Ventiquattro maggio 2022. Al Pirellone, che sarebbe la sede più importante della politica lombarda, sfilano, petto in fuori, 40 sindaci col Tricolore in bella mostra. La seduta viene convocata per una sola ragione: non per discutere della sanità a pezzi, né di disoccupazione o sicurezza sul lavoro; bensì per affrontare la questione – vitale – dello spiedo bresciano. E i primi cittadini, che vengono proprio dalle valli bresciane, sono lì per quello. L’Aula si scalda presto, anche perché qualcuno prova a dire che – forse, sia mai – le priorità sono altre. Così si passa alle offese, coi sindaci, seduti in tribuna, che se la prendono coi consiglieri del Movimento 5 stelle. E, fatto singolare, coi consiglieri di centrodestra che strappano dalle mani i cartelli di protesta esposti proprio dai pentastellati. Alla fine, la legge regionale (n. 12, 6 giugno 2022) viene approvata. Cosa stabilisce? Che i cacciatori, attraverso un’autocertificazione, posso “cedere gratuitamente” ai ristoratori o alle sagre gli uccellini che costituiscono lo spiedo. Vale a dire, peppole, tordi, merli.
La norma, tre anni fa, si era resa necessaria – stando alla propaganda della destra – per tutelare la “tradizione” dello spiedo bresciano. La ragione è che tanto le leggi europee quanto quelle italiane (la 157/92 in testa) vietano la commercializzazione di “tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri dell’Unione europea, ad eccezione delle seguenti: germano reale, pernice rossa, pernice di Sardegna, starna, fagiano, colombaccio”. In altre parole: non è possibile vendere gli esemplari che compongono lo spiedo bresciano. Ma tra “cessione gratuita” e autocertificazione, la Regione Lombardia era convinta di coprirsi le spalle. E qui viene il bello.
Aprile 2025. Il presidente del Consiglio lombardo, Federico Romani, invia una lettera alle commissioni competenti per fare il punto della situazione sullo “Stato di conformità dell’ordinamento regionale al diritto dell’Unione europea”. E cosa salta fuori? Che la Commissione Ue ha inserito nel proprio EU PILOT 2023/10542 (che riguarda il mancato rispetto della Direttiva Uccelli) proprio la legge regionale sullo spiedo bresciano. Al momento siamo nella fase di richiesta di informazioni, ma considerando i divieti comunitari e italiani, il rischio dell’avvio di una procedura d’infrazione è concreto. Intanto la Regione Lombardia ha aperto un’interlocuzione col ministero dell’Ambiente. I problemi evidenziati, di fatto, sono due: il già citato aggiramento delle norme e quello che riguarda la sicurezza alimentare. Il cacciatore, una volta compilata l’autodichiarazione, la deve trasmettere all’Ats. E qui finisce la storia. Da quanto appreso da ilFattoQuotidiano.it, pure nel carteggio tra Regione e ministero si fa riferimento a generici controlli a carico delle autorità competenti. Come per dire: la questione non ci riguarda.
Dopo i tecnicismi, la parte divertente – si fa per dire – di tutta la vicenda. Ricordate la truppa dei 40 sindaci bresciani al Pirellone? Bene, dopo quella giornata, e l’entrata in vigore della legge, si è parlato con toni trionfalistici di vittoria per chi ha a cuore la salvaguardia delle tradizioni. In particolare, quella venatoria e quella culinaria, che qui si sovrappongono. Ora, però, viene fuori che il M5s, con la consigliera Paola Pollini, ha fatto richiesta di accesso agli atti per sapere quante autocertificazioni da parte dei cacciatori sono state prodotte in tre anni. E qui i numeri dicono tutto: 26 nel 2022, 16 nel 2023 e 11 nel 2024. Pochissime. Delle due l’una: o non è vero che nel Bresciano lo spiedo è un piatto forte, della tradizione, che viene servito nei ristoranti o alle sagre (e allora non c’era tutta questa necessità di approvare una legge ad hoc, convocando appositamente il Consiglio regionale); o è vero che nel Bresciano si mangia sì lo spiedo a base di uccellini, ma quasi nessuno ha voglia di denunciare la propria “cessione gratuita” agli esercizi commerciali. E allora addio tracciabilità, sicurezza alimentare e rispetto delle leggi. Anche perché qui si chiede uno slancio di generosità sia ai cacciatori sia ai ristoratori, che del piatto polenta e spiedo dovrebbero far pagare soltanto la polenta. Rimettendoci. Da quanto si sa, i ristoratori di Serle – patria dello spiedo bresciano – hanno bollato la legge, usando un eufemismo, come inefficace.
“I dati certificano il fallimento di questa legge, confermando tutte le criticità che il Movimento 5 stelle aveva segnalato fin dal primo momento – dice Pollini – Quella approvata dal Consiglio regionale della Lombardia è, nella migliore delle ipotesi, una legge inutile che non tutela nessuna tradizione, non contribuisce certo a salvare l’economia locale ed espone la Lombardia al rischio di sanzioni europee. In compenso è servita solo ad alimentare la propaganda della Lega”.
Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it
L'articolo Lombardia, l’inganno per difendere lo spiedo bresciano aggirando le leggi: ora c’è il rischio di procedura d’infrazione proviene da Il Fatto Quotidiano.
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