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venerdì 20 settembre 2024

Conte a Grillo: “Lui è il papà del Movimento ma io non sono la mamma”. E il fondatore: “Ancora aspetto le sue risposte”

Nuovo capitolo dello scontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo sul futuro del Movimento 5 stelle. Mentre il fondatore scrive su Facebook “resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate da più di 10 giorni” – ripostando la lettera aperta all’ex presidente del Consiglio sulla costituente – Conte parla a Parma intervistato da Enrico Mentana al Festival di Open: “Grillo è il papà del movimento ma io non sono la mamma”, chiarisce Giuseppe Conte ricordando che c’è una “comunità intera che si sente una comunità adulta e che legittimamente si ritrova a discutere, a decidere del proprio futuro“.

Beppe Grillo, per Conte, intende il suo ruolo di garante “come un ruolo da interdittore. In realtà il ruolo del garante è una figura che riconosce il ruolo del fondatore, e anche di chi dovrebbe esprimere un’autorità morale, dovrebbe continuare a essere punto di riferimento, un padre nobile” altrimenti “non funziona perché diventa antidemocratico“, ha detto il presidente del M5s. “Non ho mai parlato male di Grillo, perché non ne ho motivo, non ho motivo di non essere riconoscente rispetto a chi ha realizzato questo progetto con Casaleggio. Un progetto che ovviamente deve evolvere“, ha aggiunto Conte.

Questo processo, secondo Conte, “non si può interrompere”: “Dire oggi: blocchiamo, facciamo decidere su questo significherebbe ammettere deriva antidemocratica del Movimento 5 Stelle che io non consentirò mai fino a quando ci sarò io. Non è possibile e pensabile nemmeno da chi ha avuto idea 3 anche oggi ha un ruolo interrompere questo processo”, ha sottolineato Giuseppe Conte. “È un processo dal basso, sui bisogni e gli obiettivi strategici, valutati, discussi e poi ci sarà una votazione” da cui “potrà uscire di tutto, è l’assemblea degli iscritti, diranno che Conte va a casa, che Conte non va bene, benissimo, si discuterà. Però abbiamo bisogno di smuovere le acque, in Italia l’astensionismo ha superato il 50%”.

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giovedì 19 settembre 2024

Beppe Grillo aveva davanti a sé tre strade. Ha scelto la terza: la peggiore

di Giovanni Ceriani

Beppe Grillo ha (aveva) davanti a sé tre strade. Ha scelto la terza: la peggiore.

Prima strada: l’accordo
Come prima e migliore strada c’è (ci sarebbe stata) quella di consentire di comporre dialetticamente e serenamente le proprie idee e, perché no, anche le proprie preoccupazioni, dentro il processo costituente in atto, con uno scambio civile, politico e alto con lo stesso Giuseppe Conte. Ne avrebbero goduto tutti dei frutti, perché avrebbe consentito di esplicitare meglio alcune problematiche, analizzarle per il bene comune, trovarne le soluzioni più interessanti e utili.

Questa sarebbe stata la strada maestra, la migliore, ma i fatti dimostrano che l’approccio di Grillo è deliberatamente rivolto allo scontro frontale, all’escalation del dissenso e della polemica. Fino al riferimento a carte bollate, questioni giuridiche e altre di pura lana caprina. Il tutto dentro una narrazione palesemente inesatta e a tratti propriamente falsa (altroché visionaria).

Seconda strada: la scissione
Come seconda strada, allora, certo sbagliata ma pur sempre dignitosa e legittima, Grillo avrebbe potuto percorrere la via del rafforzamento, polemico ma pur sempre politico, dell’antitesi tra la propria “visione” e l’evoluzione attuale del M5s guidato da Conte, e così forzare la frattura: o per far nascere un nuovo soggetto politico più “puro” (lasciando il M5s alla sua strada attuale) oppure al contrario prendendo in mano il M5s, spingendo Conte fuori dal M5s e verso la costruzione di un proprio soggetto politico.

Anche questa seconda strada avrebbe avuto una sua legittimità, ma non sembra nemmeno questa quella che ha in mente di percorrere. Anche perché si trova di fronte ad un ostacolo insormontabile: dai social, dalla base, dai gruppi territoriali, dai simpatizzanti ed iscritti emerge un profondissimo sostegno a Conte e al contrario una lampante indifferenza – se non enormi prese di distanza – verso le uscite di Grillo. L’azione di Grillo per come è condotta non appare funzionale a costruire o rifondare un gruppo politico, sia per mancanza di progetto sia per mancanza di sostegno.

Terza strada: vittimismo e logoramento
Eccoci allora alla terza ed ultima strada: ossia quella della “semplice” demotivazione, logorio, appesantimento dell’immagine del M5s e di Conte in particolare.

In tal caso nessuna prospettiva positiva e costruttiva: nemmeno quella della scissione (che avrebbe avuto comunque un elemento propositivo). Qui siamo solo all’offuscamento di una immagine e di una leadership. Il tutto tra vittimismo semplice e vittimismo aggressivo.

La variante Renzi
Paradossalmente, in questa terza ipotesi, l’azione di Grillo combacia perfettamente con quella del nuovo Renzi “di sinistra”. Anche Renzi non ha alcuna intenzione di costruire alcunché: sia per mancanza di credibilità che di consenso.

Anche in questo caso lo fa per puro spirito distruttivo, ossia incasinare la coalizione progressista, umiliare in particolare il popolo 5stelle e mettere in difficoltà, demotivare, gravare la leadership di Conte. Sia in Grillo che in Renzi non si nota l’ambizione “elevata” e comunque “visionaria” della costruzione di un qualcosa, ma semplicemente il tratto e la voglia del puro condizionamento, del logoramento.

La superstrada Draghi
Che tutto ciò avvenga sempre in riferimento all’attivismo di Draghi, dentro uno schema di Conticidio permanente, è una coincidenza non più casuale ma propriamente sospetta.

L’altra volta è stato il compianto Domenico De Masi a svelarne la trama e denunciarla. Oggi dobbiamo usare la nostra testa e, battuta per battuta, riconoscere che siamo partiti con un “Draghi grillino” e ci siamo ritrovati un “Grillo draghiano”.

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Il M5s incontra le associazioni animaliste alla Camera, Caramiello: “Il governo fa la guerra a fauna selvatica e ambiente, ci opporremo”

Il Movimento 5 stelle ha incontrato le principali associazioni animaliste alla Camera dei deputati per parlare dei rischi legati alla proposta di legge della Lega, a prima firma Bruzzone, che intende liberalizzare la caccia. “Il provvedimento – ha detto Alessandro Caramiello del M5s – minaccia non solo la fauna selvatica, ma anche la salute e il benessere dei cittadini”. Dopo l’ostruzionismo del M5s, che di fatto ha bloccato i lavori in commissione Agricoltura, la pdl Bruzzone è stata calendarizzata in Aula, accelerando l’iter di approvazione. “Non possiamo permettere che l’Italia scivoli verso una legalizzazione del bracconaggio – ha aggiunto Caramiello – un rischio che potrebbe costarci caro e che esporrebbe il nostro Paese a sanzioni e maggiori oneri fiscali. È tempo di ascoltare la voce degli esperti e delle associazioni che da anni si battono per la protezione degli animali e dell’ambiente, come abbiamo fatto stamattina”. Presenti anche Giuseppe Conte e Sergio Costa. “Siamo gli unici, tra i partiti di opposizione, a opporci a questa norma vergognosa – ha concluso il deputato – e vorremmo che anche gli altri ci sostenessero in questa battaglia di civiltà”.

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mercoledì 18 settembre 2024

Assemblea costituente M5s, parte la seconda fase: dal limite sui mandati al simbolo, si vota sulle priorità da discutere

Mentre continua lo scontro a distanza tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, intanto procedono le manovre che dovrebbero portare all’assemblea costituente del Movimento 5 stelle. E conclusa la prima fase di raccolta dei contributi da parte degli iscritti e non, ora si passa alla votazione per individuare le priorità da discutere.

“Nei giorni scorsi”, si legge sul sito M5s, “sono stati esaminati i vari contributi e sono stati ‘clusterizzati’ in 20 possibili temi da discutere”, e saranno ancora iscritti e simpatizzanti a scegliere quelli che, per loro, saranno prioritari “in modo da selezionare quelli che saranno oggetto della discussione e della definizione di più specifiche proposte da porre al centro del confronto deliberativo”. Questo perché, scrivono ancora, “non possiamo occuparci di tutti i possibili temi: dobbiamo selezionare quelli che, nella vostra valutazione, caratterizzano le più importanti sfide che il Movimento è chiamato ad affrontare. In definitiva, le vostre indicazioni serviranno a definire i più importanti obiettivi strategici che devono orientare l’azione politica del Movimento e i più rilevanti cambiamenti utili a rendere più efficiente la nostra organizzazione”.

È fissato al 22 settembre il termine entro cui votare i temi a cui dare priorità tra i 20 finora espressi. Al termine, i 12 temi di discussione che avranno ricevuto il maggior gradimento saranno oggetto di approfondimento nella seconda fase del confronto deliberativo. Tra i temi individuati e sui quali si farà la votazione ci sono alcuni dei nodi più controversi per il Movimento: dalla revisione dei pilastri fondativi all’ipotesi di una nuova struttura. “Risulta prioritario verificare se la struttura di governo del Movimento sia ancora attuale o se vadano modificati alcuni ruoli e funzioni”, si legge nella proposta ‘Revisione dello Statuto per discutere dei ruoli del Presidente e del Garante, il nome e il simbolo del Movimento e la riorganizzazione dei Gruppi territoriali’, “in particolare quelli del Presidente e del Garante dei valori, i loro rispettivi ambiti di intervento e la durata del loro mandato. Assieme a questo è necessario aprire una riflessione sul cambio di simbolo e di denominazione del Movimento, sulla definizione delle responsabilità dei Coordinatori regionali e provinciali, sulla possibile reintroduzione dei Gruppi di lavoro e sul funzionamento dei Gruppi territoriali, che sono da considerare elemento chiave per la crescita del Movimento”. E proprio su questo Grillo e Conte si stanno scontrando.

Tra gli aspetti da rivedere, vengono poi individuate “le modalità di costituzione, di finanziamento e di funzionamento interno, nonché l’eventuale istituzione di un/una referente per le Politiche di genere”. Ma anche “rinnovare le forme di democrazia diretta e partecipativa per coinvolgere gli iscritti”. Inoltre “occorre avere una maggiore presenza dei leader e dei maggiori esponenti del Movimento sui territori e mettere a supporto degli eletti un ufficio legale/tecnico che possa sia formulare pareri che dare indicazioni sulle normative di riferimento”. Per quanto riguarda la revisione del Codice etico oltre al nodo del limite dei due mandati, un secondo aspetto in discussione è “relativo alle qualità etico-morali dei candidati, che potrebbero essere rafforzate nel Codice sui fronti dell’integrità, dell’onestà, della trasparenza, e del legame col territorio”.

Tra gli argomenti allo studio anche ‘Politica di pace ed Europa‘: “Il Movimento deve essere esplicito nel fornire sostegno alla diplomazia e nel rifiuto dell’invio di armi nei conflitti, con particolare riferimento alla guerra in Ucraina – vi si legge – Tali principi vanno resi espliciti anche nello Statuto del movimento, unitamente al riconoscimento dello Stato di Palestina e alla promozione di un mondo multipolare. In tema di antimilitarismo, l’articolo 11 della Costituzione (“l’Italia ripudia la guerra”) dovrebbe essere esteso a tutta l’Ue, invece ora viene disatteso dall’Italia stessa. L’Italia deve essere ambasciatrice della pace battendosi quantomeno per la neutralità europea rispetto ai conflitti, per avere una propria diplomazia e una maggiore autonomia dagli Usa su questi temi. Le basi americane dovrebbero essere chiuse e le armi nucleari bandite fin da subito nel nostro territorio”. Questi gli altri 17 temi in evidenza: ‘Revisione della Carta dei principi e dei valori’; ‘Riforme per un maggior equilibrio territoriale nel Paese’; ‘Crescita economia inclusiva e lavoro dignitoso’; ‘Contrasto all’evasione fiscale e etica nell’impresa’; ‘Riforma del Sistema sanitario nazionale e tutela della persona‘; ‘Un nuovo modello per i servizi sociali e assistenziali’; ‘La centralità della questione giustizia nell’azione politica del Movimento’; ‘Transizione digitale e utilizzo responsabile della IA’; ‘Riforma della scuola primaria e secondaria’; ‘Università e ricerca scientifica’; ‘Informazione libera e sovvenzioni alla cultura’; ‘Contrasto alle discriminazioni e violenza di genere’; ‘Diritto all’abitare’; ‘Infrastrutture e rete nazionale per trasporto’.

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Licheri contro Meloni: “Non accetto lezioni di italianità da questa donna che con Fitto ha calpestato l’interesse nazionale”. Su La7

Reazione furiosa del senatore del M5s, Ettore Licheri, durante la diretta del discorso di Giorgia Meloni all’assemblea pubblica di Confindustria e mandata in onda parzialmente dalla trasmissione L’aria che tira (La7).
All’appello rivolto dalla presidente del Consiglio a tutte le opposizioni, invitate a supportare il neo-vicepresidente esecutivo della Commissione von der Leyen, Raffaele Fitto, il parlamentare pentastellato sbotta: “Io sono indignato perché capisco il gioco delle parti, ma non accetto questa lezione di italianità. Questa donna non ha votato per ben 2 volte il Pnrr astenendosi. E in quel gruppo parlamentare c’era Raffaele Fitto. Cioè questa donna pretende di dare lezioni di italianità quando oggi lei si regge su quei 209 miliardi che ha portato a casa il presidente Conte e nonostante questo, lei parlava di truffa a danni dell’Italia”.
E chiosa: “E lei viene qui a insegnarci l’interesse nazionale? Ma è stata la prima a calpestare l’interesse nazionale, questo mi fa incazzare”.

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Toscana, “garantire il salario minimo di nove euro l’ora negli appalti affidati dalla Regione”: passa all’unanimità la mozione del M5s

Passa all’unanimità in Consiglio regionale della Toscana una mozione che impegna a prevedere l’obbligo di salario minimo di nove euro l’ora in tutti gli appalti commissionati dalla Regione. L’atto, presentato dalla capogruppo M5s Irene Galletti, cita nelle premesse la direttiva europea del 2022, l’articolo 36 della Costituzione (“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”), le sentenze della Cassazione che hanno affermato il diritto il salario minimo (consentendo ai giudici di aumentare le retribuzioni laddove non adeguate) e le iniziative già adottate dagli enti locali: comuni come Napoli, Milano, Firenze e Livorno, infatti, hanno già scelto di garantire i nove euro l’ora negli appalti e negli esercizi che sfruttano concessioni comunali. Lo stesso Consiglio regionale toscano, peraltro, aveva già approvato una mozione che impegnava la giunta a sostenere la proposta di legge in materia presentata in Parlamento dalle opposizioni, poi affossata dal governo.

Il nuovo atto d’indirizzo, approvato martedì, prevede l’obbligo a “garantire, per gli appalti in cui siano coinvolte la Regione e i suoi enti, un salario minimo ai lavoratori, qualunque sia la forma contrattuale che leghi questi ultimi alla prestazione di beni o servizi, in modo da evitare escamotage di qualunque genere a loro danno”. In particolafre, la giunta dovrà “verificare che i contratti indicati nelle procedure di gara prevedano un trattamento economico minimo inderogabile pari a 9,00 (nove/00) euro l’ora”. La mozione impegna l’esecutivo anche “a verificare puntualmente il rispetto dell’applicazione del contratto e delle condizioni contrattuali in maniera costante redigendo ogni sei mesi un report” e a “effettuare una ricognizione di tutti i contratti in essere stipulati a partire dall’anno 2022, verificandole condizioni applicate sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista normativo al fine di poter definire azioni conseguenti”.

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M5s, il politologo Ignazi: “Scontro Conte-Grillo? Hanno ragione entrambi ma prevedo un futuro molto gramo per il Movimento delle origini”

Chi ha ragione tra Conte e Grillo? Entrambi, questo è l’inghippo. Il vero problema è che cosa vuole essere il M5s e che cosa è oggi rispetto alla sua storia passata“. Sono le parole pronunciate a Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal politologo Piero Ignazi, professore ordinario di Politica Comparata, che ieri sul Fatto Quotidiano ha espresso la sua opinione dello scontro tra il fondatore del M5s Beppe Grillo e il suo attuale presidente, Giuseppe Conte.

“Lo statuto del M5s – spiega Ignazi – dava a Grillo, in quanto fondatore, tutta una serie di poteri eccezionali, che si pensava che non fossero da esercitare e che erano sostanzialmente un riconoscimento del suo ruolo per aver messo in piedi questa avventura peculiare e di grande successo per un certo periodo. D’altra parte, il M5s è poi andato per un’altra strada inevitabilmente molto differente da quella iniziale prefigurata da Grillo. E non poteva essere diversamente“.

Il docente si sofferma sulla figura di Giuseppe Conte: “Le due svolte fondamentali che hanno definto la sua carriera politica e anche il M5s sono state due: quando al Senato, nell’agosto del 2019, ridicolizzò Salvini, licenziandolo in maniera drastica per la vicenda Open Arms. Questo fece acquisire a Conte uno status completamente diverso rispetto all’immagine che evocava prima, cioè quella di un personaggio incolore, sostanzialmente di secondo piano. La seconda svolta – continua – si ebbe con la gestione della pandemia, che è un riconoscimento che va dato a Conte per aver gestito in modo eccellente quel momento tragico e che infatti gli ha dato una popolarità a livelli quasi mai registrati da un presidente del Consiglio dopo i primi 100 giorni del suo mandato“.

E aggiunge: “Prevedo un futuro molto gramo dei vecchi 5 Stelle. Il M5s nasce su stimoli e offerte politiche ben precise: l’antipolitica, una visione di tipo ecologico-libertaria, la rete come grande elemento di democrazia e nuovo spazio della vita politica e sociale. Queste tre cose sono deperite nel corso del tempo. In un certo momento i è aggiunto un elemento molto più sociale, quale è stato il reddito di cittadinanza e altre proposte con questa linea. Ma – osserva – a questo punto il M5s non si sa più che cos’è, perché tra i primi tre elementi sopravvive a fatica qualche vago riferimento all’ambiente, ma il resto non c’è più: il vecchio M5s non ha più un argomento, non ha più un tema, non ha più una sua visibilità, non ha più un profilo”.

Il politologo respinge il marchio di populismo affibbiato al Movimento: “I movimenti che nascono dal basso non sono necessariamente populisti. Il vero problema del M5s era la scarsa cultura politica della stragrande maggioranza dei suoi membri, il che generava una grande confusione. Lo stesso Grillo non aveva le idee chiare e infatti, una volta perso Casaleggio, padre e ispiratore del Movimento, si è trovato solo in mezzo al deserto senza sapere cosa fare. Questo è stato il dramma. Aveva un gruppo di giovani smaliziati, di cui alcuni barricaderi, che però non hanno dato frutti”.

E conclude: “Penso che allo stato attuale pochissimi aderiscano al M5s delle origini. Alcuni sono in grande difficoltà perché non sono fan né di Grillo, né di Conte. Penso a Roberto Fico e a Chiara Appendino, che per me sono i due personaggi politici più rilevanti e credibili del Movimento. E gli unici dotati di una certa qualità politica all’interno di quel mondo”.

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martedì 17 settembre 2024

Open Arms, ex ministra Trenta: “Il M5s avrebbe dovuto bloccare prima Salvini. La richiesta del pm sia da monito sul rispetto del diritto”

I 5 Stelle avrebbero dovuto fermare prima Salvini e impedire che si arrivasse a certi livelli. Quando ci fu il caso Diciotti, Salvini fu proprio lasciato libero di fare quello che voleva”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Cinque Notizie, su Radio Cusano Campus, da Elisabetta Trenta, ex esponente del M5s e titolare del ministero della Difesa nel governo Conte Uno.

Trenta ripercorre tutte le tappe della vicenda Open Arms, per la quale il leader della Lega, all’epoca ministro dell’Interno, è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio: “Nell’agosto del 2019 eravamo già in una fase di crisi di governo: Salvini aveva vinto le elezioni europee e da tempo aveva cominciato ad assumere degli atteggiamenti particolari. Diceva che voleva i pieni poteri e questo era qualcosa che nel M5s si sentiva. Il decreto sicurezza bis era uno strumento approvato da tutti, con qualche modifica apportata dal presidente della Repubblica, tanto da diventare legge, e la legge si applica. Per tale decreto, si richiedeva anche la mia firma per le relative competenze, che nel mio caso erano appunto verificare che la nave non fosse militare, come la Diciotti”.

L’ex ministra si sofferma sul caso Diciotti e rivela di aver protestato, seppur in modo non incisivo, con Conte e Di Maio: “Era un momento già critico per il paese, c’era stato il crollo del ponte Morandi. Dissentivo dalla linea di Salvini e del governo ma non trovai l’appoggio del M5s e dell’esecutivo. Quando scoppiò la vicenda Open Arms, mi rifiutai fermamente di apporre la firma al provvedimento. Prima ancora decisi di inviare la Marina perché avevamo ricevuto un’informazione da parte del Tribunale dei Minori che diceva che c’erano molti minori a bordo, tra cui due neonati di 9 mesi. Matteo Salvini – continua – si rifiutava di farli scendere. Le condizioni del mare però peggiorarono velocemente, un trasbordo sarebbe stato impossibile e quindi le navi della Marina semplicemente seguirono Open Arms per sicurezza. Poi intervenne il Tar che annullò il primo decreto Open Arms, dicendo che i migranti a bordo stavano vivendo condizioni disumane contro ogni regola e ogni diritto. A quel punto Matteo Salvini reiterò il decreto e io decisi di non firmarlo. Avvisai prima Conte e Di Maio, ma non avrei firmato comunque, anche se non mi avessero dato l’ok. Di fronte a una cosa del genere la politica deve rispondere a esigenze che non possono mascherare azioni politiche. Bisogna agire e basta”.

Circa il processo, Trenta commenta: “Spero ovviamente che Salvini non sia condannato perché forse lui pensava veramente che stesse facendo qualcosa per i confini. Io dico invece che i confini si debbano tutelare nel rispetto delle leggi nazionali e del diritto internazionale. Tra l’altro, c’ero io a difendere i confini, non era Salvini il ministro della Difesa. Ma lui voleva fare anche quello. Mi auguro in ogni caso – conclude l’ex ministra – che la proposta del pm sia esemplare per dire che nessuno può esercitare al di fuori di quelle che sono le normative di uno Stato e le norme internazionali che ci guidano”.

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Grillo risponde a Conte: “Demolisci i presidi democratici del M5s, valuto se sottoporre le tue minacce agli organi interni. Miei compensi congrui”

Difende i contratti che lo legano ai 5 stelle, considera “congrui” i suoi compensi e accusa ancora Giuseppe Conte di voler stravolgere “l’identità e i valori del Movimento”. L’ennesima replica di Beppe Grillo arriva sottoforma di lettera indirizzata al “caro Giuseppe” e pubblicata dal sito de Il Foglio. Il fondatore e il presidente dei 5 stelle non si parlano più, ma continuano a litigare a distanza, a colpi di post, missive e mail. Tutti diffuso a mezzo stampa. Dopo gli ultimi attacchi di Grillo, contrario all’Assemblea costituente del Movimento che potrebbe cambiare nome, simbolo e pure la regola sul limite dei due mandati per gli eletti, Conte aveva risposto inviando una pec con cui comunicava la possibilità di sospendere i contratti che legano il fondatore al M5s, compreso quello da 300mila euro l’anno per la comunicazione.

“Manovre striscianti per demolire la democrazia del M5s” – Una mail che aveva amareggiato il comico. E infatti, neanche 48 ore dopo, ecco che Grillo risponde con un’altra lettera. “Caro Giuseppe, mi scrivi accusandomi per l’ennesima volta – dopo averlo fatto più volte pubblicamente – di avere una visione padronale del movimento e contraria suoi valori democratici. La verità è che, al contrario, ho sempre inteso tutelare i valori democratici su cui il movimento è stato fondato. Dunque, se proprio vogliamo parlare di atteggiamenti contrari ai valori democratici del movimento, questi sono da trovare nelle manovre striscianti con cui si sta tentando di demolirne i presidi, invocando ipocritamente un presunto processo democratico, che, come sai bene (ma fingi di non sapere) non può prescinderne”, è l’incipit della missiva di Grillo. “Vorrei però tenermi alla larga dal girone in cui alcuni di voi sembrano essere sprofondati, per condurvi lungo la natural burella e farvi rivedere le nostre prime stelle, partendo dagli inizi del movimento, che nasce innanzitutto per realizzare una democrazia più autentica e vicina ai cittadini”, continua il fondatore.

“Mi riservo di sottoporre le tue minacce agli organi del M5s” – Grillo poi attacca ancora l’ex premier. “Accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici”, sostiene il comico. “Le ragioni per cui è in corso un tentativo di demolire i presidi democratici del movimento sono peraltro ben note, e non rispondono certo ai suoi valori democratici, ma agli interessi di pochi”, prosegue il garante. Che poi aggiunge, riferendosi sempre a Conte: “Mi riservo di valutare il da farsi, eventualmente anche sottoponendo le tue minacce agli organi competenti” del M5s. Insomma a Grillo non è andata giù l’accusa lanciata da Conte di voler “comprimere il confronto” interno.

“Io padronale? Specchio delle tue intenzioni” – Poi il comico torna a fare muro sui due mandati, citando un suo post recente in cui ricordava che “Gianroberto e io abbiamo voluto prevenire i rischi delle altre forze politiche, che tendevano a sclerotizzarsi e alienarsi dai cittadini. Il limite del doppio mandato nasce proprio dalla volontà di prevenire questi rischi. Dunque, sostenere che l’insindacabilità di certe regole sia incompatibile con i valori democratici del movimento è non solo un ovvio controsenso, ma è addirittura un ribaltamento della realtà, che rivela, viceversa, le reali intenzioni di chi invece vorrebbe metterle in discussione. Sicché, accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici. Tant’è vero che nessun’altro fondatore di una forza politica ha mai avuto il coraggio, l’altruismo e la fantasia di non porsi al suo vertice, ma solo di ritagliarsi un ruolo di garanzia, come abbiamo fatto Gianroberto e io”.

“Miei compensi congrui alla mia funzione” – Quindi Grillo replica all’avvertimento di Conte, relativo ai contratti che lo legano ai 5 stelle, compreso quello da 300mila euro per contribuire alla comunicazione del Movimento. “Concludo rispondendo alla tua minaccia di sospendere gli impegni assunti dal movimento nei miei confronti, questa sì indegnamente strumentale e indebita, essendo essi strettamente legati alle funzioni che ho svolto e continuo svolgere per il movimento”. Il comico torna poi a definirsi “elevato”, aggettivo che Conte aveva contestato alla Festa del Fatto. “Nella mia qualità di ‘elevato’ – scrive il garante dei 5 stelle – mi astengo dal scendere così in basso rispondendo a tono, ma mi limito a osservare che gli impegni di manleva sarebbero comunque dovuti, a prescindere da un impegno contrattuale in tal senso, mentre i miei ‘compensi‘- che in realtà, come sai, coprono anche i costi d’ufficio della funzione che svolgo per il movimento – sono non solo congrui per la mia funzione e i relativi costi, ma lo sono a maggior ragione nel momento in cui è in corso un tentativo di stravolgere l’identità e i valori del movimento“. A questo punto Grillo invita Conte “piuttosto, a rispondere quanto prima alle mie richieste di chiarimenti sul processo che porterà alla assemblea ‘costituente del prossimo ottobre”

“Operazioni funzionali all’interesse di pochi” – Nella sua lettera, il garante sembra poi negare l’ipotesi scissione. “In questi giorni stiamo assistendo allo spettacolo delle tempeste ormonali di commentatori eccitati al pensiero di ciò che potrebbe accadere, che speculano su battaglie, scissioni, contese sul nome e sul simbolo, e così via. E’ uno spettacolo che francamente non m’interessa, e che trovo nauseante, perché il suo risultato sarebbe comunque dannoso per tutti. Quindi mi auguro che non sia messo in scena”. Quindi rilancia ancora una volta la sua posizione: “Ciò posto è ormai diventato irrinunciabile tornare ai veri valori democratici del movimento, senza operazioni funzionali all’interesse di pochi. Il fatto che si cerchi di impedirlo con il metodo di legittimazione popolare tipico delle autocrazie non è certo un buon segno, ma quale che sia il suo risultato non potrà certo tradire i tratti distintivi e i valori del movimento, a prescindere dalla titolarità del nome e del simbolo, che peraltro è già stata accertata giudizialmente”.

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lunedì 16 settembre 2024

Ius scholae, Ricciardi (M5s) al governo: “Perché non volete approvarlo? Il vostro cinismo si oppone ai diritti dei bambini”

“Tutto ruota intorno a una semplice domanda: perché. Perché dare la cittadinanza a dei bambini che hanno concluso un ciclo scolastico non si può fare. Due bambini con un colore della pelle diverso non si considerano diversi tra loro, siamo noi che lo facciamo, sono le istituzioni a farlo”. Lo ha detto il deputato del Movimento 5 stelle, Riccardo Ricciardi, intervenuto alla Camera durante la discussione della mozione, promossa dalla collega del Pd, Ouidad Bakkali, sulla riforma della disciplina in materia di cittadinanza, rivolgendosi al governo guidato da Giorgia Meloni. “In questa posizione c’è tutto il vostro cinismo. So che in termini di principio non vi cambia nulla, semplicemente dovete raccogliere consenso elettorale”.

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La lettera di diffida di Grillo a Conte: “Non è possibile votare su nome, simbolo e mandati”

Tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è il momento delle carte bollate. Il fondatore e attuale garante del Movimento Cinque ha inviato una diffida al presidente nella quale ribadisce, ora formalmente, di non aprire un “confronto deliberativo” su “principi fondativi” come nome, simbolo e regola del doppio mandato. Nella lettera recapitata lo scorso 5 settembre all’ex presidente del Consiglio – che ha già risposto avvisando che di valutare la sospensione dei contratti -, Grillo scrive che “non è possibile né aprire un confronto deliberativo” né “deliberare o mettere in discussione tra gli iscritti i principi fondativi del Movimento 5 Stelle”. E avvisa che se le direttive non verranno rispettate “sarò costretto a esercitare miei poteri”.

Questi principi, sottolinea il garante, “elementi che costituiscono i nostri valori fondamentali e sono imprescindibili per la vita attuale e futura del Movimento 5 Stelle e dunque – mette in guardia Grillo – nessuna consultazione tra gli iscritti potrà avere ad oggetto eventuali modifiche del nome del Movimento 5 Stelle, delle modifiche o dell’uso del simbolo e della regola dei due mandati, come specificato nel mio post del 20 agosto”. Ma non è tutto. Secondo Grillo, non vi è spazio per una discussione nemmeno su “quegli ulteriori temi che dovessero risultare anche all’esito della consultazione tra gli iscritti in netto contrasto con i principi fondativi del Movimento 5 Stelle, come ideato e fondato da me e Gianroberto Casaleggio”.

La lettera – rimarca Grillo – “vale ad ogni effetto di legge e si formula espressa avvertenza che, in difetto di quanto sopra, sarò costretto ad esercitare tutti i miei poteri e prerogative per impedire che i nostri valori e principi vengano stravolti e snaturati”. Poteri che vengono richiamati da Grillo nell’incipit della mail: “Nella mia qualità di garante del Movimento 5 Stelle scrivo per ribadire formalmente la mia posizione sulla imminente Assemblea costituente degli iscritti che è la seguente”. Il fondatore fa riferimento anche alle “prerogative concessemi dallo Statuto” ovvero quelle indicate nell’articolo 12 e “che possono essere riassunte nella mia posizione di custode dei Valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 Stelle e di interpretare in modo insindacabile le previsioni statutarie”.

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domenica 15 settembre 2024

“Vuole farmi fuori dal Movimento”: fonti vicine a Grillo raccontano lo sfogo del fondatore dopo una nuova lettera di Conte

Lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte sul futuro del Movimento 5 stelle si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo i post, gli incontri mancati e le lettere aperte, ora il livello del conflitto si allarga a non meglio precisate “fonti” vicine al fondatore che consegnano alle agenzie retroscena su una nuova lettera che lo stesso Conte avrebbe scritto al “sopraelevato” (Conte dixit). A queste stesse fonti Beppe Grillo si sarebbe mostrato “estremamente infastidito” per una lettera privata ricevuta nei giorni scorsi. I toni e i contenuti della missiva sarebbero – sempre secondo il Garante del M5s – al “limite del ricatto”. Grillo avrebbe espresso “pieno disappunto” per le scelte dell’ex premier, compresa l’ultima foto dopo la partecipazione del leader M5s al “patto della birra” con i vertici di Avs e la leader del Pd Elly Schlein. Secondo Grillo – o meglio, secondo le fonti che lo raccontano – la Costituente sarebbe dunque solo “una farsa per farlo fuori” e consentire a Conte di farsi “un partito tutto suo”. Grillo avrebbe criticato la partecipazione del leader M5s alla festa di Avs con Schlein: “Queste scelte perché non vengono decise alla Costituente? E viene esclusa la Comunità 5 Stelle?”, sarebbero le domande poste dal Garante ai suoi interlocutori. “E poi sarei io il padre padrone?”, avrebbe aggiunto.

Le stesse fonti sostengono poi che qualora la lettera di Conte venisse resa pubblica, potrebbe “mettere in seria difficoltà” l’immagine del presidente del Movimento. Resta da capire – è il ragionamento – se Conte vorrà rendere pubblica la lettera alla Comunità 5 Stelle per mettere a “tacere ogni dubbio”. Nella missiva Conte avrebbe tirato in ballo e messo in discussione sia il contratto per la comunicazione che Grillo ha con il M5S, sia la clausola di manleva a suo favore, in risposta agli stop arrivati dal garante rispetto alle ipotesi di modifica del simbolo o di regole fondanti del Movimento come quella dei due mandati.

Seguendo il filo del ragionamento, la lettera di Conte sarebbe la risposta (privata) alla lettera (pubblica) che due giorni fa Grillo aveva affidato al blog. Nella lettera il fondatore aveva pesantemente criticato l’organizzazione della assemblea costituente prevista per il momento a ottobre a Roma, arrivando a paventare di partecipare di persona. Presenza non prevista a norma di Statuto e di regolamento, dicono dal M5S. Il fondatore chiedeva poi di sapere quale sarà l’ordine di priorità sulle proposte già pervenute – oltre 22mila – e su come verranno sorteggiati i 300 militanti che parteciperanno ai tavoli tematici. Inoltre, chiedeva di capire come e da chi verrà preparato il documento finale che dovrà riassumere le varie proposte. “Ti sarei grato se volessi rispondere con cortese sollecitudine” concludeva con freddezza rivolgendosi all’ex premier. Del resto tre giorni prima lo stesso Grillo aveva scritto al comitato dei garanti del M5S – Roberto Fico, Laura Bottici e soprattutto Virginia Raggi che di Grillo viene considerata ancora una fedelissima. E c’è da giurare che non sarà questo l’ultimo scambio.

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Travaglio a La7: “Grillo? Saper uscire di scena è più importante che entrarci. Faccia il padre nobile e prenda esempio da Bersani e Prodi”

“Fino a qualche mese fa tra Grillo e Conte chi incarnava lo spirito del M5s delle origini era sicuramente Grillo. Poi quest’estate c’è stata una incredibile inversione di ruoli, per cui adesso Grillo è Conte e Conte è Grillo“. Così nella trasmissione In altre parole (La7) il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio si pronuncia sulla disamistade tra il fondatore del M5s, Beppe Grillo, e il suo attuale presidente Giuseppe Conte.

“Grillo – spiega Travaglio – ha sempre accusato Conte di essere un leguleio, uno che va per commi, sotto-commi, cavilli e vie legali. Adesso è Grillo che va per vie legali, consulta avvocati, minaccia ricorsi, emette diffide, vuole fare gli incontri di caminetto per decidere prima quello che l’assemblea ricostituente del M5s dovrà decidere a ottobre o a novembre. Conte, invece, cioè l’avvocato e professore, sta spiegando a Grillo che uno vale uno, che la democrazia dal basso è partecipativa, che se fai un’assemblea con gli iscritti sono loro che votano e decidono, non sei tu che decidi prima quello che devono votare loro dopo. Quindi – aggiunge – è incredibile che Conte, che 15 anni fa, quando il M5s è nato, non c’era, adesso stia spiegando a Grillo i fondamentali delle origini, che fino a qualche anno fa spiegava Grillo“.

Il direttore del Fatto cita le reazioni social della base del Movimento alle ultime iniziative legali di Grillo: “C’è stata una scarica di insulti, perché gli dicono: come puoi non accompagnare la tua creatura, che ha fatto così tanta strada, che è in piedi da 15 anni nonostante la dessero tutti per morta dal primo giorno, che ancora combatte e che sta risalendo nei sondaggi? Grillo – continua – dovrebbe accompagnare la sua creatura con la magnanimità e la generosità del padre nobile, come stanno facendo col Pd Bersani e Prodi, che mi dicono sia cattivissimo ma non vive di rancori. Come fai a ridurti a vivere di rancori? Ma sii felice di quello che hanno fatto i tuoi ragazzi invece di trattare la tua creatura come se fosse una proprietà tua. Sapere uscire di scena è molto più importante che saperci entrare“.

Massimo Gramellini chiede provocatoriamente a Travaglio come si comporterebbe se dovesse lasciare Il Fatto Quotidiano.
“Spero di non mettermi a sputare sul Fatto – risponde ironicamente Travaglio che cita il contratto annuale di Grillo col M5s – soprattutto se mi danno 300mila euro all’anno per consulenza d’immagine”.

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mercoledì 11 settembre 2024

Maserati “a prezzo speciale” per gli operai, l’ira delle opposizioni: “Lavoratori presi in giro. Urso venga in Aula per informativa urgente”

Opposizioni sul piede di guerra alla Camera dopo l’ultima beffa ai lavoratori Stellantis che hanno ricevuto dall’azienda una mail per una “offerta” per l’acquisto di una Maserati. “Chiediamo un’informativa urgente al ministro Urso. Per noi è scioccante, dopo lo stop agli stabilimenti e l’annuncio di altri mesi di cassa integrazione, vedere un’offerta da parte dell’azienda dell’acquisto di una Maserati a prezzi scontati. È un insulto alla decenza che fa alzare il livello di conflitto in questo paese”, attacca Marco Grimaldi di Avs. “Non so se Tavares ascolterà mai questo intervento. Lo diciamo però agli Elkann, la vicenda sta superando il segno. E lo diciamo al governo. Siamo uniti nel chiedere dignità per i lavoratori e le lavoratrici, perché siamo diventati il luogo della cassa integrazione”.

“Ora non siamo solo contro i lavoratori, ma siamo alla presa in giro dei lavoratori – insiste subito dopo Chiara Appendino – Immaginate di essere in cassa integrazione e di vivere con l’ansia del domani, magari arrivate a 1100 euro al mese, e da anni vedete un’azienda che scappa e un amministratore che guadagna più di 750 volte l’operaio. E cosa succede? Un giorno aprite la mail e trovate un’azienda che vi prende per i fondelli”. “Io fossi un lavoratore mi sentirei abbandonato e sarei arrabbiato – prosegue – Chiediamo a Urso di venire a dirci cosa vuole fare e a Meloni di convocare la proprietà e l’ad”.

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Passa alla Camera la norma anti-dissenso: carcere fino a due anni per chi blocca le strade. “Colpiti studenti, eco-attivisti e lavoratori”

Carcere da sei mesi a due anni, senza l’alternativa della pena pecuniaria, per chi “impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata ostruendo la stessa con il proprio corpo, se il fatto è commesso da più persone riunite”. L’Aula della Camera ha approvato l’articolo 14 del ddl sicurezza, varato a novembre dal governo su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nel quale è contenuta la norma battezzata dalle opposizioni “anti-Gandhi” (copyright del deputato di Verdi-Sinistra Devis Dori): una volta che il provvedimento sarà approvato da entrambi i rami del Parlamento, diventeranno reato i blocchi stradali messi in atto dagli eco-attivisti di Ultima generazione per sensibilizzare sulla crisi climatica, finora semplici illeciti amministrativi puniti con una sanzione da mille a quattromila euro. Se invece il blocco è messo in atto da una persona sola, la pena sarà della reclusione fino a un mese o della multa fino a trecento euro.

Il voto in Aula è stato accompagnato dalle dure proteste delle opposizioni. La deputata Pd Laura Boldrini parla di “un articolo liberticida contro i lavoratori e gli eco-attivisti“, mentre il compagno di partito Gianni Cuperlo avverte che la norma potrà colpire anche le manifestazioni studentesche. “Sarò una delle prime ad essere imputate, io non smetterò di andare fuori dalle fabbriche con i lavoratori sfruttati”, promette Stefania Ascari del Movimento 5 stelle. Per Angelo Bonelli l’approvazione del nuovo reato “segna una svolta storica per la qualità della nostra democrazia”, ovviamemnte in negativo: “Ricordiamo gli operai Whirlpool ed ex Ilva che hanno occupato le strade” per rivendicare diritti. Oggi la vostra risposta alle crisi sociali è il carcere, e questo è drammatico”, attacca.

“Il carcere per chi esprime il dissenso è liberticida e va contro la Costituzione. Resistenza significa anche sedersi per terra con le mani alzate. Oppure rimanere fermi, oppure sdraiarsi per terra. Non è resistenza violenta ma semplice e legittimo rifiuto civico non violento”, denuncia Sergio Costa, vicepresidente M5s della Camera ed ex ministro dell’Ambiente. “Ritengo che l’equilibrio tra l’ordine pubblico e la tutela dei diritti civili debba essere il principio cardine in ogni discussione su temi così delicati. Questo articolo, per come è scritto, è chiaramente mirato a vietare le manifestazioni di dissenso dell’attivismo ambientale. Devono essere garantite tutte le forme di dissenso, purché pacifiche. Stiamo sfociando nella criminalizzazione indiscriminata dell’attivismo e delle legittime forme di protesta, ed è molto, molto grave”, sottolinea. Il deputato Pd Arturo Scotto ricorda a sua volta “il caso degli operai della Whirlpool di Napoli, che per tre anni hanno tenuta viva una vertenza difficilissima per salvare trecento posti di lavoro: hanno fatto ben dieci blocchi stradali a cui hanno partecipato centinaia di persone. Hanno bloccato porto, aeroporto, strade e ferrovie. Con questa norma sarebbero finiti in galera per due anni. È una follia trasformare il dissenso in un illecito penale”.

Già lo scorso giugno, quando la norma era passata in Commissione, dal centrosinistra si era gridato alla repressione. “Il governo mira a colpire il diritto dei cittadini a manifestare, criminalizza il dissenso pacifico e meramente passivo”, denunciava il deputato M5s Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale Antimafia. Valentina D’Orso, capogruppo pentastellata in Commissione Giustizia, sottolineava che in questo modo la maggioranza “alza volutamente l’asticella della conflittualità sociale e sa di esporre le forze dell’ordine a maggiori rischi. Per questo rafforza alcuni strumenti e tutele degli agenti: non allo scopo di dar loro maggiore dignità, ma per provare a proteggerli dalla crescente tensione che lo stesso governo con le sue scelte politiche sta creando, reprimendo per via normativa la manifestazione pacifica del dissenso. È un piano inclinato pericolosissimo e inquietante per la nostra democrazia”, avvertiva. Devis Dori, di Alleanza Verdi e Sinistra, invece ironizzava: “Il testo di questo provvedimento è stato scritto da qualcuno che aveva un manganello in mano, non una penna”.

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lunedì 9 settembre 2024

M5s, il messaggio di Virginia Raggi a Giuseppe Conte: “Se lo statuto dà dei poteri a Beppe Grillo e lui li esercita fa bene”

Beppe Grillo o Giuseppe Conte? “Oggi il M5s ha uno statuto che è una sorta di regolamento che disciplina cosa si può fare e cosa non si può fare nel M5s. Se questo statuto dà a Beppe Grillo dei poteri e lui li esercita fa bene. La cosa più brutta è trasformarsi in quello che si è sempre detto di voler combattere, è terribile”. A dirlo è l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi nella prima puntata di A casa di Maria, il nuovo programma di Maria Latella in onda da domani, 10 settembre, in seconda serata su Rai3. E se finisse a carte bollate?, chiede Latella. “Sicuramente non sarei io l’avvocato – ironizza Raggi – La questione mi lascia un po’ scossa, turbata. Mi dispiace molto, da persona che ha creduto molto e crede nel Movimento. Se si arriverà alle carte bollate se la vedranno gli avvocati”.

Non c’è un M5s a cui è più affezionata, tra quello delle origini di Grillo e quello più recente di Conte, risponde l’ex sindaca. “Sono entrata nel Movimento nel 2010-2011 – racconta -, quando rappresentava un’idea diversa di fare politica. Proviamo a fare politica mettendo insieme le buone idee e superando determinate ideologie e cerchiamo di lavorare concretamente per il benessere dei cittadini. Io ho deciso di entrare in politica per quel progetto, in quello mi riconosco. Se avessi voluto fare politica per fare politica forse sarei entrata in un partito. Io ho fatto una scelta diversa. Il Movimento nasce come idea, come metodo, come possibilità e io credo che oggi ci sia bisogno di tornare a quel metodo e a quel laboratorio, altrimenti si diventa solo la brutta copia degli altri partiti”. Raggi racconta che sente Grillo regolarmente, compresi gli auguri per le vacanze.

L’ex dirigente del Movimento dice di non credere al cosiddetto campo largo e in generale alla permanenza stabile dei 5 Stelle nel centro sinistra. “Il Movimento – risponde Raggi alla domanda di Maria Latella – è nato con una missione totalmente diversa, quella di presentarsi come alternativa al sistema all’epoca bipolare, ma il bipolarismo sta tornando forte. Rappresentava un’alternativa per tanti elettori che non si riconoscevano più né a destra né a sinistra. Abbiamo sempre combattuto i partiti tradizionali quindi oggi andare a braccetto direttamente con loro francamente mi sembra una regressione totale, quasi un tradire la missione del Movimento”. Secondo l’ex sindaca “moltissimi elettori si sono allontanati perché il M5s ha iniziato a compiere una serie di movimenti non chiari, e continuare a rimanere in quell’ambito non credo avvicinerà altri elettori. Anzi, li farà allontanare. Perché un elettore tra un partito di sinistra, storico, radicato sul territorio come è sicuramente il Pd, e il M5s che si ricicla come partito di sinistra, forse sceglie l’originale e non la copia“.

Quanto alle leader che guidano i due principali partiti italiani Virginia Raggi risponde da una parte che la premier Giorgia Meloni “premesso che ci sono delle differenze politiche incolmabili”, “è una donna molto tenace che sa quello che vuole e che è riuscita da 4% del suo partito, quando era all’opposizione, ad arrivare a governare un Paese. Nel bene e nel male è tenace e determinata”. Dall’altra parte la segretaria del Pd Elly Schlein “è riuscita contro tutti i pronostici a riprendersi il partito e riportarlo un po’ più a sinistra di quanto non lo avessero fatto i suoi predecessori, però mi sento francamente molto lontana da entrambe“.

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domenica 8 settembre 2024

Conte alla Festa del Fatto: “Renzi presenza inquinante, non potremmo mai lavorare con lui. Rispetto il ruolo di fondatore di Grillo, ma nel M5s non può esserci un sopraelevato”

Matteo Renzi? “Una presenza inquinante, non potremmo mai lavorare con lui”. L’attacco di Beppe Grillo? “Rispetto il suo ruolo di fondatore, ma nel Movimento 5 stelle non può essere un sopraelevato rispetto alla comunità”. Il percorso di rilancio dei Cinque stelle? “C’è ricetta che non funziona più, oggi non dobbiamo interpretare i bisogni di 15 anni fa ma progettare la società del domani”. I presunti complotti denunciati da alcuni esponenti del governo di Giorgia Meloni? “Di prove di complotti non ne abbiamo, la prova della loro incapacità è acclarata da tempo”. Le dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro? “Ma Daniela Santanchè resta al suo posto? E Delmastro e Lollobrigida? Sangiuliano era un eccentrico, non era un uomo di partito”. Dai problemi interni ai 5 stelle, alle interlocuzioni col Pd fino alle critiche al governo: Giuseppe Conte tocca tutti i temi più delicati dell’attualità politica.

“Renzi? E’ il popolo italiano che non si fida più di lui” – A cominciare da quello più spinoso: l’ipotesi di un’apertura da parte del Pd di Elly Schlein al ritorno di Matteo Renzi nella coalizione. “Noi non potremo mai lavorare con Renzi e costruire un progetto con Renzi”, ha detto il leader del Movimento 5 stelle alla festa del Fatto Quotidiano, in corso alla Casa del Jazz di Roma. Numerosi i “buu” e i “fuori” che si sono sentiti tra il pubblico, quando i giornalisti Paola Zanca e Luca Sommi hanno chiesto all’ex premier di un possibile ritorno del leader d’Italia viva nel campo del centrosinistra. “Renzi dice che mi porto la claque? Mi sa che me la porto dappertutto perché ovunque vada è così. La fiducia di un personaggio politico la si vede anche dall’indice di gradimento, è il popolo italiano che non si fida di Renzi. Sto campo largo, ma che vuol dire campo largo? Chiunque passa? Fino a ieri ha votato con la Meloni poi ha perso le elezioni e torna. Hanno lanciato anche le firme contro il reddito di cittadinanza, è una parabola politica che non funziona. Poi noi siamo in politica per contrastare l’affarismo”, ha detto Conte. E a proposito di affari, l’ex premier ha attaccato il leader d’Italia viva:”Renzi è votato al campo degli affari, sta facendo affari in tutto il mondo. Ora si sta ingegnando a entrare nella partita del litio, bravissimo, vale tanto. Ma che c’entra con la politica?”.

“Renzi affarista, cosa c’entra la politica” – Alla domanda se si sia già confrontato con la leader del Pd Elly Schlein sul motivo per cui ha riaperto a Renzi, Conte ha risposto: “Avremo modo di parlarne sicuramente. Noi con Pd e Avs stiamo lavorando e non si parte da zero, non stiamo a pettinare le bambole.Stiamo cercando di costruire un progetto alternativo, ma non si può fare con persone che escono ed entrano”. E ancora: “Un progetto alternativo non puoi farlo con persone che contaminano. Questo campo largo, questa formula che significa? Questo campo deve essere coeso, loro hanno fatto il Jobs Act e sono convinti, non vogliono il salario minimo, sono contro il reddito di cittadinanza. Noi siamo in politica per contrastare l’affarismo, non può essere che ti appropri per le istituzioni per fare affari”, ha aggiunto, riferendosi sempre al leader di Italia viva. Poi ha detto: “Se qualcuno pensa, con queste presenze inquinanti di rovinare i nostri principi e valori non ci riuscirà”. In ogni caso, ha continuato l’ex premier, “noi questa fretta di andare al Governo non ce l’abbiamo, o per lo meno ce l’abbiamo per mandare a casa Meloni, ma l’alternativa deve essere credibile per essere vincente”.

“Il rilancio M5s? C’era una ricetta che non funziona più” – Altro tema fondamentale dell’intervista è quello relativo al processo di rilancio dei 5 stelle. Solo pochi giorni fa Beppe Grillo ha nuovamente attaccato Conte con un post durissimo in cui accusa l’ex premier addirittura di volere “abbattere il M5s“. Come replica Conte? “Ho sempre rispettato e continuo a rispettare il suo ruolo di fondatore, nessuno può oscurare questo grande progetto che è il Movimento. Solo che c’è una ricetta che non funziona più, non bisogna più interpretare i bisogni di 15 anni fa, na dobbiamo cercare di capire come progettare la società di domani”, ha detto l’ex presidente del consiglio, riferendosi al processo costituente del M5s. “Il modo migliore per attualizzare i principi del Movimento è lanciare un progetto costituente. In nessun partito politico in Italia e in Europa si è mai realizzato un processo costituente come il nostro che parte dal basso”. Grillo ha soprattutto messo il veto a eventuali modifiche sul simbolo, sulla regola del doppio mandato e sul nome. “Ma il simbolo è già cambiato, è cambiato più volte nella storia del Movimento: da ultimo abbiamo messo la parola Pace – ha detto Conte . E anche la regola sul doppio mandato: si sono inventati con Grillo compiacente il mandato zero per i consiglieri comunali. E io non c’ero. Se alla fine del nostro processo il simbolo rimane identico a me va benissimo, ma è la base che decide. Ma nessuno può dire di questo si può discutere e di questo no”. Interpellato sul contenuti del contratto firmato dal garante relativi al simbolo, Conte ha poi spiegato: “In passato sono stato accusato da Grillo stesso di essere un leguleio. Gli avvocati se ne occuperanno, io sono qui a fare il leader di una comunità politica. Ci sono avvocati, ma sono tranquillissimo: l’impegno a non sollevare contestazioni su simbolo è nero su bianco e il garante dovrebbe rispettare un impegno contrattuale”. Ma è possibile che esista un Movimento senza Grillo? “Non ci abbiamo mai pensato, mi sorprenderebbe tanto. Sarebbe la massima contraddizione, significherebbe che in tutta l’architettura qualcosa non andava: chi ha lanciato l’idea della democrazia dal basso viene meno adesso che si realizza un vero processo di partecipazione. Ma in passato chi è stato visionario perché era considerato visionario? Perché si è richiamato alle origini? O perché ha guardato avanti?”. Ma come va oggi il rapporto tra Conte e Grillo? Continuano a sentirsi? “Purtroppo dopo queste sue uscite non mi ha più chiamato”, ha detto il leader dei 5 stelle. Che poi ha puntualizzato: “Questa non è questione Grillo-Conte, ma una questione Grillo-comunità che vuole discutere. E’ un principio politico e giuridico. Io non accetterò mai di vivere in una comunità in cui c’è un soggetto sopraelevato rispetto alla comunità stessa. E’ un principio antidemocratico. Se passa questo principio – e non vedo come possa passare – io non potrei esserci”.

“Serve una legge per cacciare i partiti dalla Rai” – Conte ha pure commentato le dimissioni di Sangiuliano da ministro della Cultura. “Ho mostrato la mia solidarietà umana, non politica. Poi è emerso che si è dimesso anche se prima Meloni aveva detto no. E Santanchè, Lollobrigida e Delmastro ce li teniamo? Semplice: lui era un esterno, non era un uomo di partito. Per Giorgia Meloni l’importante è consolidare il suo nucleo”. E a proposito delle accuse di complotto lanciate da alcuni esponenti di governo, l’ex premier ha replicato: “Se fai il presidente del Consiglio e non sei accomodante è chiaro che ci sono apparati dello Stato, lobby, che cercano di costruire cricche, è un dato di fatto e io essendo assolutamente allergico a questo, ho avuto spesso la sensazione di trabocchetti e insidie. Però mai mi avete sentito parlare di complotti, perché se sei presidente del Consiglio lavori, punto. Non fai questo vittimismo”. E ha sottolineato: “Di prove di complotti non ne abbiamo, la prova della loro incapacità è acclarata da tempo”. Ma in questo momento così delicato a livello internazionale, come si sarebbe comportato Conte se fosse stato ancora a Palazzo Chigi? “Mi sarei incazzato per la piega che stava prendendo la situazione e mi sarei fatto sentire con gli altri leader”. Anche con gli Stati Uniti? “Sì, sei uno scendiletto o sei un alleato? Io ho sottoscritto la via della Seta facendo arrabbiare Trump, e dicono che sono amico di Trump…”. Un passaggio anche sulla Rai. “Se esite Telemeloni? Certo, ma perché c’è una legge che lo consente. Non è che se prima era TelePd era migliore. Il problema è la legge, noi stiamo per lanciare gli Stati generale per un progetto di riforma della Rai. Il primo obiettivo è fuori la politica, i partiti, dalla Rai”, ha detto il leader dei 5 stelle. Prima, però, ci sarà da eleggere il nuovo presidente di viale Mazzini: “Noi non siamo mai stati gli utili idioti di nessuno. Nessuno si aspetti i nostri voti per accreditare…Portino presidenti autorevoli, indipendenti e li valutiamo. Se si accomodano su soluzioni partiticamente congeniali non ci riguarda”.

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giovedì 5 settembre 2024

Grillo attacca Conte in un nuovo post: “Siamo a un bivio, visioni opposte. Vuole abbattere il M5s”

Un nuovo post sul suo blog per certificare lo strappo. Beppe Grillo insiste nella contrapposizione con Giuseppe Conte in vista dell’assemblea costituente dei Cinque Stelle in programma il prossimo mese. E lo fa con parole nette: “Ormai è chiaro come il sole: a ottobre vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di cosa debba essere il Movimento 5 Stelle. La prima è di una politica che nasce dal basso, e non da politici di professione, la seconda è quella di Giuseppe Conte”, è l’inizio del post intitolato Repetita Iuvant 2.

Ripercorrendo la storia del Movimento, definito una “forza politica diversa” e “alternativa ai partiti tradizionali, ormai incrostati da decenni di politici zombie, più attenti ai propri interessi che a quelli dei cittadini che dovrebbero rappresentare”, il fondatore dei Cinque Stelle sottolinea: “Sapevamo fin dall’inizio che il pericolo di cadere nello stesso tranello incombe su ogni forza politica, perché ogni rappresentante tende inevitabilmente a mettere se stesso al centro, sacrificando l’interesse collettivo. È una storia vecchia quanto il mondo: da secoli le comunità si ingegnano per trovare regole che possano arginare questa deriva”.

Un preambolo per arrivare al dunque: “Non esistono regole perfette, ma è evidente che i conflitti d’interesse si acuiscono quando i rappresentanti si chiudono nei loro privilegi e si rifiutano di lasciare lo spazio agli altri. È un comportamento dettato dal naturale egoismo umano, radicato e difficile da sradicare. Proprio per questo, Gianroberto ed io abbiamo capito che, per creare un modello diverso dai partiti tradizionali, dovevamo stabilire alcune regole fondamentali, inviolabili”. I principi fondativi, avvisa quindi Grillo, sono “non negoziabili” perché “se vengono scardinati fanno crollare le fondamenta di una casa che mattone dopo mattone abbiamo costruito insieme a voi in tutti questi anni”.

Insomma: nessuno tocchi il simbolo, il nome e la regola del secondo mandato. Quindi sferra l’attacco all’attuale presidente dei Cinque Stelle: “Ad oggi non mi sembra si stia compiendo un’opera di rinnovamento, ma un’opera di abbattimento, per costruire qualcosa di totalmente nuovo, che nulla ha a che spartire con il Movimento”. Quindi torna sul post del 20 agosto in cui chiedeva di non scardinare i tre pilastri: “Dopo la pubblicazione del suddetto post, Giuseppe Conte pubblicava un video di lancio dell’Assemblea Costituente in cui dichiarava che sia il simbolo, che il nome, che anche le regole del M5S avrebbero potuto subire modifiche”, aggiunge.

Quindi sottolinea: “Ora, esplicito ancora di più quanto avevo inteso già fare con quel post, purtroppo ignorato dal Presidente Conte: esercitare i diritti che lo Statuto mi riconosce in qualità di Garante, ossia custode dei Valori fondamentali dell’azione politica del MoVimento 5 Stelle. E quindi, secondo quanto afferma l’art. 12, lettera a) numero 2, ribadisco che ci sono degli elementi imprescindibili del Movimento 5 Stelle che devono restare tali affinché il Movimento possa ancora dirsi tale: il nome, il simbolo e la regola dei due mandati”. Quindi la chiusura al vetriolo: “Aggiungo che è vero che ‘nessuno deve temere una comunità che discute’… ma nemmeno chi decide liste bloccate e abbracci mortali senza discuterne con la comunità”.

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mercoledì 4 settembre 2024

Anche il M5S è vittima del tecnottimismo e deve tornare a guardare la realtà: le mie proposte

Se la rivoluzione industriale è stata caratterizzata dall’avvento delle macchine e di nuove fonti di energia inanimate (1), oggi i mutamenti in campo economico, tecnologico ed energetico spingono gli studiosi e sociologi a parlare di società post industriale, con Daniel Bell e Jeremy Rifkin che hanno postulato l’inizio della terza rivoluzione industriale e società dell’informazione.

Gli elementi che oggi sono tra i più dirompenti, capaci di avviare una nuova era di stravolgimenti degli schemi sociali, economici e politici esistenti, sono la società e cultura digitale di massa in cui siamo immersi in ogni istante della nostra vita, tanto da trasformare gli esseri umani in cellule, neuroni, profili psicologici e dati, uniti in un organismo vivente pulsante. A tutto questo si somma l’avanzare delle tecnologie e l’uso generalizzato delle intelligenze artificiali già presenti in ogni smartphone, PC, rete, a beneficio delle più grosse aziende private del pianeta. (2)

All’inizio di questo secolo c’è stato un entusiasmo dei cittadini e dei movimenti sociali per lo sviluppo della rete e del mondo digitale. Si è potuto bypassare l’informazione dei media creando nuove narrazioni e mostrando realtà nascoste dalle tv ufficiali; i cittadini hanno trovato nuova libertà di connettersi, fare rete, creare movimenti e proteste spontanee senza leader. In questo modo si è colpito al cuore del potere della società post-industriale: il controllo dell’informazione, della conoscenza e del sapere.

È iniziata una distribuzione di questo potere ai cittadini e ai movimenti, che, infatti, ad inizio secolo, hanno garantito la nascita di media indipendenti ovunque. Si è pensato che fosse l’inizio di una nuova era, per un digitale aperto e libero e il tecnottimismo è diventato un atteggiamento molto diffuso. È nata una certa benevolenza verso qualsiasi tecnologia che si affacciasse sul mercato e la convinzione che una soluzione tecnologica, una scoperta scientifica potesse risolvere ogni nostro problema. Questo è un tipico atteggiamento che ritroviamo quando parliamo delle devastazioni ambientali e del surriscaldamento globale e spinge i cittadini al disimpegno su molti temi.

La verità è che serve conflitto, impegno politico e impegno personale per cambiare abitudini tanto radicate quanto malsane.

Anche il M5S è vittima del tecnottimismo e deve tornare a guardare la realtà con senso critico con conoscenze multidisciplinari, perché le tecnologie ci forniscono nuovi vantaggi e nuovi rischi, prigioni e libertà, riducono il potere che abbiamo sulle nostre vite o possono aumentarlo, aggiungono dipendenze e ci possono rendere indipendenti ma anche isolati.

Vanno in questa direzione le proposte sulla transizione digitale che ho depositato per la costituente del M5S, “Limite di età per i social media e l’uso degli smartphone”.

– A causa dei danni che l’uso degli smartphone e dei social media stanno generando principalmente per le bambine e le ragazze sotto i 14 anni, come dimostrano numerose ricerche scientifiche, bisogna introdurre un’età minima per l’acquisto e l’uso degli smartphone a 14 anni e un’età minima per i contratti digitali con le piattaforme e l’iscrizione ai social media a 16 anni

– Protezione e pieno controllo della nostra identità digitale attraverso un cloud pubblico con obbligo di accesso alle piattaforme social o di servizi online solo attraverso SPID e CIE, per una cessione limitata, controllata, protetta e temporanea dei nostri dati

Diritti digitali ereditari: in seguito alla morte di un individuo stabilire obbligo di cessione da parte dei social media dei contenuti digitali prodotti dal dipartito sulla piattaforma social (testo, foto e video) agli eredi legittimi (figli, consorte)

Sanzionare i comuni e le amministrazioni pubbliche che non realizzano gli Open Data e promuovono procedure di Open Government, fornendo fondi Europei per la loro realizzazione. In questo modo si distribuisce potere ai cittadini e ad organizzazioni sociali e civili

– Istituzione di un’autorità italiana per l’uso etico dell’intelligenza artificiale capace di intervenire con norme giuridiche, sanzioni e studi di fronte agli abusi, districando le sfide sulla responsabilità dell’IA e sulla proprietà delle sue opere. Inoltre bisogna rafforzare le competenze digitali e di produzione di intelligenze artificiali a servizio della sfera pubblica e del bene comune.

– Assumere personale nella polizia postale per tutti i reati in campo digitale

– Obbligo di pubblicazione delle ricerche scientifiche, finanziate dai soldi pubblici, su piattaforme aperte e gratuite liberamente consultabili.

(1) Non prodotta dall’uomo o dagli animali ma dal petrolio, il carbone, il gas naturale, la legna da ardere o biomasse, i combustibili nucleari, l’energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare.
(2) Ritorno al 2050 – Verso una terra giusta
(3) https://ift.tt/SAP2YRN

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Giorgio Lovecchio, il deputato M5s al secondo mandato passa a Forza Italia: “Svolta a sinistra non coincide con la mia identità politica”

Dal Movimento 5 stelle a Forza Italia. Il deputato pugliese Giorgio Lovecchio, eletto nelle liste pentastellate per la seconda legislatura, compie la stessa acrobazia politica fatta in passato da vari suoi ex compagni di partito, da Giancarlo Cancelleri a Matteo Dall’Osso. E questa volta la giustificazione (o la scusa) è la svolta progressista del Movimento, che non è esattamente una novità: è stata inaugurata ormai da anni, almeno a partire dall’elezione di Giuseppe Conte alla presidenza. “Ringrazio il segretario nazionale Antonio Tajani, il presidente Barelli e il commissario della regione Puglia Mauro D’Attis per l’accoglienza ricevuta e per la decisione di condividere una nuova pagina della mia vita politica. Lascio il Movimento 5 Stelle che nell’ultimo periodo ha inteso virare con decisione a sinistra, un perimetro che non coincide con la mia identità politica che affonda le radici nel bacino della cultura liberale“, afferma Lovecchio.

Grazie al cambio di casacca, l’onorevole foggiano – 46 anni, di professione imprenditore, vicepresidente della Commissione Finanze di Montecitorio – potrà sperare in un posto nelle liste berlusconiane per candidarsi al terzo mandato parlamentare, che gli sarebbe stato impedito dalle attuali regole del Movimento. Lui però cita ragioni più alte: “Sono stato attratto dalle iniziative e dalla linea di Forza Italia interpretata da Antonio Tajani a livello nazionale e soprattutto per la leadership dimostrata in Europa. Forza Italia è oggi più che mai il principale contenitore politico moderato e riformatore del paese e ha il pregio di stimolare in modo vincente il coinvolgimento e la partecipazione di coloro che vogliono contribuire con passione alla crescita della nostra comunità”.

“Do il benvenuto al collega Giorgio Lovecchio che ha formalizzato il suo ingresso nel gruppo parlamentare di Forza Italia alla Camera dei Deputati. Sono certo che le sue qualità umane, professionali e politiche concorreranno ad arricchire il nostro lavoro”, dichiara il capogruppo Paolo Barelli. “Sotto la guida del segretario nazionale Antonio Tajani, con l’impegno profuso da ogni componente del nostro partito, è evidente l’acquisizione di un consenso sempre più esteso sia tra gli elettori e sia tra coloro che sono già impegnati in politica. Questo è il segno che Forza Italia è sulla strada giusta”, dice ancora.

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Caso Sangiuliano, Boccia pubblica le mail sulla nomina e sui biglietti aerei. La telefonata col funzionario: “Il ministro ha firmato il decreto”

Maria Rosaria Boccia gioca la sua “arma fine di mondo”. E lo fa, ancora una volta, su Instagram. Nella notte, la donna dello scandalo che ha travolto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha pubblicato una nuova serie di stories sul suo profilo social, capaci di smentire la versione fornita finora dall’ex direttore del Tg2 e presa per buona dalla premier Giorgia Meloni. L’imprenditrice 41enne posta innanzitutto lo screenshot di una mail datata 10 luglio, in cui Alessandro Ferrari, funzionario del gabinetto del ministro, scrive: “Gent.ma dott.ssa Boccia, dando seguito a quanto anticipato per le vie brevi poco fa, le allego i contatti miei e del mio collega per qualsiasi esigenza legata alla sua nomina quale consigliere del ministro per i grandi eventi“. Nomina che, secondo quanto affermato da Sangiuliano in una lettera alla Stampa, è stata solo valutata ma mai formalizzata per evitare “situazioni di conflitto di interesse” non meglio specificate. Allo screenshot si accompagna la registrazione di una telefonata con l’altro funzionario ministeriale citato nella mail, Antonio Mazza, da cui sembra di capire che l’incarico, invece, sia stato ufficialmente affidato con un decreto firmato dal ministro. La donna infatti dice: “È arrivato il decreto, il ministro l’ha firmato…“. E Mazza risponde: “Sì, sì sì, l’abbiamo visto” (audio).

Nelle stories, poi, compare quella che sembra la prova delle bugie del ministro sull’aspetto più dibattuto della vicenda. Sangiuliano, infatti, ha ripetuto che “mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Boccia”. Una rassicurazione data anche alla presidente del Consiglio, che l’ha riportata in un’intervista tv. Ora la 41enne di Pompei pubblica una mail del 15 luglio ricevuta da Narda Frisoni, capo segreteria del ministro, con oggetto “voli Sangiuliano/Boccia” e in allegato alcuni file pdf nominati “carta d’imbarco Sangiuliano” e “carta d’imbarco Boccia“. Difficile pensare che i voli in questione non siano stati pagati dal ministero. Le nuove rivelazioni – se autentiche – mettono con le spalle al muro Sangiuliano, che è assediato dalle richieste di dimissioni e martedì, in un’ora e mezza di colloquio ad altissima tensione a palazzo Chigi, è riuscito a resistere solo garantendo a Meloni di aver sostenuto di persona tutte le spese della donna (con tanto di scontrini). Versione ribadita pure mercoledì in un’intervista pubblicata di nuovo sulla Stampa: le prenotazioni dei viaggi di Boccia “non le ha fatte la segreteria del ministero, ma io direttamente dal pc o dall’Ipad”, ha detto. Ancora prima che il quotidiano arrivasse nelle edicole, l’affermazione era già stata smentita dagli screenshot della sua ex collaboratrice.

Le opposizioni incalzano: “Può un ministero come quello della cultura e un intero governo essere ostaggio dei post sui social di una privata cittadina che puntualmente smentisce e getta ombre sulle dichiarazioni di Gennaro Sangiuliano? Può un Paese come l’Italia vedere le sorti di un esponente del suo governo essere appese ad una soap opera di serie B la cui trama è infarcita ogni giorno della crescente cialtroneria del suo protagonista?”, attacca il M5s con i capigruppo nelle commissioni Cultura di Camera e Senato, Antonio Caso e Luca Pirondini. “Può una presidente del Consiglio che si rispetti, in un momento tanto cruciale per il Paese e con dossier delicatissimi di cui occuparsi, spendere il suo tempo appresso agli aggiornamenti del canale social di Maria Rosaria Boccia da Pompei? Visto che fino adesso Meloni e Sangiuliano continuano a tergiversare, glielo diciamo noi: no, non è possibile. Gennaro Sangiuliano deve venire il prima possibile in Parlamento a chiarire tutto: non bastano le lettere ai giornali e i colloqui privati con Giorgia Meloni. È in gioco il prestigio di quelle istituzioni che ogni giorno stanno calpestando“, concludono.

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domenica 1 settembre 2024

Liguria, Giuseppe Conte ufficializza: “Il M5s sostiene convintamente la candidatura di Andrea Orlando”

Giuseppe Conte rompe gli indugi e ufficializza: “Il Movimento 5 stelle sostiene convintamente la candidatura di Andrea Orlando per la guida della Regione Liguria“. Dopo avere lanciato l’ipotesi della candidatura del senatore Luca Pirondini (che Conte ringrazia per avere contribuito “al servizio della coalizione che ricercava il profilo su cui potesse esserci la maggiore condivisione possibile“), il leader del M5s si schiera con l’ex ministro dem: “Abbiamo la necessità di restituire ai cittadini liguri la possibilità di immaginare un futuro migliore, improntato alla trasparenza e all’etica pubblica. Un futuro, soprattutto, dove la politica regionale lavori per tutti i cittadini e non per pochi amici”, ha detto Giuseppe Conte.

Ieri era stato lo stesso deputato dem Andrea Orlando a ricordare alla coalizione “che il tempo stringe”, invitando i partiti “a non giocare a Risiko con la Liguria”. A meno di sessanta giorni dal voto – già fissato per il 27 e 28 ottobre (salvo un decreto del governo) – il campo largo pertanto prova a chiudere con il nome del candidato. “Dopo numerosi confronti sui temi comuni, la candidatura di Andrea Orlando è risultata essere l’opzione più condivisa nella coalizione. Lo ringrazio: sia io che l’intero M5s lo sosterremo convintamente e lealmente”, ha commentato il senatore M5s Luca Pirondini. Nessun riferimento, al momento, alla questione Matteo Renzi. L’apertura del Pd ha infatti animato il dibattito politico delle ultime settimane. “Noi non faremo alleanze con Renzi e il Pd ne è consapevole”, aveva commentato lo stesso Pirondini venerdì scorso.

E sabato pomeriggio era stato proprio il leader del Movimento 5 stelle a puntare il dito contro “il metodo dei vertici dem” sulle aperture al vertice di Italia viva. Atteggiamento che “sta aprendo una grave ferita con la mia comunità del Movimento 5 Stelle”, aveva avvertito Giuseppe Conte. “Resuscitare Renzi” sarebbe “una scelta incomprensibile per gli elettori” che rischia di trasformarsi in “un grande harakiri”. Un’opzione bocciata anche dal dem Goffredo Bettini. Sabato sera ospite a In onda su La7, la segretaria del Pd ha evitato di entrare nel merito della questione Renzi, non rispondendo alle domande sul ritorno del leader di Italia viva. Tentennamenti che hanno provocato anche le critiche da parte degli stessi elettori dem. Elly Schlein è costretta a parlare direttamente di Renzi quando le viene chiesto di commentare le parole di Pier Ferdinando Casini sull’incongruenza di Matteo Renzi che sostiene la giunta di Bucci di centrodestra a Genova ma vuole stare col centrosinistra alle elezioni regionali. “Non si può stare con i piedi in due scarpe, senz’altro…!”, ha commentato Schlein.

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