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lunedì 30 settembre 2024

Mi chiedo se il campo largo lo sia abbastanza da contenere anche la democrazia

di Paolo

A volte mi chiedo se il campo largo lo sia abbastanza da contenere tutta la democrazia di cui sento un gran parlare. Anni fa, il Pd insultava M5S, eletti ed elettori tot court, con la ripetitiva e banale parola “click”. Del resto il popolo che votava un tizio con pochi click non poteva competere con quell’invidiabile rappresentante nato nel crogiolo della democrazia partitocratica, nella quale Tizio si auto-candidava e Caio, afflitto da dubbi etici interiori, rispondeva: “Ok”.

Non voglio rivangare il passato se non per ribadire la necessità del rispetto della storia di tutti, perché sarebbe saggio ridimensionare la stragrande maggioranza di paragoni traballanti messi su per giustificare le ammucchiate.

Quando ci si è arrogati il diritto di stabilire quale sistema è più democratico dell’altro? Se ben ricordo il Pd cala i nomi dall’alto, fa votare chiunque, iscritti e non iscritti, per cui il vincitore ha un gran numero di voti. Il M5S offriva la possibilità a chiunque di candidarsi, votavano solo gli iscritti e quindi chi vinceva aveva un numero di voti minore, era sconosciuto ma veniva dal basso. Quale sistema è migliore? E’ una scelta e vanno rispettate entrambe. Così dovrebbe accadere in un paese maturo, ma nel nostro la parola democrazia è stata svuotata come un barattolo di gelato dopo che la ragazza ti ha lasciato e la si usa per linciare chi la pensa diversamente.

Oggi Andrea Orlando propone la sua candidatura e, nella sua nota ritrosia, incalza i partner dandosi dello yogurt, l’uomo del Conte dice “Sì” e Schlein parla di passi avanti. In questo processo decisionale dove sono gli iscritti, le votazioni, la scelta, la discussione, i temi, un discorso qualunque o almeno un post-it sul frigo? E’ questa la sagra della democrazia del campo coeso? Pensare che prima che il Pd trainasse M5S fuori dalle caverne, in quello strano movimento gli elettori conoscevano la maggior parte dei parlamentari e roba da romanzo steampunk, potevano persino comunicare con loro ed essere informati! Sia chiaro che il Pd ha solo indicato la via, ma M5S in quel cul-de-sac ci si è infilato da sé.

Ora si fa un gran parlare di Italia Viva e leader annesso, sul quale M5S ha espresso una chiara posizione, tuttavia non ho notato tale solerzia riguardo Azione. Chiunque scorrendo anche di sfuggita le notizie non può non sapere che, sulla giustizia, M5S e Azione sono ai lati opposti di uno spettro. Al governo attuale non pare vero di poter incancrenire meglio la legge, con segale cornuta che neanche è farina del proprio sacco. Ho persino letto una dichiarazione di Patuanelli, nella quale respinge l’idea di Italia Viva nel campo coercitivo e loda contemporaneamente il leader di Azione che ha il merito di averla fatta rientrare in Parlamento.

Elly Schlein dice: “Misuriamoci sulle cose da fare, non sui nomi”. Un po’ come voler correre la staffetta reclutando la qualunque, poi il giorno della gara vien fuori che tra i corridori in squadra c’è un palo del telefono; poi dice di stringere alleanze con la gente che non vota più, che è tutto dire se si apre a personaggi e partiti che sono la causa per cui la gente non vota più.

Il Pd è “un grande partito che non ha paura di mettere a disposizione la propria forza per un progetto più largo” e questo è un bene, ma permane l’impossibilità di concretizzare quelli più piccoli che, se fossero stati realizzati negli anni, non sarebbero finiti ad impolpare la proverbiale grandezza del progetto che a quanto pare richiede così tanta forza.

In conclusione, sarò sempre a favore del dialogo, unica via per togliere alibi, ma senza punti fermi sulla giustizia, sulla sanità, sul lavoro, sulla guerra (vedasi il comportamento del partito democortocircuitato) e via discorrendo, la rappresentanza democratica è fallita quando sarebbe migliore pure da non infallibile.

Un campo costruito così è come una casa sull’albero costruita senza l’albero, e se qualcuno contesta, gli si risponde che con un po’ di culo ne crescerà uno nel mezzo.

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Renzi: “Campo largo? In Liguria è rottura definitiva”. E attacca il Movimento 5 stelle

“A Genova c’è stato un chiaro segnale di generosità da parte nostra per trovare un punto di intesa, questo segnale è stato equivocato dal Movimento 5 stelle che ha detto che avrebbe scelto i nostri candidati. I faccio tutti gli sforzi per fare un centrosinistra vincente ma non arriveremo mai a questo”. Lo ha dichiarato Matteo Renzi a margine dell’assemblea nazionale di Italia Viva in corso a Roma. “Non rinunceremo mai alla dignità, per Conte è difficile da capire perché per lui la poltrona vale più di tutto. Una volta che Schlein ha aperto a un centrosinistra vincente ci siamo andati a sedere a un tavolo, in Liguria non è stato possibile. Alle politiche ci saremo, se alleata o no lo vedremo. Sulla Liguria è una rottura definitiva. Campo largo? Ha vinto la posizione di Conte rispetto all’apertura di Schlein. Noi siamo il centrosinistra, noi abbiamo firmato i decreti per le unioni civili, non i decreti Salvini”.

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sabato 28 settembre 2024

Conte: “Ci sono dei problemi col Pd. Non si può andare avanti a colpi di ipocrisia”

Dopo il gelo sceso tra Elly Schlein e Giuseppe Conte per la spaccatura sul voto per il consiglio di amministrazione Rai, lo strappo tra i due leader si allarga. A ufficializzarlo è stato lo stesso presidente del M5s: “Non si può andare avanti a colpi di ipocrisia”, ha detto durante la registrazione di “Accordi e Disaccordi”, in onda stasera su Nove alle 21,30. Quindi ha ammesso: “Ci sono dei problemi perché il pensiero che non viene esplicitato è: noi del Pd, forti del risultato delle elezioni Europee, possiamo arrivare anche al 30%, e tutte le altre forze politiche si predisporranno con meccaniche di resistibilità a fare i cespugli per consentirci di governare in alternativa alla Meloni. Se questo fosse il progetto… i segnali e gli indizi vanno in questa direzione”.

Un segnale molto chiaro che rende sempre più difficili le trattative per la nascita o la ricomposizione del campo largo. Manovre che non sono facilitate dagli attacchi di Matteo Renzi che, in occasione dell’assemblea di Italia viva, è tornato a prendere di mira l’ex premier e il veto che ha posto sull’alleanza con la sua formazione. “Io ci faccio dieci partite a pallone con Matteo Renzi. Ma la politica non la possiamo fare con Matteo Renzi, perché Matteo Renzi realizza la contaminazione tra affari e politica”, ha detto ancora Conte ad “Accordi e Disaccordi”. “Matteo Renzi, pur essendo parlamentare, tenacemente volendo stare in Parlamento, si fa pagare da governi stranieri. Come potete pensare che noi si possa governare con Matteo Renzi? Non è un veto personale, ma su un modo di far politica che noi contrastiamo”.

Per il leader M5s non esiste alcuna possibilità di cedere sul tema. “E’ possibile”, ha continuato, “che stai lavorando con il Pd e con Avs, da un giorno all’altro ti ritrovi Matteo Renzi senza neppure essere stato avvertito che questa è la scelta del Pd? Lo chiariscano, a questo punto non sono io che devo porre un veto, Schlein deve dire: io voglio stare con Matteo Renzi. Lo dica esplicitamente. Se vuole averci alleati, ci deve parlare chiaramente. E’ questo è il suo progetto? Noi non ci staremo. Ma non possiamo ritrovarcelo a tutti i tavoli non appena ci giriamo dall’altra parte”.

Secondo Conte, si tratta di mettere in pericolo l’esistenza stessa dei 5 stelle. “Stiamo parlando di una forza politica”, Iv, “che ha l’1-2% e che, tutti i sondaggi lo stanno dicendo, fa perdere 4-5 punti all’intera coalizione. Poi tra l’altro c’è l’aggiunta che è una forza politica deliberatamente orientata a distruggere il movimento, quindi vuol dire che il Pd sta accettando che il movimento sia distrutto”. E ancora: “Perché a questo punto qui un pensiero maligno è necessario tirarlo fuori. Quindi si vuole distruggere il Movimento 5 Stelle? Il Movimento 5 Stelle non ci starà”.

Entrando nel merito delle prossime elezioni regionali in Liguria, dove il M5s sostiene il candidato Pd Andrea Orlando, Conte ha spiegato il perché del veto su Renzi: “Ad Andrea Orlando, come al Pd, abbiamo detto: non è possibile in Liguria imbarcare chi il giorno prima era a sostegno di Bucci. Come si fa a costruire un progetto alternativo? Bucci adesso è il candidato del centrodestra. Italia viva lo sosteneva. E abbiamo detto che non va bene. Noi siamo per un progetto serio, credibile, affidabile”. Renzi ha annunciato che non presenterà liste alle prossime Regionali in Liguria e non sosterrà alcun candidato.

Conte ha anche parlato della crisi in Medioriente, poco dopo l’ufficializzazione della morte del leader di Hezbollah dopo un raid di Israele su Beirut. “Siamo di fronte a un conflitto che sta esplodendo, sta esplodendo senza più limiti, senza più confini”, ha detto. “Tutto il quadrante mediorientale si sta infiammando, sta esplodendo e ovviamente rischia di allargarsi sempre più”. Quindi il leader M5s ha dichiarato: “Oggi Israele, che ha il diritto di esistere, ha il diritto di proteggere i suoi cittadini, assume e declina questo diritto per reagire a un’azione orribile di Hamas. Però aveva tante possibilità di reagire, perché ha una dotazione su piano informatico e militare tra le più sofisticate e avanzate. Poteva dispiegare una reazione mirata nei confronti dei singoli terroristi. Ha invece deciso, questo lo dobbiamo dire con forza, di distruggere dal suo punto di vista qualsiasi principio di legalità internazionale, di diritto internazionale umanitario. In più c’è una componente ideologica, perché questo è un governo a trazione ultranazionalista di destra. In modo del tutto irresponsabile sta perseguendo una strategia di escalation. Quello che sta seminando è uno scatenamento di odio che non basteranno decenni per sopirlo“.

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venerdì 27 settembre 2024

Caos M5s, non sarà il Grillicidio a portare consenso

Quando vedo delle narrazioni a senso unico, a me è sempre piaciuto approfondire. Di fronte a guerre, crisi climatiche ed economiche, davvero una questione dirimente può essere il terzo mandato in Parlamento per qualcuno? E il problema può essere semplicemente ridotto al fatto che Beppe Grillo, come Garante del Movimento 5 Stelle e custode di valori e principi (non solo fondatore) si oppone a modificare questa regola usando le sue prerogative?

Quale sarebbe stata la “colpa” più grande del Garante? Aver, con un atto di responsabilità, sostenuto l’entrata del M5s nell’allora governo Draghi, con la celebre battuta “pensavo di trovarmi di fronte il banchiere di Dio, invece Draghi è un po’ grillino”. Ma è credibile che una semplice battuta possa generare un odio talmente grande verso chi ha fondato un movimento politico che ha permesso a migliaia di cittadini comuni di entrare nelle istituzioni? Ricordiamo che anche il Presidente Conte era assolutamente favorevole a entrare nel governo Draghi.

Ecco le parole di stima che usò con noi parlamentari: “[Draghi] è persona di spessore: io l’ho incontrato in diversi vertici e l’ho apprezzato. È stato lui che ha posto le basi per superare le politiche di austerità: è un interlocutore da prendere in seria considerazione”.

Insomma, ci sono due figure apicali all’interno del MoVimento, che sono il Garante (Beppe Grillo) e il Presidente (Giuseppe Conte), quest’ultimo tra l’altro responsabile della linea politica durante il governo Draghi, che erano d’accordo a entrare in quel governo, semplicemente che uno lo ha espresso in modo ironico (Grillo) e un altro in modo più istituzionale. L’emorragia di voti, tra l’altro, non è arrivata con il governo Draghi ma è arrivata dopo, quando Draghi non c’era più. Possono delle battute ironiche giustificare l’astio che vedo su gran parte dei mezzi d’informazione, ahimè compreso il Fatto?

Mentre tutte le forze politiche hanno sostanzialmente confermato i voti presi alle politiche, il Movimento 5 Stelle ne ha persi due milioni su circa quattro. Davvero sarebbe responsabile di questo il garante del Movimento Beppe Grillo? colui che ha fondato da zero una forza politica capace di arrivare a quasi undici milioni di voti e due volte al governo del Paese tramite cittadini prestati alla politica per lo più sconosciuti al grande pubblico? E quale sarebbero le soluzioni proposte? Far fuori il Garante del MoVimento, cambiare simbolo e nome e dare il terzo mandato ad alcuni parlamentari forse? Realizzare un campo larghissimo con la partecipazione di M5s e renziani come proposto in Liguria, Emilia Romagna, Umbria?

In tutti i contesti istituzionali c’è chi si occupa delle regole e chi della linea politica. Pensate che cosa accadrebbe se il governo potesse cambiare la Costituzione a suo piacimento. In questo caso si avrebbe davvero una figura “sopraelevata”, che non dovrebbe più chiedere conto a nessuno.

Per questo quanto potrebbe accadere all’interno dell’Assemblea Costituente del MoVimento, qualcosa che non è nello Statuto, andrebbe guardato con attenzione. Sono usciti i risultati della prima fase. Su 20 tematiche proposte, gli iscritti ne potevano scegliere 12 da trattare in modo prioritario. Al primo posto c’è la Riforma del Sistema sanitario nazionale con 12.728 voti, al secondo il Lavoro dignitoso con 11.254 voti e al terzo il Contrasto all’evasione fiscale con 10.655 voti. Salta subito all’occhio che il tema “Revisione del Codice etico per candidature e alleanze”, cioè regola dei due mandati e ruolo del garante, ha avuto solo 7.414 voti, terminando all’undicesimo posto, e rischiando seriamente di essere escluso dai 12 temi prioritari.

Insomma, la questione “regole interne” è considerata prioritaria solo dal 4% degli iscritti (ipotizzando che siano 170.000). E se non è importante per chi fa parte del MoVimento, possiamo immaginare per i semplici elettori, che preferiscono parlare di temi concreti. Tra l’altro, un dato che salta all’occhio è che sono arrivate più proposte (22.000) che votanti (15.000 secondo il Fatto).

Ma quanti sono ancora esattamente questi iscritti? La questione è tutt’altro che secondaria. Tra i poteri del Garante c’è quello di richiedere la ripetizione di un voto che modifica lo Statuto, il cui esito sarebbe confermato solo nel caso la partecipazione degli iscritti superi il 50%. Insomma, qualsiasi deliberazione che uscisse da questo processo potrebbe essere a rischio, quindi indipendentemente da come la si pensi, sapere se c’è la possibilità concreta di raggiungere la maggioranza qualificata dovrebbe essere importante per evitare una lunghissima battaglia legale, che non conviene a nessuno.

Parrebbe che in questi giorni si stia procedendo alla cancellazione degli iscritti che non hanno effettuato un login negli ultimi 12 mesi. È una possibilità prevista dallo Statuto ma che non mi risulta sia stata mai applicata fino ad adesso. Secondo il Corriere della Sera, gli iscritti che avrebbero dato la disponibilità per partecipare all’assemblea costituente sarebbero 71.000. Quindi, o la stragrande maggioranza degli iscritti non ha dato la propria disponibilità a partecipare all’assemblea costituente, oppure decine di migliaia di iscritti sono stati rimossi di recente.

Da iscritto M5S e in nome della trasparenza mi associo alla richiesta del Garante per sapere quanti sono questi iscritti m5s attualmente. Richiesta che a oggi non ha avuto alcuna risposta. I mezzi d’informazione, e mi permetto di dire, a partire proprio dal Fatto che stimo e con cui collaboro da oltre dieci anni, dovrebbero cercare di capire che cosa sta succedendo davvero all’interno del M5s, e non fermarsi al “Draghi Grillino”.

Possibile che in una forza politica che ha scritto #pace nel simbolo e chiede a gran voce il dialogo per l’Ucraina, per temi marginali si vada a uno scontro così acceso con il Garante e Fondatore, colui che ha permesso all’attuale Presidente di diventare prima due volte Presidente del Consiglio e poi leader indiscusso una grande forza politica? E soprattutto, non sarà il grillicidio che porterà consenso. Più che terzo mandato per qualcuno, il rischio concreto è che queste continue discussioni portino alla fine dei mandati per tutti.

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Regionali Liguria, Italia viva fa saltare il patto: “Non partecipiamo, pressioni dai 5 stelle per escluderci. Libertà di voto tra Bucci e Orlando”

Italia viva non parteciperà alle Regionali in Liguria, nemmeno “nascosta” nella lista “Riformisti uniti” a sostegno di Andrea Orlando, candidato governatore del campo largo Pd-M5s. A far saltare il patto formalizzato appena pochi giorni fa è una nota della coordinatrice nazionale del partito, la senatrice spezzina Raffaella Paita, che accusa i Cinque stelle di aver messo il veto sull’appoggio dei renziani nonostante l’assenza del simbolo, imposta come condizione anche dal Pd. “In queste settimane abbiamo offerto la massima disponibilità e lavorato con generosità per costruire anche in Liguria un centrosinistra credibile e riformista. Ci siamo resi disponibili a superare i veti del passato e persino – su richiesta degli alleati – abbiamo deciso di non presentare il simbolo di Italia viva, confluendo in una lista con gli amici di +Europa e Socialisti. Abbiamo fatto di tutto per raggiungere l’obiettivo di una presenza riformista nel centrosinistra. Gli accordi con il candidato Orlando e con gli altri partiti hanno portato alla creazione della lista “Riformisti uniti”, apparentata con lo stesso Orlando come si può vedere dai documenti. La lista c’è ed è addirittura già apparentata. Ma nelle ultime ore – su pressione dei Cinque stelle – ci è stato chiesto di eliminare l’apparentamento o cancellare dalla lista i nomi di alcuni nostri rappresentanti. E per noi non è politicamente serio”, attacca Paita.

Lo strappo rischia di mettere in crisi il progetto di ritorno nel centrosinistra lanciato da Matteo Renzi in estate, che avrebbe dovuto vedere il suo esordio proprio in Liguria. E a calcare sul punto è la sua stessa luogotenente: “Siamo disponibili a fare gli accordi con il centrosinistra ma non a tutti i costi. E questo deve essere chiaro per l’oggi e per il domani. Noi siamo favorevoli alla costruzione di una coalizione di centrosinistra anche facendo un generoso sforzo di mediazione ma per noi – a differenza di altri, come abbiamo visto anche in queste ore a livello nazionale – prima delle poltrone viene la dignità. Possiamo rinunciare alle poltrone ma non rinunceremo mai alla dignità. E alla libertà”, scrive Paita. E poiché “non ci sono più i tempi per costruire una lista alternativa, conclude, il partito lascerà “ai propri elettori e militanti la piena libertà di voto” tra Orlando e Marco Bucci, candidato governatore per il centrodestra e sindaco di Genova appoggiato anche da Italia viva (che esprime pure un assessore in giunta). E ciò nonostante Renzi, nelle ultime settimane, si fosse speso per convincere il suo elettorato ad appoggiare Orlando, attirandosi anche una serie di contestazioni sui social: “Si può stimare una persona ma poi bisogna essere coerenti anche quando si paga un prezzo”.

Negli stessi minuti l’ex ministro dem pubblica un video sui social che sembra rivolto proprio agli ormai ex alleati. “Una delle parole d’ordine che più spesso mi sento ripetere quando giro, quando incontro le persone nelle piazze, negli appuntamenti elettorali è: unità. Questo è l’appello che arriva dal basso, lo voglio girare al campo largo, ai suoi dirigenti che in questo momento hanno momenti di tensione, di frizione e lo voglio rafforzare non solo perché, lo voglio dire con molta chiarezza, andiamo incontro a una tornata importante dal punto di vista amministrativo in Liguria, poi in Umbria e in Emilia-Romagna. Ma soprattutto, questo è il punto fondamentale, perché siamo alla vigilia di una legge di bilancio che colpirà le fasce più deboli della popolazione e metterà le mani sulle pensioni”, afferma. “Per questo motivo”, aggiunge, “io sono convinto che sia necessario che l’argine, l’unico argine possibile alla destra in questo momento, cioè l’insieme delle forze politiche e sociali che si oppongono alla politica del governo, possa realizzare il massimo della propria unità. Questo è stato anche un po’ il senso della mia candidatura e spero che sia colto fino in fondo da tutti”, conclude.

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La rabbia di Sportiello (M5s): “Farmaci contro le bronchioliti? È solo l’inizio del baratro in cui ci portate con l’autonomia differenziata”

“È solo l’inizio del baratro verso cui ci state portando con l’autonomia differenziata, spero solo riusciate a dormire la notte“. Gilda Sportiello del Movimento 5 stelle ha preso la parola alla Camera per chiedere al governo che cosa intende fare sul caso della mancanza di farmaci contro le bronchioliti al Sud Italia. Con il proprio intervento l’esponente M5s ha messo in luce le carenze del ministero della Salute e ha messo in guardia l’esecutivo sugli effetti dell’autonomia differenziata, che potrebbe portare a disuguaglianze all’interno del sistema sanitario nazionale, proprio come accaduto nel caso delle bronchioliti. “Ed è inaccettabile che ciò accada quando si parla di salute, e a maggior ragione di salute di neonati e bambini”.

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giovedì 26 settembre 2024

Ddl sicurezza, Licheri sbotta con Tecce e Crespi: “Con Meloni sono aumentati i reati di strada, i vostri slogan non funzionano più”. Su La7

Bagarre a L’aria che tira (La7) sul ddl sicurezza del governo Meloni, difeso strenuamente da Luigi Crespi, spin doctor ed ex sondaggista di Silvio Berlusconi, nonché ideatore del celebre “contratto con gli italiani”, e dalla giornalista Laura Tecce. Nella fazione opposta c’è il senatore del M5s Ettore Licheri che smonta le argomentazioni dei suoi interlocutori, prendendo spunto dal nono giorno di protesta a Caltanissetta per l’emergenza idrica. Tra i manifestanti, in collegamento con la trasmissione condotta da David Parenzo, c’è anche il sindaco del capoluogo siciliano, Walter Tesauro, che durante la diretta ha avuto un malore.

Parenzo fa notare ai suoi ospiti che col nuovo ddl sicurezza i cittadini nisseni in protesta potrebbero rischiare fino a 7 anni di carcere. Tecce dissente, affermando che non c’è l’aggravante della violenza; Crespi ricorda che il governo Meloni è stato votato dai cittadini per il suo programma incentrato sulla legalità e sulla sicurezza.

Licheri corregge la giornalista ricordando che nel ddl sicurezza non c’è il requisito della violenza e sgancia una frecciata a Crespi, mostrando dei fogli: “Meloni nella campagna elettorale ha detto che con la destra sarebbero tornati ordine e sicurezza. Ma i dati reali ci dicono che dopo 10 anni di costante calo, nel 2023, e quindi in epoca Giorgia Meloni, i reati di strada sono aumentati. Questi sono dati del vostro ministero dell’Interno”.
Insorgono Tecce e Crespi, che aggiunge: “Il ddl sicurezza dice che puoi manifestare: basta chiedere il permesso al prefetto”.

“Se oggi il prefetto non dà l’ok e tu manifesti comunque – replica Licheri – commetti un illecito penale e rischi il carcere. Prima invece era un illecito amministrativo. Non so se avete capito la differenza: oggi è un reato, lo so che non vi piace che venga detto in tv. Il vostro slogan sulla sicurezza non funziona più”.
Nuova rivolta di Tecce e Crespi, che urla: “Io sono un individuo, non un soggetto politico”.

La polemica riesplode dopo che Francesco Magnani mostra i punti fondamentali del ddl sicurezza e si riaffronta la manifestazione in corso a Caltanissetta. “Se si reprimono i luoghi della contestazione e della protesta pacifica – commenta Licheri – si sta svuotando la democrazia. Ora se arriva il questore e dice a quelle signore di andare via, loro devono interrompere la protesta, perché altrimenti la settimana dopo vanno davanti al giudice”.
“Ma non è così, lei dice inesattezze”, ribatte Tecce.

E Licheri sbotta irrimediabilmente: “Ma l’hanno appena detto, il testo della legge era scritto sul display. È scritto nero su bianco: i manifestanti devono andare via. Ma sapete leggere l’italiano? E che diamine, mi fate perdere la pazienza”.

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mercoledì 25 settembre 2024

“Il governo risponde al dissenso con il carcere”. I leader del centrosinistra e i sindacati in piazza contro il ddl Sicurezza

Alla manifestazione convocata dai sindacati Cgil e Uil contro il Ddl Sicurezza del governo Meloni, si sono ritrovate insieme gran parte delle opposizioni e i loro leader, contestando il provvedimento. Da Pd al M5s, passando per Alleanza Verdi Sinistra e +Europa, la bocciatura è stata unanime: “Reprime il dissenso”.

“Sono norme liberticide, vogliono reprimere le proteste, anche pacifiche, pure contro le grandi opere”, ha attaccato la segretaria del Pd Elly Schlein, presente al sit in vicino al Senato. “Abbiamo visto aggravanti che per noi hanno dei profili di incostituzionalità, norme davvero terribili contro le detenute madri e i loro bambini fino a un anno, che prima non si potevano e ora si potranno mandare in carcere. Una stretta repressiva e securitaria che non porterà più sicurezza in questo Paese”, ha continuato. Per poi rivendicare: “Noi crediamo che queste norme siano sbagliate e continueremo a contrastarle in Parlamento, ma è particolarmente importante che ci sia anche questo contrasto, questa mobilitazione sociale condivisa, plurale, colorata come la vedete oggi”.

Parole condivise anche dal presidente del M5s Giuseppe Conte: “Si tratta di un passo indietro rispetto persino al Codice Rocco di epoca fascista”. E ancora: “Introducono nuovi venti reati, inaspriscono pene già esistenti, ma solo in una direzione, per la gente comune, per chi manifesta dissenso politico, per chi esprime resistenza passiva, mentre invece creano spazi di sempre maggiore impunità per la classe politica, per i colletti bianchi, destrutturano le norme contro la corruzione, aboliscono l’abuso d’ufficio”. Pure i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli parlano di “scempio autoritario” e attaccano Meloni: “Risponde alla crisi sociale con la galera”.

Così, se i vari partiti del possibile campo progressista continuano a rivendicare di voler “partire dai temi“, in piazza sembrano cominciare a crearsi quelle basi comuni per una futura alleanza, per un’alternativa al governo Meloni. Eppure, rispetto alla festa di Avs, quando i leader si fecero immortalare in quel che venne definito il ‘Patto della birra’, questa volta salta la foto di gruppo con Conte, Schlein, Magi, Bonelli, Fratoianni. Ognuno in punti diversi del corteo-manifestazione contro il ddl Sicurezza, i leader non si cercano, né si fanno immortalare insieme. Ci provano Bonelli e Fratoianni a salutare prima Schlein, poi Conte, ma segretaria Pd e presidente M5s restano distanti, né si incrociano. Dietro, spiegano fonti interne, le possibili frizioni e tensioni sul capitolo Rai.

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martedì 24 settembre 2024

Maiorino (M5s): “Meloni premiata da Musk? Immagine agghiacciante, sembrava l’investitura medievale con la vassalla e il signorotto”

“L’immagine di Giorgia Meloni che si fa premiare da Elon Musk è, dal mio punto di vista, agghiacciante, perché non è nient’altro che l’immagine di una vassalla che va a farsi investire, al metodo medievale, dal signorotto che le appoggia la spada sulla spalla. Il signorotto medievale è incarnato da Elon Musk, un personaggio estremamente ambiguo e potentissimo“. Sono le parole della senatrice del M5s Alessandra Maiorino che, ospite di Coffee Break (La7), il riconoscimento ricevuto dalla presidente del Consiglio a New York dal Ceo trumpiano di X.

La parlamentare spiega che cosa è il premio conferito a Meloni, il “Global Citizen Award 2024” dell’Atlantic Council: “L’Atlantic Council non è nulla di ufficiale, né un’istituzione governativa, né organismo politico o democratico degli Stati Uniti, ma è un think tank statunitense con sede a Washington il cui scopo è promuovere la leadership americana nel mondo. Questo dimostra che ormai la politica è sparita ed è impotente – conclude – perché il potere si è trasferito presso potentati economici enormi che non sono democratici, né eletti dalle persone. Quindi cosa rimane alla politica? Gestire gli affari correnti e fare propaganda senza alcun potere di intervento. Meloni è andata ad inchinarsi dinanzi a questo consiglio privato che promuove la potenza statunitense nel mondo”.

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Il mito di Beppe (Grillo) Saturno, che crea i movimenti e poi li sbrana

Beppe Saturno, dall’alto della montagna olimpica di Sant’Ilario, scrutava in basso con crescente furore il mondo irriconoscente degli umani; che sotto la guida di Giuseppi Prometeo pretendevano di fare da soli. Così il Supremo Elevato chiamò a sé quel che restava degli originari dodici olimpici desaparecidi (l’infido Luigi Di Maio, il Vito Crimi dissolto nell’insignificanza, il piazzista di se stesso Federico Pizzarotti e tutti gli altri annegati nei gorghi del meetup insieme a “Diva simpatia” Roberta Lombardi). I sopravvissuti al suo insaziabile cannibalismo di eletti: Atena Raggi, sempre imbambolata dai troppi mandati assunti sotto le specie mortali nel Consiglio comunale capitolino, il fedelissimo Poseidone ToNNInelli, seppure sostanzialmente un pesce fuor d’acqua quando si trattava di concepire un ragionamento purchessia.

“L’infame Giuseppi alias Prometeo”, sbraitò il massimo custode del Codex pentastellare, riassunto in una sola normativa (“andate affanculo, qui comando io”), “questo mortale venuto dall’Apulia per sottrarci il fuoco sacro del potere e condividerlo con altri morotei, sta mandando a ramengo un mirabile lavoro di rimodellamento delle menti con la blasfemia che si possa pensare con la propria testa”. “Ma questa non è la regola da te promulgata dell’uno vale uno?” chiesero all’unisono Atena Raggi e Poseidone ToNNinelli. “Sì – vabbé – ma io lo dicevo per scherzo”. “Insomma, una furbata per tenere a guinzaglio questa banda di smandrappati che mi ronzavano attorno bevendosi ogni scemenza e – così – poter mettere nei posti giusti signori e signore signorsì. Altrimenti tu, mia graziosa romana, e tu, balbettante signore delle infrastrutture, le poltrone di sindachessa e di ministro non le avreste viste neppure con l’occhio guercio di Polifemo alla rovescia.”

Mai come in questo momento l’Altissimo, Purissimo, Levissimo sentiva la mancanza del lungocrinito centauro di fiducia – il semi-dio Chirone Casaleggio – con quella sua dote divinatoria di intortare i fedeli trasformando le tecnologie indossabili nei culti misterici di Demetra e Internet nell’oracolo di Delfi.

Ora doveva cavarsela da solo, perché non lo convinceva la proposta indecente del solito Poseidone ToNNInelli di appendere il nuovo Giuseppi Prometeo (“colui che pensa prima”) a una campata moncherino del Ponte Morandi, dove lo sciocco alla Epimeteo (“colui che pensa dopo”, appunto) trasformato in tordo, dopo aver tentato inutilmente la mutazione nella terribile aquila Aithon, non potendo sbranargli il fegato si sarebbe limitato a picchiettargli col becco le piante dei piedi, torturandolo con il solletico.

Una soluzione – quella proposta dall’olimpico tonno – che esponendo un simulacro appeso ai moncherini di un monumento all’infamia dei potenti, quale il viadotto sul Polcevera, aveva il gravissimo difetto di incrementare nel reprobo quanto di cui l’Imperscrutabile di Sant’Ilario è geloso al massimo grado: la visibilità.

Anche perché l’olimpico incazzoso era ancora sotto choc per il flop di cui era stato recentemente vittima: le tavole della legge sotto forma mistica di Libro dei Libri di una nuova rivelazione che non se l’era filata nessuno. Ossia “il culto dell’Altrove” che non si è mai capito dove fosse, compreso l’importante professionista a cui era stata demandata la stesura del testo, stante il ben noto analfabetismo di ritorno che affligge l’aspirante profeta (a mezzo scrittori fantasma). Eppure era convinto che la trovata potesse funzionare per ridargli il raggio di luce della rinnovata attenzione del suo popolo e ricevere i canonici sacrifici propiziatori. Grazie a una Chiesa open source, che però – come al solito – era l’ennesima scopiazzatura di gag altrui. Nel caso, quella di Baba Bedi XVI, il papà dell’attore Kabir Bedi (Sandokan), che nel 1961 prima aveva fondato in India l’impareggiabile “Istituto di Ricerca sul Non Conosciuto” e – poi – trasferitosi in Italia nel 1972, la celeberrima Filosofia Acquariana.

Niente da fare: il pubblico non aveva più l’anello al naso; e il dio con carrello elevatore applicato alle terga fumava rabbia, come se invece dell’Ambrosia gli avessero rifilato mortadella (copy Giovannino Guareschi). Ma dato che comunque doveva fare qualcosa, gli venne in soccorso il suggerimento della ombrosa e irritabile Atena Raggi: presentarsi nell’agorà Cinquestelle per sabotare l’incontro.

Detto fatto. Ma al dunque la reazione degli antichi grillini iniziò a procurargli la caduta delle sue ciocche cotonate, accogliendolo emettendo un suono mistico: la pernacchia.

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Assemblea costituente M5s: si parlerà anche di simbolo, alleanze e regola dei due mandati (ma non sono i temi più votati)

Al primo posto la riforma del sistema sanitario nazionale, al settimo posto la modifica dei ruoli dei leader (ma anche la modifica di nome e simbolo) e all’undicesimo la revisione del codice etico e le regole per le candidature (quindi il limite dei due mandati). Attivisti e simpatizzanti del Movimento 5 stelle si sono espressi e hanno scelto dodici tra i 20 temi proposti da iscritti e non che dovranno essere affrontati nella seconda fase del processo costituente. Proprio il dibattito sui principi fondanti del M5s ha aperto una frattura tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte che non concordano sui limiti di intervento dei sostenitori. Intanto il processo dal basso va avanti.

“Le priorità dell’Assemblea costituente le avete decise voi”, ha commentato Conte in un video diffuso sui social. “Avete espresso preferenze in tantissimi, abbiamo raccolto oltre 153mila su 20 temi. Ne avete selezionato dodici, ci sono anche alcuni temi come il cambiamento delle regole organizzative per rendere più incisiva l’azione del Movimento 5 stelle sui territori”. E ha continuato: “Tutto questo è stato certificato da società indipendenti, e adesso ci approntiamo a effettuare il sorteggio dei 300 iscritti che saranno protagonisti diretti, assieme a tutto il resto della comunità, della fase due, quella del confronto liberativo. Discuteremo concretamente delle varie soluzioni e voi direttamente elaborate delle proposte che porteremo nella terza ultima e fase, quella della deliberazione finale. Sono orgoglioso di questa comunità che si dimostra viva, vivacissima, sta coinvolgendo moltissimi non iscritti, vuole discutere, vuole proporre soluzioni e definire nuovi obiettivi strategici per il Movimento 5 stelle per gli anni a venire. Tutto questo è certificato in modo trasparente sul sito del Movimento. Vi terrò aggiornati”.

La società esterna Avventura Urbana è stata incaricata di raccogliere e raggruppare i circa 22 mila contributi arrivati nella prima fase. Il tema che riguarda l’eventuale modifica dei ruoli sia di Giuseppe Conte, presidente M5s, che di Beppe Grillo, garante e fondatore, si è posizionato settimo in classifica per preferenze espresse (7814 in totale). Il tema che invece riguarda il limite dei due mandati e le alleanze passa di un soffio la selezione: è undicesimo con circa un centinaio di preferenze in più rispetto al primo del gruppo dei temi scartati (7322 voti). Le preferenze espresse complessivamente sono state 153.985, tra iscritti e non iscritti. Ciascun partecipante alla votazione aveva il diritto di sottoscrivere fino a 12 preferenze. In testa la discussione su “Riforma del Sistema sanitario nazionale e tutela della persona” con 12.728 voti. Secondo tema in classifica, “Crescita economica inclusiva e lavoro dignitoso” con 11.254 preferenze. Sul terzo gradino del podio il “Contrasto all’evasione fiscale e etica nell’impresa” con 10.655 click. Quarto: “Politica di pace ed Europa” con 9185 voti. Vanno avanti nel processo anche “La centralità della questione giustizia nell’azione politica del Movimento”, “Transizione ecologica e patrimonio naturale per un’ecologia integrale”, “Informazione libera e sovvenzioni alla cultura”, “Riforma della scuola primaria e secondaria”, “Riforme per un maggior equilibrio territoriale nel Paese, “Università e ricerca scientifica”. I 12 temi arriveranno presto sui tavoli di confronto, a cui siederanno 300 iscritti e 30 non iscritti estratti a sorte. Compito dei tavoli è formulare, a partire dai temi, delle proposte concrete da sottoporre al voto finale dell’Assemblea costituente prevista a novembre.

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lunedì 23 settembre 2024

Armi, Silvestri (M5s): “Sensibilità diversa con il Pd di Schlein, serve un dibattito nel campo progressista. Non si può fare la pace con i missili”

“Investire in armamenti? Sicuramente abbiamo una sensibilità diversa con il Partito Democratico della Schlein che in Europa ha fatto una votazione sul tema diversa dal Movimento 5 stelle. Bisogna aprire un dibattito nel campo progressista sulla politica estera e su quello che deve essere l’uso di armi sia in Ucraina ma anche in Israele. Perché ricordo che l’Italia sta vendendo armi ad Israele che a sua volta sta compiendo un massacro in Palestina”. Così Francesco Silvestri, capogruppo 5 Stelle alla Camera, fuori da Montecitorio.

“Cercare di dire che vogliamo raggiungere la pace tramite i missili secondo me è una cosa che anche i cittadini hanno capito che c’è un’impossibilità anche storica di affermare questo concetto”, ha proseguito, sottolineando che il Movimento è “da tutt’altra parte rispetto questo” e che continuerà “a portare avanti le proprie convinzioni”. “Non è il momento degli aut aut perché ne verrebbe meno il dibattito stesso e dato che stiamo parlando di un tema in cui si giocano vite umane io non lo legherei al campo largo o all’appetibilità delle notizie”, ha concluso, parlando di “situazione preoccupante” nel centrodestra.

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Conte alla Marcia della Pace di Assisi: “Grillo? Non sono in guerra con nessuno”

“Io l’ho già detto, non sono in guerra con nessuno”, ha risposto ai giornalisti il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, alla partenza della Marcia di Assisi che da Santa Maria degli Angeli arriverà nella piazza del Comune.

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venerdì 20 settembre 2024

Conte a Grillo: “Lui è il papà del Movimento ma io non sono la mamma”. E il fondatore: “Ancora aspetto le sue risposte”

Nuovo capitolo dello scontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo sul futuro del Movimento 5 stelle. Mentre il fondatore scrive su Facebook “resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate da più di 10 giorni” – ripostando la lettera aperta all’ex presidente del Consiglio sulla costituente – Conte parla a Parma intervistato da Enrico Mentana al Festival di Open: “Grillo è il papà del movimento ma io non sono la mamma”, chiarisce Giuseppe Conte ricordando che c’è una “comunità intera che si sente una comunità adulta e che legittimamente si ritrova a discutere, a decidere del proprio futuro“.

Beppe Grillo, per Conte, intende il suo ruolo di garante “come un ruolo da interdittore. In realtà il ruolo del garante è una figura che riconosce il ruolo del fondatore, e anche di chi dovrebbe esprimere un’autorità morale, dovrebbe continuare a essere punto di riferimento, un padre nobile” altrimenti “non funziona perché diventa antidemocratico“, ha detto il presidente del M5s. “Non ho mai parlato male di Grillo, perché non ne ho motivo, non ho motivo di non essere riconoscente rispetto a chi ha realizzato questo progetto con Casaleggio. Un progetto che ovviamente deve evolvere“, ha aggiunto Conte.

Questo processo, secondo Conte, “non si può interrompere”: “Dire oggi: blocchiamo, facciamo decidere su questo significherebbe ammettere deriva antidemocratica del Movimento 5 Stelle che io non consentirò mai fino a quando ci sarò io. Non è possibile e pensabile nemmeno da chi ha avuto idea 3 anche oggi ha un ruolo interrompere questo processo”, ha sottolineato Giuseppe Conte. “È un processo dal basso, sui bisogni e gli obiettivi strategici, valutati, discussi e poi ci sarà una votazione” da cui “potrà uscire di tutto, è l’assemblea degli iscritti, diranno che Conte va a casa, che Conte non va bene, benissimo, si discuterà. Però abbiamo bisogno di smuovere le acque, in Italia l’astensionismo ha superato il 50%”.

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giovedì 19 settembre 2024

Beppe Grillo aveva davanti a sé tre strade. Ha scelto la terza: la peggiore

di Giovanni Ceriani

Beppe Grillo ha (aveva) davanti a sé tre strade. Ha scelto la terza: la peggiore.

Prima strada: l’accordo
Come prima e migliore strada c’è (ci sarebbe stata) quella di consentire di comporre dialetticamente e serenamente le proprie idee e, perché no, anche le proprie preoccupazioni, dentro il processo costituente in atto, con uno scambio civile, politico e alto con lo stesso Giuseppe Conte. Ne avrebbero goduto tutti dei frutti, perché avrebbe consentito di esplicitare meglio alcune problematiche, analizzarle per il bene comune, trovarne le soluzioni più interessanti e utili.

Questa sarebbe stata la strada maestra, la migliore, ma i fatti dimostrano che l’approccio di Grillo è deliberatamente rivolto allo scontro frontale, all’escalation del dissenso e della polemica. Fino al riferimento a carte bollate, questioni giuridiche e altre di pura lana caprina. Il tutto dentro una narrazione palesemente inesatta e a tratti propriamente falsa (altroché visionaria).

Seconda strada: la scissione
Come seconda strada, allora, certo sbagliata ma pur sempre dignitosa e legittima, Grillo avrebbe potuto percorrere la via del rafforzamento, polemico ma pur sempre politico, dell’antitesi tra la propria “visione” e l’evoluzione attuale del M5s guidato da Conte, e così forzare la frattura: o per far nascere un nuovo soggetto politico più “puro” (lasciando il M5s alla sua strada attuale) oppure al contrario prendendo in mano il M5s, spingendo Conte fuori dal M5s e verso la costruzione di un proprio soggetto politico.

Anche questa seconda strada avrebbe avuto una sua legittimità, ma non sembra nemmeno questa quella che ha in mente di percorrere. Anche perché si trova di fronte ad un ostacolo insormontabile: dai social, dalla base, dai gruppi territoriali, dai simpatizzanti ed iscritti emerge un profondissimo sostegno a Conte e al contrario una lampante indifferenza – se non enormi prese di distanza – verso le uscite di Grillo. L’azione di Grillo per come è condotta non appare funzionale a costruire o rifondare un gruppo politico, sia per mancanza di progetto sia per mancanza di sostegno.

Terza strada: vittimismo e logoramento
Eccoci allora alla terza ed ultima strada: ossia quella della “semplice” demotivazione, logorio, appesantimento dell’immagine del M5s e di Conte in particolare.

In tal caso nessuna prospettiva positiva e costruttiva: nemmeno quella della scissione (che avrebbe avuto comunque un elemento propositivo). Qui siamo solo all’offuscamento di una immagine e di una leadership. Il tutto tra vittimismo semplice e vittimismo aggressivo.

La variante Renzi
Paradossalmente, in questa terza ipotesi, l’azione di Grillo combacia perfettamente con quella del nuovo Renzi “di sinistra”. Anche Renzi non ha alcuna intenzione di costruire alcunché: sia per mancanza di credibilità che di consenso.

Anche in questo caso lo fa per puro spirito distruttivo, ossia incasinare la coalizione progressista, umiliare in particolare il popolo 5stelle e mettere in difficoltà, demotivare, gravare la leadership di Conte. Sia in Grillo che in Renzi non si nota l’ambizione “elevata” e comunque “visionaria” della costruzione di un qualcosa, ma semplicemente il tratto e la voglia del puro condizionamento, del logoramento.

La superstrada Draghi
Che tutto ciò avvenga sempre in riferimento all’attivismo di Draghi, dentro uno schema di Conticidio permanente, è una coincidenza non più casuale ma propriamente sospetta.

L’altra volta è stato il compianto Domenico De Masi a svelarne la trama e denunciarla. Oggi dobbiamo usare la nostra testa e, battuta per battuta, riconoscere che siamo partiti con un “Draghi grillino” e ci siamo ritrovati un “Grillo draghiano”.

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Il M5s incontra le associazioni animaliste alla Camera, Caramiello: “Il governo fa la guerra a fauna selvatica e ambiente, ci opporremo”

Il Movimento 5 stelle ha incontrato le principali associazioni animaliste alla Camera dei deputati per parlare dei rischi legati alla proposta di legge della Lega, a prima firma Bruzzone, che intende liberalizzare la caccia. “Il provvedimento – ha detto Alessandro Caramiello del M5s – minaccia non solo la fauna selvatica, ma anche la salute e il benessere dei cittadini”. Dopo l’ostruzionismo del M5s, che di fatto ha bloccato i lavori in commissione Agricoltura, la pdl Bruzzone è stata calendarizzata in Aula, accelerando l’iter di approvazione. “Non possiamo permettere che l’Italia scivoli verso una legalizzazione del bracconaggio – ha aggiunto Caramiello – un rischio che potrebbe costarci caro e che esporrebbe il nostro Paese a sanzioni e maggiori oneri fiscali. È tempo di ascoltare la voce degli esperti e delle associazioni che da anni si battono per la protezione degli animali e dell’ambiente, come abbiamo fatto stamattina”. Presenti anche Giuseppe Conte e Sergio Costa. “Siamo gli unici, tra i partiti di opposizione, a opporci a questa norma vergognosa – ha concluso il deputato – e vorremmo che anche gli altri ci sostenessero in questa battaglia di civiltà”.

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mercoledì 18 settembre 2024

Assemblea costituente M5s, parte la seconda fase: dal limite sui mandati al simbolo, si vota sulle priorità da discutere

Mentre continua lo scontro a distanza tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, intanto procedono le manovre che dovrebbero portare all’assemblea costituente del Movimento 5 stelle. E conclusa la prima fase di raccolta dei contributi da parte degli iscritti e non, ora si passa alla votazione per individuare le priorità da discutere.

“Nei giorni scorsi”, si legge sul sito M5s, “sono stati esaminati i vari contributi e sono stati ‘clusterizzati’ in 20 possibili temi da discutere”, e saranno ancora iscritti e simpatizzanti a scegliere quelli che, per loro, saranno prioritari “in modo da selezionare quelli che saranno oggetto della discussione e della definizione di più specifiche proposte da porre al centro del confronto deliberativo”. Questo perché, scrivono ancora, “non possiamo occuparci di tutti i possibili temi: dobbiamo selezionare quelli che, nella vostra valutazione, caratterizzano le più importanti sfide che il Movimento è chiamato ad affrontare. In definitiva, le vostre indicazioni serviranno a definire i più importanti obiettivi strategici che devono orientare l’azione politica del Movimento e i più rilevanti cambiamenti utili a rendere più efficiente la nostra organizzazione”.

È fissato al 22 settembre il termine entro cui votare i temi a cui dare priorità tra i 20 finora espressi. Al termine, i 12 temi di discussione che avranno ricevuto il maggior gradimento saranno oggetto di approfondimento nella seconda fase del confronto deliberativo. Tra i temi individuati e sui quali si farà la votazione ci sono alcuni dei nodi più controversi per il Movimento: dalla revisione dei pilastri fondativi all’ipotesi di una nuova struttura. “Risulta prioritario verificare se la struttura di governo del Movimento sia ancora attuale o se vadano modificati alcuni ruoli e funzioni”, si legge nella proposta ‘Revisione dello Statuto per discutere dei ruoli del Presidente e del Garante, il nome e il simbolo del Movimento e la riorganizzazione dei Gruppi territoriali’, “in particolare quelli del Presidente e del Garante dei valori, i loro rispettivi ambiti di intervento e la durata del loro mandato. Assieme a questo è necessario aprire una riflessione sul cambio di simbolo e di denominazione del Movimento, sulla definizione delle responsabilità dei Coordinatori regionali e provinciali, sulla possibile reintroduzione dei Gruppi di lavoro e sul funzionamento dei Gruppi territoriali, che sono da considerare elemento chiave per la crescita del Movimento”. E proprio su questo Grillo e Conte si stanno scontrando.

Tra gli aspetti da rivedere, vengono poi individuate “le modalità di costituzione, di finanziamento e di funzionamento interno, nonché l’eventuale istituzione di un/una referente per le Politiche di genere”. Ma anche “rinnovare le forme di democrazia diretta e partecipativa per coinvolgere gli iscritti”. Inoltre “occorre avere una maggiore presenza dei leader e dei maggiori esponenti del Movimento sui territori e mettere a supporto degli eletti un ufficio legale/tecnico che possa sia formulare pareri che dare indicazioni sulle normative di riferimento”. Per quanto riguarda la revisione del Codice etico oltre al nodo del limite dei due mandati, un secondo aspetto in discussione è “relativo alle qualità etico-morali dei candidati, che potrebbero essere rafforzate nel Codice sui fronti dell’integrità, dell’onestà, della trasparenza, e del legame col territorio”.

Tra gli argomenti allo studio anche ‘Politica di pace ed Europa‘: “Il Movimento deve essere esplicito nel fornire sostegno alla diplomazia e nel rifiuto dell’invio di armi nei conflitti, con particolare riferimento alla guerra in Ucraina – vi si legge – Tali principi vanno resi espliciti anche nello Statuto del movimento, unitamente al riconoscimento dello Stato di Palestina e alla promozione di un mondo multipolare. In tema di antimilitarismo, l’articolo 11 della Costituzione (“l’Italia ripudia la guerra”) dovrebbe essere esteso a tutta l’Ue, invece ora viene disatteso dall’Italia stessa. L’Italia deve essere ambasciatrice della pace battendosi quantomeno per la neutralità europea rispetto ai conflitti, per avere una propria diplomazia e una maggiore autonomia dagli Usa su questi temi. Le basi americane dovrebbero essere chiuse e le armi nucleari bandite fin da subito nel nostro territorio”. Questi gli altri 17 temi in evidenza: ‘Revisione della Carta dei principi e dei valori’; ‘Riforme per un maggior equilibrio territoriale nel Paese’; ‘Crescita economia inclusiva e lavoro dignitoso’; ‘Contrasto all’evasione fiscale e etica nell’impresa’; ‘Riforma del Sistema sanitario nazionale e tutela della persona‘; ‘Un nuovo modello per i servizi sociali e assistenziali’; ‘La centralità della questione giustizia nell’azione politica del Movimento’; ‘Transizione digitale e utilizzo responsabile della IA’; ‘Riforma della scuola primaria e secondaria’; ‘Università e ricerca scientifica’; ‘Informazione libera e sovvenzioni alla cultura’; ‘Contrasto alle discriminazioni e violenza di genere’; ‘Diritto all’abitare’; ‘Infrastrutture e rete nazionale per trasporto’.

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Licheri contro Meloni: “Non accetto lezioni di italianità da questa donna che con Fitto ha calpestato l’interesse nazionale”. Su La7

Reazione furiosa del senatore del M5s, Ettore Licheri, durante la diretta del discorso di Giorgia Meloni all’assemblea pubblica di Confindustria e mandata in onda parzialmente dalla trasmissione L’aria che tira (La7).
All’appello rivolto dalla presidente del Consiglio a tutte le opposizioni, invitate a supportare il neo-vicepresidente esecutivo della Commissione von der Leyen, Raffaele Fitto, il parlamentare pentastellato sbotta: “Io sono indignato perché capisco il gioco delle parti, ma non accetto questa lezione di italianità. Questa donna non ha votato per ben 2 volte il Pnrr astenendosi. E in quel gruppo parlamentare c’era Raffaele Fitto. Cioè questa donna pretende di dare lezioni di italianità quando oggi lei si regge su quei 209 miliardi che ha portato a casa il presidente Conte e nonostante questo, lei parlava di truffa a danni dell’Italia”.
E chiosa: “E lei viene qui a insegnarci l’interesse nazionale? Ma è stata la prima a calpestare l’interesse nazionale, questo mi fa incazzare”.

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Toscana, “garantire il salario minimo di nove euro l’ora negli appalti affidati dalla Regione”: passa all’unanimità la mozione del M5s

Passa all’unanimità in Consiglio regionale della Toscana una mozione che impegna a prevedere l’obbligo di salario minimo di nove euro l’ora in tutti gli appalti commissionati dalla Regione. L’atto, presentato dalla capogruppo M5s Irene Galletti, cita nelle premesse la direttiva europea del 2022, l’articolo 36 della Costituzione (“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”), le sentenze della Cassazione che hanno affermato il diritto il salario minimo (consentendo ai giudici di aumentare le retribuzioni laddove non adeguate) e le iniziative già adottate dagli enti locali: comuni come Napoli, Milano, Firenze e Livorno, infatti, hanno già scelto di garantire i nove euro l’ora negli appalti e negli esercizi che sfruttano concessioni comunali. Lo stesso Consiglio regionale toscano, peraltro, aveva già approvato una mozione che impegnava la giunta a sostenere la proposta di legge in materia presentata in Parlamento dalle opposizioni, poi affossata dal governo.

Il nuovo atto d’indirizzo, approvato martedì, prevede l’obbligo a “garantire, per gli appalti in cui siano coinvolte la Regione e i suoi enti, un salario minimo ai lavoratori, qualunque sia la forma contrattuale che leghi questi ultimi alla prestazione di beni o servizi, in modo da evitare escamotage di qualunque genere a loro danno”. In particolafre, la giunta dovrà “verificare che i contratti indicati nelle procedure di gara prevedano un trattamento economico minimo inderogabile pari a 9,00 (nove/00) euro l’ora”. La mozione impegna l’esecutivo anche “a verificare puntualmente il rispetto dell’applicazione del contratto e delle condizioni contrattuali in maniera costante redigendo ogni sei mesi un report” e a “effettuare una ricognizione di tutti i contratti in essere stipulati a partire dall’anno 2022, verificandole condizioni applicate sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista normativo al fine di poter definire azioni conseguenti”.

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M5s, il politologo Ignazi: “Scontro Conte-Grillo? Hanno ragione entrambi ma prevedo un futuro molto gramo per il Movimento delle origini”

Chi ha ragione tra Conte e Grillo? Entrambi, questo è l’inghippo. Il vero problema è che cosa vuole essere il M5s e che cosa è oggi rispetto alla sua storia passata“. Sono le parole pronunciate a Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal politologo Piero Ignazi, professore ordinario di Politica Comparata, che ieri sul Fatto Quotidiano ha espresso la sua opinione dello scontro tra il fondatore del M5s Beppe Grillo e il suo attuale presidente, Giuseppe Conte.

“Lo statuto del M5s – spiega Ignazi – dava a Grillo, in quanto fondatore, tutta una serie di poteri eccezionali, che si pensava che non fossero da esercitare e che erano sostanzialmente un riconoscimento del suo ruolo per aver messo in piedi questa avventura peculiare e di grande successo per un certo periodo. D’altra parte, il M5s è poi andato per un’altra strada inevitabilmente molto differente da quella iniziale prefigurata da Grillo. E non poteva essere diversamente“.

Il docente si sofferma sulla figura di Giuseppe Conte: “Le due svolte fondamentali che hanno definto la sua carriera politica e anche il M5s sono state due: quando al Senato, nell’agosto del 2019, ridicolizzò Salvini, licenziandolo in maniera drastica per la vicenda Open Arms. Questo fece acquisire a Conte uno status completamente diverso rispetto all’immagine che evocava prima, cioè quella di un personaggio incolore, sostanzialmente di secondo piano. La seconda svolta – continua – si ebbe con la gestione della pandemia, che è un riconoscimento che va dato a Conte per aver gestito in modo eccellente quel momento tragico e che infatti gli ha dato una popolarità a livelli quasi mai registrati da un presidente del Consiglio dopo i primi 100 giorni del suo mandato“.

E aggiunge: “Prevedo un futuro molto gramo dei vecchi 5 Stelle. Il M5s nasce su stimoli e offerte politiche ben precise: l’antipolitica, una visione di tipo ecologico-libertaria, la rete come grande elemento di democrazia e nuovo spazio della vita politica e sociale. Queste tre cose sono deperite nel corso del tempo. In un certo momento i è aggiunto un elemento molto più sociale, quale è stato il reddito di cittadinanza e altre proposte con questa linea. Ma – osserva – a questo punto il M5s non si sa più che cos’è, perché tra i primi tre elementi sopravvive a fatica qualche vago riferimento all’ambiente, ma il resto non c’è più: il vecchio M5s non ha più un argomento, non ha più un tema, non ha più una sua visibilità, non ha più un profilo”.

Il politologo respinge il marchio di populismo affibbiato al Movimento: “I movimenti che nascono dal basso non sono necessariamente populisti. Il vero problema del M5s era la scarsa cultura politica della stragrande maggioranza dei suoi membri, il che generava una grande confusione. Lo stesso Grillo non aveva le idee chiare e infatti, una volta perso Casaleggio, padre e ispiratore del Movimento, si è trovato solo in mezzo al deserto senza sapere cosa fare. Questo è stato il dramma. Aveva un gruppo di giovani smaliziati, di cui alcuni barricaderi, che però non hanno dato frutti”.

E conclude: “Penso che allo stato attuale pochissimi aderiscano al M5s delle origini. Alcuni sono in grande difficoltà perché non sono fan né di Grillo, né di Conte. Penso a Roberto Fico e a Chiara Appendino, che per me sono i due personaggi politici più rilevanti e credibili del Movimento. E gli unici dotati di una certa qualità politica all’interno di quel mondo”.

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martedì 17 settembre 2024

Open Arms, ex ministra Trenta: “Il M5s avrebbe dovuto bloccare prima Salvini. La richiesta del pm sia da monito sul rispetto del diritto”

I 5 Stelle avrebbero dovuto fermare prima Salvini e impedire che si arrivasse a certi livelli. Quando ci fu il caso Diciotti, Salvini fu proprio lasciato libero di fare quello che voleva”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Cinque Notizie, su Radio Cusano Campus, da Elisabetta Trenta, ex esponente del M5s e titolare del ministero della Difesa nel governo Conte Uno.

Trenta ripercorre tutte le tappe della vicenda Open Arms, per la quale il leader della Lega, all’epoca ministro dell’Interno, è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio: “Nell’agosto del 2019 eravamo già in una fase di crisi di governo: Salvini aveva vinto le elezioni europee e da tempo aveva cominciato ad assumere degli atteggiamenti particolari. Diceva che voleva i pieni poteri e questo era qualcosa che nel M5s si sentiva. Il decreto sicurezza bis era uno strumento approvato da tutti, con qualche modifica apportata dal presidente della Repubblica, tanto da diventare legge, e la legge si applica. Per tale decreto, si richiedeva anche la mia firma per le relative competenze, che nel mio caso erano appunto verificare che la nave non fosse militare, come la Diciotti”.

L’ex ministra si sofferma sul caso Diciotti e rivela di aver protestato, seppur in modo non incisivo, con Conte e Di Maio: “Era un momento già critico per il paese, c’era stato il crollo del ponte Morandi. Dissentivo dalla linea di Salvini e del governo ma non trovai l’appoggio del M5s e dell’esecutivo. Quando scoppiò la vicenda Open Arms, mi rifiutai fermamente di apporre la firma al provvedimento. Prima ancora decisi di inviare la Marina perché avevamo ricevuto un’informazione da parte del Tribunale dei Minori che diceva che c’erano molti minori a bordo, tra cui due neonati di 9 mesi. Matteo Salvini – continua – si rifiutava di farli scendere. Le condizioni del mare però peggiorarono velocemente, un trasbordo sarebbe stato impossibile e quindi le navi della Marina semplicemente seguirono Open Arms per sicurezza. Poi intervenne il Tar che annullò il primo decreto Open Arms, dicendo che i migranti a bordo stavano vivendo condizioni disumane contro ogni regola e ogni diritto. A quel punto Matteo Salvini reiterò il decreto e io decisi di non firmarlo. Avvisai prima Conte e Di Maio, ma non avrei firmato comunque, anche se non mi avessero dato l’ok. Di fronte a una cosa del genere la politica deve rispondere a esigenze che non possono mascherare azioni politiche. Bisogna agire e basta”.

Circa il processo, Trenta commenta: “Spero ovviamente che Salvini non sia condannato perché forse lui pensava veramente che stesse facendo qualcosa per i confini. Io dico invece che i confini si debbano tutelare nel rispetto delle leggi nazionali e del diritto internazionale. Tra l’altro, c’ero io a difendere i confini, non era Salvini il ministro della Difesa. Ma lui voleva fare anche quello. Mi auguro in ogni caso – conclude l’ex ministra – che la proposta del pm sia esemplare per dire che nessuno può esercitare al di fuori di quelle che sono le normative di uno Stato e le norme internazionali che ci guidano”.

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Grillo risponde a Conte: “Demolisci i presidi democratici del M5s, valuto se sottoporre le tue minacce agli organi interni. Miei compensi congrui”

Difende i contratti che lo legano ai 5 stelle, considera “congrui” i suoi compensi e accusa ancora Giuseppe Conte di voler stravolgere “l’identità e i valori del Movimento”. L’ennesima replica di Beppe Grillo arriva sottoforma di lettera indirizzata al “caro Giuseppe” e pubblicata dal sito de Il Foglio. Il fondatore e il presidente dei 5 stelle non si parlano più, ma continuano a litigare a distanza, a colpi di post, missive e mail. Tutti diffuso a mezzo stampa. Dopo gli ultimi attacchi di Grillo, contrario all’Assemblea costituente del Movimento che potrebbe cambiare nome, simbolo e pure la regola sul limite dei due mandati per gli eletti, Conte aveva risposto inviando una pec con cui comunicava la possibilità di sospendere i contratti che legano il fondatore al M5s, compreso quello da 300mila euro l’anno per la comunicazione.

“Manovre striscianti per demolire la democrazia del M5s” – Una mail che aveva amareggiato il comico. E infatti, neanche 48 ore dopo, ecco che Grillo risponde con un’altra lettera. “Caro Giuseppe, mi scrivi accusandomi per l’ennesima volta – dopo averlo fatto più volte pubblicamente – di avere una visione padronale del movimento e contraria suoi valori democratici. La verità è che, al contrario, ho sempre inteso tutelare i valori democratici su cui il movimento è stato fondato. Dunque, se proprio vogliamo parlare di atteggiamenti contrari ai valori democratici del movimento, questi sono da trovare nelle manovre striscianti con cui si sta tentando di demolirne i presidi, invocando ipocritamente un presunto processo democratico, che, come sai bene (ma fingi di non sapere) non può prescinderne”, è l’incipit della missiva di Grillo. “Vorrei però tenermi alla larga dal girone in cui alcuni di voi sembrano essere sprofondati, per condurvi lungo la natural burella e farvi rivedere le nostre prime stelle, partendo dagli inizi del movimento, che nasce innanzitutto per realizzare una democrazia più autentica e vicina ai cittadini”, continua il fondatore.

“Mi riservo di sottoporre le tue minacce agli organi del M5s” – Grillo poi attacca ancora l’ex premier. “Accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici”, sostiene il comico. “Le ragioni per cui è in corso un tentativo di demolire i presidi democratici del movimento sono peraltro ben note, e non rispondono certo ai suoi valori democratici, ma agli interessi di pochi”, prosegue il garante. Che poi aggiunge, riferendosi sempre a Conte: “Mi riservo di valutare il da farsi, eventualmente anche sottoponendo le tue minacce agli organi competenti” del M5s. Insomma a Grillo non è andata giù l’accusa lanciata da Conte di voler “comprimere il confronto” interno.

“Io padronale? Specchio delle tue intenzioni” – Poi il comico torna a fare muro sui due mandati, citando un suo post recente in cui ricordava che “Gianroberto e io abbiamo voluto prevenire i rischi delle altre forze politiche, che tendevano a sclerotizzarsi e alienarsi dai cittadini. Il limite del doppio mandato nasce proprio dalla volontà di prevenire questi rischi. Dunque, sostenere che l’insindacabilità di certe regole sia incompatibile con i valori democratici del movimento è non solo un ovvio controsenso, ma è addirittura un ribaltamento della realtà, che rivela, viceversa, le reali intenzioni di chi invece vorrebbe metterle in discussione. Sicché, accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri. Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici. Tant’è vero che nessun’altro fondatore di una forza politica ha mai avuto il coraggio, l’altruismo e la fantasia di non porsi al suo vertice, ma solo di ritagliarsi un ruolo di garanzia, come abbiamo fatto Gianroberto e io”.

“Miei compensi congrui alla mia funzione” – Quindi Grillo replica all’avvertimento di Conte, relativo ai contratti che lo legano ai 5 stelle, compreso quello da 300mila euro per contribuire alla comunicazione del Movimento. “Concludo rispondendo alla tua minaccia di sospendere gli impegni assunti dal movimento nei miei confronti, questa sì indegnamente strumentale e indebita, essendo essi strettamente legati alle funzioni che ho svolto e continuo svolgere per il movimento”. Il comico torna poi a definirsi “elevato”, aggettivo che Conte aveva contestato alla Festa del Fatto. “Nella mia qualità di ‘elevato’ – scrive il garante dei 5 stelle – mi astengo dal scendere così in basso rispondendo a tono, ma mi limito a osservare che gli impegni di manleva sarebbero comunque dovuti, a prescindere da un impegno contrattuale in tal senso, mentre i miei ‘compensi‘- che in realtà, come sai, coprono anche i costi d’ufficio della funzione che svolgo per il movimento – sono non solo congrui per la mia funzione e i relativi costi, ma lo sono a maggior ragione nel momento in cui è in corso un tentativo di stravolgere l’identità e i valori del movimento“. A questo punto Grillo invita Conte “piuttosto, a rispondere quanto prima alle mie richieste di chiarimenti sul processo che porterà alla assemblea ‘costituente del prossimo ottobre”

“Operazioni funzionali all’interesse di pochi” – Nella sua lettera, il garante sembra poi negare l’ipotesi scissione. “In questi giorni stiamo assistendo allo spettacolo delle tempeste ormonali di commentatori eccitati al pensiero di ciò che potrebbe accadere, che speculano su battaglie, scissioni, contese sul nome e sul simbolo, e così via. E’ uno spettacolo che francamente non m’interessa, e che trovo nauseante, perché il suo risultato sarebbe comunque dannoso per tutti. Quindi mi auguro che non sia messo in scena”. Quindi rilancia ancora una volta la sua posizione: “Ciò posto è ormai diventato irrinunciabile tornare ai veri valori democratici del movimento, senza operazioni funzionali all’interesse di pochi. Il fatto che si cerchi di impedirlo con il metodo di legittimazione popolare tipico delle autocrazie non è certo un buon segno, ma quale che sia il suo risultato non potrà certo tradire i tratti distintivi e i valori del movimento, a prescindere dalla titolarità del nome e del simbolo, che peraltro è già stata accertata giudizialmente”.

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lunedì 16 settembre 2024

Ius scholae, Ricciardi (M5s) al governo: “Perché non volete approvarlo? Il vostro cinismo si oppone ai diritti dei bambini”

“Tutto ruota intorno a una semplice domanda: perché. Perché dare la cittadinanza a dei bambini che hanno concluso un ciclo scolastico non si può fare. Due bambini con un colore della pelle diverso non si considerano diversi tra loro, siamo noi che lo facciamo, sono le istituzioni a farlo”. Lo ha detto il deputato del Movimento 5 stelle, Riccardo Ricciardi, intervenuto alla Camera durante la discussione della mozione, promossa dalla collega del Pd, Ouidad Bakkali, sulla riforma della disciplina in materia di cittadinanza, rivolgendosi al governo guidato da Giorgia Meloni. “In questa posizione c’è tutto il vostro cinismo. So che in termini di principio non vi cambia nulla, semplicemente dovete raccogliere consenso elettorale”.

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La lettera di diffida di Grillo a Conte: “Non è possibile votare su nome, simbolo e mandati”

Tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte è il momento delle carte bollate. Il fondatore e attuale garante del Movimento Cinque ha inviato una diffida al presidente nella quale ribadisce, ora formalmente, di non aprire un “confronto deliberativo” su “principi fondativi” come nome, simbolo e regola del doppio mandato. Nella lettera recapitata lo scorso 5 settembre all’ex presidente del Consiglio – che ha già risposto avvisando che di valutare la sospensione dei contratti -, Grillo scrive che “non è possibile né aprire un confronto deliberativo” né “deliberare o mettere in discussione tra gli iscritti i principi fondativi del Movimento 5 Stelle”. E avvisa che se le direttive non verranno rispettate “sarò costretto a esercitare miei poteri”.

Questi principi, sottolinea il garante, “elementi che costituiscono i nostri valori fondamentali e sono imprescindibili per la vita attuale e futura del Movimento 5 Stelle e dunque – mette in guardia Grillo – nessuna consultazione tra gli iscritti potrà avere ad oggetto eventuali modifiche del nome del Movimento 5 Stelle, delle modifiche o dell’uso del simbolo e della regola dei due mandati, come specificato nel mio post del 20 agosto”. Ma non è tutto. Secondo Grillo, non vi è spazio per una discussione nemmeno su “quegli ulteriori temi che dovessero risultare anche all’esito della consultazione tra gli iscritti in netto contrasto con i principi fondativi del Movimento 5 Stelle, come ideato e fondato da me e Gianroberto Casaleggio”.

La lettera – rimarca Grillo – “vale ad ogni effetto di legge e si formula espressa avvertenza che, in difetto di quanto sopra, sarò costretto ad esercitare tutti i miei poteri e prerogative per impedire che i nostri valori e principi vengano stravolti e snaturati”. Poteri che vengono richiamati da Grillo nell’incipit della mail: “Nella mia qualità di garante del Movimento 5 Stelle scrivo per ribadire formalmente la mia posizione sulla imminente Assemblea costituente degli iscritti che è la seguente”. Il fondatore fa riferimento anche alle “prerogative concessemi dallo Statuto” ovvero quelle indicate nell’articolo 12 e “che possono essere riassunte nella mia posizione di custode dei Valori fondamentali dell’azione politica del Movimento 5 Stelle e di interpretare in modo insindacabile le previsioni statutarie”.

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