CERCA LA TUA NEWS

lunedì 30 agosto 2021

Sondaggi, con la leadership di Conte il M5s guadagna quasi un punto. FdI ancora primo partito, cala la Lega (-0,5%), stabile il Pd

Fratelli d’Italia si conferma il primo partito potenziale, con oltre un quinto delle preferenze. Ma alle sue spalle la Lega si allontana: il gap tra le due forze del centrodestra cresce dallo 0,3% allo 0,8%. Il Pd resta stabile, mentre il vero balzo in avanti – dopo l’investitura a leader dell’ex premier Giuseppe Conte – lo fa il Movimento 5 Stelle: dal 15,5% al 16,3%, con un guadagno di otto decimali in meno di un mese. È il quadro che emerge dal sondaggio Swg per il Tg La7 datato 30 agosto, a quasi un mese dall’ultima rilevazione (2 agosto), quando il dibattito politico ruotava intorno alla riforma della giustizia e Conte non era ancora stato formalizzato come nuovo capo del partito grillino (il voto su SkyVote per il presidente e per lo statuto si sarebbe tenuto nei giorni successivi).

E allora ecco che i pentastellati tornano dalle vacanze con quasi un punto in più nei sondaggi, anche se sono ancora al quarto posto tra i partiti con più preferenze: in testa, come anticipato, c’è quello di Giorgia Meloni, che resta quotato al 20,6% senza la minima variazione durante agosto. Cala sensibilmente, invece, la Lega (-0,5%, dal 20,3% al 19,8%), ormai tallonata dai dem (+0,1%, dal 19,0% al 19,1%). La leggera crescita di Forza Italia (+0,2%, dal 6,8% al 7%), poi, è speculare alla perdita di Azione di Carlo Calenda (-0,2%, dal 3,9% al 3,7%). Segue Sinistra italiana, stabile al 2,7%. E Italia viva? Per trovare la formazione renziana, come sempre, bisogna passare alla seconda schermata: eccola al 2,4%, in crescita dello 0,2%, davanti a Mdp-Articolo 1 (2,3%), +Europa (2,0%), Verdi (1,6%) e Coraggio Italia (1,0%).

L'articolo Sondaggi, con la leadership di Conte il M5s guadagna quasi un punto. FdI ancora primo partito, cala la Lega (-0,5%), stabile il Pd proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2WBJa1i
via IFTTT

domenica 29 agosto 2021

Assalto dei No Green pass a gazebo del M5s: solidarietà da Pd, Leu e Vito (Fi). Di Maio: “Tutte le forze politiche prendano le distanze”

Il gazebo distrutto, l’inchiesta dell’Antiterrorismo e 8 manifestanti denunciati. E solidarietà da alcuni partiti. Il giorno dopo l’assalto al banchetto del M5s da parte del corteo No Green Pass per le strade di Milano, la politica prende le distanze. In parte almeno. Perché a condannare il gesto di un gruppo di manifestanti sono il Pd milanese, Leu, il deputato di Forza Italia Elio Vito, il sindaco Beppe Sala e lo sfidante del centrodestra Luca Bernardo accodandosi alla ferma condanna di vertici e ministri del Movimento. Mentre Lega, Fratelli d’Italia e Italia Viva tacciono, per il momento.

Tra i primi ad intervenire era stata, già sabato sera, la candidata sindaca pentastellata Layla Pavone. Gli attivisti erano in Darsena proprio per raccogliere le firme necessarie alla presentazione della lista alle Comunali del 3 e 4 ottobre: “Sono costernata e amareggiata per ciò che accaduto, la violenza non è nel dna di Milano – aveva detto – Esprimo profonda vicinanza agli attivisti del Movimento 5 Stelle vittime di tale inciviltà”. Mentre per il leader del M5s ed ex premier Giuseppe Conte si è trattato di un “gesto gravissimo, profondamente antidemocratico”.

L’assalto dei No Green Pass, che hanno divelto il gazebo e il banchetto urlando “traditori” agli attivisti è stato poi condannato dalla segretaria metropolitana del Pd di Milano, Silvia Roggiani che ha definito “vigliacchi” i manifestanti per “un atto violento, incivile e ingiustificabile”. “Agli attivisti che sono stati assaliti, mentre erano in strada per confrontarsi con le cittadine e i cittadini – ha aggiunto l’esponente dem – tutta la nostra solidarietà. Parlano di dittatura, restrizioni e poi sono responsabili di azioni che nulla hanno a che vedere col vivere civile e democratico. Ci auguriamo davvero di non dover più assistere a scene così indegne”.

Nelle ore successive, era stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a parlare di una condanna “doverosa” da parte di tutte le forze politiche: “Prendano le distanze da questa vile aggressione”. L’episodio, ha sottolineato “va condannato fermamente” perché si è trattato di una “vera e propria aggressione” da parte di “incivili”. E la solidarietà non ha tardato ad arrivare da parte di Leu: “Aggredire chi fa politica in modo democratico e pacifico è inaccettabile. Le immagini dell’assalto al gazebo M5S a Milano sono terribili e non devono più ripetersi. A tutta la comunità del M5S va la mia solidarietà”, è stato il messaggio del ministro della Salute Roberto Speranza.

Anche il deputato di Forza Italia Elio Vito ha parlato di una “vile aggressione”: “Eppure, chi manifesta contro il green pass, dice di farlo in nome della libertà – sottolinea – Ma la libertà non c’entra proprio nulla con la violenza”. Solidarietà dal sindaco Sala agli attivisti perché “il diritto di manifestazione dei no-vax (di cui, come ho detto più volte, non condivido le tesi) deve coincidere con il loro rispetto nei confronti di chi la pensa diversamente”. Anche Luca Bernardo, candidato sindaco del centrodestra a Milano, ha espresso in un tweet una “ferma condanna alla violenta aggressione”: “Le opinioni diverse vanno contrastate con rispetto delle regole e della libertà democratica – ha aggiunto – Totale solidarietà a Layla Pavone e al Movimento 5 stelle”. Mentre il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, capodelegazione M5s al governo, ha definito “atti di violenza gratuita” quanto avvenuto lungo la Darsena di Milano “che non possiamo in alcun modo giustificare”.

L'articolo Assalto dei No Green pass a gazebo del M5s: solidarietà da Pd, Leu e Vito (Fi). Di Maio: “Tutte le forze politiche prendano le distanze” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3ktQ2pU
via IFTTT

Milano, i No Green pass devastano gazebo M5s con calci e spintoni: indagati due manifestanti

Un gruppo di ‘No Green pass‘ ha devastato un gazebo del Movimento 5 stelle vicino ai Navigli durante un corteo di protesta organizzato a Milano. I manifestanti, con calci e spintoni, tra insulti e minacce, si sono scagliati contro il gazebo pentastellato, allestito per raccogliere le firme per la lista da presentare alle Comunali, distruggendolo. La procura ha aperto un’inchiesta e due uomini sono indagati per danneggiamento, manifestazione non autorizzata e attentato contro i diritti politici del cittadino. L’indagine è stata aperta dal capo del Pool antiterrorismo della Procura milanese, il pm Alberto Nobili, ed è condotta dagli agenti della Digos. Sull’episodio sono intervenuti il leader del M5s, Giuseppe Conte, e la segretaria metropolitana del Pd, Silvia Roggiani.

“È un gesto gravissimo, profondamente antidemocratico. La risposta migliore che la comunità milanese può offrire è presentarsi domani per depositare una firma: una firma non solo per il Movimento 5 Stelle ma per l’affermazione dei valori che presiedono a una libera competizione democratica”, ha scritto in un post l’ex presidente del Consiglio. Per Roggiani, invece, si tratta di un “atto violento, incivile e ingiustificabile” ed esprime solidarietà da parte della comunità del Pd milanese agli “attivisti che sono stati assaliti, mentre erano in strada per confrontarsi con le cittadine e i cittadini”. “Parlano di dittatura, restrizioni – conclude – e poi sono responsabili di azioni che nulla hanno a che vedere col vivere civile e democratico. Ci auguriamo davvero di non dover più assistere a scene così indegne”.

L'articolo Milano, i No Green pass devastano gazebo M5s con calci e spintoni: indagati due manifestanti proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2WrPdpN
via IFTTT

giovedì 26 agosto 2021

Comunali a Roma, Fassina: “Non mi ricandido, lavorerò per la città in Parlamento. Serve patto tra centrosinistra e M5s al ballottaggio”

Stefano Fassina, deputato di Leu e consigliere capitolino uscente di Sinistra per Roma, non si candiderà alle prossime elezioni amministrative. Lo ha deciso in queste ore, indicando come capolista della propria componente, all’interno di Sinistra civica ed ecologista – una delle liste a sostegno di Roberto Gualtieri – il giovane avvocato Giuseppe Libutti, noto sul territorio per aver difeso numerose associazioni che da anni contestano la delibera sulle concessioni del patrimonio pubblico indisponibile, approvata dalla giunta di Ignazio Marino. Arrivato quinto alle primarie del centrosinistra del 20 giugno scorso, e già candidato sindaco nel 2016, Fassina è stato consigliere d’opposizione negli ultimi cinque anni. Ora “continuerò a lavorare per la città, ma dal Parlamento“, spiega a ilfattoquotidiano.it. E aggiunge che “in vista delle prossime elezioni politiche bisogna rinsaldare l’alleanza del centrosinistra con il Movimento 5 stelle a livello nazionale”, uno scenario possibile, dice, “superando la distanza che oggi separa i due schieramenti, frutto della stagione che abbiamo alle spalle”. Per questo, “al secondo turno, però, deve maturare una convergenza per dare alla città il governo che merita”, perché “Roma deve contribuire alla forza di uno schieramento progressista a livello nazionale”.

Onorevole Fassina, come si coniuga lo scontro con la sindaca uscente, Virginia Raggi – sul cui operato avete dato un giudizio negativo – con la convergenza con il M5s al ballottaggio?

Mettendo al centro i temi fondamentali che vanno affrontati, su cui vi è stata una carenza oggettiva della giunta Raggi. Trovo che ci sia la possibilità di convergere sulle soluzioni.

Tutti i sondaggi, finora, danno per certo il candidato di centrodestra al ballottaggio. Se contro Enrico Michetti ci fosse la Raggi, quindi, il centrosinistra la appoggerebbe?

Questo è un periodo ipotetico del terzo tipo. La convergenza di M5s e centrosinistra vale per qualunque scenario si venga a delineare, ma credo sia irrealistico assumere uno scenario diverso da quello che vede Gualtieri al ballottaggio.

Dialogherete con l’ex premier Giuseppe Conte – oggi alla guida dei 5 stelle – per favorire un’alleanza al secondo turno?

Il dialogo con Conte non si è mai interrotto, noi nel centrosinistra siamo stati i più convinti nel difendere la sua esperienza di governo e credo che sia naturale, al secondo turno, un suo impegno a supporto di Gualtieri che è stato suo ministro e con cui hanno portato a casa gli ottimi risultati del Pnrr.

Ora che lavorerà solo in Parlamento, quali saranno le sue priorità a livello nazionale e locale?
Innanzitutto va attuato quell’assetto istituzionale che legittima Roma come Capitale della Repubblica, quindi va compiuta la riforma dei poteri entro questa legislatura, in modo che la prossima consiliatura sia quella costituente. Poi vanno concentrate le risorse del Recovery plan sulle infrastrutture: dagli impianti necessari a chiudere in modo sostenibile il ciclo dei rifiuti alla mobilità, in particolare potenziando il trasporto pubblico su ferro anche verso l’area metropolitana. Infine, accanto a questo, nella Capitale si dovrà lavorare al rilancio delle aziende partecipate, confermandone la proprietà pubblica e portando avanti una linea di internalizzazione per coloro che svolgono attività essenziali.

Da dove dovrà partire il prossimo sindaco?
Dal lavoro. Su questo punto, tra l’altro, i candidati sindaco di Roma hanno una drammatica emergenza da affrontare: ci sono 7-8 mila posti di lavoro a rischio. Il piano proposto ieri su Alitalia è irricevibile, Gualtieri si deve impegnare affinché il governo Draghi corregga radicalmente il piano che avrebbe un impatto sociale ed economico pesantissimo sulla città e renderebbe drammaticamente complicate le prospettive in termini di turismo ed esportazioni delle imprese del tessuto economico locale.

L'articolo Comunali a Roma, Fassina: “Non mi ricandido, lavorerò per la città in Parlamento. Serve patto tra centrosinistra e M5s al ballottaggio” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/38jaGn6
via IFTTT

sabato 21 agosto 2021

Il M5s ha la sua candidata sindaca a Milano: è la manager Layla Pavone. La sfidante Sironi: “Scelta ragionata, riconosco valore aggiunto”

La fumata bianca è arrivata nella notte al termine dell’assemblea che si è tenuta online tra gli esponenti del Movimento 5 stelle di Milano e Giuseppe Conte. La manager Layla Pavone è la nuova candidata sindaca del M5s a Milano per le elezioni comunali che si terranno il prossimo 3 e 4 ottobre. Non sarà quindi Elena Sironi, l’avvocato e consigliera uscente di Municipio che era stata scelta dalla base milanese lo scorso 11 agosto, a sfidare il sindaco Giuseppe Sala. “E’ stata una scelta che abbiamo fatto insieme: una scelta ponderata, ragionata“, ha commentato Sironi. È quello che aveva proposto il neo-leader Conte: un ticket con Sironi capolista e al tempo stesso una candidata che possa rilanciare la presenza del M5s al Nord.

È stata la stessa consigliera uscente in un comunicato a rendere noto l’esito dell’assemblea: “Dopo l’intervento di Conte e le sue risposte alle domande, vi è stata la presentazione di Layla Pavone con un lungo momento di confronto, al quale si è deciso di far seguire una votazione – ha spiegato – che ha dato un esito largamente favorevole al passaggio di testimone a Layla Pavone”. Sironi poi spiega: “Nella consapevolezza che il gruppo M5s di Milano mi avrebbe comunque sostenuta se avessi deciso di imporre la mia candidatura, prima della votazione ho espresso il mio parere riconoscendo il valore aggiunto che Layla Pavone potrebbe portare in questa sfida elettorale ed ho lanciato l’invito ad esprimersi liberamente“.

Layla Pavone è tra le donne italiane più importanti nel mondo del web: amministratore delegato Industry Innovation di Digital Magics, è anche consigliera di Italia Startup, associazione che rappresenta tutto l’ecosistema delle startup nel nostro Paese. Inoltre, è componente del cda Seif che edita il Fatto quotidiano. Al momento resta in piedi l’ipotesi di un ticket tra la nuova candidata e quella scelta inizialmente dalla base milanese. Sironi infatti potrebbe essere capolista, come conferma all’Adnkronos: “Se sarò capolista? Penso di sì“, spiega. Poi su Pavone aggiunge: “Ha fatto un’ottima impressione, è una persona competente e in gamba, le sue competenze saranno un valore aggiunto per la campagna elettorale e per la gestione della città”.

La sfida elettorale per il M5s a Milano resta tuttavia complicata. La città capoluogo della Lombardia è da sempre un punto debole per i pentastellati: anche se qui è nato il primo Meetup e qui è stato fondato il Movimento nel lontano 2009, il M5s non è mai riuscito a sfondare. E anzi ora è una delle zone dove soffre maggiormente.

L'articolo Il M5s ha la sua candidata sindaca a Milano: è la manager Layla Pavone. La sfidante Sironi: “Scelta ragionata, riconosco valore aggiunto” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2WhhMG2
via IFTTT

giovedì 19 agosto 2021

Elezioni amministrative Milano, nel M5s si tratta ancora sul nome della candidata sindaca

Ore decisive in casa 5 stelle per la scelta della candidata sindaca che correrà alle amministrative di Milano. Dopo che è tramontata l’alleanza con Beppe Sala al primo turno, il neo Movimento di Giuseppe Conte cerca una sintesi che sia condivisa all’interno e che al tempo stesso possa rilanciare la presenza del M5s al Nord. Al momento l’ipotesi più accreditata e sostenuta dallo stesso ex premier, è quella di proporre un ticket: la candidata sindaca sarebbe Layla Pavone, manager e componente del cda Seif che edita il Fatto quotidiano; mentre come capolista verrebbe indicata Elena Sironi, già consigliera del municipio 4 e avvocata. Un modo per conciliare le spinte della base con il rinnovamento chiesto da Giuseppe Conte (e sostenuto dalla maggior parte dei parlamentari lombardi).

Nell’assemblea di ieri sera, la proposta di ticket è stata presentata agli attivisti e le trattative hanno fatto un altro passo avanti, ma la partita è ancora aperta. Sironi infatti era stata indicata dalla base di Milano l’11 agosto scorso come candidata sindaca e ora dovrebbe accettare di fare un passo indietro. Ma soprattutto a digerire la mediazione dovrebbero essere gli attivisti che, solo una settimana fa, in una nota, si sono esposti compatti in sostegno della consigliera: “Dichiariamo con soddisfazione che il gruppo di Milano è pronto, coeso, entusiasta e consapevole di aver fatto la propria parte”. A chiedere di rivedere la posizione sono sia Conte che gli eletti del territorio e per questo le trattative vanno avanti senza sosta. “L’obiettivo è arrivare a un’intesa entro lunedì al massimo“, fanno sapere.

Per i 5 stelle la città di Milano è da sempre un punto debole: anche se qui è nato il primo Meetup e qui è stato fondato il Movimento nel lontano 2009, il M5s non è mai riuscito a sfondare. E anzi ora è una delle zone dove soffre maggiormente. In consiglio comunale ad esempio, due consiglieri M5s su tre hanno lasciato in segno di protesta: prima Simone Sollazzo e poi, a giugno scorso, Patrizia Bedori. Quest’ultima, che cedette il posto di candidata sindaca al collega Gianluca Corrado, se ne è andata mettendo sotto accusa l’intera comunità che ha “tradito i suoi valori”. Corrado poi, l’unico rimasto in consiglio come M5s, è stato protagonista dell’ultimo scontro tra i 5 stelle milanesi: ha cancellato la pagina Facebook del Movimento, come rivelato dal Corriere, venendo sommerso dalle accuse degli attivisti.

Insomma i malumori nel gruppo delle origini del M5s a Milano sono tanti e anche per questo Conte vorrebbe dare un segnale di discontinuità. La settimana scorsa l’ex premier ha inviato una lettera al quotidiano di via Solferino per posizionarsi in vista delle prossime amministrative. E ha ammesso che “il M5s ha commesso errori su Milano e il Nord Italia”, ma soprattutto li ha riconosciuti come “tasselli decisivi” del suo nuovo progetto. Il piano dell’ex premier è quello di far diventare il M5s un interlocutore solido anche in Lombardia. Anche perché se l’alleanza giallorossa non è riuscita a trovare un’intesa su Milano per il primo turno elettorale, in tutte le altre fasi (dall’eventuale ballottaggio alla formazione della futura giunta) i 5 stelle vogliono farsi trovare nella posizione di poter rivendicare un posto al fianco dei democratici.

L'articolo Elezioni amministrative Milano, nel M5s si tratta ancora sul nome della candidata sindaca proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3CZFvLy
via IFTTT

venerdì 13 agosto 2021

Intelligenza artificiale, come (e perché) fa parte del nuovo statuto M5s

Nel 2030 “non saremo ancora dominati dalle cose o dalle nuove forme di intelligenza artificiale”. Non ancora. Quando parlo di dominio delle intelligenze artificiali non mi riferisco a macchine “senzienti”, robot come quelli visti in qualche film di fantascienza che prendono il sopravvento sugli essere umani e attraverso un controllo cruento e sanguinoso esercitano un dominio su di noi ma mi riferisco a qualcosa di più subdolo e nascosto. Parlo di un dominio della tecnica sulle caratteristiche più umane che caratterizzano la nostra specie terrestre.

Piero Bevilacqua in Elogio della radicalità scrive “La scienza economica è degradata in tecnica. E la tecnica non pensa. Tutta l’intelligenza della tecnica, infatti, la sua incontenibile potenza, il suo successo, risiedono nella capacità di replicare i propri meccanismi costitutivi, di rimanere identica a se stessa nella sua operatività. La sua essenza, la sua anima operosa si esprime nel perseguimento dell’identico, nella replicazione senza scarti, sempre uguale e potenzialmente infinita, di un dispositivo.

Con un pensiero economico ridotto a tecnica, negli ultimi 30 anni, tramite un meccanismo universalmente applicabile e indefinitamente replicabile, si è preteso di governare il mondo intero.” È facile che con l’enfasi verso una intelligenza artificiale che ci accudisce, ci risolve i problemi, è più precisa di noi (falso! Perché questo vale solo per specifiche nicchie operative e in contesti ipercontrollati e con un set di addestramento non discriminante) si rischia di subire il fascino del modello della società digitale e tecnologica parcheggiando il nostro cervello in una comfort zone dando all’innovazione, la tecnologia e l’intelligenza artificiale caratteristiche salvifiche che non posseggono.

Analizziamo ad esempio alcuni aspetti del libro bianco europeo sull’intelligenza artificiale del febbraio 2020. Emerge che il vero buco nero dell’Ia riguarda la trasparenza e i temi scottanti della tracciabilità e della sorveglianza umana. È lì che gli stati europei hanno legislazione assente principalmente per il settore economico privato.

“Coloro che si occupano di sviluppare e applicare l’Ia sono già soggetti alla legislazione europea in materia di diritti fondamentali (ad esempio per quanto riguarda la protezione dei dati, la privacy, la non discriminazione) e di protezione dei consumatori e alle norme in materia di responsabilità e di sicurezza dei prodotti. I consumatori si attendono lo stesso livello di sicurezza e di rispetto dei loro diritti, indipendentemente dal fatto che un prodotto o un sistema si basi sull’Ia. Tuttavia determinate caratteristiche specifiche dell’Ia (ad esempio l’opacità) possono rendere più difficile l’applicazione e il rispetto di tale legislazione.”

“Per questo motivo è necessario esaminare se la legislazione attuale sia in grado di affrontare i rischi connessi all’Ia” Il Movimento 5 stelle con il nuovo statuto ha scelto l’innovazione tecnologica come una nuova stella che illumina il percorso del futuro del M5s scegliendo non solo la strada “del progresso scientifico e dell’innovazione tecnologica che ci assicura condizioni di vita più sicure, confortevoli e sostenibili” ma soprattutto prende posizione rispetto ad una “ricerca scientifica democratica riproducibile ovunque e da chiunque” che sicuramente deve aprire anche un dibattito sul tema delle proprietà intellettuali, sull’accesso aperto ai dati scientifici che il movimento internazionale dell’Open science rivendica da tempo chiedendo l’approvazione di una legge del M5S ferma al Senato.

Ma ciò che è veramente importante è che il M5S con la nuova organizzazione inaugura un comitato per la formazione e l’aggiornamento che è anche lo spazio giusto per aprire sane dialettiche politiche promuovendo una reale conoscenza dei problemi. È chiaro che l’Intelligenza artificiale, la società tecnologica e digitale, i suoi risvolti etici e la sua potenzialità sono temi che una forza politica moderna deve affrontare per garantire al paese delle norme giuste che tutelano i cittadini e oggi il M5s ha strumenti e luoghi di confronto in cui questo può avvenire.

L'articolo Intelligenza artificiale, come (e perché) fa parte del nuovo statuto M5s proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/37DXbOn
via IFTTT

giovedì 12 agosto 2021

M5s, ecco secondo me con cosa avrà a che fare Conte come nuovo presidente

Ora Giuseppe Conte è presidente del Movimento 5 Stelle. Auguri: una bella gatta da pelare. Intanto cerchiamo di capire che cosa trova, perché non è neppure facile descrivere lo stato attuale del MoVimento. Abbiamo due strade per cercare di capire, quella della organizzazione e quella del potere. I drammi e/o le commedie che si manifestano e che si manifesteranno nei due comparti saranno del tutto indipendenti fra di loro.

1. Obbligatorio iniziare dalla prima. Che porta subito a cercare di definire la “mission” per cui è venuto al mondo il M5s, che non coincide più con quella (“apriscatole di tonno”) affibbiata a questa straordinaria iniziativa da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio. Oggi il M5s è cambiato. La funzione originale di “apriscatole” del Parlamento è stata assolta, direi anche alla grande. Già da tempo infatti il MoVimento è diventato strumento di governo, con una sua politica e con un successo che le apparenze nascondono; fatalmente la sua mission ora cambia. Qui è il momento della “seconda creazione” e bene ha detto Giuseppe Conte: dobbiamo perseguire e costruire una politica nobile. Aggiungerei anche una politica nobile e sorridente. Non sembrerebbe, ma sarebbe una novità colossale. Credo che Giuseppe Conte punti proprio a questo, e penso anche che sia l’unico politico capace di farlo.

2. Stabilita la nuova mission occorre un programma politico che sia capace di dare corpo al progetto e capace altresì di attirare voti qualificati e rispettosi della mission stessa. E qui cominciano i rischi per il nuovo M5s. Perché le direzioni operative su cui puntare le attività del MoVimento sono ovviamente tantissime. Occorre fare scelte di priorità temporali, badando a pianificare (in grande silenzio) le azioni successive a quelle del primo e del secondo anno di revamping.

Il primo argomento in assoluto è la “riorganizzazione“, che in realtà sarebbe una vera e propria prima organizzazione. Perfino delle bande improvvisate e mosse dal solo entusiasmo come quelle di Garibaldi si erano date una struttura “manageriale” adatta. In questo caso la prima organizzazione deve puntare alla creazione di riferimenti visibili e concreti sul territorio: checché si dica, oggi il potere si amministra sul territorio, dove si crea la vera affidabilità delle compagini politiche capaci di creare ampliamenti di consensi stabili. Occorre creare sedi, sindaci, assessori e consiglieri regionali e comunali, sono loro che parlano con la gente, e la gente ha bisogno di vedere e di sentire concretamente dove sta e che cosa dice il nuovo M5s. A mio modesto avviso, è proprio questa l’operazione più delicata e difficile, è quella che – sola – salda il nuovo M5s al Paese.

Il secondo argomento-principe è la “scuola” politica, da non intendersi – assolutamente – come centro di consolidamento e diffusione di basi ideologiche (che nel M5s proprio non esistono). Scopo della “scuola M5s” è duplice: formare funzionari e attivisti nella tecnica del contatto con la gente e studiare organicamente la domanda di politica che viene dal Paese.

3. Viene così il momento di tratteggiare le aree di interesse politico del programma politico M5s. Cioè la cornice del programma politico. E qui bisogna stare molto attenti, ma sono certo che Giuseppe Conte quella cornice ce l’ha già chiara in testa. Le scelte disponibili sono enne, infinite, di primo livello e di secondo livello. Si rischia di affastellare troppe cose, meglio scegliere chiaramente pochi temi ma darci dentro comm’il faut

Azzarderei alcune ipotesi personali: equità (che comprende la Scuola e la Giustizia), welfare (che comprende la sanità pubblica), economia (in cui occorre rivedere a fondo il rapporto col mondo economico su basi collaborative, civili, sociali reciproche). Già un programma operativo di questo calibro potrebbe occupare a dir poco un paio di anni di attività politica e governativa. Sui temi di secondo livello occorre predisporre un pre-piano politico da consolidare – come conoscenza operativa – nel terzo anno di attività politica.

4. La chiave di volta per organizzare una buona probabilità di successo politico nella attuazione dei piani è una accurata segmentazione – piano per piano – delle ricerche sociologiche. Sbagliare la segmentazione significa mandare a ramengo molte delle probabilità di successo dell’iniziativa. È il momento di rinnovo più delicato, occorrono persone preparate sotto l’aspetto sociologico e sensibili alle espressioni dei sentimenti della gente, ma ben suddivise per categoria sociale, per stile di vita… l’elenco non è purtroppo breve.

È evidente che non è questa la sede per disquisire operativamente su questo tema: ho cercato – alla luce della mia purtroppo lunga esperienza di conduzione strategica delle imprese – di immaginare un percorso logico e di trasmetterlo per quanto molto superficiale e generico, ma la strada è questa, aggirarla significa soltanto “inventare” e, magari, ceffare le previsioni. E questo, professor Giuseppe Conte, deve evitarlo come la peste.

L'articolo M5s, ecco secondo me con cosa avrà a che fare Conte come nuovo presidente proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3CIQF7h
via IFTTT

M5s, oggi l’obiettivo di lungo periodo è il 2050 ma bisogna arrivarci per step

Con la recente votazione di Giuseppe Conte a presidente del Movimento 5 Stelle, si scriverà una nuova pagina della nostra politica che, nata dal nulla, ora è al governo del Paese. Dimostrazione vivente che la forza del cambiamento non è arrestabile se si persegue, con convinzione e determinazione, il bene comune.

Al M5s, pur commettendo errori sovente di inesperienza, va riconosciuto il merito di aver stravolto l’agenda politica italiana imponendo, grazie alla visione di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, temi legati all’etica, alla giustizia sociale, all’ambiente e alla modernizzazione culturale di un Paese ostaggio di un’élite che ne ha frenato per troppi anni l’evoluzione.

La grande forza del M5s è stata quella di avere una visione e declinarla, passo dopo passo, nella realtà. Oggi, l’obiettivo di lungo periodo è il 2050. Ma questo traguardo va raggiunto per step, coinvolgendo tutte quelle forze culturali, sociali e politiche che percepiscono che siamo giunti a un bivio storico. La pandemia ha palesato che siamo alla fine di un’epoca storica inaugurata con la Rivoluzione industriale e che sta terminando con la finanziarizzazione dell’economia. L’accumulazione delle ricchezze gestite da poche persone, l’irreale presunzione di poter crescere in maniera infinita in un pianeta dalle risorse finite e la folle idea di estendere uno stile di vita insostenibile all’intero pianeta equivale a inaugurare una stagione di guerre e catastrofi ambientali.

L’intera comunità scientifica oramai da anni ci informa che, se continuiamo a gettare nell’atmosfera gas climalteranti, le temperature in questo secolo potrebbero aumentare fino a 5°C. Le inondazioni e gli incendi a cui abbiamo assistito di recente sono solo un leggero antipasto di quello che potrebbe accadere nel prossimo futuro. Occorre avere contezza che il paradigma culturale ed economico che ha dominato i nostri tempi non può avere più futuro.

È indispensabile transitare in una nuova idea di società e il primo seme va piantato nelle scuole, insegnando agli studenti non a essere dei competitor, ma dei cittadini sovrani in grado di vivere in comunità, perché la vera sfida da vincere è culturale, prima che economica. Occorre fortificare quei legami sociali recisi con diabolica precisione al fine di separare i cittadini per trasformarli in consumatori solitari e obbedienti.

Un ruolo fondamentale lo deve svolgere lo Stato, inteso non come entità burocratica e astratta, ma come comunità che ha il compito di perseguire il bene comune agevolando la transizione, prendendosi cura dei più fragili. Un esempio è la misura dell’eco-sisma bonus che sta convertendo le nostre abitazioni rendendole più sostenibili dal punto di vista energetico e più sicure in caso di terremoti. Inoltre, l’indotto positivo per un settore come quello edilizio da anni in grave crisi è indiscutibile.

In questa fase di transizione serve del tempo affinché nuovi lavori possano germogliare e sostituire quelli che a breve saranno superati dalla robotizzazione. Oggi la maggior parte dei cittadini è succube del salario, senza di esso si è condannati all’oblio sociale e a una guerra tra poveri, tra autoctoni e immigrati, tesa ad abbassare il costo del lavoro. In tal contesto, il Reddito di cittadinanza è una misura vitale, di certo migliorabile, ma non da eliminare come propugnato da alcuni politici vittime di una sorta di sindrome di Robin Hood alla rovescia.

Il lavoro deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa ed è indispensabile tener presente che il nostro più grande patrimonio da non dissipare è il tempo, che va usato per tessere relazioni con il prossimo e con se stessi e non, invece, sprecato solo per produrre al fine di acquistare dosi crescenti di oggetti che non potranno mai appagare la propria esistenza. Un obiettivo deve essere un salario minimo, una riduzione dell’orario del lavoro e soprattutto un grande piano di investimenti che possa fermare la quotidiana strage dei lavoratori.

I cambiamenti in atto sono evidenti anche in geopolitica: da un mondo unipolare post caduta del muro di Berlino siamo, oramai, in un sistema multipolare. Il nostro Paese deve avere una postura internazionale legata ai nostri valori occidentali di appartenenza, ma non succube di anacronistiche tensioni che si potevano avere durante la guerra fredda. Al sovranismo fine a se stesso della destra e alla sudditanza psicologica di altre forze politiche, l’Italia deve riscoprire un sano patriottismo. Un patriottismo in grado di perseguire il proprio interesse, come del resto fanno i nostri partner europei, con quelle realtà emergenti che possono garantire relazioni culturali e commerciali importanti. Anche in questo ambito il M5s, con il nostro ministro degli Esteri Luigi di Maio, sta realizzando egregi risultati con le esportazioni delle nostre eccellenze nel mondo.

Ci aspettano molteplici sfide che bisogna affrontare con entusiasmo e determinazione, coinvolgendo tutti avendo come riferimento una grande bussola che ci è stata donata e a cui, specie in questo tempo, bisogna attingere: la Costituzione. I valori costituzionali sono rocce su cui costruire il futuro evitando che ci possano essere rigurgiti del passato che, purtroppo, sono crescenti nel nostro Paese e non solo.

L'articolo M5s, oggi l’obiettivo di lungo periodo è il 2050 ma bisogna arrivarci per step proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3fRR91d
via IFTTT

martedì 10 agosto 2021

Caso Durigon, centrosinistra compatto con Conte e Letta sulla richiesta di dimissioni del sottosegretario leghista che vuole il “parco Mussolini”. Renzi tace come la destra. E Draghi non interviene

Cresce ora dopo ora la pressione su Claudio Durigon, il sottosegretario leghista all’Economia che lo scorso 4 agosto – durante un comizio a Latina – ha proposto di reintitolare un parco pubblico della città, dedicato a Falcone e Borsellino, ad Arnaldo Mussolini, fratello del dittatore fascista. A chiedere le sue dimissioni dal Governo – per bocca dei rispettivi leader – Pd, Movimento 5 stelle e Liberi e uguali, pronti a votare la mozione di censura già presentata dai deputati grillini a inizio maggio, all’indomani dell’inchiesta di Fanpage in cui il politico era ripreso mentre si vantava di “aver messo” ai vertici della Guardia di finanza il generale che indaga sui 49 milioni scomparsi della Lega: una vicenda su cui Mario Draghi aveva scelto di glissare. Ora però, a settembre, il caso Durigon tornerà alla ribalta, con l’aggiornamento e la richiesta di calendarizzazione della mozione in cui si chiede proprio al premier di revocare le deleghe al sottosegretario. Uno snodo che potrebbe causare un terremoto nel Governo, perché la Lega ha già fatto capire di non voler accettare l’estromissione di uno dei propri uomini più importanti in termini di relazioni e peso elettorale.

Ma dall’ala sinistra della coalizione le voci sono compatte. Subito dopo l’investitura a neo-presidente dei 5 stelle, l’ex premier Giuseppe Conte al Fatto ha definito “aberrante voler cancellare anni di lotta alla mafia e il sacrificio dei nostri uomini migliori, per giunta allo scopo di restaurare il ricordo del regime littorio“, ha detto, chiedendo che Durigon “dismetta immediatamente l’incarico di sottosegretario di Stato” (così come il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo). Il giorno dopo, sempre al nostro giornale, il segretario Pd Enrico Letta ha dichiarato che le frasi del leghista “infangano in un colpo solo l’antifascismo e la memoria di due eroi civili come Falcone e Borsellino”, giudicandole “incompatibili con la sua permanenza nell’esecutivo”. E la linea del segretario è stata confermata alle agenzie dal Nazareno. Poche ore dopo tornato all’attacco anche Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana (che compone insieme ad Articolo 1 il gruppo parlamentare di Leu): “Mentre continua il silenzio del presidente Draghi, vedo che con le parole chiare di Letta e Conte, si estende sempre più l’arco di forze che chiede le dimissioni del sottosegretario Durigon dal governo. Dimissioni che dovevano essere presentate già dopo l’inchiesta di Fanpage e ancora più motivate dopo le sciocchezze dette sul fratello di Mussolini. Ora la mozione di sfiducia è l’unico strumento per ridare un minimo di dignità“.

Nel corso della giornata, poi, si sono aggiunte nuove dichiarazioni di peso. Ad esempio quella del ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, il primo membro del Governo a prendere posizione sul caso. “Credo che sia intollerabile ciò che ha detto il sottosegretario Durigon, non è compatibile con la sua permanenza nel governo”, sostiene anche l’esponente 5 stelle, in visita nei territori colpiti dagli incendi di questi giorni in provincia di Oristano. “Mi auguro che non sui arrivi alla mozione di sfiducia, credo che sarà necessario un passo indietro“. Se mozione sarà, però, a votarla non saranno solo pentastellati, dem e sinistra. Il forzista Elio Vito, già protagonista di forti prese di posizione – in dissenso da quasi tutto il centrodestra – a favore del ddl Zan, annuncia il proprio sì su Twitter: “Voterò la mozione di sfiducia a Durigon presentata dal M5s. Perché l’antifascismo è un valore fondante la Repubblica e perché non possiamo pubblicare ogni anno foto di Falcone e Borsellino e poi restare indifferenti. Spero di non essere il solo in Forza Italia”.

Dal resto del centrodestra invece si ascolta solo un silenzio imbarazzato. Proprio come quello di Matteo Renzi, che negli ultimi mesi ha inaugurato un solido asse politico con la Lega di Salvini. Il leader di Italia viva – impegnato nel tour estivo di presentazione del proprio libro, in cui bombarda un giorno sì e l’altro pure il reddito di cittadinanza – non ha ancora proferito parola sulla vicenda Durigon, nè ha chiarito se i 28 deputati che gli fanno capo voteranno o meno la mozione di censura. L’unico renziano a dire la propria, su Facebook è stato il capogruppo al Senato Davide Faraone: “Un leghista di Latina propone di cambiare nome a un parco. Si chiama Durigon e dice che no, quella piazza non può essere dedicata a due eroi antimafia, deve tornare ad essere il luogo in cui ci si siede e si legge “Mussolini”. Ignominia si chiama, vituperio. Offendere così due eroi antimafia dovrebbe essere reato“, scriveva nell’immediatezza. Mentre i portavoce nazionali di Europa Verde, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, stigmatizzano la mancanza di interventi del capo del Governo. “Perché Durigon è ancora sottosegretario e perché di fronte a parole oltraggiose contro la democrazia e la Costituzione il premier non ha chiesto le sue dimissioni?”, si chiedono.

L'articolo Caso Durigon, centrosinistra compatto con Conte e Letta sulla richiesta di dimissioni del sottosegretario leghista che vuole il “parco Mussolini”. Renzi tace come la destra. E Draghi non interviene proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3jG90JA
via IFTTT

Il Movimento 5 stelle non esiste più: chi sperava in un’altra politica in Italia ora è orfano

Tutto è compiuto. Il Movimento 5 Stelle non esiste più. Al suo posto uno dei tanti partiti italiani, con un suo padrone e una sua nomenclatura. Questo nuovo partito del professor Conte si ispira ad un non ben identificato ‘progressismo’ che potrebbe tranquillamente farlo confluire nel Pd. Speriamo il prima possibile.

Non c’è più traccia della democrazia dal basso sognata da Gianroberto Casaleggio, non più una delle 5 stelle iniziali di quello che rappresentarono il Movimento: acqua pubblica, ambiente, mobilità sostenibile, sviluppo e connettività per tutti i cittadini. Cosa sono diventate nel ‘Partito di Conte’? Aria fritta, propria della retorica democristiana che anima ogni discorso del professore pugliese: ecologia integrale (che vuol dire?), giustizia sociale (ah, bello!), innovazione tecnologica (che ci sta sempre bene) ed economia eco-sociale di mercato (mica possiamo inimicarci i turboliberisti della Confindustria!). Manca solo la pace nel mondo e la lista delle ovvietà utopiche saprebbe completa.

Chissà chi ricorda per quali motivi abbiamo invece eletto i vari Di Maio & C. al parlamento italiano. Nel programma elettorale del 2013, registrato presso il Ministero dell’Interno l’8 gennaio dello stesso anno, si legge: “I partiti si sono sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio” (proprio quello che è oggi il Partito di Conte); “Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualsiasi carica pubblica” (sì, ti saluto); “Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali” (manco la proposta); “Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla Scuola pubblica” (ce lo vedete Di Maio fare la voce grossa col Vaticano?). Sono solo alcuni delle decine di punti mai perseguiti da coloro che furono da noi eletti per dare applicazione a questo programma.

Ma eravamo all’opposizione. Vero, allora vediamo il programma del 2018, visto che poi da allora siamo andati al Governo: “Via 400 leggi inutili!” (stiamo aspettando con ansia); “Investimenti ad alto moltiplicatore occupazionale per creare nuovi lavori e nuove occupazioni” (certo, per i ‘portavoce’); “Riduzione aliquote Irpef” (ve ne siete accorti?); “50 miliardi in innovazione, energie rinnovabili, manutenzione del territorio, adeguamento sismico” (c’è solo il complicatissimo bonus del 110% dalla sorte già segnata); “Stop al business della immigrazione e rimpatri immediati per gli irregolari” (ahahaha!).

Di tutte le decine di punti presentati solo il Reddito di Cittadinanza è stato ottenuto e mantenuto. Ma abbiate pazienza: l’alleato Draghi ci metterà poco a liberarsi anche di questo, come ha fatto in cinque minuti con la cancellazione della prescrizione di Bonafede. Con l’avallo del fu Movimento tutto.

Quindi quelli come me non sono più del Movimento 5 Stelle? No, è il Movimento 5 Stelle che non è più rappresentativo del sottoscritto e di tutti i milioni di cittadini che avevano creduto in ideali, sogni e speranze di un grande visionario.

Approfitto anche della occasione per tranquillizzare tutti coloro che si sono ultimamente tanto preoccupati perché un giornalista si è dichiarato apertamente iscritto al Movimento. Prescindo dalle decine di giornalisti eletti nelle file di tutti i partiti italiani, ma sottolineo invece che uno degli ideali cui avevamo creduto come cittadini, prima di ogni altra appartenenza sociale, era la trasparenza. Trasparenza. Una parola che nell’etica di moltissimi colleghi apparentemente ‘indipendenti’ non esiste. Siamo tutti schierati. Alcuni in modo grottesco (diversi fanno i direttori, ovviamente) e hanno la funzione – loro sì – di portavoce di qualche padrone. Altri perché credono davvero in alcuni ideali.

Chi ha pensato che un’altra politica in Italia fosse possibile con il Movimento 5 Stelle adesso è orfano. Speriamo non per molto. Sarebbe la fine di ogni speranza di avere un giorno un Paese migliore, più democratico e giusto.

L'articolo Il Movimento 5 stelle non esiste più: chi sperava in un’altra politica in Italia ora è orfano proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3yAZz4v
via IFTTT

lunedì 9 agosto 2021

Reddito di cittadinanza, resta da capire qual è il ‘concetto alla base’ di cui parla Draghi

di Gianluca Pinto

Sarà un caso, sarà una coincidenza, sarà nulla ma, subito dopo le votazioni online del Movimento 5 Stelle che hanno dato formalmente ruolo a Giuseppe Conte, Mario Draghi ha trovato l’occasione per dire che condivide “in pieno il concetto alla base” del Reddito di Cittadinanza (fornendo un dato politico sul “peso” della figura di Conte). Resta da capire a quale concetto di base il Premier faccia riferimento. Il RdC, chiaramente, non è uno strumento della tradizione della “lotta di classe” o di una “sinistra” che si possa definire tale.

La parola “lavoro” presente nell’art.1 della Costituzione riporta il pensiero anche ai “luoghi” di lavoro in cui, tramite il contatto continuo tra coloro che sono nella medesima situazione, nascono le condizioni di coscienza e, quindi, di emancipazione sociale. Il Reddito di Cittadinanza osservato sotto questo aspetto è un provvedimento che scardina la possibilità di incontro di chi è nelle medesime condizioni e agisce in senso contrario all’emancipazione, favorendo l’individualismo a scapito della visione collettiva. Naturalmente, oggi, il RdC non può creare grossi danni dato che la disarticolazione dei “luoghi” di lavoro, anche grazie a un “laissez faire” dei Sindacati, è già in atto da molto.

Il RdC è inoltre un favore al capitale perché, con risorse pubbliche, si pongono le condizioni in favore del consumo. Perfino il primo esperimento inglese di fine ‘700 fu un sussidio “agganciato” al prezzo del grano: questo per chiarire come il riferimento fosse comunque, come oggi, dentro una logica di mercato/consumo/profitto. Sono questi i concetti “alla base” cui si riferisce Mario Draghi?

In realtà il RdC, al di là del fatto dimostrato di essere uno strumento concreto contro la povertà (di cui si è parlato abbondantemente, soprattutto in tempi di pandemia) in Italia ha un suo peso specifico ben preciso (ed è il motivo per cui personalmente lo ritengo essenziale), che va riferito, in particolare, all’innata ingordigia propria del capitalismo italiano (quello Dop nostrano). Il RdC diviene, per assurdo, un problema per il capitalismo italiano che è sempre stato caratterizzato da una certa insaziabilità e da una chiara propensione all’uso smodato di risorse collettive (è storia che i nostri sistemi di imprese e industriale si siano spesso lasciati andare alla voracità di fronte alla possibilità di trangugiare ricchezza pubblica, ossia della collettività tutta) non sempre controbilanciate da un’adeguata fedeltà fiscale.

L’ulteriore pasto che i “padroni” italiani stanno ineducatamente consumando senza saper stare a tavola è nell’ambito del valore del lavoro: oggi il bisogno alimentare è quello di sfruttare i lavoratori per un tozzo di pane usando l’arma del ricatto: “o così o muori di fame e di stenti”. Il RdC, purtroppo per costoro, in qualche modo pone all’evidenza pubblica il tema del lavoro sottopagato. Questo è avvenuto soprattutto grazie alle controproducenti e improvvide dichiarazioni dei rappresentanti della classe padronale stessa sulla “mancanza di forza lavoro a causa della presenza del RdC”. Queste allucinanti dichiarazioni, che presentano il tema della sopravvivenza come “folli pretese dei lavoratori”, sono un prosieguo morale, etico e materiale del famoso “choosy” (“schizzinosi” detto con una parola esteticamente migliore in una lingua che vorrei non morisse totalmente) pronunciato anni fa da colei che attualmente è una consulente del famoso governo dei migliori; quel “Governo di competenti”, per intenderci, il cui Presidente non segue gli esperti perché se no non riuscirebbe a fare nulla.

Ecco il vero motivo per cui il RdC in Italia è necessario: per creare un piccolissimo ostacolo (un granellino di sabbia nell’ingranaggio) all’ulteriore ingrasso dei pochi che non ne hanno bisogno a fronte dell’ulteriore dimagrimento dei molti che sono in difficoltà. Mi assale, tuttavia, qualche dubbio nel pensare che Mario Draghi, nella sua dichiarazione, si riferisse a questo specifico “concetto alla base”.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

L'articolo Reddito di cittadinanza, resta da capire qual è il ‘concetto alla base’ di cui parla Draghi proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3fLmWR8
via IFTTT

sabato 7 agosto 2021

M5s, il comitato di garanzia rimette il mandato: “Giusto sia rinnovato”. I complenti di Letta a Conte: “In bocca al lupo da tutti noi”

“Riteniamo di dover dare un ulteriore contributo a questo processo di rinnovamento consentendo che, a seguito della approvazione del nuovo Statuto e dell’elezione del nuovo Presidente, anche il Comitato di Garanzia possa essere rinnovato”. Così Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri in un post sul blog del Movimento 5 stelle hanno annunciato di avere rimesso il loro mandato dopo la conferma dell’elezione di Giuseppe Conte a primo presidente. Questa mattina per la nuova guida dei Cinquestelle sono arrivati anche i complimenti del segretario Pd, Enrico Letta: “Un grande in bocca al lupo da tutti noi a Giuseppe Conte per l’elezione a Presidente del M5s”.

Crimi, Lombardi e Cancelleri hanno spiegato di aver “già comunicato alcuni giorni fa sia a Beppe Grillo che a Giuseppe Conte l’intenzione di mettere a disposizione nelle loro mani il nostro mandato non appena si sarebbe conclusa l’elezione del Presidente”. “Rimaniamo comunque a disposizione per proseguire nelle nostre funzioni, fintanto ché non saranno individuati ed eletti i nuovi componenti del Comitato di Garanzia”, si legge nel post. “Abbiamo ricoperto il ruolo di membri prima del Comitato di Appello e poi del Comitato di Garanzia, il nostro incarico scade il 31 dicembre 2021. In questo periodo abbiamo cercato di svolgere il nostro ruolo con spirito di servizio, affrontando le questioni con la massima autonomia e indipendenza, collaborando e supportando il Capo politico nelle scelte strategiche, nella redazione dei regolamenti, nelle delibere di straordinaria amministrazione, e ogni qualvolta ci è stato chiesto un parere, sempre con lo stesso spirito di correttezza e indipendenza”, scrivono Lombardi, Crimi e Cancelleri. “Non è mancata la nostra attiva collaborazione anche in questo percorso di transizione e rinnovamento del Movimento che riteniamo essere un’occasione imperdibile per rilanciare il ruolo del Movimento quale motore del cambiamento e forza innovatrice e rimettere al centro i temi sui quali tantissimi cittadini ci hanno concesso la loro fiducia nel 2018. La grande partecipazione al voto di ieri ci fa comprendere che è la strada giusta“, concludono.

L’elezione di Conte è stata saluta con entusiasmo da diversi esponenti del M5s. “Più volte hanno provato a raccontarci come finiti, lacerati, ma siamo ancora qua. Uniti, con le idee chiare, con una nuova energia e con tante responsabilità che vogliamo onorare al meglio”, ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Grazie alle 67mila persone che hanno votato ancora una volta, partecipando in maniera attiva alle scelte del Movimento”, ha aggiunto. “C’è l’entusiasmo di una grande comunità che non ha mai smesso di credere nel nostro progetto e che ci spingerà a dare sempre il meglio”, ha sottolineato Di Maio.

Per Conte sono arrivati anche i complimenti delle due sindache del M5s, Virginia Raggi e Chiara Appendino. “Andiamo avanti a testa alta insieme per continuare il lavoro iniziato e gli impegni presi con i cittadini”, ha commentato la prima cittadina di Roma. “C’è un Paese che ha bisogno di speranza, di fatti concreti, di visione, e di tornare a vedere un futuro nuovo su cui lavorare insieme”, le parole della sindaca di Torino. “I miei migliori auguri di buon lavoro a Giuseppe Conte – ha aggiunto Appendino – ora ufficialmente presidente del M5s. Siamo con te”. Gli auguri a Conte li ha fatti pure il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: “Ora si lavori per dare anima e idee ad una coalizione in grado di rappresentare una reale alternativa alle destre”.

L'articolo M5s, il comitato di garanzia rimette il mandato: “Giusto sia rinnovato”. I complenti di Letta a Conte: “In bocca al lupo da tutti noi” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3xuO5ht
via IFTTT

M5s, Conte lascia la sua abitazione di Roma: “Risultato di ieri? Un’ottima partenza”

Le votazioni di ieri lo hanno incoronato come il nuovo presidente del Movimento 5 stelle con 62.242 sì. Dopo i due giorni di voto on-line, il è stato, quindi, plebiscitario. “Un’ottima partenza”, si è limitato a dire Giuseppe Conte lascando il suo appartamento con la compagna.

L'articolo M5s, Conte lascia la sua abitazione di Roma: “Risultato di ieri? Un’ottima partenza” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3fIJD8C
via IFTTT

venerdì 6 agosto 2021

M5s, Conte eletto presidente. Il videomessaggio dell’ex premier: “Ce la metterò tutta per restituire dignità alla politica. Da settembre girerò l’Italia”

Giuseppe Conte è il nuovo presidente del Movimento 5 stelle. A votare sono stati 67.064 iscritti su 115.130 aventi diritto. Conte è stato eletto con 62.242 voti, il 92,8% del totale. Pochi minuti dopo l’annuncio di Vito Crimi, l’ex premier ha diffuso un videomessaggio di ringraziamenti agli iscritti. ” Il quorum elevatissimo mi trasmette una grande energia e una grande responsabilità. Ce la metterò tutta per non deludervi, per restituire dignità alla politica, quella con la “p” maiuscola. Il nostro è un progetto forte e solido che guarda al futuro, al 2050, ma che non vuole trascurare le urgenze. Non coinvolgeremo solo i gruppi territoriali e i forum tematici, che ricordo sono aperti anche ai non iscritti. Da settembre io girerò tutta Italia, avremo così la possibilità di arricchire il nostro programma e spero già a fine anno avremo il più partecipato e importante programma di governo che sia mai stato elaborato”

L'articolo M5s, Conte eletto presidente. Il videomessaggio dell’ex premier: “Ce la metterò tutta per restituire dignità alla politica. Da settembre girerò l’Italia” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2VEEXta
via IFTTT

Giuseppe Conte è il nuovo presidente del M5s: oltre 62mila iscritti votano sì. L’ex premier: “Voglio restituire dignità alla politica”

Non più ex premier, né leader in pectore, ma presidente. Giuseppe Conte si prende ufficialmente la guida del Movimento 5 Stelle e lo fa con un consenso plebiscitario. “Trasmette una grande responsabilità”, dice lo stesso Conte, che nel suo primo discorso fissa anche il suo primo impegno: “Restituire dignità alla politica“. Sulla piattaforma Skyvote hanno partecipato alla consultazione 67.064 iscritti al M5s (su 115.130 aventi diritto): di questi, 62.242 hanno votato , il 92,8% del totale. I no infatti sono stati appena 4.822. “I risultati parlano da soli, proclamo eletto primo presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte”, ha dichiarato Vito Crimi dopo avere letto i risultati della votazione. “Finalmente l’intenso lavoro di questi ultimi mesi ha dato i suoi frutti. Adesso possiamo partire da una base solida“, il primo commento di Conte. Che già annuncia il primo tour per settembre: un mese per provare a incidere già sulle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.

“Questi appuntamenti si stanno rilevando una grande occasione di partecipazione democratica. Il quorum elevatissimo mi trasmette una grande energia e una grande responsabilità“, dice Conte, sottolineando la partecipazione sia a questa consultazione che alla precedente, quella per l’approvazione del nuovo Statuto, a cui hanno partecipato più di 60mila iscritti, con 53mila voti a favore (l’87 per cento). “Ce la metterò tutta per non deludervi, per restituire dignità alla politica, quella con la ‘p’ maiuscola”, prosegue Conte. La politica, aggiunge, “è un impegno nobile, nobilissimo. Non lasciamolo solo a chi lo usa come mezzo per fare carriera, per realizzare interessi economici personali o del proprio gruppo di appartenenza. Lavoriamo tutti insieme, e seriamente. Studiando ma anche con il cuore. E soprattutto facciamolo con il sorriso, per il bene dell’Italia e dei nostri figli”.

“Il nostro è un progetto forte e solido che guarda al futuro, al 2050, ma che non vuole trascurare le urgenze del presente”, dice ancora il nuovo presidente del M5s in diretta Facebook. “Un progetto che mira a coinvolgere una comunità di cittadini molto più ampia di quella attuale – sottolinea Conte – Non coinvolgeremo solo i gruppi territoriali e i forum tematici, che ricordo sono aperti anche ai non iscritti. Da settembre io girerò tutta Italia, avremo così la possibilità di arricchire il nostro programma e spero già a fine anno avremo il più partecipato e importante programma di governo che sia mai stato elaborato”.

Le reazioni – “Ennesima grande prova di partecipazione, ottimo risultato. Adesso ripartiamo più forti di prima con Giuseppe Conte presidente del M5s”, commenta Luigi Di Maio. Per il presidente della Camera, Roberto Fico, “con la sua elezione prende forma in modo sempre più significativo il nuovo corso del Movimento, ancorato alle proprie radici e allo stesso tempo capace di rigenerarsi e di guardare al futuro. Ci aspetta un grande lavoro da fare coinvolgendo tutta la nostra comunità in maniera sinergica”. “Abbiamo molte pagine da scrivere ancora per il Movimento e per il Paese”, aggiunge Fico. Il deputato Stefano Buffagni scrive che con Giuseppe Conte l’obiettivo di far tornare il M5s prima forza politica del paese è “a portata di mano”. Gli iscritti “hanno sposato in modo plebiscitario questo nuovo percorso, questa nuova fase per il nostro progetto politico. Meno tasse per le imprese, sostegno concreto ai nostri imprenditori, alle nostre eccellenze italiane, uno sguardo sempre attento ai bisogni delle persone, uno slancio in avanti per i nostri giovani desiderosi di costruirsi un futuro in Italia. Solo noi possiamo farlo”, aggiunge Buffagni.

Dopo mesi di duri botta e risposta con Davide Casaleggio prima e Beppe Grillo poi, per l’avvocato pugliese è arrivato il giorno dell’incoronazione da parte della base degli attivisti. Per 48 ore gli iscritti hanno votato sulla nuova piattaforma Skyvote rispondendo a un semplice quesito: ‘Sei favorevole all’elezione del prof. Giuseppe Conte alla carica di Presidente?’. Risposta scontata. Già da settimane Conte si è messo in testa al M5s, come dimostrato nella delicata trattativa con Palazzo Chigi in occasione della riforma Cartabia. E adesso continuerà a dettare la linea. Certo, sul tavolo restano alcuni nodi da sciogliere come ad esempio quello dello stop al terzo mandato elettivo. Il tema sarà affrontato a tempo debito. C’è poi la questione reddito di cittadinanza, provvedimento-bandiera dei Cinquestelle che si vuole difendere dagli attacchi del centrodestra e di Matteo Renzi. Intanto le parole del premier Mario Draghi prima della pausa estiva (“il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido in pieno”) sono state accolte con soddisfazione e sembrano andare incontro alla richiesta fatta da Conte di prestare “ascolto” alle istanze grilline.

L'articolo Giuseppe Conte è il nuovo presidente del M5s: oltre 62mila iscritti votano sì. L’ex premier: “Voglio restituire dignità alla politica” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3Cku8O9
via IFTTT

M5s, alle 22 si chiude la votazione degli iscritti per eleggere Conte nuovo presidente

Arriva il giorno in cui Giuseppe Conte assumerà definitivamente la leadership del Movimento 5 stelle. Alle ore 22 si chiude il voto on-line sulla nuova piattaforma Skyvote: gli iscritti al M5s scelgono il loro nuovo presidente. Già giovedì sera alle ore 19, al termine del primo giorno di votazione, si erano espressi in 40mila. Una partecipazione elevata, se si tiene presente che solo tre giorni fa al termine della votazione sul nuovo Statuto aveva partecipato poco più di 60mila iscritti (su 113.894 aventi diritto).

Di questo passo la votazione, che è rimasta aperta anche durante la notte, dovrebbe dare il risultato chiesto dal futuro presidente del Movimento: un largo consenso alla sua leadership che metta fine alle diatribe interne e soprattutto si metta alle spalle le tensioni con Beppe Grillo. “Questa sera, intorno alle 22:40, commenterò l’esito delle votazioni di questi giorni. Vi aspetto sulla mia pagina Facebook”, ha scritto su Twitter lo stesso Conte.

“Ho in mente un Movimento che si affermi come forza politica di massa, che agisca in modo corale, in cui ogni eletto o anche iscritto avverta la concreta possibilità di partecipare a una grande impresa comune. Un Movimento che offra la possibilità a ciascuno di esprimere i propri talenti e mettere le proprie competenze a servizio della comunità di riferimento”, ha detto l’ex premier in un colloquio al Corriere della Sera. “Non dobbiamo lasciare la politica solo ai mestieranti, alla categoria dei soliti noti, la politica è di tutti“, è la promessa di Conte. Che poi ha assicurato: “Il Movimento cambierà volto, ci saranno tante nuove figure, capaci e competenti che daranno il loro contributo”. “Scordatevi l’epoca dei personalismi“, ha concluso.

L'articolo M5s, alle 22 si chiude la votazione degli iscritti per eleggere Conte nuovo presidente proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3A8FZwK
via IFTTT

giovedì 5 agosto 2021

Forza ‘cialtroni’! Io credo in voi e nel vostro Capo

Mai sazio, mi è capitato di rivedere per l’ennesima volta quel fantastico film di Mario Monicelli: L’audace colpo dei soliti ignoti. Sintetizziamo. Il film: una banda di cialtroni di mezza tacca viene coinvolta in un progetto di furto dell’incasso del Totocalcio di una domenica calcistica a Milano. Progetto iniziato con un piano preciso che andò poi completamente a rotoli (“…alla viva il signor parroco!”). I cialtroni ne combinano una più del diavolo: non una mossa “sc… sc… scientifica e calcolata” che vada a segno: alla fine, il bottino però è nelle loro mani. Poi, sempre cialtroni quali sono, non riescono a sfruttare la imprevista e impensabile riuscita delle loro azioni.

Non so perché ma mi è venuto di vedere in translucido un lontanissimo preannuncio della vicenda del Movimento 5 Stelle. Cose che capitano ai vecchi ormai fuori di testa qual sono… cerchiamo di spiegarci. Cominciamo con i “cialtroni”. È un termine che, sempre inespresso ma chiaramente inteso, caratterizza sulla “stampa-bene” (i giornaloni) gli eletti al Parlamento nelle liste dei 5stelle. La quale stampa-bene è sostanzialmente sbalordita: perbacco, come è possibile che una massa di sconosciuti, del tutto ignota ai (sempiterni) padroni del vapore, si permetta di entrare nelle leve del potere governativo! Così, senza un qualsiasi pedigree. Ma chi sono costoro… gente sconosciuta, senza arte né parte, nessun figlio di un qualche noto papà… ma non c’è più religione, dove andremo a finire…

Al pari dei quattro cialtroni del film, questi loro colleghi ricevono un “piano”, da chi? Da un guitto televisivo, tale Beppe Grillo (Dio l’abbia in gloria!) che però – in effetti – non formula un piano di alcuna natura. Dice solo, in buona sostanza: ragazzi, andate in Parlamento e apritelo come una scatoletta di tonno. Ma come!?! Ma è questo un messaggio politico serio? Ma quando mai!

Già. Questi vanno in Parlamento e comincia a succedere una baraonda non certo degna di una buona famiglia come si deve, in analogia perfetta con i quattro cialtroni cinematografari dei “soliti ignoti”. Poi succede l’incredibile: prima il governo giallo-verde, poi il governo giallo-rosa, dal cielo arriva un professore pugliese che ne fa di cotte e di crude (con garbo, anche la stampa-bene lo riconoscerà) e si trova oltretutto – assolutamente fuori copione – a dover gestire una bazzecola come il Covid… e la gestisce – lui coi cialtroni – pure molto bene!

Piano piano, con la stampa-bene sempre più preoccupata e atterrita (specie quando questo pugliese, capo di cialtroni, si inventa e poi porta a casa una barcata di finanziamenti europei – il Recovery Fund di 209 miliardi di euro). Addirittura perde la testa e decide che bisogna cacciare – con adeguati sicari – questi cialtroni dal mettere le mani sui soldi. E arriverà il governo “Mandrake” (Draghi).

Nel frattempo, nel vortice frenetico dello sviluppo della storia, questi quattro scavezzacolli sfuggiti al controllo rigido da parte del “potere sempiterno” ti snocciolano una serie di leggi di cui il Paese (che non è solo fatto di economia, ma soprattutto di persone spesso sofferenti) aveva da circa settant’anni assolutamente bisogno. Un elenco? Perbacco, citiamo i primi provvedimenti, tanto per gradire:

– Il Reddito e la Pensione di cittadinanza;

– L’aliquota agevolata per le partite Iva;

Quota 100;

– La Legge anticorruzione;

– L’abolizione della prescrizione;

– Il Taglio delle pensioni d’oro;

– L’abolizione dei vitalizi dei parlamentari;

10.000 assunzioni nelle forze dell’ordine;

1 miliardo e mezzo di euro per il risarcimento ai risparmiatori truffati delle banche;

1 miliardo di euro per l’innovazione;

– Il Decreto dignità per i contratti stabili;

– La Class action;

– Il Codice rosso per proteggere donne e bambini;

– Lo Stop a nuove trivellazioni nei nostri mari;

– L’Ecobonus per le auto elettriche;

11 miliardi di euro contro il dissesto idrogeologico;

– L’Aumento del tempo pieno nelle scuole del sud;

– Lo Stop dell’aumento dell’iva;

– Il Decreto clima;

– La Legge salvamare;

– Lo stop aumento pedaggi autostradali;

4 miliardi di euro per il Green new deal;

– Taglio del cuneo fiscale;

– Lo stop alla pubblicità del gioco d’azzardo;

– L’aumento degli stipendi ai Vigili del Fuoco;

– L’assunzione di 50mila insegnanti precari;

– Il taglio dei parlamentari.

C’è da sudare soltanto a elencarli. Ma quando mai una simile attività da parte dei tradizionali “benpensanti”? Capite adesso il terrore di costoro al pensiero di non riuscire a mettere le mani sugli euro del Recovery Fund? E perbacco, non sia mai… Così, al termine della storiella, i nostri cialtroni copiano ancora l’esempio fornito da Gassman, Manfredi, Salvatori, Capannelle, Ferrybotte e compagni: loro il colpo l’han fatto, hanno davvero messo le mani sugli incassi del Totocalcio. Poi però perdono tutto, per sostanziale ingenuità e timore del rischio. Oppure per deficienza congenita.

Forza cialtroni! Io credo in voi e nel vostro Capo, che è un politico “fuori ordinanza”, tipologia professionale che in Italia si era vista solo appena dopo la guerra, per un po’ di anni. Ora ne abbiamo bisogno, insieme all’aria fresca che voi – cialtroni – avete portato nel Paese. Grazie.

L'articolo Forza ‘cialtroni’! Io credo in voi e nel vostro Capo proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3AdsKuz
via IFTTT

Puglia, i consiglieri “restaurano” l’assegno di fine mandato: tutti a favore, anche i 5 Stelle

Torna e sarà retroattivo: l’assegno di fine mandato, abolito nel 2012, finirà nelle tasche di assessori e consiglieri della Regione Puglia. E sarà così andato a ritroso nel tempo, dal 2013. Lo ha deciso il Consiglio regionale con un emendamento firmato dai capigruppo di tutti i partiti, maggioranza e opposizione, compreso il Movimento Cinque Stelle.

Nessuno perderà nulla e, nel caso di morte del beneficiario, ad incassare saranno gli eredi. Si tratta di poco più di 7mila euro lordi per ogni anno trascorso in Consiglio. Insomma: 35.500 euro per ogni eletto a fine legislatura se durerà per il suo decorso naturale. Fatti due conti, la Regione dovrà sborsare quasi 2 milioni di euro per il quinquennio. Il blitz di agosto sulla buonuscita – tentato e saltato lo scorso anno – restaura quanto era stato abolito durante la giunta Vendola insieme ai vitalizi.

L’emendamento che porta la firma di Filippo Caracciolo (Pd), Gianfranco Lopane (Con), Davide Bellomo (Lega), Stefano Lacatena (Fi), Ignazio Zullo (FdI), Paolo Dell’Erba (Misto), Massimiliano Stellato (Popolari) e Grazia Di Bari (M5S) prevede che “a partire dal 1 gennaio 2013, a coloro che hanno ricoperto le cariche di consigliere regionale o di componente della giunta regionale, spetta l’assegno di fine mandato anche se cessati dalla carica nel corso della legislatura”. Il “peso” dell’indennità “è fissato nella misura dell’ultima mensilità dell’indennità di carica lorda percepita dal consigliere cessato dal mandato, moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato”.

“Per noi del M5S – dice la capogruppo in Regione, Grazia di Bari, come riporta il Corriere del Mezzogiorno – sarà ridotto come avviene per le indennità che percepiamo da consigliere. Abbiamo il massimo rispetto per i soldi dei pugliesi, come dimostrano anche le restituzioni che abbiamo fatto nella scorsa legislatura per oltre 600mila euro e che ovviamente stiamo facendo anche in questa legislatura per dar vita a nuovi progetti”.

Di “scandalo” parla la consigliera del M5s Antonella Laricchia, candidata contro Emiliano alle scorse elezioni, che era assente alla seduta: “Se fossi stata presente – dice – avrei votato no e avrei denunciato quanto stava accadendo. Già nella scorsa legislatura avevano provato a reintrodurre il trattamento di fine mandato, non riuscendoci. Questa volta invece nel silenzio generale questa norma è passata”.

“Non si tratta di una normale liquidazione, come stanno cercando di far passare, dal momento che i soldi saranno versati solo dalla Regione – aggiunge a Repubblica Bari – mentre normalmente sono i lavoratori ad accantonare una quota mensile del loro stipendio per il tfr”.

L'articolo Puglia, i consiglieri “restaurano” l’assegno di fine mandato: tutti a favore, anche i 5 Stelle proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3ythDx9
via IFTTT

M5s, al via su Skyvote la votazione per eleggere Giuseppe Conte presidente

Due giorni fa il sì degli iscritti al nuovo statuto, oggi è il giorno della votazione dell’Assemblea nazionale degli iscritti del M5S per l’elezione di Giuseppe Conte a primo presidente del Movimento fondato da Beppe Grillo. Il quesito posto alla base pentastellata sulla nuova piattaforma Skyvote è questo: “Sei favorevole all’elezione del prof. Giuseppe Conte alla carica di Presidente del Movimento 5 Stelle?”. La consultazione online si chiuderà domani sera alle 22. Potranno votare tutti gli attivisti regolarmente iscritti con identità certificata da almeno sei mesi (iscritto prima del 5 febbraio 2021). In occasione della votazione dei giorni scorsi sulle modifiche allo statuto, su 113.894 aventi diritto si erano espressi 60.940 iscritti.

“Oggi è un grande giorno, una grande festa di partecipazione democratica – aveva detto l’ex premier dopo il sì allo statuto – Siamo quello in cui crediamo. Crediamo nella democrazia partecipata quale motore per dare ancora più forza alla nostra presenza sui territori e nelle istituzioni. Il voto di oggi non rappresenta un punto di arrivo, ma di ripartenza. Abbiamo un grande lavoro da fare, e come sempre dobbiamo farlo tutti insieme”. Conte, una volta incoronato leader dovrà presentare il suo organigramma, piuttosto complesso, tra vicepresidenti, consiglieri nazionali e numeri uno dei diversi comitati istituiti dal nuovo Statuto.

L'articolo M5s, al via su Skyvote la votazione per eleggere Giuseppe Conte presidente proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3yEo1C5
via IFTTT

M5s, ho detto sì al nuovo Statuto ma i veri problemi sono rimasti

Non potendo avere un contatto diretto con i vertici del partito, approfitto dell’ospitalità offertami dal ilfattoquotidiano.it per inviare al rinnovato vertice massimo del Movimento 5 Stelle, insieme al mio sincero augurio che tutto possa filar via liscio come l’olio, anche il mio contributo critico sul lavoro svolto da entrambi i contraenti nella complessa trattativa. Appare infatti a me abbastanza in evidenza che, pur avendo i due contendenti (il fondatore Beppe Grillo da una parte e l’ex primo ministro Giuseppe Conte dall’altra) raggiunto il difficile accordo, il vero problema sia stato solo superficialmente superato (cioè nella forma ma non nella sostanza).

Stando al nuovo Statuto infatti, “Il Presidente” (art.11) assume e ricopre al massimo livello tutte le competenze di carattere “esecutivo” del Movimento, e fin qui tutto bene; ma se poi stabilisce anche che è “…unico titolare e responsabile della determinazione e dell’attuazione dell’indirizzo politico…” egli può entrare di nuovo in conflitto col Garante perché, anche se scritto in modo diverso (art.12 .1+.2), è il Garante, non lui, che “ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente Statuto”. Ma entrambi possono confliggere tra di loro e/o con l’Assemblea (art.10 .b) se coinvolta a decidere su documenti politici proposti dal Presidente (ma sui quali il Garante potrebbe poi comunque vantare “insindacabilmente” il suo diritto di prelazione).

Non è chiaro comunque in quale occasione dovrebbe il Presidente chiedere all’Assemblea di “approvare” (non “ratificare”) una sua deliberazione, visto che egli ha già tutto il potere necessario per approvarla da solo e, in caso di disaccordo col “Garante”, solo quest’ultimo avrebbe il potere decisionale insindacabile. Inoltre, l’art.7 (Democrazia Diretta e Partecipata) al punto b) prevede che l’Assemblea sia convocata almeno una volta all’anno: per decidere cosa? Molte cose, infatti l’art.10.b1 (Assemblea) prevede addirittura l’elezione del presidente, che però (art.11.h) dura in carica 4 anni e può essere rieletto almeno una volta. Senza dimenticare che, salvo le competenze “annuali” e le “ratifiche” su decisioni già prese, l’Assemblea ha normalmente tempi troppo lunghi per valutare discordanze su opinioni diverse dei due vertici operativi di massimo livello del Movimento.

Nelle prerogative dell’Assemblea (art.10) appare inoltre più volte citata la possibilità degli iscritti, nella quantità di almeno un terzo, di procedere a importanti deliberazioni (financo lo scioglimento dell’Associazione!) senza però nemmeno accennare a come sarebbe possibile accedere alla piattaforma online degli iscritti per fare questa consultazione, che rimarrebbe quindi solo una possibilità teorica impraticabile sul piano reale.

Benché sia questo uno Statuto molto raffinato nelle sue ampie intenzioni democratiche, esso appare quindi, al momento (dovuto certamente alla fretta di concludere), da rivedere attentamente in tutti i suoi intrecci, per evitare conflitti che in uno Statuto non possono esserci.

Il principale conflitto tra i due assi del Movimento però, nonostante lo sforzo compiuto da entrambi nel tentativo di esercitare i propri specifici poteri in un ambiente disegnato sull’obiettivo della democrazia diretta, appare sostanzialmente non raggiunto perché, come visto sopra, ci sono numerose occasioni di conflitto tra i poteri dei due assi per sperare che lo scontro non avvenga di nuovo, presto o tardi. Tuttavia, benché possibile e probabile, sarebbe anche assurdo a causa delle molto diverse caratteristiche e personalità dei due soggetti. Essi, infatti, potrebbero convivere perfettamente se dividessero con maggiore attenzione i loro ruoli.

Secondo me il Garante (Grillo) dovrebbe lasciare al Presidente (con tutto ciò che ne discende a cascata nell’Organigramma) e agi altri poteri esecutivi descritti nello Statuto tutto il potere esecutivo (incluso quello politico operativo che dovrebbe avere nell’Assemblea il potere decisionale e nella Democrazia diretta e partecipata la base propositiva) e curare invece sul piano ideologico tutto il progetto della Democrazia diretta per spingerlo sempre più verso la realizzazione concreta.

Egli, come “fondatore”, sarà eletto a vita dallo stesso Statuto approvato e avrà il potere di partecipare a qualunque riunione di vertice e inviare ogni proposta o raccomandazione che lui ritenga necessaria o utile allo “scopo” del Movimento. Il potere esecutivo del Movimento terrà conto nel limite del possibile di tutto ciò. Molto altro potrei aggiungere sia sul piano progettuale che su quello organizzativo, ma per ora questo può bastare a capirsi.

Benché appaia piuttosto improbabile che le “raccomandazioni” possano spesso prevalere sulle necessità pratiche del Movimento (o partito), la presenza costante di un “ideologo” di grande spessore (come Grillo sa essere quando vuole) sarà sufficiente a rivitalizzare e mantenere le simpatie dell’elettorato, sempre informato sugli obiettivi a medio-lungo termine del Movimento. Tutto questo sarà sufficiente a ricostruire anche il rispetto e la considerazione che Grillo già aveva raggiunto prima delle ultime negative controversie di potere.

L'articolo M5s, ho detto sì al nuovo Statuto ma i veri problemi sono rimasti proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/2VvzFR1
via IFTTT

mercoledì 4 agosto 2021

Giustizia, Frusone (M5s): “Votato contro, la riforma creerà sacche di impunità. Espulsione? Non porterei rancore”

“Ho votato no alla riforma Cartabia perché non era d’accordo con l’impianto della legge, perché, secondo me, creerà sacche d’impunità che secondo me è l’ultima cosa di cui questo Paese ha bisogno. In materia di reati ambientali e corruzione”. Così Luca Frusone, deputato M5s che ieri ha votato no alla riforma della giustizia, assieme al collega Giovanni Vianello, spiega a ilfattoquotidiano.it la sua decisione. “Espulsione da regolamento del gruppo parlamentare? Di certo non porterei rancore o a creerei confusione – e aggiunge – se può esserci un chiarimento con Conte, al di là delle sanzioni regolamentare, ben venga. Anche perché non ho nulla contro Conte e riconosco il lavoro fatto per migliorare la riforma della giustizia”. Ma, puntualizza, “è la riforma nel suo insieme che non mi convince e ne vedremo purtroppo i frutti fra qualche anno”

L'articolo Giustizia, Frusone (M5s): “Votato contro, la riforma creerà sacche di impunità. Espulsione? Non porterei rancore” proviene da Il Fatto Quotidiano.



from Movimento 5 Stelle – Il Fatto Quotidiano https://ift.tt/3jm4wHN
via IFTTT