Il nuovo faccia a faccia è fissato alle ore 11. L’ultimo è durato quattro ore ma non ha portato ad alcun accordo: il nuovo governo giallorosso non esiste ancora. La riunione notturna a Palazzo Chigi tra il leader M5s Luigi Di Maio e Giuseppe Conte da un lato e il segretario dem Nicola Zingaretti e il suo vice Andrea Orlando dall’altro, sembra avere riportato indietro le lancette dell’accordo, in attesa del nuovo incontro che inizierà alle 11. I nodi non sembrano essere tanto quelli del programma e della manovra, sui cui pure Zingaretti vuole un’intesa di massima prima di tornare al Colle per il secondo giro di consultazioni. Il vero rebus è la composizione della squadra di governo: se il veto su Conte premier è di fatto caduto, resta il problema dei vice. Con Zingaretti intenzionato a restar fuori dall’esecutivo e l’avvocato che invece spinge perché ad affiancarlo siano i leader dei due partiti della nuova coalizione. Di contro Di Maio punta a chiudere per sottoporre l’accordo agli iscritti sulla piattaforma Rousseau, ma il Pd – secondo ricostruzioni fino ad ora non smentite – si è presentato al tavolo con la richiesta di sottoporre la nascita del governo al solo voto dei gruppi parlamentari. Del resto, Zingaretti aveva già inserito la volontà di riportare in primo piano la democrazia rappresentativa nei 5 punti programmatici portati al primo tavolo con i pentastellati.
Il rebus dei vice – Caduto il veto sulla sua permanenza all’interno dell’esecutivo, Conte ha provato a far passare per sé il ruolo di garante super partes ricoperto nel governo gialloverde. Con Zingaretti e Di Maio come vice. Ma il governatore del Lazio non ci sta: intende restare in Regione e “non farà parte di un governo Pd-M5S”, spiegavano nella notte gli ambienti dem. Questo perché, è il ragionamento, Conte va ormai considerato in quota 5 Stelle. E il Pd vuole la poltrona di vicepremier, ma a patto che sia un incarico unico affidato a Orlando. Sull’altro fronte, il vero problema è il ruolo di Di Maio. Il leader 5 stelle avrebbe rivendicato anche il Viminale. Che anche il Pd vuole ottenere- come segno di “discontinuità” dopo la gestione Salvini – insieme ai ministeri chiave dell’Economia, della Giustizia e del Lavoro. Nessun problema per il primo e l’ultimo. In via Arenula, però, Di Maio vuole mantenere Alfonso Bonafede. Il rifiuto dei dem è però netto: o i 5 stelle prendono gli Interni o mantengono la Giustizia, non entrambi. La strada è ancora in salita, dunque, a poche ore dall’inizio del nuovo giro di consultazioni del capo dello Stato.
Il voto su Rousseau e l’assemblea M5s – Anche la consultazione su Rousseau è un tasto dolente. Per i pentastellati è irrinunciabile, nonostante la consultazione degli iscritti sull’accordo con i dem si preannunci passaggio molto delicato. Lo stesso Davide Casaleggio ieri, durante il vertice dello stato maggiore, ha espresso le sue preoccupazioni e ricordato che il voto non può essere rimandato. Da regolamento la consultazione avrebbe dovuto essere annunciata almeno 24 ore prima e preparata per tempo. Questa volta però, il timing è molto complicato e il M5s sarà costretto a scadenze ristrette. La nota positiva, per i 5 stelle, è che a mettere la faccia sul governo sarà Giuseppe Conte, il leader attualmente più apprezzato. E soprattutto sostenuto, difeso e blindato dal guru Beppe Grillo. Il suo nome sarà fondamentale, in caso di accordo, per convincere la base. In serata, verso le 19, è poi in agenda l’assemblea congiunta dei gruppi M5s: un passaggio più che altro formale, perché Di Maio ha già avuto il mandato per trattare con il Pd e la base degli iscritti è quella che ha potere di far saltare il banco.
La direzione Pd – Per il Partito democratico l’esame dell’eventuale intesa sarà fatto invece in direzione. Zingaretti, che per giorni ha ribadito il veto sul premier, ha deciso di rivedere la sua posizione dopo le pressioni interne ed esterne. Ma vuole, per andare fino in fondo, farsi votare il mandato dalla direzione, visto che la settimana scorsa il via libera era soltato a “verificare” l’esistenza di una nuova maggioranza. Quindi ci sarà un altro voto e un’altra riunione collettiva. Dopo l’incontro con i tavoli di lavoro di domenica scorsa, sarà la terza occasione durante la quale Zingaretti cercherà di rendere più possibilmente collegiali le decisioni. È una delle strade scelte dal segretario Pd per realizzare la “discontinuità” che invoca da giorni: una spada agitata sul percorso che avrebbe dovuto riportare Conte a Palazzo Chigi, poi sacrificata sull’altare dei temi. L’appuntamento al Nazareno è per le 18.
Il calendario delle consultazioni – Mentre in centro Pd e M5s riuniranno direzione e gruppi parlamentari, sul Colle più alto di Roma, Sergio Mattarella inizierà il secondo giro di consultazioni. Si parte alle 16 e si chiude alle 19 di mercoledì. Lo schema è lo stesso del primo giro: Alle 16Mattarella telefonerà al senatore a vita Giorgio Napolitano. Poi sentirà i presidenti di Senato e Camera, Elisabetti Casellati e Roberto Fico, quindi a seguire alle 18:40 i gruppi Misti dei due rami del Parlamento. Nel pomeriggio della seconda giornata sfileranno invece le delegazioni maggiori: Forza Italia alle 16, Pd alle 17, Lega alle 18, M5s alle 19. Per allora i giochi interni ed esterni.
CRONACA ORA PER ORA
10.04 – Calenda: “Spettacolo indecoroso, Pd sotto schiaffo”
“Sono stato zitto, come promesso, fino all’inizio delle consultazioni. Ma ora basta. Lo spettacolo è indecoroso. Oggi iniziano e noi stiamo prendendo da giorni schiaffi da Di Maio e soci. C’è un democratico rimasto che si ribelli ai diktat su Conte e a un negoziato che non ha toccato un tema vero (ILVA, Alitalia, Tap, Tav, RDC, Quota 100..)?! #Basta. Partito Democratico”. Così sui social Carlo Calenda.
10.02 – Di Maio ai suoi: “Se non dicono sì a Conte inutile rivedere Pd”
“Se non dicono si a Conte è inutile vedersi. Sono stanco dei giochini”. È quanto avrebbe detto ai suoi ieri sera Luigi Di Maio.
L'articolo Crisi di governo, M5s: “Nessun nuovo incontro col Pd senza sì ufficiale a Conte”. Oggi al Colle cominciano le consultazioni – LA DIRETTA proviene da Il Fatto Quotidiano.
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