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sabato 16 gennaio 2021

Crisi di governo, Orlando: “Se Conte otterrà la fiducia, subito dopo allargare la maggioranza a forze europeiste con un nuovo patto”

A due giorni dall’appuntamento decisivo in Parlamento, quando il premier Giuseppe Conte si presenterà in Aula per spiegare prima ai deputati e poi ai senatori quali sono le sue priorità per l’Italia, chiedendo a chi ci sta di supportarlo fino a fine legislatura, l’esito della crisi di governo aperta da Matteo Renzi è ancora un grande punto interrogativo. Secondo i retroscena di molti quotidiani, dal Corriere al Messaggero, a Palazzo Chigi c’è una certa tranquillità sul fatto che i “costruttori” che in queste ore si stanno raccogliendo intorno a due cardini – da un lato il neonato gruppo Maie-Italia23 e dall’altro i centristi dell’Udc, al momento ancorati al centrodestra – alla fine possano garantire la sopravvivenza dell’esecutivo. Se non proprio con 161 voti, con quanto basta per permettere a Conte di restare in sella e lavorare nelle prossime settimane a un ulteriore allargamento della maggioranza, per arrivare quindi al tanto agognato patto di legislatura che chiede il Pd. È questa la strada maestra indicata dal vicesegretario dem Andrea Orlando in un’intervista a Repubblica: “È evidente che si può evitare la crisi avendo un numero in più, ma non pensare di governare. Perciò il tema che si porrà un minuto dopo la fiducia, se ci sarà, è consolidare la maggioranza, siglare un nuovo patto di legislatura e lavorare alla ricostruzione di un campo con le forze che hanno dato segnali ma che non si sono ancora sentite di fare questo passo, pur volendo prendere le distanze dalla destra sovranista“.

Si guarda quindi a pezzi di Forza Italia, ai centristi dell’Udc e a “responsabili” dentro la stessa Italia viva per arrivare a una maggioranza “stabile” come chiesto dal Quirinale. “Noi a Fi abbiamo sempre guardato come una forza che sostiene posizioni europeiste. Ultimamente questo profilo si è indebolito, quindi non so se si ci possa rivolgere a Fi nel suo complesso o a quei settori di Fi che rifiutano l’annessione” da parte di Lega e Fdi, ragiona Orlando. Ma le preoccupazioni restano. “Avvertiamo una disponibilità di forze intermedie a garantire la stabilità in questa fase, ma non abbiamo alcuna sicurezza“, avverte. “Però riteniamo giusto che sia il Parlamento a verificare se c’è o non c’è una maggioranza. E che chi ha aperto una crisi al buio, senza nessuno sbocco politico, si assuma davanti al Paese la responsabilità di aver prodotto un vulnus gravissimo per l’Italia”. Nessuna possibilità di dialogo, quindi, con l’ex alleato. “Le parole non bastano e mi pare che i margini siano pressoché esauriti“, continua Orlando, sostenendo che l’attacco a Conte di Renzi aveva come obiettivo “destrutturare l’alleanza politica che il Pd ha creato con M5S e Leu. Anche in questo caso, non ci nascondiamo i limiti di tale alleanza, ma siamo consapevoli che si tratta dell’unico punto di partenza per costruire un campo alternativo alla destra”.

La strada per arrivare al traguardo, però, è lastricata di insidie. A partire dalle mine piazzate da Italia viva in queste ore. In un’intervista al Messaggero Matteo Renzi porta avanti l’opera già iniziata ieri dai suoi: far ripartire non si sa bene quali trattative nonostante solo mercoledì abbia ritirato le sue ministre. “Sono pronto a parlare di contenuti“, dice. Un’opzione che nella tarda serata di ieri la presidenza del Consiglio ha sbarrato ancora una volta, ribadendo di “escludere assolutamente” un ritorno con i renziani. Anche perché i toni del leader di Iv non sono affatto cambiati. Nell’intervista torna ad attaccare la gestione della pandemia da parte del governo, sostenendo che l’Italia ha il “peggior numero di morti” per Covid e “mandiamo a scuola i nostri ragazzi meno di tutti gli altri”. Renzi chiede quindi di “uscire dall’immobilismo”, accettare il Mes e “tornare a fare politica“, visto che a suo dire senza Iv l’esecutivo “non ha i numeri” per governare. “Io penso che tutti i senatori di Italia viva – Psi voteranno allo stesso modo”, sostiene.

In effetti le parole rilasciate al Corriere dal senatore del Psi Riccardo Nencini – l’uomo che ha concesso a Renzi di avere un gruppo autonomo a Palazzo Madama – suonano quantomeno ambigue, nonostante lui stesso nei giorni scorsi sia uscito allo scoperto annunciando l’intenzione di restare in maggioranza. Un Conte ter senza Italia viva “è una prospettiva che non è all’altezza né di questa fase politica né della situazione”, spiega. Si dovrebbe ripartire “dalla maggioranza che c’era e che può essere rinnovata“. Nencini registra “le aperture di Pd e Iv. Poi ci sono Regioni e Comuni governati insieme da Pd, Iv, Psi e M5S”. Per Renzi il Mes resta una pregiudiziale ma “la politica, diceva Machiavelli, è l’arte di trovare una congiunzione. L’hanno trovata personalità come Togliatti, Nenni e De Gasperi, Craxi e De Mita. Possono farlo anche Conte e Renzi“. Il primo passo, secondo Nencini deve farlo “chi ha la maggiore responsabilità: il premier“. Il senatore del Psi lavorerà per ricucire la maggioranza fino a martedì mattina e “domando: il bene comune è rappresentato meglio da un governo con una rinnovata solidità o con una pesca magica“.

Tutte discussioni che però agitano chi sta lavorando per dare una “casa politica” ai “costruttori”. A partire da Clemente Mastella, innervosito dall’atteggiamento di Italia viva e di una parte del Pd. “Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di “Renzi”. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi”. Stando al Messaggero, un modo per mettere al riparo l’operazione potrebbe essere quella di offrire alla nuova quarta gamba della maggioranza non solo un futuro politico vicino al premier, ma anche dei posti in Consiglio dei ministri. I nomi sarebbero quelli dell’ex M5s Vono all’Agricoltura e della centrista Paola Binetti alla Famiglia, nonostante una fetta del Pd, dei 5 stelle e di Liberi e uguali potrebbero ritenere inaccettabile che sia proprio lei a ricoprire quella casella, viste le sue ben note posizioni in materia di diritti civili per le persone lgbt+. L’alternativa, che piace anche a Zingaretti, è quella di mettere sul piatto le dimissioni di Conte subito dopo la fiducia in Parlamento, in modo tale da avviare il tavolo per dare vita al Conte ter su nuove basi programmatiche.

L'articolo Crisi di governo, Orlando: “Se Conte otterrà la fiducia, subito dopo allargare la maggioranza a forze europeiste con un nuovo patto” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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