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mercoledì 29 settembre 2021

Conte a La7: “Renzi e le sue critiche? La sua sintesi di pensiero è la speranza di chi è all’1%. Io moderato? Non lo sono affatto”

Renzi? Gli rispondo che la sua sintesi di pensiero è la speranza di chi è all’1% e ovviamente spera di avere un futuro migliore“. Così, a “Dimartedì” (La7), il leader del M5s, Giuseppe Conte, replica al senatore di Italia Viva, Matteo Renzi, che in una intervista rilasciata a Repubblica ha dichiarato: “Conte è un enigma indecifrabile: cambia le proprie idee a seconda dell’interlocutore che ha davanti, dicendo tutto e il contrario di tutto. Sta ridefinendo il concetto filosofico di ipocrisia. Quanto ai 5 Stelle, sono in un cul-de-sac: se si istituzionalizzano, perdono voti; se si movimentizzano, perdono i posti; se stanno fermi, perdono tutto. È una situazione interessante”.

L’ex presidente del Consiglio dissente dal conduttore Giovanni Floris che lo definisce ‘moderato’: “Chiariamo un equivoco: io non sono affatto moderato. Negli obiettivi politici sono intransigente e radicale. Se prima il M5s era contro la corruzione e la mafia e a favore dell’etica pubblica e del principio di legalità, adesso, con me, lo sarà al 110%. La questione della moderazione dei toni è per interpretare le varie fasi storiche che si vivono. In passato, per entrare nel Palazzo – chiosa – non si poteva giocare di fioretto, il Movimento è dovuto entrare a spintoni, dando cazzotti perché nessuno lo voleva fare entrare. Ora veniamo fuori da una responsabilità di governo, da due esperienze dirette e sosteniamo Draghi. Abbiamo un orizzonte politico diverso. Ma non parlate di me come di un moderato, perché questa etichetta non mi sta affatto bene”.

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martedì 28 settembre 2021

Processo ponte Morandi, il Comune di Genova si costituirà parte civile alla prima udienza: l’annuncio in Consiglio dopo mesi di melina

Il Comune di Genova avanzerà la richiesta di costituirsi parte civile alla prima udienza preliminare del processo per il disastro del ponte Morandi, in programma il 15 ottobre prossimo. Lo ha annunciato, per la prima volta in modo ufficiale, l’assessora agli Affari legali Lorenza Rosso, rispondendo a un’interrogazione del consigliere M5s Stefano Giordano. “L’avvocatura sta predisponendo l’atto di costituzione”, ha precisato. “Siamo felici che finalmente l’amministrazione dichiari ufficialmente che si costituirà parte civile”, commenta Giordano, “anche se questa risposta arriva 120 giorni la nostra prima mozione presentata sul tema in Sala rossa (l’aula consiliare del Comune, ndr). Dopo mesi di risposte inevase e di vergognose trappole in Consiglio comunale pur di metterci il bavaglio e minare la democrazia dell’Aula consiliare, oggi è arrivata l’agognata risposta”.

Il gruppo M5s in Comune, infatti, aveva denunciato più volte l’ostruzionismo della maggioranza nel calendarizzare mozioni e interrogazioni sul tema, relegate all’ultimo posto dell’ordine dei lavori. Il sospetto era che il sindaco Marco Bucci stesse intavolando una trattativa parallela con Autostrade per l’Italia per ottenere un ricco indennizzo in sede extragiudiziale: il suo stesso staff, rispondendo a precisa domanda del Fatto, non aveva escluso che il Comune potesse “accettare un risarcimento congruo“. L’incognita sulla costituzione è ancora in piedi, invece, rispetto alla Regione guidata da Giovanni Toti, con la maggioranza che nei giorni scorsi ha rifiutato di mettere ai voti una mozione che impegnava la giunta a entrare nel processo, anch’essa presentata dal Movimento 5 stelle.

“Siamo orgogliosi di questo risultato perché è merito del M5s se, dopo aver depositato interrogazioni, mozioni, ordini del giorno e richiesto persino consigli monotematici per affrontare la delicatissima questione, si sia sbarrata la strada ad accordi privati nelle segrete stanze. Abbiamo vinto una battaglia importantissima per la città e i suoi cittadini. Abbiamo messo alle strette un sindaco che in questi mesi ha detto tutto e il contrario di tutto. Un sindaco che oggi non si è nemmeno degnato di rispondere e ha delegato un suo assessore“, scrive una nota il gruppo consiliare grillino.

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lunedì 27 settembre 2021

Sardine, ecco cosa si nasconde per me dietro alla ‘non-notizia’ su Mattia Santori

di Giovanni Ceriani

Attenzione: nella notizia su Mattia Santori rilanciata sui social con grande ilarità collettiva e condita da graziosissimi meme, capaci di rendere l'”incidente” di fin simpatico e a tratti commuovente, tutti vedono l’ennesima gaffe di un presunto leader, tanto sopravvalutato quanto sprovveduto. E questo è un bene, visto che se la verità è rivoluzionaria, la realtà è a volte addirittura dinamitarda.

Il punto vero, però, è un altro! Dentro questa notizia che a me appare appunto una non-notizia, tanto tutto era già ben evidente fin dalla nascita di questa artificiosa saga, vi è una seconda notizia, ben più importante e decisiva. Ossia che i media (La Repubblica in primis) megafoni del fenomeno per l’appunto mediatico delle Sardine le hanno scaricate!

Dopo anni di celebrazioni, seduzioni, magniloquenze, amplificazioni e osanna vari, ecco che il potere ha deciso di sbarazzarsi della bad company sardina, o comunque del suo principale interprete. Insomma, prima sedotte e ora abbandonate. Ecco, questa è la vera notizia nascosta dietro l’inutile frastuono della non-notizia della gaffe, l’ennesima gaffe, la non-ultima-gaffe del gaffeur.

Quale sarebbe il motivo, il perché di tale “infanticidio”? Di questo repentino cambio di cavallo? Molto semplice: il punto è che Santori ha “tradito” la causa sardina e invece di continuare la battaglia contro i 5Stelle – ossia la guerra santa per cui è stato investito, pompato e armato da tutto l’ampolloso e regale sistema mediatico italiano – ha osato schierarsi dalla parte di Giuseppe Conte e dei 5Stelle, blindando la coalizione bolognese in funzione anti-Italia Viva e mandando un segnale nazionale in tal senso. Ecco il gran reato di Santori, che – poverino – rimane il bonaccione di sempre, ma d’ora in poi non sarà più il figliol prodigo di cotanti avi.

Il potere ha deciso di scaricare il proprio “omino della provvidenza” e in tempi di “uomini della necessità” (vedi Draghi) può puntare direttamente al malloppo senza mediazioni di improbabili intermediari e sbadati frontmen. Insomma, le Sardine non servono più alla causa di Lorsignori e, anzi, oggi sono di ostacolo al Loro progetto di Conticidio permanente. Pertanto quelle che fino a ieri erano lenzuolate agiografiche e apologetiche ora sono picconate, sberleffi e/o semplici risate.

In ogni caso, questa è la nuova fase e dentro questa nuova fase non possiamo permetterci di buttare via niente: neanche le Sardine. A maggior ragione queste nuove – e più simpatiche sia pur ugualmente comiche – Sardine. Quindi un benvenuto alla Sardine: benvenute nel progetto Conte e nel “mondo di sotto” dei reietti, scomunicati, stalkerizzati, censurati, derisi e sfregiati quotidianamente dagli alti profili e loro alti megafoni, con opinionisti al seguito. Un saluto dal mondo di sotto. Con affetto.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

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sabato 25 settembre 2021

Su Giuseppe Conte c’è qualcosa che i sondaggi elettorali non possono rilevare

Ho seguito Giuseppe Conte sui social per 3 giorni e vi proverò a spiegare qual è secondo me il segreto del suo successo. C’è qualcosa che i sondaggi non riusciranno mai a rilevare e l’ex premier lo sta mostrando in un tour elettorale per l’imminente voto alle amministrative di domenica 3 ottobre.

Giuseppe Conte a Isernia, a Sora, a Formia, a Cisterna, a Mentana (intesa come località, non come Enrico), a Latina: sono solo le ultime tappe di un tour elettorale per le amministrative 2021 che sta vedendo protagonista l’ex premier, nei suoi nuovi panni di capo del Movimento 5 Stelle. La notizia è che ogni volta c’è un bagno di folla; quando Conte prende il microfono sembra una rockstar, tanto da fare indignare Fedez & C. per via delle limitazioni ancora vigenti sulla capienza per i concerti.

Voi che siete lettori, lettori de ilfattoquotidiano.it, lettori informati e che vi sapete direzionare tra social, web e tante altre fonti di informazioni, probabilmente questo lo sapete già; il resto della popolazione che si informa solo limitatamente con tv e telegiornali non potrebbe saperlo.

I nostri tg Rai (non guardo Mediaset e i tg delle tv private) infatti sono abbastanza prevedibili, lo schema è quasi sempre questo negli ultimi due o tre anni: parte il pastone politico, parlamentari dei vari partiti parlano e dicono cose davanti a un microfono, poi senza tornare in studio (sfumatura non da poco) parte un altro servizio che immortala Salvini camminare tra la “ggente” , poi si ferma, piccola pausa e dice la sua “parola definitiva” su un certo argomento X del tal giorno.

Ultimamente a Salvini potete sostituire la Meloni, ma lo schema è sempre questo e si ripete su tutti i tg con varie sfumature e differenze tra il Tg1, Tg2, Tg3. Il messaggio tradotto è: “dopo che hanno parlato i politicanti” si dia voce agli uomini e donne del popolo tra il popolo.

Ma noi siamo qui per parlare di Giuseppe Conte. Il primo video della campagna elettorale che mi ha colpito è questo: l’ex premier cammina per strada a Ravenna e un capannello di gente si raduna spontaneamente e lo applaude, dando vita a una sorte di processione laica per le vie della città. Pazzesco. Io quelle immagini le avevo già viste, era Silvio Berlusconi in uno dei suoi spot del 1999. Realtà vs. finzione, cittadini veri vs. figuranti pagati.

Tranne per il completo blu non trovo altre analogie tra Silvio Berlusconi e Giuseppe Conte. Stiamo parlando di due persone completamente diverse. Ma siamo di fronte allo stesso racconto: uno, quello di Berlusconi, di Forza Italia, completamente costruito a tavolino dai suoi specialisti della comunicazione; l’altro, quello di Conte, un racconto ancora vivo, già controverso (leggete gli ultimi interventi di Selvaggia Lucarelli, Peter Gomez, Giuliano Ferrara), un racconto non compiuto, che sta per scriversi, i cui risvolti sono ancora ignoti. C’è un bivio: da una parte la strada stretta e impervia per tornare a Palazzo Chigi, dall’altra Mario Segni (l’uomo che perse il “biglietto della lotteria” dopo il trionfante referendum del 1993).

Gli ultimi sondaggi che si sono potuti pubblicare fino a domenica scorsa parlavano di un M5S intorno al 16%, e il partito di Conte fuori dai ballottaggi nei grandi Comuni. Ora non so come andrà a finire, ma se dovessi giudicare dalle miriadi di immagini, video di piazze piene e festanti per Conte, c’è qualcosa che non torna oppure c’è qualcosa che i sondaggi non riescono a rilevare: ed è l’entusiasmo. Tre elettori diversi voteranno tre liste diverse con diversi gradi di entusiasmo, di potenza, di energia.

Ora le elezioni potranno anche concludersi così; ma voi vorreste essere al comando di un 15% di gente piena di forza e voglia di cambiare o di un 20% di elettori asfittici e “vittime” della propaganda televisiva? A voi la sentenza.

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Salario minimo, anche Landini apre: “Tema va affrontato”. E nasce l’asse Conte-Letta: “Una battaglia da realizzare al più presto”

Anche Maurizio Landini apre sul salario minimo e nasce l’asse tra Giuseppe Conte ed Enrico Letta. La svolta è arrivata durante un dibattito all’evento della Cgil a Bologna “Futura 2021”: per la prima volta il segretario ha messo sul tavolo la discussione sui salari. “Se penso anche alla discussione europea, io vedo un tema”, ha dichiarato. “Domenica, in Germania, il candidato che sembra possa diventare premier nel suo programma parla di salario minimo a 12 euro. Allora, noi non possiamo passare dalla pandemia del virus alla pandemia dei salari. Il problema non è se facciamo o no dei patti, ma il problema è che contenuti hanno e per quale progetto di Paese”. Secondo Landini però, la discussione dovrà tenere insieme anche “una legge sulla rappresentanza e di un nuovo statuto sui diritti di tutte le forme di lavoro”.

I primi a lanciare la battaglia sul salario minimo è stato il M5s, tema che però negli ultimi tempi sembrava uscito dai radar. Proprio l’apertura di Landini però, apre nuovi scenari. E a schierarsi a favore in modo netto è stato anche il segretario Pd Enrico Letta, presente anche lui all’incontro. “E’ tempo di aprire la discussione in Italia sul tema del salario minimo, la discussione è pronta, avviene in tutta Europa, io sono favorevole a questa discussione“, ha detto. Poco dopo è intertenuto anche il presidente 5 stelle Giuseppe Conte: “Un altro tema che sta a cuore al M5s è il salario minimo, una battaglia di cui siamo convinti, stiamo parlando di oltre 4 milioni di lavoratori. Dobbiamo contrastare il calo demografico con una politica globale investendo di più su asili nido, scuole, su assegno unico ma anche sul salario minimo. Credo ci siano le condizioni”, ha detto. “Dobbiamo metterci attorno a un tavolo e realizzare questa battaglia al più presto. Non dobbiamo consentire che ci siano divari di genere”.

E sull’argomento ha parlato anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Credo che il salario minimo serva perché la contrattazione da sola non basta più ma la contrattazione va integrata con lo strumento della rappresentanza. Bisogna trovare il modo pe correlarle”, ha detto sempre intervenendo a Futura 2021. “Questo dovrebbe essere, “il punto di partenza di un ragionamento che tenga insieme rappresentanza e salario minimo perché il rischio è che passa il salario minimo e contemporaneamente si sfascia il sistema della contrattazione”.

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Il M5s moderato non basta: Conte dovrebbe guidare un campo progressista per vincere

Quando pensiamo a Giuseppe Conte, la prima immagine che ci viene alla mente è quella delle dirette serali in piena pandemia, quando con empatia guidava una nazione sbigottita, istruendola sulle nuove abitudini da adottare, tenendola unita con la forza della speranza in un futuro luminoso, alla fine di un tunnel dal quale saremmo usciti presto.

Oggi quelle abitudini le abbiamo imparate e da quel tunnel, piano piano, stiamo uscendo. C’è un altro inquilino a Palazzo Chigi. Impartisce ordini con un ghigno, durante una conferenza stampa che inizia puntualmente e finisce molto presto. “Quali emozioni sta provando Mario Draghi?”, mi chiedo le rare volte in cui parla, mentre fisso il suo volto imperscrutabile.

Conte, per il suo modo di fare, è stato amato da milioni di italiani. Il contrasto con il suo successore tiene vivo molto di quell’affetto, a distanza di mesi dal cambio di governo. Ma gli italiani ammirano il Conte ex presidente o il Conte leader di partito? Le due cose sono molto diverse. Giuseppe Conte ha rinunciato all’incontaminatezza, è diventato un leader politico. Ed è diventato il leader di una forza, il Movimento 5 Stelle, caratterizzata storicamente da uno stile opposto al suo: estremista, sfacciato, spesso volgare. Come è giusto che sia per una forza antisistema, non disposta ad alleanze, post-ideologica.

Questo innesto può funzionare? A questa domanda molti rispondono indicando le piazze piene di questi giorni. Dal nord a sud, Conte fa il pienone a ogni tappa del suo tour, a sostegno dei propri candidati alle elezioni amministrative e regionali. Le piazze sono piene, l’affetto è tanto. Ma questo equivale a voti per il M5s? Non necessariamente. Le due cose – potrà sembrare strano – non sono collegate. Lo dice la storia, del M5s e non solo. Ne ha parlato pochi giorni fa anche il direttore Peter Gomez in una diretta con Martina Castigliani, che potete rivedere qui.

Gomez tocca il punto quando dice che Conte è amato come ex presidente del Consiglio, non solo dai 5 Stelle. Un bel segnale, è chiaro, che però non corrisponde necessariamente ai voti che riceverà il M5s. Le piazze sono piene per Conte, non per i suoi candidati (Virginia Raggi a parte ovviamente). In quelle piazze ci sono anche elettori del Partito democratico che continueranno a votare Pd, ci sono ex 5 Stelle che, come molti fuoriusciti o espulsi, continuano a stimare Conte anche se delusi dal nuovo M5s che ha dato l’appoggio a Draghi.

No, non sono le piazze il metro per misurare il successo dell’evoluzione del M5s guidato da Conte. Allora, l’operazione riuscirà? Il “vaffa” prende più voti. Se il M5s fosse rimasto quello del “vaffa” però, Conte non avrebbe potuto guidarlo con convinzione. Di questo Conte è consapevole e ha agito coerentemente. Prima di prendere le redini del Movimento, lo ha cambiato. Il cambiamento più importante impartito da Conte al Movimento è quello ideologico: il nuovo M5s è di centrosinistra. Questo cambiamento è la chiave di tutto, è ciò che rende possibile la guida di Conte.

I movimenti di protesta non si schierano mai pubblicamente a destra o sinistra, proprio perché non vogliono essere associati alla classe politica che contestano. Sono i giornali, di solito, a collocarli da qualche parte. Nel momento in cui non si è più anti-politica questo tabù cade, ci si apre alle alleanze con i partiti e si diventa quindi una forza moderata. Le forze moderate sono di centro: centrodestra o centrosinistra. Questo perché gli elettori moderati non votano i movimenti di anti-politica, ma i partiti tradizionali. Quelli moderati appunto.

In comunicazione politica, questo si chiama posizionamento politico e ci sono due lezioni principali. La prima è che non esiste un vuoto politico. Ogni campo ideologico viene occupato immediatamente da una forza politica, perché nel mercato elettorale c’è richiesta di proposte sui temi specifici di quel campo (per esempio sul dentro o fuori dall’Ue, sull’immigrazione, la difesa personale, i diritti Lgbt). La seconda lezione sul posizionamento politico di un partito è che non dovrebbero esistere sovrapposizioni. Un elettore può esprimere un solo voto. Se esistono due forze di centrosinistra, queste si sottrarranno voti a vicenda. Molto meglio sommarli, alleandosi. Questo è ciò che Conte ha fatto, col Pd, in alcune città e regioni.

Tecnicamente tutto corretto. Ma c’è un problema: le persone non sono computer e se il movimento o partito che ho votato in precedenza si schiera ideologicamente su un polo opposto al mio, io non farò altrettanto. Tradotto: gli elettori del vecchio M5s che erano moderati e di centrosinistra continueranno a votare M5s. Tutti gli altri saranno indecisi su chi votare, molti si asterranno, i restanti, ovvero quelli di destra, passeranno a Fratelli d’Italia e Lega, come hanno fatto alcuni eletti ex 5 Stelle.

Quindi, se il “vaffa” del vecchio M5s funzionava di più, ma quel movimento non esiste più perché Conte ha uno stile e un’ideologia politica diversi da quelli di Beppe Grillo – per intenderci –, come può fare il nuovo M5s di Conte ad aumentare i consensi? La soluzione è quella predicata da tempo da Pier Luigi Bersani: “Serve quello che io chiamo campo progressista, fatto da una sinistra ricomposta sulla base di un programma nuovo e il M5s portato a piena maturità della sua scelta. E in questo Conte può dare una gran mano”.

È inutile continuare a chiamare Movimento 5 Stelle una forza moderata, di sinistra, con toni, parole, modi e in buona parte programmi diversi da quelli del Movimento originario. Ed è dannoso dividere l’elettorato con l’altra forza moderata di sinistra, il Pd. Il sistema delle alleanze occasionali fra poco non funzionerà più, perché gradualmente il M5s, diventando di sinistra, perderà, come detto, il voto delle altre identità che ne componevano l’elettorato. Quindi non porterà più voti aggiuntivi al candidato condiviso col Pd.

Credo che tutto questo Conte lo sappia bene e che le elezioni del 3 e 4 ottobre, nei Comuni e nelle regioni dove M5s e Pd sostengono lo stesso candidato, siano il dato che le due forze politiche stanno aspettando per decidere se unirsi definitivamente o meno sotto lo stesso, nuovo, simbolo. E per giustificare l’operazione davanti all’opinione pubblica.

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mercoledì 22 settembre 2021

La piazza di Reggio Calabria per Conte: “Città abbandonata dai partiti di destra e sinistra, ora ci fidiamo di lui”: il comizio tra cori e selfie – Video

C’erano circa 200 persone oggi ad attendere a Reggio Calabria il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte nel suo tour per sostenere la candidata del centrosinistra a presidente della Regione Amalia Bruni. “Quando qualcuno dice di abrogare il reddito di cittadinanza io mi indigno e dico ‘è vigliacco’ – ha affermato Conte in una sorta di comizio a piazza de Nava – Se uno vive di politica da quando ha 18 anni, se dice ‘vogliamo abrogare il reddito di cittadinanza’, io dico che è vigliacco. Adesso è importante più che mai scegliere bene. Il voto deve essere espressione della volontà di cambiare il Paese”. Ad ascoltare l’ex presidente del Consiglio c’erano sia elettori del M5s sia persone che hanno apprezzato il lavoro fatto dal Conte 2 nella fase della pandemia: “L’importante è che poi si riesca a concretizzare le parole – ha commentato una donna – Mi aspettavo meno gente sinceramente perché questa città ha delle aperture molto tradizionaliste”.

“A Reggio che ci sia tanta gente è già un successo – dice un altro sostenitore – perché purtroppo sono più di 30 anni che votiamo destra e sinistra che hanno fatto soltanto danni a questa regione e a questa città. Per la prima volta abbiamo una persona seria che è degna di fare il presidente del Consiglio e di governare questo Paese. Altrimenti ci sono stati finora tantissimi pagliaccetti e questi sono stati i risultato”. E ancora: “Abbiamo finalmente persone che ci considerano. In 50 anni nessuno si è ricordato del Sud e della Calabria”. Una donna ha aggiunto: “L’ho stimato durante la pandemia e abbiamo avuto modo di conoscerlo”.

Al di là di poche persone isolate che hanno protestato, tutti hanno cercato di farsi una foto con Conte: “Io sono iscritta al partito – ha spiegato una donna – L’ho votato e lo voterò sempre. Spero che quelli che hanno avuto il reddito di cittadinanza gli siano riconoscenti così prenderebbe tantissimi voti. Però la gente è ignorante e quando va il compare o l’amico e si vendono i voti. Mi auguro che salgono loro perché Reggio Calabria è una città fuori dall’Italia”.

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M5s, Prodi a La7: “Da quando è uscito Di Battista ha trovato la sua unità. Conte? Sia se stesso, cioè gestisca il Movimento con equilibrio”

“Giuseppe Conte e il M5s? Conte deve fare Conte, cioè deve essere se stesso. Conte nasce come un grande esperto di arbitrati e questo in politica conta. In questa situazione di difficoltà certamente Conte ha l’obbligo di continuare a riequilibrare, perché ha preso un partito che è diviso”. Sono le parole pronunciate a “Dimartedì” (La7) dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, interpellato su un’analisi della situazione politica attuale in Italia.

E sui 5 Stelle osserva: “Il M5s, quando è entrato in Parlamento, era in cerca di un’identità. Infatti poi si è diviso. Tuttavia, quando è uscito Di Battista, allora mi sono detto che il M5s ha trovato la sua unità, entrando nella necessità di governare. E ora, in buona parte, lo sta facendo. Il Pd? È rimasto l’unico partito. Enrico Letta, con questi iniziali appelli alla base, lo sta riorganizzando. Ci vorrà molto tempo, perché sono troppi anni che non si parla di politica. Il Pd non ha quei congressi in cui partecipavano decine di migliaia di persone. Il partito deve stare con la gente. Quindi, Letta si è trovato in questa crisi dei partiti che dura da un lungo periodo e adesso, secondo me, lo sta ricostruendo. Alleanza tra Pd e M5s? Se sia organica o meno, dipende da moltissimi fattori. Io credo che siamo un un periodo di prova”.

Circa la Lega e Fratelli d’Italia, Prodi sottolinea: “Il problema di Salvini e della Lega è che hanno un elettorato che non è come quello della Meloni: è un elettorato molto più complicato, con dei professionisti. E quindi nella Lega devi tenere un doppio equilibrio. Salvini non può più fare l’estremista, perché dietro non ha gente che ama l’estremismo, o meglio una parte non lo è. La Meloni, sotto questo aspetto, ha il gioco molto più libero”.

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Ponte Morandi, ancora melina da Toti e Bucci sulla costituzione di parte civile contro Aspi: il consiglio regionale rifiuta di votare l’odg M5s

Dopo il consiglio comunale di Genova, anche quello regionale della Liguria sceglie di non esprimersi sulla costituzione di parte civile dell’Ente nel processo penale per il crollo del ponte Morandi. Martedì la maggioranza di centrodestra ha rifiutato di mettere ai voti l’ordine del giorno del M5s che impegnava il Presidente e la giunta ad avanzare in giudizio – e non altrove – “la richiesta risarcitoria per i danni subiti in conseguenza del tragico evento”, ricordando che “la Regione e tutta la cittadinanza sono state gravemente danneggiate, sia sotto il profilo del danno patrimoniale che di quello non patrimoniale”. Si trattava dell’ultima occasione utile, perché l’udienza preliminare – in cui si formalizzano le richieste di costituzione di parte civile – è fissata al 15 ottobre prossimo, mentre il Consiglio non sarà più convocato per le votazioni fino alla fine del mese. La melina sull’argomento del governatore Giovanni Toti e del sindaco di Genova Marco Bucci dura ormai da mesi: anche a palazzo Tursi – sede dell’assemblea comunale del capoluogo – i consiglieri pentastellati denunciano un continuo insabbiamento dei propri atti aventi a oggetto la costituzione di parte civile, tra cui varie interrogazioni e la richiesta di una seduta monotematica.

La domanda è semplice: Regione e Comune entreranno nel processo, combattendo la battaglia giudiziaria al fianco delle vittime del disastro, o accetteranno un soddisfacente accordo stragiudiziale a molti zeri con Autostrade per l’Italia? Toti finora non si è sbilanciato: e nessuno lo immagina particolarmente ostile nei confronti della concessionaria, visto che in una delle intercettazioni agli atti delle indagini sulle barriere fonoassorbenti lo si ascolta offrirsi all’ex ad Giovanni Castellucci come “ambasciatore” per una “moral suasion” sul governo di allora allo scopo di evitare la revoca della concessione, in cambio di un contributo economico al salvataggio di Carige. Mentre lo staff di Bucci, a precisa domanda del Fatto, da un lato rispondeva che “il sindaco ha dichiarato in tutte le sedi che il Comune si costituirà parte civile”, ma dall’altro precisava: “Non si esclude che l’amministrazione possa accettare un risarcimento congruo“. E il sindaco, intervistato dal Secolo XIX sul rifiuto di una discussione in assemblea, aveva ammesso in modo candido: “Ci sono cose che in Consiglio possono essere dette e altre no”.

Ma cosa è successo in assemblea regionale? L’ex candidato governatore per centrosinistra e 5 Stelle, Ferruccio Sansa – oggi capo dell’omonimo gruppo – denuncia che una volta aperta la discussione sull’ordine del giorno, i consiglieri di centrodestra “hanno fatto ostruzionismo, intervenendo uno per uno e sostenendo che ci volesse più tempo per parlare di un argomento così delicato. Poi, una volta arrivate le 18, hanno abbandonato l’aula in massa, sostenendo che la seduta dovesse essere tolta. Non hanno nemmeno il coraggio di dire apertamente che sono contrari”. In effetti, il voto avrebbe rischiato di mettere i consiglieri di maggioranza in una posizione assai scomoda, stretti tra l’impopolarità di un “no” difficile da spiegare e il rischio di votare un atto che avrebbe avuto effetti vincolanti sulle scelte della giunta. “Promettere di mettere la mozione al primo punto del prossimo consiglio votante è una vergognosa presa in giro, visto che non servirà più a nulla”, attacca il primo firmatario, il capogruppo M5s Fabio Tosi. Duro anche il Pd: “Vedere la destra fuggire per un atto che doveva essere doveroso per la nostra Regione è un’immagine molto triste“.

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lunedì 20 settembre 2021

Conte annuncia la riapertura delle iscrizioni al Movimento 5 stelle: “Potete partecipare tutti, ma dovrete condividere la carta dei valori”

Largo alla “partecipazione” ma solo se si condivide “la carta dei valori“. Dal palco di Grottaglie, Giuseppe Conte, ha annunciato l’ultima novità del Movimento 4 stelle: “Apriamo le nuove iscrizioni – ha detto – potrete partecipare tutti e contribuire al nuovo corso”. Dopo l’abbandono della piattaforma Rousseau gestita da Davide Casaleggio, infatti, non era più possibile farlo. Conte ha quindi fatto anche un vero e proprio appello alla partecipazione: “Non deleghiamo alla politica il compito di realizzare una società migliore, partecipiamo – ha detto ancora – Troverete un movimento diverso rispetto al passato, l’iscrizione rimane sempre gratuita, però attenzione per iscrivervi dovrete accettare di condividere la carta dei valori”.

Dopo l’annuncio dal palco, Conte ha ribadito l’invito anche in un post su Facebook: “Il Movimento, anzi la politica intera, ha bisogno di riossigenarsi. Torniamo a confrontarci, a dialogare. Non lasciamo che le scelte politiche si decidano solo nei palazzi, nei luoghi delle istituzioni o nelle sedi di partito – si legge nel post – La transizione ecologica, la transizione digitale non possiamo demandarle a pochi eletti: facciamole insieme!”.

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giovedì 16 settembre 2021

Movimento 5 Stelle, eletto il nuovo Comitato di garanzia: i membri sono Fico, Raggi e Di Maio

Prende forma il nuovo corso del Movimento 5 Stelle targato Giuseppe Conte: quarantuno giorni dopo la proclamazione dell’ex premier a presidente, gli iscritti hanno eletto il nuovo Comitato di garanzia. I tre componenti scelti sulla piattaforma SkyVote sono nomi di peso: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (11.748 preferenze), il presidente della Camera Roberto Fico (11.949 preferenze) e la sindaca Virginia Raggi (22.289 preferenze). Prendono il posto di Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, resteranno in carica quattro anni e dovranno sovrintendere “alla corretta applicazione delle disposizioni dello Statuto”.

Il nuovo triumvirato sarà chiamato, tra le altre cose, a decidere in ordine alla sussistenza o perdita dei requisiti per l’iscrizione al Movimento, ad esprimere il parere sulla compatibilità con i valori e le politiche del Movimento delle candidature a cariche elettive. Soprattutto, l’organismo avrà la possibilità di deliberare all’unanimità la sfiducia al presidente o al garante. I candidati non eletti sono Tiziana Beghin (3.112 preferenze) Andrea Liberati (3.727 preferenze) e Carla Ruocco (3.474 preferenze). “La democrazia diretta è e sarà sempre la stella polare del progetto politico del MoVimento 5 Stelle”, si legge nel post sul sito che annuncia i risultati.

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Si smetta di trattare Renzi e il suo partito come il male assoluto

Ora basta. Non è più possibile tollerare un linguaggio violento, volgare e pericoloso. Non è più possibile far finta di nulla. Giuseppe Conte, in Piazza con al suo fianco Andrea Scanzi, oltre a parlare male di Matteo Renzi aizzando le persone presenti, non interviene per rimproverare e prendere le distanze in maniera immediata dalle urla dei sostenitori 5 Stelle al grido: “fatelo fuori, sparategli!”

Questo il nuovo Movimento 5 Stelle. Questo il nuovo linguaggio. Questo l’alleato strutturale del Partito democratico. Questo il punto di riferimento della sinistra italiana. Questo il frutto del populismo grillino che ha contagiato la ditta del Pd. Uno schifo, una vergogna. Un Paese rovinato dagli anni del populismo becero dei grillini. Ed è inutile aspettarsi qualcosa dal Pd e dal suo presunto Segretario, troppo impegnato a non fare rumore per evitare di perdere le elezioni suppletive di Siena. Un’indecenza.

Un accanimento ossessivo per il semplice fatto di aver perso l’amata poltrona da Premier. Il continuo parlare male di Renzi fino addirittura ad aizzare i pochi grillini rimasti. Un linguaggio violento frutto di anni e anni di insulti verso il Pd e i suoi simpatizzanti. Tutto messo da parte e dimenticato in nome della poltrona e del potere con un nemico, un capro espiatorio comune troppo scomodo. Un alleato, un compagno trattato invece come nemico. Utile solo a salvargli la poltrona per due governi e solo quando faceva comodo. Odiato, invece quando toccava interessi e poltrone care.

Politica diventata volgarità e denigrazione continua dell’avversario. Un Conte fasullo utile per tutte le stagioni. Un Conte non capace, come definito da Beppe Grillo, e già troppo stanco di lavorare in giro per i comizi. E quando ormai si accorgono che nessun li segue più realmente ma solo virtualmente, ecco il solito insulto a Renzi spinto all’estremo. “Fatelo fuori… sparategli” Tutto normale per il mondo grillino e ora anche per il Pd.

Non basteranno finte scuse finché realmente non si smetterà di trattare Renzi e il suo Partito come il male assoluto, addirittura da far fuori fisicamente. È ora di finirla veramente. La politica è altra cosa. Se non si è in grado di vincere democraticamente ma si pensa di usare la forza e la violenza fisica, allora diventa altra cosa.
Questo il seme molto pericoloso del grillismo e di un finto Conte. Questo il muro in cui va a sbattere il Pd.

Una vergogna assoluta. Insulti e rancore. Ignoranza e saccenza. Volgarità e incompetenza. Di certo è giunto il momento di mettere un punto fermo a questo assurdo modo di fare politica. Basta essere alleati a chi ci considera nemici e a chi addirittura vorrebbe uccidere fisicamente il nostro leader. Neanche la destra è mai arrivata a tanto. Vergognatevi, se avete un pochino di decenza.

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mercoledì 15 settembre 2021

M5s, il deputato Giovanni Vianello lascia il gruppo dopo il voto sul decreto grandi navi alla Camera: “Nasconde 700 milioni anche per l’Ilva”

Il deputato del Movimento 5 stelle, Giovanni Vianello, ha lasciato il gruppo dopo aver votato contro il decreto “grandi navi” alla Camera, in difformità con quanto fatto dal resto del Movimento. Ad annunciarlo è stato lo stesso Vianello, prendendo la parola in Aula: “La prima cosa che ha fatto il Movimento con il nuovo capo politico è stato presentare un emendamento al Senato per garantire la continuità produttiva dell’Ilva di Taranto, notoriamente lo stabilimento crea malattia e morte – ha spiegando, parlando di “ultima beffa che si fa dell’ambiente” – Dopo aver votato norme di favore per le trivellazioni siamo arrivati al punto di dare soldi a un’industria che crea malattia e morte”. Secondo Vianello “si doveva chiudere quell’area a caldo“, invece, “abbiamo fatto come tutti gli altri” e con il decreto grandi navi sono stati “celati 700 milioni da dare all’Ilva”. “Per questo annuncio il mio voto contrario e contemporaneamente l’uscita dal gruppo del Movimento 5 stelle”.

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Ue, Beghin (M5s): “Vincoli di bilancio superati dalla pandemia. Von der Leyen e Conte si incontrino per cambiare il Patto di stabilità”

“Nei prossimi mesi dovremo prendere decisioni che avranno delle conseguenze importanti sulle prossime generazioni. Il futuro è nelle nostre mani. Il Movimento 5 stelle ha una proposta: incontriamoci, presidente von der Leyen, e discutiamo insieme a Giuseppe Conte, il cui contributo è stato fondamentale per il varo del Recovery Fund, di come trasformare il Patto di stabilità e crescita in Patto di Solidarietà e Sviluppo. Sviluppo sostenibile per salvare il nostro Pianeta dalla catastrofe ambientale. Sviluppo tecnologico per aiutare le nostre imprese a competere nel mercato globale. Sviluppo dei diritti perché in troppe aree d’Europa vengono negati. La Commissione proponga delle modifiche agli attuali vincoli di bilancio che la pandemia ha messo fuori dalla storia”. A dirlo, al Parlamento europeo, la capodelegazione del M5s, Tiziana Beghin, nel suo intervento in plenaria durante il dibattito sullo Stato dell’Unione. “Mettiamo il turbo agli investimenti pubblici con un nuovo Patto che sostituisca la parola austerità con solidarietà – ha continuato – Approviamo il salario minimo europeo e rafforziamo la politica estera perché i cittadini del mondo guardano ai nostri valori – democrazia e libertà – come un modello da seguire”.

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martedì 14 settembre 2021

Appendino: “La mia collocazione politica? La mia casa è il Conte 2, sono progressista” – Video

“Quando fai politica a livello cittadino devi risolvere i problemi delle persone senza essere ideologici, questo è quello che ho fatto. Politicamente mi colloco in un’area progressista e la mia casa è il Conte 2“. Sono le parole di Chiara Appendino, sindaca di Torino, che in un punto stampa ha fatto un bilancio sul suo mandato. ” Il mio futuro? Ci sarà un cambio, sono a scadenza della gravidanza quindi credo che continuerò a fare politica ma dedicandomi alla mia famiglia. Non sto pensando a ruoli”.

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Cannabis, Della Vedova: “Mi fa piacere sostegno di Grillo. Pd si tira fuori, come su eutanasia. Tace anche Forza Italia con eccezione di Elio Vito”

Referendum su cannabis legale? Mi fa piacere che Beppe Grillo abbia preso pubblicamente la parola per sostenere una iniziativa che peraltro non è sua e del M5s. Quindi, ben venga il supporto di Grillo. Mi stupisce, invece, che su temi come cannabis ed eutanasia legali manchino all’appello le posizioni di partiti importanti. Il silenzio del Pd è assordante, come quello di Forza Italia, con eccezione adamantina di Elio Vito”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Radio Radicale dal segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, a proposito della campagna di raccolta firme peril referendum abrogativo delle norme penali ed amministrative sulla cannabis.

Il sottosegretario agli Esteri spiega al direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, le ragioni del referendum sulla cannabis legale. E stigmatizza duramente il silenzio dei vertici dem: “Nelle feste dell’Unità, nel discorso conclusivo di Letta, nelle segreterie, nelle direzioni, Il Pd non prende posizione su due temi, come cannabis ed eutanasia legali, a cui sicuramente sono sensibili molti dei suoi elettori. Io, da europeista liberal-democratico, chiedo al Pd e a Enrico Letta: ma come è possibile che non prendiate posizione su questo? Non ci si può chiamare fuori da un confronto e da una iniziativa che è diventata politica. Non si può far finta che non ci sia il tema. Credo che sia un momento importante e una svolta per tutti gli antiproibizionisti ragionevoli d’Italia – continua – È con questi referendum che andiamo allo scontro con Salvini e Meloni. Chi si chiama fuori oggi dal referendum sulla cannabis, secondo me, esclude dal proprio perimetro milioni di italiani che vogliono scelte innovative e pragmatiche. Non esprimersi significa esprimersi. E io ritengo che oggi non sia possibile non esprimersi su questo. Credo che questo silenzio sia, ahimè, un segnale forte di una prospettiva politica poco coraggiosa e poco attenta i temi delle libertà personali”.

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M5s, ecco i sei nomi proposti da Beppe Grillo per il comitato di garanzia: si vota online. Sarà scelto anche il nuovo membro dei probiviri

Continua il rinnovo della struttura M5s a guida Giuseppe Conte. Nelle scorse ore è stata nuovamente convocata l’assemblea degli iscritti 5 stelle: il 16 settembre, dalle ore 10 alle 22, si voterà sulla piattaforma SkyVote il nuovo Comitato di Garanzia del Movimento, un componente del Collegio dei Probiviri e la destinazione dei prossimi otto milioni di euro frutto del taglio degli stipendi dei portavoce nazionali. Il comitato è composto da tre membri, sovrintende alla corretta applicazione dello Statuto ed è l’organo (almeno sulla carta) pensato per essere più vicino a Beppe Grillo. E’ stato infatti il garante a proporre una rosa di candidati e gli iscritti potranno scegliere i loro rappresentanti da quella lista. Questi i nomi proposti: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, la sindaca di Roma Virginia Raggi, l’eurodeputata Tiziana Beghin, il capogruppo M5s in Umbria Andrea Liberati, la deputata Carla Ruocco. Nel caso del collegio dei Probiviri la rete procederà ad eleggere la sostituta o il sostituto di Raffaella Andreola, che si dimise nel giugno scorso in rotta con i Cinque Stelle. Gli iscritti saranno chiamati a scegliere tra la pugliese Grazia Di Bari e l’ex ministro Riccardo Fraccaro. Nei prossimi giorni, invece, saranno comunicate le opzioni su come destinare le restituzioni dei parlamentari.

I prescelti per il comitato di garanzia sono alcuni degli esponenti storici del M5s e tra i protagonisti della ricucitura tra il fondatore e Giuseppe Conte nelle ore in cui sembrava che il Movimento andasse incontro a una scissione inevitabile. Una selezione di alcuni nomi di “peso” dentro il Movimento e che, secondo il punto di vista del fondatore, potranno equilibrare la nuova leadership di Conte. “Ho l’onore di far parte di questa lista, insieme ai colleghi e amici”, ha scritto su Facebook Luigi Di Maio. “Ringrazio Beppe per la fiducia nell’indicarmi in vista di questo incarico. L’elezione del Comitato sarà un altro passo concreto in avanti verso il nuovo corso del M5s con Giuseppe Conte, che in questi giorni sta girando tutta Italia per raccontare ai cittadini questa nuova visione che stiamo costruendo”. Poco dopo ha parlato anche Fico che ha fatto sapere di “aver dato la disponibilità a Beppe Grillo per essere inserito nella rosa di nomi tra i quali verranno scelti i membri del nuovo Comitato di Garanzia”: “Ho sentito come giusto e necessario poter dare un contributo in questa forma in una fase così importante per la storia e il percorso del Movimento. Il comitato sarà un organo terzo che sovrintenderà alla corretta applicazione dello Statuto e avrà un ruolo significativo per il funzionamento e il nuovo corso del Movimento 5 stelle con alla guida Giuseppe Conte. Metterò a disposizione la mia esperienza e continuerò a fare la mia parte per il Movimento che ormai più di dieci anni fa ho contribuito a fondare”.

La votazione si svolgerà esclusivamente utilizzando lo strumento telematico on line SkyVote. “Ciascun iscritto”, si legge sul nuovo sito del Movimento, “può far pervenire eventuali osservazioni e/o considerazioni e/o opinioni entro le ore 12 del giorno 15 settembre 2021 al seguente indirizzo mail assemblea@movimento5stelle.eu”. Nel caso del voto sul Comitato di Garanzia – si legge ancora – “ogni iscritto certificato abilitato al voto potrà esprimere fino a due preferenze; in caso di espressione di una seconda preferenza, quest’ultima dovrà indicare un candidato di genere diverso. Saranno proclamati eletti i tre candidati che avranno ricevuto il maggior numero di preferenze; nel caso in cui i primi due candidati che hanno ricevuto il maggior numero di preferenze siano dello stesso genere, sarà proclamato eletto come terzo componente il candidato di genere diverso che ha ottenuto più preferenze. In caso di parità sarà proclamato eletto il candidato più giovane di età tra coloro che hanno ricevuto lo stesso numero di preferenze”.

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lunedì 13 settembre 2021

No vax, cambi di casacca last minute e l’endorsement imbarazzante dell’ex Fn con la maglia “Auschwitzland”: la corsa al consiglio di Bologna

Cambi di casacche e giri di valzer tra un partito e l’altro. Esponenti no vax ed endorsement imbarazzanti. La liste per le elezioni amministrative a Bologna del 3-4 ottobre prossimi sono particolarmente variegate. Il Pd, favorito nella competizione elettorale, mira a incassare almeno un 60% di consensi per il candidato sindaco Matteo Lepore. Il “partitone”, dopo sanguinose primarie di coalizione in cui si è spaccato a causa della discesa in campo della renziana Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro di Savena, non è uscito indenne dalla guerra. La lista “Anche Tu Conti” della sindaca, a sostegno comunque di Lepore, ha guadagnato diversi nomi che vengono dal Pd. A partire dalla capolista, Maria Caterina Manca, fino a Rosa Amorevole, presidente uscente del Quartiere Santo Stefano.

Anche FdI ha fatto una massiccia “campagna acquisti”, spesso ai danni degli alleati Lega e Forza Italia. Nella sua lista è arrivato il consigliere comunale Umberto Bosco che, fino a pochi giorni fa, era iscritto al Carroccio, in cui militava da 16 anni. Bosco aveva sparato a zero contro alcuni estremisti di destra in lista con la Lega. Lista da cui, a sorpresa, è stato depennato per poi essere eliminato da tutte le chat whatsapp del partito, come ha raccontato lui stesso.

Si rifugia in casa di FdI anche Elena Foresti, ex grillina uscita dal Movimento appena pochi mesi fa, mentre per il quartiere Santo Stefano arriva Daniele Carella ex di Forza Italia. La coalizione di centrodestra sosterrà, a Bologna, il candidato sindaco Fabio Battistini e per lui è già arrivato un primo endorsement imbarazzante. In occasione della recente manifestazione organizzata dal movimento “UnaBolognachecambia”, sul palco di piazza Galvani, a sostegno del candidato, c’era anche Selene Ticchi. L’ex militante di Forza Nuova, ora nella Rete dei Patrioti-Movimento Nazionale, è divenuta celebre un paio d’anni fa per essersi presentata a Predappio indossando una maglietta con la scritta ” Auschwitzlandche imitava il logo della Disney e riproduceva l’immagine dell’ingresso del campo di sterminio. Ticchi, per questo motivo, è stata condannata dalla Procura di Forlì a 4 mesi di reclusione, convertiti in 9.050 euro di multa, per violazione della legge Mancino contro le discriminazioni razziali. Ora Ticchi è diventata un’agguerritissima “No Green Pass” ed è la voce del movimento “UnaBolognachecambia” che sostiene Battistini ed esprimerà tre candidati al consiglio comunale: Athena Marchesi e Cristiano De Martino nelle liste della Lega e Giorgia Campana per Fratelli d’Italia. Uno scivolone per Battistini che, informato dei trascorsi di Ticchi, ha commentato: “Lo scopro adesso”. L’aspirante sindaco, però, ha ribadito: “Sono vicino a questo movimento e c’è unità di intenti”.

Tornando ai cambi di casacca, il M5s cede candidati anche a favore della sinistra. La consigliera Dora Palumbo correrà come sindaco con Sinistra Unita. Lasciò i 5 Stelle nel 2018, dopo la formazione del governo giallo-verde con la Lega, entrando nel gruppo misto. Tra i candidati pentastellati riappare, invece, una vecchia conoscenza della politica bolognese: Dalio Pataccini, detto Dario, conduttore televisivo e radiofonico. Pattacini fu coinvolto nella vicenda che portò all’allontanamento di Andrea Defranceschi, l’allora consigliere regionale condannato dalla Corte dei Conti per l’utilizzo dei fondi assegnati ai gruppi per l’acquisto di spazi di programmazione disponibili dalle emittenti televisive. Pattacini fu uno degli intermediari tra i gruppi consiliari e la società che gestiva la compravendita degli spazi. Fu candidato dal M5s alle Regionali del 2014, scelta fortemente contestata da parte degli attivisti.

Il M5s riconferma, poi, come candidato, il consigliere comunale uscente Marco Piazza, rinviato a giudizio nel 2019 per un’ipotesi di irregolarità contestata per la vicenda delle firme false raccolte per le Regionali 2014. Il numero di firme che gli si attribuiscono è in realtà di appena sette su 1.431 raccolte dal consigliere, che si è sempre professato innocente. Il processo, rinviato all’infinito, non è mai stato calendarizzato e si avvia verso la prescrizione nel 2022. Il regolamento per le elezioni amministrative 2021 fissa l’incandidabilità solo per condannati o rinviati a giudizio per reati gravi o che ledono l’immagine o i principi del M5s. Piazza, incensurato ed esponente storico del Movimento, è stato quindi valutato idoneo alla candidatura. “Attendo giustizia da 7 anni – dichiara –, con piena fiducia nella magistratura. Ho raccolto 500 firme in più di quelle richieste: non avrei avuto nessun motivo per consegnarne sette irregolari”.

Cambio di orientamento politico anche per l’ex sindaco del Pd di Castenaso e renziano della prima ora, Stefano Sermenghi, candidato alla poltrona di primo cittadino di Bologna. Oggi è sostenuto da Gianluigi Paragone e dal suo movimento ItalExit, oltre che dalla lista “Bologna Forum Civico” che ospita tra i candidati Andrea Spettoli, già consigliere di quartiere con il centrodestra e Annalisa Gagliano che militava in Coalizione Civica, a sinistra del Pd. Nelle liste che si preparano alla corsa a Palazzo D’Accursio ci sono anche candidati contrari ai vaccini. Come capolista, ad esempio, Giorgia Meloni schiera Giancarlo Pizza, ex presidente dell’ordine dei medici che, alcuni anni fa, scrisse la prefazione del libro “Vaccino di Stato”, in cui si criticava l’obbligo vaccinale nelle scuole. C’è poi il no vax dichiarato Andrea Tosatto, candidato sindaco a Bologna del Movimento 3V.

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sabato 11 settembre 2021

Torino, Conte contestato da gruppo contrario al green pass: tensione coi sostenitori del leader M5s – Video

Giuseppe Conte è stato contestato a Torino da un gruppo di persone contrarie al green pass. Ad attenderlo fuori da Porta Palazzo, dove l’ex presidente del Consiglio avrebbe dovuto fare il giro tra i banchi, non solo i suoi fan ma anche chi ogni sabato manifesta contro il certificato. Ci sono stati momenti di tensione tra i suoi sostenitori e il gruppo. Il leader del Movimento 5 stelle ha quindi deviato la visita al Mercato Centrale per sostenere la campagna della candidata Valentina Sganga.

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Conte e Di Maio a Bologna per sostenere l’alleanza Pd-M5s. Il candidato Lepore: “Spero che elezioni segnino il futuro del centrosinistra”

Per la prima volta in questa campagna elettorale, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio tornano in piazza insieme. Accade a Bologna dove ieri sera i due vertici del M5s hanno passeggiato per le vie del centro ricevendo l’abbraccio della gente. “Questo calore moltiplica le energie, ma se si lavora seriamente in questa direzione, la fatica c’è ed è enorme”, spiega Conte tra un selfie e un autografo sul green pass di un sostenitore. “Con Di Maio non ci sono mai stati diverbi”, precisa invitando i giornalisti a fare domande al ministro. “Sottoscrivo pienamente le parole di Conte” aggiunge Di Maio. Scortati dal leader bolognese del M5s, Massimo Bugani, i due si fanno strada tra i tavolini dell’aperitivo arrivando sotto le Due Torri dove incontrano il candidato sindaco del centro sinistra a Bologna, il dem Matteo Lepore che dice: “Ci auguriamo che la città più progressista d’Italia possa segnare il futuro anche del centrosinistra”.

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Conte accolto da un’ovazione alla Festa del Pd di Bologna: “È una richiesta di alleanza?”. I militanti dem: “Può essere il leader del centrosinistra”

Alla Festa dell’Unità di Bologna, ieri sera Giuseppe Conte è stato accolto da una standing ovation. Canta “Bella Ciao” con i volontari dem dell’Osteria Partigiana, dal palco cita Enrico Berlinguer e riceve in dono da un volontario un libro sui partigiani. “Lo apprezzo come uomo politico – racconta Giusy, elettrice Pd e volontaria in cucina – e mi fa rabbia che all’interno del Pd ci chiamino le ‘bimbe di Conte’, ma io l’ho apprezzato per aver ottenuto un finanziamento straordinario in Europa”. Rispetto a un anno fa, il giudizio sul M5s sembra essere cambiato. “Ci fidiamo di più del M5s di Conte rispetto a quello di Grillo” spiega un altro volontario. E quando lo stesso Conte chiede alla platea se quest’affetto sia un segno per una richiesta di alleanza sul campo, i 500 sotto il tendone rispondo con un sì corale. “Fra due o tre anni, però, adesso non la vedrei bene”, profetizza Agostino mentre controlla il brodo per i tortellini. Un suggerimento che sembra essere condiviso da Conte che dal palco spiega: “Non è il momento di tuffarci in un’alleanza strutturale, dobbiamo prima costruirla. Non servono fusioni a freddo perché se no i cittadini non ci vengono dietro e non le capiscono. Non abbiamo l’ambizione di essere una squadra elettorale che funziona, quello è l’obiettivo finale, ma vogliamo arrivarci con un progetto di società condiviso”.

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venerdì 10 settembre 2021

Conte: “Lavorare così per il bene comune è una faticaccia, non reggerò fisicamente a lungo”. Poi specifica: “Non sono stanco, grande entusiasmo”

Continua il tour elettorale di Giuseppe Conte. Dal palco del comizio a Finale Emilia, a sostegno del candidato Mattia Veronesi, l’ex premier ha parlato dello “stress” del suo ruolo e di quanto “francamente lavorare così per il bene del Paese” sia “una faticaccia enorme”. Salvo poi specificare, a margine della sua visita a Cattolica, di non essere “stanco di ricoprire l’incarico”.

“Non ritengo di essere infallibile e nemmeno vedo un orizzonte poi così lungo, perché, ve lo dico francamente, è un impegno stressantissimo – ha detto al termine dell’intervento dal palco di Finale – Lavorare, così, per il bene comune è una faticaccia enorme. Quindi non credo che la potrò reggere fisicamente a lungo. Spero, e faremo in modo, che ci sia qualcuno più bravo di me, quando sarà il momento”.

Parole che hanno subito allertato alcuni sostenitori dell’ex presidente del Consiglio che però, rispondendo a una domanda a Cattolica, ha subito puntualizzato: “Stanco di ricoprire questo incarico? No no, ho detto, ed è la verità, che se si assume una responsabilità del genere, sia come presidente del Consiglio, sia alla guida di una forza politica, e lo si fa con la serietà nell’interesse dei cittadini per il bene comune, vi assicuro che è un impegno enorme e serio e questo richiede un grande e costante sforzo fisico. Era questo che volevo dire. Non che sono stanco”. Anzi, ha proseguito, “c’è tanto entusiasmo e voglia di lavorare per il bene del Paese”.

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giovedì 9 settembre 2021

Roma, il ritorno di Di Battista: fa campagna elettorale per Virginia Raggi. “Merita un secondo mandato” – Video

“Qui ci si dimentica quello che era Roma e gli scempi” che c’erano “prima che arrivasse Virginia. Oggi, Virginia Raggi è sotto scorta anche perché ha buttato giù le villette dei Casamonica. È questa la verità”. Lo ha detto Alessandro Di Battista, intervenuto alla presentazione della lista civica ‘Roma Ecologista’, a sostegno della sindaca. “Cosa penso? Oltre il fatto che Virginia si meriti un secondo mandato, credo che Roma si meriterebbe un secondo mandato di Virginia Raggi come sindaca della città”. La sindaca uscente ha puntualizzato: “Dobbiamo fare in modo che i fondi del Giubileo e del Pnrr finiscano alla città e non nelle tasche di qualcuno”.

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L’Ue si prepara a emettere i green bond e assicura: i soldi raccolti non potranno essere destinati a progetti per gas o al nucleare

L’Unione europea ha adottato il quadro programmatico per il lancio delle obbligazioni verdi, i ‘green bond’, che inizierà ad emettere a ottobre per finanziare il 30% dei fondi del Next Generation Eu. Obiettivo: fornire a chi investe in questi titoli la certezza che i fondi mobilitati saranno destinati a progetti verdi. Di fatto la Commissione riferirà in merito al loro impatto ambientale e ha già annunciato che le risorse raccolte con i green bond non andranno a progetti legati al gas o al nucleare. E Bruxelles intende emettere obbligazioni verdi per 250 miliardi di euro: il 30%, appunto, delle emissione di titoli di debito previsti entro il 2026 dal Recovery Plan ‘Next Generation Eu”, programma da 807 miliardi di euro complessivi, oltre 700 miliardi dei quali destinati al Recovery Fund. Nel proprio piano, poi, ogni Stato ha dovuto rispettare la soglia del 37% di progetti dedicati alla transizione ecologica. Ed è qui che saranno selezionate le misure finanziabili. Lanciati per la prima volta nel 2007, dalla Banca europea degli investimenti, i green bond funzionano esattamente come le altre obbligazioni. Dunque danno all’investitore che lo compra il diritto a ricevere, alla scadenza definita nel titolo, il rimborso della somma versata con un tasso di interesse prestabilito. Il commissario al Bilancio, Johannes Hahn, ha ricordato che l’operazione farà diventare l’Europa “il più grande emittente di obbligazioni verdi al mondo”.

GREEN BOND EUROPEI, ESCLUSI GAS E NUCLEARE – I green bond europei seguiranno parametri in linea con le regole dell’International Capital Market Association (che rappresentano le linee guida più autorevoli in un settore dove non c’è uno standard né un ente certificatore) e non quelle della tassonomia verde europea, tuttora in discussione. Tant’è che, il 21 aprile 2021, proprio nel giorno in cui il Parlamento europeo e gli Stati membri hanno concordato sull’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica “almeno” del 55% entro il 2030, la Commissione non è riuscita a decidere sull’esclusione di gas e nucleare dal documento che determina quali investimenti sono da considerati sostenibili e quali no. Una decisione, quella sullo status verde o meno del gas e del nucleare, che si è dovuta rinviare a dopo l’estate. Ora però, bisognerà trovare un punto d’incontro tra il testo ambizioso messo sul tavolo dalla Commissione Ue e la posizione dei Paesi dell’Est, del Nord e della Francia (per quanto riguarda l’atomo) che non vogliono rinunciare a quelle fonti di energia. Così il Consiglio europeo spinge perché i criteri si ammorbidiscano.

IL POTENZIALE – Il quadro adottato dalla Commissione Ue per i green bond, però, potrebbe ora influenzare anche il percorso sulla tassonomia, dato che – come ha ricordato lo stesso Hahn, “i green bond saranno ancora più attraenti di altre obbligazioni”. Secondo un’analisi di Bloomberg infatti nei primi sei mesi del 2021 la vendita dei green bond ha sfiorato i 300 miliardi di dollari. Sono stati emessi in 49 Paesi (numero raddoppiato rispetto a cinque anni fa, quando erano 24) e 29 valute. Il 53% dei green bond venduti nel primo semestre di quest’anno proveniva da emissioni in Europa, Medio Oriente e Africa.

FURORE (M5S): “PIETRA TOMBALE SUI TENTATIVI DI GREENWASHING” – Diversi i settori di intervento dei progetti, raggruppati in nove categorie: attività di ricerca e innovazione, tecnologie digitali a sostegno della transizione verde, efficienza energetica, energia pulita, adattamento ai cambiamenti climatici, gestione dell’acqua e dei rifiuti, trasporti e infrastrutture, protezione della natura, riabilitazione e biodiversità. L’importante sarà selezionare con attenzione i progetti, monitorare le varie fasi, gestire i fondi in modo trasparente e rendicontare in modo dettagliato. “Condividiamo la decisione della Commissione europea che mette di fatto una pietra tombale a tutti i tentativi di greenwashing che si sono sollevati in questi giorni. Il dibattito è finito, per il nucleare non c’è futuro” ha detto Mario Furore, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, secondo cui “fonti rinnovabili sono l’unica alternativa veramente sostenibile per il nostro Paese e per il continente europeo”. “Il processo di decarbonizzazione necessario all’Unione europea per centrare l’impegno della neutralità climatica entro il 2050 – ha aggiunto – non può essere frenato da finti progetti di transizione che fanno più gli interessi di qualche lobby che alle future generazioni. Il nucleare è una tecnologia che ha fatto disastri sia in passato (Chernobyl) che in tempi recenti (Fukushima) e gli italiani hanno bocciato questa fonte di energia ben due volte quando sono stati chiamati ad esprimersi”.

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mercoledì 8 settembre 2021

Un candidato del M5s insulta Meloni, Conte si scusa e lo caccia : “Le parole hanno un peso. Non è più uno dei nostri”

Un candidato dei 5 stelle alle elezioni amministrative insulta Giorgia Meloni. E alla leader di Fratelli d’Italia arrivano le scuse di Giuseppe Conte. L’ex premier interviene con un post su facebook in cui contestualmente esclude dalla lista per le comunali di Busto Arsizio il candidato Mario Socrate. “Le parole hanno un peso, per tutti. Soprattutto per chi sceglie di intraprendere un percorso all’interno delle Istituzioni. Ancora di più per chi questo percorso sceglie di farlo con il Movimento 5 Stelle. Un candidato del Movimento a Busto Arsizio, Mario Socrate, ha usato parole che non sono compatibili con il nuovo corso del Movimento 5 Stelle, che annovera, tra i principi fondativi, la ‘cura delle parole‘. Non possiamo più considerarlo un nostro candidato, con tutte le conseguenze che questo comporta”, scrive Conte sui social. Poi aggiunge: “A Giorgia Meloni rivolgo le mie scuse e quelle di tutto il Movimento”.

A chiedere l’intervento diretto di Conte era stata la stessa Meloni. “Oggi apprendiamo che un candidato del Movimento al Consiglio comunale di Busto Arsizio mi ha rivolto il raffinato appellativo di ‘cagna‘. Sarebbe questo il nuovo corso del movimento? Invece di dare lezioni agli altri, il neo presidente del M5S guardi dentro casa sua perché di volgarità ne troverà tanta. Ora mi aspetto che Conte intervenga subito e condanni queste parole ignobili”, ha detto nel pomeriggio la leader di Fratelli d’Italia. A sollevare il caso sono stati gli stessi esponenti di Fdi a Busto Arsizio, spiegando che le offese del candidato M5s erano contenute in alcuni post sui social, poi rimossi. Quei post, però, “sono stati acquisiti dal partito a livello nazionale, il quale sta ora valutando l’eventualità di adire le vie legali, riservandosi di intraprendere tutte le azioni necessarie a tutela dell’immagine e della persona della presidente di Fdi”, ha detto Massimiliano Nardi, presidente di Fdi a Busto Arsizio. Giovedì 9 settembre Conte è atteso proprio nella città in provincia di Varese per la campagna elettorale.

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Reddito di cittadinanza, Conte: “Destra e Italia viva? Ai politici privilegiati che vogliono abolirlo dico: ‘Vergognatevi'”

“Esponenti di destra e purtroppo Italia viva vogliono abrogare il reddito di cittadinanza, è un comportamento vigliacco“. A dirlo, a Milano per sostenere la candidata alle elezioni comunali Layla Pavone, il leader del M5s, Giuseppe Conte. “Senza la misura, con la pandemia, sarebbe esplosa una rivolta sociale. Sul reddito di cittadinanza il Movimento 5 stelle non arretrerà mai”.

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Palamara, così la grande fuga dei partiti (e il flirt con la Lega) può portare in Parlamento l’ex magistrato sotto inchiesta

All’inizio sembrava una boutade, l’estrema provocazione di un personaggio discusso. “Mi candido con la certezza di indossare ancora la toga“, diceva il 6 agosto, presentando il simbolo nella sede del Partito radicale appena 48 ore dopo la radiazione definitiva dalla magistratura. Un mese più tardi, la corsa di Luca Palamara a un seggio in Parlamento è lanciata sui migliori binari possibili. Scaduto il termine per le candidature, nel collegio di Monte Mario-Primavalle – 170mila elettori a Roma ovest, lasciato libero dalla grillina Emanuela Del Re – gli avversari dell’ex ras delle correnti alle suppletive del 3 e 4 ottobre sono ridotti al minimo. Tutt’altra storia rispetto a Siena, l’altro collegio al voto, dove il centrosinistra schiera Enrico Letta e il centrodestra si è compattato (già da maggio) sull’imprenditore Tommaso Marrocchesi Marzi: a Primavalle, invece, fin dall’inizio, i partiti hanno fatto a gara a tirarsi fuori. Persino il Movimento 5 stelle, che nel 2018 vinse con quasi 40mila voti, ha rinunciato a presentare il simbolo e un proprio nome (“Per non spaccare il campo progressista”, ha detto alla festa del Fatto il presidente Giuseppe Conte, dato lui stesso per possibile candidato nelle scorse settimane). In più, l’unica candidatura nota a livello nazionale, quello di Elisabetta Trenta – l’ex ministra della Difesa del Conte I – è stata estromessa per non aver raggiunto il numero necessario di firme. Così Palamara si giocherà il seggio contro due soli competitor, entrambi di cabotaggio locale: l’ex presidente di municipio Pasquale Calzetta, di Forza Italia, candidato (in teoria) di tutto il centrodestra, e il segretario cittadino del Pd Andrea Casu. E ora l’ex presidente Anm, simbolo dello scandalo nomine che ha terremotato il mondo della magistratura, può davvero sperare di farcela. Il tutto a poche settimane dall’inizio del processo per corruzione che lo vede imputato.

Ad agevolare la corsa dell’ex pm potrebbe arrivare l’aiuto sotterraneo della Lega, tentata fino all’ultimo di appoggiarlo allo scoperto strappando col resto della coalizione. I segnali reciproci sono stati molti: Palamara ha prestato il volto ai referendum sulla giustizia promossi dal Carroccio insieme ai radicali, il segretario Matteo Salvini ne ha lodato il “coraggio” nel denunciare “la vergogna delle correnti e delle spartizioni in magistratura”. Il responsabile romano della Lega, il notaio Alfredo Becchetti, si è spinto anche oltre: “È una candidatura a cui guardiamo con attenzione, che avrebbe un valore politico nazionale e sarebbe il simbolo di una battaglia giusta, quella per la riforma della giustizia, cui l’elettorato dell’intero centrodestra è interessato. Mettiamola così, se la coalizione scegliesse Palamara non ci opporremo di certo, anzi…”. E pure i giornali di destra hanno dato una mano, in testa Libero – diretto da Alessandro Sallusti, coautore con Palamara del listo Il sistema – che ha ospitato, tra l’altro, gli appelli in suo favore di Vittorio Sgarbi (“Sosterrò Palamara, lo faccia pure Salvini”) e Fabrizio Cicchitto (“Candidare Calzetta è un soccorso azzurro alle correnti della magistratura”). E a Maurizio Gasparri che invece respingeva con ferocia l’ipotesi di appoggiare Palamara, paragonandolo nientemeno che a un pentito di mafia, l’ex pm rispondeva con un’intervista a La Verità dal titolo eloquente: “Sono l’unico imputato che non va bene a Forza Italia”.

Le trattative di coalizione, però, hanno dato un esito diverso. Così il nome che correrà a Primavalle coi simboli di Forza Italia, Lega, FdI e Noi con l’Italia sarà quello di Calzetta, che già tre anni fa sfiorò l’elezione contro Del Re (fu battuto per poco più di mille voti). Presidente dell’ex municipio XII (Eur) dal 2008 al 2013, è un berlusconiano di ferro e della prima ora, profilo – sembrerebbe – poco appetibile per leghisti e meloniani. Lui però ostenta sicurezza: “Non ci saranno sfilacciamenti, conosco i colleghi degli altri partiti e so che si stanno impegnando al massimo nella campagna”, dice a ilfattoquotidiano.it. “Palamara – attacca – è rimasto senza potere soltanto perché gli hanno messo il trojan nel cellulare, così ha provato a rifarsi una verginità. Ma rimane quello che gestiva il mercato delle nomine e non è certo lui che può incarnare i valori garantisti. È vero che la Lega era interessata ad appoggiarlo: è servita una mediazione, ma grazie a Berlusconi e a Salvini le ragioni del centrodestra unito hanno prevalso e ora siamo al sicuro da ogni dubbio”. Ma non c’è il rischio che nel segreto dell’urna gli elettori – per le ragioni più varie – facciano una scelta diversa? “È difficile, si vota anche per le comunali, quella per le suppletive è la terza scheda e si tende a replicare il voto delle prime due”, spiega Calzetta. Che dice di non aver ancora incontrato Palamara sul territorio, “anche se ho visto molti manifesti, buon per lui che ha modo di spendere tanti soldi”.

Già, perché nelle ultime due settimane i 6×3 col faccione dell’ex magistrato si sono moltiplicati nei quartieri del collegio, da quelli più centrali e benestanti (Balduina, Trionfale, Gianicolense) all’estrema periferia del Corviale. C’è anche un camion a vela che porta in giro per le strade il suo simbolo: la sagoma della Giustizia stilizzata su sfondo bianco, affiancata da un hashtag (cancelletto) tricolore. Palamara ha scelto di non usare i social ma di battere il territorio alla vecchia maniera, con incontri e cene di autofinanziamento come quella di giovedì prossimo alla Locanda del Gatto nero, “tutto a base di pesce“. Siamo ai confini del Raccordo, un altro mondo rispetto ai Parioli dove abita Palamara. “Un’esperienza per me totalmente nuova, che mi fa ritornare ai tempi della mia gioventù. Uscire dal palazzo offre una visuale totalmente diversa e fondamentale per la comprensione dei problemi. Quando si è isolati e chiusi nella torre è inevitabile perdere di vista quello che succede fuori”, ammette lui. “Sono incoraggiato dalle tantissime persone che mi riconoscono e mi fermano dicendo che devo andare avanti, non devo mollare e devo raccontare tutto ciò che so. Sto raccogliendo le idee per fare il secondo libro”. E sulla scelta del candidato che correrà per il centrodestra al posto suo al Giornale dice che “la decisione è stata presa dai vertici, seguendo indicazioni di ‘consigliori’ più attenti agli interessi di parte che a quelli della base. Ma la storia insegna che non sempre le indicazioni dei vertici vengono seguite dagli elettori“. L’ex re delle correnti si vede già a Montecitorio.

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martedì 7 settembre 2021

Pordenone, alle comunali l’alleanza Pd-M5s sfida il centrodestra. Forza Italia candida la consigliera condannata per le “spese pazze”

La lista della prof eliminata (per il momento) dalla competizione elettorale a causa di un vizio di forma. I no Vax. La capolista di Forza Italia presentata nonostante sia reduce da disavventure con la Corte dei Conti per le “spese pazze” in Regione Friuli Venezia Giulia. L’abbraccio tra Movimento Cinque Stelle e centrosinistra. Le prossime elezioni per scegliere il sindaco di Pordenone non passano inosservate, anche se rischiano di ridursi a una corsa a tre.

Alessandro Ciriani (in gioventù Alleanza Nazionale, poi Fratelli d’Italia, ma nel 2016 si presentò da indipendente) è il candidato del centrodestra che cerca la riconferma. A sostenerlo un terzetto composto da Pordenone Cambia, Lega e Fratelli d’Italia, a cui si aggiungono due new entry: una lista che vede uniti Forza Italia, Unione di centro e Pordenone Civica, e un’altra con Progetto Fvg. Capolista di Forza Italia è Mara Piccin, consigliere regionale, nonché presidente in carica della Quarta Commissione, che si occupa di lavori pubblici. Nel 2020 in sede di appello la Corte dei Conti ha confermato una condanna per danno erariale legata a “spese pazze” risalenti al 2012, per un importo di circa 10mila euro. Si tratta di uno scandalo che aveva travolto numerosi gruppi per una rendicontazione disinvolta delle spese sostenute nell’espletamento del mandato. Ma questo non ha impedito a Piccin di essere rieletta in Regione e di presentarsi ora come capolista a sostegno di Ciriani.

Il centrosinistra presenta invece Gianni Zanolin (già assessore comunale), appoggiato non solo dal Pd e da liste civiche, ma anche dal Movimento 5 Stelle. Quindi c’è stata una convergenza, spiegata così dal capolista Bruno Lorenzini: “Vogliamo portare il nostro contributo di idee e programmi nel campo dell’ambiente, della sostenibilità e della transizione ecologica, che sono i cavalli di battaglia del Movimento fin dalla sua nascita e che lo hanno visto protagonista in tal senso con il governo Conte 1 e poi con i governo Conte 2”. Non a caso M5S propone la trasformazione dell’assessorato all’ambiente, nell’assessorato all’ambiente, alla sostenibilità e alla transizione ecologica.

In quella che potrebbe apparire una classica sfida tra centrodestra e centrosinistra (seppur allargato ai Cinque Stelle) si inseriscono due variabili. La prima è costituita dall’avvocato Vitto Claut, presidente regionale Codacons, con una lista di ispirazione no vax. Claut è diventato famoso per aver scelto l’ibernazione dopo la morte. Infine, Anna Ciriani (stesso cognome del sindaco uscente, ma nessuna parentela), docente di Lettere in scuole medie e superiori, finita tra le polemiche perché in passato aveva postato sui social foto senza veli. La Ciriani si presenta con la lista “AmiAmo Pordenone”. Ma il condizionale è d’obbligo, perchè la lista è stata esclusa, a causa di una questione burocratica legata ai moduli su cui sono state apposte le firme a sostegno della candidatura. Immediato il ricorso al Tar che deve decidere in tempi brevissimi per consentire il sorteggio delle posizioni dei candidati e delle liste sulla scheda elettorale.

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