittadini e non solo per gli iscritti.

Insomma, e finalmente, mi trovavo a navigare in un laboratorio/officina/fucina/social in cui anche per me e per tutti i cittadini era possibile trovare una propria motivazione e lo stimolo per contribuire alla crescita del paese e al benessere collettivo.

C’erano forum in cui si discuteva e si proponevano progetti a partire dall’idea larvale fino ad arrivare alla costruzione e alla elaborazione collettiva di veri e propri progetti da sottoporre all’approvazione del variegato mondo M5S.

Per ognuna di queste sezioni c’era poi la possibilità di attivare o usare l’AI, l’intelligenza artificiale, per chiedere aiuto soprattutto per l’elaborazione sintetica delle conclusioni fino alla definizione dei documenti da passare all’approvazione.

Poi ho fatto l’errore di tornare alla home del sito dove ancora mi compare l’indicazione “Il M5S avvia il processo costituente” e qui mi sono reso conto che la mia era una pura e semplice illusione onirica (dovuta forse ad un colpo di sole?) era lo stesso sogno che il partito M5S-2050 ha tradito, lo stesso sogno che nel 2018 ha portato tutti noi a votare il M5S: “La politica siamo noi e la facciamo noi”… e il sito M5S-2050 di tutto questo non ha nulla!

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

L'articolo Ho navigato il sito di M5s e l’ho trovato entusiasmante. O forse stavo sognando proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/Yb0a7SX
via IFTTT

Ius scholae, Tajani insiste e provoca gli alleati: “Il mondo cambia, svegliamoci. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore”

“Un buon italiano è chi crede nell’Italia, la conosce, la difende. Quanti militari figli di stranieri ci sono nel nostro esercito? E poi gli atleti, le scuole in cui vanno i nostri figli. Il mondo cambia e continua a cambiare, svegliamoci“. In un’intervista a Repubblica, il leader di Forza Italia Antonio Tajani continua a provocare gli alleati di governo sul tema politico principe di questo agosto: la riforma della cittadinanza, tornata al centro del dibattito grazie ai successi azzurri alle Olimpiadi di Parigi, conquistati in molti casi da atleti italiani di seconda generazione. Il vicepremier e ministro degli Esteri ribadisce il favore del suo partito allo ius scholae, cioè una legge che consenta di far acquisire la cittadinanza agli stranieri nati in Italia dopo uno o più cicli scolastici: Forza Italia, annuncia, presenterà una proposta in base alla quale “non basterà essere iscritti” a una scuola italiana, ma “servirà un percorso di studi completo“. Anche se, precisa ancora una volta, “non è la nostra priorità, che sono altre: l’economia e l’emergenza carceri”.

Finora da Fratelli d’Italia e Lega si sono alzati muri nei confronti dell’ipotesi, mentre il centrosinistra, che ha presentato vari ddl per lo ius soli (la concessione della cittadinanza per nascita sul territorio nazionale), sarebbe pronto a votare a favore. Tajani però nega di voelr cercare sponde nell’opposizione: “Non ho sentito Schlein per fare un inciucio, né lavoro a un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. L’Italia è cambiata, abbiamo ricevuto in due anni 170mila ucraini. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore dello ius scholae”, sottolinea. “E tutto questo”, aggiunge, “nulla ha a che vedere con l’immigrazione illegale: mica diamo la cittadinanza ai clandestini, né parliamo di ius soli. Parliamo dei figli di ucraini fuggiti dalla guerra o di chi lavora regolarmente dopo essere arrivato, magari con il decreto flussi”. Sulla posizione di Tajani, peraltro, è pronto a convergere anche il Movimento 5 stelle: “Lo ius scholae è la proposta attorno alla quale si può costruire una maggioranza in Parlamento ed è da sempre ritenuta dal M5s la soluzione più sensata”, dice ad affaritaliani.it il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli.

L'articolo Ius scholae, Tajani insiste e provoca gli alleati: “Il mondo cambia, svegliamoci. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/rKQgGbo
via IFTTT

Grazie Beppe! Chi si mobilitò per il V-day non è cambiato e neanche M5s deve farlo

di Patrizia Monica Triolo

Il Garante e Cofondatore del M5S, Beppe Grillo, ha scritto un importante messaggio agli iscritti e sostenitori in cui ricorda quali siano i nostri pilastri fondamentali: Nome, Simbolo e Regola dei due mandati. E’ bene rinfrescare ogni tanto la memoria, soprattutto a chi è stato buttato nella confusione da coloro che poi se ne sono bellamente approfittati.

Noi siamo nati da quei V-day in cui raccogliemmo le firme per tre proposte di legge di iniziativa popolare, tra cui l’introduzione di un tetto massimo di due legislature, ricordo bene la fiumana di persone accorse a firmare, forse alcuni lo hanno scordato. Le nostre Stelle sono fondamentali e si poggiano su pilastri senza i quali non potrebbero sopravvivere.

Gian Roberto Casaleggio volle fortemente questa regola nella sua lungimiranza insieme a Beppe Grillo che scrive: “… La regola del secondo mandato è un principio che ci distingue, che ci ha resi unici, che ci rende liberi dal potere e dalle sue tentazioni. E’ la garanzia che il MoVimento rimarrà sempre fedele al suo spirito originario: servire i cittadini e non il potere, con rappresentanti che portano avanti le idee e non le proprie ambizioni personali. Questi tre nostri pilastri non sono in nessun modo negoziabili, e non possono essere modificati a piacimento. Sono il cuore pulsante del MoVimento 5 Stelle, il nostro faro nella tempesta. Cambiarli significherebbe tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha lottato con noi, di chi ha visto nel MoVimento l’unica speranza di cambiamento reale”.

Questa regola “è un argine contro la degenerazione del potere e un invito costante al rinnovamento, per evitare che la politica si trasformi in un recinto chiuso, distante dalle vere esigenze di chi davvero ha bisogno”. Ed è stato ampiamente dimostrato dal comportamento di colui che doveva essere il più retto e invece ha tradito coloro che confidavano in lui e lo hanno dimostrato quelli che in un gesto di vanagloria lo hanno seguito pensando a ponti d’oro e ritrovandosi nel baratro.

Ringrazio la lungimiranza di Beppe e Gian Roberto e diciamolo pure anche la nostra che già da allora eravamo con loro, perché si rivelano così gli opportunisti e i disonesti, gente che io non vorrei avere al mio fianco.

Sottoscrivo pienamente le parole di Beppe Grillo e il suo accorato appello: “Vi chiedo quindi di riflettere profondamente, di ascoltare la vostra coscienza. In questo momento cruciale non possiamo permetterci di smarrire la nostra rotta. Custodiamo e proteggiamo ciò che abbiamo costruito insieme. Il MoVimento è e deve rimanere una forza di cambiamento autentico, e per farlo, dobbiamo rimanere fedeli ai nostri principi fondativi.”

Ribadisco che la “perdita di consensi” non è dovuta a questa regola ma certamente all’avere cancellato tutte le altre che ci illuminavano. Confido nei nostri attivisti che sapranno non ascoltare le sirene che vogliono vedere cancellato il M5S e i pochi (spero) eletti che arrivati al secondo mandato vogliono tenersi stretti al potere.

Cerchiamo di ricordare quanti cittadini si sono mobilitati a venire a firmare ai nostri V-day, loro non sono cambiati… perché dovremmo farlo noi?

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

L'articolo Grazie Beppe! Chi si mobilitò per il V-day non è cambiato e neanche M5s deve farlo proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/vq1m4HX
via IFTTT

martedì 20 agosto 2024

M5s non deve derogare al secondo mandato: i carrieristi della politica lasciamoli fuori

di Paolo Gallo, attivista M5S

Dov’è finita la coerenza? Abbiamo attaccato e continuiamo ad attaccare Renzi reo di non aver abbandonato la politica dopo il clamoroso flop del suo referendum, ma siamo disposti a passar sopra all’unica regola principe che ci ha resi credibili nel panorama politico costellato da compravendita di parlamentari, leggi ad personam e professionisti della politica.

Sono due gli episodi che hanno portato il Movimento 5 Stelle ad essere ciò che non è più: la morte di Gianroberto Casaleggio e la rovinosa gestione del partito in capo a Di Maio. Una continua perdita di voti (sia percentuale che in valori assoluti) dovuti ai continui tradimenti camuffati da votazioni online le cui risposte erano già prevedibili, proprio come quella dell’elezione del Capo politico Di Maio o quella sul programma condiviso con la Lega.

È proprio dal 2018 che molti attivisti e simpatizzanti hanno abbandonato il progetto Grillo-Casaleggio: governare con i populisti secessionisti del Nord è stato un rospo difficile da ingoiare, sebbene abbia permesso, ad esempio, l’istituzione del reddito di cittadinanza (gli stessi leghisti che poi, una volta al governo con Giorgia nazionale, non ne dubitarono nemmeno per un istante l’abolizione).

Non eravamo un partito, lo siamo diventando a tutti gli effetti, ma questo non per forza è un punto a sfavore: per fortuna la gestione Conte sta riportando i vecchi meetup sui territori grazie ai Gruppi territoriali. A Conte il Movimento, tutti gli eletti e le elette, attivisti/e e simpatizzanti devono molto: ha gestito una pandemia mondiale, ha tenuto insieme il partito garantendone una discreta rappresentanza alle elezioni del 2022, ha chiesto scusa per l’appoggio al governo Draghi.

Conte è l’unico leader che può continuare a traghettare il M5S verso la realizzazione di progetti sociali, culturali, ambientali ed economici con una visione al futuro. La leadership di Conte non è in discussione. Men che meno il garante Grillo, a cui tutti noi dobbiamo diversi ‘grazie’. Grazie per aver scosso le nostre coscienze.

Faccio miei gli interventi e gli appelli di Mariolina Castellone e Luigi Gallo.

Il mio appello è a quei 300 futuri sorteggiati a sorte che dovranno decidere il destino di quello che non volevano essere: casta. Non derogate al secondo mandato: siate (siamo) coerenti con le nostre radici. Abbiamo sdoganato le alleanze nel campo progressista, la linea è ormai tracciata, i temi viaggiano in quella direzione, la pace è la via maestra, ma diventare (o peggio fare diventare) élite una manciata di persone è il prossimo (e forse ultimo) errore che possiamo fare.

I carrieristi della politica lasciamoli al di fuori e facciamo in modo che non usino il nostro simbolo per far della politica una loro professione. Diventare una brutta copia di ciò che abbiamo sempre sostenuto di non voler essere sarebbe il triste sipario di un progetto che ha ancora molto da dare all’Italia.

Lottiamo tutti i giorni sul territorio per fare capire la bontà dei nostri progetti, dei nostri programmi ad ogni tornata elettorale e solo noi sappiamo quanto sterco, a distanza di 15 anni ancora, dobbiamo sbadilare ai banchetti. Quanto ancora siamo disposti a sentirci dire ‘siete come tutti gli altri’?

L'articolo M5s non deve derogare al secondo mandato: i carrieristi della politica lasciamoli fuori proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/PIFipen
via IFTTT

M5s, Grillo contro la linea di Conte: “Simbolo, nome e regola del secondo mandato pilastri non sono negoziabili”

Simbolo, nome e regola del secondo mandato “sono pilastri non negoziabili” per il Movimento 5 stelle. La presa di posizione, lapidaria e destinata a creare un altro terremoto nel M5s, è di Beppe Grillo. A meno di un mese dagli annunci di Giuseppe Conte sull’assemblea costituente che dovrebbe dare la parola agli iscritti su tutti i principi fondanti, compresi quelli ritenuti intoccabili, il garante e fondatore pubblica un post sul suo blog personale che va nella direzione completamente opposta. Una esternazione che era attesa e prevista da molti tra gli storici esponenti 5 stelle, e che, per la prima volta, potrebbe portare a uno strappo definitivo tra i due. Frizioni si erano già registrate a fine luglio, quando i due si erano inviati delle lettere che esprimevano tutta la divergenza di opinioni: Grillo aveva chiesto un incontro prima dell’assemblea costituente, fissata per inizio ottobre, il presidente aveva ribattutto che le decisioni spettano ora solo e soltanto agli iscritti. Poi, per giorni, era regnato un lungo silenzio.

“Io e Gianroberto abbiamo ancora il Movimento a questi tre pilastri” – “Cari attivisti, portavoce e sostenitori del Movimento 5 stelle”, è l’esordio di Grillo nel post intitolato non a caso “Il nostro Dna”, “ci troviamo a un crocevia fondamentale nella nostra storia, in cui dobbiamo riflettere sulle nostre radici e su ciò che ci ha unito sin dall’inizio. Quando abbiamo fondato il Movimento 5 stelle, io e Gianroberto, lo abbiamo fatto con un ideale chiaro: creare un’alternativa al sistema politico tradizionale“. Il comico parte dal 2013, quando “un grido ci ha spalancato una porta” dietro la quale “c’era un mondo nuovo”. E “come ogni specie animale ci siamo dovuti adattare, per sopravvivere, e con poca agilità abbiamo dovuto convivere con chi quei territori li abitava da tempo e non voleva essere disturbato”. Così, dice, hanno deciso di ancorarsi “a tre pilastri imprenscindibili: il nostro simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato“.

Il simbolo “è la bussola” – Grillo poi continua spiegando perché ritiene i tre pilastri intoccabili. E lo fa partendo dal simbolo del M5s. “Non è solo un segno grafico”, scrive, “è un richiamo al cambiamento, è l’emblema di un’intera rivoluzione culturale e politica, la bandiera sotto cui milioni di italiani hanno marciato con noi”. E continua: “È il vessillo sotto il quale milioni di cittadini si sono riconosciuti e con il quale abbiamo combattuto battaglie importanti; da cui sono nate idee, valori e speranze condivise, è il segno visibile della nostra lotta per la trasparenza, la giustizia e la partecipazione”. Secondo il fondatore M5s, “un partito politico non dovrebbe mai cedere alla tentazione di mutare il proprio simbolo: è la bussola che orienta il cammino verso il futuro, senza mai tradire il passato”.

Il nome è “la nostra identità” – Passando quindi al nome, Grillo dice: “Non è solo una sequenza di suoni o lettere” perché “rappresenta la nostra piena identità, è un nome che racchiude storie, significati e speranze, come il nome di ognuno di noi, sin dalla nostra nascita”. Pronunciare M5s, continua il fondatore, vuol dire “evocare una connessione”, riconoscere “la sua essenza, la sua unicità”. E “cambiare un nome è come rinunciare a un pezzo di quella magia, a un ponte invisibile che collega chi siamo a chi vogliamo diventare. Nella vita ci possono essere molte trasformazioni, ma il nome rimane un ancoraggio, un richiamo costante alla nostra essenza più vera. Movimento 5 Stelle è il nome che ci ha guidato verso risultati concreti, difenderlo significa difendere la nostra storia e il nostro diritto di essere riconosciuti per ciò che siamo, ieri, oggi e domani”.

Il secondo mandato è “la regola da cui tutto ebbe inizio” – Infine, ma non meno importante, Grillo parla della tanto contestata “regola del secondo mandato”, sulla quale si sono già consumate decine di battaglie. “Era l’8 Settembre del 2007: con il V-Day si avviava la raccolta firme per tre proposte di legge di iniziativa popolare, tra cui l’introduzione di un tetto massimo di due legislature. Da cui tutto ebbe inizio”. Il comico spiega perché, secondo lui, non si può rimettere mano a quel principio: “La politica, nella sua essenza più pura, non deve essere un mestiere ma una nobile missione. Trasformare l’impegno politico in una professione perpetua significa tradire la fiducia dei cittadini e sprofondare nel pantano della mediocrità e dell’opportunismo”. E aggiunge: “Limitare i mandati significa restituire al popolo la sovranità che gli spetta, è un presidio di democrazia, impedisce che pochi individui si arroghino il diritto di governare in eterno. Questo ricambio garantisce che la politica sia sempre animata da nuove energie, idee fresche e prospettive diverse, preservando così la sua natura dinamica e democratica. E’ un argine contro la degenerazione del potere e un invito costante al rinnovamento, per evitare che la politica si trasformi in un recinto chiuso, distante dalle vere esigenze di chi davvero ha bisogno”. Per Grillo, la regola del secondo mandato è “un principio che ci distingue, che ci ha resi unici, che ci rende liberi dal potere e dalle sue tentazioni. E’ la garanzia che il Movimento rimarrà sempre fedele al suo spirito originario: servire i cittadini e non il potere, con rappresentanti che portano avanti le idee e non le proprie ambizioni personali”.

La sfida a Conte – Quindi, Grillo chiude mettendo i suoi paletti. L’assemblea costituente del 4 ottobre prossimo dovrà coinvolgere gli iscritti per parlare del futuro del Movimento. Ma, secondo il fondatore e garante, non potrà andare a toccare quelle che sono da considerare le fondamenta: “Questi tre nostri pilastri non sono in nessun modo negoziabili, e non possono essere modificati a piacimento”, scrive alla fine del lungo post. Un messaggio molto chiaro e rivolto proprio al presidente 5 stelle Giuseppe Conte che, invece, ha ribadito la necessità che siano gli iscritti ad esprimersi. “Sono il cuore pulsante del MoVimento 5 Stelle, il nostro faro nella tempesta. Cambiarli significherebbe tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha lottato con noi, di chi ha visto nel MoVimento l’unica speranza di cambiamento reale”. Grillo si rivolge quindi a chi lo ha sostenuto dall’inizio e a chi ancora decide di riconoscersi nel Movimento: “Vi chiedo quindi di riflettere profondamente, di ascoltare la vostra coscienza. In questo momento cruciale non possiamo permetterci di smarrire la nostra rotta. Custodiamo e proteggiamo ciò che abbiamo costruito insieme. Il MoVimento è e deve rimanere una forza di cambiamento autentico, e per farlo, dobbiamo rimanere fedeli ai nostri principi fondativi”. Chiude: “Con determinazione e speranza”. E si firma, non a caso come “garante”, ma anche “custode dei valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 stelle“.

L'articolo M5s, Grillo contro la linea di Conte: “Simbolo, nome e regola del secondo mandato pilastri non sono negoziabili” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/uzOYind
via IFTTT

lunedì 19 agosto 2024

M5s, non sono d’accordo con Castellone: il limite dei due mandati danneggia il Movimento

di Tito Borsa

Gentile senatrice Mariolina Castellone, ho letto con molto interesse il suo intervento sul Fatto Quotidiano di sabato, intervento in cui lei spiega perché è favorevole al limite di due mandati per gli eletti del Movimento 5 Stelle, come lei.

Il M5S è cambiato radicalmente da quando è entrato in Parlamento, nel 2013. Per fortuna, mi verrebbe da dire. Al tempo si rifiutava qualunque alleanza, aspettando Godot, ossia il momento in cui il Movimento avrebbe avuto i numeri per governare da solo. Al tempo Beppe Grillo vietava ai candidati e agli eletti di partecipare ai talk show. Al tempo si voleva far votare online agli elettori qualunque scelta avrebbero fatto gli eletti.

Affermare, come fa lei, che “spostare il potere dai cittadini al singolo eletto vorrebbe dire tradire la nostra anima e rinnegare la nostra stessa esistenza” significa a mio avviso negare il principio stesso di democrazia rappresentativa, quando il M5S negli anni ha gradualmente abbandonato la spinta verso la democrazia diretta. L’eletto, in quanto tale, deve assumersi la responsabilità delle sue scelte di fronte agli elettori. Scelte che devono essere in linea con il mandato che i cittadini gli hanno affidato per rappresentarli. Abbiamo già visto che consultare gli elettori prima di prendere una decisione è tanto macchinoso quanto controproducente.

Il Movimento 5 Stelle negli ultimi undici anni si è rinnovato varie volte e dovrebbe farlo anche per quanto riguarda il limite dei due mandati. La differenza tra il M5S e gli altri partiti deve basarsi sulle modalità con cui le cose vengono fatte. Come per le alleanze: è sbagliato rifiutarle a priori ma devono essere cercate delle convergenze vere e non di interesse.

Per quanto riguarda il limite dei due mandati, credo che ci sia bisogno di partire dal presupposto che il vecchio mantra di Grillo “uno vale uno” non comporta che tutti gli eletti siano uguali e abbiano lo stesso peso all’interno del Movimento. Come in tutti gli ambienti ci sono i mediocri e i talentuosi e questi ultimi vanno valorizzati.

Il talento politico non può riguardare quella che lei chiama “competenza professionale”. Allora tutti i “tecnici” chiamati a risolvere i problemi dell’Italia sarebbero degli statisti e questo, oltre ad avere insita dentro di sé una visione classista, è palesemente falso. L’esperienza politica, la conoscenza dei meccanismi che regolano lo Stato, le competenze necessarie per fare politica in modo efficace e raggiungere così i propri obiettivi sono fattori che il vincolo dei due mandati distrugge ogni dieci anni.

È vero che il M5S è nato “per incarnare una nuova stagione democratica”, ma togliere il vincolo dei due mandati, assumendosi la responsabilità di valorizzare i talenti e sbarazzarsi della zavorra, non vi porterebbe a trasformarvi in un “partito tradizionale”. Le altre forze politiche non sono meritocratiche. Ci sono dinosauri della politica che hanno più legislature alle spalle che mutande nell’armadio e non certo perché sono degli imprescindibili talenti politici. Il M5S dovrebbe scegliere (assumendosene la responsabilità) chi può andare oltre i due mandati, allo stesso modo in cui si sceglie dove e come fare alleanze con gli altri partiti.

Io capisco e in parte apprezzo la fedeltà e la coerenza ai valori fondanti del Movimento. Ma mi permetto di ricordarle, senatrice, che nulla di ciò che il M5S ha realizzato dal 2018 al 2021 sarebbe stato fatto senza le alleanze. Alleanze che inizialmente Grillo rifiutava a priori. Allo stesso modo scartare grandi talenti politici dopo due mandati significa mortificarli oppure indurli a rivolgersi ai “partiti tradizionali”. E il Movimento, per rimanere fedele ai suoi principi fondanti, si danneggia da solo.

Solo delle scelte per le quali assumersi una responsabilità possono togliere il M5S dall’impasse in cui è sprofondato. La coerenza è un valore, ma non deve diventare un freno al vero obiettivo di ogni forza politica: realizzare il proprio programma.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

L'articolo M5s, non sono d’accordo con Castellone: il limite dei due mandati danneggia il Movimento proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/XLh0j6w
via IFTTT

domenica 18 agosto 2024

Basilicata, i consiglieri vogliono l’auto-regalo: proposta bipartisan per aumentare di 455mila euro l’anno le spese per lo staff

Aumentare di circa il 50% il budget di spesa per il personale a disposizione dei consiglieri regionali, portandolo a 75mila euro l’anno per un peso economico di oltre 450mila euro in più su ogni bilancio. È la proposta di legge bipartisan depositata il 30 luglio scorso da quattro consiglieri membri dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale della Basilicata, insediato da pochi mesi dopo la conferma di Vito Bardi e del centrodestra alla guida della Regione. I firmatari sono il presidente dell’assemblea Marcello Pittella, ex governatore e re delle preferenze passato ad Azione dopo una lunga carriera nel Pd, la sua vice, Maddalena Fazzari di Fratelli d’Italia, e i segretari Gianuario Aliandro di Forza Italia e Viviana Verri del Movimento 5 stelle. Il testo va a modificare l’articolo 11 della legge regionale 8 del 1998, “Disciplina delle strutture di assistenza ai gruppi consiliari della Regione”: al momento la norma prevede che a ogni consigliere sia assegnata per retribuire il suo staff “una somma pari a quella corrispondente a un’unità di personale di categoria D, posizione economica D6“, cioè circa cinquantamila euro l’anno, mentre con la nuova proposta si arriverebbe a “un massimo di 75mila euro”. In totale, come viene calcolato nello stesso ddl, si tratta di un esborso massimo di 454.986 euro all’anno in più a carico delle casse pubbliche, che un’apposita norma finanziaria (l’articolo 3) si occupa di reperire nel bilancio della Regione.

Non solo. La proposta mira a permettere ai consiglieri che fondano gruppi personali, abbandonando quello in cui sono stati eletti, di incamerare il “contributo per i gruppi” a carico dei fondi dell’istituzione. Si tratta di un bonus da circa trentamila euro l’anno, composto da una quota fissa di cinquemila euro e da un ulteriore importo di cinque centesimi per ogni abitante della Regione (537.577 all’ultimo censimento Istat), da utilizzare “per scopi istituzionali riferiti all’attività consiliare e a funzioni di studio, editoria e comunicazione”. Attualmente, per scoraggiare i cambi di casacca, in base alla legge regionale il contributo è “escluso per i gruppi composti da un solo consigliere, salvo quelli che risultano così composti già all’esito delle elezioni“: ma il ddl dell’Ufficio di presidenza vuole cancellare questa norma. Infine, Pittella e soci propongono di abolire ogni vincolo all’utilizzo dei 4.500 euro che loro stessi e i loro colleghi incassano ogni mese a titolo di “spese per l’esercizio del mandato“: al momento la legge li obbliga a utilizzarne almeno un terzo per contrattualizzare i collaboratori, limitazione ritenuta evidentemente piuttosto antipatica. Con il ddl, si legge nella relazione illustrativa, “la somma ritorna nella piena disponibilità del consigliere, senza che parte della stessa venga subordinata all’instaurazione di rapporti contrattuali di natura privatistica”.

Il provvedimento dev’essere ancora votato in Consiglio regionale e bollinato dagli organi contabili, ma nel frattempo ha ottenuto i pareri favorevoli delle commissioni competenti, la Prima (Affari istituzionali) e la Seconda (Programmazione e bilancio). A votare a favore gli esponenti dei partiti di maggioranza (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Azione), mentre si sono astenuti Pd, Avs, Basilicata democratica e anche il Movimento 5 stelle. E qui spunta un paradosso: la consigliera pentastellata Viviana Verri, una delle firmatarie del ddl, si è astenuta in Seconda Commissione sulla sua stessa proposta. Raggiunta dal fattoquotidiano.it, spiega la ragione così: “Ho firmato il testo come componente dell’Ufficio di presidenza, ma poi, durante l’esame in Commissione, sono emerse un po’ di perplessità sull’impatto economico. A quel punto ci siamo riservati una migliore valutazione“, spiega. Ma in generale difende il senso dell’iniziativa: “La proposta nasce dall’esigenza di alcuni gruppi di potenziare il proprio staff, assumendo una persona in più, magari qualificata, per dare una mano. Per chi viene dalla provincia di Matera, trovare personale che si sposti a Potenza non è così facile. Un conto è il classico “portaborse”, mi passi il termine, ma per un soggetto qualificato giustamente serve un budget diverso”.

L'articolo Basilicata, i consiglieri vogliono l’auto-regalo: proposta bipartisan per aumentare di 455mila euro l’anno le spese per lo staff proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/jcY71FN
via IFTTT

L’eterna riforma del M5s: si riparta dal puntuale rispetto delle regole

di Fabio Selleri, iscritto M5S

Per la terza volta in pochi anni il popolo del Movimento 5 stelle viene chiamato a rifondare e ripensare il proprio progetto. Ben venga l’appello rivolto agli iscritti per esprimere le loro aspettative sul Movimento del futuro, ma sorge il sospetto che percorsi di natura straordinaria e una tantum come gli Stati Generali 2020, lo Statuto 2021 e l’Assemblea costituente 2024 rappresentino un surrogato per quella che dovrebbe invece essere una partecipazione ordinaria e strutturata.

Cogliamo comunque l’occasione per valutare qual è lo stato dell’arte.

Il M5S è nato come risposta alla generalizzata crisi delle democrazie e della rappresentanza. Strumenti come il limite del doppio mandato, la parziale restituzione degli stipendi e il divieto di candidare pregiudicati sono finora riusciti in effetti a marcare una nostra diversità dalle altre forze.

Poi, dal 2018, abbiamo acquisito importanti responsabilità di governo ed è nata al nostro interno una tensione fra il progetto “forte”, quello concentrato sul modo di fare politica, sul “come”, e il progetto “debole”, quello che pur di governare si adegua alle modalità esistenti e si concentra solo sul “cosa”, sui temi.

Nonostante le indiscutibili qualità del Presidente Conte, appare chiaro che l’eccessivo verticismo dell’attuale struttura e l’insufficienza degli strumenti di partecipazione stiano allontanando attivisti ed elettori. E il progetto di creare un fronte comune strutturale col Partito Democratico, e di conseguenza col sistema lobbistico che lo sostiene, rappresenta la rinuncia ad essere una forza politica che sia laboratorio indipendente dove nascono le istanze partecipate.

Inoltre il nostro Statuto del 2021 dopo tre anni è ancora in parte disatteso. Non è utile rimpiangere i vecchi tempi e nemmeno iscriversi alla fazione pro-Grillo o a quella pro-Conte; occorre in primo luogo chiedere la piena attuazione dello Statuto vigente e delle possibilità di partecipazione che già prevede. Non avrebbe senso discutere nuove regole se quelle esistenti vengono applicate in modo parziale ed incompleto. Per riconquistare la fiducia dei cittadini e riportarli alle urne elettorali occorre ridurre la distanza fra le parole e i fatti, mettendo in pratica quello che ci si è impegnati a fare a livello statutario.

Elenco alcuni aspetti critici.

– L’ipotesi di coalizione col Pd alle prossime elezioni regionali in Emilia-Romagna non sarà sottoposta al voto degli iscritti, nonostante lo Statuto lo preveda espressamente.
– Lo stesso Statuto riconosce a tutti gli iscritti il diritto di “concorrere alla definizione dell’indirizzo politico” secondo le procedure definite da appositi regolamenti; regolamenti mai emanati, lasciando al caso e alla libera iniziativa dei coordinatori non solo il contenuto degli incontri di lavoro, ma anche il loro valore deliberativo.
– Dal 2021 non è stata convocata nemmeno un’assemblea per l’approvazione del bilancio, nonostante le disposizioni statutarie. Il che assume una certa gravità, se pensiamo che oggi abbiamo a disposizione i rimborsi del 2 per mille.
– Organi collegiali quali probiviri e garanti non sono dotati di indirizzi Pec dedicati; possono essere contattati solo con mail o raccomandate all’indirizzo generico della segreteria. Messaggi ai quali è estremamente improbabile ricevere una risposta.

In occasione della prossima Assemblea costituente potremo avanzare proposte migliorative, quali ad esempio l’abolizione del minimo di trenta iscritti per i gruppi territoriali, l’utilizzo dei fondi 2 per mille per istituire sedi fisiche oppure l’elezione dei coordinatori da parte della base. Desta comunque perplessità la decisione di affidare a 300 iscritti scelti a sorte il lavoro che dovrebbe invece essere svolto da regolari congressi periodici.

Ma prima di questo è necessario, da parte di chi guiderà il Movimento nei prossimi anni, un forte impegno al puntuale rispetto delle regole che tutti insieme avremo deciso di darci.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

L'articolo L’eterna riforma del M5s: si riparta dal puntuale rispetto delle regole proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/t0Za7Qv
via IFTTT

venerdì 16 agosto 2024

M5s, le modifiche che vorrei nella Costituente per non violare i valori fondanti

Il Movimento 5 stelle si avvia ad affrontare una costituente e dovrebbe innanzitutto prendere coscienza di sé e della sua storia, analizzare i cambiamenti epocali della società di oggi per tracciare la rotta verso il futuro.

Questa è l’epoca del più grande accentramento di potere che c’è mai stato nella storia dell’umanità: potere politico, economico, creativo, di generatori di mondi digitali, di conoscenze e brevetti, idee ed abitudini.

A questo perverso accentramento di potere il M5S, assorbendo di fatto le istanze dei movimenti sociali di fine e inizio secolo, ha sviluppato la sua risposta promuovendo l’e-democracy e la democrazia diretta dando potere ai cittadini iscritti e attivisti del M5S di indirizzare e scegliere i temi della politica, stabilendo delle regole etiche come taglio dello stipendio e doppio mandato in modo da ridurre l’accentramento di potere economico e politico. Ciò che manca sulla scena politica sono le proposte radicali contro l’accumulazione di potere economico, potere dell’informazione e potere di possesso di brevetti e di dati.

Ora domandiamoci. Dentro al M5S si è creata una piccola e nascosta élite che sta accentrando il suo potere?

Lo scorso mese un articolo sulla stampa ha segnalato 38 morosi su 88 parlamentari, ovvero il 40%, che non si taglia più lo stipendio. Dal M5S non è arrivata alcuna smentita o replica e questo è preoccupante. Sarebbe utile sapere chi è in regola e chi no.

In passato attraverso una piattaforma, gli attivisti e gli iscritti al M5S potevano verificare il rispetto dei versamenti complessivi dei portavoce che hanno contribuito ad eleggere. Un potere in mano ai cittadini che oggi non c’è più. Mi chiedo: le persone che violano il codice etico così palesemente possono partecipare ad una costituente inquinandone gli esiti o dovrebbero essere espulse prima?

Già è accaduto in passato che molti avevano smesso di tagliarsi lo stipendio in attesa degli esiti sulla decisione che riguarda il terzo mandato. Quando alcuni parlamentari hanno capito che non ci sarebbe stata la deroga hanno scatenato una scissione con Di Maio. Poi politicamente hanno fallito miseramente, perché i cittadini non sono stupidi e il loro allontanamento ha rivitalizzato il M5S.

Sempre sulla gestione del potere ci sono altri problemi nella costituente di ottobre. Giuseppe Conte in un’ intervista al Fatto Quotidiano ha specificato che tutto il confronto dell’assemblea costituente finirà in un documento finale che bisognerà votare complessivamente con un no o un sì. Questo è lontano anni luce dalla democrazia diretta a cui un movimento del XXI secolo si deve ispirare, dove i cittadini devono avere il potere ed essere liberi di scegliere punto per punto ciò che vogliono, indirizzando il potere politico.

Tutti gli studi sociali dicono che oggi i giovani e i cittadini del nostro tempo si aspettano di poter decidere su tematiche molto specifiche e su battaglie momentanee. Invece si sceglie il pacchetto prendere o lasciare, come già accaduto con liste bloccate e candidati scelti in blocco dal Presidente. Anche qui si è potuto misurare alle Europee come alcune scelte fossero buone e degne di essere approvate in quanto premiate dagli elettori mentre altre sono state bocciate dai cittadini.

Un voto unico su un documento omnicomprensivo che punta sulla dicotomia vecchio-nuovo rischia, dal mio punto di vista, di diventare un raggiro, una truffa e una brutta manipolazione.

Passiamo infine all’analisi sulla proposta di sorteggio di 300 rappresentanti invece che di una votazione degli iscritti di opinion maker votati dalla base. Si sottrae potere agli iscritti e lo si consegna alla sorte, con il rischio che di fronte ad esperti e parlamentari che guidano i tavoli di discussione, chi viene estratto può non avere solide e strutturate argomentazioni politiche rappresentative, diventando vittima di facili manipolazioni.

Invece di promuovere pluralismo per arricchire e fare crescere il M5S, si isolano e dividono i cittadini di fronte a chi guida i tavoli: eletti con potere politico, simpatizzanti con potere mediatico, esperti che qualificano tutti gli altri come inesperti. Come verranno scelti tutti questi attori?

Un processo partecipativo può essere vero o una farsa. Fingendo un rinnovamento dei contenuti, si può accentrare il potere, cancellare i pochi contrappesi dentro al M5S, ridurre la distribuzione del potere e il controllo degli iscritti sui propri rappresentanti. Accendo la luce su questi elementi per chiedere agli organi che ne hanno potere le seguenti modifiche della costituente:

– esclusione degli eletti che non si tagliano più lo stipendio;
– votazioni separate su temi indipendenti;
– votazione degli iscritti invece che sorteggio.

Tutte modifiche per evitare di violare i valori fondanti del M5S.

L'articolo M5s, le modifiche che vorrei nella Costituente per non violare i valori fondanti proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/zwIUH0O
via IFTTT