“Noi dobbiamo tenere in piedi i conti del Paese, non quelli della famiglia De Falco”. E ancora: “Chi ha deciso di anteporre i propri interessi a quelli del Paese dovrebbe tornarsene a casa“. Il day after della prima sconfitta parlamentare del governo M5s – Lega si apre con un solo uomo al centro della scena: il senatore Gregorio De Falco. Non potrebbe essere altrimenti visto che il capitano – noto alle cronache per aver intimato a Francesco Schettino di risalire a bordo della Concordia, – ha votato a favore dell’emendamento presentato da Forza Italia all’articolo 25 del decreto, cioè quello che disciplina il tanto contestato condono di Ischia. “L’emendamento in questione è stato presentato da Papatheu di Forza Italia ed era analogo a quello che avevo presentato io”, erano state le uniche parole del senatore del M5s, che non aveva confermato esplicitamente di avere votato con l’opposizione.
Il suo voto è stato decisivo nella sconfitta della maggioranza – battuta 23 e 22 – insieme a quello della senatrice Paola Nugnes che si è astenuta. I due oggi raccolgono la solidarietà della collega Elena Fattori che su facebook scrive: “Un sentito grazie ai colleghi De Falco e Nugnes che hanno seguito la loro coerenza, hanno pensato prima al bene dei cittadini e dell’ambiente che agli ordini di scuderia. Grazie anche per il coraggio di una scelta non semplice in un clima di terrorismo psicologico lontano da ogni forma di democrazia e condivisione. A riveder le stelle”. Fattori è una dei cinque esponenti del M5s che si erano astenuti al voto di fiducia sul decreto Sicurezza: gli altri erano Virginia La Mura, Matteo Mantero e gli stessi De Falco e Nugnes.
Che adesso rischiano l’espulsione. “De Falco aveva detto: torna a bordo. Io gli dico: se non ti trovi, torna a casa“, dice il sottosegretario Stefano Buffagni. “De Falco – attacca Buffagni – rimane un genio che si sente troppo genio rispetto al gruppo. Ha votato contro e senza preavviso insieme con Pd e Fi. Noi dobbiamo tenere in piedi i conti del Paese, non quelli della famiglia De Falco”. Una dichiarazione che si lega a quella di Luigi Di Maio. “Questo è periodo di restituzione di tagli di stipendio e mi auguro che tutti vogliano restituire i loro stipendi agli alluvionati perché questo è un periodo importante: stiamo per tagliare due milioni di euro degli stipendi dei parlamentari”, ha detto il capo politico del M5s, che ha radunato a Palazzo Chigi ministri e capogruppo del suo partito. L’accusa implicita è che De Falco ha votato contro la maggioranza perché non vuole restituire parte del suo stipendio: in pratica cercherebbe l’espulsione.
Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia su facebook getta benzina sul fuoco: “Chi ha deciso di anteporre i propri interessi a quelli del Paese dovrebbe tornarsene a casa – scrive – Siamo stati eletti per dare risposte a questo. Per essere compatti e portare a casa il risultato”. “Questo non è un caso isolato, – aveva detto in serata Di Maio – sono diverse settimane che ci arrivano segnali di dissenso da parte di senatori che hanno firmato impegni con il M5s e che devono portare avanti il contratto di governo. De Falco e Nugnes sono già sotto procedura dei probiviri“. “Conseguenze? Chiedetelo agli amici del M5s”, ha detto Matteo Salvini a Radio Anch’io, su Radio Rai 1. “Certo che se una ha avuto casa distrutta e attendeva anni una autorizzazione di concessione edilizia, un diritto ce l’ha. Detto questo in Italia s’è costruito troppo e male”, ha aggiunto il vicepremier commentando il caso Ischia.
L'articolo Dl Genova, nel M5s il caso De Falco. Buffagni: “Se non si trova, vada a casa”. Fattori: “Clima da terrorismo psicologico” proviene da Il Fatto Quotidiano.
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