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martedì 24 giugno 2025

Addio alla regola del doppio mandato: la decisione degli iscritti M5s che riapre la strada a Fico in Campania

Gli iscritti del Movimento 5 stelle hanno deciso: addio limite dei due mandati. Il voto online dell’assemblea degli iscritti si è chiuso domenica 22 giugno con una decisione storica che fa cadere anche l’ultimo baluardo del Movimento.

Un cambio di regole anticipato dal Fatto Quotidiano già a fine maggio che permette ai membri del Movimento, anche quelli al momento usciti di scena, di ritornare attivamente.

Il quesito sui mandati è stato approvato con 43.236 e 8.196 no, con un quorum del 51,8%. In ogni caso i mandati non potranno mai essere più di tre. Per raggiungerli ci sono più strade.

La prima regola è quella del cosiddetto “stop and go“: esponenti del Movimento con due legislature alle spalle potranno tornare di nuovo in campo ma solo dopo averne saltata una. È il caso di alcuni vip come l’ex vicepresidente del Senato, Paola Taverna e l’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

I parlamentari che hanno già fatto due mandati, invece, potrebbero spostarsi sulla politicalocale“, partecipando ad esempio alle corse per la presidenza di una Regione o a sindaco della città. Tra questi potrebbe esserci anche Roberto Fico, ex presidente della Camera che potrebbe essere candidato alla guida della Campania.

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lunedì 23 giugno 2025

Calenda: “La risoluzione del M5s sembra scritta da Putin: come si fa un’alternativa di governo così?”

“Il dato più rilevante è che il Movimento 5 Stelle è uscito allo scoperto. Ha depositato un testo in cui chiede fondamentalmente si chiede di smettere di aiutare l’Ucraina, di raggiungere la pace non si sa come e di rimettersi a comprare il gas russo. E’ una mozione che poteva scrivere Putin”. A parlare è Carlo Calenda, senatore e leader di Azione, mentre commenta con i giornalisti a Montecitorio in occasione delle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista della riunione del consiglio europeo del 26 e 27 giugno prossimi. “La mia domanda – aggiunge polemicamente Calenda – alle altre forze del ‘campo largo’ come si può pensare di fare un’alternativa di governo con M5s che sulla Russia ha la stessa posizione di Salvini?”. Quanto a Trump Calenda sceglie un “detto napoletano”: “C’è un signore che riceve uno sputo in faccia, guarda in alto e dice piove e fa finta di niente. L’Europa sta facendo questo con Trump”.

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Ricciardi (M5s) a Meloni: “Non ha il coraggio di citare Trump. Non ci fa la lezioncina sull’aggredito e l’aggressore?”

“In tutto il suo discorso non ha avuto il coraggio di citare Donald Trump. È riuscita a dire che le bombe sull’Iran stanno creando un’occasione. Il vostro è un meschino doppiopesismo, non ci fa la lezioncina sull’aggredito e l’aggressore?“. A domandarlo, in maniera retorica, è Riccardo Ricciardi del Movimento 5 stelle a Giorgia Meloni, intervenuta nel primo pomeriggio alla Camera in vista del Consiglio europeo.

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domenica 22 giugno 2025

Iran, Ricciardi (M5s): “Trump ha reso Netanyahu il dominatore del Medio Oriente. L’Italia non offra le basi agli Usa”

Al telefono il veterano del Movimento sbuffa di malessere: “Ogni giorno la realtà si dimostra peggiore perfino delle nostre preoccupazioni”. Ma poi Riccardo Ricciardi, capogruppo dei Cinque Stelle alla Camera, passa subito all’analisi politica: “Attaccando l’Iran, Trump ha reso Netanyahu il vero dominatore politico in quell’area del mondo. Quello tra loro è un asse davvero inquietante”.

Sorpreso?
Ormai non ci si può sorprendere più di nulla. Dopodiché il punto è che, senza l’apporto degli Stati Uniti, Netanyahu non avrebbe mai potuto portare avanti la sua operazione militare, sin dall’inizio. Ma tutto questo è possibile anche per il silenzio di un’Unione europea che è ormai ridicola, proprio come i tre ministri degli Esteri europei che hanno appena incontrato il loro omologo iraniano (rispettivamente i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia e Germania, ndr). Giorgia Meloni invece non è neanche ridicola, è inesistente.

Oggi la premier ha avuto una lunga telefonata con Elly Schlein.
Penso che sarebbe stato meglio chiamare tutti i leader d’opposizione, anche per dare simbolicamente un messaggio di unità nazionale. Premesso questo, oltre che telefonare Meloni qualche volta dovrebbe anche ascoltare. Un ex premier come Conte, che ha saputo portare la voce dell’Italia in Europa durante la pandemia, potrebbe dargli consigli preziosi.

Domani Meloni sarà alla Camera per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Non sarebbe il caso di unire le risoluzioni delle opposizioni, visto il momento?
Di solito ognuno prepara il proprio testo, poi ci si unisce almeno su alcune votazioni. Noi del Movimento pensiamo che non ci sia più tempo per ambiguità e che questo esiga la massima chiarezza. Per esempio, bisogna essere chiari nel pretendere che le basi italiane non vengano concesse agli Stati Uniti per eventuali attacchi all’Iran. Lo scriveremo nella nostra risoluzione, e speriamo che su questo ci sia la convergenza almeno di tutte le opposizioni.

Ci sono interlocuzioni in corso con il Pd?
Non ancora, ma mancano ancora quasi 24 ore alla discussione in aula e in un momento come questo sono tantissime. Sappiamo di avere sensibilità diverse rispetto ai dem su alcuni temi di politica estera, ma ora bisogna capire come si evolverà il quadro complessivo.

Martedì avevate in programma di incontrare le altre forze politiche progressiste europee a L’Aia, per cominciare a discutere di un coordinamento contro il riarmo. Appuntamento confermato?
Certo, è un’iniziativa necessaria, ora più che mai. In una fase così drammatica, le forze progressiste devono mettere da parte le diversità e valorizzare i punti in comune, che sono tanti, per lavorare assieme contro questa degenerazione militare. I sovranisti hanno ormai costruito una sorta di internazionale: ora è tempo che lo facciano anche i progressisti, per i quali compattarsi a livello internazionale è una vocazione naturale.

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sabato 21 giugno 2025

Inziativa congiunta dei leader Avs, M5s e Pd: “Il governo fermi la cooperazione militare con Israele, basta massacri”

“Non lasceremo che l’Italia venga macchiata dalla pavidità di Meloni e i suoi epigoni”. Nel giorno in cui la sinistra scende di nuovo in piazza contro il Piano europeo di riarmo, i leader dei tre principali partiti di opposizione – Avs, M5s e Pd – firmano una nota congiunta che chiede al governo di fermare la cooperazione militare con Israele: “Abbiamo depositato una mozione unitaria per chiedere la revoca del memorandum d’intesa con il governo israeliano nel settore militare e della difesa e la sospensione di qualsiasi forma di cooperazione militare con Israele”, annunciano Angelo Bonelli, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Elly Schlein.

Conte, Fratoianni e Bonelli partecipano anche alla manifestazione Stop Rearm Europe, promossa da una serie di associazioni. Non c’è Schlein – per impegni internazionali già presi – ma il Pd partecipa con “alcuni suoi esponenti“. Adesione meno profonda, ma non scontata. Perché la questione divide il partito da sempre. E la segretaria comunque ha portato avanti l’iniziativa congiunta con M5s e Avs, con la mozione unitaria che chiede al governo una mossa concreta: “Avs, M5S e Pd hanno più volte sollecitato il Governo Meloni – trincerato dietro silente complicità con le criminali politiche di Netanyahu – di promuovere in sede europea la richiesta di sanzioni contro il Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale. Davanti al massacro di decine di migliaia di civili, però, il Governo Meloni si è limitato a qualche parola di circostanza, evitando qualsiasi azione concreta che potesse puntare il dito contro Netanyahu”, affermano i leader di Pd, M5s e Avs.

“Da una settimana ormai le ostilità tra Israele e Iran hanno catalizzato la preoccupazione dell’opinione pubblica mondiale, distogliendo l’attenzione sui crimini contro l’umanità in corso a Gaza e sui piani israeliani di annessione coloniale della Cisgiordania“, si legge nella nota. I quattro leader concludono: “Noi non ci gireremo dall’altra parte, questo massacro non continuerà in nostro nome“.

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giovedì 19 giugno 2025

Il ministro Foti contro il M5s: “Non è obbligatorio essere intellettualmente onesti” – Video

Nell’assegnazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione al Comune di Maglie “posso garantire che non c’è nessun favoritismo, come non c’è stato nessun favoritismo presso altri Comuni”: lo ha detto il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Tommaso Foti, rispondendo al question time alla Camera. Foti ha ricordato che l’assegnazione per due interventi a Maglie, per complessivi 9 milioni di euro, è stata fatta quando il presidente della Regione Puglia era Emiliano. “Se vi è un governo di sinistra può dare i soldi al Comune di Maglie, se vi è un governo di centrodestra non può farlo?”, ha detto Foti, secondo cui non bisogna misurare i colori politici delle amministrazioni ma guardare alle esigenze dei territori. La riqualificazione, ha aggiunto, “passa anche per gli impianti sportivi”. Le assegnazioni di fondi europei “sono accordi che vengono assunti in piena collaborazione con le Regioni”, ha concluso. All’inizio del proprio intervento, citando alcuni dati del Cnel, con sarcasmo il ministro ha detto al gruppo del M5s che “non è obbligatorio essere intellettualmente onesti“.

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giovedì 5 giugno 2025

Toninelli: “La causa di Grillo? Non è vendetta, è giustizia. Conte ha tradito il M5s, si faccia il suo partito”

La causa intentata da Beppe Grillo contro Giuseppe Conte? Era scontata, perché Conte non molla il simbolo, nonostante abbia cancellato le regole fondative volute da Grillo ed eliminato la figura del garante nella persona di Beppe, che doveva proprio garantire quelle regole fondative. Credo che Grillo abbia lasciato passare 6 mesi e non avendo ottenuto quello che sperava, sta preparando l’unica possibilità per porre fine a questa sofferenza”. Sono le parole pronunciate nella trasmissione Controinformazione, su Radio Cusano Campus, dall’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che aggiunge: “Quella di Grillo è l’unica strada rimasta per far finire l’agonia di un M5s, che esiste solo come simbolo, ma che è scomparso come regole e valori. Ma non è vero quello che scrivono i giornali, e cioè che quella di Grillo sia un’azione di vendetta. Non c’è nessuna vendetta, è solo un’azione di giustizia su un Movimento che è stato completamente stravolto da Giuseppe Conte e non può continuare a esistere, tanto più nelle mani di chi ha cambiato totalmente i nostri valori, tenendosi però il simbolo e i voti contenuti in quel simbolo”.

L’ex parlamentare e attivista del M5s rincara: “Spero che questa azione legale smuova un po’ le coscienze (ammesso che le abbiano) di chi è dalla parte di Conte. E spero che riconoscano che Grillo non è solo il fondatore, creatore e inventore del M5s assieme a Casaleggio, ma anche il detentore giuridico della titolarià del simbolo, dato a Conte semplicemente in uso. Ma questo utilizzo – spiega – è venuto meno, perché Conte ha tradito i valori del M5s e quindi lo deve restituire al legittimo proprietario. Conte guida un partito con caratteristiche profondamente diverse dal M5s originario. È politicamente illegittimo che continui a usare un simbolo che ha stravolto“.

Poi si sofferma sul celebre slogan pentastellato ‘uno vale uno’: “Conte ha calpestato anche lo straordinario significato di quella frase, che non vuol dire che il cuoco di Voghera vada a fare il ministro della Giustizia o del Bilancio, ma che la persona con meno qualifiche scolastiche, attraverso un’intelligenza collettiva, possa comunque partecipare a costruire un indirizzo politico, perché l’intelligenza popolare anche senza laurea vale tanto quanto l’intelligenza con la laurea. E questo non significa mandare nello spazio uno che non è un astronauta, che è stata invece l’interpretazione molto limitata che ha portato avanti Conte”.

Toninelli preconizza poi il futuro dell’attuale M5s, attaccando reiteratamente il suo leader: “Conte farà una grandissima fatica ad andare avanti, perché creare un partito è un’attività molto complicata. Lui è un ottimo mediatore, ma non è certamente un ottimo decisore. E per creare un partito bisogna essere capaci di fare delle cose pratiche, di prendere decisioni semplici e di assumere scelte veloci, tutte caratteristiche che io penso che Conte stesso abbia capito di non avere. Da ex membro del M5s, spero solo che venga data una degna sepoltura a questa storia, perché oggi non si può andare avanti così. Giuseppe creerà un suo movimento – continua – ormai ha deciso di sposare la politica come carriera, perché cancellando il limite dei due mandati l’ha eliminato anche per se stesso. È giusto quindi che faccia il suo partito. Secondo me, come sta avvenendo abbondantemente già ora, il partito di Conte sarà inghiottito dal Pd. A un elettore più o meno attento è evidente che non ci sia più differenza tra il partito di Conte e il Pd”.

E conclude: “Prima di Conte il M5s e il Pd potevano stare insieme solo col metodo del contratto di governo, ma in assenza di metodologie di questo tipo mi pare scontato l’insuccesso del partito di Conte. Oggi il fallimento del M5s nei numeri è del tutto evidente: dopo 2 anni e mezzo di governo, la Meloni cresce, mentre il partito di Conte cala“.

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“Democrazia diretta? I grillini pagarono 300mila euro per una ca**ata”: Friedman attacca Casaleggio al Festival dell’Innovazione. Lo scontro

Un incontro sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella lotta alle fake news si è trasformato in un teatro surreale al WMF, il Festival dedicato all’innovazione digitale, tenutosi a Bologna. Durante il panel “Fake news: l’Ai sarà nemica o alleata?”, il confronto tra Alan Friedman e Davide Casaleggio, moderato da Enrica Sabatini, moglie dell’imprenditore e responsabile Ricerca e Sviluppo della piattaforma Rousseau, ha oltrepassato i limiti del dibattito per sconfinare in una vera e propria performance del giornalista americano, per l’occasione in versione istrionica e decisamente sopra le righe.

Il confronto prometteva spunti stimolanti ma quello che il pubblico si è trovato davanti è stato un botta e risposta incandescente, con Friedman che ha assunto un atteggiamento da showman, condito da gesticolazioni plateali, smorfie e frecciatine personali, ai limiti del dileggio.
Il giornalista americano non ha perso tempo ad aprire le ostilità, accusando senza mezzi termini la Casaleggio Associati e il Movimento 5 Stelle di essere stati protagonisti nella diffusione di fake news in Italia: “Perdo conto dei grillini, oramai screditati ma all’epoca importanti, che hanno pagato alla sua famiglia due o trecentomila euro all’anno per creare una specie di piattaforma che avrebbe dovuto essere, per la prima volta in Italia, la democrazia diretta, una cazzata in cui 60 o 70 mila persone hanno votato per un candidato senza contraddittorio”.
Il tono ha presto preso una piega ancora più polemica quando Friedman ha deciso di mettere in discussione la legittimità della moderatrice, Enrica Sabatini, per il suo legame personale con Casaleggio: “Avete saputo questo? La moglie di Davide Casaleggio modera Davide Casaleggio. Interessante. Do questa informazione per trasparenza.”.

La frecciata ha suscitato il garbato ma fermo intervento della stessa Sabatini: “Lo sono diventata, sai, dopo una laurea in psicologia, un dottorato di ricerca, un PhD, un master. Sono una ricercatrice e una imprenditrice digitale. E sono anche la moglie di Casaleggio.”
Il tentativo di Sabatini di riportare la discussione sui binari del merito è stato sistematicamente interrotto da Friedman con toni sarcastici e persino teatrali, fino a scimmiottare Casaleggio con espressioni e gesti volutamente caricaturali durante il suo intervento.

Davide Casaleggio, dal canto suo, ha mantenuto un tono più sobrio, cercando di riportare l’attenzione al tema originario non senza diversi colpi di fioretto al suo interlocutore: “Chi si sente intellighenzia spesso pensa che la sua opinione sia superiore a tutti e che abbia la verità in tasca. Quando si accusa qualcuno di fake news, andiamo ad approfondire la singola accusa.”.
A titolo d’esempio, ha citato il caso giudiziario del giornale spagnolo Abc, condannato per aver pubblicato la notizia secondo cui Nicolás Maduro avrebbe finanziato nel 2010 il M5s e e suo padre. E e ha ricordato come i media tradizionali stessi abbiano contribuito alla diffusione di alcune delle bufale più devastanti della storia recente, come quella delle bombe di distruzione di massa possedute dall’Iraq. Quindi, ha invitato il pubblico a superare le fake news con un approccio critico e documentato.
Ma ogni tentativo di rientrare nei binari dell’argomento veniva regolarmente minato dalle continue interruzioni e gestualità di Friedman, culminate in un grottesco “Finish!” biascicato mentre Casaleggio parlava, e un nuovo scoppio di risate autoindotte.

Le scintille finali sono arrivate quando Sabatini ha etichettato Friedman come “esponente dei media tradizionali”, scatenando una reazione piccata del giornalista: “Lei signora Casaleggio dice che io sarei mainstream news, vero? Lei ha detto ‘tradizionale’. In America sono quelli della Casa Bianca ad attaccare i media tradizionali”.
“Non volevo dire questo”, ha rassicurato Sabatini.
“Ah, non volevi essere trumpista?” ha ironizzato Friedman, suscitando lo sbuffo paziente della moderatrice e lo smarrimento di parte del pubblico.

Casaleggio, nel tentativo di concludere con un appello alla responsabilità dell’informazione, ha ribadito la trasparenza dei bilanci del M5s: “Se li guardi e vedrà che in tutti gli anni in cui ho gestito l’attività del Movimento e, qualunque soldo finiva dentro un’associazione no profit che aveva i bilanci pubblici, e nessuno di quei soldi è finito a me. Quindi, questa cosa è verificabile. Se Alan Friedman vorrà poi verificare qualcosa di diverso, lo potrà fare. Molti sono caduti nella trappola di volerlo fare e molti hanno pagato per le diffamazioni”.
Ma anche queste parole hanno suscitato reazioni contrariate da parte del giornalista americano, in una spirale ormai fuori controllo.

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martedì 3 giugno 2025

Spreco alimentare, la risoluzione parlamentare di Ultima generazione e M5S: “Obblighi per le aziende e consumatori informati”

di Ultima Generazione

Sì è tenuta il 29 maggio scorso, nella sala stampa della Camera, la conferenza congiunta tra Ultima Generazione e il deputato del Movimento 5 Stelle, Alessandro Caramiello, per presentare la risoluzione a sua firma contro lo spreco alimentare. La risoluzione rappresenta un passo cruciale per concretizzare le proposte della campagna “Il Giusto prezzo”. Relatori, oltre a Caramiello, saranno Michele Giuli di Ultima Generazione, Federica Ferrario di Terra! e Federico Valentini di Recup Roma.

Le richieste al centro del dialogo

In particolare, l’incontro con il Movimento 5 Stelle ha prodotto una Risoluzione che impegna il Governo ad adottare iniziative normative volte:

  • a introdurre obblighi vincolanti per le aziende, come il divieto di distruzione delle eccedenze alimentari ancora commestibili;
  • a introdurre target misurabili, quale la riduzione del 50% dello spreco alimentare entro il 2030, per migliorare il controllo e l’efficacia della normativa;
  • a promuovere campagne di sensibilizzazione su larga scala per educare consumatori e imprese su pratiche sostenibili;
  • a fornire supporto alle infrastrutture locali, tramite la creazione di programmi di finanziamento per le organizzazioni che gestiscono la redistribuzione alimentare, migliorando la logistica e le capacità di stoccaggio;
  • a introdurre obblighi vincolanti per produttori, distributori e ristoratori, con sanzioni significative per chi non rispetta le norme sullo spreco alimentare, in particolare sulla distruzione di cibo ancora commestibile;
  • a elaborare misure per contrastare l’obsolescenza programmata dei prodotti;
  • ad attuare un miglioramento della catena produttiva, tramite promozione di una gestione più efficiente delle risorse fin dalla fase di progettazione dei prodotti;
  • a obbligare i produttori a una maggiore trasparenza, fornendo ai clienti una scheda su qualità e caratteristiche ambientali di prodotti e imballaggi;

Una sfida oltre gli schieramenti

«Non ci interessa il colore politico di chi ci ascolta, ma l’urgenza di agire», sottolinea Giulio, attivista del movimento. «La crisi climatica e quella sociale sono due facce della stessa medaglia: servono scelte coraggiose, e la politica smetta di nascondersi dietro ai “limiti del mercato”».

Quali i prossimi passi? Considerato che l’Italia è il terzo Paese europeo per tonnellate di cibo sprecato ogni anno, riteniamo fondamentale agire su tutte le cause che portano alle eccedenze produttive che si generano principalmente nei seguenti casi: quando la produzione è superiore alla domanda; a causa degli standard estetici: molti prodotti infatti, pur essendo perfettamente commestibili, vengono scartati perché non soddisfano determinati criteri imposti dalla Grande Distribuzione Organizzata che richiede solo determinate pezzature e standard estetici ai prodotti alimentari. È necessario cambiare approccio e ricominciare a commercializzare anche il cibo che non rientra nei canoni di marketing cui siamo abituati.

Questa Risoluzione è un primo passo che apprezziamo ma intanto continueremo a presidiare il territorio con azioni nonviolente finché non vedremo fatti concreti.

Cosa chiediamo?

PROTEGGERE I RACCOLTI: L’agricoltura italiana sta affrontando una crisi senza precedenti. Siccità, ondate di calore, grandinate e alluvioni devastano i campi, compromettendo raccolti e coltivazioni. Dobbiamo proteggere i raccolti e, per farlo, è necessario promuovere una transizione verso un nuovo sistema agricolo che sia resiliente e sostenibile economicamente ed ecologicamente.

AGGIUSTARE I PREZZI: Il costo degli alimenti nei supermercati sta diventando insostenibile, mentre ai produttori arriva solo una minima parte del prezzo finale. Chiediamo alle Istituzioni di intervenire immediatamente per garantire un giusto prezzo al cibo, equo per chi compra e per chi produce.

FAR PAGARE I RESPONSABILI: Chi rompe paga. Vogliamo che a finanziare questa transizione verso un sistema agricolo più sostenibile non siano le nostre tasse ma siano, piuttosto, gli extraprofitti dei reali responsabili della crisi attuale – la finanza, la GDO, i top manager delle multinazionali del cibo e l’industria del fossile.

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