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martedì 5 luglio 2022

Decreto Aiuti, il M5s: “Non faremo sgambetti”. L’ipotesi astensione sull’inceneritore di Roma. Il governo pronto a porre la fiducia sul testo

Dal Movimento assicurano: “Non faremo sgambetti su un decreto con 25 miliardi per aiutare famiglie e imprese”. Ma l’appuntamento alla Camera con il decreto Aiutiapprovato in Consiglio dei ministri a inizio maggio e da convertire in legge entro il 16 luglio – è ricco di incognite. E si sovrappone in modo pericoloso al faccia a faccia tra il leader 5s Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi, già in programma per lunedì ma poi rinviato a mercoledì dopo il disastro della Marmolada. Lunedì a Montecitorio è iniziata la discussione generale sul testo, che contiene soprattutto due punti indigesti ai grillini: la norma che attribuisce al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, i poteri speciali per realizzare un inceneritore che sblocchi la crisi dei rifiuti nella Capitale, e quella – frutto di un emendamento del centrodestra approvato in Commissione – che include anche le offerte di lavoro private tra quelle il cui rifiuto fa perdere il diritto al reddito di cittadinanza.

Martedì si votano gli emendamenti per tutta la giornata ed è probabile che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il 5 Stelle Federico D’Incà, ponga la questione di fiducia a nome del governo. Il M5S non vuole che venga posta la fiducia sull’intero provvedimento, chiedendo che sia lasciata ai deputati libertà di coscienza sui singoli temi. Già ieri in discussione i toni sono stati accesi: “Per noi l’inceneritore è irricevibile“, ha messo a verbale la deputata Francesca Flati, mentre Alberto Zolezzi ha proposto provocatoriamente di costruirlo a Montecitorio. Per poi definire l’assessora ai Rifiuti di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi, “assessora a cosa nostra“, provocando l’indignazione del Pd. Una delle ipotesi in campo è che i 5 Stelle, come consentito dal regolamento, votino la fiducia sull’intero testo ma si astengano sull’articolo 13, quello che contiene la norma sull’inceneritore. Mentre Draghi, in segno di pace, è pronto a proporre a Conte un emendamento governativo per cancellare quello approvato sul reddito.

Conte, però, è preso tra i due fuochi di chi, tra i suoi, insiste per uscire e chi invece vorrebbe restare nell’esecutivo. Tra i “governisti” c’è il presidente della Camera, Roberto Fico: “Si può essere se stessi anche in alleanza, anche in coalizione, e si può essere se stessi anche al Governo. È chiaro che noi siamo una democrazia parlamentare, dobbiamo raggiungere degli accordi come abbiamo fatto in questi anni su varie tematiche, però bisogna andare sempre dritti in qualche modo nella propria direzione”, ha detto lunedì sera a Napoli. Il giorno dopo, invece, in un’intervista a Repubblica il senatore Gianluca Castaldi insiste per passare il Rubicone: “Finora abbiamo preso tanti schiaffoni, possiamo lavorare benissimo anche dall’opposizione. A conti fatti, essendo una Repubblica parlamentare, se il Movimento 5 stelle dovesse uscire, Draghi i numeri li ha”, riflette.

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