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domenica 5 maggio 2019

Siri, sulle dimissioni Salvini sfida ancora i 5 Stelle: ‘Serve rinvio a giudizio. In consiglio dei ministri non succederà nulla’

“Io sono abituato a non abbandonare mai gli uomini con cui si è fatto un pezzo di strada insieme”. Matteo Salvini ritorna neanche troppo velatamente sul caso di Armando Siri, sottosegretario indagato per corruzione “dimissionato” qualche giorno fa dal premier Conte. In un comizio al Galluzzo, frazione alle porte di Firenze, in sostegno del candidato sindaco del centrodestra Ubaldo Bocci, il segretario del Carroccio sembra andare anche oltre quanto detto in un colloquio sul Corriere della Sera. In cui derubrica di fatto le accuse a Siri dicendo che “non si può condannare, dimissionare, linciare una persona sulla base di chiacchierate telefoniche di altre persone…”. Per il ministro dell’Interno serve almeno “un rinvio a giudizio”, in caso contrario, la “democrazia corre dei rischi“. Parole in evidente rotta di collisione con quanto detto in conferenza stampa dal premier Conte, che chiedendo le dimissioni di Siri, ha spiegato che politicamente il fatto che abbia proposto una legge per interessi di parte è già sufficiente per il passo indietro. Il vicepremier leghista dice anche che al prossimo consiglio dei ministri, quando si discuterà del caso Siri, non succederà nulla. Minimizzando, quindi, l’ipotesi della “conta” tra ministri favorevoli o contrari. E ancora: “Non ascolto gli insulti di chi dovrebbe essere mio alleato. Io – dice durante il comizio – vado avanti come un treno. Sarebbe meglio se gli amici dei 5 Stelle ci aiutassero a cambiare in meglio questo paese senza offendermi ogni giorno”.

Due giorni fa l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, aveva ribadito che il dossier è chiuso: “Il M5s voterà per la decadenza, quanto casino per una poltrona”. E Salvini prova ad allontanare da sé l’idea che la difesa di Siri sia per salvare una poltrona. “Ma quando mai il problema è stato quello di una poltrona? Per me è evidente: condannare, dimissionare, linciare una persona sulla base di chiacchierate telefoniche di altre persone, io temo sia pericoloso per la democrazia. La scardina, e scardina i principi costituzionali di garanzia. Che ci sia quanto meno un rinvio a giudizio, santo cielo”.

Il sottosegretario leghista ai Trasporti (ma le deleghe gli sono state ritirate dal ministro Toninelli) è indagato per corruzione dalla Procura di Roma perché, secondo gli inquirenti, ha ricevuto o gli è stata promessa una tangente di 30mila euro dall’ex deputato di Forza Italia Paolo Arata in cambio di interventi legislativi nel settore dell’energia eolica. L’ex politico, a cui fu affidata la stesura del programma di governo della Lega, nella conversazione con il figlio Francesco avrebbe detto: “Questa operazione ci è costata 30mila euro”, sottintendendo la mazzetta in favore. Che era e resta la presunta corruzione di un membro del governo da parte di un imprenditore ed ex politicolegato a un personaggio (Vito Nicastri) accusato di aver coperto la latitanza del super boss di mafia Matteo Messina Denaro. Con Nicastri ai domiciliati Arata, stando agli inquirenti di Roma, ha continuato ad avere rapporti ed essere in società. Nel frattempo usava le sue conoscenze politiche per tessere una tela che favorisse gli affari del socio.

L'articolo Siri, sulle dimissioni Salvini sfida ancora i 5 Stelle: ‘Serve rinvio a giudizio. In consiglio dei ministri non succederà nulla’ proviene da Il Fatto Quotidiano.



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