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sabato 29 febbraio 2020

Crozza diventa per la prima volta Vito Crimi: “Io sono come i 5 stelle. Viviamo in un enorme film porno: ci infiliamo nel primo buco che troviamo”

Maurizio Crozza, nella prima puntata della nuova stagione di Fratelli di Crozza , in onda il venerdì in prima serata sul Nove, veste per la prima volta i panni di Vito Crimi. Ritratto come un cartone animato, precisamente i Simpson, Crimi (alias Crozza) afferma candidamente di non sapere nulla sulle scelte politiche del Movimento 5 Stelle. L’unica certezza del capo politico del M5S resta: “Io di mio direi che è arrivato il tempo di “arare”. Bisogna tornare ad “arare” prima “seminare” e poi “arare”. Interrogato sul destino del Movimento poi conclude: “Io sono come loro. Viviamo in un enorme film porno: ci infiliamo nel primo buco che troviamo. Per fortuna ho un altro lavoro…”.

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venerdì 28 febbraio 2020

Genova, ambientalista nominato dal M5s portato via a forza dalla sala consiliare per “disposizioni sul coronavirus”. Lui: “Vergogna”

“Vergognatevi, è un abuso. Fate pietà”. Rieccheggiano nella Sala Rossa del Comune di Genova le urla di Andrea Agostini, ambientalista di lungo corso e già consigliere comunale, portavoce di Legambiente e oggi convocato per essere audito come esperto dal gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle. Motivo del contendere la decisione del sindaco di convocare la Commissione a porte chiuse, senza le audizioni, per attenersi alla lettera alle disposizioni anti-coronavirus e quella del presidente Vittorio Ottonello di chiamare gli uomini della polizia locale per trascinare fuori dall’aula con la forza l’esperto. Tema del giorno dovrebbe essere l’approvazione del provvedimento che adibisce a mega parcheggio per camion a tempo indefinito alcune aree di pertinenza della storica Villa Bombrini e altri spazi nell’immediata vicinanza di quello che viene definito come centro nevralgico della produzione culturale e ricreativa del ponente cittadino dalle opposizioni e dagli abitanti del quartiere, che stanno contestando animatamente la trasformazione dell’area, dovuta dall’esigenza di fare spazio altrove all’arrivo dei magazzini Amazon. Per autorizzare il parcheggio la Commissione deve modificare l’Accordo di Programma che aveva permesso la riqualificazione di quegli spazi, da anni sede di concerti e festival, e inserire norme urbanistiche che consentano l’insediamento dell’autoparco.

L’intervento di forza ha suscitato lo sdegno dell’opposizione di centrosinistra e del M5s che, ritenendo l’espulsione un abuso, ne ha contestato le modalità. “Ieri ho presentato un esposto in Procura su quello che sta accadendo oggi – ha rimarcato Alessandro Terrile per il Pd – Perché le persone che noi volevamo ascoltare oggi, qui, ieri sono potute andare dal sindaco e oggi non sono potute venire qui?”. Rincara la dose il grillino Stefano Giordano: “Questo non è il palazzo del sindaco, è il palazzo dei cittadini e dovremmo andarcene tutti da quest’aula perché è vergognoso quello che sta accadendo”.

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giovedì 27 febbraio 2020

Sondaggi, cala il centrodestra ma Fratelli d’Italia guadagna lo 0,8%: ora è a due punti dal M5s. Pd +0,4%, stabile al 4,2% Italia Viva

Mentre nel governo continuano gli scontri tra Italia Viva e il resto della maggioranza, composta da Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali, secondo i sondaggi politici elaborati da Youtrend per Agi i cambiamenti più significativi nelle preferenze degli italiani si registrano nel centrodestra. Lega e Forza Italia perdono entrambe lo 0,6% rispetto a due settimane fa, attestandosi rispettivamente al 30,3% e al 6,0%, mentre continua l’ascesa di Fratelli d’Italia che guadagna 0,8 punti e tocca un nuovo picco, al 12,2%, insidiando il M5s che cala di 0,2 punti percentuali e si attesta al 14,2%, appena due punti sopra al partito di Giorgia Meloni.

Nel centrosinistra, il Pd guadagna lo 0,4%, salendo al 20,7% e confermandosi seconda forza politica del Paese dopo il Carroccio. La Sinistra (2,9%) guadagnerebbe 2 decimi di punto, mentre è stabile Italia Viva al 4,2% (+0,1%).

Sommando i consensi delle forze in campo, il governo ad oggi otterrebbe il 42,1%, contro il 49,4% del centrodestra che cala, nonostante il nuovo exploit di FdI. Aggregando invece le percentuali sulla base delle coalizioni che si sono presentate alle elezioni politiche del 2018, il centrosinistra avrebbe complessivamente il 29,0% e sarebbe dunque in crescita rispetto al 4 marzo 2018, al 26 maggio 2019 e a inizio settembre 2019 (quando si insediò il Conte 2). Il Movimento 5 Stelle, invece, ha più che dimezzato i consensi rispetto alle elezioni politiche del 2018. Vicini ai valori registrati alle ultime elezioni europee i dati sul centrodestra.

Foto: da Youtrend

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mercoledì 26 febbraio 2020

Coronavirus, ministra Azzolina: “Da oggi task force per lezioni online. Didattica a distanza è possibile. Stop gite? Previsti rimborsi”

“Posso rassicurare studenti e genitori che non c’è nessun rischio che i nostri studenti perdano l’anno. Le scuole nella loro autonomia scolastica potrebbero anche prevedere di allungare l’anno, ma non sarà necessario, perché abbiamo attivato una task force per garantire ai nostri studenti la didattica a distanza“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che, a riguardo, menziona la normativa secondo cui “al ricorrere di situazioni imprevedibili è fatta salva la validità dell’anno scolastico”.

“Abbiamo docenti esperti in tutta Italia – spiega – che in questa settimana si sono riuniti con me, con la Rai, con la Treccani, con Microsoft, con Google. Esiste una scuola molto più avanzata che si sta già muovendo, soprattutto in alcune zone del Paese, che, ahimè, sono anche quelle in cui oggi le scuole sono chiuse. In tantissime scuole ci sono infrastrutture e strumenti tecnologici in tal senso. Peraltro, stiamo stanziando dei soldi e abbiamo la collaborazione di Tim e di altri partner, che ci daranno una mano nei prossimi giorni”.
La ministra aggiunge: “Gli istituti in cui si tengono lezioni online sono tanti, perché il nord Italia è ben attrezzato per rispondere a queste esigenze. Penso, ad esempio, all’Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi di Busto Arsizio. Ma ci sono davvero altre tantissime scuole. Esiste un’Italia produttiva, una scuola produttiva. E dove ci saranno scuole in difficoltà noi arriveremo, perché da oggi stesso la task force che abbiamo formato questa settimana andrà in giro per tutti gli istituti scolastici nelle varie regioni a fare immediatamente formazione per docenti e per gli stessi uffici scolastici”.

Circa la permanenza della misura sulla chiusura delle scuole anche per la prossima settimana, Azzolina osserva: “Questo non lo so ancora, perché tutte le decisioni che stiamo prendendo al governo si basano sul principio della proporzionalità, in accordo assoluto con le massime autorità sanitarie. Mi rendo conto che le nostre misure siano draconiane e molto restrittive, ma lo abbiamo fatto per avere un effetto contenimento rispetto al contagio. Se, come speriamo, le misure prese per arginare la diffusione del coronavirus avranno effetti immediati, dalla prossima settimana si può pensare a chiusure delle scuole su base provinciale – prosegue – legate, cioè, alle zone del focolaio, come quelle del Lodigiano, e non più a livello regionale come ora. Se, quindi, a Varese non ci saranno casi, credo che le scuole potranno essere riaperte. Le trattenute sulla busta paga degli insegnanti? Questa è una fake news, non stiamo assolutamente parlando di assenza per malattia, quindi non ci sarà nessuna riduzione di stipendio per gli insegnanti. Come ha datto giustamente la Protezione civile, in questo momento l’epidemia più grande che abbiamo è quella delle fake news”.

Riguardo alle gite scolastiche annullate, la ministra assicura: “I genitori verranno rimborsati. Nel decreto legge abbiamo citato l’art.41 del codice del turismo, ma ovviamente anche le agenzie viaggi hanno bisogno di una risposta. E quindi faremo un decreto ad hoc, ne abbiamo parlato ieri nel Cdm col ministro Gualtieri. Ma ci tengo a dire che non è che i viaggi di istruzione potranno essere nuovamente operativi a partire da maggio. Al momento abbiamo sospeso le gite scolastiche fino al 15 marzo. Spero che a partire dal 16 marzo si possa anche ricominciare ad andare in viaggi di istruzione. Dipende dalla situazione epidemiologica delle prossime settimane”.
Battuta finale sulla situazione attuale della maggioranza: “Mi auguro che ci sia sempre un forte senso di responsabilità. Il Paese sta affrontando un momento molto delicato e gli italiani si aspettano non che la classe politica litighi o si scontri, ma che faccia squadra. Ad esempio, io nel fine settimana ho chiamato Zaia, Bonaccini e Fontana. Abbiamo lavorato insieme, perché in questi momenti è così che si fa. Gli interessi di parte devono essere messi da parte e chi non lo fa è anti-italiano e fa sciacallaggio politico”.

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sabato 22 febbraio 2020

Acqua pubblica, attivisti consegnano la “prima stella” del M5s a casa di Beppe Grillo: “Mantenete le promesse iniziali”

Si sono dati appuntamento sotto casa di Beppe Grillo, a Genova, i rappresentanti del Forum Nazionale dei movimenti per l’acqua, che vinsero i referendum contro la privatizzazione il 12 giugno 2011 e oggi restituiscono una delle cinque stelle del movimento fondato dal comico ligure, quella che simboleggia la difesa dell’acqua pubblica: “Acciaccata, malconcia e lasciata alla deriva delle logiche politiche”. Se infatti, fin dalla nascita, il M5s ha dichiarato di voler difendere il risultato referendario, i delegati del Forum che lo promosse oggi ritengono che gli eletti non abbiano fatto abbastanza: “Anche l’impegno di fare propria la proposta di legge presentata dal Forum – spiegano – giace in commissione Ambiente della Camera dei deputati, sommersa da centinaia di emendamenti e dalla chiara volontà politica delle forze di maggioranza e di minoranza di non approvarla”. Gli attivisti hanno citofonato a casa di Grillo intorno alle 11.30, trovando solo il figlio, che ha ritirato la stella in polistirolo dei portavoce: “Basta tatticismi, mezze verità, continui ritardi e bugie, il Parlamento si assuma le proprie responsabilità – hanno detto – e proceda celermente alla discussione della nostra proposta di legge nel rispetto della volontà popolare chiaramente espressa dalla maggioranza assoluta del popolo italiano con i referendum del 2011″. A fine novembre, tuttavia, quando Luigi Di Maio era ancora capo politico del M5s, aveva dichiarato di voler inserire tra le priorità dell’agenda di governo 2023 proprio l’acqua pubblica.

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giovedì 20 febbraio 2020

Nomine partecipate, Buffagni attacca Renzi: “Il genio di Rignano è preoccupato, mi ha stufato. Parliamo di come far crescere il Paese”

“Ho letto che il genio di Rignano sull’Arno (Matteo Renzi, ndr) è molto agitato, a me ha anche stufato. Ho visto che è molto preoccupato per le nomine, bene. Ma io dico che prima di parlare dei nomi credo che questo Paese, e soprattutto questo governo, debba dibattere su cosa vuole che queste imprese realizzino, su quale sia l’orizzonte delle aziende di Stato, che devono sviluppare crescita e lo sviluppo sostenibile del Paese”. Così, in un video su Facebook, il viceministro al Ministero allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, sulle nomine delle partecipate dello Stato (Enel ed Eni, soprattutto). “Ne ho piene le scatole di Renzi, che deve parlare di prescrizione per avere solo un po’ di visibilità” ha aggiunto Buffagni, che nel messaggio sui social ha posto l’accento sui lavori, a Genova, del ponte che sostituirà il Morandi, presi come esempio di un “Paese che funziona e che va maggiormente raccontato”.

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Prescrizione, Patuanelli: “Mozione sfiducia Renzi a Bonafede? Sarebbe fine governo”. E su reddito cittadinanza: “Impensabile tornare indietro”

“Non ho visto Renzi in tv perché ero a Bruxelles. La mozione di sfiducia proposta da Renzi al nostro capo delegazione e ministro della Giustizia significa mettere fine al governo“. Così Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, commenta a “24 Mattino” (Radio24) l’annuncio di Italia Viva sulla sfiducia ad Alfondo Bonafede.

E aggiunge: “Credo che le fibrillazioni, che peraltro sono uno standard di qualsiasi governo degli ultimi 30 anni, debbano essere monitorate e in qualche modo ricondotte a un normale dialogo tra forze politiche che governano insieme, pur avendo grandi differenze, ma senza perdere di vista l’obiettivo finale, cioè governare per il bene dei cittadini e per risolvere i loro problemi. Se il dibattito politico deve ridursi ogni giorno esclusivamente alle polemiche, non ha nessun senso che ci sia un governo. Per questo motivo, mi auguro che ci sia maggiore responsabilità da parte di tutti”.

Il parlamentare M5s puntualizza: “Vorrei anche capire le motivazioni di questa mozione di sfiducia. Esiste già la legge sulla prescrizione ed esiste la disponibilità del ministro Bonafede di modificarla, trovando un punto di equilibrio tra le forze di maggioranza. Questo punto di equilibrio è stato trovato da tre forze politiche della maggioranza su quattro. La quarta forza, invece, si oppone. Ora, la disponibilità del ministro della Giustizia a modificare un proprio provvedimento non può essere oggetto di una mozione di sfiducia. Altrimenti, benissimo, il ministro Bonafede e il M5s ritireranno la loro disponibilità a modificare la legge sulla prescrizione, così resta la legge di Stato che c’è. E’ veramente assurdo: la disponibilità di un ministro a modificare una sua legge viene messa sullo stesso piano di una mozione di sfiducia. E’ oggettivamente incomprensibile”.

Patuanelli, infine, si pronuncia sul reddito di cittadinanza: “Non è in discussione, non ci sarà mai la disponibilità del M5s a discutere la misura cardine della nostra attività politica. Come ha sottolineato Conte, la misura va valutata nell’evoluzione del tempo: se ci sarà necessità di inserire qualche elemento nuovo, lo faremo, ma è impensabile tornare indietro su una misura sacrosanta“.

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Movimento 5 Stelle, espulso assessore pesarese Frenquellucci: “Atto politico fatto quando ho accettato di far parte della Giunta Pd”

Nuova espulsione nel Movimento 5 Stelle. Ad essere cacciato questa volta è stato l’assessore all’Innovazione del Comune di Pesaro, Francesca Frenquellucci, ex candidata pentastellata a primo cittadino della città, per aver accettato di fare parte delle Giunta guidata dal sindaco Pd, Matteo Ricci. “Ieri mi è arrivata una mail in cui il M5s mi comunica che sono espulsa – ha raccontato l’assessore – Non riesco a capire su che basi è stata presa la decisione, anche perché il link che ho inviato con la mia memoria difensiva non è stato nemmeno aperto”.

L’esponente pentastellata ha però fatto sapere che non ha alcuna intenzione di accettare la decisione dei vertici del Movimento: “Farò ricorso al comitato di garanzia, vorrei far valere le mie ragioni”, ha aggiunto. E rivendica il lavoro svolto all’interno della Giunta, sottolineando di aver portato ai tavoli dell’amministrazione “valori e ideali del M5s”: “In questi mesi – conclude Frenquellucci – abbiamo lavorato agli argomenti e portato a casa risultati per la città di Pesaro. Ho sempre pensato al bene comune, insieme agli altri consiglieri e agli attivisti che ci hanno seguito. Aggiungo che l’atto politico è stato fatto nel momento in cui ho accettato la delega e ho iniziato questa collaborazione con la maggioranza. Non capisco quindi perché vengo espulsa, ho portato avanti valori ed ideali del M5s”.

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martedì 18 febbraio 2020

Bonafede: “Cambiamento non più derogabile, un processo su 4 viene prescritto in appello”

“Rispetto le opinioni di tutti, ma c’è un punto incomprensibile: c’è il problema che un processo su quattro in Appello viene definito con la prescrizione. Ma quando si cercano soluzioni si dice che non vanno bene perché c’è quel problema. Si dice lavoriamo sulla prescrizione e non sulla velocità dei processi”. È stato questo il solo accenno che il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha fatto alle tensioni nella maggioranza sulla prescrizione, nel suo intervento a un evento al Senato sulla legge Spazzacorrotti organizzato dal M5s.

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lunedì 17 febbraio 2020

M5s, in Campania Ciarambino fa un passo indietro e lancia Costa. Crimi è d’accordo: “Può consentire progetto serio e condiviso”

Mentre ancora nel Movimento 5 stelle sono in corso le trattative per decidere se correre da soli o allearsi con il Partito democratico alle prossime elezioni Regionali, in Campania arriva il passo indietro della capogruppo in consiglio Valeria Ciarambino. Che, tirandosi fuori dalla corsa, ha lanciato un endorsement ufficiale per il ministro M5s all’Ambiente Sergio Costa. Una mossa che, a sorpresa, è stata accolta con favore dallo stesso capo politico Vito Crimi: “La ringrazio per le sue coraggiose parole e per il grande rispetto e amore che ha nei confronti della sua terra”, ha scritto in una nota. “Le votazioni in rete per la scelta dei candidati alle elezioni regionali in Campania proseguiranno regolarmente”. Quindi ha aggiunto: “Tuttavia, concordo sul fatto che il nome di Sergio Costa potrebbe consentire la realizzazione di un serio progetto, improntato su valori di legalità e giustizia, condiviso e sostenuto da tutte le persone che hanno a cuore il futuro di questa splendida regione”.

Crimi solo ieri, intervistato da Maria Latella su SkyTg24, aveva detto che se il candidato del centrosinistra rimanesse Vincenzo De Luca, i 5 stelle non potrebbero accettare alcun patto. Il 2 febbraio scorso gli attivisti campani si erano riuniti in assemblea a Napoli per decidere se correre alleati con il Partito democratico. Proprio Ciarambino era stata la regista della giornata e al termine aveva comunicato la richiesta che a votare online fossero solo i “campani”. Oggi ha postato un video su Facebook nel quale ha lanciato la candidatura del ministro dell’Ambiente: “Con umiltà”, ha detto, “sento di dire che c’è una persona più capace di me di parlare a tutti. Questa persona per me è Sergio Costa oggi ministro dell’Ambiente, un uomo dello Stato, che da generale dei carabinieri ha combattuto contro chi ha avvelenato l’ambiente”. Per la consigliera regionale è quella la scelta migliore: “I cittadini campani ci chiedono una svolta, e chi fa politica deve sentire il dovere di compiere le scelte migliori. Io questo dovere lo sento e sono convinta che Sergio Costa sia la scelta migliore. Io sarò in prima linea e ho proposto la mia candidatura al Consiglio regionale e lavorerò a testa bassa come ho sempre fatto. E se Sergio Costa dovesse essere il nostro candidato presidente, io lo sosterrò e sarò al suo fianco, ancor più convinta che così riusciremo finalmente a dare risposte ai cittadini”. Quindi ha concluso: “Per me la Campania, la mia terra, è più importante di me stessa, delle mie ambizioni personali, e credo che noi abbiamo il dovere di dare risposte e lavorare per restituirle finalmente un futuro nuovo”.

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alle febbraio 17, 2020
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Regionali Liguria, 4 ore di confronto tra attivisti ed eletti M5s: “Intesa con Pd? Unica chance di governare”, “No, sarebbe la nostra morte”

Più che un’assemblea è sembrata una maratona, con oltre 80 interventi e quattro ore di confronto tra gli attivisti, quella convocata ieri a Genova dal Movimento 5 stelle per decidere il da farsi in vista delle elezioni regionali in Liguria. In altre parole, se correre da soli o insieme al centrosinistra. Tenuti fuori dalla sala durante tutta la durata dell’incontro a porte chiuse, ai giornalisti non è rimasto che chiedere a chi entrava e usciva dall’assemblea quale fosse l’opinione prevalente. L’ultima parola andrà al reggente M5s Vito Crimi, chiamato a ratificare la volontà espressa dalla “maggioranza schiacciante” degli interventi, che hanno richiesto il voto su Rousseau per determinare se allearsi su basi programmatiche con il centrosinistra, e tentare di contendere a Toti il Governo della Regione, o proseguire in solitaria per garantirsi altri cinque anni sui banchi dell’opposizione. Alla posizione chiara della maggior parte dei portavoce a tutti i livelli, dal parlamento al consiglio comunale, sembra comunque unirsi quella di gran parte degli attivisti liguri, decisi a giocare per la partita per vincere, anche mediando con altre forze politiche, e dimostrare quello che si è in grado di realizzare nei fatti dopo anni di opposizione. Resiste, sulla linea indipendentista, l’attuale candidata Alice Salvatore, che ha già corso per lo stesso incarico nel 2015 e oggi è capo gruppo in Regione: “Come da regolamento, in caso di voto su Rousseau e scelta della maggioranza di procedere in coalizione, diventerei capolista e sosterrei il programma che definiremo assieme a chi starà con noi”

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domenica 16 febbraio 2020

Prescrizione, nomine, Agenda 2023: una settimana di test (e di rischi) per la tenuta del governo tra vertici e voti in Aula

È finita la crisi all’interno della maggioranza? O deve ancora cominciare? Interrogativi sospesi dopo una settimana ad alta tensione e che adesso toccherà all’aula di Montecitorio sciogliere. È dalla Camera, infatti, che l’esecutivo di Giuseppe Conte prova a ripartire. Mentre il premier presiederà a Palazzo Chigi tre tavoli di lavoro nell’ambito di quella che viene chiamata “Agenda 2023” – come la fine naturale della legislatura – a Montecitorio dovrebbe essere posta la questione di fiducia sul decreto Milleproroghe, da attendere mercoledì. Qualche centinaio di metri più in là, a Palazzo Madama, la fiducia potrebbe essere posta invece sul decreto intercettazioni, con votazione possibile martedì. Che farà Italia viva? Voterà in entrambi i rami del Parlamento con le altre forze di maggioranza? O continuerà a soffiare sul fuoco di una crisi che sembra non essersi ancora spenta, con continui avvertimenti sulla propria “presenza indispensabile” in maggioranza?

Il calendario – Saranno giorni di continue prove per la maggioranza, dunque. Per i prossimi dieci giorni il calendario è un labirinto di fuoco. A parte le prove in Aula e i tavoli sull’agenda, martedì – con l’esame del decreto intercettazioni – Forza Italia ripresenterà l’emendamento sulla prescrizione già votato in commissione. Il partito di Renzi è pronto a ri-votarlo, allungando la distanza con Pd e M5s. Ma a stoppare l’operazione potrebbe essere il voto di fiducia del governo sul decreto. Sempre il 18, il Senato voterà per eleggere due componenti del Garante per la privacy e dell’Autorità per le comunicazioni, dove forse potrebbero emergere i primi voti simili ai “responsabili”. Non si prevedono sorprese, anche perché la posta in gioco più alta, con il rischio di fronti opposti tra Pd e M5s, è sulle nomine di società partecipate come Enel, Eni, Poste e Mps, Terna, Enav. Mercoledì il balletto riprende alla Camera con la fiducia sul Milleproroghe. Lo stesso giorno a Montecitorio, sul tavolo della commissione Giustizia ci sarà la proposta di legge del forzista Enrico Costa che punta a ripristinare la prescrizione allo stato pre-riforma dei 5Stelle. Dunque rischiosissimo. Il ddl dovrebbe arrivare al voto dell’Aula il 24 febbraio. Il 19 è anche il giorno della spola di Conte tra Senato e Camera per riferire sul bilancio comunitario in vista del Consiglio europeo del 20 febbraio, mentre lo stesso pomeriggio Iv fa sapere che Renzi tornerà a Porta a Porta. Giovedì 20: Italia Viva incontrerà la stampa per lanciare il suo piano per le infrastrutture, mentre per il 27 è previsto un evento sulla giustizia. Venerdì 22: il Pd si ritroverà in assemblea. E lo stesso farà quel giorno Iv, che il 2 marzo volerà agli Stati generali.

I voti dei renziani con la Lega – Negli ultimi sette giorni per tre volte il piccolo partito di Matteo Renzi ha votato con Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. In due casi si trattava di voti sul Milleproroghe nelle commissioni riunite di Montecitorio, ma legati a emendamenti sulla prescrizione, eterno casus belli che da mesi turba i sonni della maggioranza. Le tre norme – una di +Europa, una di Forza Italia e una della stessa Italia viva – non sono passate ma il clima all’interno dell’esecutivo è diventato incandescente. Giovedì notte il consiglio dei ministri ha approvato sia il lodo Conte bis sulla prescrizione che il ddl sulla riforma del processo penale senza le ministre d’Italia viva. I renziani hanno cominciato a parlare di crisi e di mozioni di sfiducia ad personam per il ministro della giustia, Alfonso Bonafede. Renzi prima ha tenuto aperta la spaccatura: “Se Conte vuole cacciarci faccia pure”. Poi ha fatto sapere che i suoi avrebbero votato la fiducia al Millepreroghe. Il premier, da parte sua, nella notte del Cdm senza i renziani ha deciso di esporsi con una sorta di ultimatum agli alleati perché “chiariscano” le loro intenzioni “davanti agli italiani”. Poi dalla Calabria, dove era andato a presentare il Piano del Sud il premier ha usato toni distesi: “Le mie porte sono aperte”. Quindi, sabato mattina, il premier è salito al Quirinale per conferire con il presidente della Repubblica.

Conte al Colle – Un colloquio informale che si è prestato a molteplici interpretazioni: di cosa hanno parlato Conte e Mattarella? Di come blindare la maggioranza, cioè dell’annessione di questi fantomatici “responsabili” pronti a sostenere l’esecutivo al Senato, in caso di defezione dei renziani? Palazzo Chigi e il Quirinale hanno smentito le ricostruzioni dei giornali. “Il premier non è alla ricerca di altre maggioranze diverse da quella che attualmente sostengono il governo”, ha buttato acqua sul fuoco la presidenza del consiglio, spiegando che “Conte è impegnato con i tavoli di lavoro per l’agenda di governo 2023, tavoli a cui partecipano tutte le forze di maggioranza, Iv inclusa. L’unico pensiero del presidente è rilanciare l’azione di governo per far partire le tante riforme che il Paese aspetta”. E infatti il premier è atteso stamattina a Palazzo Chigi per presiedere prima il tavolo su Scuola, Università, Ricerca e Innovazione digitale, poi quello sulla Salute e infine quello su Sicurezza e immigrazione.

L’altro fronte: dem contro renziani – Crisi rientrata dunque? Non proprio visto che se Palazzo Chigi ha cercato di ricomporre la frattura, in previsione proprio del voto di fiducia sul Milleproroghe, un nuovo fronte di scontro si è aperto tra renziani e democratici. Il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano ha detto che”prima di cercare nuove maggioranze bisogna fare chiarezza su questa“. “Non parlo della verifica di governo – ha chiarito l’esponente del Pd – Italia Viva la verifica la deve fare su se stessa. Alimentare costantemente polemiche distrae le energie dal rilancio del paese, penso che sia grave”. Insomma: per Provenzano non si può semplicemente far finta di nulla. A infiammare i rapporti tra ex compagni di partito è però soprattutto Goffredo Bettini, ex eurodeputato Pd, da sempre molto vicino a Nicola Zingaretti, che su facebook ha scritto: “Oggi è chiaro a tutti, tranne ai fanatici, che la condotta di Renzi pone problemi acutissimi al campo democratico e al governo Conte”. L’ex dirigente dei Ds si chiede: “Quanta pazienza si può avere ancora con il fiorentino? Difficile dirlo. I margini, comunque, sono molto risicati. Ecco perché consiglio, in attesa di scelte più sagge di Italia Viva, di preparare al più presto scenari alternativi. Dopo Conte non c’è per il Pd un altro governo. Se Renzi vuole farlo, lo deve fare con Salvini e la Meloni”. In pratica il fedelissimo del segretario dem ipotizza un vero e proprio cambio di maggioranza: via i renziani, dentro i responsabili. “C’è invece la possibilità, certamente allo stato attuale tutta da costruire, di sostituire Italia Viva con parlamentari democratici (in quanto non sovranisti, illiberali e autoritari) pronti a collaborare con Conte fino alla fine della legislatura. Penso anche che, in questo scenario, nel Parlamento si aprirebbe una riflessione perfino nel gruppo renziano – conclude Bettini. Si deve lavorare subito, dunque, per allargare la maggioranza che sostiene il premier rendendo scarica la minaccia della crisi”.

La miccia di Bettini – Complice anche uno scambio su facebook tra Rocco Casalino e Michele Anzaldi, i renziani sono subito tornati ad affilare le armi sui social. “Quello che ha detto Bettini resterà alla storia come l’autogol storico del Pd. Vogliono far fuori Renzi per sostituirlo con tanti Razzi e Scilipoti. A questo punto non resta che sperare per il Pd che l’operazione funzioni”, ha twittato Davide Faraone. Ma è soprattutto con le veline che Italia Viva ha ricominciato a lanciare avvertimenti: “Se davvero Conte non riuscisse a portare a casa i responsabili, ed è difficile immaginare che il tentativo riesca, per il premier ci sarebbero solo due strade: o un accordo con quel Renzi che fino ad oggi è stato attaccato dalle veline di Chigi e direttamente dal premier o le dimissioni”.

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Regionali Liguria, nel M5s si discute sull’alleanza col Pd: i favorevoli chiedono il voto su Rousseau, ma decidono i vertici

Alleanza col Pd sì, alleanza col Pd no. È questo il nodo da sciogliere all’interno del Movimento 5 Stelle ligure in vista delle Regionali di primavera. Da una parte gli ‘ortodossi’, che preferiscono andare al voto da soli, dall’altra chi invece spera in un’alleanza con i Dem nel tentativo di contrastare il centrodestra. A risolvere la diatriba potrebbe essere il voto sulla piattaforma Rousseau, invocato da chi spera nell’alleanza perché convinto che questo sia il sentimento degli iscritti liguri. Ma, fino a ora, il capo politico Vito Crimi lo ha escluso.

Il tema è stato oggetto di discussione di una lunghissima assemblea dei portavoce regionali. La decisione sulla Liguria ha una duplice importanza: il sì al Pd renderebbe consequenziale la candidatura di Ferruccio Sansa e, allo stesso tempo, potrebbe trascinare anche la Campania sulla stessa linea. Una linea che, all’interno del Movimento, vede tuttavia ancora un nocciolo duro contrario, quasi interamente identificabile con l’ala che fa capo a Luigi di Maio, a livello nazionale, e ad Alice Salvatore in Liguria, candidata votata sulla piattaforma e da anni la referente dei vertici nazionali nella regione. È sbagliato far passare come maggioritaria l’idea di essere favorevoli all’alleanza con il centrosinistra, ha dichiarato Salvatore all’assemblea: con il Pd ci sono divergenze.

Ma tra i liguri sembra prevalere un’altra opinione, più vicina a quella del deputato Sergio Battelli: “Io credo che dobbiamo tornare a vincere. Al punto in cui siamo, partecipare non basta più”, ha dichiarato. A pensarla come lui è la grandissima parte del gruppo parlamentare (da Mattia Crucioli a Matteo Mantero, fino a Marco Rizzone) e il gruppo M5s al Comune di Genova. Il facilitatore regionale, Marco Mesmaker, nelle prossime ore porterà a Crimi il parere dell’assemblea. Poi sarà lui, insieme ai vertici, a decidere se far votare gli iscritti liguri su Rousseau.

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Sardine, Buffagni (M5s): “In piazza Santi Apostoli palco in stile U2. Pagano i Benetton?”. Organizzatori: “Tutto crowdfunding”

Polemiche sulla manifestazione delle Sardine in piazza Santi Apostoli, a Roma. Ad accenderle è il viceministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, del Movimento 5 Stelle, che su Facebook scrive: “È il palco degli U2 o delle Sardine? Chi paga? Ieri il Movimento 5 Stelle, che governa il paese, che ha più di 300 parlamentari e 100 consiglieri regionali, era in piazza con un palco esiguo. Oggi nella stessa piazza ci saranno le Sardine con un palco costosissimo e una regia che nemmeno Bono degli U2. La domanda è: Chi paga? Chi hanno dietro? I Benetton?”. Ma Juri Antozzi, Sardina che ha curato la raccolta fondi per l’evento, risponde parlando di “strumentalizzazione” e spiegando che il tutto è costato 2.800 euro iva compresa, soldi raccolti col crowdfunding.

“Guardate voi stessi e fatevi un’idea – conclude Buffagni – Staremo a vedere la copertura mediatica che avranno”. Sotto la lente del viceministro è il palco mobile da 70 metri quadrati, oltre ai due schermi al plasma, il gruppo elettrogeno interno, le luci di ultima generazione a led e le dodici casse montati nella piazza romana. Organizzazione diversa rispetto al palco più piccolo con il quale si sono presentati due mesi fa a San Giovanni, quando la mancanza di amplificazione era stato uno dei tasti dolenti dell’organizzazione della manifestazione.

“È tutto trasparente – assicura all’Adnkronos Antonozzi -, verrà rendicontato tutto dopo l’evento, come è accaduto con le precedenti iniziative su Roma. I soldi sono quelli trovati attraverso la piattaforma di crowdfunding che al momento è arrivata a oltre 6mila euro. Siamo oltre le attese, ce ne aspettavamo 5mila. Le polemiche sui costi del palco sono una strumentalizzazione per cercare di sminuire l’evento e la nostra etica”.

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M5s in piazza, D’Incà: “Maggioranza? In questo momento è stabile”. Airola: “Renzi bluffa, non vuole andare a elezioni, sarebbe spazzato via”

Tutelarsi rispetto alle mosse di ‘Italia Viva‘, cercando nuovi sostegni in Senato? “In questo momento credo che la maggioranza sia stabile e non abbia nessun problema”. Lo dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, a margine della manifestazione contro i vitalizi a Roma che ha segnato il ritorno del Movimento 5 stelle nelle piazze. E non è l’unico in piazza Santi Apostoli a pensarla così. “Non ne vedo il perché – aggiunge il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli – c’è una compagine di governo eterogenea che sta affrontando con responsabilità i problemi del Paese”.

“Renzi bluffa” sulle minacce di crisi di governo, dicono in coro Giorgio Sorial, vicecapo di gabinetto di Patuanelli e il senatore Alberto Airola. Questo, anche alla luce delle scarse possibilità di voto anticipato , sembra mettere al riparo il governo Conte-Bis. Almeno per il momento. Nuove fibrillazioni potrebbero esserci all’interno della maggioranza, dopo l’esito del voto in primavera nelle sei regioni chiamate a rinnovare i propri consigli regionali. “Io non penso che la scelta del M5S di presentarsi da solo alle prossime elezioni regionali mini la stabilità del governo” spiega Carlo Sibilia, sottosegretario al Viminale.

Anche Stefano Buffagni, sottosegretario al ministero per lo Sviluppo economico non si entusiasma per un Movimento alleato del centrosinistra: “Alleanze? Se ci sono dei percorsi validi lo facciamo, altrimenti lasciamo perdere”. Una delle regioni che andrà al voto è la Campania. “Stiamo lavorando per mettere su un candidato forte del Movimento 5 Stelle e provare ad aggregare delle liste civiche” dice Angelo Tofalo. “È con la nostra indipendenza che possiamo imporre delle riforme, svendersi per un risultato elettorale significa fare quello che hanno fatto gli altri fino a oggi” è la direzione che traccia Manlio Di Stefano. “Siamo al governo con Pd, Leu e Italia Viva, sceglieranno i nostri attivisti sui territori, ma qualche ragionamento credo si possa fare. Ma non è che si debbano fare alleanze a prescindere in tutte le regioni” afferma Patuanelli. Quindi “no ad alleanze strutturali con altri partiti, ma sì ad alleanze sulle risposte da dare ai cittadini”

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sabato 15 febbraio 2020

M5s, in piazza è “sfida di selfie” con i militanti tra Di Maio e Taverna. Contestata la ‘Iena’ Filippo Roma

Al termine della manifestazione in Piazza Santi Apostoli per dire no ai vitalizi, è sfida di selfie tra i militanti M5S per farsi ritrarre con Paola Taverna e Luigi Di Maio. I due non rilasciano dichiarazioni ai cronisti, ma preferiscono il contatto con la piazza Cinquestelle. Durante il passaggio di Luigi Di Maio, molto acclamato, la ‘Le Iene’ Filippo Roma viene fortemente contestato

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Vitalizi, Crimi dal palco di piazza Santi Apostoli: “Nessuno tocchi le nostre leggi e quello che abbiamo fatto finora”

“Qualcuno ci ha dato per finiti, in fase di spegnimento e pensava di potere riprendersi tutto quello che gli avevamo tolto ma non avevano fatto i conti con voi. Quello che abbiamo fatto non ci tocca. Nessuno deve toccare quello che abbiamo fatto”. Lo ha detto il capo politico del Movimento 5 stelle Vito Crimi, dal palco di piazza Santi Apostoli a Roma, durante la manifestazione contro i vitalizi. “Nessuno deve mettere il becco nella prescrizione. Se questo movimento ha potuto cambiare l’aspetto di questo Paese è perché non abbiamo fatto sconti a nessuno. In quelle istituzioni abbiamo raggiunto risultati. Con determinazioni abbiamo portato a casa quei risultati. Lotteremo perché nessuno li tocchi”

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M5s, Crimi: “Non ci sono alternative a questo governo. Alle altre forze politiche chiediamo chiarezza e lealtà”

“Adesso non ci sono alternative al Governo Conte. Che sia chiaro che questo Governo non ha alternative per un prossimo Governo di un altro tipo. Per noi questo è chiaro”. Lo ha detto il capo politico reggente del Movimento 5 stelle, Vito Crimi a L’intervista” di Maria Latella su Sky TG24. “In queste settimane – ha continuato – abbiano preferito lavorare sulle cose da fare, anziché farci trascinare nelle polemiche o dalle provocazioni. Non abbiamo voluto alzare i toni in termini di provocazione nei confronti di Italia Viva perché bastano già i loro toni. Alle altre forze politiche chiediamo chiarezza e di agire con lealtà. Questa non è una crisi ma è solo qualcuno che provoca”

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Vitalizi, Movimento 5 stelle in piazza a Roma: “Qui contro odioso privilegio”. Segui la diretta della manifestazione

Al via in Piazza Santi Apostoli a Roma la manifestazione del Movimento 5 stelle “Mai più vitalizi“. I militanti grillini arrivati da tutta Italia hanno riempito la piazza, intonando lo slogan “Onestà-Onestà” e sventolando bandiere e cartelli gialli con con il simbolo del M5S. Tra i big presenti, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra

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Gregoretti, Di Pietro: “Salvini? Mi disturba ipocrisia e comportamento pilatesco di Conte e ministri. Sono tutti corresponsabili”

“Caso Gregoretti? Mi disturba il comportamento pilatesco di chi adesso vuole scaricare solo su Salvini una responsabilità politica, valutabile anche come penalmente rilevante, che è anche di altri membri del governo. Il pubblico ufficiale ha l’obbligo di impedire il reato, quindi il presidente del Consiglio doveva impedirlo. Se Salvini deve essere giudicato penalmente, devono essere chiamati in corresponsabilità tutti gli altri“. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus), l’ex magistrato Antonio Di Pietro si pronuncia sul voto del Senato in merito alla vicenda Gregoretti.

Di Pietro fa una premessa doverosa: “Dobbiamo partire da un presupposto tecnico: tenere bloccate delle persone sul suolo italiano è un atto di prepotenza che si chiama sequestro di persona. Stabilito questo, la legge dice: se tu che sei al governo lo fai per difendere i confini e l’indipendenza dello Stato, anche se questo è indubbiamente un reato, tu non sei perseguibile. Questo è il tema. Stabilito che nel caso di specie, la nave militare era italiana e non una nave da guerra straniera, stabilito che sopra sulla non c’erano kamikaze ma dei poveri disperati che morivano di fame, è ovvio che, sul piano tecnico, il reato può esserci. Tuttavia – continua – delle due l’una: o si vota per mandare tutto il governo Conte Uno a giudizio oppure si stabilisce che non ci debba andare nessuno. La legge dice che chi ha l’obbligo di impedire un reato è punito come se l’avesse commesso. Ma è ovvio. Se sei un carabiniere che ha appena finito il suo turno e vedi uno che stupra una ragazza, non è che non intervieni perché non sei in servizio in quel momento. Anche il presidente del Consiglio è sempre in servizio, così come gli altri ministri”.

E rincara: “Salvini ha operato con l’acquiescenza complice di tutti gli altri membri del governo. Quello che di questa storia non mi convince è l’ipocrisia degli altri componenti del governo che oggi fingono di dire che Salvini ha fatto tutto da solo. Ma quella politica scellerata, come dimostra anche il caso Diciotti, era stata evidenziata anche prima della vicenda Gregoretti. E quella politica, che è abuso delle proprie funzioni, è una responsabilità costituzionale che riguarda tutti i componenti del governo. Se Salvini deve essere giudicato penalmente, devono essere chiamati in corresponsabilità tutti gli altri. Se Conte non era d’accordo con Salvini, poteva emanare un provvedimento. E quello che fa rabbia – prosegue – è proprio il suo silenzio pilatesco. Ponzio Pilato non è che disse: “Va bene così”. Si girò dall’altra parte. E Conte coi ministri ha fatto finta di niente. Personalmente ritengo che il sequestro ci sia stato e che sia avvenuto un abuso, ma o questo abuso ha soltanto una valenza politica, e in questo caso assumetevi tutti la responsabilità davanti al popolo, oppure fate due pesi e due misure, trasformando Salvini, che ha approfittato del suo ruolo, in un una vittima. Cosa avrei votato io? Se fossi stato in maggioranza o all’opposizione, avrei comunque votato perché i magistrati giudicassero Salvini e l’operazione di governo“.

L’ex leader dell’Italia dei Valori esprime la sua opinione sulla querelle interna alla maggioranza attorno alla prescrizione: “Mettendo da parte la reciproca antipatia personale con Renzi, non si può dire sempre che Renzi sbaglia ogni volta che parla. Sulla prescrizione non ho le stesse certezze assolute di certi miei ex colleghi. A mio avviso, quando c’è un rinvio a giudizio, io cittadino voglio sapere se ho a che fare con una persona innocente o colpevole. Il problema di fondo è che oggi non lo vengo a sapere perché non solo c’è la prescrizione, ma soprattutto c’è l’incertezza del processo, cioè non si sa quando comincia e quando finisce il processo. Volete che ci sia la prescrizione? – spiega – Bene, però stabilite che il termine iniziale della prescrizione cominci da quando il reato viene scoperto non da quando viene commesso. E’ sufficiente mezza riga. Mettiamo il caso che uno faccia una rapina, nasconda il bottino e qualche tempo dopo evada il fisco. Supponiamo che il reato venga scoperto a 4 anni dalla rapina. Ebbene, la prescrizione scatta da quando è stato commesso il reato. Ma se questo è stato commesso 4 anni prima, come riesco a fare velocemente un processo? La maggior parte dei reati di corruzione vengono scoperti anche anni dopo. Persone come Andreotti e Berlusconi hanno beneficiato della prescrizione, proprio perché i reati che sono stati scoperti molti anni dopo rispetto a quando sono stati commessi“.

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giovedì 13 febbraio 2020

M5s, Casaleggio a Porta a Porta: “Miei conflitti di interessi? Io non firmo decreti né voto leggi. Di Maio resta sempre in prima linea”

“Il mio presunto conflitto d’interessi dov’è? Non ho mai influenzato la politica a favore dei miei clienti, neanche i più critici potranno mai dirlo, non firmo decreti e non voto leggi. Nemmeno il mio più acerrimo nemico può dire che ho influenzato una votazione. Ci sono invece 120 parlamentari che possiedono un’azienda, siamo sicuri che non abbiano mai presentato una legge o votato una legge che favoriva la loro azienda?”. Dopo l’inchiesta di Presa Diretta dedicata alla questione dell’utilizzo dei dati personali degli utenti di Facebook da parte della Casaleggio Associati, Davide Casaleggio aveva annunciato che sarebbe andato in televisione a difendere il lavoro di suo padre. E lo ha fatto, nel salotto di Porta a Porta su Rai1. E’ la sua seconda volta in televisione, dopo l’intervista data a Lilli Gruber nell’aprile 2017.

Dopo aver risposto sul presunto conflitto di interessi per un evento sponsorizzato tra l’altro da Nexi e Deliveroo, il presidente dell’Associazione Rousseau e figlio del cofondatore del Movimento ha anche parlato delle recenti evoluzioni nel Movimento 5 Stelle: “Se ho condiviso le dimissioni di Di Maio? Ho condiviso il suo auspicio per un focus sui temi e non sulle persone. Di Maio ha fatto un passo indietro da capo politico ma è sempre in prima linea, come sabato prossimo in piazza contro i vitalizi dei parlamentari”. A gennaio un documento dei senatori Primo Di Nicola, Emanuele Dessì e Mattia Crucioli oltre ad auspicare la sostituzione del capo politico con un organismo collegiale ha chiesto che non fosse più Davide Casaleggio, o meglio l’associazione Rousseau da lui presieduta, a occuparsi della gestione della piattaforma, ma che dati e proprietà della piattaforma fossero affidati al Movimento stesso. “Quando qualcuno me lo dirà sarò informato anche io, ho sentito di questi 3 senatori, non ho ancora letto il documento che hanno fatto leggere a tutti ma che non ho ancora ricevuto”, ha ripetuto Casaleggio. Sostenendo anche che “i parlamentari sono contenti di supportare Rousseau con il contributo di 300 euro perché è la voce degli iscritti”.

Infatti secondo Casaleggio “i padroni, gli utilizzatori del M5S sono gli iscritti. Questo è sempre stato il centro, la partecipazione degli iscritti. Gli iscritti hanno fatto partire il Conte 1 e il Conte 2, hanno scritto il programma del 2018. Anche la costruzione delle liste elettorali è fatta dagli iscritti. E’ un unicum in Italia”. E ancora: “Le organizzazioni del Novecento pensavano che il potere fosse illimitato, con il M5S abbiamo cambiato questo schema”, ha rivendicato il figlio del cofondatore del Movimento. “A settembre abbiamo fatto il record mondiale di partecipazione a un voto online” e da allora “abbiamo università, associazioni e anche partiti che ci chiedono come abbiamo fatto a realizzare questo record“. L’obiettivo del M5S per Casaleggio è “mettere nel Dna dei cittadini italiani la partecipazione alla vita pubblica. Quando questo risultato sarà raggiunto penso che anche il Movimento avrà raggiunto il suo fine ultimo. Ci vorrà del tempo, ma penso che sia importante”. “Ci sono due notai che certificano i risultati del voto e una società esterna, informatica, che verifica se ci sono anomalie durante le votazioni online”, ha detto poi rispondendo ai dubbi sulla vulnerabilità del sistema evidenziati anche dal Garante della Privacy. “Mio padre quando parlava di certificazione esterna del voto si riferiva proprio a questo”.

Quanto all’esperienza di governo, “penso che il M5S debba rimanere al governo fino a quando riuscirà a portare a casa quei temi per cui è stato votato”. Stare o no col Pd? “Questo tema non mi appassiona per niente, a me appassiona parlare di progetti. finché è una questione di tifoserie, non mi interessa”. E in alcuni casi vede già dei risultati: “Le autostrade hanno un contratto con lo Stato fatto 20 anni fa e per anni è rimasto secretato. Fino all’arrivo del M5S quel contratto era segreto”. E il reddito di cittadinanza già nella prima fase “ha avuto un effetto imponente. Non solo a sostegno” di chi si trova in una condizione di povertà, “ma ad esempio sulla spesa e i consumi delle famiglie, quindi anche sul Pil italiano”.

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alle febbraio 13, 2020
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Milleproroghe, emendamento abbassa la soglia di CO2 per l’ecobonus su auto green

Proprio mentre in Italia si discute sull’opportunità dei blocchi della circolazione, dal dl Milleproroghe arriva una stretta sugli incentivi alle auto green. In Commissione Trasporti alla Camera è stato infatti approvato un emendamento che di fatto stabilisce un abbassamento del precedente limite alle emissioni di anidride carbonica per chilometro, che dà diritto al bonus fissato dalla manovra economica approvata nel dicembre del 2018.

Parliamo dei 2.500 euro che spettano a chi rottama un veicolo inquinante per acquistarne uno nuovo e a basso impatto ambientale. E che finora erano stati erogati se la nuova auto aveva emissioni di CO2 comprese nella forbice tra i 21 ed i 70 grammi per chilometro. Ora invece, per effetto dell’emendamento di cui sopra, il limite superiore scende da 70 a 60 g/km, mentre quello inferiore di 21 resta immutato. Non cambia neanche l’entità della sovvenzione statale in caso non si disponga di auto da rottamare, che resta di 1.500 euro e scatta comunque nella fascia che va ora dai 21 ai 60 grammi per chilometro.

L’emendamento è stato firmato dal deputato Giuseppe Chiazzese (M5S), elogiato dai portavoce del suo partito alla Camera: “Siamo soddisfatti per l’approvazione di tre emendamenti che vanno nella direzione di migliorare norme che hanno avuto successo nell’ultimo anno. In merito all’ecobonus, infatti, stabiliamo che le risorse destinate agli incentivi, ma non spese nell’anno corrente, siano assicurate per l’anno successivo. Inoltre, tutte le somme recuperate dal maggior costo delle auto più inquinanti, verrà utilizzato per incentivare l’acquisto di auto ibride ed elettriche, cioè consentiamo di usare completamente la leva fiscale, la differenza tra malus e bonus, solo al fine di incentivare investimenti ecosostenibili. Infine, intervenendo sulle soglie per accedere ai bonus, imponendo un limite più basso di emissioni, orientiamo il mercato, quindi sia i produttori che i consumatori, verso l’acquisto di autovetture con impatto minore sull’ambiente. Siamo fieri di continuare a lavorare e ottenere risultanti importanti per ridare fiato alle nostre città e favorire la riconversione ecologica del parco di veicoli circolanti nel nostro Paese”.

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mercoledì 12 febbraio 2020

Sondaggi, Lega stabilmente primo partito. Il Pd sopra il 20%, cresce anche Fratelli d’Italia. Calo di M5s e Forza Italia, Renzi fermo al 3,2

Il Pd torna sopra il 20 per cento e cresce anche Fratelli d’Italia, mentre la Lega resta primo partito ma ferma al 28%. È questa la fotografia scattata dal sondaggio settimanale di Ixè per Cartabianca, trasmissione di Rai Tre. Il vantaggio del Carroccio guidato da Matteo Salvini resta al momento inscalfibile, con quasi 8 punti sui dem che però fanno segnare un nuovo segno più (0,3) nelle intenzioni di voto toccando il 20,1 per cento. Lo stesso balzo è compiuto in 7 giorni da Fratelli d’Italia, stimata al 12,7% e sempre più vicina al Movimento Cinque Stelle che arretra al 14,9%, in calo di 0,3 punti.

Perde la stessa percentuale Forza Italia, ora al 6,7, mentre resta stabile il consenso di Italia Viva, inchiodata al 3,2. Spostamenti minimi anche nel campo del centrosinistra: Più Europa è stimata al 2,8 dal 3 di una settimana fa, mentre sale la Sinistra al 3 dal 2,8. Europa Verde è data al 2 (-0,4) e Azione di Carlo Calenda all’1,2 con un arretramento dello 0,4. Tra le formazioni minori del centrodestra, Cambiamo! di Giovanni Toti è allo 0,9, in crescita di un decimale.

Tra i leader, la maggiore fiducia è riscossa ancora dal premier Giuseppe Conte con 38 punti di gradimento, seguito da Giorgia Meloni al 35 e da Matteo Salvini al 31. Più staccato Nicola Zingaretti (26), mentre Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio sono in calo, rispettivamente al 20 e al 19. Il numero uno di Italia Viva, Matteo Renzi, è fermo al 13.

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alle febbraio 12, 2020
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lunedì 10 febbraio 2020

Il M5s al governo con altri partiti ha fatto cose prima inimmaginabili. Perché condannarci all’isolamento nelle Regioni e nei Comuni?

Oggi siamo al governo del Paese con le mani pulite e libere ed abbiamo condizionato tutta l’agenda delle altre forze politiche. Senza accordi a livello nazionale con altre forze politiche avremo un Paese con cittadini più poveri, più corruzione, età pensionabile più lunga e investimenti sul petrolio, carbone, inceneritori e discariche.

Tutto quello che credevamo impossibile sta accadendo sotto i nostri occhi. Chi avrebbe mai immaginato un Pd capace di votare il taglio dei parlamentari e di investire oltre 4 miliardi per la green economy su acqua, parchi, rifiuti, dissesto idrogeologico, bonifiche e tutta l’industria innovativa ecosostenibile dopo aver votato lo Sblocca Italia che promuoveva inceneritori e trivellazioni? Chi avrebbe mai immaginato un Pd che unisse i suoi voti ai nostri su reddito di cittadinanza e quota 100 nella manovra di bilancio per il 2020?

Abbiamo dato una grossa spallata alle mele marce della politica nazionale, che aspettiamo a darla a quelle nelle Regioni e nei Comuni? Possiamo condannarci all’isolamento solo perché per le competizioni regionali sono previsti accordi pre-elettorali invece che post-elettorali a causa delle differenti leggi elettorali? Dopo 10 anni di attività il M5s paga il prezzo del suo isolamento non governando alcuna Regione e governando appena lo 0,58% dei comuni di Italia, ovvero 46 comuni su 7904.

Eppure in questi ultimi due anni gli iscritti del M5s hanno scelto, tre volte su tre di accettare la sfida del governo piuttosto che isolarsi. È accaduto per il contratto con la Lega, è accaduto con i 19 punti con il Pd ed è accaduto con il patto civico in Umbria. Gli iscritti e la rete del M5s hanno capito che per condizionare seriamente la vita del nostro Paese bisogna governare, hanno capito che noi siamo intransigenti sul nostro programma e siamo capaci di condizionare le altre forze politiche.

Da diverse settimane in molte sfide locali si sono svolti incontri di confronto tra tutti i livelli istituzionali e tra attivisti. Ora la parola bisogna darla agli iscritti del M5s per decidere se possono nascere progetti di cambiamento locali.

Una terra come la Campania, ad esempio, ha bisogno di una forza come il M5s che sfidi le altre forze politiche ad accettare un cambiamento radicale e obiettivi che pragmaticamente sono realizzabili nei prossimi cinque anni al governo in linea con i valori delle nostre 5 stelle. Ma tutto questo non basta.

Quando ci sono territori condizionati fortemente da camorra, criminalità e corruzione la sfida di costruire liste libere da impresentabili, indagati e condannati dobbiamo lanciarla anche alle altre forze politiche perché solo così riusciamo a ridare coraggio e fiducia ai cittadini campani. Tentare di aprire queste brecce non significa riuscirci, ma dobbiamo provarci per ridare speranze alle future generazioni e non dare alibi a nessuno.

La classe politica regionale e locale deve costruire nuovi modelli virtuosi. Deve essere capace di rinnovarsi, di dare un forte segnale di discontinuità. Il M5s può essere un motore per realizzare tutto questo, una spina nel fianco, senza condannarsi a formule rigide ed alleanze strutturali, con manovre di palazzo che i cittadini non capirebbero, ma verificando caso per caso le condizioni di un rinnovamento reale e trovando persone capaci di essere interpreti di questi valori.

È tempo di resistere dagli attacchi sulla prescrizione e i vitalizi, e per farlo bisogna rafforzarsi con fortini locali capaci di rilanciare l’azione per il bene comune, in attesa che le riforme strutturali che stiamo mettendo in campo abbiano pienamente i loro effetti. Il reddito di cittadinanza è attivo da soli 6 mesi ma criticato da 4 anni, le leggi anticorruzione hanno effetto dopo un ciclo medio lungo come è accaduto negli Stati Uniti con la disciplina del whistleblowing, gli oltre 4 miliardi per la green economy e il miliardo per le imprese innovative devono ancora essere spesi.

Se resistiamo e ci innoviamo sono sicuro che per altri 10 anni il M5s continuerà ad essere portavoce di un cambiamento reale, portavoce degli ultimi, dei senza voce e dei pezzi delle periferie del sistema.

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venerdì 7 febbraio 2020

Vitalizi, il centrodestra nega che la restituzione fosse già decisa: “Era solo una vecchia ipotesi”. Evangelisti (M5s): “Falso, era pronto un comunicato”

Dopo che il senatore di Forza Italia, Giacomo Caliendo, ha annunciato in Senato che si asterrà nel giudizio sul ricorso degli ex parlamentari sul taglio dei vitalizi, (decisione bollata come “tardiva” dal Movimento 5 Stelle) cosa accadrà nella ‘Commissione contenziosa’ di Palazzo Madama? Il lavoro della ‘Contenziosa’, va ricordato, non da oggi vive momenti di tensione. Già lo scorso novembre Elvira Evangelista, senatrice M5s, lasciò la commissione perché, disse, “tra i membri c’è un intreccio di relazioni amichevoli e professionali che non mi permetteva di pensare che fosse una commissione terza, indipendente e imparziale”. Il passo indietro di Caliendo è arrivato dopo che ‘Il Fatto Quotidiano‘ ha reso noto una bozza di delibera con il quale si accoglieva il ricorso degli ex parlamentari, preparata prima che si concludesse la camera di consiglio. “È falso” si difende il senatore Caliendo, anche se poi ammette “era una vecchia ipotesi“.

Ma Evangelista conferma addirittura che fosse già pronto anche il comunicato stampa, per spiegare come il Senato avrebbe annullato i tagli per 700 politici, ben prima che l’iter della ‘Commissione’ avesse terminato i propri lavori. Questa decisione di Caliendo, tuttavia, non rallenterà i lavori della Commissione. “Il 20 febbraio i membri della commissione potrebbero riunirsi ugualmente in camera di consiglio” afferma la Evangelista. Tempistica confermata dal senatore della lega Pillon: “Il 20 decideremo”. A livello procedurale, il senatore Caliendo verrà sostituito da uno dei componenti ‘supplenti’ della Commissione e il primo della lista è il senatore Giuseppe Cucca di Italia Viva, che dichiara: “Sto patendo molto che io debba eventualmente subentrare nella commissione, farò le mie valutazioni, ma non ho ancora deciso se accettare l’incarico. Se mi rendo conto che il clima non è sereno e c’è questo clima di caccia alle streghe, francamente…”. Sulla commissione, ovviamente si addensano le nubi, dopo quanto rivelato dalla stampa. Il M5s chiede l’azzeramento della Commissione, dando appuntamento in piazza il 15 febbraio a Roma

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giovedì 6 febbraio 2020

A ognuno il suo

Ognuno ha la sua parte – da Il Fatto Quotidiano #m5s #dimaio #crimi #dibattista #FestivalDiSanremo #pinguinitatticinucleari #Sanremo20 #AchilleLauro @achilleidol @ilfattoquotidianoit @marionatangelo #natangelo

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martedì 4 febbraio 2020

M5s, dalle restituzioni degli eletti ai bilanci di Rousseau: i conti in tasca al Movimento a Sono le Venti (Nove)

Dalle restituzioni degli eletti alle entrate della piattaforma Rousseau. A Sono le Venti, il programma condotto da Peter Gomez sul Nove, dopo i conti in tasca a Lega, Pd e Forza Italia, tocca al Movimento 5 stelle.

SONO LE VENTI, il nuovo programma di Peter Gomez, è prodotto da Loft Produzioni per Discovery Italia e sarà disponibile anche su Dplay (sul sito www.it.dplay.com – o scarica l’app su App Store o Google Play) e su sito www.iloft.it e app di Loft. Nove è visibile al canale 9 del Digitale Terrestre, su Sky Canale 149 e Tivùsat Canale 9

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alle febbraio 04, 2020
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Pesaro, consigliera M5s in giunta Pd: “Io dalla parte giusta, porto avanti i nostri temi. Chiedo incontro con Crimi prima di autosospendermi”

Francesca Frenquellucci resta in M5s e chiede un incontro ai vertici nazionali, dopo la nomina formale come assessore all’Innovazione nella giunta comunale di Pesaro, guidata dal Pd Matteo Ricci, primo esempio in Italia di collaborazione Pd-M5s in un Comune. “A livello nazionale siamo al governo: il M5s ha portato innovazione e cambiamento dentro le istituzioni: perché non posso farlo anch’io a livello locale, se mi viene permesso? Chiedo un incontro a Roma con Crimi, Taverna, Lombardi e Fico. Se poi servirà autosospendermi, in attesa degli Stati generali, farò tutto quello che è giusto per il M5s. Ma – ha detto oggi Frenquellucci in un incontro stampa dopo la prima riunione di Giunta -, io mi sono sempre sentita dalla parte corretta, dentro la linea del Movimento”. Secondo Frenquellucci, che ha già raccolto le reazioni negative di Crimi e dei facilitatori regionali, “il laboratorio politico“, che l’ha porta ad essere prima consigliere delegata all’Università, pur essendo all’opposizione, “a Pesaro funziona” e “tutto si è svolto alla luce del sole”

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lunedì 3 febbraio 2020

Pesaro, consigliera M5s entra nella giunta Pd: è il primo caso in Italia. Ha accettato l’assessorato all’Innovazione

La consigliere di M5s di Pesaro Francesca Frenquellucci, come riportato dal Fatto Quotidiano, ha firmato l’accettazione dell’assessorato all’Innovazione, ed è entrata così a fare parte della giunta guidata dal sindaco Pd Matteo Ricci. E’ il primo caso in Italia. Frenquellucci ha partecipato alle amministrative del 2019 come candidata sindaco, in diretta competizione con Ricci. Circa cinque mesi fa il primo cittadino le aveva affidato la delega per seguire il progetto di riportare un corso di laurea a Pesaro, uno dei temi della campagna elettorale penstastellata.

La proposta di entrare in giunta che Frenquellucci ha accettato era arrivata nei giorni scorsi. Per il capo politico di M5s Vito Crimi però l’assessorato in una giunta a guida Pd è incompatibile con la permanenza nel Movimento e nel weekend ha prospettando l’autosospensione di Frenquellucci, annunciando che il caso sarà sottoposto ai probiviri. La decisione è stata appoggiata da una parte degli attivisti, ma molto criticata da altri. “Difficile fare il sunto di centinaia di messaggi di varie chat a seguito delle decisioni prese da Francesca Frenquellucci ed evidentemente dal suo gruppo”, ha scritto in una nota il senatore Sergio Romagnoli (M5s). “Da parte mia e di tanti altri cittadini e attivisti naturalmente c’è sconcerto. Pensiamo che tutto questo è stato voluto e pilotato da qualcuno già dall’inizio e la nostra priorità al momento è smascherare questa gente. Non è un caso se si è spaccato il gruppo e tanti hanno gettato la spugna per evidenti atteggiamenti assurdi che oggi si concretizzano in un passaggio inconcepibile, dettato da convenienze personali”. E ha concluso: “Aiuterò i gruppi sani del Movimento 5 stelle e tutti i cittadini che vogliono combattere con serietà e coerenza, con tutto me stesso. Per quanto concerne Frenquellucci, il Movimento è stato chiarissimo con le parole, precise e puntuali, di Vito Crimi e il collegio dei probiviri, analizzando la situazione, prenderà le decisioni a riguardo”.

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alle febbraio 03, 2020
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M5s, Casaleggio: “Documento senatori M5s sulla piattaforma Rousseau? Non l’ho letto. Contributo 300 euro resta, è utile a sviluppo”

“Non ne ho ancora sentito parlare, non l’ho letto”. Così, dopo un convegno organizzato alla Camera sulla “cittadinanza digitale” al quale ha preso parte come relatore, Davide Casaleggio ha risposto ad alcune domande in merito al documento di un gruppo di senatori 5stelle che chiede che la piattaforma Rousseau non sia più gestita dala sua azienda. “Rousseau’ è sicuramente la voce degli iscritti e questo deve continuare a essere”. Altro punto molto dibattuto e che ha creato malumori tra i parlamentari è il contributo di 300 euro alla piattaforma. “Io non ricevo nessun fondo – spiega il figlio del fondatore del M5s – non mi pago nessuno stipendio e da quindici anni lavoro gratuitamente per il Movimento e ho sviluppato ‘Rousseau’ in modo completamente volontario. Quel contributo – conclude – adesso è utile per lo sviluppo della piattaforma”

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Prescrizione, Renzi: “È Bonafede che ricatta, ma occhio: va contro un muro. Conte? Faccio il tifo per governo, ma smini la situazione”

“Io minaccio il governo? No. Ho soltanto messo in guardia il ministro Bonafede sul fatto che, in merito alla prescrizione, ha contro non solo tutti gli avvocati d’Italia, ma anche la stragrande maggioranza dei magistrati e dei commentatori. E soprattutto non ha i numeri in Parlamento. Occhio. se continui ad andare a tutto fuoco, come si dice a Firenze, senza renderti conto che c’è una curva, vai a sbattere contro un muro”. Sono le parole del senatore di Italia Viva, Matteo Renzi, ospite de “L’aria che tira”, su La7.

Renzi poi risponde a distanza al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che sulla sua pagina Facebook ha scritto in un passaggio: “Sia chiaro che non accetto ricatti e minacce da nessuno. Qualcuno dovrebbe semplicemente rendersi conto di non essere più al governo con Alfano e Verdini“.
“Verdini non c’era nel mio governo – commenta l’ex presidente del Consiglio – Alfano era il ministro dell’Interno del mio esecutivo, mentre Bonafede ha approvato questa legge col ministro dell’Interno Salvini. Io tra Alfano e Salvini non ho alcun dubbio: sto con Alfano tutta la vita. Questo spieghiamolo anche con un disegnino al ministro della Giustizia. La legge che proponiamo noi ha contro soltanto Bonafede, che è solo. Allora, chi è che ricatta il governo? Bonafede, che dice che o si fa come dice lui oppure succede il ’48, oppure noi, che diciamo di trovare una soluzione? Ripeto: questi parlamentari non hanno la maggioranza in Parlamento. Io sto semplicemente chiedendo in amicizia a Bonafede e a tutti gli altri: ‘Occhio, non avete i numeri. E la filosofia di base della legge Bonafede è il giustizialismo“.

E conclude: “Io non credo che il governo cascherà sulla prescrizione e non voglio che il governo cada. Il problema non è il governo, ma la posizione politica di Bonafede che su questo tema deve trovare una soluzione, anche perché contro di lui ci sono tutti i suoi colleghi avvocati. Noi tutti dobbiamo dare una mano al presidente del Consiglio Conte. Lui è il presidente del Consiglio di tutti e, quando c’è l’Italia in ballo, si sta tutti con il presidente del Consiglio. Io ho fatto il presidente del Consiglio e tutti i giorni avevo quelli che mi facevano la guerra, anche dentro il mio partito. Mi auguro, penso e credo che Conte avrà tutto l’interesse a sminare questa situazione. Penso che la legislatura andrà avanti fino al 2023. Spero e mi auguro che vada avanti anche il governo, per cui faccio il tifo”.

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Regionali Campania, l’intervento dell’attivista M5s: “Pd peggio della destra, mai ad alleanza con loro”. Applausi e ovazione

“Il Pd è peggio della destra. Piuttosto che un’alleanza con loro, preferirei un governo di destra”. A dirlo è uno dei tanti (circa 120) attivisti intervenutiall’assemblea del M5s, a Napoli, in vista delle prossime elezioni regionali. Schiacciante il no ad accordi con il Partito democratico, che ha toccato circa il 90% dei favorevoli. I pochi disponibili a sedersi a un tavolo coi dem sono stati fischiati.

“La domanda che ci poniamo oggi, nelle regioni in cui ci candidiamo, segue il solco già tracciato al livello nazionale – ha scritto su Facebook Roberto Fico, presente alla riunione – Ma, senza ridurre la questione a un referendum sì-no, possiamo anche chiederci se sia possibile lanciare una proposta nel campo di altre forze politiche: mettiamo dei paletti, pretendiamo liste pulite, ragioniamo su un candidato di alto livello. Se la nostra sfida al rialzo viene accettata, confrontiamoci senza paura. Se invece le condizioni non ci sono, andiamo da soli”.

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domenica 2 febbraio 2020

Regionali Campania, l’assemblea degli attivisti M5s boccia l’alleanza col Pd: il 90% dice no. Fico: “Ascoltato opinioni, ora decide Crimi”

Gli attivisti del Movimento 5 Stelle della Campania bocciano l’alleanza con il Partito democratico alle prossime elezioni regionali di questa primavera. Durante l’assemblea indetta all’Hotel Ramada di Napoli è stato schiacciante il no ai democratici, “con e senza Vincenzo De Luca candidato”, che ha toccato il 90% dei consensi. Appena più sfumata l’opposizione ad accordi con “liste civiche”, giudicate da molti un espediente dei partiti tradizionali. Le parole dei pochissimi disponibili a sedersi ad un tavolo con il Pd sono state coperte da fischi di dissenso. Presente anche il presidente della Camera, Roberto Fico, chiamato in causa da qualche intervento critico. “Per me il punto davvero importante è aver ascoltato tutti, e questo prescinde un po’ dall’idea di costruire un percorso nuovo in Campania”, ha detto Fico al termine dell’assemblea, ribadendo che ora “i facilitatori regionali porteranno a Vito Crimi queste opinioni e si deciderà“.

L’assemblea è stata caratterizzata da sette ore di interventi, circa 120, regolati rigidamente dal cronometro con due minuti a testa. La regista dell’assemblea, Valeria Ciaramino, capogruppo in consiglio regionale, ha sintetizzato così le richieste della maggioranza: “Chiediamo che a votare (su eventuali alleanze, ndr) sulla piattaforma Rousseau siano solo i campani“. A margine Fico ha risposto a una giornalista anche in merito a questo punto, sollevato da molti nel corso dell’assemblea: “Questo poi si vedrà e si deciderà”.

La consigliera regionale Maria Muscarà ha chiesto invece se ci siano “accordi romani” per un’alleanza con il Pd. “Se è così, ditecelo, e prenderemo altre strade”. Ancora più duro Matteo Brambilla, consigliere comunale di Napoli ed ex candidato-sindaco del Movimento: “Sono arrabbiato, non avrei mai pensato di dover discutere di questo. Se si tratta di mettere una croce sul nostro simbolo affiancato a quello del Pd, non avrete mai il mio voto, né quello della mia famiglia”.

Il presidente della Camera Fico ha parlato solo al termine della assemblea: “Mi ha interessato sentire le opinioni su quello che sta facendo il Movimento, le criticità che ci sono e le cose che sono state fatte bene. È stato un incontro consultivo, le conclusioni saranno riportate al capo politico“, ha poi ribadito. Ma è d’accordo sul no ad alleanze del Pd espresso dalla base? “Ho ascoltato le opinioni, poi i facilitatori regionali porteranno a Vito Crimi queste opinioni e si deciderà”, ha replicato il presidente della Camera. “Qui ci sono tante voci, provenienti da tutta la Campania, e ci sono esigenze diverse – ha aggiunto Fico – si sono espresse opinioni in due minuti di tempo, magari allargando il tema con i gruppi le opinioni, non dico che possano cambiare, ma diventano anche più articolate e si fanno ragionamenti più ampi. Poi – ha concluso – ci vuole una maggiore informazione su tutti e di tutti su quello che accade”.

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alle febbraio 02, 2020
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