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lunedì 20 giugno 2022

M5s, dal vertice notturno nessuna decisione: Di Maio sfiduciato e ancora sotto accusa, ma l’espulsione non c’è. Conte: “Forte rammarico”

Non c’è stata l’espulsione, sulla quale il consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle ha discusso per oltre 4 ore nella notte di domenica, di Luigi Di Maio dal partito. Ma il ministro degli Esteri, finito sotto il fuoco di un’ala pentastellata dopo le sue dichiarazioni in risposta alla richiesta di stop di invio di armi all’Ucraina, rimane sotto accusa. Lo confermano anche le parole del leader Giuseppe Conte, col quale si sta consumando uno strappo interno sempre più evidente, che nel corso del vertice di è detto “molto rammaricato” per le parole usate dal capo della Farnesina con le quali, in sostanza, quest’ultimo ha sottolineato che non c’è spazio per posizioni che non siano collocate nell’arco dell’Alleanza Atlantica. Adesso, ai vertici del Movimento, se si vuole evitare una spaccatura definitiva, non rimane che cercare di ricucire i rapporti tra l’ala più dura, secondo cui il il ministro degli Esteri si sarebbe allontanato dalle origini e avrebbe ormai altri progetti, e chi invece teme una scissione e vuole quindi che lo scontro rientri.

Nel corso delle quattro ore di riunione notturna – in parte in presenza, in parte in videoconferenza – con i 14 componenti del Consiglio, è stata ribadita la linea sulla risoluzione che dovrà essere votata al Senato martedì, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles: il Movimento continuerà nella mediazione con il resto della maggioranza sulla risoluzione unitaria, ribadendo la centralità del Parlamento, ma senza creare problemi. Nessun riferimento perciò alle armi, ma a una de-escalation militare e alla centralità del Parlamento.

A rompere con questa posizione, nelle scorse ore, era stato proprio Di Maio prendendone le distanze: “Ricordo innanzitutto a me stesso che abbiamo precise responsabilità. In ballo c’è il futuro dell’Italia e dell’Europa. La prossima settimana in Parlamento si voterà la risoluzione sulla posizione che il Governo porterà avanti ai tavoli europei”, aveva commentato Di Maio. “Da ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l’Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici“, aveva scritto in una nota. “Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista“.

Fonti interne alla riunione che precisano: “La linea euroatlantica non è mai stata messa in discussione”. La bozza redatta da alcuni senatori pentastellati che chiedeva lo stop alle armi a Kiev, “non è mai stata condivisa”, sottolinea uno dei partecipanti al vertice. Era stato proprio questo documento, una volta messo in circolazione, a scatenare lo scontro. “Ci disallinea dall’alleanza della Nato e dell’Ue” e “se ci disallineiamo dalla Nato mettiamo a repentaglio la sicurezza dell’Italia”, aveva commentato, durissimo, Di Maio. Attirandosi le ire dei contiani, in particolare del vicepresidente del Movimento, Riccardo Ricciardi, che lo aveva definito “un corpo estraneo” auspicando provvedimenti. Di qui l’ipotesi, rimbalzata per tutto il giorno, di un’espulsione (o auto-espulsione) del ministro degli Esteri. Che da parte sua non ha fatto alcun passo indietro. E nemmeno il Consiglio nazionale – che comunque tecnicamente non avrebbe potuto farlo – pare voglia seguire questa strada. Almeno per ora. In mattinata dovrebbe essere divulgata la nota finale delle riunione. Lo scontro appare solo in pausa, in attesa di poter deflagrare in un momento meno delicato per il Paese. Giuseppe Conte intanto si dice ‘rammaricato’. Nel vertice viene ribadita la linea sulla risoluzione che dovrà essere votata al Senato il 21 giugno, in concomitanza con le comunicazioni del premier Mario Draghi prima di partire per Bruxelles. Attesa per questa mattina una nota ufficiale sull’incontro. Lo scontro interno arriva circa una settimana dopo il crollo M5s alle elezioni amministrative.

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