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venerdì 3 maggio 2024

Legge bavaglio e Agi venduta ad Angelucci, l’Italia crolla nella classifica sulla libertà di stampa: è retrocessa nella fascia di Polonia e Ungheria

Nella giornata mondiale della libertà di stampa l’Italia perde cinque posizioni nella più prestigiosa classifica mondiale sull’argomento, stilata ogni anno dalla ong Reporter Senza Frontiere (Reporters Sans Frontieres). E scivola dal 41° al 46° posto, al di sotto – tra gli altri – di Mauritania, Macedonia del Nord, Namibia, Isole Fiji e Tonga. Il nostro Paese esce così dal gruppo di quelli con una situazione “abbastanza buona” per il lavoro dei giornalisti, in cui si trovano le democrazie europee più sviluppate – Germania, Francia, Spagna, Regno Unito – e viene retrocesso nella fascia inferiore, “situazione problematica“, insieme a Polonia, Ungheria, Bulgaria, Ucraina e altri Stati dell’Est europa, oltre a varie nazioni africane come Niger, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Gabon, Zambia e Botswana (qui la mappa globale). I motivi? Principalmente due: la “legge bavaglio” approvata dalla maggioranza di Giorgia Meloni su input del deputato di Azione Enrico Costa – che impedirà la pubblicazione delle ordinanze di arresto – e il tentativo ormai riuscito di Antonio Angelucci, imprenditore della sanità, deputato della Lega e proprietario di Libero, Il Giornale e Il Tempo, di mettere le mani anche sull’Agi, la seconda agenzia di stampa italiana, al momento di proprietà dell’Eni (a sua volta controllata dal ministero dell’Economia).

La scheda dedicata al nostro Paese (qui) esordisce ricordando che “la libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud, così come da vari piccoli gruppi estremisti violenti”. Ma i giornalisti, prosegue, “denunciano anche tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio” (gag law), in aggiunta alle querele temerarie (SLAPP procedures) che sono una pratica comune in Italia”. Al paragrafo dedicato al “contesto politico” si legge: “Per la gran parte i giornalisti italiani godono di un contesto di libertà. Ma qualche volta cedono all’autocensura, per conformarsi alla linea editoriale delle proprie testate o per evitare cause per diffamazione o altre forme di azioni legali. Per i cronisti che si occupano di cronaca nera o giudiziaria, questa dinamica può essere aggravata dalla “legge bavaglio” adottata dalla coalizione di governo della premier Giorgia Meloni, che proibisce la pubblicazione di un’ordinanza di custodia cautelare prima della fine dell’udienza preliminare”.

Il riferimento alla scalata di Angelucci all’Agi, invece, si trova nel comunicato in cui la ong presenta l’edizione 2024 della classifica: “Alcuni partiti politici alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti, inveendo contro di loro, screditandoli o minacciandoli. Altri orchestrano una morsa sull’ecosistema mediatico, sia che si tratti di media pubblici, caduti sotto il loro controllo, sia di media privati, attraverso acquisizioni da parte di imprenditori amici. L’Italia di Giorgia Meloni (46°), dove un parlamentare di maggioranza sta cercando di acquisire la seconda agenzia di stampa del Paese (Agi), è scesa di cinque posizioni quest’anno”, si legge. Un giudizio durissimo sottolineato da Gaetano Pedullà, già direttore del quotidiano La Notizia e ora candidato del Movimento 5 stelle alle Europee: “Con Giorgia Meloni l’Italia fa l’ennesima figuraccia internazionale e si posiziona vicina all’Ungheria di Orbán o ai Paesi in cui vige di fatto una oligarchia mediatica. La libertà di stampa e il pluralismo dei media sono valori non negoziabili che andranno difesi nella prossima legislatura europea perché dalle buone intenzioni del Media Freedom Act, approvato recentemente, dobbiamo passare ai fatti con tutele reali per i giornalisti. Il Movimento 5 stelle su questo farà una battaglia a viso aperto senza se e senza ma”, afferma in una nota.

A commentare la nuova classifica è anche il presidente della Fnsi (Federazione nazionale della stampa, il sindacato unitario dei giornalisti) Vittorio Di Trapani: “L’Italia retrocede. La libertà di stampa in Italia arretra. La democrazia in Italia è meno solida“, ha detto parlando durante il corso “I bavagli del nuovo millennio” al liceo napoletano Gian Battista Vico, dove si diplomò Giancarlo Siani, cronista ucciso dalla camorra. “Quello che denunciamo da mesi ora è stato messo nero su bianco anche dalla classifica mondiale sulla libertà di stampa pubblicata tutti gli anni da Reporter Senza Frontiere. L’Italia fa un salto indietro di cinque posizioni e retrocede nella fascia dei Paesi “problematici”. Denunciavamo la deriva ungherese, ed è quello che è avvenuto: ora siamo in compagnia del Paese guidato da Viktor Orbán, condannato pochi giorni dall’Unione europea per violazioni dello Stato di diritto. E i motivi sono quelli noti: il controllo asfissiante del governo sulla Rai, il tentativo di vendere l’Agi a un parlamentare della maggioranza di governo, le querele temerarie e le leggi bavaglio approvate e in discussione in Parlamento. È ora che l’Unione europea, e gli osservatori internazionali, accendano una luce sull’Italia: e va fatto con urgenza, prima che sia troppo tardi”.

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