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mercoledì 31 gennaio 2024

“Sit-in ipocrita” e “Pd bellicista”, Schlein risponde a Conte: “Con M5s continuiamo a lavorare, ma esigiamo anche il rispetto”

Lei continua a definirsi “zen” e assicura di “non aver perso la calma”, ma dopo la doppia critica arrivata da Giuseppe Conteprima con il no al sit-in sulla Rai definito ipocrita, poi “i capelli dritti” per un Pd diventato a suo dire “bellicista” – Elly Schlein ha deciso di replicare. “La gente ci chiede di costruire un’alternativa a questo governo di destra. Se qualcuno pensa di attaccare o insultare il Pd anziché il Governo sta sbagliando strada”, ha detto la segretaria Pd alla presentazione del nuovo libro di Alessandro Zan.

La leader dei democratici si dice intenzionata a bloccare al più presto il ‘fuoco amico’ che arriva dal potenziale alleato. Intanto perché “dare l’idea che non ci sia un’alternativa significa fare un grandissimo favore a Giorgia Meloni”. Dall’altro lato Schlein deve anche spegnere sul nascere i malumori del partito, già poco incline a un’alleanza, figuriamoci a subire le critiche dell’ex premier.

I maggiorenti del partito non hanno ben digerito le frecciatine arrivate dal leader M5S. “Conte ha i capelli dritti? Non mi occupo di tricologia – ironizza Lorenzo Guerini – il Pd è stato ed è dalla parte della difesa della libertà e della sovranità dell’Ucraina, dalla parte del diritto internazionale. Senza esitazioni o ambiguità”. “Conte ha una memoria selettiva – gli fa eco Andrea Orlando – definire bellicista chi si è comportato esattamente come si comportò al tempo il M5S mi pare logicamente difficile da sostenere. C’è molta campagna elettorale”. Matteo Orfini è ancora più diretto: “Sembra che Conte sia più attivo nell’apposizione al Pd che al governo. A noi spetta il compito di rafforzare il Pd, poi se matura una evoluzione del M5s ben venga, così è faticoso”, ammette.

Di fronte alla platea dem, Schlein decide di passare al contrattacco: “Io continuerò a lavorare nel modo più unitario possibile ma non siamo disponibili ad accettare costanti mistificazioni e attacchi che mirano al bersaglio sbagliato”, dice. Perché se è vero che “per litigare bisogna essere in due” e la segretaria Pd rivendica di non aver mai attaccato in modo polemico le altre opposizioni, è vero anche che un possibile braccio di ferro continuo da qui alle europee “non verrebbe capito dagli elettori”.

L’avvicinarsi delle elezioni europee rende il clima teso. Schlein è sempre apparsa come quella più decisa a seguire la prospettiva di un fronte delle opposizioni, da mettere in campo quando ci sarà da contendere il governo al centrodestra. Con questo fine, aveva ammortizzato le stoccate di Conte. “Evidentemente – ha ribattuto Schlein tornando sulla questione Rai – non sente come noi l’esigenza di intervenire sull’uso propagandistico che il governo sta facendo della pubblica informazione”. La giornata non è stata quella della conciliazione. “Non ho perso la calma – ha ribadito Schlein – col M5s continuiamo a lavorare in maniera unitaria, ma esigiamo anche il rispetto. Ci sono differenze, ma a noi interessa che raccontiamo fuori che un’alternativa è possibile. Sono Zen, ma è un principio fondamentale”.

Gli attacchi di Schlein sono rimbalzati nelle stanze di Conte. Ma non sono arrivate reazioni: il Movimento ne ha preso atto, d’altronde, hanno spiegato fonti del M5s, “è un normale confronto politico”, non è la prima volta che ci sono tensioni. La posizione di Conte è nota ed è sempre quella: bisogna costruire progettualità non basta mettere insieme due forze. Ma per Schlein “la gente si rende conto di chi lavora alla costruzione di una alternativa urgente alla destra. Dare l’idea che non ci possa essere un’alternativa è un favore a Meloni”. E poi: “Non si fa politica guardando lo specchietto retrovisore, perché non si fa fare un passo avanti al Paese. Certo che abbiamo le nostre differenze, ma la situazione ci richiede la disponibilità a lavorare su battaglie comuni, davanti a un governo che sta dividendo il Paese. Questa responsabilità è molto forte, continueremo a lavorare nella maniera più unitaria possibile. Poi, come io rispondo delle mie scelte ai miei elettori, altri risponderanno ai loro elettori”. Schlein ha minato i rapporti con il M5s e ha sminato qualche tensione interna. Anche quelle sui temi etici, che da giorni hanno messo in subbuglio i cattolici dem. “Il Pd ha rilanciato il suo impegno su una legge nazionale sul fine vita”, ha ribadito la segretaria, che però ha chiarito il caso della consigliera veneta Bigon, che ha votato in maniera difforme al partito: “Non è stata messa in discussione la libertà di coscienza – ha detto la segretaria Pd – Nessuno ha parlato di sanzioni o di provvedimenti disciplinari”.

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Ilaria Salis, Lucaselli (Fdi) a La7: “Salvini? La sua è un’opinione personale”. Ma dopo meno di un minuto nega. Scontro con Gubitosa (M5s)

Momenti di palpabile imbarazzo per la deputata di Fratelli d’Italia, Ylenja Lucaselli, quando nella trasmissione Tagadà (La7) la conduttrice Tiziana Panella le chiede di commentare le parole odierne di Matteo Salvini sul caso di Ilaria Salis in una intervista rilasciata a Repubblica (“È assurdo che questa Salis in Italia faccia la maestra. Vi pare normale che una maestra elementare vada in giro per l’Europa e in Italia a picchiare e sputare alla gente? Quella donna se è colpevole deve pagare e deve essere processata in Ungheria“).
Le frasi del vicepresidente del Consiglio sono state successivamente commentate da Roberto Salis, padre di Ilaria: “Va bene tutto ma non si possono fare dichiarazioni di questo tipo. L’uscita di Salvini mi è parsa fuori luogo“.

Lucaselli con molta difficoltà risponde: “L’opinione personale di Salvini è evidentemente una propria opinione“.
Insorge immediatamente il deputato del M5s Michele Gubitosa: “Opinione personale? Ma è il vicepresidente del Consiglio”.
“La diplomazia – continua la parlamentare meloniana – sta invece lavorando in un altro senso”.
“Quindi parla a titolo personale il vicepresidente del Consiglio?”, chiede Gubitosa.
Lucaselli glissa e risponde dicendo che la diplomazia e il ministro Tajani stanno lavorando in un’altra direzione.

Siete indifendibili – commenta il deputato dei 5 Stelle – Non si può sentire che il vicepresidente del Consiglio parli a titolo personale”.
Non ho detto che parla a titolo personale“, ribatte Lucaselli, esattamente 44 secondi dopo aver sostenuto che quella di Salvini è un’opinione personale.

Gubitosa le fa notare che un minuto prima la collega di Fdi ha affermato il contrario sulla natura delle affermazioni di Salvini e aggiunge: “È sotto gli occhi di tutti che il governo Meloni sul caso di Ilaria Salis sia arrivato fuori tempo massimo. Dopo 11 mesi, dopo 4 udienze, dopo che a ottobre Ilaria ha scritto al consolato, dopo che a dicembre il papà ha denunciato tutto questo alla stampa – conclude – finalmente il governo vede il video di Ilaria in catene e pone l’attenzione su questo tema. E ci sono pezzi di governo che parlano a titolo personale, altri pezzi che dicono di non sapere niente, altri ancora che dicono di non aver visto le immagini. Siamo davvero in mano a dei dilettanti allo sbaraglio“.

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Ilaria Salis, lite Iezzi (Lega)-Silvestri (M5s). “Non è una santa e tu non capisci un ragionamento complesso”. “Usa toni civili”. Su La7

Nuovo attacco della Lega su Ilaria Salis, la 39-enne milanese detenuta in Ungheria, stavolta a L’aria che tira (La7). Nonostante in mattinata l’avvocato della donna, Eugenio Losco, abbia chiarito all’Ansa che Salis è stata assolta in relazione all’episodio dell’aggressione al gazebo della Lega nel 2017 (il giudice stabilì che la ragazza “fermò le violenze”), il deputato della Lega Igor Iezzi insiste con le stesse argomentazioni, rendendosi protagonista di una vivace querelle con il parlamentare del M5s Francesco Silvestri.
Iezzi, benché il conduttore David Parenzo gli ripeta che da quel procedimento penale Salis è stata assolta, continua a menzionare la citazione del pm, che parla di ‘recidività’: “Stiamo parlando di una persona che il weekend è abituata ad andare a minare le persone che non sono d’accordo con lei”.
Insorge Silvestri: “Ma se uno danneggia un banchetto del M5s, io voglio che venga trattato come Ilaria Salis? Che c’entra?”.

Parenzo chiede al leghista perché per la destra Orban rappresenta un modello. Piccata la risposta di Iezzi: “Non è un modello per noi, ma per gli ungheresi, visto che continuano a dare la maggioranza a Orban. Quindi, evidentemente quello che voi raccontate su Orban non è proprio così vero. Poi io mi fido molto di più degli ungheresi che dei giornalisti. Adesso si punta tutto sulle immagini di Ilaria Salis per attaccare Orban, però non stiamo parlando di una santa. Anzi“.
Silvestri obietta che sul garantismo molti parlamentari hanno due pesi e due misure: “Su Ilaria Salis si dice ‘eh, non è una santa’, però poi coi colletti bianchi tutt’altro tipo di atteggiamento. Sleghiamo le condizioni di detenzione di Ilaria Salis da quello che lei può aver fatto o non fatto. Ricordo inoltre che dal palco di Atreju, nel 2019, Orban venne descritto come un faro per l’Europa. Quindi, è un dato politico che per la premier Orban sia un faro in Europa”.

Iezzi, che poco prima aveva confessato che stava per andare a prendere un caffè “per lavoro”, replica: “Adesso spiego lo spiego al collega del M5s che giustamente un ragionamento complesso non riesce a comprenderlo“.
“Iezzi, vai a prendere il caffè – ribatte Silvestri – Anzi, prenditi una camomilla. Sei tu che non riesci a parlare in maniera comprensibile. E non offendere”.
“Siamo in un luogo democratico”, rilancia il leghista.
“Sì, anche educato – risponde Silvestri – Parla senza offendere e cerca di usare toni civili“.

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lunedì 29 gennaio 2024

Riforma Rai, il Pd spinge per una proposta unitaria delle opposizioni. Il M5s si smarca. Dem: “Sorprende questa presa di posizione”

Sulla Rai le opposizioni si spaccano. Una frattura nata sulle modalità per arrivare a una riforma della governance Rai. Mentre il Pd di Elly Schlein spinge per una proposta unitaria delle opposizioni (che trova la disponibilità di Calenda, Fratoianni e Bonelli) sul modello sperimentato con il salario minimo, il Movimento 5 stelle si smarca: non parteciperà al sit-in organizzato per il 7 febbraio dalla segretaria dem e non è d’accordo alla proposta delle opposizioni. “Pensare di strutturare una proposta di riforma coinvolgendo esclusivamente le forze politiche di opposizione ci porterebbe ad un nuovo vicolo cieco. Sarebbe come fare i conti senza l’oste”, scrive in un lungo post sui social la pentastellata Barbara Floridia che è anche presidente della commissione di Vigilanza Rai. Floridia, di contro, propone un tavolo – degli Stati generali – dopo le europee con tutti i partiti. Maggioranza compresa. Partendo con un lavoro “istruttorio” con una serie di audizioni in commissione. “Il controllo asfissiante dei partiti sulla Rai si contrasta con serietà e nelle sedi più opportune”, aggiunge Floridia sottolineando che “la pressione politica e partitica sulla Rai non è un fenomeno che nasce con Giorgia Meloni, ma è radicato nei decenni e si è consolidato definitivamente con la legge Renzi approvata dal Pd nel 2015″.

Affermazioni che infastidiscono – e non poco – il Partito democratico: “Dopo l’incertezza di Conte su chi scegliere tra Biden e Trump, sorprende questa presa di posizione invece molto chiara sulla Rai e sulla nostra proposta di riformarla insieme”, affermano fonti dem. “È vero che non è un problema che nasce con il governo Meloni – aggiungono le stesse fonti – ma questo non significa che non si possa provare a risolverlo con un’iniziativa comune, tanto più con l’impegno di Elly Schlein, che ha la credibilità necessaria per farlo, non avendo mai partecipato a lottizzazioni del passato”.

Contro la posizione dei 5 stelle si scaglia Italia viva a partire dal suo leader: “Sulla Rai Giuseppe Conte ha mostrato il suo volto di stampella al governo. Conte sostiene apertamente la Rai meloniana perché i Cinquestelle hanno avuto tutto quello che volevano, dalla commissione di Vigilanza fino alla salvaguardia delle trasmissioni che interessano a loro”, incalza Matteo Renzi. A Floridia ribatte anche Maria Elena Boschi: “Spiace ricordare alla collega Floridia che se la legge Renzi era così negativa non si capisce perché Conte non l’abbia cambiata. Con i manager nominati dal centrosinistra non si è mai assistita all’occupazione di queste ore. Ma è interessante che il Movimento 5 stelle difenda anche su questo Giorgia Meloni come già ha fatto su Mes e su molto altro. I grillini sono la vera stampella dell’esecutivo”, conclude Boschi. E arriva anche la controreplica del M5s: “Maria Elena Boschi fa delle domande di cui sa già le risposte. La collega finge di non sapere, ma in realtà sa benissimo, che il Movimento 5 stelle al governo non godeva della maggioranza di cui ha usufruito Matteo Renzi. E da soli, come ovvio, non si può approvare alcuna riforma”, afferma il capogruppo 5 stelle in commissione di vigilanza Rai, Dario Carotenuto.

L’iniziativa di una proposta unitaria, invece, trova l’apertura di Azione e di Alleanza Verdi-Sinistra, ma nessuno di loro parteciperà al sit-in davanti alla sede della Rai. “Noi – dice Carlo Calenda – siamo pagati per fare delle proposte, i sit-in li facevo a 14 anni e ora li fanno i miei figli”. Lo stesso Calenda ha anche fatto sapere di avere sentito Elly Schlein: “Noi abbiamo intenzione di presentare una riforma delle governance Rai con due proposte: la prima è che sia una fondazione indipendente a gestirla, secondo noi di nomina del presidente della Repubblica, poi la soppressione della commissione Vigilanza”. Fratoianni risponde con un “ci siamo” ricordando comunque di lavorare sulla riforma “da almeno 15 anni con movimenti ed associazioni per la libertà di stampa e abbiamo proposte di legge presentate da tempo, l’ultima con Angelo Bonelli nell’agosto scorso”.

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venerdì 26 gennaio 2024

Abuso d’ufficio, per il viceministro Sisto è “inutile e dannoso, non è un reato spia. Nessun obbligo da Onu”. Su La7

In merito all’abuso d’ufficio “la convenzione Onu di Merida dice che ogni governo potrà valutare e considerare” di introdurre il reato. “Non c’è nessun obbligo”. Così il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, ospite di Tagadà (La7), elenca tutte le brutture del reato (“è inutile e dannoso, soprattutto per il cittadino, che ha una pubblica amministrazione ingessata. Noi riteniamo che la pubblica amministrazione non sia un luogo presunto di malaffare“).

Sisto si rende protagonista di una vivace querelle con la deputata del M5s Anna Laura Orrico, che invece osserva: “Di fatto l’abuso d’ufficio è stato già riformulato nel governo Conte Due. E prendo in prestito le parole del presidente dell’Anac: il tema non è cancellare un reato, ma è dare alla pubblica amministrazione le risorse umane che facciano passare la paura della firma. Servono persone competenti per accompagnare i sindaci nel loro delicato compito”.

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giovedì 25 gennaio 2024

“Volevate tassare le rinnovabili per promuoverle, vi sembra normale? Siete legati mani e piedi alle fonti fossili”: l’attacco del M5s al governo

Per promuovere le rinnovabili, volevate tassarle. Vi sembra normale? Per fortuna ce ne siamo accorti e il governo ha fatto dietrofront. Purtroppo siete legati mani e piedi alle fonti fossili, o meglio: alle lobby delle fonte fossili“. Sono le parole che il deputato del Movimento 5 stelle, Enrico Cappelletti, ha rivolto al governo e alla maggioranza durante la discussione del dl Energia-bis. “Ipocrisia è il termine più adatto per sintetizzare questo provvedimento” ha aggiunto Cappelletti.

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mercoledì 24 gennaio 2024

Guerra in Ucraina, Patuanelli: “M5s chiederà di sottoscrivere l’odg della Lega e voterà a favore”. Gasparri: “Testo sembra ragionevole”

“Chiederemo di poter sottoscrivere l’odg del senatore Romeo e voteremo a favore“. Lo annuncia ad Affaritaliani.it il capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli, intervenendo sull’ordine del giorno presentato dal capogruppo della Lega a Palazzo Madama Massimiliano Romeo, anticipato dal Fatto quotidiano, che chiede un impegno diplomatico del governo italiano per perseguire una rapida soluzione della guerra tra Ucraina e Russia. “Ne condividiamo totalmente le premesse e anche se il dispositivo d’impegno al Governo non accenna al necessario stop alla fornitura di armi, riteniamo sia implicito proprio dalla lettura delle premesse”, sottolinea Patuanelli. Intanto, però, la maggioranza è in fibrillazione. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, parlando al Fatto, definisce quella di Romeo una “posizione personale” e “non del governo”.

L’ordine del giorno – Il testo dell’odg, depositato da Romeo in Senato al decreto con cui il governo proroga per tutto il 2024 la possibilità di inviare armi all’Ucraina, chiede un cambio di strategia del governo: “Gli italiani dicono stop agli aiuti”, viene fatto presente. Nel testo si spiega che l’Ucraina non resisterà all’offensiva russa, che gli Stati Uniti non vogliono più sostenere Kiev e non lo faranno più dopo le prossime elezioni in caso di vittoria di Donald Trump e che la maggioranza dell’opinione pubblica italiana è contraria al sostegno militare a Volodymyr Zelensky.

Gasparri: “Odg Ragionevole” – Dal fronte della maggioranza, arriva l’apertura del capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “Da una prima impressione l’ordine del giorno della Lega mi sembra ragionevole“, afferma ad Affaritaliani.it Gasparri che però precisa anche che “il tavolo di pace si può fare soltanto se cessano gli attacchi e i bombardamenti dei russi, altrimenti gli ucraini mai si siederanno a un tavolo di pace”. Sull’odg di Romeo, il capogruppo di Forza Italia aggiunge: “Lo valuteremo bene insieme ai colleghi del gruppo. Si fa anche riferimento alle recenti parole di Zelensky in Svizzera, Paese per antonomasia neutrale. L’auspicio è quello della pace ed è difficile essere contrari, anzi è quello che vogliamo tutti. Ma, ripeto, la premessa è che cessino i bombardamenti russi”.

Il Pd valuta – Dalle opposizioni, il Partito democratico – secondo quanto trapela – starebbe valutando la sua posizione in merito all’ordine del giorno. I dem confermano comunque il voto favorevole al decreto per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina. La deputata Pd Lia Quartapelle però mette in chiaro, con un post sui social, che quell’odg di Romeo è “redatto in modo da confondere e togliere responsabilità a Putin“.

Italia viva: “Sembra scritto da Conte” – Contro l’ordine del giorno, che “sembra scritto da Conte“, si scaglia invece il senatore Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato: “È nei fatti la posizione espressa dal Movimento 5 stelle su Kyiv. Vedremo rinascere l’asse giallo verde (mentre Trump si riaffaccia all’orizzonte)? E la Presidente del Consiglio – aggiunge sui canali social Borghi – condivide queste parole, che presuppongono di lasciare Kyiv al proprio destino?”.

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martedì 23 gennaio 2024

Accordo Italia-Albania, M5s attacca: “Atto propagandistico del governo a carico degli italiani, 650 milioni di euro buttati”

Le opposizioni, alla Camera, hanno proposto la sospensiva relativa al disegno di leggo di ratifica del protocollo di gestione dei migranti tra Italia e Albania. A presentare l’iniziativa è stato Alfonso Colucci del Movimento 5 stelle, che ha messo in luce come, qualora il Parlamento approvasse il documento, l’Italia si troverebbe in difficoltà, poiché Tirana ha deciso di vincolare l’approvazione del protocollo al parere della Corte costituzionale albanese. Colucci ha attaccato anche il contenuto dell’accordo che “viola i diritti umani e numerosi articoli della nostra Costituzione” e ne ha criticato il costo: “Seicentocinquanta milioni di euro per non risolvere nulla. È un atto propagandistico a carico degli italiani, con oggi inizia la campagna elettorale di Giorgia Meloni”.

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lunedì 22 gennaio 2024

2xmille, il Pd ancora primo (e in crescita) nelle scelte. Boom di Fratelli d’Italia: sfiora i cinque milioni di euro. Il M5s esordisce al terzo posto

Anche nel 2023 è il Partito democratico il più sostenuto dagli italiani tramite il 2xmille, la quota dell’Irpef destinabile alle forze politiche che dal 2015 ha sostituito il finanziamento pubblico diretto. Al secondo posto si conferma Fratelli d’Italia, mentre il Movimento 5 stelle – all’esordio tra i destinatari – si piazza sul terzo gradino del podio. A esercitare l’opzione sono stati 1.744.913 cittadini, circa trecentomila in più rispetto all’anno prima. E il tesoretto dei dem, da sempre in testa alla classifica, continua a crescere: dalle 531.336 indicazioni nelle dichiarazioni dei redditi 2023 sono arrivati 8.118.192 euro, in crescita di quasi 800mila euro rispetto al 2022 e di un milione e 200mila euro rispetto al 2021. Ma il balzo in avanti più notevole è del partito di Giorgia Meloni, che, se nel 2021 aveva ricavato 2.697.915 euro e nel 2022 3.132.360, nel 2023 – prima rilevazione dopo la vittoria elettorale – arriva a 4.807.551 euro, frutto di 347.978 indicazioni. Il primo score del Movimento 5 stelle, invece, è di 1.853.949 euro, arrivati da 174.487 contribuenti: il partito di Giuseppe Conte è comparso solo lo scorso anno tra le possibili opzioni, dopo la scelta di accedere al meccanismo adottata nel 2021.

Continua l’emorragia di sovvenzioni alla Lega per Salvini premier, ferma a 91.716 opzioni e 1.106.828 euro (nel 2022 erano 1.210.231). Mentre quasi mezzo milione (439.151 euro, 441.688 nel 2022) continua a essere destinato da 38.300 “fedelissimi” alla Lega Nord per l’indipendenza della Padania, il “vecchio” Carroccio commissariato nel 2019 e diventato una scatola vuota che non svolge alcuna attività, se non pagare le rate per restituire allo Stato i 49 milioni di euro di rimborsi elettorali trafugati, in base all’accordo chiuso con la Procura di Genova. Sinistra Italiana ed Europa Verde (uniti in Parlamento nell’Alleanza Verdi e Sinistra) raccolgono rispettivamente 72mila e 80mila opzioni, ma da contribuenti non particolarmente abbienti: si fermano a 816mila e 869mila euro. +Europa, con le sue 54.393 opzioni, si aggiudica 717.111 euro. I sostenitori più ricchi, come ogni anno, sono invece quelli di Italia viva e Azione: il partito renziano raccoglie 1.135.044 euro da appena 57.573 opzioni, quello di Carlo Calenda addirittura 1.039.313 da 39.349.

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Baldino (M5s): “Italiani non meritano di essere governati da indagati per riciclaggio come Sgarbi e lobbisti come Gasparri, Meloni complice”

“Il Parlamento discute di un accordo sull’immigrazione con l’Albania che non risolve nulla ma che costerà caro agli italiani. Intanto la Meloni dovrebbe dirci se è normale avere al ministero della Cultura un indagato per riciclaggio di opere d’arte e in Parlamento un senatore lobbista. Io dico che gli italiani non meritano di essere governati da gente come Gasparri o Sgarbi e anche da gente come Meloni, che a questo punto è totalmente complice”. Così la deputata Vittoria Baldino del Movimento 5 Stelle.

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sabato 20 gennaio 2024

Sondaggi, crescono Meloni e FdI (che ruba voti alla Lega). Risale il gradimento del governo. No degli elettori Pd a Schlein in lista per Bruxelles

Nel centrodestra Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni guadagnano consensi a danno della Lega, dall’altra parte il Pd ruba voti al Movimento 5 stelle. È il succo del nuovo sondaggio Ipsos per il Corriere della sera, realizzato su un campione di mille elettori tra il 16 e il 28 gennaio. Il partito della premier risale nella stima fino al 29%, guadagnando mezzo punto dalla precedente rilevazione del 9 novembre e tre punti tondi dalle politiche del settembre 2022. Cala invece la Lega di Matteo Salvini, che dall’8,8% delle elezioni era arrivata al 10,1% a novembre e ora torna all’8,7%. Immobile al 7% Forza Italia, mentre tra le opposizioni cresce il Pd (dal 18 al 19,7%, sopra il livello delle politiche) e specularmente scende il Movimento 5 stelle (dal 17 al 16,2). Nel complesso, se si votasse domani, la coalizione di governo avrebbe il 45,8% (circa quattro punti in meno del risultato delle politiche): un’eventuale alleanza tra centrosinistra (Pd, Verdi-Sinistra e +Europa) e Movimento 5 stelle la seguirebbe di poco al 42,2%.

Anche il governo e la premier appaiono in salute: il gradimento dell’esecutivo risale al 46%, due punti in più rispetto a dicembre, quello di Meloni al 47% (+3). Allo stesso tempo calano i giudizi negativi (dal 50 al 48% per il governo, dal 49 al 46% per la premier). Tra i leader di partito, dopo Meloni il più apprezzato è il segretario di Forza Italia Antonio Tajani con il 32% di giudizi positivi, seguito dal presidente del M5s Giuseppe Conte al 30, dal segretario della Lega Matteo Salvini al 26 e dalla dem Elly Schlein al 24. In fondo alla classifica il leader di Azione Carlo Calenda (17% di gradimento) e quello di Italia viva Matteo Renzi (13%).

Le prospettive in vista delle europee di giugno, insomma, sono buone per il governo, considerando che in base a un altro sondaggio (realizzato da Noto per Repubblica) il 66% degli elettori decide il proprio voto in base alla politica interna e non a quella comunitaria. La stessa rilevazione svela come gli elettori di centrodestra e di centrosinistra abbiano opinioni molto diverse sulla candidatura a Bruxelles dei leader di partito: il 54% dei sostenitori di Fratelli d’Italia apprezzerebbe una corsa di Meloni (il 32% invece no), mentre solo il 28% di quelli del Pd gradirebbe la presenza di Schlein in lista (mentre i contrari sono ben il 63%).

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venerdì 19 gennaio 2024

Toninelli: “Conte è migliorato, solo il M5s è dalla parte degli ultimi. Ricandidarmi? Neanche se mi coprono d’oro, la politica peggiora le persone”

“È giunto il momento che i giovani, dai 20 ai 30 anni, si prendano in mano questo cazzo di paese che è a un metro dal tracollo. Sono gli unici che possono avere quella cattiveria positiva e quella prospettiva di futuro, a differenza dei 70enni e 80enni, che sono la gran parte di chi oggi va a votare. E purtroppo io non vedo questa rabbia nei giovani, che sono davvero l’unica speranza, altrimenti, ragazzi, qui c’è da cambiare paese perché tra 50 anni l’Italia è morta“. È l’appello pronunciato ai microfoni de L’Italia s’è desta, su Radio Cusano Campus, da Danilo Toninelli, ex ministro dei Trasporti del governo Conte Uno e storico attivista dei 5 Stelle, in una lunga intervista nella quale analizza lo stato attuale della politica e il futuro del Movimento.

Toninelli sottolinea: “Il M5s resta l’unica forza politica che lotta contro la corruzione ed è dalla parte degli ultimi. Noto un notevole miglioramento nell’atteggiamento da parte del presidente Giuseppe Conte. Il M5s ha però come spina dorsale un punto, che lo ha sempre differenziato dagli altri, anche se ora un po’ meno: la democrazia diretta, quindi – spiega – il potere dato agli iscritti per incidere con il voto online al fine di scegliere le persone da mandare all’interno delle istituzioni e i temi da portare avanti. Questo ci contraddistingueva dai partiti padronali con un padrone che, per comando e per soldi, guida il partito e tutti zitti e allineati. Questa forma di democrazia diretta deve tornare a essere centrale“.

L’ex parlamentare pentastellato esprime un altro auspicio: “Da cittadino elettore del M5s, penso che il Movimento debba proseguire quella rivoluzione culturale iniziata, magari andando anche a braccetto con altri movimenti che abbiano dentro uno spirito giovanile. Questo è un paese che di giovane, di colorato, di speranzoso ha ormai perso tutto. Siamo a una restaurazione di una tristezza umana che in 50 anni di vita non ho mai visto. Il calo di entusiasmo e di voti per i 5 Stelle? Il nostro più grande errore politico è stato appoggiare il governo Draghi. L’altro grossissimo errore, ma operativo e pratico, è stato quello di aver fatto l’alleanza col Pd“.

E spiega: “Tutto quello che ha fatto di importante il M5s, dal reddito di cittadinanza in poi, è stato realizzato col Conte Uno, perché c’era un contratto di governo. Col Pd è cambiata la prospettiva e la responsabilità è soprattutto di Luigi Di Maio: l’obiettivo era quello di mantenere la legislatura in vita, non andare a elezioni, non permettere a Salvini di monetizzare i voti presi alle regionali del 2019. E tutto questo – precisa – senza un contratto di governo. Cosa ha portato di importante a casa il M5s nel Conte Due? Nulla, a parte l’ottima gestione della pandemia con Giuseppe Conte. Quella per me è stata una percezione pesantissima da parte della gente che avrà pensato: questi hanno detto ‘andiamo soli, mai con nessuno’ e poi vanno prima con la Lega e dopo con il Pd”.

Toninelli aggiunge: “Per le riforme di taglio sociale abbiamo obbligato la Lega a condividerle perché così era scritto nel contratto di governo. Mi ricordo dei Consigli dei Ministri in cui Di Maio si alzava, andava da Salvini e diceva: ‘Guarda che i tuoi in commissione non vogliono votare l’emendamento che inserisce il reddito di cittadinanza o che cancella i voucher del lavoro precario’. Allora Salvini si interrompeva, alzava la cornetta, chiamava il capogruppo alla Camera o al Senato e diceva di votarla perché c’è scritto nel contratto di governo”.

Poi si sofferma sul su futuro: “C’è prima di tutto la mia famiglia, che ora riesco a vivere di più. Continuo a fare le mie cose e le mie dirette, ho raggiunto il milione di like su Titktok, battendo persino Renzi, che dietro ha una potenza di fuoco partitica, economica e giornalistica. Ricandidarmi in politica? Non ci penso proprio, neanche se mi ricoprono d’oro, anche perché ritengo giusta la regola dei due mandati, che spero mantengano in vita”.

E rivela: “Io nell’ultimo anno e mezzo col governo Draghi non vedo l’ora di andarmene da quel Parlamento, dove non c’era più entusiasmo, non c’era più niente: ci si arrabattava per difendere conquiste già fatte. Continuavo a dire: ‘Ma ragazzi, stiamo in maggioranza e ci prendono a schiaffi e calci in culo dalla mattina alla sera. Ma che cazzo rimaniamo in maggioranza? Passiamo all’opposizione, così ci alziamo in Aula e gli diciamo cosa pensiamo realmente‘”.

Toninelli torna a difendere il vincolo del doppio mandato: “Per me è una questione antropologica: la politica peggiora le persone. Ho visto persone straordinarie che portavano avanti battaglie incredibili, ma appena sentivano l’odore della fine del secondo mandato, facevano discorsi diversi. La politica ti peggiora – conclude – Se sei fortunato, ti rende più stronzo. Se sei sfortunato, ti trasforma in un soggetto che si arrabatta per una poltrona. Io non sono così, forse perché vengo dalle case popolari e ho mantenuto la mia umiltà”.

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giovedì 18 gennaio 2024

Sgarbi e il quadro rubato, Ricciardi (M5s): “Colpite chi protesta ma vi tenete lui che è accusato di furto. Guardatevi in casa”

La maggioranza approva l’articolo 1 del disegno di legge contro l’imbrattamento e il deturpamento dei beni culturali e paesaggistici, che introduce sanzioni più severe contro quelli che il centrodestra chiama “ecovandali“, ma il dibattito in Aula diventa motivo di scontro tra le forze politiche. Il deputato del Pd Andrea Orlando e il leader di Avs Nicola Fratoianni ricordano che l’inasprimento delle pene non è giustificato anche perché non si è in presenza “di danni permanenti”, mentre esponenti di maggioranza, come Luca Toccalini della Lega, contestano le modalità di manifestazione portate avanti da chi protesta in difesa del clima, non solo per il deturpamento dei monumenti, ma anche per “lo scontro che si è avuto ieri a Milano tra i giovani di Ultima generazione e quelli della Lega durante il processo agli attivisti”. “Come si fa a criticare la protesta – ribatte Arturo Scotto – quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, mentre era all’opposizione, definiva le tasse ‘un pizzo di Stato?'”. Ma l’opposizione, a cominciare dal M5s, accusa il governo di introdurre “pene sproporzionate” e di non “essere credibile” visto che “si è in presenza – come afferma Riccardo Ricciardi – di sottosegretari accusati di rubare quadri o di venderli all’estero…“. La protesta è un fondamento della democrazia, osserva ancora Nicola Fratoianni che rammenta a questo proposito le proteste operaie nel ‘900 che anche allora “non erano consentite”, ma che se non si fossero fatte non si sarebbero ottenuti diritti e libertà.

Durante la discussione, ha preso la parola, per il centrodestra, anche Mauro Malaguti di Fratelli d’Italia: “Oggi in diverse città italiane giovani di ‘Ultima Generazione’ manifestano per il ‘diritto’ a imbrattare i monumenti. C’è chi manifesta per il diritto di commettere un reato: è sconcertante. Aumentare le pene per questi reati è sacrosanto. Rimango esterrefatto che qualcuno difenda chi vuole imbrattare i nostri monumenti che rendono celebre il nostro Paese in tutto il mondo. Questo paradosso tutto italiano, proprio nella Nazione dell’arte e dei beni culturali per eccellenza è frutto di un retaggio tipico della sinistra”.

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Legge bavaglio, la denuncia di Pignedoli (M5s) al Parlamento europeo: “Il potere mette a tacere i giornalisti italiani”

Non c’è democrazia se i cittadini non possono essere informati adeguatamente“. Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 stelle, è intervenuta a Bruxelles per denunciare la legge bavaglio, che non permette ai giornalisti di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare fino al termine dell’udienza preliminare. “Ma sono atti pubblici” ha detto Pignedoli, “ma i cronisti italiani non potranno più citarli. Così i cittadini rischieranno di restare all’oscuro di importanti indagini, magari quelle che coinvolgono politici e colletti bianchi”.

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mercoledì 17 gennaio 2024

Scarpinato in Aula contro Nordio: “Dà impulso a politica criminale”. Ma destra e renziani non vogliono sentirlo: ministro e senatori se ne vanno

Il ministro della Giustizia è stato il primo, seguito dai parlamentari della maggioranza di centrodestra e perfino da qualcuno delle opposizioni, per coincidenza di Italia Viva. Hanno tutti abbandonato l’Aula del Senato durante l’intervento di Roberto Scarpinato, per oltre 40 anni magistrato antimafia e ora eletto a Palazzo Madama con i 5 Stelle. Nell’emiciclo sono rimasti solo due leghisti, il capogruppo Massimiliano Romeo e la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno che stava aspettando di parlare proprio subito dopo Scarpinato. Un’uscita plateale ad personam, secondo il M5s, “comandata” implicitamente dal guardasigilli Carlo Nordio, il primo ad alzarsi e a lasciare l’emiciclo durante la dichiarazione di voto dell’ex collega sulla sua relazione sull’amministrazione della giustizia. A seguire ad abbandonare l’Aula sono stati nell’ordine Fdi, poi Forza Italia, infine la Lega, ma anche Daniela Sbrollini, renziana. Mentre stava uscendo – secondo quanto hanno denunciato i 5 Stelle alla presidenza – il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri ha voluto farsi notare anche con un insulto. Scarpinato al termine del suo intervento ha sottolineato la circostanza del Senato completamente deserto: “Noi abbiamo scelto di stare dall’altra parte della barricata, dalla parte dei cittadini senza potere, dalla parte di quell’Italia che ancora crede nell’onestà e nella Giustizia uguale per tutti. Dunque, bene quest’aula vuota, resteremo noi a difendere questo Paese”. Una frase che ha concluso la sua dichiarazione di voto, tra gli applausi di tutto il gruppo del M5s. I gruppi parlamentari e il ministro sono rientrati pochi minuti dopo che Scarpinato ha finito di parlare, tanto che Bongiorno ha temporeggiato qualche secondo prima di iniziare il suo intervento proprio per attendere che il guardasigilli riprendesse posto.

Cos’ha suscitato la reazione di Nordio, del centrodestra e dei renziani? Scarpinato ha pronunciato un lungo atto d’accusa nei confronti delle riforme della giustizia portate a compimento dal governo, anche con la complicità del centro di Azione e Italia Viva, sollevando critiche per il fatto che le nuove normative indeboliscano la lotta alla criminalità e in particolare alla corruzione e al resto dei reati tipici dei cosiddetti “colletti bianchi“. E in particolare ha attaccato il ministro Nordio. “Un ministro della Giustizia – ha detto tra l’altro – che, incarnando lo spirito del tempo, si attivi adeguatamente per riformare la Costituzione, in modo da ricondurre l’ordine giudiziario sotto il controllo dei vertici politici“.

E ancora: “Un ministro della Giustizia che dia impulso a una nuova politica criminale, che adegui il sistema penale all’assetto classista della società. E lei, signor ministro, si sta dimostrando pienamente adeguato a realizzare per gradi questa importante mission politica istituzionale che le è stata affidata dalla maggioranza politica di cui fa parte”. E’ stato qui che il centrodestra ha cominciato a rumoreggiare. Tra i punti contestati da Scarpinato, naturalmente, c’è l’abolizione dell’abuso d’ufficio: “Lei, ministro, ha dato un importante impulso per la creazione di un doppio binario del sistema penale: uno minimo per i ceti privilegiati e uno massimo per tutti gli altri. Con le sue riforme lei ha riabilitato tutti i 3600 condannati per abuso d’ufficio dal 1996 al 2020, ha ampliato gli spazi di azione e di impunità per tanti faccendieri, mentre è iniziata la grande corsa all’oro dei miliardi del Pnrr”.

A togliere il velo dalle intenzioni effettive del centrodestra nell’ “isolamento” di Scarpinato è Raffaele Speranzon, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia: “Sono gravi le accuse che muove il senatore Scarpinato, quando attribuisce alla maggioranza e al ministro Nordio la volontà di dare ‘impulso a una nuova politica criminale, che adegui il sistema penale all’assetto classista della società'”. In realtà, risponde Speranzon, “l’obiettivo del centrodestra è piuttosto di liberare la magistratura dalle correnti politicizzate, di cui Scarpinato è significativo esempio”.

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lunedì 15 gennaio 2024

L’inceneritore infiamma Terni, il consigliere regionale M5S risponde al vicesindaco: “Io non umano? Provo compassione per lui”

Un fine settimana all’insegna della polemica politica, quello di Terni, dove si sta consumando uno scontro tra l’amministrazione comunale e il Movimento 5 stelle. Motivo del contendere il secondo inceneritore della città, spento da tempo e riavviato nella giornata di sabato, come testimoniano foto e video comparsi in rete. A lanciare l’allarme stato Thomas De Luca (M5S), che ha puntato il dito su regione e comune che, a suo dire, si starebbero segretamente accordando per far ripartire l’impianto.

Alle accusehanno replicato sindaco e vicesindaco con toni non proprio concilianti. Il vicesindaco Corridore è arrivato a dare del “non umano” al consigliere pentastellato che, per tutta risposta ha detto di provare “amore e compassione” per l’avversario politico, capendo il momento di difficoltà in cui si trova.

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domenica 14 gennaio 2024

Terni, il M5S lancia l’allarme: “Trattative tra comune e regione per far ripartire l’inceneritore”. Bandecchi e il suo vice lo coprono di insulti

Il consigliere regionale umbro del Movimento 5 Stelle Thomas De Luca sabato 13 gennaio lancia l’allarme: “Hanno riacceso il secondo inceneritore”, con tanto di video che mostra l’impianto in funzione. Un impianto che sarebbe dovuto restare spento, come spiega lo stesso De Luca: “Nel totale silenzio comune di Terni e regione Umbria stanno svolgendo tavoli per la manutenzione straordinaria propedeutica all’imminente riavvio del secondo inceneritore. Lo hanno fatto all’oscuro della città, senza averne dato alcuna pubblicità o condivisione, una gravissima mancanza di partecipazione nelle scelte con cittadini, associazioni e imprese che come esposti involontari dovranno pagarne le conseguenze”. Il consigliere pentastellato ha poi richiamato il sindaco Bandecchi e la governatrice Tesei alle loro responsabilità, puntualizzando che: “Il M5S è pronto ad una mobilitazione generale al fianco della città per dire ancora una volta no all’incenerimento dei rifiuti a Terni e in Umbria”.

Di fronte alle parole del consigliere grillino è arrivata la replica di Mascia Aniello, assessore all’Ambiente del comune di Terni che ha smentito qualsiasi accordo tra il comune e la regione Umbria. Poi è stata la volta del vicesindaco Riccardo Corridore che è passato al contrattacco: “Noi impediremo con ogni mezzo l’assoluta riapertura dell’impianto, siamo contrari” e poi replica a De Luca: “Mente sapendo di mentire, è un grandissimo bugiardo e ha provocato un allarme ingiustificato nella cittadinanza. Quindi io capisco che lei è abituato a mentire ed essere un bugiardo immatricolato, a questo punto nemmeno da un punto di vista politico ma da un punto di vista di essere umano, se tale può essere considerato. Uno che fa queste affermazioni non può avere la dignità di uomo“. Il vicesindaco continua poi con la sequela di accuse e improperi: “Si è comportato da sciacallo politico, non si permetta più di dire che il comune ha un tavolo aperto con la regione perché non è vero. Ora facciamo una procedura di sospensione. Non si permetta più di dire put***ate, quelle le dica a casa sua”.

Poi gli fa eco il sindaco Bandecchi: “I cinque stelle facessero pace con il cervello, se volgiono fare politica devono diventare adulti, sono sempre stati degli gnomi, ma sarebbe bene crescere”. Poi assicura: “Se la regione ha dato i permessi sarà guerra vera, le cose sono destinate a cambiare, quando la regione sarà in mano mia andrà tutto diversamente”.

La replica di De Luca (M5S) è arrivata nella giornata di domenica, con un lungo video in cui ripercorre l’intera vicenda, respingendo gli insulti al mittente, senza ribattere: “Provo compassione”.

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mercoledì 10 gennaio 2024

Ddl Nordio, dopo l’abuso d’ufficio si vota su intercettazioni e misure cautelari. Scarpinato: “Passi da gigante verso l’Italia del malaffare”

“Procediamo a passi da gigante verso l’Italia del malaffare”. Così il senatore M5s Roberto Scarpinato, ex magistrato antimafia, commenta l’esame del ddl Nordio in corso in Commissione Giustizia a palazzo Madama. Dopo l’ok all’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e alla rimodulazione (in senso restrittivo) di quello di traffico di influenze, previste dall’articolo 1 del testo (“Modifiche al codice penale”), mercoledì è in programma il voto sull’articolo 2 (“Modifiche al codice di procedura penale”). Il contenuto più importante è l’introduzione di un obbligo di “interrogatorio preventivo” prima di emettere emissione di qualsiasi misura cautelare: all’indagato andrà notificato l’invito a essere sentito “almeno cinque giorni prima di quello fissato per la comparizione, salvo che, per ragioni d’urgenza, il giudice ritenga di abbreviare il termine, purché sia lasciato il tempo necessario per comparire”. La previsione non vale se sussistono le esigenze cautelari del pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, o anche quella di reiterazione dei reati più gravi o “commessi con l’uso di armi o con altri mezzi di violenza personale”. In sostanza, quindi, la nuova garanzia vale quasi solo per i reati dei colletti bianchi: per arrestare un presunto corrotto o tangentista bisognerà “avvertirlo” con un anticipo di almeno cinque giorni.

C’è poi una stretta sulla possibilità per i giornalisti di riportare le intercettazioni sulla stampa: in particolare, il divieto di pubblicazione anche parziale – attualmente previsto solo per i nastri non acquisiti al procedimento – si estende a qualsiasi dialogo che non sia stato “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. Non potranno più essere pubblicate, quindi, nemmeno le conversazioni citate nelle richieste di misure cautelari del pubblico ministero. Un “semi-bavaglio” che potrebbe presto essere superato da quello previsto dall’emendamento Costa, inserito nella legge di delegazione europea approvata alla Camera: la norma, infatti, delega il governo a prevedere il divieto di pubblicare letteralmente anche l’ordinanza con cui il gip applica le misure cautelari. L’articolo 2, inoltr, vieta al pm di appellare le sentenze di proscioglimento per i reati per cui è prevista la citazione diretta a giudizio: tutte le fattispecie punite con la pena della reclusione non superiore nel massimo a quattro anni o con la multa, ma non solo. Nell’elenco sono comprese ad esempio anche la falsa testimonianza, la violenza o minaccia a pubblico ufficiale, la ricettazione o la truffa, che nelle ipotesi aggravate prevedono pene più alte.

Intanto Italia viva, che ieri ha votato insieme alla maggioranza per abolire l’abuso d’ufficio, annuncia di volersi ripetere sulle altre previsioni: “Continueremo a votare a favore di questo ddl Nordio perché noi siamo garantisti sempre“, assicura all’Ansa il senatore Ivan Scalfarotto, membro della Commissione Giustizia. “Noi siamo contrari a che si massacrino le persone sui giornali”, dice spiegando il voto a favore alla norma sulle intercettazioni. “Questa posizione di Italia viva purtroppo non è nuova. Fanno solo da stampella al governo ma su un terreno a mio modo di vedere pericoloso”, attacca il dem Walter Verini, secondo cui invece la previsione “va nella direzione di limitare la conoscenza dei cittadini dei processi e dei fatti”. Scarpinato invece torna sull’abuso d’ufficio: “Il problema in questo Paese non è, come ci dice l’Ue, la corruzione o il malaffare, ma la magistratura che ha condannato, dal 1996 (in via definitiva, ndr) ben 3.600 persone che avevano truccato gli appalti, i concorsi pubblici, manomesso le gare, concesso licenze edilizie che non si dovevano concedere, insomma, un vero museo degli orrori ai quali gli italiani dovranno chiedere scusa, perchè, tutte queste persone che sono state condannate oggi sappiamo che non dovevano essere neanche processate”.

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martedì 9 gennaio 2024

Sondaggi Swg, ecco quali sono gli orientamenti di voto degli italiani a inizio 2024

Il nuovo anno sorride al partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tra i principali partiti, infatti, a cresce notevolmente è solo Fratelli d’Italia che, rispetto a dicembre, segna un +0,7%, attestandosi 29,2 punti percentuali. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio sugli orientamenti di voto di Swg per il TgLa7. Perdono decimali, invece, i due maggiori partiti di opposizione: -0,3% per il Partito democratico stimato al 19,1% (dieci punti in meno rispetto a Fdi) mentre il Movimento 5 stelle si attesta al 16,4 punti percentuali, registrando un -0,4%. Stabile – rispetto a dicembre – la Lega di Matteo Salvini, al 9,1%, così come Forza Italia che registra un +0,1% stimata al 7,3%. Guadagna anche Azione di Carlo Calenda (+0,3%) al 4%, poco dietro Italia Viva di Matteo Renzi al 3,5% (+0,1%).

Perdono consensi tutti i partiti “minori”: calano Verdi-Sinistra Italiana al 3,2% (-0,2%), +Europa al 2,4% (-0,2%), Per l’Italia 1,4% (-0,3%), Noi Moderati 1,2% (-0,1%) e Unione Popolare 1,2% (-0,2%).

L’indagine di Swg è stata condotta su un campione di 1.200 soggetti tra il 3 e l’8 gennaio 2024. Il margine d’errore statistico è del 2,8%.

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