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lunedì 7 ottobre 2019

Riforme, la bozza dell’accordo di maggioranza da vincolare al taglio dei parlamentari: dai regolamenti alla nuova legge elettorale

È in corso alla Camera il vertice di maggioranza per chiudere l’accordo sulle garanzie costituzionali da affiancare al taglio dei parlamentari che martedì 8 ottobre affronterà l’ultimo voto a Montecitorio. Se, infatti, i 5 stelle avevano posto come condizione per far partire il governo Conte 2 il via libera alla riduzione delle poltrone, dall’altra parte i democratici avevano chiesto che al provvedimento si vincolasse un pacchetto di riforme. Presenti all’incontro di questo pomeriggio, oltre al ministro M5s per i Rapporti con il Parlamento con delega alle Riforme Federico D’Incà, i vicecapigruppo M5s Francesco Silvestri e Gian Luca Perilli, i capigruppo Pd Graziano Delrio e Andrea Marcucci, la capogruppo alla Camera Maria Elena Boschi e i capigruppo di Leu Federico Fornaro e Loredana De Petris.

E’ la prima volta nella storia della Repubblica che si vara una riforma costituzionale che richiede degli ulteriori interventi per minimizzare gli effetti collaterali. Di questo si occuperà il documento che i capigruppo sono chiamati a redigere. Stando alla bozza diffusa in queste ore, si prevede che entro ottobre siano incardinate tre riforme: la modifica della base elettorale del Senato (non più “su base regionale” ma “pluriregionale”); il taglio del numero dei delegati regionali nell’elezione del Presidente della Repubblica; unificazione dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato (18 e 25 anni). Sempre entro la promulgazione dovranno essere pronti i nuovi regolamenti di Camera e Senato. La riforma della legge elettorale inoltre, altro scoglio molto importante peer il governo, sarà presentata “entro la promulgazione della riforma” con il taglio dei parlamentari, vale a dire a dicembre se nessuno chiederà il referendum confermativo (ci sono tre mesi di tempo dall’approvazione in Parlamento). Rimane da definire tempi e accordi su altre riforme chieste dal Pd (la partecipazione dei governatori alle sedute del Senato in cui si vota per l’Autonomia, e la sfiducia costruttiva) e del vecchio cavallo di battaglia di M5s, il referendum propositivo.

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