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giovedì 24 aprile 2025

Todde, la procura di Cagliari chiede di annullare la decadenza per le spese elettorali. M5s: “Avanti a testa alta”

La procura di Cagliari ha chiesto al Tribunale civile di annullare la decadenza della presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, decise in merito alle irregolarità nella rendicontazione delle spese per la campagna elettorale del febbraio 2024. La richiesta è stata depositata dai procuratori Guido Pani e Diana Lecca, che chiedono anche una riduzione della sanzione pecuniaria. La notizia è stata confermata all’Ansa dai legali di Todde. In quanto materia elettorale, la procura di Cagliari è parte in causa nel procedimento apertosi davanti al tribunale ordinario sul ricorso presentato dai legali della governatrice contro l’ordinanza-ingiunzione emessa dal collegio regionale di garanzia della Corte d’Appello del capoluogo sardo. “Apprendiamo con soddisfazione la notizia per cui la procura di Cagliari chiede di annullare il decreto nella parte relativa alla sanzione della decadenza poiché non sussistono i presupposti”, è quanto di legge in una nota del M5s sardo.

Il processo alla governatrice, che si sta svolgendo davanti al Tribunale civile, è iniziato quando gli avvocati di Todde hanno fatto ricorso contro la decisione del Collegio regionale di garanzia elettorale, risalente al 20 dicembre scorso. Il Collegio regionale di garanzia aveva contestato alla governatrice irregolarità nel rendiconto delle spese della campagna elettorale per il voto del febbraio 2024, che determinando non solo un’ordinanza-ingiunzione di decadenza al consiglio regionale ma anche una sanzione a carico della presidente di 40mila euro. Tra gli errori contestati, tra l’altro, anche il fatto di non aver nominato una persona responsabile (mandatario elettorale) per gestire i soldi della campagna e di aver pagato di tasca propria alcune spese, cosa che la legge vieta espressamente.
Nelle conclusioni depositate, la Procura conferma che le dichiarazioni sulle spese presentate da Todde “non fossero regolari e presentassero alcuni profili di ambiguità, alcune carenze”. E dunque giustifica la sanzione pecuniaria chiedendo però al Tribunale di ridurla. Le violazioni, anche se vere, non sarebbero invece “sufficientemente gravi da poter decretare la decadenza” di Todde dalla sua carica di presidente della Regione Sardegna. Il procedimento giudiziario ha già preso il via il 20 marzo scorso con la prima udienza, mentre è attesa per il 22 maggio la decisione del collegio della prima sezione civile del Tribunale ordinario di Cagliari presieduto da Gaetano Savona. Nell’udienza del 22 maggio i giudici decideranno anche della costituzione in giudizio per tutti i ricorsi, compreso quello dello stesso Collegio regionale di garanzia elettorale che si era opposto all’impugnazione di Todde.
“Siamo sempre stati convinti della bontà dell’operato della presidente Alessandra Todde e il parere di oggi dà una ulteriore conferma di quanto abbiamo sempre creduto – si legge ancora nel comunicato del M5s sardo – La presidente continui a fare il suo lavoro, a testa alta come sempre ha fatto, e noi continueremo a difendere il buon governo della Sardegna. Nonostante qualcuno cerchi costantemente di ostacolare il lavoro della giunta, noi andiamo avanti per difendere i diritti dei sardi e della Sardegna”.

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mercoledì 23 aprile 2025

Rinnovo contratto dei metalmeccanici: sponda sindacati-opposizioni. Incontro tra i 7 leader

“Gli industriali tornino al tavolo delle trattative”. I sindacati trovano una sponda politica nella loro richiesta sempre più pressante per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. I segretari di Fiom, Uilm e Fim hanno incontrato Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per fare un punto sulla rottura del dialogo con Federmeccanica-Assistal lo scorso novembre. A richiedere l’incontro sono stati proprio i leader di Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra.

La mobilitazione va avanti da oltre cinque mesi e ha già portato a 32 ore di sciopero. Un conteggio destinato a crescere senza una svolta, garantiscono Michele De Palma, Rocco Palombella e Ferdinando Uliano. “In un momento di particolare difficoltà dell’industria italiana ci pare quantomai urgente e necessario che la trattativa tra le parti riprenda il prima possibile”, dicono i segretari dei partiti di opposizione. “Ristabilire un quadro di corrette relazioni industriali va nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici, delle imprese e del Paese – aggiungono – Per questo vogliamo ribadire la nostra richiesta alla parte datoriale affinché riavvii al più presto la trattativa interrotta”.

Il contratto – che è applicato a oltre 1 milione e 500mila lavoratrici e lavoratori in un settore cruciale per la manifattura italiana – è scaduto da quasi un anno e la trattativa si è arenata dopo mesi di muro contro muro, in particolare sugli aumenti salariali rivendicati dai metalmeccanici. “L’interessamento e il sostegno di queste forze politiche sottolineano ancora di più l’importanza del contratto che, in una fase così delicata del nostro Paese, ha bisogno di essere rinnovato per garantire un futuro industriale all’Italia e un degno aumento salariale alle nostre lavoratrici e ai nostri lavoratori”, dicono De Palma, Palombella e Uliano chiedendo che “tutte le forze politiche” prendano atto della situazione definita “insopportabile”.

E assicurano: “Senza contratto, lo sciopero continua”. I metalmeccanici, occupati in oltre 30mila aziende, producono l’8% del pil nazionale, il 6,2 per cento dell’occupazione totale e il 45% delle esportazioni italiane. Il contratto è scaduto il 30 giugno 2024 e la trattativa, iniziata un mese prima con la presentazione della piattaforma sindacale, si è interrotta il 12 novembre scorso dopo otto incontri. Mancano 4 ore di sciopero per arrivare alle 36 che furono necessarie, nel 1999, per giungere al rinnovo grazie alla mediazione del ministero del Lavoro.

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martedì 22 aprile 2025

Il deputato M5s in lacrime per l’incidente di Castellammare di Stabia: “Chi doveva controllare? Salvini venga in Aula”

Intervento carico di emozione quello del deputato del Movimento 5 stelle, Gaetano Amato, che alla Camera ha chiesto al ministro Matteo Salvini di riferire ciò che intende fare il governo dopo l’incidente che ha coinvolto la funivia del Faito, che collega Castellammare di Stabia col monte Faito, e che è costato la vita a quattro persone. “Era l’emblema della città” ha detto Amato in lacrime. “Per anni abbiamo detto al ministro di controllare l’operato di Eav. Chi doveva monitorare l’infrastruttura?”.

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giovedì 17 aprile 2025

L’asse Pd-M5s-Avs può togliere la maggioranza al centrodestra: la simulazione sui dati delle Europee

Un’alleanza tra Pd, Movimento 5 stelle e Verdi-Sinistra potrebbe mettere in seria difficoltà il centrodestra alle prossime elezioni politiche. È l’esito, riportato dal manifesto, di un’elaborazione di Antonio Floridia, studioso di sistemi elettorali e dirigente della Regione Toscana: anche solo ripetendo i risultati delle Europee 2024, il “campo stretto” progressista senza Azione e Italia viva vincerebbe 53 collegi uninominali, contro gli appena 22 portati a casa alle ultime Politiche (dal patto Pd-Avs o dal M5s, che correva da solo). La coalizione di governo, invece, crollerebbe da 122 collegi a 78, mentre 14 sarebbero quelli incerti. Aggiungendo i seggi della quota proporzionale (due terzi del totale) il centrodestra avrebbe 192 eletti alla Camera, di poco sotto la maggioranza assoluta, e il centrosinistra “ristretto” 162, trenta in più di quelli attuali.

In particolare, le forze progressiste dilagherebbero al sud: se in Puglia nel 2022 era finita 9-1 per il centrodestra, oggi il risultato potrebbe essere addirittura 7-0 per le opposizioni, con tre collegi incerti. In Campania i giallorossi rivincerebbero i sette collegi guadagnati dai 5s tre anni fa, e in più ne recupererebbero tre di quelli vinti dalle destre. In Sardegna, poi, si passerebbe dal 4-0 per Giorgia Meloni al 4-0 per Elly Schlein e alleati: un ribaltone completo. Numeri importanti che non nascono da una particolare crescita delle forze di opposizione, ma soltanto dalla loro (eventuale) capacità di presentarsi in coalizione: dal 2022 al 2024, infatti, la somma dei consensi di Pd, M5s e Avs è passata dal 37,8% al 40,9%, mentre quella delle destre dal 43,8 al 47%.

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martedì 15 aprile 2025

La mozione congiunta di Pd, M5s e Avs su Gaza: “10 impegni a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina”

Una mozione congiunta su Gaza – sottoscritta da Partito Democratico, Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra – per chiedere 10 impegni a partire dal riconoscimento dello Stato di Palestina fino alla liberazione degli ostaggi. L’hanno presenta oggi, nel corso di una conferenza stampa, i leader dei tre partiti di opposizione Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Una “risposta forte sul piano politico”, l’ha definita Bonelli chiedendo al Parlamento italiano di discuterla senza “ipocrisie”.

Il riconoscimento dello Stato Palestinese – La mozione impegna il governo “a riconoscere la Palestina quale Stato democratico” al fine di preservare “nell’ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei ‘due popoli, due Stati’. Ma anche a “promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele” e a “sostenere, in tutte le sedi internazionali e multilaterali, ogni iniziativa volta a esigere il rispetto immediato del cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas“.

Il piano arabo per la ricostruzione – Oltre alla “protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all’interno della Striscia, il rispetto della tregua in Libano scongiurando il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah; il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario“. Impegna il governo, inoltre, “a sostenere il cosiddetto ‘Piano arabo’ per la ricostruzione“, a “sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell’8 ottobre 2023″.

Stop armi a Israele e sanzioni anche ai coloni – Si chiede anche di “provvedere all’immediata sospensione dell’importazione degli armamenti dallo Stato di Israele”, a “sostenere in sede europea l’adozione di sanzioni nei confronti del governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania“. Inoltre, ad “esigere la tutela dell’incolumità della popolazione civile della Cisgiordania”, a “proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del governo di Israele, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione EU-Israele“, a “dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale”, e infine a “sostenere, in tutti i consessi europei ed internazionali, la legittimità della Corte Penale Internazionale”.

“È il momento di agire” – “Il testo è aperto a tutte le forze politiche ma sin qui dal governo sono arrivate solo risposte di circostanza e di fronte a un massacro non possono esserci risposte di circostanza”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein durante la conferenza stampa. “Se già prima avevamo sentito poche e confuse parole dal governo italiano, da quando è stato eletto Trump non sentiamo più neanche quelle”, ha aggiunto, sottolineando che verrà chiesta la calendarizzazione della mozione “quanto prima” e di sperare “che il messaggio arrivi e forte e chiaro e speriamo ci sia una risposta”. “Un’iniziativa doverosa perché è necessario tenere accesi i riflettori di tutta la comunità politica italiana e internazionale”, ha aggiunto il leader del M5s, Giuseppe Conte: “Quello che accade a Gaza è un crimine contro l’umanità. Non è un effetto collaterale di un’azione di guerra ma è un sistematico sterminio“, ha sottolineato. “Siamo davanti a qualcosa che ormai ci ha rubato le parole ed è arrivato il momento di cambiare passo, mentre qualsiasi cosa accada dal governo arriva sempre una risposta ipocrita”, ha evidenziato Nicola Fratoianni di Avs mentre Angelo Bonelli ha dichiarato di avere “ritenuto necessaria una risposta urgente e forte. Non è più tollerabile non agire“, ha concluso.

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domenica 13 aprile 2025

Lombardia, l’inganno per difendere lo spiedo bresciano aggirando le leggi: ora c’è il rischio di procedura d’infrazione

Ventiquattro maggio 2022. Al Pirellone, che sarebbe la sede più importante della politica lombarda, sfilano, petto in fuori, 40 sindaci col Tricolore in bella mostra. La seduta viene convocata per una sola ragione: non per discutere della sanità a pezzi, né di disoccupazione o sicurezza sul lavoro; bensì per affrontare la questione – vitale – dello spiedo bresciano. E i primi cittadini, che vengono proprio dalle valli bresciane, sono lì per quello. L’Aula si scalda presto, anche perché qualcuno prova a dire che – forse, sia mai – le priorità sono altre. Così si passa alle offese, coi sindaci, seduti in tribuna, che se la prendono coi consiglieri del Movimento 5 stelle. E, fatto singolare, coi consiglieri di centrodestra che strappano dalle mani i cartelli di protesta esposti proprio dai pentastellati. Alla fine, la legge regionale (n. 12, 6 giugno 2022) viene approvata. Cosa stabilisce? Che i cacciatori, attraverso un’autocertificazione, posso “cedere gratuitamente” ai ristoratori o alle sagre gli uccellini che costituiscono lo spiedo. Vale a dire, peppole, tordi, merli.

La norma, tre anni fa, si era resa necessaria – stando alla propaganda della destra – per tutelare la “tradizione” dello spiedo bresciano. La ragione è che tanto le leggi europee quanto quelle italiane (la 157/92 in testa) vietano la commercializzazione di “tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri dell’Unione europea, ad eccezione delle seguenti: germano reale, pernice rossa, pernice di Sardegna, starna, fagiano, colombaccio”. In altre parole: non è possibile vendere gli esemplari che compongono lo spiedo bresciano. Ma tra “cessione gratuita” e autocertificazione, la Regione Lombardia era convinta di coprirsi le spalle. E qui viene il bello.

Aprile 2025. Il presidente del Consiglio lombardo, Federico Romani, invia una lettera alle commissioni competenti per fare il punto della situazione sullo “Stato di conformità dell’ordinamento regionale al diritto dell’Unione europea”. E cosa salta fuori? Che la Commissione Ue ha inserito nel proprio EU PILOT 2023/10542 (che riguarda il mancato rispetto della Direttiva Uccelli) proprio la legge regionale sullo spiedo bresciano. Al momento siamo nella fase di richiesta di informazioni, ma considerando i divieti comunitari e italiani, il rischio dell’avvio di una procedura d’infrazione è concreto. Intanto la Regione Lombardia ha aperto un’interlocuzione col ministero dell’Ambiente. I problemi evidenziati, di fatto, sono due: il già citato aggiramento delle norme e quello che riguarda la sicurezza alimentare. Il cacciatore, una volta compilata l’autodichiarazione, la deve trasmettere all’Ats. E qui finisce la storia. Da quanto appreso da ilFattoQuotidiano.it, pure nel carteggio tra Regione e ministero si fa riferimento a generici controlli a carico delle autorità competenti. Come per dire: la questione non ci riguarda.

Dopo i tecnicismi, la parte divertente – si fa per dire – di tutta la vicenda. Ricordate la truppa dei 40 sindaci bresciani al Pirellone? Bene, dopo quella giornata, e l’entrata in vigore della legge, si è parlato con toni trionfalistici di vittoria per chi ha a cuore la salvaguardia delle tradizioni. In particolare, quella venatoria e quella culinaria, che qui si sovrappongono. Ora, però, viene fuori che il M5s, con la consigliera Paola Pollini, ha fatto richiesta di accesso agli atti per sapere quante autocertificazioni da parte dei cacciatori sono state prodotte in tre anni. E qui i numeri dicono tutto: 26 nel 2022, 16 nel 2023 e 11 nel 2024. Pochissime. Delle due l’una: o non è vero che nel Bresciano lo spiedo è un piatto forte, della tradizione, che viene servito nei ristoranti o alle sagre (e allora non c’era tutta questa necessità di approvare una legge ad hoc, convocando appositamente il Consiglio regionale); o è vero che nel Bresciano si mangia sì lo spiedo a base di uccellini, ma quasi nessuno ha voglia di denunciare la propria “cessione gratuita” agli esercizi commerciali. E allora addio tracciabilità, sicurezza alimentare e rispetto delle leggi. Anche perché qui si chiede uno slancio di generosità sia ai cacciatori sia ai ristoratori, che del piatto polenta e spiedo dovrebbero far pagare soltanto la polenta. Rimettendoci. Da quanto si sa, i ristoratori di Serle – patria dello spiedo bresciano – hanno bollato la legge, usando un eufemismo, come inefficace.

I dati certificano il fallimento di questa legge, confermando tutte le criticità che il Movimento 5 stelle aveva segnalato fin dal primo momento – dice Pollini – Quella approvata dal Consiglio regionale della Lombardia è, nella migliore delle ipotesi, una legge inutile che non tutela nessuna tradizione, non contribuisce certo a salvare l’economia locale ed espone la Lombardia al rischio di sanzioni europee. In compenso è servita solo ad alimentare la propaganda della Lega”.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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giovedì 10 aprile 2025

Calenda attacca il M5s: “Dietro la parola pace si nasconde vicinanza a Mosca. Putin ha quinte colonne ovunque”

“Dovremmo smettere di parlare di cose di cui non frega nulla a nessuno, mettere da parte riforme che così come sono fatte sono dannose. E dovremmo concentrarci tutti sull’economia altrimenti andremmo a gambe all’aria”. Così Carlo Calenda, segretario di Azione, intercettato dai cronisti in piazza Montecitorio.

Calenda ancora una volta coglie l’occasione per attaccare il Movimento 5 stelle: “Ha chiesto di sentire in audizione in commissione in Senato l’ambasciatore russo sulle interferenze straniere, il rappresentante del Paese che più fa interferenze. Ora si comprende come dietro la parola pace si nasconda una forte vicinanza alle ragioni di Putin. E dovrebbe essere una ragione per stare molto lontani dal Movimento 5 Stelle”. “Putin ha quinte colonne in tutti i paesi europei, manifeste e meno manifeste”, ha proseguito il leader di Azione che pochi giorni fa ha mandato un avvertimento a Schlein (“Se mi chiede di scegliere tra Conte e Salvini, torno a fare il manager”).

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lunedì 7 aprile 2025

Zagrebelsky a La7: “La piazza di Conte ha guardato alla pace con gli occhi degli umili, non dei potenti”

“Perché la piazza di Conte è stata più affollata di quelle per l’Europa a Roma e a Bologna? C’è una spiegazione evidente: in quella piazza c’era un afflato democratico dal basso. Il messaggio dei manifestanti era: ‘Noi contiamo, il problema della pace e della guerra deve essere visto non solo dal punto di vista dei potenti, ma prima di tutto da quello nostro, perchè le vittime delle guerre siamo noi’”. Così a In altre parole (La7) il presidente emerito della Consulta, Gustavo Zagrebelsky, commenta la manifestazione del M5s contro il riarmo europeo, aggiungendo: “I politici di solito accusano le piazze di essere contraddittorie, senza rendersi conto che i problemi della pace e della guerra, e in generale tutti i grandi problemi politici, possono essere visti da due punti di vista diversi: da quello di chi dispone del potere e da quello di chi al potere è sottomesso. Nel caso delle guerre, la disuguaglianza è radicale perché ci sono i potenti che decidono l’inizio e la fine delle guerre e poi ci sono coloro che sono vittime delle guerre”.

Il costituzionalista conclude: “Le vittime principali di una guerra sono due: la verità, quando il clima di guerra si espande la menzogna politica domina, e soprattutto le nuove generazioni. Io frequento spesso le aule scolastiche: su questo tema i ragazzi sono molto sensibili. Ripeto, i temi della pace e della guerra possono essere affrontati da due punti di vista. E io dico che quelle piazze stanno guardando il tema della pace dal punto di vista degli umili, dei sottomessi, delle potenziali vittime”.

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La manifestazione anti riarmo non piace ai media? Meglio tacerne o parlare della tiktoker

Sabato scorso ho seguito con una certa attenzione le mosse dell’informazione televisiva riguardo alla manifestazione pacifista di Roma e al suo largo successo. Ne ho ricavato una lettura che mi pare valga la pena di sottoporre all’attenzione di miei venticinque lettori.

Dunque, emergono nella rappresentazione tre linee. La prima è quella più semplice, prevedibile, ispirata a una massima espressa da un celebre personaggio manzoniano: “troncare, sopire”. Se c’è un fatto imbarazzante, sgradevole per la visione dei potenti, la cosa migliore è tacerne o metterlo ai margini. Come hanno fatto domenica mattina i giornaloni (mamma mia cosa ho detto, adesso mi criticheranno per quella parolaccia, mi correggo: i maggiori organi di stampa). Così ha fatto Repubblica che al centro ha messo un’altra manifestazione, quella negli Usa forse perché lì c’erano i democratici amici di Rampini nella palestra di yoga di Manhattan (la battuta è di Crozza, ovviamente). Così ha fatto Sky Tg24, il canale all news che doveva cambiare tutta l’agenda dell’informazione televisiva con le sue notizie 24 su 24 e la diretta continua degli avvenimenti e che questo ha fatto ai tempi in cui lo dirigeva Emilio Carelli. Ora tutto questo è un bel ricordo e al posto della diretta della manifestazione sabato ha preferito parlare di qualsiasi altra cosa, compreso lo stato d’animo di Sinner.

Per chi non sceglie il “troncare, sopire”, c’è un’altra strada, quella del becero tentativo di screditamento della manifestazione. Qui sono campioni i Tg nell’edizione serale (con la dovuta eccezione del Tg e del Tg7) e con il primato del Tg1 che fa in modo di identificare i partecipanti con la tiktoker De Crescenzo, intervistata a lungo. Ho scoperto ieri che tra la folla c’era anche il fisico Parisi, un premio Nobel, un italiano che ha dato lustro al suo paese (o alla sua nazione se preferite), ma al tg sovranista, sempre felice di celebrare il genio italico non interessa, meglio la tiktoker.

Poi c’è, come sempre, una terza via. E chi la può rappresentare meglio di Paolo Mieli? Il quale ospite del nuovo programma di Peter Gomez su Rai 3 ci fa uno spiegone che spero di poter sintetizzare adeguatamente così: ok c’era tanta gente e visti anche certi sondaggi è evidente che la maggior parte degli italiani sono contrari al riarmo e tutto ciò finirà per portare voto ai partiti contrari al riarmo. Ma attenti, ci sono poi le élites, più sagge, razionali che la pensano diversamente e che grazie alla loro influenza potranno modificare la posizione di molti e se non tutti i pacifisti ingenui. L’analisi è un po’ sommaria dal punto di vista della teoria della comunicazione di massa, con i tamarri da una parte e gli intellettuali dall’altra, ma ci può stare.

Qualche dubbio mi è venuto, guardando la manifestazione, a proposito della composizione delle élites, quando ho visto chi c’era a parlare dal palco della manifestazione e mi sono fatto delle domande. Lasciamo stare Travaglio che ormai per alcuni è il male assoluto, una specie di anticristo, ma per esempio Barbero, il maggior storico italiano, non farà per caso anche lui parte dell’élite. E Laura Morante una delle più brave e belle attrici italiane con frequentazioni artistiche parigine? E la figura di padre Zanotelli non è forse ascrivibile a un’élite morale e, in ogni caso, non si tratta di un uomo che sul tema della pace e della guerra ha qualcosa da dire più delle varie Nathalie Tocci ospiti nei talk?

Forse sulla storia delle élites che devono mettersi alla guida del paese (o della nazione, ovviamente), c’è qualcosa da rivedere. La loro composizione è un po’ più articolata di quanto appare da certe indicazioni a priori che lasciano il tempo che trovano e ricordano un po’ la formazione della nazionale decisa al bar sport dai tifosi.

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No al riarmo, la delegazione Pd all’evento M5s: “Voto in Ue? Nessun controsenso, qui per costruire alternativa”

La delegazione del Pd al corteo del Movimento 5 stelle contro il riarmo europeo. Tra i parlamentari del Pd presenti alla manifestazione contro il riarmo organizzata a Roma dal Movimento 5 Stelle c’era anche il capogruppo al Senato Francesco Boccia. “Il Pd – ha detto – è contro il riarmo dei singoli stati e a favore di una difesa comune. Su questo con Conte abbiamo una visione comune. Il percorso è diverso però con la politica ci si arriva. Il nostro obiettivo in questi anni è spostar la linea dei Socialisti in Europa. È nota la forza che Schlein sta mettendo in questo tentativo”. Presenti nella delegazione dei dem anche Susanna Camusso, Marco Furfaro, Antonio Misiani, Paolo Giani e Sandro Ruotolo.

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domenica 6 aprile 2025

Riarmo, Picierno contro la delegazione del Pd in piazza: “Errore, legittimano la piazza populista di Conte”. Su La7

La delegazione del Pd presente ieri alla manifestazione contro il riarmo, in qualche modo, si è mostrata favorevole alla impostazione di quella piazza. Io credo che avallare e legittimare quella piattaforma politica attraverso la presenza di una delegazione del Pd sia un errore, perché quella piattaforma politica si basa su una mistificazione dei fatti. Io in quella piazza non ci sarei andata, non ci sono andata e non avrei mai mandato una delegazione del Pd perchésignifica accettare il campo da gioco di Giuseppe Conte“. Così a Omnibus (La7) Pina Picierno, europarlamentare del Pd e vicepresidente del Parlamento europeo, boccia la presenza di una delegazione dem, costituita da Francesco Boccia, Marco Furfaro, Susanna Camusso e Sandro Ruotolo, alla manifestazione contro il riarmo organizzata ieri dai 5 Stelle a Roma.

“Da quel palco – rincara Picierno – io non ho sentito una parola contro l’aggressione criminale di Putin. Ed è gravissimo. Tutti vogliamo la pace, gli ucraini per primi, ma pace non significa resa alle ragioni dell’aggressore perché se noi accettiamo questo principio, disordiniamo il mondo. Quindi, legittimare un racconto pubblico che ha il populismo come cifra e che è mistificatorio rispetto ai fatti, secondo me, non fa un buon servizio alla creazione di un’alternativa che ci deve essere “.

E aggiunge: “Quando si racconta di un’Europa cattiva pronta ad affamare i cittadini, a riarmare 27 stati nazionali e addirittura a togliere i soldi a scuole a ospedali, ancora una volta si fa un torto alla verità, utilizzando il linguaggio della mistificazione e la cifra del populismo. E questo penso che sia un errore perché l’alternativa non può nascere da una radicalizzazione così estrema del linguaggio della politica – continua – perché quando si radicalizza così, si restringe il campo della responsabilità. Io credo che l’alternativa debba nascere da una postura credibile e la credibilità ci impone di dire le cose come stanno, non raccontare quelle sciocchezze sull’Europa“.

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No al riarmo, la piazza M5s al Pd: “Basta ambiguità o alleanza difficile. Schlein? Boicottata dall’interno”

“Basta con i voti a favore del riarmo in Europa, dal Partito democratico c’è troppa ambiguità. Dicono una cosa e ne votano un’altra. Così un’alleanza è difficile“. Dalla piazza M5s contro il riarmo, sono i militanti M5s (e non solo) a chiedere chiarezza ai dem. Mente il presidente Giuseppe Conte e i parlamentari preferiscono non replicare ai distinguo arrivati dai riformisti legati alla minoranza Pd, che avevano attaccato la piazza M5s contro il riarmo, tra elettori e simpatizzanti M5s, al contrario, c’è chi, prima di una futura allenza, chiede chiarezza: “Non si può rivendicare di essere contrari al riarmo e poi votare a suo favore in Europa”, c’è chi attacca. Altri sono più netti: “Schlein è boicottata al suo interno, così un’alleanza è difficile”. Altri ci sperano ancora, al di là delle differenze: “Questa piazza era aperta a tutti, bisogna trovare punti di convergenza per creare un’alternativa al governo Meloni“.

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sabato 5 aprile 2025

Tajani attacca la piazza pacifista dal Consiglio nazionale di Forza Italia: “Pacifinti e sfascisti”

Attacchi alla piazza pacifista dei Cinquestelle, condanna di “sfascisti e pacifinti” e un nuovo input al riarmo. Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, decide di chiudere con un discorso tutto all’attacco il Consiglio nazionale del partito, alla presenza del presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, oltre ai capigruppo alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, ai ministri Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo, Gilberto Pichetto Fratin e Maria Elisabetta Alberti Casellati. “La sicurezza è un concetto ampio, gemello della pace ed è una garanzia per tutti. Rendere più sicuri i cittadini è un servizio da rendere al Paese”, ha detto il vicepremier definendo l’incontro “una sessione per dare un segnale politico forte a sfascisti e pacifinti”.

“Oggi per noi è una giornata molto importante”, ha esordito Tajani prima di attaccare le migliaia di persone in corteo verso i Fori Imperiali per la manifestazione voluta dal Movimento 5 Stelle: “Vorrei che chi oggi manifesta si renda conto che rendere sicuro il Paese è rendere servizio al Paese”, ha detto Tajani sostenendo così le politiche di riarmo spinte dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Guardiamo con attenzione a tutto il Paese, – ha poi aggiunto – Nessun italiano deve essere lasciato indietro. E li lasciamo meno indietro se abbiamo l’Europa dalla nostra parte, se ce l’abbiamo contro o non averla significa non aiutare nel modo migliore i nostri concittadini”.

E dà anche una stoccata a coloro che si sono opposti all’utilizzo del Mes. Il M5S, ovviamente, ma anche gli attuali compagni di governo Lega e Fratelli d’Italia: “Tutti coloro che erano contro il Mes sanitario ora dicono che bisogna fare il debito per fare le spese sanitarie – ha detto – Ma perché non erano favorevoli allora come eravamo favorevoli noi al Mes sanitario? Ora qualcuno dice che vuole fare debito per le spese sanitarie ma era contrario al Mes. Noi dicevamo che bisognava prendere il Mes quando serviva, perché poteva essere utile. Noi non siamo sfascisti, l’Europa è quella che ci ha permesso di avere il Recovery Plan. Bisogna essere coerenti, non è che quando si sta all’opposizione si dice una cosa e quando si sta al governo si dice il contrario”.

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“No al riarmo”, gli interventi dal palco della manifestazione M5s di Roma: segui la diretta video

Al via la manifestazione contro il riarmo organizzata dal Movimento 5 stelle a Roma. Il corteo, partito da Piazza Vittorio Emanuele II, è arrivato in via dei Fori Imperiali. Sul palco sono previsti, tra gli altri, gli interventi dello storico Alessandro Barbero, del rettore dell’università per stranieri di Siena Tomaso Montanari, di Giuseppe Onufrio di Greenpeace, del direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Per il Movimento, oltre all’intervento di Giuseppe Conte, ci saranno quelli dei capigruppo al Senato, alla Camera e al Parlamento europeo, Stefano Patuanelli, Riccardo Ricciardi e Pasquale Tridico, con la vicepresidente M5S Paola Taverna a moderare la kermesse.

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Partiamo dalla manifestazione del 5 aprile per costruire un movimento unitario contro guerra e austerità!

Oggi saremo in piazza a Roma a manifestare contro le guerre, le spese militari la distruzione del welfare. Si tratta di un evento importante per vari motivi.

In primo luogo perché nonostante la maggioranza del popolo italiano sia contro la guerra e il riarmo, le mobilitazioni sono state sinora limitate. La mobilitazione è una presa di parola pubblica e collettiva da cui può scaturire un movimento che dia voce a questa aspirazione generale di fermare la guerra e di por fine al disumano genocidio del popolo palestinese.

In secondo luogo perché è venuto a configurarsi come l’embrione di una manifestazione unitaria: convocata dal Movimento 5 stelle ha visto convergere sull’obiettivo della mobilitazione forze politiche e sociali che condividono l’obiettivo del no alla guerra.

In terzo luogo perché la mobilitazione contro la guerra è necessaria per costruire una alternativa politica, sociale e morale alle classi dominanti europee che si mostrano sempre più come le peggiori del mondo. La cecità di queste élites di centro destra e centro sinistra – che non riconoscono la sconfitta militare come gli squilibri finanziari mondiali – è clamorosa e foriera di ulteriori disastri. Dopo aver ricercato la guerra in Ucraina con determinazione di miglior causa, oggi – scoprendosi orfane del padrone statunitense – reagiscono in modo rabbioso opponendosi alla ricerca della pace e favorendo l’acuirsi della guerra commerciale.

La manifestazione del 5 aprile è quindi importantissima e dobbiamo operare affinché diventi il primo passo per la costruzione di un movimento pacifista ampio e unitario, radicato socialmente, in grado di porre qui ed ora il tema dell’alternativa alle folli politiche europee.

Ritengo quindi necessario che dalla piazza romana nasca un coordinamento delle forze politiche e sociali che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione e che nei territori nascano coordinamenti in grado di innervare questa volontà politica nella società. Dobbiamo dare forma al desiderio di pace che attraversa la maggioranza della popolazione italiana, dobbiamo ricostruire nell’azione collettiva quella fiducia popolare nella possibilità di cambiare che è la vera forza di cui abbiamo bisogno.

Dare continuità alla mobilitazione del 5 aprile è quindi il primo imperativo a cui dobbiamo rispondere.

Il secondo riguarda la costruzione di una piattaforma credibile che, a partire dal no alla guerra e alle spese militari, sappia avanzare una proposta positiva per il futuro dell’Italia e dei popoli europei. A questo riguardo propongo 3 punti su cui ragionare:

In primo luogo la proposta di aprire immediatamente la trattativa con la Russia per arrivare alla fine della guerra in Ucraina. Il ripudio della guerra “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” ha un significato preciso ed è il contrario di cosa propone Michele Serra. La pace giusta non significa altro che la “pace giusta” per noi e cioè la nostra vittoria: è un puro delirio militarista che porta alla completa distruzione dell’Ucraina e del suo popolo e apre la strada alla terza guerra mondiale.

In secondo luogo la proposta di abolire le sanzioni alla Russia: i danni che il taglio delle relazioni economiche con la Russia ha determinato per l’industria europea è maggiore dei danni che faranno gli sciagurati dazi di Trump. L’abolizione delle sanzioni e la ripresa delle relazioni economiche e politiche con la Russia è la condizione affinché l’Europa non sia stritolata dalla tumultuosa ridefinizione degli equilibri mondiali tutt’ora in corso. L’Europa ha molta popolazione e poche materie prime. La Russia ha molte materie prime e poca popolazione. Solo la ricostruzione dell’Europa dall’Atlantico agli Urali, la costruzione di un normale rapporto con la Russia potrà permettere ai popoli europei di sopravvivere alla fine della globalizzazione ed alla neoregionalizzazione del mondo. In questo quadro l’immediata riapertura della condotta ancora funzionate del Nord stream e la riattivazione delle altre è un punto decisivo a cui mirare.

In terzo luogo occorre legare le politiche di pace all’abbandono delle politiche di austerità che oltre ad aver devastato il tessuto sociale e civile europeo sono all’origine dello squilibrio commerciale con gli Usa a cui Trump risponde con la clava dei dazi. La compressione dei salari e la distruzione dello stato sociale in Italia e in Europa sono stati ricercati dai vari Draghi per trasformare i nostri paesi in grandi esportatori, finalizzando l’andamento dell’economia non al benessere della popolazione ma all’aumento dell’attivo della bilancia commerciale. E’ esattamente questa politica mercantilistica fondata sull’austerità che oltre ad averci portato in un disastro sociale, oggi non è più possibile perché gli Stati Uniti si rifiutano di continuare ad assorbire le nostre esportazioni. La prima cosa da fare per rispondere alle sanzioni è quella di sviluppare i consumi interni in Italia e in Europa, di riorientare le nostre economie verso il benessere sociale, di usare i soldi per fare la riconversione ambientale e non per comprare armi.

Aggregare il movimento per la pace e costruire insieme una piattaforma di alternativa mi paiono i due grandi impegni che dobbiamo far scaturire dalla manifestazione del 5 aprile.

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venerdì 4 aprile 2025

Il Pd aderisce alla piazza per la pace del M5s. Schlein: “Distanze su sostegno a Kiev, ma forte critica al riarmo Ue”

Il Pd parteciperà alla piazza per la pace organizzata dal Movimento 5 stelle a Roma sabato 5 aprile. Lo ha annunciato Elly Schlein, nell’ultimo giorno del seminario organizzato per i deputati dem a Casa Cervi a Gattatico, in provincia di Reggio Emilia. “Domani il Partito Democratico parteciperà con una delegazione alla manifestazione promossa dal Movimento 5 Stelle. Le nostre posizioni non sono le stesse su tutto, ma condividiamo una forte critica alla corsa al riarmo dei 27 Stati europei e alle proposte di riarmo della Commissione e condividiamo invece la prospettiva verso una difesa comune europea, che non deve sottrarre risorse al sociale e alla coesione”, ha detto la segretaria.

“Ci sono distanze su altri punti importanti come il sostegno all’Ucraina, ma pure convergenza sulla necessità che l’Unione europea lavori e negozi per la pace sia per l’Ucraina che per il Medio Oriente. Con il Movimento 5 stelle governiamo in molte regioni e città, e quando un nostro alleato va in piazza al netto delle nostre differenze noi diamo attenzione ed ascolto, perché siamo testardamente unitari”, aggiunge Schlein, chiudendo il seminario dem a Casa Cervi, il luogo dove abitavano i sette fratelli uccisi dai fascisti nel dicembre 1943, uno dei simboli della Resistenza.

L’appello di Conte – Oggi a lanciare un appello per la piazza è stato direttamente Giuseppe Conte .”Ai cittadini dobbiamo garantire più risonanze e tac piuttosto che moltiplicare carrarmati e bunker. Domani tutti in piazza a Roma contro questa follia”, ha detto l’ex premier sui social, rilanciando un articolo di Repubblica in cui si parla del boom di richieste per farsi costruire dei bunker a casa. “Questa è follia totale, alimentata da chi – fra kit di sopravvivenza e venti di guerra soffiati a reti unificate – crea apprensione per giustificare l’urgenza di un folle Piano di Riarmo, che non aumenterà certo la nostra sicurezza, ma farà crescere gli extraprofitti dell’industria militare”, ha scritto il leader dei 5 stelle.

Gli interventi sul palco – Nel frattempo sono in corso gli ultimi preparativi per la manifestazione di domani. Il corteo partirà da piazza Vittorio e si dirigerà verso i Fori dove si sta allestendo in queste ore il palco sul quale si alterneranno una trentina di persone. Oltre a Conte – si fa saper da Campo Marzio – ci saranno anche i tre capigruppo M5s di Camera e Senato e al Parlamento Europeo e i vicepresidenti del partito. Sul palco anche l’ex presidente della Camera Roberto Fico e la governatrice della Sardegna Alessandra Todde. Previsti anche gli interventi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni e Maurizio Acerbo e dell’eurodeputato belga del Partito del Lavoro Marc Botenga. Oltre ai politici si alterneranno sul palco anche esponenti di altri mondi, ci sarà l’economista statunitense Jeffrey Sachs ma anche il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, il professor Alessandro Barbero, Tomaso Montanari e il divulgatore Mario Tozzi, Saskia Terzani, figlia di Tiziano e Massimo Wertmüller e Barbara Spinelli.

L’organizzazione della manifestazione – Il corteo si aprirà con il network dei giovani M5s che saranno oltre 200. Il Movimento – si spiega – si è organizzato con oltre 100 pullman da tutta Italia con i coordinatori regionali che si stanno coordinando anche con Atac per trovare posto per i mezzi oltre al parcheggio Anagnina. Circa 500 persone arriveranno in treno dal nord e sono stati organizzati vari voli dalla Sardegna. La piazza si colorerà delle bandiere M5s ma anche di tante bandiere della pace. Dalle parti di Campo Marzio c’è entusiasmo e ottimismo e fiducia nella buona riuscita della manifestazione confermato anche dalle adesioni che stanno arrivando dal mondo dell’associazionismo e delle forze sociali. L’idea – si sottolinea – è quella che si possa concretizzare una giornata di ‘spinta di popolo’. Il tema del riarmo sarà centrale ma – si fa notare infine – chiaramente c’è anche quello dei dazi e delle ricadute pesanti che potrebbero esserci per le famiglie e le imprese sul caro vita.

I cortei degli studenti – Intanto stamattina si sono registrate manifestazioni di studenti in tutta Italia contro il riarmo. A Genova, alcune centinaia di studenti sono scesi in piazza in corteo lungo le strade del centro per dire “no alla guerra e alle spese per le armi” e per chiedere che gli 800 miliardi proposti dalla Ue per il riarmo “vengano invece investiti per la formazione e la salute”. Il corteo era aperto da uno striscione con la scritta “soldi alla formazione non alla guerra”. Nel mirino dei manifestanti la presidente della Ue Von der Leyen, Giorgia Meloni e i ministri Giuseppe Valditara e Anna Maria Bernini.

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Il M5s ha senso di esistere proprio per dimostrare che si può essere coerenti e onesti. Anche se controcorrente

L’aspetto del M5S che può convincere e rassicurare – anche un diverso elettorato – è di fatto la figura di Giuseppe Conte lontano anni luce dal fumantino, istrionico e imprevedibile Beppe Grillo che però ha il merito di aver dato l’imprinting; perché dopo 15 anni dalla fondazione, gli esponenti del Movimento sono stati capaci di stare alla larga da tangenti, magheggi e ruberie. Il che, di questi tempi, non è poco.

Il Movimento ha senso di esistere – e non di essere cancellato come ha dichiarato Carlo Calenda – nella politica italiana, proprio per dimostrare che si può – il verbo dovere per la verità sembra anacronistico – essere onesti. I Cinque Stelle in Parlamento hanno smosso le acque stagnanti degli schieramenti politici tradizionali che alla fine sanno che darsi una mano male non fa.

La semplice cronaca più che l’analisi politica mi ha però indotta a scrivere questo post che risponde a una domanda personale: ha ancora valore costruire qualcosa di senso compiuto per una politica del futuro, con scelte in qualche modo anche coerenti? Spesso, nell’analisi della cronaca, guardare al locale può aiutare. Il M5S dovrebbe però ricordare di essere un partito anche al nord, non solo al sud. Considerazione non secondaria.

Ripartiamo dalla cronaca: a novembre in Trentino Alto Adige scoppia un bubbone che evidenzia una commistione tra cariche pubbliche e interessi privati, addirittura con numerosi arresti per associazione per delinquere con utilizzo di metodo mafioso: ne fanno parte in modo indistinto partiti di centrodestra e centrosinistra.

Dopo il clamore dei primi giorni, tutto passa in cavalleria e il Pd preparandosi alle elezioni per il sindaco di Bolzano candida un assessore, sebbene non coinvolto nell’inchiesta, della giunta uscente. Il M5S, puntando sulla discontinuità, propone invece per la coalizione un candidato alternativo (esponente della cosiddetta società civile), non potendo aderire ad una coalizione che si ripresentava con le stesse facce e le stesse dinamiche di potere. Il campo così si sgretola, ma il M5S tira dritto e sceglie la propria candidata sindaca; unica donna fra tutti gli schieramenti politici.

Sulla questione della rappresentanza femminile in politica, poi, il Trentino Alto Adige è anche forse l’unica regione in cui, oltre alla scelta di Bolzano, ci sono altre due donne sostenute dal M5S: una ex giudice a sindaca di Merano e una docente per il comune di Trento.

e.reguitti@ilfattoquotidiano.it

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giovedì 3 aprile 2025

Piazza M5s per la pace, Conte “chiama” Schlein: “Posizioni sulle armi simili alle nostre, spero venga”. Aderisce l’Anpi

Alla segretaria del Pd Elly Schlein arriva l’invito esplicito del leader del M5s Giuseppe Conte alla manifestazione contro il riarmo promossa per sabato prossimo, 5 aprile. La leader dem è in una situazione complicata, viste le fratture interne al partito sul tema, ma Conte non dispera: “Adesso vedremo – risponde cauto intervenendo a Coffee Break, su La7 -. Credo che Elly Schlein abbia preso delle posizioni sul riarmo molto simili alle nostre. Ieri c’è stato un passaggio in Europa” e “il partito non è uniforme su questa linea. Io mi auguro che venga, che la possa incontrare e salutare”. Già ieri il capodelegazione dei 5 Stelle all’Europarlamento Pasquale Tridico aveva sottolineato che le posizioni della leader del Partito democratico sulle armi “sono simili” a quelle del Movimento. E nel Pd il dibattito sulla partecipazione c’è. Ieri Goffredo Bettini, intervistato dal Domani, aveva detto di sperare in “un grande successo” come quella per l’Europa del 15 marzo. A chi gli fa notare che le parole d’ordine delle due piazze sono ben diverse, e per il Pd dire un no secco al piano di riarmo è tirarsi fuori dal processo europeo, risponde: “No, significa tirarsi fuori da un processo ambiguo, che senza politica appare aggressivo e paranoico e contrario ai principi dell’Ue”. Ma che il terreno è fertile lo conferma Matteo Ricci, eurodeputato e candidato presidente della Regione Marche. “Sabato non potrò essere in piazza, per la manifestazione europeista organizzata dal M5s, in quanto sarò ad un evento che ho organizzato io stesso a Urbino. Tuttavia, penso che una delegazione del Pd debba andarci, perché – pur essendo una piazza che avrà dei contenuti diversi dai nostri – avrà anche dei temi simili. E quindi penso che si debba andare ad ascoltare un potenziale alleato, sapendo che non è la nostra piattaforma contenutistica al 100%, ma sapendo anche che ci possono essere dei punti d’incontro”. Non dice no a una possibile presenza dei dem neanche Dario Nardella: “Non ci avrei visto nulla di male se il Pd avesse partecipato con una delegazione al congresso di Azione e se lo farà con una delegazione alla piazza di Conte”. Ma, puntualizza, “è cosa diversa da condividere appieno la manifestazione”. Tra i delegati del Pd che potrebbero partecipare c’è per esempio Francesco Boccia, capogruppo al Senato, ex ministro del governo Conte 2, da sempre figura di mediazione tra i dem e i 5 Stelle.

Alla manifestazione aderiranno molti volti noti della società civile, dell’associazionismo, della sinistra: dallo storico Alessandro Barbero al direttore di Greenpeace Giuseppe Onufrio, dal geologo Mario Tozzi al figlio di Tiziano Terzani, Saskia, da padre Alex Zanotelli all’attore Massimo Wertmüller. Tra le altre personalità saranno presenti il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e due autorevoli firme di questo giornale, la giornalista ed ex eurodeputata Barbara Spinelli (figlia di Altiero, autore del Manifesto di Ventotene) e lo storico dell’arte e rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari. Ci saranno sicuramente i leader di Verdi-Sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, l’Arci, l’Acli, varie sigle del terzo settore, Oggi è stata l’Anpi a confermare la sua adesione: l’associazione – si legge sul sito – “guarda con interesse alle iniziative di progresso che uniscono i cittadini, le forze politiche e sociali su temi condivisi in merito all’impegno per la pace, alla difesa della democrazia, al sostegno del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli italiani e dei popoli d’Europa” e “rimarca la netta opposizione al piano ReArm Europe” che è “l’ennesimo, gigantesco regalo all’industria delle armi, aumenterà la tensione internazionale col rischio sempre maggiore di un devastante conflitto, comporterà tagli pesantissimi alla spesa sociale, attingendo dai fondi per la coesione, in una situazione in cui nel nostro Paese aumentano la povertà e le bollette, diminuiscono i salari e la sanità è al collasso”.

Dal M5s è l’ex presidente della Camera Roberto Fico a sottolineare come la piazza di sabato è “aperta a società civile e partiti. Una piazza che vuole includere”. “Siamo per un’Europa che ragioni come una comunità che mette al centro la pace, i diritti delle persone, la tutela dei più fragili, il lavoro, la transizione ambientale – dichiara Fico – Non un’Europa che usa i fondi di coesione per gli armamenti. La nostra è l’Europa dei diritti, della giustizia sociale, della crescita sostenibile, della democrazia. L’Europa del Next Generation Eu, non del riarmo”. Una piazza inclusiva fino a quale punto? Tra il serio e il faceto la deputata M5s Vittoria Baldino, a Un giorno da pecora, su Radio1, risponde che in piazza, del Pd, inviterebbe in particolare Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e tra le più accese sostenitrici di Rearm Eu. “Inviterei Picierno – dice Baldino -, così da discutere e farle capire che questo piano di riarmo non conviene e non sarà la soluzione al conflitto”.

Quanto al corteo, sul quale dal M5s filtra grande entusiasmo e ottimismo, verrà animato dalla partecipazione dei giovani del movimento, che avranno il compito di guidare tutti. L’itinerario prevede la partenza da piazza dell’Esquilino alle 13, per giungere a via dei Fori Imperiali per gli interventi dal palco.

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mercoledì 2 aprile 2025

Conte a La7: “Il partito trasversale delle armi ha completamente fallito”. Scontro con De Angelis

Botta e risposta incandescente a Dimartedì (La7) tra il presidente del M5s Giuseppe Conte e il giornalista Alessandro De Angelis sulla guerra in Ucraina e sui negoziati con la Russia.
La firma della Stampa ricorda che nel suo ruolo di presidente del Consiglio Conte non mise mai in discussione gli impegni presi con la Nato, quindi gli chiede se disattenderebbe il parametro delle spese militari al 2% del Pil.
Conte risponde che non lo metterebbe in discussione, ricordando al contempo che quella percentuale da destinare alle spese militari è una soglia stabilita nel 2014 e un impegno “tendenziale” non vincolante.
E aggiunge: “Ma allo stato attuale se un paese come il nostro è indebitato, ha gli stipendi più bassi d’Europa e taglia la sanità e i salari, possiamo dire ai nostri alleati, come ho fatto io, che al massimo possiamo arrivare all’1,4%? Ma ci sono delle altre priorità o dobbiamo andare in guerra?“.

De Angelis rilancia punzecchiando Conte sulla posizione dei 5 Stelle in merito ai negoziati tra Russia e Ucraina: “Lei critica più l’Europa degli autocrati“.
“Sì, perché l’Europa è sparita”, risponde l’ex presidente del Consiglio.
“Ma mentre noi parliamo – replica il giornalista – in Ucraina piovono le bombe. Lei continua a dire ‘la via negoziale’, ma se lei fosse un cittadino dell’Estonia o della Moldavia, non sentirebbe la necessità di una deterrenza che si esercita con la sicurezza e quindi con le armi?”.
“Guardi, se oggi sull’Ucraina piovono le bombe – risponde Conte – è anche perché il partito trasversale delle armi, al quale lei vuole iscriversi d’onore e mi confermerà ovviamente questa posizione…”.
Il leader del M5s viene immediatamente interrotto dal conduttore Giovanni Floris che lo bacchetta: “No, no, però quando uno fa le domande, fa le domande. Non delegittimiamo gli interlocutori”.

“Veramente io e De Angelis ne abbiamo già parlato in una intervista – obietta Conte – E la mia non è una delegittimazione perché in questo momento il partito delle armi è trasversale. Noi siamo stati accusati da tutti per tre anni, però il fallimento su tutte le previsioni è stato non nostro, ma del partito trasversale delle armi“.
“Quindi la colpa non è di Putin – insorge De Angelis – Persino Trump dice che non si ragiona con Putin”.
“Noi abbiamo condannato Putin – ribatte Conte – e all’inizio siamo stati favorevoli agli aiuti all’Ucraina. Ma poi come l’abbiamo difesa? Prendendo in giro i cittadini e facendogli credere che stava cadendo il regime di Putin, che stava crollando l’economia russa e che la controffensiva dell’Ucraina stava avendo un effetto? La verità, come vi hanno tutti i generali e gli strateghi militari, è che che questa guerra non si potrà mai vincere. Non avete voluto sedervi a quel tavolo”.
“Ah, non è Putin che non si è voluto sedere?”, replica De Angelis.
“Addirittura il cancelliere tedesco Scholz è stato massacrato per una telefonata fatta a Putin – continua Conte – Ma di che stiamo parlando?”.
“Scholz il giorno dopo è andato a Kiev”, chiosa De Angelis.

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martedì 1 aprile 2025

Un libro, una bolletta e un mazzo di chiavi: il “contro-kit” per le “vere”emergenze del consigliere M5s in Lombardia

Un libro, una bolletta, una prescrizione medica, un mazzo di chiavi e un trenino. È questo il “contro-kit” per le emergenze presentato in Aula da Nicola Di Marco, capogruppo del Movimento 5 stelle in Regione Lombardia. Durante l’assemblea, Di Marco ha mostrato uno zainetto da cui ha man mano estratto cinque oggetti, chiaro riferimento al “kit per le emergenze” presentato la scorsa settimana da Hadja Lahbib, commissaria europea alla gestione delle crisi. Il video con cui Lahbib spiegava che cosa tenere sempre a portata di mano in caso di disastri (lo scoppio di una guerra o una tragedia ambientale) è diventato virale in poche ore.

Ma invece che mostrare un coltellino svizzero, contanti e fiammiferi, come nel filmato Ue, Di Marco ha estratto dallo zaino un libro, in particolare il Manifesto di Ventotene, per “ricordare il diritto all’istruzione”, una ricetta medica, una bolletta per sollecitare un più efficace contrasto al caro-energia, un trenino (“per garantire la libertà di muoversi all’interno del nostro territorio”) e, infine, un mazzo di chiavi, emblema della “emergenza abitativa”.

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Botte a un consigliere M5s nel Foggiano durante una riunione di maggioranza

Calci, pugni, schiaffi, una bottiglietta d’acqua lanciata al suo indirizzo e, infine, un colpo con un microfono. Risultato: prognosi di 7 giorni e giunta in crisi. Un’aggressione ai danni di un consigliere comunale di San Giovanni Rotondo, nel Foggiano, sta mandando in crisi la maggioranza guidata dal sindaco pentastellato Filippo Barbano, al governo della città insieme a quattro liste civiche. Tutto è accaduto giovedì, durante un’accesa riunione delle forze che sostengono il primo cittadino. La vittima è il consigliere comunale pentastellato Salvatore Biancofiore, 68 anni. L’aggressore, invece, sarebbe il presidente del Consiglio comunale, Pasquale Chindamo, della lista civica “Gruppo in…formazione”.

L’aggressione è avvenuta davanti ad una decina di persone: era in corso una riunione di maggioranza, i toni si sono fatti sempre più accesi fino a quando l’aggressore si sarebbe alzato e diretto verso il consigliere Biancofiore e, seppur bloccato dallo stesso sindaco, sarebbe riuscito a lanciargli contro prima una bottiglietta d’acqua, poi ad aggredirlo. A quanto si è appreso, Biancofiore ha fatto ricorso alle cure dei sanitari, con sette giorni di prognosi iniziali e accertamenti sanitari ancora in corso. La vittima ha presentato denuncia e l’accaduto è al vaglio dei carabinieri.

La notizia è trapelata nelle scorse ore a seguito della presa di posizione del sindaco che lunedì, in apertura della seduta di Consiglio comunale, ha abbandonato l’aula dopo aver dichiarato che non c’erano più le condizioni per proseguire l’attuale esperienza con “qualcuno della maggioranza”, sorretta dai pentastellati e da quattro liste civiche. “Per me è fuori perché è stato un atto di violenza inaccettabile, gratuito. Già da questa sera aprirò un tavolo tecnico con la maggioranza esteso anche all’opposizione per capire se ci sono le condizioni per proseguire l’esperienza amministrativa. La violenza va condannata sempre”, ha spiegato Barbano.

“È inaccettabile quanto accaduto al consigliere M5S di San Giovanni Rotondo, Salvatore Biancofiore, che a quanto abbiamo appreso è stato vittima di un’aggressione da parte del presidente del consiglio comunale – sottolineano in una nota il vicepresidente M5S Mario Turco, il deputato M5S e coordinatore regionale Leonardo Donno e l’europarlamentare e coordinatore provinciale Foggia, Mario Furore – Massima solidarietà al nostro consigliere, ci auguriamo che vengano presi i dovuti provvedimenti nei confronti del responsabile”.

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Manifestazione M5s del 5 aprile, Licheri: “Landini non parteciperà? Evidentemente è favorevole al piano di riarmo”

Landini ha annunciato che non parteciperà alla manifestazione del 5 aprile contro il riarmo? Evidentemente non concorda con le nostre posizioni e quindi è favorevole al piano di riarmo europeo“. Così, ai microfoni di Battitori Liberi, su Radio Cusano Campus, il senatore del M5s Ettore Licheri commenta la mancata adesione del segretario generale della Cgil al corteo del 5 aprile contro le armi, così come annunciato in una intervista al Corriere della Sera (“Non scenderò in piazza con il M5s, ma siamo rispettosi di tutte le iniziative“).

Incalzato da Gianluca Fabi, direttore di Radio Cusano Campus e di Cusano Italia Tv, e dal giornalista Savino Balzano, il parlamentare sottolinea: “Quella del 5 aprile sarà una piazza aperta, ma non mi aspetto che tutti la pensino allo stesso modo. Per me quel piano di riarmo è la negazione dell’Unione Europea, perché genererà dei dislivelli, introdurrà politiche di potenza nazionale militare, sarà un regalo ai tedeschi e ai francesi. E noi saremo completamente fuori da questo sistema. Ecco, evidentemente Landini tutte queste cose non le pensa“.

E aggiunge una frecciata ulteriore al sindacalista: “È ovvio che questi vogliono convertire l’economia in industria bellica. Quindi, bisognerebbe dire ai lavoratori licenziati che potranno tornare nelle fabbriche, solo che i carburatori, che nessuno comprava più, adesso li acquisteranno perché serviranno per fare i carri armati anziché le autovetture”.

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