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martedì 21 giugno 2022

Armi a Kiev, la maggioranza è in stallo sul testo della risoluzione. Conte convoca d’urgenza il consiglio nazionale del M5s

Il tempo stringe e la maggioranza non ha ancora trovato una quadra per la risoluzione di maggioranza sull’Ucraina. Dalle 15 il premier Mario Draghi riferisce al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo a cui prenderà parte giovedì e venerdì. Dopo il suo discorso, le forze politiche che compongono la maggioranza di governo voteranno una risoluzione. Il problema è: cosa deve esserci scritto in quel documento? Su questa domanda la maggioranza è entrata in una fase di stallo, dopo una riunione fiume. Il vertice cominciato stamattina è stato sospeso ed è ripreso dopo le 14, cioè solo un’ora prima dell’entrata di Draghi a Palazzo Madama. Ma la quadra non si è trovata nemmeno quando il premier ha già iniziato il proprio discorso: “Ascoltiamo la relazione di Draghi e poi verrà depositata una risoluzione. Che sia unitaria resta l’obiettivo”, ha detto il capogruppo di Liberi e uguali alla Camera, Federico Fornaro. L’atto può essere depositato in qualsiasi momento durante la discussione parlamentare, prima che il presidente del Consiglio prenda la parola per le repliche. Draghi è preoccupato da quest’impasse? “Ah non lo so, vediamo, vediamo”, ha risposto il premier arrivando al Senato.

Per provare a superare la stasi, a metà mattinata Giuseppe Conte ha radunato d’urgenza il consiglio nazionale del Movimento 5 stelle su Zoom: l’obiettivo dell’ex premier era fare il punto sulla risoluzione con i suoi. Per il M5s lo scoglio è rappresentato dal coinvolgimento del Parlamento su ogni passaggio relativo alla fornitura di armi all’Ucraina. Secondo alcune fonti parlamentari, il punto di caduta potrebbe trovarsi con un riferimento “sfumato” sulla consultazione delle Camere.

Da lunedì, infatti, i rappresentanti dei partiti che sostengono la maggioranza sono riuniti per trovare un accordo sulla formulazione del dispositivo. Nella riunione di stamattina era stato trovato un accordo ma era atteso il parere del governo. Che, a quanto si riferisce, non avrebbe accettato la formula raggiunta. È a quel punto che la maggioranza è andata in tilt e il vertice è stato sospeso. Lasciando la riunione stamattina il leghista Stefano Candiani parlava di accordo sostanzialmente raggiunto. “Aspettiamo la risposta del governo” sulla proposta della maggioranza. Il capogruppo grillino Davide Crippa la mette diversamente: “I lavori sono ancora in corso“, dice ai cronisti.

Ma da dove nascono le divisioni che hanno portato allo stallo? In sostanza M5S e Leu chiedevano che il governo venisse in Parlamento alla vigilia di ogni vertice internazionale e per eventuali nuovi invii di armi di fatto superando quanto stabilito dal dl Ucraina votato dalla Camera all’inizio del conflitto. In quel decreto era stato stabilito che l’esecutivo riferisse in aula ogni tre mesi e che autorizza il governo a intraprendere iniziative in merito alla guerra in Ucraina – da quelle umanitarie all’invio di armi – fino al 31 dicembre. Il governo non vuole che si esca dal perimetro di questo decreto.

M5S e Leu, durante la riunione, avrebbero accettato il riferimento al dl Ucraina e al fatto che ci si muova dentro il perimetro di quel testo. Il Pd – che ieri aveva cercato con Alessandro Alfieri, capogruppo in Esteri e fedelissimo del ministro Lorenzo Guerini, una mediazione – oggi si è schierato con il governo sul riferimento al dl Ucraina. “Ci sarà assolutamente il riferimento al decreto Ucraina nella risoluzione. Ci muoviamo in quel solco dove sono previste una serie di modalità di coinvolgimento dei ministri competenti nell’evoluzione della situazione in Ucraina e le misure di sostegno al popolo ucraino”, ha detto Alfieri. Ora però il confronto si sarebbe spostato sulle modalità di coinvolgimento del Parlamento sull’invio di armi: il governo è perchè sulle armi si riferisca al Copasir, mentre M5S e Leu chiedono invece che sulle armi si riferisca in aula.

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