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mercoledì 31 luglio 2019

Senato, via libera all’assegnazione del seggio vacante in Sicilia al primo dei non eletti del Movimento 5 Stelle in Umbria

Dopo una giornata di tensioni tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, il Senato ha approvato le conclusioni della Giunta per le elezioni di Palazzo Madama sul seggio vacante in Sicilia, che spetterebbe al M5S ma che non aveva abbastanza candidati alle ultime politiche. La Giunta ha quindi deciso di assegnare il seggio in Senato al primo dei non eletti tra i Cinque Stelle che hanno corso in Umbria: la nuova senatrice è Emma Pavanelli, che diventa la senatrice n°107 del gruppo.

La proposta era fortemente osteggiata dal Pd che la ritiene incostituzionale e che per protesta nel pomeriggio aveva occupato i banchi del Governo, provocando la sospensione dei lavori dell’Aula. Contro l’assegnazione si era schierato anche il senatore Pietro Grasso che ha dichiarato: “La pretesa del Movimento 5 stelle di avere un senatore in più pescando dall’Umbria – in contraddizione con il calcolo basato sulla popolazione, che per l’Umbria prevede sette senatori, non otto – è fuori da ogni logica. L’errore del Movimento al momento delle liste, sfruttando la legittima possibilità delle pluricandidature, non può ricadere su questa Assemblea ed arrivare a contraddire la Legge elettorale e la Costituzione”.

Il senatore di LeU ha poi aggiunto: “L’unica soluzione in linea con la Costituzione e con i precedenti di questa Assemblea è quella di non assegnare il seggio per l’intera legislatura, senza che questo comporti alcun vulnus perché il Senato può deliberare validamente anche con numeri inferiori al plenum dei 315 prescritto dal 57, comma 2, Cost, come già avvenuto in passato e come sta avvenendo fino ad oggi. Alla maggioranza chiediamo un atto di responsabilità, se ne sono capaci. Al Movimento 5 stelle di riconoscere l’errore e non pretendere un senatore in più. Alla Lega di non piegarsi alla richiesta degli alleati, di non consumare sulla Costituzione l’ennesimo scambio per mantenere in vita il Governo“. Ma poi, nella riunione dei capigruppo convocata dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati a seguito delle proteste, si è raggiunto l’accordo: le conclusioni della Giunta sono state approvate con 150 sì, 121 no e 4 astenuti.

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Salvini, Bonafede: “Figlio su moto d’acqua Polizia? Dibattito di basso livello, italiani non perdono il sonno”

Il caso del figlio di Salvini sulla moto d’acqua della Polizia? Sinceramente non credo che sia una cosa da commentare oltre, gli italiani non perdono il sonno su questo“. Sono le parole del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ospite di “In Onda”, su La7.

“So che la questura sta facendo le verifiche che deve fare – spiega – ho sentito le dichiarazioni di Salvini, mi dispiace per i poliziotti che sono stati messi in difficoltà, i giornalisti hanno fatto il loro lavoro, ma, come ministro della Giustizia, penso che ci siano tanti italiani che perdono il sonno perché magari domani hanno la decima udienza di un processo che non finisce mai. Il mio obiettivo è l’approvazione della riforma per tagliare i tempi di un processo, tutto il resto sinceramente non mi appassiona. Non mi interessa commentare un video del genere, né credo che interessi agli italiani”.

Uno dei conduttori, Luca Telese, ricorda all’esponente M5s l’indignazione del suo movimento per il caso di Anna Finocchiaro e dell’autista della sua scorta che fu immortalato mentre spingeva il suo carrello della spesa.
“Sia chiaro – puntualizza Bonafede – Non sono affatto più moderato rispetto a prima, ma credo che nella vita, e soprattutto nella vita di un ministro della Repubblica, ci siano delle proprietà. E non credo che tra queste ultime ci sia da commentare il comportamento del figlio di un ministro. E’ un dibattito di basso livello“.

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De Luca vs Giarrusso: “Difendere autonomia magistratura”. “Detto dal Pd è sorprendente”. Bagarre in commissione: “Non siamo in tv”

Scintille nelle commissioni Politiche dell’Unione europea riunite di Camera e Senato, a Montecitorio, durante l’audizione dei membri italiani del Parlamento europeo. Piero De Luca, deputato del Partito democratico e figlio del presidente della Regione Campania, pone l’accento sulle priorità sulle priorità della nuova legislatura europea e tra queste “il rafforzamento dello stato di diritto perché – spiega – non è una barzelletta difendere l’autonomia della Magistratura“. A De Luca replica polemico Dino Giarrusso, neo parlamento europeo del M5s: “Mi sorprende il suo intervento visto che nel suo partito c’è un collega che si è messo a parlare di chi mettere nelle Procure con l’allora presidente dell’Associazione nazionale magistrati (chiaro il riferimento a Luca Lotti, che per questa vicenda si è autosospeso dal Pd, pur non indagato, ndr) e questo mi sembra molto singolare”. Parole che scatenano le proteste di De Luca. Interviene il presidente della commissione, Sergio Battelli, per placare il diverbio tra i due deputati, ma Giarrusso non gradisce: “Collega Battelli dove siamo al mercato?”. “Presidente mi aspetto una censura delle frasi che ha appena detto Giarrusso che non hanno nulla a che vedere col tema della discussione di oggi” replica De Luca e Giarrusso “Perché non hai parlato dell’indipendenza della Magistratura?”. Battelli: “Non siamo in tv, qui decido io. Rimaniamo sul tema” ma Giarrusso e De Luca continuano a polemizzare.

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martedì 30 luglio 2019

Lega-Russia, conferenza capigruppo dice no a discussione rapida della mozione di sfiducia del Pd a Salvini: M5s vota con Lega, Fi e Fdi

Lega, M5s, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno respinto la richiesta del Pd di discutere ad agosto la mozione di sfiducia presentata dai dem al vicepremier Matteo Salvini. Nella conferenza dei capigruppo, i rappresentanti dei due partiti di maggioranza e delle opposizioni di destra hanno detto no alla calendarizzazione nelle prossime settimane. Andrea Marcucci, capogruppo al Senato del Partito Democratico, aveva annunciato durante l’informativa di Giuseppe Conte sul caso Lega-Mosca di voler presentare la mozione. Ora il niet a un arrivo rapido in Aula stabilito dalle altre principali forze presenti a Palazzo Madama.

La decisione ha fatto infuriare il segretario del Pd, che se la prende con i pentastellati: “Il Movimento 5 Stelle si oppone alla calendarizzazione della mozione di sfiducia a Salvini. Ma non era Luigi Di Maio ad aver detto ‘se il Parlamento chiama si va’? – scrive Nicola Zingaretti – E non è il presidente della Camera dei 5 Stelle Fico ad aver chiesto a Salvini di andare in Aula senza aver ottenuto risposta dal ministro? Parolai, schiavi e buffoni”.

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Governo, adesso è il M5s a chiedere i ‘sì’ della Lega (entro settembre). Di Maio: “Ci appoggino sul taglio dei parlamentari e dei loro stipendi”

Luigi Di Maio manda a Matteo Salvini lo stesso messaggio recapitatogli dal leader della Lega: anche adesso “servono i ‘sì’ all’interno del governo“. Il riferimento è all’inizio della discussione, in Commissione alla Camera, della legge sul taglio dei parlamentari voluta dal Movimento 5 Stelle. “Buongiorno, ho una bella notizia – ha esordito il vicepremier pentastellato durante una diretta Facebook – Oggi in Commissione alla Camera si inizia a discutere la legge sul taglio dei parlamentari. Poltrone in meno e soldi in più per i cittadini. Questi sono i ‘sì’ del Movimento 5 Stelle”. 

Nel suo messaggio agli elettori e, soprattutto, ai partner di governo, il capo politico M5s dice di aspettarsi il sostegno delle diverse parti politiche per un provvedimento che mira a sfoltire il numero di Deputati e Senatori in aula: “Questi sono i provvedimenti su cui noi ci aspettiamo un ‘sì’ da tutte le forze politiche – ha continuato Di Maio – Noi veniamo sempre tacciati come quelli del ‘no’, ma in verità quest’anno abbiamo portato avanti un sacco di leggi su cui abbiamo chiesto un ‘sì’ a tutte le forze politiche, non solo alla Lega, che fa parte della coalizione di governo. Invece sono arrivati tanti ‘no’. La sinistra ha detto ‘no’ al reddito di cittadinanza, a quota 100, al decreto dignità“.

Ma il messaggio, e Di Maio non lo nasconde, è indirizzato soprattutto ai partner all’esecutivo. E la richiesta non si ferma alla semplice approvazione del taglio dei parlamentari: “Noi – ha proseguito – stiamo aspettando i ‘sì’ all’interno del governo da parte di chi ha firmato il contratto con noi, da parte della Lega, su tanti altri provvedimenti. Non ci aspettiamo solo il ‘sì’ nella seconda settimana di settembre sul taglio dei parlamentari, ma anche sull’acqua pubblica, sulla legge salva-mare, sul taglio degli stipendi dei parlamentari. Ci aspettiamo un sì sul salario minimo, sulla legge che riguarda il taglio del canone Rai, sulla riforma della sanità. Questi sono i ‘sì’ che noi stiamo aspettando”, ha scandito Di Maio, sottolineando che “quello che è nel contratto, da settembre si deve approvare”.

Come fatto da Salvini sui dossier cari alla Lega, ad esempio i decreti Sicurezza e Sicurezza bis, ora è il leader dei Cinque Stelle a cercare di forzare i tempi per portare a casa una riforma targata M5s. Ma a chi gli chiede che posizione ha intenzione di tenere sulla flat tax, altro caposaldo del programma del Carroccio sul quale, però, le due parti hanno avuto degli attriti, soprattutto di forma, il vicepremier risponde: “Nella legge di bilancio si deve approvare il taglio del cuneo fiscale – continua – Si faccia la flat tax. Se trovano i trenta miliardi noi la sosteniamo. Ma intanto io, come ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, so che se abbassiamo il costo per gli imprenditori dei contratti a tempo indeterminato e dell’assunzione delle donne noi riusciamo ad abbassare ancora di più la disoccupazione e questo io lo voglio fare”. Poi ribadisce: “Questo governo va avanti se fa le cose, e ora abbiamo l’occasione di dire tanti ‘sì’. Noi non siamo quelli del ‘no’. Siamo quelli che aspettano i ‘sì'”.

Poi, il capo politico M5s annuncia che una parte degli stipendi dei parlamentari “andrà alla famiglia del vicebrigadiere Cerciello Rega (ucciso a Roma mentre era in servizio, ndr) a cui va tutta la nostra vicinanza”.

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lunedì 29 luglio 2019

Di Maio: “Per ogni provvedimento ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro là”. L’audio dell’incontro con gli attivisti

“A volte siamo costretti a subire l’atteggiamento della Lega che è insopportabile. Ma dopo le elezioni non avevamo alternativa: o andavamo all’opposizione o cercavamo di portare a casa il più possibile nelle peggiori condizioni. Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Consiglio dei ministri, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro là e dobbiamo fare un accordo. Ogni volta”. Lo ha detto Luigi Di Maio nel corso di un incontro a porte chiuse con gli attivisti del Movimento 5 stelle a Cosenza. L’audio integrale (di cui pubblichiamo un estratto) è stato diffuso dalla testata LaCnews24 . “Quando ti siedi a quel tavolo non puoi pretendere, perché se lo fai anche l’altro pretende e non si porta a casa niente. Se non esistesse questo contratto con la Lega, in Parlamento ci sarebbe ancora un partito unico, quello a favore di Radio radicale e della Tav”, ha rimarcato il vicepremier 5 Stelle

l’audio è stato gentilmente concesso da LaCnews24 (l’integrale è disponibile a questo link)

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Roma, Regione pronta ad approvare piano per la tutela del paesaggio: ma non include il centro storico. M5S: “Modificate il testo”

Il Consiglio regionale del Lazio si prepara ad approvare il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (Ptpr), ma il testo uscito dalla commissione Urbanistica, che verrà votato in aula a fine luglio, “esclude il centro storico di Roma dalle tutele previste dal piano stesso”, contesta l’associazione Carteinregola che ha lanciato l’allarme inviando una lettera a tutte le forze politiche in Regione, chiedendo con forza di scongiurare tale rischio.

Nel Ptpr uscito dalla commissione e approvato dai rappresentanti di Pd, Lega, Fi e Fdi, si trova l’articolo 43 che sottolinea, attraverso una serie di commi, che gli insediamenti urbani storici sono sottoposti a vincolo paesistico e a puntuali prescrizioni in merito a una serie di interventi che possono comprendere la demolizione e ricostruzione, nuove costruzioni e ampliamenti al di fuori della sagoma esistente, la coloritura dei manufatti edilizi, le finiture esterne e altri interventi. Tutte norme tese “alla conservazione di ogni parte dell’edificio che costituisca testimonianza storica, alla conservazione della inscindibile unità formale e strutturale dell’edificio, alla valorizzazione dei suoi caratteri architettonici”, si legge nel testo approvato con una maggioranza bulgara. Però il comma 17 dell’articolo in questione esclude il centro storico della Capitale. Gaia Pernarella, consigliere regionale Cinque Stelle, unico membro della commissione che ha espresso voto contrario al Ptpr, sottolinea anche che “con l’approvazione di questo piano sono stati resi vani anni di co-pianificazione e di lavoro tra Mibac e uffici della Regione per la valorizzazione del paesaggio, intesa tra i due enti stabilita dal codice dei Beni Culturali del Paesaggio”.

“Si continua a perpetuare l’equivoco – spiega Anna Maria Bianchi, presidente di Carteinregola – di un presunto vincolo da ascrivere all’appartenenza del centro storico di Roma alla lista dei siti patrimonio dell’Unesco. Ma tale appartenenza non ha alcun valore prescrittivo, trattandosi di un elenco da cui un sito può essere escluso se perde le peculiarità che hanno portato al suo inserimento, e che non può esercitare alcuna reale tutela, né fornire prescrizioni vincolanti”. Tanto per fare un esempio del carattere non prescrittivo di tale status, l’Unesco interviene, nel caso, a danno già avvenuto rimuovendo l’area dall’elenco dei siti patrimonio dell’umanità come, ad esempio, si è rischiato con Villa Adriana, minacciata prima dalla discarica e poi dalla lottizzazione del costruttore Massimo Mezzaroma.

“Come nel Ptpr adottato nel 2007 – prosegue la Bianchi – si continua a rimandare la questione a future specifiche prescrizioni di tutela che dovranno essere definite, in relazione alla particolarità del sito, congiuntamente da Regione e Mibac. Ma non bisogna perdere ulteriore tempo, per questo abbiamo chiesto agli esponenti di tutte le forze politiche di abrogare il comma che esclude il centro storico di Roma dalle prescrizioni di tutela paesaggistica e di inserire e approvare un emendamento che ne garantisca l’applicazione”.

“Questo scempio che va avanti da troppi anni – spiega Paolo Berdini, urbanista di fama internazionale ed ex assessore di Roma Capitale – si può interrompere solo se in aula tornerà la ragione e verrà approvato un Ptpr che tuteli pienamente il centro storico di Roma, il patrimonio più importante che abbiamo”. Nulla è perduto quindi, basta non far passare l’emendamento incriminato: “Il 29 luglio – conclude la Pernarella – inizierà la discussione per l’approvazione del Ptpr, faremo di tutto per modificare il testo che così proprio non va”.

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Tav, Morani (Pd) vs Giarrusso (M5s): “Grazie a Renzi progetto migliore. E si farà”. “C’è un limite alle balle che si dicono in tv?”

Bagarre a L’Aria che Tira (La7) tra la deputata Pd Alessia Morani e l’europarlamentare M5s Dino Giarrusso sulla mozione di sfiducia No Tav annunciata dai 5 Stelle.
La parlamentare dem smonta la validità della mozione e aggiunge, commentando un servizio della trasmissione: “Gli abitanti della Val di Susa ci hanno dato ragione, perché ora dicono quello che noi del Pd diciamo da anni: e cioè che il M5s prende in giro gli elettori, non mantiene mai i suoi impegni. La Tav si farà. E meno male che si farà. Il progetto che questo governo realizzerà è quello fatto dal governo Renzi, perché Renzi, a differenza delle chiacchiere di Di Maio e di Giarrusso, non essendo d’accordo sul vecchio progetto, che era troppo impattante, lo ha modificato”.
E aggiunge: “Il M5s, se è contrario alla Tav, ha tutti gli strumenti per staccare la spina a questo governo. Ma il problema è che i 5 Stelle sono incollati alle poltrone”.

C’è un limite alle balle che si possono dire in tv?”, insorge Giarrusso.
“Qual è la balla? Dimmela”, ribatte Morani.
“Innanzitutto, vorrei sapere cosa pensano del Pd gli abitanti della val di Susa”, commenta l’ex Iena.
“Questo non c’entra niente – replica la parlamentare dem – Stiamo parlando del tuo governo”.
“Io penso che il Tav sia specchio della più grande opera di disinformazione che sia mai stata fatta in questo Paese”, continua Giarrusso.
Morani lo interrompe a più riprese: “E allora non fatela. La devi bloccare”.

Gli animi si scaldano e Giarrusso rilancia: “Non si può dire che è arrivato Renzi ‘il buono’ e il Tav è diventato un’opera ecologica”.
Morani controbbatte, ripetendo: “Bloccala. Stai dicendo bugie. Invece di abbaiare alla luna, bloccate la Tav, ma non lo farete”.

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M5s, Lezzi: “Se Lega vuole staccare spina al governo, non abbia paura e lo faccia. Ma non nelle feste di partito”

Durissimo attacco alla Lega pronunciato dal ministro del Sud, Barbara Lezzi, nel corso della trasmissione “Ma cos’è quest’estate”, su Radio24.
Primo casus belli: le accuse rivolte dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia nei confronti dei 5 Stelle (“con lo stop all’autonomia vogliono favorire la lobby del Sud”).
Lezzi è tranchant: “Io sto lavorando per il sistema Paese, e cioè sia per il Sud, sia per il Nord. Non intendo rispondere all’almanacco degli insulti quotidiani da parte dei due governatori (Zaia e Fontana, ndr). Non mi interessa. Se si vuole sfruttare la questione autonomia per creare dissidi, che in realtà esistono proprio all’interno della Lega, allora è un altro capitolo. Non intendo rispondere, perché, appunto, queste sono dinamiche interne alla Lega, non ci toccano affatto”.

Il ministro pentastellato ribadisce, in merito al Tav, la posizione esposta da Toninelli su Radio Crc: “Presenteremo in Parlamento la nostra mozione di sfiducia No Tav e porteremo per l’ennesima volta elementi oggettivi che dimostrano l’inutilità e la dannosità dell’opera. Vedremo come gli altri contrasteranno queste prove, e cioè se entreranno nel merito oppure faranno la solita propaganda del tipo “I 5 Stelle sanno dire solo no”. La cosa che molto spesso passa è che il M5s sarebbe incoerente e invece non è vero. Siamo sempre stati contrari all’opera e continuiamo a esserlo – prosegue – Sono stati Salvini e Renzi a cambiare idea, perché prima erano contrari al Tav. Quindi, adesso devono spiegare perché hanno cambiato idea. Io vorrei anche sapere perché questi fondi europei promessi, in una discussione seria e puntuale con la Ue, non si possono spostare su altre linee strategiche per il nostro Paese. Penso chiaramente a quelle del Sud, perché lì non ce ne sono affatto”.

E rincara: “Guardate che anche sulla Tap Salvini ha cambiato idea. Prima diceva No alla Tap, anche quando veniva in Salento. E ci sono fior for di articoli che lo tesimoniano. E lo stesso vale per il Pd e Forza Italia. In realtà, giocano con le parole per non dare una vera giustificazione ai propri elettori. Sono loro che devono giustificarsi, non noi”.

Finale staffilata al sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, il quale avrebbe suggerito di staccare la spina al governo con nuove elezioni a febbraio. “Giorgetti sentenzia periodicamente cose diverse – commenta Lezzi – Se ha il coraggio, vada dal presidente Conte e gli dica chiaramente che non ha più la fiducia. Un’altra volta Giorgetti in Commissione per il federalismo fiscale e l’autonomia ha detto che ci volevano i meccanismi di perequazione, poi al tavolo della discussione, rivendicando il suo ruolo di economista, ha presentato le gabbie salariali, che sono una cosa vecchia di 50 anni fa. Anche qui bisogna capire che cosa vogliono fare loro, non noi”.

E conclude: “Se la Lega vuole staccare la spina, non abbia paura e lo faccia, e non nelle feste di partito, ma nelle sedi istituzionali. Vadano dal presidente Conte, gli dicano che non c’è più la fiducia e si va a elezioni. Noi non facciamo inciuci con nessuno, però bisogna vedere che intenzione hanno loro. Abbiamo firmato un contratto e noi del M5s abbiamo fatto una legge anticorruzione, che so che alla Lega e a Forza Italia dà molto fastidio. In questi giorni, ad esempio, vogliono cambiare una norma sulle intercettazioni. Noi siamo stati votati per fare i rompiscatole e continueremo a farlo”.

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Tav, Toninelli: “Noi del M5s sempre contrari, è la Lega ad aver cambiato idea. Spieghi il perché. Conte? Non è a favore”

Il Tav? È una bidonata con costi enormemente superiori ai benefici. Il M5s, sin dalla nascita, è sempre contrario all’opera. Chi ha cambiato idea è la Lega, perché io ricordo perfettamente sindaci leghisti contro e lo stesso Salvini schierato No Tav. È, quindi, Salvini a dover spiegare alla gente e al proprio elettorato sulla base di quali elementi abbia cambiato idea”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “Barba & Capelli”, su Radio Crc, dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli.


E spiega: “Si tratta di un’opera di cui si parla da 30 anni e che vedrà la luce tra 20 anni, cioè quando chissà quali innovazioni tecnologiche ci saranno. Come può essere conveniente il Tav se anche gli ingegneri dei trasporti ci hanno detto che non sarà utile, né servirà? Naturalmente avremmo preferito utilizzare quei fondi per opere sul territorio e per la manutenzione. Conte non è Sì Tav. Lui tiene insieme l’interesse collettivo e, siccome col dossier sul Tav abbiamo fatto un lavoro approfondito con cui abbiamo spiegato anche alla Commissione Europea che l’opera non era così conveniente, soprattutto per gli interessi economici italiani, la Ue ha promesso molti soldi in più – continua – Hanno avuto uno slancio, parlando di cofinanziamento europeo anche per la tratta esterna. Quindi, Conte ha fatto questa analisi di interesse generale, ma questo, al contrario di quanto affermano erroneamente tanti, anche giornalisti, non cambia affatto l’analisi costi-benefici, che rimane negativa, perché ti dice che i costi ambientali, i costi sociali, i costi trasportistici sono negativi. Quello che cambierebbe ora, nel caso in cui le promesse della Commissione Europea fossero mantenute, è che chi paga quei costi non sono solo gli italiani, ma anche la Ue. Ma non possiamo cambiare idea su una opera che rimane comunque negativa e sbagliata“.

Diversa è la posizione di Toninelli sull’Alta Velocità Napoli-Bari: “Polemiche sulla realizzazione di questa opera non sono venute fuori semplicemente perché serve, perché è una tratta nazionale e perché non si fanno favori enormi ad altri Paesi, come con la Torino-Lione alla Francia, che paga molto di meno rispetto all’Italia, nonostante sia proprietaria della maggior parte della tratta in galleria. In questo caso, inoltre, le analisi costi-benefici sono positive, di conseguenza il governo ha finanziato l’opera e io stesso sto seguendo passo dopo passo l’evoluzione del cantiere, perché venga fatto tutto bene e velocemente”.

Circa la tenuta del governo, il ministro M5s osserva: “Con la Lega abbiamo un contratto di governo che in un anno ci ha permesso di fare tante cose importanti, nonostante le differenze fortissime, che ben conoscevamo prima di questo accordo. Se la Lega è disposta a fare le cose per bene, con indipendenza e con l’unico faro dell’interesse generale, io, nonostante le differenze, penso che potremo andare avanti fino alla fine della legislatura“.

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venerdì 26 luglio 2019

Pd, tregua dopo la Direzione. Zingaretti: “Governo unito solo da poltrone”. Calenda: “Segretario chiaro sul no al M5s”

Polemiche alla vigilia, con attacchi incrociati tra renziani e nuova maggioranza, interviste contestate (di Dario Franceschini e Giuseppe Sala), accuse al nuovo corso di voler “aprire al M5s” e di voler “epurare” l’area renziana, compreso il caso Faraone con il commissariamento del Pd siciliano. Poi, non è una novità in casa dem, la tregua. Così si è conclusa la Direzione del Partito democraticoche ha approvato la relazione del segretario senza voti contrari e con 24 astenuti. “Il Pd ne esce più forte, unito, ora lanciamo la Costituente delle idee per offrire un’alternativa a un esecutivo che governa sui litigi, unito solo sulle poltrone”, spiega Zingaretti. E se Carlo Calenda aveva chiesto parole chiare al segretario in merito al rapporto con il M5s, ora l’ex ministro dello Sviluppo economico si mostra soddisfatto da quanto emerso in Direzione, tanto da aver ritirato l’ordine del giorno presentato, poi inglobato dalla relazione di Zingaretti. “Se mi sento garantito? Disarticolare non vuol dire fare aperture, ma far emergere le contraddizioni interne al governo. Finalmente c’è stata una discussione politica e il segretario è stato chiaro e preciso: nessuna alleanza con il M5s. E lavoro su scuola, sanità e investimenti. Ma ora serve lavorare, altrimenti anche se il governo va male, noi non prendiamo un voto”. Più scettici i fedelissimi renziani come Anna Ascani: “Servono parole definitive sul rapporto con il M5s: basta con certe uscite di esponente del Pd, altrimenti facciamo il gioco del governo e di Di Maio”, ha tagliato corto

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M5s, gli iscritti approvano tutte le modifiche proposte da Di Maio. Passa anche il “Mandato Zero”

Gli iscritti del Movimento 5 Stelle hanno approvato tutte le cinque proposte di modifica all’organizzazione del partito proposte da Luigi Di Maio e messe al voto sulla piattaforma Rousseau, compresa la novità del cosiddetto “mandato zero” per consiglieri comunali e provinciali. In totale, sono state oltre 123mila le preferenze espresse per tutti i cinque quesiti messi al voto dal capo politico, come annunciato sul Blog delle Stelle che ha reso pubblici i risultati della consultazione: “Alle 13 di oggi, venerdì 26 luglio, si è chiusa la procedura di votazione da parte degli iscritti sulla nuova organizzazione del MoVimento 5 Stelle – si legge sulla piattaforma – Per i 5 quesiti sono state espresse in totale 123.755 preferenze”.

Nel post si continua dicendo che “c’è stata una grande partecipazione nel corso di questi due giorni e in molti hanno votato anche nella fascia notturna, il che dimostra che l’idea di ampliare la fascia oraria per permettere a tutti di partecipare e di avere il tempo necessario per approfondire è stata particolarmente utile e apprezzata. Ma non solo, molte altre sono state le innovazioni che ci hanno permesso di rendere ancora più efficienti e rapide le operazioni di voto”.

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Pd, Boschi e Gozi: “Sala apre al M5s? Mai”. Calenda attacca tutti: “Divisi su cose assurde”

Se le tensioni dentro il governo non mancano, al di là della tregua dopo il vertice Salvini-Di Maio, non c’è pace nemmeno in casa Partito democratico. Perché, al di là delle rivendicazioni di unità e dei proclami del segretario Nicola Zingaretti di voler “costruire l’alternativa” all’esecutivo, lo scontro interno resta, tra renziani e nuova maggioranza. Rilanciato anche nel giorno della Direzione del Partito democratico a Roma, alla sede del Nazareno. Il motivo? I renziani continuano ad accusare la gestione zingarettiana rispetto a un presunto tentativo di “epurazione“. già evocato dopo il caso Faraone (con il Pd siciliano commissariato, ndr), così come lanciano accuse per il rapporto che considerano ambiguo con il M5s. Perché se Zingaretti ha più volte rivendicato, in caso di caduta del governo, di voler andare a nuove elezioni e di non voler stringere alcun rapporto o alleanza con i pentastellati, non sono mancate nelle ultime settimane le aperture.
Da Dario Franceschini che aveva parlato della possibilità di “difendere certi valori” insieme e di diversità del M5s dalla Lega, fino all’ultima intervista del sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha aperto, dopo eventuali elezioni in caso di caduta del governo, a un dialogo, non mancano i “corteggiamenti”: “No a ogni collaborazione con il M5S di Di Maio. Ma dopo le elezioni dovremo essere pronti anche ad alleanze con chi guiderà i Cinque Stelle dopo di lui”, ha spiegato al quotidiano La Repubblica il sindaco Sala. Tanto è bastato per riaprire lo scontro interno: “Il problema non è solo Di Maio. Per noi non ci sono accordi possibili, in caso di crisi si vada al voto”, rivendica Maria Elena Boschi a margine della Direzione del Pd a Roma. Si accoda pure Carlo Calenda: “Sono illiberali e governati da una Srl, tutto il nostro contrario. Non capisco, non trovo valori comuni, ma magari Franceschini ne sa più di me”, attacca.
Ma, al contrario dei fedelissimi renziani, l’ex ministro dello Sviluppo economico ne ha per tutti: “Le accuse di epurazione? Continuiamo a dividerci su cose assurde, tipo su chi parla in Senato”, spiega, chiedendo però chiarimenti sul rapporto con il M5s. Boschi invece rivendica: “Va evitato il rischio di tener fuori dal partito chi ha dato un contributo fondamentale negli anni passati”. Tradotto, una faida continua. Ma dalla maggioranza smentiscono, sia in merito al M5s che sulla volontà di cacciare i fedelissimi dell’ex segretario e premier Matteo Renzi: “Con i 5 Stelle non bisogna allearsi, ma distinguiamo chi dirige dal suo popolo. Un conto è riconquistare gli elettori, un altro alleanze con Di Maio e Di Battista”, si difende Cesare Damiano. E ancora: “Epurazione? Non ci credo, è solo la ruota che gira”, taglia corto.

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Regione Lombardia, rissa al Pirellone tra consiglieri: leghista “punta” Violi (M5s), portato via a forza

Momenti di tensione e rissa sfiorata al Pirellone, tra consiglieri regionali, mentre era in discussione l’assestamento di bilancio nella seduta fiume di giovedì (e che proseguirà oggi). L’ostruzionismo delle opposizioni, tra Pd e M5s, ha fatto arrabbiare gli esponenti della maggioranza, leghisti in testa, che hanno iniziato a interrompere l’intervento del dem Carlo Borghetti, contrario all’introduzione, proposta dal centrodestra, dell’obbligo di sepoltura dei feti. Il capogruppo pentastellato Dario Violi ha protestato per i mancati richiami, nei confronti dei colleghi di partito, della vicepresidente del Carroccio, Francesca Brienza. A quel punto Massimiliano Bastoni, della Lega, ha perso la pazienza e si è scagliato contro Violi, cercando ripetutamente lo scontro fisico. Gli altri consiglieri lo hanno tenuto a distanza e allontanato con la forza.

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Il sostenitore a Salvini: “Lascia il M5s e torna con Berlusconi”. E il leader della Lega reagisce così

“O si fa una manovra coraggiosa, e si è tutti compatti su questo, oppure si torna al voto”. A dirlo, al comizio di Golasecca (Varese), è il leader della Lega, Matteo Salvini, mentre parla di riduzione delle tasse. A quel punto, dal pubblico, si alzano alcune voci che lo esortano a mollare il M5s: “Torna con Berluconi, torna con Berlusconi” gli grida qualcuno. E il ministro dell’Interno risponde senza esitare.

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giovedì 25 luglio 2019

Sicurezza bis, Sarli (M5s) vota contro: “Si crea reato di salvataggio di vite in mare”. Pd applaude

“Parlo a titolo personale perché voto in dissenso sul provvedimento”. Così la deputata del M5s, Doriana Sarli, ha annunciato il voto contrario al decreto Sicurezza bis in Aula, alla Camera. Le sue parole sono state applaudite più volte dai deputati del centrosinistra. Sarli ha ricordato di aver presentato emendamenti, che “sono stati respinti”, e ha sottolineato che il decreto “non ha carattere di urgenza e necessità” e non si concilia con il rispetto delle convenzioni internazionali. E ha concluso: “Il ministro dell’Interno vada a sedersi ai tavoli di concertazione europea. Lì deve fare la voce forte, non con la gente in mare”.

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Pd, Calenda: “Mai col M5s, è un movimento illiberale e pericoloso al pari della Lega”

Un ordine del giorno, da presentare alla Direzione nazionale del Pd, per dire no, definitivamente, a un’alleanza col M5s. Lo ha spiegato, in un video su Facebook, l’eurodeputato dem Carlo Calenda: “Mai con loro, sono un movimento illiberale e pericoloso al pari della Lega“.

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mercoledì 24 luglio 2019

Tav, Revelli: “Conte? Giochetto di bassa lega a favore di Salvini. Pietra tombale sul M5s”

Questa operazione di Conte sul Tav è un giochetto politico di bassa lega, un vero voltafaccia, un grande regalo a Salvini in un momento in cui il ministro dell’Interno è in difficoltà. E proprio perché è in difficoltà, potrebbe essere tentato da far saltare il banco. Questo è un governo morto che non muore. E in questa sospensione produce grandi danni, in primis alla Val di Susa“. Sono le parole del politologo Marco Revelli,  nel corso di Coffee Break, su La7.

Il docente universitario spiega: “Conte ha usato argomentazioni che non hanno una reale base giuridica. Non è vero che dovremmo pagare alla Francia penali altissime, visto che non è previsto da nessun accordo, né da nessun documento con valenza giuridica. E’ solo una questione politica. Il ministro Toninelli? Credo che abbia fallito su tutta linea. Quest’anno di governo per lui è stato disastroso, ha infilato una gaffe dietro l’altra, non ha mantenuta una posizione che sia una. Ha anche appoggiato la sciagurata politica di chiusura dei porti. Insomma, ne dovrebbe trarre le conseguenze”.

Revelli, infine, si pronuncia sul futuro del M5s, facendo anche riferimento al ‘mandato zero’ annunciato da Di Maio: “Questa posizione di Conte sul Tav è una pietra tombale sul Movimento, un taglio della radice principale del M5s, che è nato per dare voce ai territori. E oggi i territori scompaiono da questo scenario. Pensare che ci si possa inventare politici è una illusione dei movimenti populisti. I problemi di Di Maio sono tipici di un movimento populista che, nel momento in cui deve misurarsi con le questioni del governo, crolla, perché non è in grado di farlo“.

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Tav, i malumori tra i Cinquestelle. Lombardi: “Dobbiamo decidere se fare stampella Lega, se siamo ancora utili al governo”

“Dobbiamo decidere se rinunciare a fare la stampella della Lega” e “domandiamoci se siamo ancora utili al governo“. La questione Tav lascia strascichi all’interno del Movimento 5 stelle: nonostante Luigi Di Maio abbia immediatamente ribadito la contrarietà delM5s alla Torino-Lione, l’apertura del premier Giuseppe Conte alla realizzazione dell’opera non è stata digerita. Questa mattina Nicola Morra chiedeva chiarezza, anche di fronte alla pesanti critiche del Movimento No Tav, ma c’è anche chi, come la consigliera regionale del M5S Lazio, Roberta Lombardi, arriva a mettere in dubbio la continuità dell’esecutivo e l’alleanza con il Carroccio: “Abbiamo messo a soqquadro lo status quo e non dobbiamo finire per farne parte: per questo serve decidere cosa vogliamo fare da grandi. Adesso”, scrive in un post su Facebook l’ex deputata.

I vertici dei Cinquestelle, a partire dal capo politico, hanno annunciato la volontà di portare la questione Alta Velocità in Parlamento e annunciato il voto contrario. Sarebbe una presa di posizione puramente singola, perché gli altri partiti, con la Lega in testa, sono a favore. Ma a qualcuno un atto puramente simbolico non basta, soprattutto tra i Cinquestelle piemontesi, dove è a rischio anche la tenuta della giunta comunale di Chiara Appendino a Torino. “Chiediamo il rispetto del contratto di Governo, in particolare laddove si specifica che i soggetti contraenti ‘si impegnano a non mettere in minoranza l’altra parte in questioni che per essa sono di fondamentale importanza’. Se dovesse presentarsi in Parlamento una maggioranza trasversale del partito unico delle opere inutili, con il voto determinante della Lega, si sancirebbe di fatto la violazione di un importante punto del Contratto di Governo”, scrive in una nota il gruppo M5s Piemonte.

Lombardi traduce lo stesso concetto in altre parole. Il M5s – scrive – deve decidere se essere presente “con un voto di testimonianza ma inutile perché lo status quo compatto sotto l’ombrello degli interessi economici di pochi, dal Pd alla Lega passando per Forza Italia e Fratelli d’Italia, voterà compatto per il Sì Tav” oppure, continua la consigliera, “dobbiamo decidere se rinunciare a fare la stampella della Lega e riprendere la nostra identità che è rappresentare il cambiamento e la speranza. Domandiamoci se siamo ancora utili al governo, con l’obiettivo di interpretare il cambiamento e il sogno di vivere in un altro Paese, la speranza e la concretezza nel vedere che lo status quo è stato sconfitto“.

All’Adnkronos ha parlato invece il senatore M5s Matteo Mantero: “Siamo la forza di maggioranza e abbiamo ceduto su uno dei nostri baluardi. Il no alla Tav – si sfoga il parlamentare – era l’emblema di un mondo diverso che non è fatto di opere faraoniche utili solo a chi le realizza ma di infrastrutture diffuse. La nostra è stata una resa importante e la Lega l’ha fatto apposta per metterci in difficoltà. Salvini non aveva alcuna intenzione di far cadere il governo su questa cosa: l’ha fatto per rosicchiare altro consenso”.  “Il Tav è la somma di due errori”, ha scritto su Facebook Gianluigi Paragone. Il primo è che “tutto quello che paga l’Europa è giusto in sé”, mentre il secondo per il senatore pentastellato è che “le grandi opere portano sviluppo”. “Purtroppo alla politica mancano visione e coraggio. Continuerò a girare l’Italia per confrontarmi con i cittadini. Lo farò con grinta e con l’umiltà di chi deve scusarsi per non aver inciso come avrei voluto”, conclude Paragone.

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De Luca: “Di Maio? Un pinguino con la testa di sedano. Mandato zero? Ennesima cialtroneria”

Invito Di Maio, questo pinguino con la testa di sedano, ad affrontarmi in un dibattito pubblico in diretta, senza rete, nella radio o nella tv o nella redazione giornalistica che sceglie lui, così potremo fare una bella operazione verità. Sono 4 anni che lo invito, ma questo signorino è abituato a parlare da solo o a fare i tweet”. E’ l’appello rivolto dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, al vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, nel corso di “Barba e Capelli”, su Radio Crc.

Tra i due politici è duello conclamato per la vicenda dei navigator in Campania. “Noi come Regione Campania abbiamo aperto una vertenza col Ministero del Lavoro – spiega De Luca – Di Maio venga qui a fare il ministro del Lavoro, non il pinguino che gira per tutta l’Italia. Siamo sempre stati in dissenso sull’ipotesi dei navigator. Io voglio dare ai giovani lavoro stabile, basta precariato. Questi invece vogliono fare un po’ di clientela politica. La Campania ha fatto un piano di lavoro per 10mila giovani, e non 300. Al concorso possono partecipare anche i giovani selezionati per fare i navigator. La domanda di iscrizione va presentata entro fine agosto”.

Il politico del Pd aggiunge: “Io sono pronto a firmare anche domani mattina qualunque accordo, purché Di Maio si impegni a stabilizzare entro 2 anni presso Anpal, cioè l’agenzia del lavoro, i navigator e i 600 lavoratori precari della stessa Anpal. Qui stiamo a cose di una irresponsabilità totale. Cioè l’Anpal ha 600 precari interni e fa una selezione per altri 2mila precari. Ma questi non stanno bene con la testa. In più, chiediamo la cancellazione dell’art. 3. L’art. 3 dice esattamente: ‘il navigator rimane libero di svolgere altra attività lavorativa, purché non contrastante con gli interessi di Anpal, per l’intera durata del rapporto’ – prosegue – Questo significa che ci sono giovani che svolgono un’attività professionale, continuano a farla e al fine settimana si prendono lo stipendio da navigator. Ma questi stanno bene con la testa o no? Questi sono i problemi seri, non le imbecillità che continua a dire questo pinguino che va girando per l’Italia. Quindi, sono pronto a firmare tutto, purché Di Maio si impegni ad assumere questi 4-500 selezionati. E non voglio dire come sono stati selezionati per carità di patria: in 20 giorni prima della campagna elettorale per le europee. Stendiamo un velo pietoso”.

E rincara: “Una delle cose che potrebbe fare il cosiddetto ministro del lavoro riguarda il concorso regionale, calibrato sui posti immediatamente disponibili. Molti Comuni, nell’immediatezza, risultano in pre-dissesto e quindi non aderiscono al piano, ma tra uno o due mesi possiamo avere altri 100 Comuni che escono da situazioni di bilancio critiche. E’ così difficile tenere aperta questa lista di idonei per 3 anni, senza ogni volta dover ripetere il concorso? Questa è una domanda che rivolgo al pinguino Di Maio. Questo significa fare cose serie per il lavoro, non le buffonate propagandistiche che stanno facendo coi navigator. Ma queste sono cose demenziali. D’altra parte, questo è un signore in guerra con la grammatica, con la sintassi e oggi pure con la matematica. L’ultima scienziateria che ha prodotto è quella del ‘mandato zero'”.

De Luca chiosa: “Il ‘mandato zero’ è l’ennesima palla che ha prodotto il pinguino, l’ultimo esempio della cialtroneria politica di questi. Dovremmo fare un elenco di tutte le cialtronerie che hanno promesso per dieci anni fa e che poi hanno tradito. Cominciamo dai navigator, il cui contratto è un co.co.pro. Cioè hanno introdotto il decreto dignità per eliminare il precariato e che fanno? Propongono un altro contratto per precari. Cose da manicomio. E poi: Ilva per cui dissero ‘facciamo i giardini fioriti’ e sta lì. No Tap e invece si fa. Tav, per la quale ci hanno stritolato i perpendicoli per 10 anni, e ora la faranno tranquillamente. Un anno perso appresso a lui e a quell’altro pinguino di Toninelli. E ancora condoni fiscali, condoni edilizi, no vaccini. Io vorrei parlare con il loro elettorato e non certo con questi pinguini qui. Ormai sono in caduta libera“.

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Palermo, M5s espelle ex capogruppo Forello e consigliera Argiroffi. L’ex candidato sindaco: “Non si può esprimere dissenso, è epurazione”

L’ex capogruppo Ugo Forello e la consigliera Giulia Argiroffi sono stati espulsi dal Movimento Cinque Stelle. Il provvedimento, firmato dal collegio dei probiviri, viene considerato “un fatto gravissimo” dall’ex candidato sindaco di Palermo, poi numero uno in assise comunale. “La fase di epurazione si sta completando”, è stata la prima reazione di Forello che aveva ricevuto l’apertura del provvedimento disciplinare a fine maggio.

“Mi viene contestato il reato d’opinione – spiega – l’avere leso con le mie dichiarazioni l’immagine dei 5 Stelle”. Si riduce così a tre consiglieri (Concetta Amella, Rosalia Lo Monaco e Antonino Randazzo) la pattuglia del M5s in consiglio comunale a Palermo. L’ormai ex pentastellato ha aggiunto: “Ho lottato fin dove ho potuto. Ritengo che non possa esistere un Movimento in cui si possa vietare ai propri iscritti la possibilità di esprimere il proprio dissenso. Tutto questo dimostra che nel M5S non c’è democrazia”.

I provibiri Raffaella Andreola, Jacopo Berti e Fabiana Dadone nelle motivazioni dell’espulsione di Argiroffi imputano la decisione ai “suoi comportamenti attraverso i quali si è dichiarata indipendente dai lavori del resto del gruppo consiliare di appartenenza” anche “attraverso modi di agire poco cooperativi e trasparenti nei confronti degli iscritti, anche attraverso l’adesione a progetti e idee di altri gruppi politici senza la preventiva condivisione con il resto del gruppo politico di appartenenza”.

Una spiegazione simile a quella con cui è stato deciso l’allontanamento di Forello, che nei mesi scorsi era stato sostituito come capogruppo e aveva annunciato di voler lasciare il Movimento dopo le polemiche seguite alle sue prese di posizione critiche verso la linea del movimento nazionale su temi come quello dell’immigrazione. In difesa dei due è intervenuta la senatrice Paola Nugnes: “Ho conosciuto Ugo e Giulia, due ottime persone, il M5s di Di Maio continua le epurazione per ‘reato di opinione'”, ha scritto su Facebook.

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Tav, Salvini: “M5s? Chi rimane per il no è contro il futuro e contro il buonsenso”

Il No del M5S alla Tav è “Contro il buonsenso. Che la Tav sia utile la Lega lo dice da sempre. Che costi di più sospenderla che finirla è evidente. Chi rimane contro il Tav non è contro Salvini ma è contro tout court, è contro il buonsenso”. Lo dichiara Matteo Salvini fuori da palazzo Chigi. 

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Tav, Durbiano (ex sindaco Venaus): “Testamento del M5S, è un’istigazione alla violenza”

“Credo che il M5s abbia deciso di scrivere il proprio testamento politico – così Nilo Durbiano, ex sindaco di Venaus e fervente No Tav, dopo le dichiarazioni di ieri del premier Giuseppe Conte – La loro avventura è conclusa. Il Governo e il ministro Salvini non si rendono conto del disastro sociale che questa scelta comporterà. Qui in Val di Susa si respira, nella migliore delle ipotesi, aria di delusione. Questi stanno scherzando con il fuoco. Io ho paura della violenza ma questa è un’istigazione alla violenza. Una mini Tav? Il collegamento Torino-Lione esiste già, il progetto attuale però sarà una cattedrale nel deserto. In quella stazione ci caricheranno solo delle pecore” ha detto il No Tav.

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No Tav, annunciata nuova protesta: “Migliaia al cantiere, il M5s cerca solo di salvare faccia”. Le reazioni 5stelle, Morra: “Serve chiarezza”

Il Movimento 5 stelle resta contrario al Tav. Lo ha ribadito subito il capo politico Luigi Di Maio, invocando il voto del Parlamento. Dopo la svolta sulla Torino-Lione annunciata dal premier Giuseppe Conte su Facebook spiegano che “dire no costerebbe più che completare” l’opera, le acque all’interno dei Cinquestelle restano però agitate. Il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra in un video su Facebook invoca chiarezza: “Prima il ‘mandato zero’ e poi la questione Tav, a me sembra che ci sia un pochino di confusione, che vorrei invitare a combattere facendo chiarezza, perché il M5s è nato per dire la verità“. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, tiene a sottolineare che “deciderà il Parlamento e il M5s dirà no”. Ma per i No Tav il voto delle Camere sarà “scontato” e questa posizione “è solo un tentativo dei Cinquestelle di salvare la faccia“. Gli attivisti contrari all’Alta Velocità hanno già annunciato una nuova grande manifestazione per il prossimo sabato pomeriggio: “Avanti con la lotta, in migliaia al cantiere“.

“Il Movimento 5 Stelle ha sempre detto che il Tav non va fatto. Nel contratto di governo è prevista una rivisitazione dell’opera”, ricorda a ‘Omnibus’ su La7 il ministro Bonafede. Che poi aggiunge: “Si vedrà in Parlamento quali sono le priorità delle altre forze politiche, se vogliono fare un favore ai francesi“. “L’opera era già stata decisa da precedenti governi – aggiunge il Guardasigilli – si deve tenere conto degli accordi che sono stati fatti con la Francia”. “Noi siamo il Movimento 5 stelle e dobbiamo ragionare con la nostra testa e non con le sirene del mainstream che condizionano i nostri pensieri”, è invece l’invito che arriva da Morra. “Siamo nati dicendo che il Tav non si sarebbe dovuto fare”, aggiunge, sottolineando che “quel Tav in Val di Susa è pura follia“. Presto “mi rivedrete con la cravatta no Tav”.

Nella serata di ieri il ministro M5s Riccardo Fraccaro aveva provato a frenare i dissidi: “Deciderà il Parlamento, non c’è nessuna giravolta”. Lo stesso concetto ribadito anche dal capogruppo Stefano Patuanelli e dal sottosegretario Stefano Buffagni che ha ricordato: “Il Parlamento è sovrano”. “Io rimango no Tav tutta la vita e non sono d’accordo con le parole di Conte secondo il quale ‘dire no costerebbe di più che proseguire l’opera’”, ha rivendicato Paola Taverna. Mentre le critiche più dure sono arrivate dal senatore Alberto Airola: “Non si è voluto sentire ragione, Conte è stato mal consigliato perché i modi per sospendere il Tav c’erano”.

Avanti “con la nostra lotta popolare per fermare quest’opera inutile ed imposta. Lo faremo come abbiamo sempre fatto mettendoci di traverso quando serve e portando le nostre ragioni in ogni luogo di questo Paese che siamo convinti stia con noi”. Il movimento No Tav annuncia così una mobilitazione con migliaia di persone per sabato pomeriggio. “Dimostreremo fin da subito la nostra vitalità con il festival Alta Felicità che prenderà il via giovedì – si legge in un comunicato diffuso sul web – portando migliaia di notav nella nostra Valle, e che porteremo tutti insieme a vedere il cantiere sabato pomeriggio”. “Fermarlo è possibile, fermarlo tocca a noi!”, è l’impegno del movimento. Il premier Conte “dimostra di non conoscere la determinazione del movimento No Tav“. È la conclusione di un messaggio che sta circolando in queste ore sui siti web di area. Nel testo si legge fra l’altro che il presidente del Consiglio “sa che la Torino-Lione non serve a nulla“, “sa che si creerà un problema di ordine pubblico“, “ha ben chiaro” che “perderà tanti voti e rispetto politico” ma “non conosce la determinazione del movimento No Tav”.

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Tav, Taverna: “No tutta la vita, opera inutile”. Fraccaro: “Nessuna giravolta”

“Deciderà il Parlamento, non c’è nessuna giravolta. Non abbiamo i numeri per fermare il Tav? Vedremo”. Così, con queste poche parole il Ministro m5s Riccardo Fraccaro si congeda dai giornalisti che lo intercettano al termine di una cena nel cuore di Roma. Fraccaro è assieme a Buffagni, ai capogruppo di Camera e Senato, D’Uva e PatuanelliPaola Taverna e Pietro Dettori. Di lì passa anche Michele Dell’Orco sottosegretario di Toninelli al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, già pesantemente criticato ieri da Massimo Bugani Fare un passo indietro da sottosegretario dopo le parole di Conte? Il Parlamento dovrà votare per annullare questi trattati. Saremo in minoranza? Mi interessa che il Movimento mantenga la coerenza con quanto detto in questi mesi”. Toninelli è ministro delle Infrastrutture e resterà ministro delle Infrastrutture”, afferma Stefano Patuanelli, che i rumors danno come possibile sostituto proprio di Toninelli al ministero delle Infrastrutture: “Non parlo dei se”, si congeda velocemente dalle domande. Sul Tav “il Parlamento è sovrano” si arrende il sottosegretario 5 Stelle Stefano Buffagni. “Io rimango no Tav tutta la vita e non sono d’accordo con le parole di Conte secondo il quale ‘dire no costerebbe di più che proseguire l’opera’ io spero che ci sia in Parlamento una convergenza contro il Tav per il bene del paese, perché è un’opera inutile”.

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martedì 23 luglio 2019

Tav, lo sfogo di Airola (M5s): “Di Maio pilatesco. Conte mal consigliato, si poteva fermare”

“Non si è voluto sentire ragione, Conte è stato mal consigliato perché i modi per sospendere il Tav c’erano”. Il Senatore M5s Alberto Airola si sfoga a due passi dal Senato dopo aver ascoltato le parole del presidente Conte: “I 5 Stelle nel governo hanno molto più potere contrattuale di quanto pensino e non lo usano questa è l’accusa che io rivolgo alla nostra dirigenza, perché Salvini non vuole andare ad elezioni ma tenere questo governo in piedi”. La posizione espressa da Di Maio? Non la condivido perché è una posizione pilatesca, un modo per lavarsi le mani del fatto che Conte abbia detto sì, quando poteva dire no. Ora noi voteremo no, saremo bravi a votare contro il Tav mentre tutti gli altri voteranno a favore. Quello di Di Maio è un imbroglio”. Airola comunque non pensa di lasciare, almeno per ora la carica di senatore né di lasciare il Movimento. “Sono uno dei pochi 5 Stelle rimasti, sono loro che dovrebbero dimettersi in massa, non io.

Molti di noi non capiscono questa del Tav è una battaglia identitaria. Resterò a combattere. Ho sentito poco fa Perino che mi ha detto ‘non ti devi dimettere’ e forse ha ragione. Toninelli? Probabilmente salterà e metteranno un altro ministro 5 stelle più compiacente. Di fatto così – prosegue il senatore pentastellato – questo governo non va avanti: o noi rimettiamo in equilibrio le nostre esigenze e le nostre proposte con la Lega oppure la Lega può andare con Berlusconi che è molto più capace di noi a stringergli i cosiddetti”. Grillo? “Mi ha detto di stare tranquillo”.

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Tav, M5s dopo il via libera di Conte: “Il nostro no all’opera non cambia, si esprimano le Camere”

“Alla luce delle dichiarazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ringraziamo per l’impegno, chiederemo che sia il Parlamento ad esprimersi e in aula vedremo l’esito della votazione. Vedremo chi è a favore di un progetto vecchio di 30 anni e chi invece sceglierà di avere coraggio”. La nota congiunta dei capigruppo M5S Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva arriva a pochi minuti dalla svolta sul Tav, annunciata via facebook dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il premier, che ha sottolineato la disponibilità dell’Europa ad aumentare gli stanziamenti per la realizzazione dell’opera. “In merito al Tav la posizione del MoVimento 5 Stelle non cambia. Il nostro No a un’opera che rischierebbe di nascere già vecchia è deciso”.

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Tav, Salvini: “Si farà, come è giusto. Adesso sbloccare i cantieri fermi”. Capogruppo M5s Piemonte: “#Tuttiacasa sarebbe per voi”

“Il Tav si farà, come è giusto”. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, esulta dopo la diretta Facebook in cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato che il governo non si opporrà all’opera perché “non farla costerebbe più che proseguire”. “La Tav si farà, come giusto e come sempre chiesto dalla Lega. Peccato per il tempo perso, adesso di corsa a sbloccare tutti gli altri cantieri fermi”, ha dichiarato. 

Dura la reazione del capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Piemonte, Francesca Frediani, che si è sempre opposta alla Torino-Lione: “Un governo di cui fa parte il M5s dà l’ok al Tav? Inaccettabile – ha detto – Il #tuttiacasa stavolta sarebbe per voi”.

Anche Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, si dice contenta per la scelta del capo dell’esecutivo: “Con un anno di colpevole ritardo, Conte ha finalmente preso atto della realtà e ha detto sì alla Tav, folgorato sulla via di Lione. Alleluia. Ora i ministri ideologicamente contrari alle grandi infrastrutture dovrebbero trarne le dovute conseguenze. Altrimenti significa che sono contrari alle grandi opere ma non alle grandi poltrone”. Mentre la compagna di partito e presidente dei deputati forzisti, Mariastella Gelmini, chiede le dimissioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli: “Conte innesta la retromarcia su Tav Torino-Lione. Adesso scopre che non farla costerebbe di più. Quando si dice la coerenza. Dopo la lettera di licenziamento di Coppola, ora Toninelli dovrebbe scrivere quella delle sue dimissioni”.

Le fa eco Giorgia Meloni,. presidente di Fratelli d’Italia: “Dopo aver fatto perdere tempo all’Italia per un anno, Conte dichiara che ‘non realizzare il tav costa più che farlo’. Finalmente. Ora però, per il bene dell’Italia, l’analisi costi-benefici si faccia al ministro Toninelli. Speriamo in tempi più brevi”, ha scritto su Twitter.

Matteo Renzi, su Facebook, se la prende con i ritardi nelle scelte da parte dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle: “Ci hanno messo un mese per capire che non bisognava uscire dall’euro. Tre mesi per capire che gli 80 euro andavano tenuti. Sei mesi per capire che la fatturazione elettronica serviva. Ora dopo appena un anno dicono di sì alla Tav. Non sono cattivi, è che ci arrivano dopo. Basta avere pazienza, il tempo è galantuomo”. “Sembra che Conte stia per annunciare il sì alla Tav e che di conseguenza Toninelli stia per dimettersi. Sarebbero due ottime notizie per l’Italia”, commenta Maria Elena Boschi.

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Pd, Rosato: “Intesa con M5s? No. Noi alleati di Berlusconi ma non c’era Toninelli ministro”

“Terreno comune tra Pd e M5s? Non c’è. E’ vero che siamo stati alleati di Berlusconi nel governo Letta, ma durò poco. Ci fu anche un governo con la Lega agli inizi degli anni ’90, ma erano tempi diversi. Berlusconi aveva le tv e Mediaset, oggi ci sono Casaleggio e il primato del M5s nella rete. Però devo dire che Berlusconi non ci ha mai messo Toninelli come ministro dei Trasporti“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, dal deputato Pd Ettore Rosato, che ribadisce la sua assoluta chiusura nei confronti di una ipotetica intesa col M5s, così come ventilata ieri, in una intervista al Corriere della Sera, dall’ex ministro dem Dario Franceschini.

E spiega: “L’importante è essere tutti chiari e chiudere definitivamente questa strada. In politica è normale dialogare con tutti, però bisogna fare alcuni discernimenti e alcune scelte forti. C’è un partito come il M5s che chiede l’impeachment per il capo dello Stato affinché non succeda quello che non gli piace, vota qualunque cosa proponga Salvini, è contrario a qualsiasi tipo di investimento produttivo, di crescita e di sviluppo. In più, passa la giornata a insultare noi, anziché governare. Mi sembra, quindi, sia preclusa qualsiasi strada per governare con loro. Sulla legalità e sula trasparenza codificano solo per gli altri, mai per loro. Non ho mai visto trasparenza nel M5s. Teorizzavano le dirette web e non ne abbiamo vista neanche una, tranne quella con Bersani. E’ l’ipocrisia di gente che è solamente attaccata alla loro poltrona”.

Il vicepresidente della Camera puntualizza: “Certo, questo non vuol dire che non dobbiamo rivolgerci continuamente al loro elettorato, che è molto mobile ed è stato illuso da un partito che dice tutto e il contrario di tutto. Di Maio un giorno dice che con Atlantia gli aerei di Alitalia cadrebbero e quindici giorni dopo dice: ‘Meno male che è arrivata Atlantia a salvare Alitalia’. O Di Maio è un mentitore seriale o gli aerei stanno per cadere. Io penso sia la prima. Di Maio è fatto così, cambia idea su tutto. Sud? Non mi sembra che dal M5s ci sia una politica di sviluppo sul mezzogiorno, c’è solo una politica di annunci. Quindi, anche su questo la distanza è enorme – prosegue – Il reddito di cittadinanza è, al massimo, una mezza politica di assistenzialismo ed è un aggravio per i problemi del Mezzogiorno. Francamente con il M5Ss ci trovo delle distanze abissali proprio perché loro non hanno una linea. Il M5s costruisce una linea solo sul sentiment che sente ogni mattina sui social. Chi oggi continua a votare M5s sa benissimo che sta votando per una politica di destra, decisamente di destra. Questo è il governo più di destra che abbia mai avuto questo Paese”.

E conclude: “M5s e Lega sono in sintonia, sono le facce della stessa medaglia, la pensano alla stessa maniera, usano le fake news come strumento di lavoro e di dialogo quotidiano con le persone. E hanno fatto quindi un governo insieme. La legge elettorale che porta il mio nome è criticata e criticabile, ma non è stata mica cambiata da questa maggioranza. Anzi, Lega e M5s l’hanno portata in Aula per un aggiustamento tecnico generato dalla riduzione del numero dei parlamentari, senza modificare una virgola dell’impianto”.

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lunedì 22 luglio 2019

M5s, Appendino: “Riunione di maggioranza serena”. E annuncia: “Non mi ricandiderò”

“Oggi abbiamo affrontato la discussione politica, facendo un punto sui singoli assessorati, sui progetti in piedi e su quelli significativi per i prossimi due anni – così Chiara Appendino, uscita dalla riunione di maggioranza avuta con i suoi consiglieri del M5S – Si è parlato di Atp Finals, Open For Business, nuovo piano delle periferie, l’accordo per la sicurezza e lo sviluppo integrato, Ztl. Sono una decina di punti e lunedì prossimo continueremo. Mandato zero di Di Maio? Non cambia nulla, continuerò il mio mandato e credo che sia una buona regola quindi voterò a favore. Io non mi ricandiderò” ha detto la sindaca di Torino.

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Passante Bologna, Bugani (M5s) attacca il ministro Toninelli: “Gravissimo errore, una palata di m… per il Movimento. Abbiamo fallito”

“Per me è un momento molto doloroso. Mai avrei pensato di arrivare a questo punto, anche perché su questa battaglia il Movimento ha costruito la propria credibilità politica in città. Però si tratta di una palata di m… per il M5s“. È lo sfogo, in Consiglio comunale, del consigliere pentastellato Massimo Bugani. In Aula si discute del via libera al progetto del Passante di Bologna, opera contro la quale si era speso proprio Bugani. “Ma il ministro Danilo Toninelli ha dato l’ok. Un gravissimo errore da parte sua”.

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Passante di Bologna, Bugani (M5s) attacca Toninelli: “Perso di vista gli obiettivi. Il sì è un errore grave, palata di m… per il Movimento”

Danilo Toninelli finisce nel mirino anche di esponenti del Movimento Cinque Stelle. Per il motivo contrario a quello della Lega, ovvero per il via libera al passante di Bologna. L’attacco al ministro delle Infrastrutture arriva da Massimo Bugani, capogruppo pentastellato in Consiglio comunale e uomo molto vicino a Luigi Di Maio e Davide Casaleggio: “Si potrà ancora fermare tutto – dice attaccando anche Michele Dell’Orco, sottosegretario al Mit – Si potrà, chissà, cambiare un ministro e un sottosegretario, che sembra abbiano perso di vista in questo momento il motivo e gli obiettivi per cui eravamo lì”. Quindi: “È un errore grave, una palata di merda per il M5s”.

L’intervento di Bugani arriva durante la seduta del consiglio che dovrebbe dare il via libera al progetto del passante di Bologna, dopo l’okay del ministero guidato da Toninelli, sotto attacco anche di Matteo Salvini per il no alle grandi opere. Come aveva spiegato Il Resto del Carlino, da Roma era arrivato il nuovo testo dell’accordo sull’allargamento di tangenziale e autostrada, assai “simile” all’originario del 2016: leggermente più corto, comporterà un risparmio di circa 120 milioni di euro sui circa 750 calcolati dopo l’ok alla Via. 

Il punto è che Bugani e i Cinque Stelle bolognesi hanno fatto del “no” al Passante uno dei pilastri delle loro battaglie in città. “Per me è un momento molto doloroso, però il gruppo di Bologna non meritano né i ‘vattene’, né gli insulti”, ha sottolineato Bugani, ricordando che “non eravamo certo lì per allargare di 6 corsie un’autostrada o fare nuovi cantieri per aumentare il Pil, ma per fare altre opere e sbloccare il Pil in altro modo”. Secondo Bugani, quindi, il sì di Toninelli “è un errore grave” e sinonimo di sconfitta: “Abbiamo perso 4-0, questa è una palata di merda per il M5s”.

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Autonomia, Fontana a Conte: “Si scrolli di dosso chi lo condiziona con notizie false”

“Io al presidente Conte chiederei soltanto di non lasciarsi condizionare dalle tante persone che cercano di dare notizie false e assolutamente infondate. Sono un inguaribile ottimista e, dato che il presidente Conte è una persona perbene, credo che si scrollerà di dosso i tanti personaggi che lo vogliono condizionare. E prenderà in mano la situazione”. E’ l’appello rivolto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte dal governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, nel corso de“L’Aria che tira”, su La7.

Fontana smentisce che la riforma leghista sulle autonomie danneggerebbe il Sud: “E’ una bugia. Sfido chiunque a trovarmi un passaggio del documento che abbiamo predisposto dal quale si possa dedurre che verrebbero avvantaggiate solo alcune Regioni. Sono follie. Qui stiamo discutendo con due regole distinte. Si pretende di giocare a pallone usando le mani. Non è assolutamente vero, anzi noi chiediamo l’applicazione di una normativa che sarebbe a favore di tutto il Paese e sicuramente del Sud. Certo, va a danno di quegli amministratori incapaci che pretendono di nascondere le proprie incapacità dando la colpa ad altri o a Roma”.

E rincara: “L’ufficio parlamentare di Bilancio dice che quella riforma costerebbe di più per le casse dello Stato? E’ una cosa vergognosa questa affermazione. Ognuno lancia le cifre a casaccio. E’ chiaro che così la gente si spaventa. Nel nostro documento, al contrario, si parla di invarianza di costi per lo Stato“.

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Pd, Faraone: “Il partito epura i renziani per fare accordo col M5s. Di Maio uguale a Salvini”

Stanno epurando a uno a uno i renziani del Pd per dimostrare al M5s che ci sono le condizioni per un accordo. La Sicilia diventa laboratorio politico di un esperimento del genere. Mi batterò contro questa prospettiva”. A dirlo, in conferenza stampa a Palermo, l’ex segretario regionale Davide Faraone, dopo l’annullamento della sua elezioneDario Franceschini, secondo Faraone, sarebbe uno dei protagonisti del processo politico che dovrebbe portare a un accordo tra il Pd e il M5s. “La conferma – sostiene – viene dalla sua intervista di oggi al Corriere della Sera. È un’operazione cinica e pericolosa contro la quale mi batterò fino alla fine. Mi hanno perfino offerto una poltrona a Roma ma non sono interessato. Io non mi arrendo, non faccio passi indietro”.

Sul commissariamento della regione, deciso al Nazareno, ha precisato: “Non ho violato alcuna regola. Mi hanno contestato di aver organizzato le primarie in Sicilia prima che fossero eletti i segretari provinciali. Ma è stata Roma ad aver ritardato questa fase. Sostengono poi che avrei spostato qualche data: esattamente quello che è stato fatto per le primarie nazionali”. La verità, secondo Faraone, è un’altra: “Chi ha voluto la mia epurazione solo gli stessi che si sono trovati bersaniani quando c’era Bersani a comandare, renziani quando c’era Renzi, zingarettiani ora che c’è Zingaretti“.

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Governo, Zingaretti: “Smentisco possibilità di alleanza tra PD e M5s, in caso di crisi voto”

“Nessun governo con il M5s è alle porte e nessun governo con il M5s è l’obiettivo del Pd. Questo anche Franceschini lo dice in modo chiarissimo”. Così a margine di una iniziativa a Roma il segretario del Pd Nicola Zingaretti, riferendosi all’intervista rilasciata oggi da Dario Franceschini. “Così come prendere atto che ci sono due forze diverse – ha aggiunto – significa semplicemente evitare che sempre di più diventino un blocco. Invece non è così”.

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Campania, la protesta dei navigator sotto la Regione: “De Luca firmi la convenzione e ci faccia lavorare”

Protestano davanti alla sede della Regione Campania, a Napoli, per chiedere di poter iniziare il loro lavoro: sono gli idonei del concorso per navigator, coloro che dovranno guidare chi percepisce il reddito di cittadinanza nella ricerca di un lavoro. Protestano davanti alla sede della Regione Campania assieme ai consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle “perché De Luca non vuole firmare” per stipulare la convenzione con l’Anpal, l’Agenzia nazionale per il lavoro, che permetterà ai vincitori del concorso di iniziare a lavorare. Eppure, sottolineano, “in sede di Conferenza Stato-Regione lo stesso De Luca si è impegnato a sottoscrivere lo schema di convenzione per il loro lavoro”. A protestare i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Campania, il cui partito politico ha portato avanti e approvato il Decreto dignità per il riconoscimento del reddito di cittadinanza. 

Il presupposto da cui parte Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, è che così come pensati, i navigator andranno a ingrossare le fila del precariato. Un concetto ribadito più volte dallo stesso governatore. “De Luca sta bloccando la assunzione di 471 laureati 1700 euro netti al mese a cui si aggiungono 300 euro di rimborsi – ha affermato Valeria Ciarambino, consigliere regionale dei Cinque Stelle – Blocca la possibilità di far incontrare chi cerca lavoro con chi lo offre, fingendo di essere a difesa del lavoro stabile”. Ciarambino assicura che i Cinque Stelle “non lo permetteranno” e fa sapere che “al Ministero stanno studiando quali possibilità” ci sono nel caso in cui De Luca decida di non firmare “un mero atto che permetterebbe l’entrata in servizio dei 471 navigator”.

(video da Facebook amici di Beppe Grillo Salerno e Movimento 5 Stelle Campania)

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