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giovedì 28 febbraio 2019

M5s, Travaglio: “Se Grillo fosse il capo politico del movimento, questo governo non sarebbe mai nato”

“Se Beppe Grillo fosse il capo politico del M5s, questo governo non sarebbe mai nato. Non è quello il suo mestiere, lui è uomo da campagna elettorale e da barricata”. Così, a Otto e Mezzo (La7), il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, spiega le ragioni per cui Beppe Grillo si è ritagliato il ruolo da “garante” del M5s. E aggiunge: “Continuare a giudicare Grillo come era all’inizio è semplicemente un errore giornalistico e mi dispiace che molti nostri colleghi continuino a farlo, pendendo dalle labbra dei suoi spettacoli. Non è da lì che si capisce quello che succede nel M5s. Nel suo ultimo spettacolo, Grillo ha detto: “Forse non siamo all’altezza”. Non è un prendere le distanze da Di Maio, perché lui ha preso le distanze nel momento in cui ha deciso che il capo politico del M5s dovesse essere eletto dalla base degli iscritti. Ed è stato eletto Di Maio”.
Travaglio sottolinea: “Grillo non è fatto per partecipare a riunioni di partito o a tavoli con alleati, perché la sua tentazione è quella di mandare tutti a fanculo dopo tre secondi. Ricordiamoci lo streaming con Renzi. E quindi ha deciso di ritagliarsi il ruolo di garante, di fissare dei principi, di farsi sentire quando si tratta di dare l’indirizzo e di stabilire certe regole, lasciando l’operatività della ‘cucina’ quotidiana a Di Maio e ad altri”.

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Travaglio: “Salvini vuole riaprire case chiuse? Non so quanti voti porta, bisogna calcolare numero puttanieri”

Salvini oggi ha rilanciato un suo cavallo di battaglia: riaprire le case chiuse. Quanti vota porta?“. E’ la domanda rivolta dalla giornalista Lilli Gruber, nel corso di Otto e Mezzo (La7), al direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che risponde: “Non ne ho idea, bisognerebbe calcolare quanti puttanieri ci sono in Italia e vedere quanti preferirebbero stare al coperto, anziché nei parchi. Mi pare l’ennesima arma di distrazione di massa per coprire l’assoluta nullità del contributo di Salvini alla sicurezza del nostro Paese. Si autorizzano i derubati ad abbattere a pallettoni i ladri, come se i ladri non fossero più veloci dei derubati nello sparare”.
E aggiunge: “Non riuscendo ad espellere nemmeno un clandestino, si butta fumo negli occhi con espressioni sempre più xenofobe e adesso siamo alla riapertura dei casini, uno dei cavalli di battaglia di tutte le destre più disperate e più antiquate che esistano”.
Travaglio, infine, si pronuncia sul caso della pentastellata Giulia Sarti: “Secondo me, ci saranno delle grosse sorprese“.

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Europee, il movimento paneuropeo Volt: “Il futuro non sono gli slogan della Lega. M5s? Investe nell’assistenzialismo”

Di certo saranno sulla scheda per le Europee in sei Paesi: Germania, Francia, Olanda, Spagna, Austria e Lussemburgo. In Italia, invece, “stiamo raccogliendo le firme e dobbiamo arrivare a 150mila. Questo è un primo scoglio democratico al quale si aggiunge poi la soglia di sbarramento del 4%. Siamo gli unici in Europa ad avere queste regole”. Ma loro ci provano. Loro sono Volt, il movimento “paneuropeo e progressista” nato due anni fa “da un italiano, un francese e un tedesco” che mette al centro Europa, diritti e cittadinanza attiva. Un progetto di “leadership diffusa e democrazia partecipativa”. A trainarlo l’elezione di Trump, la Brexit e l’insorgere dei populismi dall’Ungheria all’Italia.

Federica Vinci, 25enne presidente del movimento italiano, spiega a ilfattoquotidiano.it che il voto di fine maggio è solo un banco di prova per il futuro, per le amministrative e le politiche. “In Europa oggi siamo 20mila volontari attivi, 3mila solo in Italia“. Chi sono? “C’è di tutto: studenti, universitari, pensionati, lavoratori”, anche se sui social e sul sito i volti sono quelli delle ultimissime generazioni Erasmus. Rifiutano la logica del populismo che è fatto “di slogan, di risposte di pancia a problemi complessi e di scelte a breve termine”, che non guardano al futuro. I loro valori si avvicinano in Europa a quelli dei liberali di Alde e dei Verdi, “ma chissà se quei gruppi ci saranno ancora dopo le elezioni“. Certo è che Volt non ha nulla in comune con “un Partito popolare dove c’è anche Orban”. In Italia hanno avviato il dialogo con +Europa e Verdi, ma lo scenario post elezione è tutto in divenire. Anche a livello europeo, dove l’ambizione di Volt è di costituire un nuovo gruppo. Per farlo però servono 25 parlamentari e la strada è in salita.

“Vogliamo creare un’Europa democratica: il Parlamento Ue, che è eletto dai cittadini, deve avere il potere di iniziativa legislativa che oggi è monopolio esclusivo della Commissione“, spiega Vinci, che alle spalle ha già esperienze all’estero – con una laurea in amministrazione pubblica internazionale a Sciences Po (Parigi) – e che oggi lavora in un’impresa sociale a Firenze. Il secondo punto riguarda invece la formazione della pubblica amministrazione perché sia efficiente nell’assistenza ai fondi diretti Ue e nei bandi per quelli indiretti. “L’Italia tra il 2014 e il 2020 ha assorbito in media soltanto il 18% dei fondi, che nel Mezzogiorno sarebbero un grande incentivo allo sviluppo”. Nel programma di Volt sono centrali anche la sostenibilità ambientale che nell’Europa a 28 (27 a breve, dopo Brexit) oggi ha il volto della 16enne Greta Thunberg – con l’obiettivo di introdurre una carbon tax europea per tagliare le emissioni di Co2, e i diritti sociali. Il focus è sulle disuguaglianze di genere e, in particolare, sul “gender gap salariale, perché a fronte di un euro di stipendio dato a un uomo a una donna spettano in media solo 80 centesimi. E proponiamo la disclosure dei salari anche per le società private, come già succede in Germania e Regno Unito“.

L’Europa è quindi il luogo dove cercare “collaborazione e casi virtuosi per risolvere problemi reali”. Uno su tutti: la gestione dei migranti. “Bisogna riformare il trattato di Dublino, processo che è stato bloccato da Salvini e dai suoi amici, come Orban. Chi non accoglie migranti e non collabora deve pagare sanzioni. Oggi la Lega e i populisti pensano di risolvere il problema dicendo ‘chiudiamo i porti e le frontiere’ senza avviare un discorso sul futuro, quando la migrazione sarà strutturale“. Ma se Volt è paneuropeo bisognerà convincere anche il blocco sovranista a prendersi le sue responsabilità. “È vero, nell’Europa dell’est Volt non si presenta. Ma in Romania e Bulgaria esistiamo”. Il dato, però, è che il consenso per Salvini aumenta. “Il lavoro da fare è difficile e a lungo termine, bisogna partire dal basso, coinvolgere e discutere per capire i problemi nella loro complessità e valorizzando le competenze. Cosa che i populisti rifiutano di fare, preferendo slogan immediati”. Per Federica Vinci anche sul tema lavoro il governo sta fallendo l’obiettivo. “I 5 Stelle col reddito di cittadinanza investono nell’assistenzialismo, peraltro poco prima delle Europee, e non nella creazione di posti di lavoro, che è quello di cui l’Italia avrebbe bisogno. Noi vogliamo fare incontrare le università e il mercato e in modo che la mobilità non sia forzata”, come raccontano i dati sull’emigrazione italiana e le storie di cervelli in fuga. “Un tema di cui la politica non parla”.

(immagine tratta da Facebook)

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Pizzarotti: “M5s è morto. Molti vecchi elettori non ci sono più e non votano, quelli di oggi prendono tutto per buono”

Cancellazione del doppio mandato nel M5s? Il mio giudizio è negativo. Anche se la regola fosse stata eliminata tempo fa, non sarei comunque rimasto Movimento, perché del M5s del 2009 in quello odierno di Di Maio non è rimasto praticamente niente“. E’ il giudizio del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ospite di Omnibus (La7).
E aggiunge: “Solamente a fine dicembre del 2018, quindi neppure ere geologiche fa, su Facebook Di Maio scriveva in modo lapidario che il vincolo del doppio mandato non sarebbe stato messo in discussione, oltre a una serie di cose che oggi sono completamente smentite. Riguardo alle elezioni regionali in Sardegna, alcuni hanno detto che l’11% è un buon risultato perché alle scorse elezioni il M5s non c’era. Nessuno, però, ha scritto che i 5 Stelle alle scorse regionali sarde non c’erano perché hanno litigato, si sono spaccati prima ancora di candidarsi e hanno preferito non entrare in competizione”.
L’ex M5s continua: “Ci sono dei problemi storici, che l’indubbia crescita a livello nazionale ha sopito. Ma oggi arrivano al pettine. Ora che sono al governo, quando saranno costretti ad aumentare l’Iva o a fare delle scelte fortemente impopolari, che magari faranno cadere questo esecutivo, non so come il M5s riuscirà ad alzarsi. E’ evidente che oggi Di Maio è in affanno. In una intervista ha detto che loro non faranno mai un partito, come se il M5s non lo fosse già da anni, perché non vogliono una struttura iper-verticistica che decide. La frase fa ridere in sé, visto che, come si è dimostrato sul quesito relativo al caso Diciotti sulla piattaforma Rousseau, c’è comunque un capo politico che, di fatto, decide tutto”.
Pizzarotti conclude: “Nei suoi valori, il M5s in quanto tale è morto. Questo non vuol dire che Di Maio non proverà a fare qualcosa da solo un domani. Le percentuali del consenso nazionale si sgonfieranno, come hanno dimostrato le elezioni regionali in Sardegna. Gran parte dell’elettorato del M5s delle origini non c’è più e si è ritirato nel non voto. Gli elettori di oggi, tante volte, prendono per buono a prescindere quello che avviene e tendono più a porsi in antagonismo rispetto agli altri partiti che a portare avanti obiettivi e valori comuni”.

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Caro Di Maio, un leader capace non avrebbe mai lasciato il governo a Salvini

di Donatello D’Andrea

Le elezioni regionali in Sardegna, dopo quelle in Abruzzo, hanno emesso un verdetto: il Movimento scende, la Lega sale. Seppur non ci troviamo di fronte a un risultato storico (12%), il partito di Salvini è riuscito a penetrare in Sardegna e a far eleggere un proprio senatore a Governatore. Se non è un successo questo.

Dall’altro lato della maggioranza di Governo, però, c’è chi è in crisi e vaga in cerca di risposte. Luigi Di Maio, leader politico ma non leader carismatico, è stato richiamato all’ordine dalla realtà dei fatti. La propaganda salviniana è risultata più efficace del messaggio grillino. Un messaggio che però negli ultimi tempi è risultato molto ambiguo.

Forse agli elettori non è andato giù il voto sull’autorizzazione a procedere. I più intransigenti e giustizialisti avranno sicuramente avuto da ridire sulla volontà (mascherata poi dalla votazione di 52mila persone su Rosseau) del Movimento di non processare il ministro Salvini, il quale dal canto suo ormai fa il bello e il cattivo tempo all’interno di un esecutivo sempre più a trazione leghista.

Inoltre, la mancanza di un leader capace e carismatico si fa sentire. Purtroppo Di Maio, non incarna la figura forte che un partito con mille teste pensanti richiederebbe. I sondaggi, l’Abruzzo e la Sardegna lo confermano (e si spera che non lo confermeranno anche la Basilicata e l’Europa). Un leader capace non avrebbe mai permesso a Salvini di prendere le redini di questo Governo, di atteggiarsi a premier e di invadere il campo politico di altri ministri solo per il gusto di farlo. Inoltre, perché cercare a tutti i costi un’alleanza (mascherata poi da contratto) con chi alle Regionali corre dietro a Berlusconi, lo stesso che una volta seduto a Montecitorio critica ogni provvedimento che viene fuori da Palazzo Chigi?

Perché il Movimento 5 Stelle, di diritto azionista di maggioranza con un sostanzioso 32,66% permette a Matteo Salvini, azionista al 17%, di fagocitare potere ed elettorato mentre Di Maio guarda sbigottito il crollo del suo castello di carte? Il tutto mentre il Pd e FI se la ridono come se la disfatta del M5s e il successo della Lega nascondessero i loro fallimenti. Il primo, ha incassato l’ennesima figuraccia, mascherata solo dal successo delle liste civiche; il secondo invece, ha perso il 50% dei propri elettori del 4 Marzo. Non credo ci sia tanto da festeggiare.

Il vero problema è la crisi di identità in cui il giovane Movimento 5 Stelle è incappato. Da giustizialista a “salvinista”, da No Tap a Sì Tap, sul Tav poi non ne parliamo (vedi la polemica con Tria). Cosa è successo a quel partito che nel 2013 rappresentò l’ultima speranza di molti elettori stanchi della vecchia politica e dell’ancien régime?

Urge una riorganizzazione, seria e coerente con lo statuto, che interessi i vertici del movimento e tutti i suoi gangli, onde evitare la nascita di una Repubblica mono-partitica (alla Orban) con Salvini presidente e nessuna opposizione in grado di fare scudo. Non perché Salvini sia il male assoluto, ma una “democrazia” con un solo partito al comando e senza nessuno in grado di contrastarlo non la augurerei a nessuno.

Il Movimento 5 Stelle è l’unico partito in grado di tenere testa a Salvini, l’unico a cui gli italiani danno ancora credito. Il Pd – almeno per ora, finché non farà i conti con la realtà – non avrà nessuna speranza di contrastare il nascente predominio del populismo salviniano. Al Movimento non resta che il contrattacco per non sparire come tutti gli altri, ma prima deve fare i conti con se stesso e con una crisi di identità preoccupante e distruttiva.

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mercoledì 27 febbraio 2019

Giulia Sarti, la richiesta dei pm: “Non c’è appropriazione indebita per Bogdan e neanche calunnia per la deputata M5s”

Non ci sono elementi per mandare a processo Bogdan Tibusche con l’accusa di appropriazione indebita. Ma neanche per iscrivere nel registro degli indagati il nome di Giulia Sarti con l’accusa di calunnia. In pratica non ci sono prove per dimostrare che la pentastellata ha denunciato Tibusche pur sapendolo innocente: e dunque indagarla d’ufficio senza querela di parte. È questo in sintesi il motivo per cui la procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione per l’ex fidanzato della deputata del M5s. Tibusche, informatico di origine romena, conosciuto anche con il nome di Andrea De Girolamo, era stato denunciato dall’ormai ex presidente della commissione Giustizia della Camera nel febbraio del 2018: l’accusa era di essersi indebitamente appropriato di alcune somme di denaro provenienti dai conti correnti della ex compagna. Tra questi anche i circa 23mila euro che dovevano essere bonificati al fondo per il microcredito, come sono tenuti a fare i parlamentari del M5s.

“Restituzioni al M5s? Penalmente irrilevanti” – È una vicenda complessa quella che ha coinvolto la deputata di Rimini. Una vicenda cominciata quanto alle elezioni politiche mancava meno di un mese ed era appena scoppiato il caso dei mancati rimborsi dei deputati del M5s. Anche Sarti era finita coinvolta per alcuni bonifici disposti e poi annullati da 23mila euro in totale. La deputata romagnola, però, si era difesa denunciando l’ex fidanzato, suo aiutante in Parlamento che aveva libero accesso ai suoi conti correnti. Il quale, davanti ai pm, ha sostenuto di aver annullato quei pagamenti di comune accordo con la deputata. Chi ha ragione? La procura di Rimini non lo dice visto che la storia dei mancati rimborsi al M5s non è oggetto dell’indagine. Non potrebbe essere visto che non si tratta di un reato, anche se è questo il motivo per cui Sarti si è autosospesa dal M5s in attesa del giudizio dei probiviri sulla sua espulsione. “In merito al comportamento dell’indagato e della stessa persona offesa circa il mancato adempimento degli impegni nei confronti del Movimento cinque Stelle, si  sottolinea che non e compito di questa Procura delle Repubblica indagare ed accertare  la volontarietà o meno delle omissioni nei versamenti, poichè trattasi di comportamenti penalmente irrilevanti“, scrivono il procuratore di Rimini Elisabetta Melotti, e il pm Davide Ercolani nella richiesta d’archiviazione.

“Non ci sono prove sull’appropriazione indebita” – Sull’indagato, invece, gli inquirenti spiegano: “Non vi sono elementi idonei per ritenere che Tibusche abbia sottratto le somme di denaro senza che l’Onorevole Sarti avesse autorizzato e/o approvato, quanto meno implicitamente, tali operazioni. Infatti, se da un lato, puo ritenersi assodata una incapacità di gestire le proprie risorse finanziarie da parte della parte offesa, dall’altro lato, l’evidenza delle operazioni, le comunicazioni degli estratti e la facilità del controllo del conto corrente non permette di affermare che i prelievi siano stati ‘consapevolmente‘ eseguiti da Bogdan Tibusche, contro la volontà della denunciante”. Perché non ci sono elementi per accusare Tibusche di appropriazione indebita o truffa? Per il semplice fatto che l’informatico aveva libero accesso ai conti correnti bancari della Sarti e perfino al token necessario per fare i bonifici. E dargli quell’accesso era stata la stessa parlamentare. “È stato dimostrato – scrivono – che quest’ultimo (cioè Bogdan ndr) da tempo era stato autorizzato ad operare sul conto corrente dell’onorevole Sarti, anche attraverso l’utilizzo del ‘token’ che gli permetteva di effettuare bonifici e altre operazioni bancarie”. Era stata Sarti ad affidargli i suoi conti e la deputata ha sempre avuto “la possibilità di controllare i movimenti del conto corrente”. E quindi poteva  accorgersi anche prima che l’ex compagno spostava denaro su conti a lui riconducibili: “Negli estratti conto della banca – annota la procura – sono indicati sempre dei nomi riferibili all’indagato, ovvero “Bogdan“, “Iovine Gianfranco” (Padrone di casa di Bogdan), inoltre, relativamente alla intestazione a favore di Stanzione Maria (fidanzata di Bogdan), la stessa Sarti (V. conversazione Telegram) intuisce immediatamente che erano Bonifici a vantaggio di Bogdan”. Insomma: controllando i suoi estratti conto Sarti avrebbe potuto capire subito i soldi che il suo ex fidanzato si era auto bonificato.

“Ti devo denunciare: ci sono 12mila euro che ti sei versato” – Le conversazioni Telegram alla quale fanno riferimento gli investigatori (che alleghiamo in fondo all’articolo) sono quelle del 13 e 14 febbraio del 2018. Nella prima Sarti si rende conto di essere coinvolta nel caso restituzioni e dice a Bogdan che llaria Loquenzi e Rocco Casalino – cioè i capi della comunicazione del M5s – le consigliarono di denunciare Tibusche per “salvarsi la faccia“. “Cosa – annotano gli inquirenti – che la Sarti effettivamente fece, non in relazione ai mancati versamenti al Mef, ma per presunte appropriazioni indebite dal conto della persona offesa. Nello stesso contesto la persona offesa ammetteva di essere a conoscenza che a Bogdan servissero i soldi del conto corrente”. In quella conversazione i due sembrano avere ancora un buon rapporto:” Sono fuori dal movimento tesoro. Sono piu di 15.000 euro Amen. È andata cosi. Abbiamo sbagliato”, scrive Sarti elencando all’ex compagno i bonifici fatti e poi annullati al M5s.  Bogdan risponde: “Dai non è cosi. Quelli annullati non sono colpa tua“. In quello scambio Sarti fa addirittura legge all’ex compagno copia della mail che avrebbe mandato a Luigi Di Maio per giustificarsi dei mancati rimborsi. Il giorno dopo, però, il clima cambia completamente. “Ti devo denunciare, ci sono più di 12.000 euro da ottobre a oggi che ti sei versato tra affitto di Salerno e maria stanzione che non so chi sia ma è conto tuo giusto? Non ci sono altre soluzioni”, scrive Sarti all’ex compagno. Chi è Maria Stanzione? La titolare di una carta Postepay sulla quale sono stati accreditati 17mila e 800 euro. Sentita dai pm Stanzione ha raccontato di “essere legata sentimentalmente a Tibusche da circa otto anni e di essere perfettamente al corrente che l’indagato utilizzava in uso esclusivo una postepay ed un PayPal da lei stessa attivate”.

Come nasce il caso Sarti – Nella richiesta di archiviazione dei pm si ricostruisce il rapporto tra Sarti e Tibusche. È la stessa deputata a raccontare che si era rivolta a lui perché aveva bisogno di un consulente informatico, dopo la violazione della propria casella di posta. A questo proposito i pm hanno girato per competenza ai colleghi di Bologna (titolari delle indagini per reati di natura informatica) il fascicolo sulle foto intime della Sarti diffuse online. “Tra i due – scrivono i pm – nacque un rapporto sentimentale,  poi interrottosi, che aveva comportato comunque la loro convivenza sino al dicembre 2017. Considerato il legame con Tibusche e i molteplici impegni dell’Onorevole, quest’ultima aveva fornito all’indagato i codici di accesso del proprio conto corrente bancario, consentendogli di operare autonomamente sul conto on-line. L’indagato, da quanto emerso, si occupava di gestire la contabilita dell’Onorevole, il pagamento dell’affitto dell’ abitazione in Roma, le bollette, i bonifici in genere, il pagamento delle spese varie e provvedere al versamento (restituzione) di parte del suo stipendio al Ministero dell’Economia e Finanze (Mef), secondo il regolamento intemo al Movimento Cinque Stelle”. Sono le famose restituzioni. La Sarti sostiene di essersi accorta che qualcosa nei suoi conti non andava il 13 febbraio del 2018, un mese prima delle elezioni e nei giorni in cui era scoppiato lo scandalo sui mancati versamenti sollevato dalle Iene. “A seguito di accurati controlli l’On. Sarti – scrivono i pm – si accorse che nel mese di maggio 2014 erano stati effettuati da Tibusche, due bonifici relativi al mese di gennaio 2014 per €. 3.505,27 ed €. 7.298,01. Di questi, il primo era andato a buon fine mentre il  secondo risultava cancellate prima del trasferimento della somma. A seguito dell’anomalia riscontrata l’Onorevole verificava tutti i versamenti effettuati al Mef  dall’anno 2014 sino al 15 febbraio 2018, riscontrando delle irregolarita riconducibili, a suo avviso, alla gestione poco trasparente del suo fidanzato”.

“Nessuna prova di accordo tra i due sui bonifici fasulli”- Diversa la versione di Tibusche secondo il quale “Sarti gli propose di diventare suo ‘aiutante‘ ricevendo come compenso il denaro per l’affitto con la precisazione che qual ora il querelato avesse avuto bisogno di denaro lo avrebbe potuto prendere (dal conto) senza alcuna ulteriore autorizzazione. In merito ai bonifici eseguiti e poi revocati di 7000,00 e 3.500,00 (quest’ultimo in realta non risulta revocato ndr ), precisava che gli stessi non andarono a buon fine poiche nel periodo di riferimento vi erano state delle spese impreviste”. Sui bonifici annullati, invece, l’informatico ha messo a verbale che era stato necessario caricare sul sito online del M5s un documento che comprovasse l’esecuzione del bonifico e la soluzione escogitata congiuntamente (cioè con Sarti) fu quella di eseguire il bonifico (nel caso di specie di €.7.000,00) ed immediatamente revocarlo dopo aver stampato la ricevuta che poi veniva prodotta online sul sito del M5s”. Secondo Tibusche un bonifico fasullo è quello di luglio 2017 “non è stato pagato ma al M5s e stata inviata la ricevuta del bonifico. In sostanza, come ho spiegato, veniva eseguito il bonifico online, si stampava la ricevuta che veniva poi pubblicata sui sito del M5s e quindi si revocava il bonifico. Le ricevute le avevo io seppur ero in Romania, facevano questa cosa entrambi, in diretta“. Per i pm, però, “da quanto appurato, se da un lato non e stata individuata alcuna traccia di un preventivo accordo tra le parti circa l’esecuzione di fraudolenti bonifici da effettuare, di volta in volta al Mef, dall’altro lato, deve prendersi atto che le mail costituiscono solo una minima parte delle conversazioni intercorse tra le parti”. Insomma: non c’è la prova che i due fossero d’accordo nell’ordinare i bonifici falsi. Ma è anche vero che su questo fronte i pm non avevano interesse a indagare.

I 5mila euro in contanti in Romania – Un altro passaggio interessante che dimostra – per Tibusche – l’assoluta fiducia e libertà che Sarti gli concedeva nell’amministrare il suo conco corrente è quello legato a una somma di denaro da accantonare per pagare la liquidazione all’assistente parlamentare della deputata M5s. “Giulia Sarti – dice Tibusche – non era sicura di essere rieletta e quindi mi disse, cosi come le era stato consigliato dal commercialista, che dovevamo tenere da parte almeno 5mila euro per la liquidazione che ella avrebbe dovuto dare alla Monica Vianello. Giulia mi accennò questo già a settembre tanto che io le consigliai di aprire un conto parallelo in cui depositare 5.000,00 €. Nonostante questo il tempo passava e i soldi non ve ne erano piu. Ad un certo punto dietro mie insistenze mi disse che dovevo provvedere io e di prendere 5.000,00 € e cosi feci, 5.000,00 € del 2018 ce li ho io, che custodisco in una valigia in Romania. Questo particolare l ‘ho riferito anche al padre, soldi che sono pronto a restituire quanto vogliono. Quei soldi sono per la Monica. Sono soldi che abbiamo prelevato dal conto. Sarei dovuto rientrare in Italia con il denaro rna quando ho saputo che mi aveva querelato, mi sono fiondato in Italia con un pullman, ho lasciato tutto in Romania, anche i miei vestiti”.

 

LE CHAT  – ore 21.43 del 13 febbraio 2018

LEGENDA
S. = Giulia Sardi
T. Bogdan Tibushe

S. Ho controllato. 4 bonifici cancellati. Siamo sui 10.000 euro. La cosa verra fuori lo ho chiamato Mantenero
capogruppo Devo mandargli ora una mail urgente con Ia spiegaz di quanto accaduto Vogliono distinguere tra i
furbi e gli errori
T. Mi sembra chiaro
S. Ho provato a chiamare anche Iuigi su suo consiglio ma non mi risp ora.Neanche bugani C’e di battista a forlì Io prima devo inviare questa mail
T. Sono tutti accorpati?
S. In pratica devo dimostrare che si e trattato di un errore. Quel giorno sono stati fatti 12 bonifici
T. Sono tutti dell’ultima tranche?
S. Si Devo mostrare i doc della banca. Ma ci vado domatt
T. E quali sono?
S. (Giulia Sarti invia la foto delle operazioni bancarie) La mail Ia vogliono ora Estratto conto
T.Da quando a quando ?
S. Certificaz di tutti i versamenti dal 2013 ad oggi Ora pero vogliono la mail con importo e mesi che risultano non versati e motivi
T. Tu come ha fatto a controllare? sicura che sono solo questi ?
S. C’e scritto cancellato di fianco Guarda la foto *
T. Da quello che ricordo mi pare ce ne fosse un altro Si. Ma dal 2013 ad oggi dovresti controllare il sito della banca fino
a quanto tempo fa tornare indietro ?
S. Porca puttana Trovato 29 settembre 201 2014 7298,01 Riferito a gennaio
2014
T. Mi ricordavo questo Era un conguaglio di cui non si sapeva nulla. Arrivato all’improvviso
S. Porca puttana Altri due (allega altra foto dell ‘estratto conto) Qui c ‘e scritto annullato non addebitato. Negli altri
cancellato
T. Questi sono annullati dalla banca Per dati del bonifico sbagliati /l conto era diverso e anche la
causate
S. Non c ‘entra Avrei dovuto sanare dopo
T. Io questi annullati non li ho mai visti Li hanno annullati dopo due giorni E non arriva alcuna notifica
S. Sono fuori dal movimento tesoro. Sono piu di 15.000 euro Amen. È andata cosi. Abbiamo sbagliato.
T. Dai non è cosi. Quelli annullati non sono colpa tua
S. Devo scrivere mail subito
T. E sono arrivati dopa e non te ne sei accorta
S. Ti mando testa prima di inviare
T.Ok
S. 23.433,81 Non ci sono parole.

s. Teso le iene hanna i nomi da mesi e mi hanna chiesto se denuncio te. Perché mi stanno chiedendo come uscire da questa storia lo ho detto di no e mi piglio tutta Ia colpa io
T. Denunciare me? Te lo hanna chiesto le iene ?
S. No no me Ia ha chiesto Ilaria con Rocco per salvarmi Ia faccia. Sono fuori. Ma ho detto di no. Però tesoro e finita, ora devo restituiri quei 23.500 euro stasera. Ho parlato con Ia comunicaz. Domatt devo fare post su Fb, avro stesso trattamento di cecconi e martelli
T. Io mi sparo
S. No e inutile che fai cosi Forza dai, si affronta. Devo firmare il foglio in cui rinuncio ad essere eletta
T. Cioe tutto il restituito non conta nulla? Sono penosi Mi dispiace tesoro Sono a pezzi
S. Devo scrivere un post domattina e Ilaria lo controlla Nei tg e a le iene e gia sèuntatoil mio nome stasera
T. Ho visto
S. Mi stanno tempestando
T. Che vuoi fare?
S. Ora bisogna capire come tutelare marco e tutto il gruppo di rimini Faccio quello che mi ha detto Ilaria. Un post su fb domattina
T. Va bene
S. Poi ne parliamo perche nonfinisce cosi Quando ne parliamo? Se puoi parliamone ora
T. Ti chiamo?
S. fadevo avvisare raffa, vitto e cruma non voglio che pensiono che li ho traditi. Si chiama

14 febbraio 2018 Ore 19.42
S.Ti devo denunciare, ci sono più di 12.000 euro da ottobre a oggi che ti sei versato tra affitto di Salerno e maria stanzione che non so chi sia ma è conto tuo giusto? Non ci sono altre soluzioni.
T. Si ma denunciare per cosa? Mai preso un cent senza che tu lo sappia e per questa mi hai lasciato il token
S. Truffa. Perche non sapevo che ti eri
T. Se te ne vuoi uscire cosi va bene rna sai che non e cosi Capisco il tuto silenzio di oggi ora.
S. Te lo avevo scritto un’ora fa in un ‘altra chat
T. Non ho altre chat
S. Domattina vado a farla
T. Ti posso solo chiedere un favore? Non mettere in mezzo altre persone. Io da date non mi difendero. Non mettero avvocati
Non tirerò fuori una parola
S. Ok .. certo. Non saranno pubblicati ne denunciati altri nomi per rispetto della lora privacy
T. Ma se sequestrano i telefoni e tirano fuori i messaggi non basterà che io mi dichiari colpevole
S. Ma quali messaggi ? Io non sapevo davvero di tutti quei soldi. Ti ho detto che ti avrei aiutato ma non pensavo che ne servissero cosi tanti.
T. Come indirizzo per recapito metti via principe umberto 44 – fisciano – salerno
S. Ok
T. Mi hai detto innumerevoli volte di prenderli quando mi serviva
S. Ok
T. Sai cosa mi fa male? Che pur avendo capito benissimo che mi prendo la colpa Cerci di aver ragione con me. Cerchi Con meee
S. No non cerco di aver ragione
T. Si quello cerchi da fare
S. Sono sotto un treno
T. A te non servono i soldi indietro. A te serve denunciare qualcuno
S. Ma quali soldi chissenefrega dei soldi. Non li vorrei mai
T. Te li restituiro fino all ‘ultimo centesimo. Pero non te ne uscire ora con le somme. Non intaccare I ‘immagine che
ho di te con queste case. Ti sono serviti a qualcosa i miei messaggi di questa mattina?
S. Nessuna somma. Non conta nulla. Conta che io non riesco a capire se mi stai dicendo la verità oppure no. Conta che avremmo potuto
affrontare tutto in modo diverso a se mi avessi coinvolta di più in ogni scelta. Conta che sto passando io come una ladra quando non ho intascato un solo centesimo…

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Giulia Sarti, Casalino le scrisse: “Attenta a non denunciare un innocente. È reato”

“Sei sicura che sia stato lui? Sei sicura al 100% della sua colpevolezza? Perché se denunci un innocente commetti reato“. È quanto si legge in una delle chat che l’attuale portavoce della presidenza del Consiglio, Rocco Casalino, ha inviato il 15 febbraio 2018 all’ex presidente della commissione Giustizia Giulia Sarti, nei giorni in cui infuriava lo scandalo restituzioni M5s e sotto accusa finì l’ex fidanzato della deputata, Andrea Bogdan Tibusche. Nelle chat, il cui testo è stato visionato dall’Ansa, l’allora portavoce del M5s chiedeva all’esponente pentastellata se fosse sicura della colpevolezza dell’ex fidanzato. “Se è stato davvero lui è giusto che denunci, ma se non è così stai facendo una cosa grave“, scriveva Casalino in un altro messaggio inviato sempre il 15 febbraio dello scorso anno, ovvero due giorni dopo l’inizio dello scandalo.

Martedì Sarti si è autosospesa dal Movimento e si è dimessa dalla presidenza della commissione Giustizia dopo che la Procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione per l’ex fidanzato Bogdan, 32enne consulente informatico: lei lo aveva denunciato per appropriazione indebita con l’accusa di essersi intascato 23mila euro dei rimborsi da parlamentare che avrebbe dovuto destinare al fondo per il microcredito. E a pesare sulla richiesta di archiviazione ci sono i messaggi su Telegram tra Sarti e l’ex compagno che tirano in ballo proprio Casalino. Siamo a febbraio del 2018, a un mese dalle elezioni politiche e la deputata scrive all’allora fidanzate: “Le Iene hanno i nomi da mesi e mi hanno chiesto se denuncio te perché mi stanno chiedendo come uscire da questa storia”(…) “me l’ha chiesto Ilaria con Rocco. Per salvarmi la faccia…”, è il messaggio riportato dal Corriere della Sera.

Messaggio a cui Casalino ha già replicato in giornata: “Sarti si è probabilmente coperta dietro il mio nome con l’allora compagno, se avessi saputo di questi ammanchi o di giri strani l’avrei immediatamente riferito al capo politico e ai Probiviri. Io non tutelo i parlamentari, ma il Movimento, come sanno tutti”, ha detto il portavoce del presidente del consiglio Giuseppe Conte ed ex capo della comunicazione del M5s. “È assolutamente falso, io e Ilaria Loquenzi non c’entriamo niente”, ha poi ribadito Casalino rispondendo ai cronisti (video). La sua versione dei fatti: “Io all’epoca non ho incontrato Giulia Sarti di persona, non ero con Ilaria. Io mi ricordo che ero al comitato M5s e la chiamai, tra l’altro con dei testimoni, e le dissi ‘se sei stata derubata, denuncia il fatto‘”. Poi, a dimostrazione di quanto da lui sostenuto, sono emersi i messaggi Whatsapp con Sarti risalenti a quei giorni. Gli screenshot visionati dall’Ansa riportano la data del 15 febbraio, tre giorni prima della chat tra la deputata e Bogdan.

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Global compact, passa la mozione di Fdi contro accordo Onu. Decisiva l’astensione di M5s e Lega. Tre 5 Stelle votano contro

A dicembre il governo aveva rimandato la decisione. Ora con l’astensione decisiva dei suoi due maggiori azionisti, M5s e Lega, la Camera ha approvato una mozione di Fratelli d’Italia contro il Global compact secondo cui il documento Onu sulle migrazioni non s’ha da approvare. Presentato a prima firma del capogruppo Marco Lollobrigida, il testo ha ottenuto il via libera dell’aula di Montecitorio con il voto favorevole di Fdi e di Fi. Nel nono capoverso della mozione “in materia di contrasto dell’immigrazione clandestina e della mafia nigeriana”, approvata con 112 voti a favore, 102 contrari (quelli del Partito Democratico e di Liberi e Uguali) e l’astensione di 262 deputati, si impegna il governo “a non sottoscrivere il Global Compact for save, orderly and regular migration e a non contribuire in alcun modo al relativo trust fund“.

La parte del testo di Fdi che ha ottenuto l’ok prevede, inoltre, l’impegno per il governo “ad adottare iniziative per a garantire la immediata creazione di hotspot nei Paesi del Nordafrica per l’esame di domande di asilo”, a “porre il tema di quello che appare ai firmatari del presente atto un approccio neocoloniale francese nei confronti dell’Africa e del franco CFA all’attenzione delle Istituzioni europee” e a inviare l’esercito a Castel Volturno. Non è passata, invece, la parte in cui si proponeva la creazione di un “blocco navale” davanti alle coste della Libia.

Il voto ha aperto una piccola crepa nello schieramento pentastellato. Giuseppe Brescia, Valentina Corneli e Doriana Sarli hanno votato contro la parte della mozione che impegna il governo “a non sottoscrivere il Global Compact”, dissociandosi dalla decisione del Movimento di astenersi e permettere alla mozione di essere approvata. Il dissenso del M5s è stato manifestato in Aula anche da altri deputati M5s come Gilda Sportiello che è andata via polemicamente.

L’esito del voto è stato accolto con un misto di ironia (Pd e Leu) e l’ovvia soddisfazione di Fdi, che la mozione l’aveva voluta e imposta, anche in sede di discussione alla capigruppo. “Grazie al M5s  – ha commentato su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini – alla Camera passa una mozione che boccia il Global compact e che chiede un blocco navale davanti alla Libia. Quindi mi correggo: i grillini non sono di destra come dico sempre. Sono di estrema destra“.

“L’Italia è priva di una politica estera ed è sempre più isolata sullo scenario internazionale – afferma in una nota la parlamentare di LeU Laura Boldrini – Una maggioranza paralizzata dalle sue divisioni e incapace di decidere consente, astenendosi dal voto alla Camera, di far passare il no di Fratelli d’Italia e Forza Italia al global compact sulle politiche migratorie. Governare vuol dire assumersi le proprie responsabilità, non delegarle ad altri”.

In aula è intervenuto anche Erasmo Palazzotto (Leu) che, alla luce di quanto avvenuto poco prima, ha chiesto che il governo riferisca in aula sull’accaduto. “Anche noi siamo d’accordo sul fatto che il governo venga a riferire in aula – ha chiosato la presidente di Fdi, Giorgia Meloni – ma fino a quando il governo non viene a riferire e non trova una posizione comune, noi di Fdi siamo contenti che alla Camera ci sia qualcuno che riesce a far approvare quello che davvero gli italiani si aspettano dal Parlamento”.

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M5s, Fattori: “Fine doppio mandato? Un suicidio. Di Maio è intelligente, mi fa arrabbiare che lasci scettro a Salvini”

Cancellazione del vincolo del doppio mandato? Sarebbe un suicidio. Secondo me, questa regola non è assolutamente da rivedere, perché il doppio mandato serve a fare in modo che non si diventi mestieranti della politica“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, dalla senatrice M5s, Elena Fattori, che spiega: “Cinque anni in Parlamento sono tanti, dieci sono più che sufficienti. Si può fare politica anche fuori dal Parlamento, anzi si fa quella più bella fuori dal Parlamento. Alessandro Di Battista? Non so perché non intervenga più, non sono sua parente. Uno vale uno, lui fa quello che vuole, non sono io a dover sindacare, né indagare su quello che fa Alessandro”.

La parlamentare rifiuta l’idea di eliminare il doppio mandato anche a livello comunale e l’apparentamento con le liste civiche: “Sarebbe devastante. Noi abbiamo delle regole molto restrittive per la candidatura, quindi ci ritroveremmo ad avere delle liste 5 Stelle con persone sottoposte a un check incredibile per essere candidate. Tra chi è al terzo mandato e chi magari non ha la fedina penale pulita, tutte le varie liste civette utilizzerebbero il carro dei 5 Stelle con delle liste civiche farlocche. Le vere liste civiche sono poche, la maggior parte sono liste civetta di ex imbarcati da altri partiti che non vogliono più far vedere il simbolo. Noi le chiamavamo ‘le liste ciniche’, quindi adesso allearsi con loro sarebbe un altro suicidio. Imbarcheremmo volponi da ogni parte di Italia che ci sottometterebbero, come sta facendo ora Salvini. Chiedo a Luigi di fare un passo indietro su questo“.

E ribadisce la sua posizione sul leader del M5s: “Luigi è una persona intelligente, ma penso che lui dovrebbe lasciare le cariche da ministro e concentrarsi solo sulla guida del M5s. Questo non sarebbe l’ammissione di un fallimento. Come ha detto lo stesso Luigi, noi siamo in Parlamento da 6 anni, al governo da uno, si provano delle strade, se poi vedi che non riesci si cambia strada. Abbiamo verificato che gestire il momento è complesso e quindi ci vuole una persona che lo faccia a tempo pieno. E Luigi è stato eletto per fare questo per 5 anni. Magari potrebbe mantenere la carica di vicepremier, ma sicuramente non i due ministeri, neanche Batman ce la farebbe. Di Maio” – continua- “dovrebbe dedicarsi alla costruzione di questa struttura che io spero venga dal basso, cioè ascolti il territorio e le sue proposte. Peraltro, questo è un governo molto complicato: devi sempre mediare con la Lega e coi parlamentari, il che è un ruolo molto complesso. Aggiungi la necessità di ristabilire un contatto coi territori. E lì ci vuole la presenza fisica, quindi Di Maio dovrebbe impegnarsi nel girare per i territori“.

Circa le critiche del candidato M5s alle regionali sarde, Francesco Degosus, che ha accusato Di Maio di non averci messo la faccia, Fattori osserva: “Io la Sardegna non la conosco, so che ha problematiche molto complesse, quindi non vorrei commentare il risultato in Sardegna. Io abito nel sud del Lazio, anche qui nella campagna elettorale per le amministrative Salvini si è girato tutti i piccoli paesini, mentre noi mandavano i parlamentari meno conosciuti. Questo è un problema che Di Maio deve affrontare, lui deve essere presente sui territori. Siccome Luigi lavora molto, mentre Salvini parla e basta, è chiaro che si è creato un rapporto squilibrato. Salvini non mi pare faccia molto a parte andare in giro a fare campagna elettorale”.

E chiosa: “Cosa direbbe Casaleggio padre della proposta sul doppio mandato? Sarebbe una pugnalata. Non voglio parlare a nome di chi non c’è più, ma questo è un punto fondante del Movimento. Tornare indietro su questo non è proponibile, è davvero brutta questa cosa. Credo che molti attivisti abbandonerebbero il M5s se si facesse una deroga a questa regola. A vedere il M5s così mi piange il cuore, Luigi è una persona intelligente, mi fa molto arrabbiare che non riesca a capire determinate dinamiche. Forse perché ho 20 anni più di lui e vedo cose che forse chi è più giovane non vede. E’ chiaro che qualcosa va cambiato” – conclude – “perché non si può lasciare il Paese in mano alla destra più becera che Salvini rappresenta. Va bene il contratto di governo, però addirittura lasciare lo scettro a Salvini e mandarlo in giro come il rappresentante di questa alleanza di governo, come di fatto è dopo il voto sulla Diciotti, mi sembra un suicidio. E io questo non lo sopporto”.

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Legittima Difesa, Di Maio: “Malumori M5s? Due parlamentari su 300. È nel contratto, rispettiamo impegni”

Dopo le critiche sulla legittima difesa di diversi parlamentari M5s, tra cui la deputata Gloria Vizzini (oltre all’uscita dall’Aula di una decina di esponenti critici al momento del voto sulla costituzionalità in Aula, ndr) e dopo lo slittamento della discussione sul provvedimento alla Camera, è stato il capo politico del M5s, Luigi Di Maio, a rassicurare Salvini: “Partita chiusa o ancora aperta dopo i malumori nel nostro gruppo? Non è una questione di accontentare l’uno o l’altro, ma di tenere fede agli impegni“. E ancora: “Lo slittamento è stato tecnico, non c’è nessuna ragione politica per la quale il documento sia slittato di qualche giorno. La legittima difesa è nel contratto e tra le altre cose anche noi avevamo una proposta nella precedente legislatura”, ha tagliato corto. Ma non solo. Di Maio ha anche smontato le critiche partite da alcuni senatrici come Paola Nugnes ed Elena Fattori, sul suo triplo ruolo di capo politico, vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico: “Due parlamentari su 330, questi sono i numeri dei miei che hanno manifestato dissenso”.

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Decretone, battibecco in Aula fra Marcucci (Pd) e Castaldi (M5s): “Offese e intimidazioni non più tollerabili”

Il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, intervenendo in Aula subito dopo l’approvazione del Decretone: “Le offese e le intimidazioni che i senatori 5 stelle rivolgono costantemente al gruppo del Pd non sono più tollerabili. Ho chiesto alla presidente Casellati di prendere immediati provvedimenti. Dopo l’impiccagione di Renzi prevista da Mario Giarrusso, ieri sera il senatore M5S Airola ha auspicato che il collega Mauro Laus ‘bruciasse all’inferno’

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Restituzioni M5s, Casaleggio: “Espulsione Giulia Sarti? Dovete chiedere a lei”

Giulia Sarti andrebbe espulsa dal Movimento? Dovete chiedere a lei”. È la risposta che dà Davide Casaleggio sul caso della deputata del M5s che si è dimessa dalla presidenza della commissione Giustizia e che si è autosospesa. Secondo il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, l’espulsione sarebbe “doverosa”.

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Caso Sarti, Di Maio: “Sua espulsione dal M5s doverosa, la accerteranno i probiviri”. Ma difende Casalino

Dopo l’autosospensione dal M5s da parte della deputata Giulia Sarti e le dimissioni da presidente della commissione Giustizia, per lo sviluppo del caso Rimborsopoli, è ora il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro Luigi Di Maio a scaricare la deputata: “Un errore averle affidato la carica di presidente della commissione Giustizia, con l’indagine in corso? Diceva di non essere colpevole e querelò l’ex fidanzato. Nel momento in cui la denuncia viene archiviata, ritengo le sue dimissioni sono doverose. Ora i probiviri accerteranno la sua espulsione, che credo sia doverosa, ma per me è il caso è chiuso qui”, ha rivendicato Di Maio. Il vicepresidente del Consiglio ha invece difeso Rocco Casalino, portavoce di Palazzo Chigi: “Casalino? Il Pd sarà la quarta volta che chiede le sue dimissioni. Lui ha detto a Giulia Sarti ‘Se hai ragione tu, querela il tuo ex fidanzato‘. Una volta che con la querela sono stati accertati i fatti, le dimissioni di Giulia Sarti sono doverose”, ha tagliato corto Di Maio.
Era stata Sarti a evocare, seconda la ricostruzione di alcune chat con l’ex fidanzato, come la richiesta di sporgere denuncia nei confronti di quest’ultimo, sarebbe arrivata proprio dai responsabili della comunicazione del movimento, Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino. Ricostruzione poi smentita ufficialmente da Sarti, ma soprattutto dallo stesso Casalino, secondo cui Sarti si sarebbe “nascosta dietro il suo nome”.

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Restituzioni M5s, Sarti all’ex: ‘Rocco ha detto di denunciarti’. Casalino: ‘Si è coperta col mio nome’. Di Maio: ‘Va espulsa’

La chat Telegram tra Giulia Sarti e l’ex fidanzato coinvolge Rocco Casalino nel caso restituzioni del M5s. E costringe Luigi Di Maio a esprimersi sulla vicenda: “Giulia Sarti si è dimessa dalla presidenza della commissione Giustizia, e si autosospesa. Ora il Movimento dovrà decidere l’espulsione, che credo doverosa”, dice il capo politico del M5s.

Ieri, infatti, la deputata del M5s si è autosospesa dal Movimento e si è dimessa dalla presidenza della commissione Giustizia. Oggi le chat con l’ex compagno tirano in ballo il portavoce del presidente del consiglio Giuseppe Conte ed ex capo della comunicazione del M5s. “Sarti si è probabilmente coperta dietro il mio nome con l’allora compagno, se avessi saputo di questi ammanchi o di giri strani l’avrei immediatamente riferito al Capo politico e ai Probiviri. Io non tutelo i parlamentari, ma il Movimento, come sanno tutti”, dice Casalino.

Citato nelle chat tra Sarti e l’ex fidanzato Bogdan Andrea Tibusche ai tempi in cui era esploso il caso restituzioni del M5s. Siamo a febbraio del 2018, a un mese dalle elezioni politiche e la deputata scrive al compagno. “Le Iene hanno i nomi da mesi e mi hanno chiesto se denuncio te perché mi stanno chiedendo come uscire da questa storia”(…) “me l’ha chiesto Ilaria con Rocco. Per salvarmi la faccia…”, è il resto del messaggio riportato dal Corriere della Sera.

Dalle chat emerge che c’era un accordo tra la Sarti e il suo ex per far ricadere su di lui la colpa dei mancati versamenti al Movimento. Anzi, secondo quanto riferito dalla stessa parlamentare M5s nel colloquio via Telegram con Bogdan, la richiesta di sporgere denuncia nei suoi confronti sarebbe arrivata proprio dai responsabili della comunicazione del movimento, Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino. Accuse che quindi raccolgono la replica dello stesso Casaliono. Ma andiamo per ordine. È il 13 febbraio 2018 quando – secondo la ricostruzione del quotidiano di via Solferino  – manca meno di un mese alle elezioni. Le Iene hanno reso pubblico l’elenco dei grillini non in regola con i versamenti. Nella lista c’è la Sarti. Lei ne discute con il fidanzato. Gli legge il testo della mail che ha deciso di inviare al capogruppo Matteo Mantero e a Luigi Di Maio. “Caro Matteo e caro Luigi, soprattutto un enorme problema per il lavoro portato avanti dal 2007. Affronto tutto quello che c’è da affrontare. E il Movimento viene prima di qualsiasi altra cosa per me. È sempre stato così. Ditemi se devo fare un post, un video o altro per sospendermi o per auto-accusarmi di coglioneria. Vi chiedo scusa anche se so che le scuse non basteranno mai e c’è solo da vergognarsi”.

Poi i due concordano una strategia. Sarti: “Le Iene hanno i nomi da mesi e mi hanno chiesto se denuncio te perché mi stanno chiedendo come uscire da questa storia. Io ho detto di no e mi piglio tutta la colpa”. Tibusche: “Denunciare me… Te l’hanno chiesto le Iene?”. Sarti: “No no, me l’ha chiesto Ilaria con Rocco. Per salvarmi la faccia… Cinque sono fuori ma ho detto di no. Però tesoro è finita, ora devo restituire quei 23.500 euro. Stasera ho parlato con la comunicazione. Domattina devo fare un post su Facebook, avrò lo stesso trattamento di Cecconi e Martelli”. Tibusche: “Io mi sparo”. Sarti: “No è inutile che fai così forza dai, si affronta. Devo firmare il foglio in cui rinuncio ad essere eletta. Cioè tutto il restituito non conta nulla?”. Tibusche: “Sono penosi mi dispiace tesoro, sono a pezzi”. Sarti: “Devo scrivere un post domattina e Ilaria lo controlla. Nei Tg è già uscito il mio nome stasera. Mi stanno tempestando. Ora bisogna capire come tutelare Marco e tutto il gruppo di Rimini. Faccio quello che mi ha detto Ilaria. Un post su Facebook domattina”.

Dopo la denuncia in realtà tra i due scoppia la guerra. Lei lo accusa di aver usato i soldi anche a fini personali. Tibusche si presenta in Procura e durante l’interrogatorio rivela: “Facevamo il bonifico online, mandavamo la ricevuta al M5s e quindi revocavamo il bonifico. Anche se ero in Romania facevamo questa cosa entrambi in diretta”. Via chat all’ex fidanzato scriveva: “Le Iene hanno i nomi da mesi e mi hanno chiesto se denuncio te perché mi stanno chiedendo come uscire da questa storia. Me l’ha chiesto Ilaria con Rocco. Per salvarmi la faccia…”.

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Dopo la Sardegna un bel funerale al M5S. Riesumiamo Renzusconi?

Dopo l’Abruzzo è arrivata puntuale la Sardegna e la tabella della marcia funebre che scandirebbe il percorso del M5S di qui alle Europee viene tracciata quasi sempre con scomposto tripudio, più raramente con malcelata soddisfazione, da qualsiasi osservatore, analista, commentatore politico. Le prossime tappe: l’imminente round in Basilicata il 24 marzo e a seguire l’ultimo appuntamento regionale in Piemonte, accompagnato – almeno secondo i desiderata dei Sì-Tav – da un fronte che va da Salvini alle madamine targate Pd-FI fino al mega-partito trasversale del Pil. Non ultimo, il referendum piemontese che dovrebbe affossare i 5S contestualmente al voto europeo.

Ricordare, più o meno sommessamente, come ha fatto qualche tempo fa Massimo Fini che le urne aperte continuativamente finiscono per indebolire la democrazia invece che rafforzarla o che il voto regionale e amministrativo non è esattamente paragonabile a quello politico come ha tentato di fare Luigi di Maio nella conferenza stampa alla Camera suona, nel clima odierno, quanto meno obsoleto e pericolosamente demodé anche se la regola aurea per qualsiasi analisi dei risultati elettorali era e rimane la comparazione fra dati omogenei.

M5s, Di Maio: "Non paragonare risultato della Sardegna alle politiche. A ogni voto locale si canta morte del cigno"
di Manolo Lanaro
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E’ altrettanto evidente che i numeri usciti dalle urne in Sardegna – con il candidato del centrodestra Christian Solinas al 47%, Zedda per il centrosinistra al 33%, Desogus all’11% ed il M5S come lista che scende al 9,7 dopo aver toccato il 42,5% alle Politiche del 2018 – non consentono nemmeno di archiviare una sconfitta, pur se annunciata e prevista anche se non nelle dimensioni effettive, con la considerazione del capo politico-vicepresidente del Consiglio che “le amministrative non hanno nessun impatto sul governo e sulla vita interna del movimento”. A cui ha voluto aggiungere il corollario: il problema è solo quello del mancato o insufficiente radicamento sul territorio e della riorganizzazione interna al M5S.

Lunedì mentre ancora si stavano aggiornando i decimali dei risultati in Sardegna nel laboriosissimo spoglio, anche a causa della teoria infinita di liste civiche negli schieramenti dei candidati sindaci di centrodestra e centrosinistra che secondo una consolidata tradizione includevano otto “impresentabili”, di cui tre eletti, imputati per concussione, droga e riciclaggio, il sondaggio settimanale di SWG per La7 che registra le intenzioni di voto per le politiche attribuiva alla Lega il 33,2% con una lievissima flessione dello 0,3% rispetto alla precedente rilevazione; al M5S il 22,6% con un incremento dello 0,5% e al Pd il 18,5% con un meno 0,1%. E per quanto può valere un sondaggio indicherebbe che, come dovrebbe essere ovvio e scontato, fare di un risultato locale dove storicamente il M5S è sempre stato svantaggiato in quanto movimento non strutturato e legato a temi identitari di politica nazionale e voto di opinione, finisce per essere una forzatura con la consueta dose di faziosità.

Allo stesso modo mi sembra quantomeno azzardato indicare i risultati di Abruzzo e Sardegna, dove il centrosinistra è arrivato secondo, come il segnale inequivocabile di un “rimescolamento epocale” che segna un’inversione di tendenza e una riscossa a sinistra. E comunque l’affluenza a queste primarie, rimosse e rimandate oltre ogni ragionevolezza e all’insegna dell’avversione più o meno ossessiva per il M5S e dell’ingombrante assenza del “senatore semplice” Renzi, ci farà capire molto presto quanto sia vitale e risanato il Pd dal punto di vista del suo elettorato.

Quanto al M5S è chiaro che qualche risposta sui circa 300mila elettori sardi che l’avevano votato alle Politiche e che domenica sono stati a casa o hanno preferito il centrodestra o il centrosinistra, pur tenendo conto di tutte le considerazioni sulla peculiarità del voto locale, se la deve dare e non può accontentarsi di avere eletto qualche consigliere comunale che in passato non aveva. Così come non basta ridimensionare tutto a “problema organizzativo” ma occorre, come aveva già caldamente consigliato Beppe Grillo, rimettere al primo posto i temi qualificanti del M5S come quelli ecologici e ambientali, la lotta alla corruzione che si è già in parte concretizzata con la spazza-corrotti da implementare ed il contrasto all’evasione non particolarmente evocato.

Per ora il suicidio di un M5S che avrebbe venduto l’anima al Mefistofele in felpa, che non ha nemmeno le phisique du role, pur di rimanere attaccato allo scranno governativo, a differenza di amici infinitamente più autorevoli di me, non l’ho ancora visto e mi auguro di non vederlo in tempi brevi perché non riesco ad immaginare alternative più allettanti alle condizioni date.

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martedì 26 febbraio 2019

Bersani: “C’è gente che vuole fare un partito di sinistra senza la sinistra”. E sul M5s: “Non vede la mucca nel corridoio”

“Nel mondo di centrosinistra c’è gente che vuol fare, in realtà, un partito di centro à la Macron, ma non lo dice. Lo facesse. Poi c’è gente che, invece, vorrebbe fare un partito di sinistra senza la sinistra“. Sono le parole del deputato di Liberi e Uguali, Pier Luigi Bersani, ospite di Dimartedì (La7).

L’ex segretario del Pd analizza la situazione politica attuale: “I 5 Stelle? Hanno portato acqua al mulino di Salvini, c’è poco da fare. Dicono che il governo tiene e che hanno fatto tante cose, dal reddito di cittadinanza al blocco del Tav. Ed è curioso, perché è lo stesso errore di analisi che ha fatto il Pd in tutti questi anni, cioè non vedere la mucca nel corridoio, la destra. Tutte queste robe socio-psicologiche sui populismi sono una sciocchezza” – continua – “Nel mondo, in Europa, in Italia c’è un fenomeno che si chiama ‘nuova destra’ e che può prendere una piega regressiva perfino con qualche connotazione autoritaria. Questo è il punto. E in questo momento la nuova destra ha un effetto gravitazionale. Quindi, sarà meglio che il M5s allontani il satellite”.

Bersani si esprime poi su Salvini: “La nuova destra è un’onda mondiale che in Italia ha trovato un interprete brillante, non c’è dubbio. Siamo un Paese che, per ragioni storiche profonde, è molto esposto a messaggi di destra. Abbiamo uno Stato debole, per cui si può cavalcare l’idea che arrivi uno che bacchetti i giudici e decida chi è delinquente o meno. Siamo anche un Paese molto individualista, anche per la questione economica: basterebbe far pagare le tasse a tutti in proporzione al reddito. Basterebbe, cioè, che fosse applicata la progressività fiscale prevista dalla Costituzione. E non avremmo nessun problema”.

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Etruria, Boschi: “Di Maio e Di Battista? Loro responsabili in prima persona società genitori. Mio caso è diverso”

“C’è una differenza tra il mio caso e quello di Di Maio e di Di Battista. A prescindere dalla responsabilità dei loro genitori, quello che conta è la responsabilità di Di Maio e Di Battista in prima persona, perché Di Battista era amministratore della società del padre e Di Maio proprietario della società del padre. A me non interessano i genitori, ma loro”. Così, a Dimartedì (La7), l’ex ministro Maria Elena Boschi risponde a una domanda del conduttore Giovanni Floris circa le differenze tra il suo caso e quello dei due politici M5s.
E aggiunge: “Mio padre per tre anni è stato massacrato più o meno su tutti i social network, da alcuni giornali e in taluni talk show. Oggi c’è un’archiviazione, cioè mio padre non è andato proprio a processo perché non ha fatto niente. E non se ne parla, se non forse in qualche trafiletto in fondo ai giornali, mentre negli anni precedenti si è fatto un grande clamore”.
Floris obietta che in discussione era il conflitto di interessi per il suo ruolo da ministro, ma la parlamentare replica: “No, guardi, il problema ha riguardato mio padre per tre anni e lo sa bene anche lei, perché le telecamere anche di questa rete lo seguivano quando era col cane, quando era in chiesa, quando faceva la spesa per mesi e mesi. Quindi, hanno riguardato lui. Dopodiché, se è risultato che non è responsabile mio padre, non c’è stato problema neppure per me”.
Nel finale, l’ex ministro del governo Renzi si rende protagonista di un’accesa polemica sulla questione delle banche con la sottosegretaria leghista ai Beni Culturali, Lucia Borgonzoni.

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Decretone in Aula, tra sfottò, proteste, richiami. E il Pd attacca: “Illusionisti, provvedimento contro i poveri”

Tra attacchi delle opposizioni, sfottò e proteste da parte di Pd e Forza Italia contro la maggioranza M5s-Lega, in Aula sono andate avanti le votazioni sugli emendamenti del decretone su quota 100 e reddito di cittadinanza. “Siete degli illusionisti, dei prestigiatori. Questo provvedimento non è contro la povertà, creerà più poveri”, ha attaccato il senatore Pd Mauro Laus. Non è stato l’unico tra i banchi dem, dove si è rivisto pure Matteo Renzi. “Il decreto non crea posti di lavoro, gli imprenditori vogliono lo sblocco delle opere come la Tav”, ha rivendicato invece Forza Italia. La seduta è andati avanti tra polemiche, bagarre e pure richieste di pausa caffè: “Si può sospendere l’Aula per dieci minuti…?”, è la richiesta partita dai banchi di Fdi, accolta con un’ovazione, tra sarcasmo e ironia. Più volte, invece, la presidente Casellati ha dovuto riprendere l’Aula: “Basta con le fotografie, se siete stanchi sospendiamo la seduta”, ha sbottato dopo diverse ore, a fine serata. Ma il clima è rimasto incandescente, tra attacchi incrociati, in attesa del voto finale al Senato, previsto per la seduta successiva.

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Cazzola vs Corrao (M5s): “Voi al governo, spero di morire presto”. “Non ti posso sentire”. Lite in studio (con parolaccia)

Bagarre, cadenzata da siparietti comici, a L’Aria che Tira (La7), con l’economista Giuliano Cazzola, che ribadisce la sua nota insofferenza per i 5 Stelle, rivelando: “Sono nonno, ma con il M5s al governo spero di morire presto“.
L’ex deputato del Pdl, che mostra fieramente sulla sua giacca una spilla con la bandiera francese, si rende protagonista di un battibecco con l’economista Antonio Maria Rinaldi e di uno scontro agguerrito con l’europarlamentare del M5s, Ignazio Corrao.

Il primo motivo del duello è il reddito di cittadinanza, sul quale Cazzola, dopo aver rimbrottato il politico pentastellato perché rideva, osserva: “Hanno presentato un emendamento grazie al quale uno può rifiutare un lavoro se gli danno meno di 858 euro al mese. Così si taglia definitivamente il part-time. Voi dei 5 Stelle fate delle promesse che non sarete mai in grado di mantenere. Il fatto che voi promettiate un posto di lavoro attraverso i centri per l’impiego con tre offerte, nessuna delle quali può essere inferiore a 858 euro al mese, è una fandonia, è una bugia“.

Lo scontro riprende minuti dopo sulla Quota 100. Cazzola difende fieramente la Riforma Fornero, ma Corrao replica: “Con Quota 100 ci sono decine di migliaia di richieste di pensionati”.
“Ma che cazzo mi viene a dire?”, ribatte Cazzola.
Vedo che Cazzola ormai parla francese“, scherza Rinaldi.
“Non si può sentire Cazzola che con la sua spilla francese si lamenta del fatto che noi stiamo combattendo la povertà” – insorge Corrao – “Ma vada a manifestare in Francia coi gilet gialli“.
“Si vergogni” – ammonisce Cazzola – “Noi con Monti abbiamo salvato il Paese“.

Cazzola mostra spilla con bandiera francese e si sfoga: “M5s al governo? Volevo darmi fuoco, ora spero di morire presto”

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Sicilia, M5s: “L’Ars costa mille euro al minuto e 137 milioni all’anno. Più della Casa Bianca. Lavora 20 ore al mese”

Alle casse pubbliche costa mille euro al minuto, 137 milioni all’anno: un milione più della Casa Bianca. È il record negativo dell’Assemblea regionale siciliana, calcolato da un dossier elaborato dal Movimento 5 stelle sui dati del parlamento dell’isola dell’intero 2018. I mille euro al minuto sono calcolati in relazione alle ore lavorate in aula (246 ore e 33 minuti) e ai 15 milioni di euro pagati per le indennità dei parlamentari. Durante tutti i 12 mesi del 2018  – secondo i numeri dei deputati del M5s – il consiglio regionale ha lavorato 7,52 giorni al mese, pari a una media di 20 ore. In totale 87 giorni in un anno. Il record negativo a maggio, appena 4 ore e 34 minuti.

Il rapporto è stato presentato in conferenza stampa a Palazzo dei Normanni, alla presenza di quasi tutti i parlamentari pentastellati ed è frutto di due mesi di lavoro. Su 394 disegni di legge presentati l’anno scorso, solo 21 sono stati approvati in aula, quindi trasformati in legge. “Non vogliamo denigrare la nostra istituzione. Purtroppo il governo Musumeci stoppa le iniziative del Parlamento per fare valere le proprie ma poi non fa approvare nemmeno quelle. L’Assemblea è lo specchio di questo governo”. Per il M5s “la responsabilità” per i numeri impietosi “è tanto del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè quanto del governatore Nello Musumeci. Il governo non esercita il suo potere di iniziativa  così determina l’inconcludenza dell’Ars”, ha spiegato il capogruppo del M5s Francesco Cappello.

Per il deputato M5s Stefano Zito, che ha curato il report, la quantità di ore lavorate nel 2018 nell’aula parlamentare è pari “a un mese e mezzo di un lavoratore full-time“. Oltre che sulla quantità, secondo i 5stelle, il Parlamento pecca anche per qualità. “A parte gli atti dovuti e quindi i documenti finanziari – ha sostenuto Zito – non c’è stata una riforma, un testo normativo che sapesse risolvere un problema dei siciliani. Se scomputiamo dalle leggi approvate l’anno scorso i documenti finanziari rimane poca cosa mentre nel primo anno del governo Crocetta c’erano più testi normativi di riforma e meno atti dovuti, di bilancio. Abbiamo un’arma straordinaria che è lo Statuto, ma non lo utilizziamo per la principale attività che questo ci consente di fare: legiferare”.

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M5s, Di Maio: “Sarò capo politico per altri quattro anni. Un mio terzo mandato? Non ci sto pensando”

“Il ruolo del capo politico del M5s si discute tra quattro anni”. A dirlo, in conferenza stampa, è il vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, che ha annunciato i primi cambiamenti all’interno dell’organizzazione del movimento. “Un mio terzo mandato? Sono impegnato a fare il ministro, non ci sto pensando” ha detto.

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M5s, Di Maio: “Elezioni amministrative non hanno alcun impatto su Governo e su vita interna del movimento”

 “Le elezioni amministrative non avranno alcun impatto sul governo e sulla vita interna del Movimento”. Lo ha detto il capo politico del M5S Luigi Di Maio in conferenza stampa alla Camera, alla luce del risultato alle elezioni amministrative in Sardegna.

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Ex Ilva, il vento del cambiamento ha portato a Taranto le stesse polveri di prima. M5s tace, la città non molla

Hanno marciato in silenzio, a migliaia. Genitori “orfani” dei loro figli strappati alla vita troppo presto, ragazzi dell’associazionismo, cittadini comuni. Tanti, come a Taranto non si vedevano da tempo. Ormai soli, senza sponde politiche, nella loro lotta per ricordare che sotto le ciminiere dell’ex Ilva nulla è cambiato. Nessun politico ha parlato del ritorno in strada – muto eppure rumorosissimo – di chi nel capoluogo jonico continua a lottare perché l’acciaieria continua a inquinare e quindi a provocare danni alla salute. Lo hanno certificato anche gli ultimi dati Arpa Puglia, pubblicati da Peacelink: il siderurgico è tornato a marciare, i livelli di sostanze tossiche sono tornati a crescere.

Eppure le promesse sbandierate erano chiare: la situazione è risolta, tutto cambierà. Da quando Luigi Di Maio ha dato il via libera all’ingresso di ArcelorMittal, invece, e in maniera scontata per chi ‘vive’ le questioni dell’acciaieria, al momento è cambiato nulla. Poteva essere altrimenti? No. Ma questo il leader del M5s e vicepremier non lo aveva spiegato affatto. Né è mai andato a Taranto a ‘ragionare’ con gli abitanti sul cambio di rotta che ha raccontato essere stato imposto per quel contratto firmato da Carlo Calenda (ma che c’era un contratto era cosa nota dal giugno 2017).

Taranto, corteo silenzioso per ricordare i morti per inquinamento. Cartelli sulle foto dei bambini: "Io dovevo vivere"
di Francesco Casula
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Ma i tarantini non mollano, anche se il Movimento Cinque Stelle – che quella battaglia se l’era intestata, ed era l’unico a poterla portare avanti – ora tace quando ci sono notizie sull’ex Ilva. Non una parola quando la Corte europea per i diritti dell’uomo ha certificato con una sentenza che lo Stato non ha protetto la salute dei cittadini. Non una parola quando il giudice per le indagini preliminari ha spedito gli atti alla Consulta evidenziato come il decreto sull’immunità penale – creato in passato, criticato dal M5s ma lasciato lì dall’attuale governo – viola a suo avviso 7 articoli della Costituzione. Non una parola sulla richiesta dei sindacati di avviare davvero le bonifiche, come previsto dall’accordo.

Le croci bianche e le foto dei bambini morti – l’ultimo ragazzo, 15 anni, se n’è andato un mese fa – restano però piantate sulla coscienza non solo di chi ha sbagliato in passato, ma anche di chi colpevolmente tace oggi. Non solo con i fatti (nella legge di Bilancio ci sono stati diversi ‘annunci’ su Taranto, ma di concreto non si è visto ancora nulla) ma anche a parole. Al silenzio della politica, la città risponde con i fatti: nelle ultime settimane, Taranto Libera, con il “veleno nel sangue e il cuore in mano”, ha raccolto più di 3000 firme per un nuovo esposto, la fiaccolata è stata partecipata e trasversale. Anche se il vento del cambiamento ha spento l’ultima speranza politica e portato nei quartieri le stesse polveri di prima.

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