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giovedì 2 maggio 2019

Salario minimo, Di Maio: “È nel contratto di governo ma anche nei programmi di Lega e Pd. Perché non lo votano?”

Vuole il salario minimo ma non disdegna la flat tax, a patto che non aumenti l’Iva. Ribadisce la linea su Armando Siri e replica più volte l’alleato: sui rimpatri, fronte sul quale il governo deve fare di più, sulle province, che vanno abolite, e in Europa, dove è impossibile combattere l’austerity da alleati di Viktor Orban. Luigi Di Maio presenta il programma per le europee del Movimento 5 stelle ma è soprattutto di politica interna che parla. A cominciare dal salario minimo,, proposta rilanciata già durante la festa del Lavoro. “Il salario minimo è nel contratto di governo, ma anche nei programmi elettorali di Lega e Pd. Quindi sia Lega che Pd devono spiegarmi perché non votano il salario minimo”, dice il ministro dello Sviluppo Economico.

Quella sul salario minimo non è stata l’unica stoccata alla Lega. Il capo del M5s è tornato a parlare di rimpatri degli irregolari. “È la questione che sta a cuore ai cittadini ora: non mi importa se sono 500mila o 90 mila. L’Europa ci deve aiutare, bisogna fare accordi di rimpatrio: su questo il governo deve fare di più”. La citazione delle cifre si riferisce allo scontro che aveva già contrapposto Matteo Salvini al Movimento 5 stelle. Qualche giorno fa il ministro dell’Interno aveva detto che il numero massimo stimabile” di migranti irregolari presenti in Italia dal 2015 era di “90mila persone”, scatenando la replica dell’alleato di governo: “Sorprendono le parole del ministro dell’interno sui 90mila irregolari in Italia, visto che fu proprio lui a scrivere nel contratto di governo il numero di 500mila irregolari”.

Più netta la critica al Carroccio, quando Di Maio ha attaccato  le alleanze europee di Salvini: “È difficile combattere l’austerity se ti allei con Orban o con i paesi dell’Est Europa che invece ti fanno la guerra”. Proprio oggi il leader del Carroccio è diretto in Ungheria. Sulle elezioni europee, invece, il leader del M5s ha pronosticato: “Il Ppe e il Pse non faranno il 50% e il gruppo parlamentare dove ci sarà il M5S sarà fondamentale. Queste elezioni non sono solo europee ma anche italiabe: dobbiamo evitare che tornino quelli che c’erano prima. Quelli che non vedono l’ora di riprendersi in mano la cosa pubblica”.

Sul fronte economico, Di Maio ha riservato una citazione anche all’ultima stima dell’Istat sul Pil: “Non mi accontento del +0.2% ma possiamo dirci che tutte quelle previsioni catastrofiche sono state smentite. Le nostre politiche espansive stanno dando il loro effetto e devono ancora avere il loro impatto il reddito di cittadinanza, il dl crescita e lo sblocca cantieri. Se l’Unione europea ci segue investendo e non tagliando potrebbero avere effetti positivi in tutti i paesi europei”.

Per il futuro il vicepremier ha accolto con favore la flat tax ma a patto che non aumentino le tasse: prima tra tutte l’Iva. “Ben venga la flat tax ma non aumentando l’Iva, in Italia le tasse vanno abbassate. L’iva non deve aumentare, non può aumentare e non aumenterà: troveremo le risorse dalla spending review, dalla crescita ma anche dalla lotta ai grandi evasori“. Su un altro argomento che ha infiammato i rapporti nella maggioranza – cioè l’abolizione delle province – il capo politico dei 5 stelle ha ribadito: “La sceltaè semplice: vanno eliminate veramente tagliando poltrone. La soluzione non è certo quella contraria, non è aumentando le poltrone con altri 2500 nuovi incarichi politici che si risolvono i problemi degli italiani”.

 

L'articolo Salario minimo, Di Maio: “È nel contratto di governo ma anche nei programmi di Lega e Pd. Perché non lo votano?” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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