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giovedì 31 ottobre 2024

Scintille tra Maiorino e Cerno. “Ti sei innamorato di Meloni, la tua aguzzina”. “No, mi piacciono gli uomini, preferisco Conte”. Su La7

Show di Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo ed ex parlamentare del Pd, durante la trasmissione L’aria che tira (La7), dove ha un faccia a faccia, tra il serio e il faceto, con la senatrice del M5s Alessandra Maiorino. Naturalmente nelle vesti del difensore del governo Meloni, il giornalista accusa la sinistra di voler “far piovere i migranti in Italia”, suscitando la reazione sconfortata di Maiorino, che commenta: “Non ti riconosco più”.
“Io sono sempre lo stesso – urla Cerno in un appassionato e irrefrenabile monologo – Sono la stessa persona di quando tu avevi come capo Beppe Grillo, di quando dicevi che le interviste non si fanno perché i giornalisti sono faziosi, di quando Conte era con la destra e facevate il governo con la Lega. Io sono quella persona, quindi non venire a spiegare a me chi sono io, spiegami tu cosa vi è successo, perché siete la corrente minoritaria del Pd“.
“Calmati, non ti fa bene alla salute”, replica la parlamentare.
“Persino Bonelli vi ha superato in Liguria – continua Cerno con enfasi sempre crescente – Cioè uno che arriva a quel punto dovrebbe andare da Grillo e dirgli: ‘Padre, ti prego, torna’. Invece voi gli dite: ‘Vattene via’. Voi siete cambiati, non io’.

Maiorino ricorda a Cerno che erano insieme a una conferenza stampa per promuovere il referendum per il matrimonio egualitario e aggiunge: “E sedevi anche tra i banchi del Pd. Oggi io mi ritrovo davanti un cheerleader di Meloni“.
“Certo che promuovevo quel referendum, mi sono sposato con un uomo – ribatte Cerno – Ricordo anche che all’epoca il segretario del Pd era Renzi che voi avete cacciato a calci in Liguria e avete perso. Ma poi, scusa, se mi fossi sposato con una donna, mi avresti potuto dire che ero cambiato. Ma siccome mi sono sposato con un uomo, ho la stessa idea. Roba da matti. Ho anche due cani, posso averli?”.
“Siamo un presenza di una chiara sindrome di Stoccolma – commenta Maiorino – Cerno si è improvvisamente innamorato di Meloni, cioè del proprio aguzzino“.
“Ma ti ho detto che mi piacciono gli uomini – replica Cerno, tra le risate in studio – Finiscila! Mi piace più Conte, se devo andare a cena con qualcuno, ci vado con lui“.

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mercoledì 30 ottobre 2024

M5S, credo che la sua parabola discendente sia ormai inarrestabile

di Paolo

Beppe Grillo nei comizi esortò le persone ad occuparsi di politica: molte capirono quel messaggio, ma tante altre fecero ciò a cui erano abituate, cioè misero Grillo al posto del leader di turno e se ne lavarono le mani. Lo stesso accade con Giuseppe Conte, ma la differenza è che la cosa è accettata.

Un errore fu sottovalutare che la crescita vertiginosa di un qualunque gruppo politico, ne accelerasse comparsa ed entità dei problemi, così come l’eccesso di zucchero degrada più velocemente un corpo, facendolo invecchiare precocemente. M5S cresceva perché era il primo movimento – fondato da due persone all’apice delle rispettive carriere – ad aggregarsi, svilupparsi e costituirsi su Internet, il tutto amplificato dall’estrema ignoranza digitale delle forze politiche del tempo. Oggi tutti i partiti usano Internet e con le relative bestie ci si è uniformati; gli elettori non partecipano più alla propria vita politica, ma a quella del leader.

La presenza di una forte opposizione in Parlamento, doveva essere efficace ma anche comunicare fuori ciò che accadeva dentro, rischiando delle sospensioni, sfruttate poi per organizzarsi in dei brevi tour. La comunicazione binaria, mai affidata al singolo, ma almeno a due figure, di modo che uno potesse dire le cose che l’altro non poteva. La presenza nelle piazze, quando si vinceva o meno, e soprattutto quando non c’era nessuna elezione, mostrava la chiara volontà di voler incidere nella vita delle persone. Una serie di iniziative quali: la pulizia delle strade, la consulenza gratuita a chi aveva difficoltà con le cartelle esattoriali ed il fondo del microcredito per le aziende.

M5S non era considerato un partito di sinistra o di destra e questo lo faceva vincere nei ballottaggi, motivo per il quale si è sempre tentato di fagocitarlo da una parete all’altra. Era comunista sui giornali di destra e fascista su quelli di sinistra.

M5S ha mantenuto varie lacune, tamponate da un’enorme passione e il desiderio di realizzare un sogno. I problemi di democrazia legati ad un aspetto organizzativo erano già noti e li si calmierava via via con i vari direttori. Accade in parte anche oggi con la Costituente (giusta ma tardiva).

E’ bene analizzare il risultato del 33%, poiché anche se ci si è arrivati, in quel momento M5S non si era discostato troppo dal 25%. Il resto è merito paradossalmente dell’allora segretario del Pd, l’unico ad essere riuscito a colpir duro lo stomaco d’acciaio del proprio elettorato, che ha cambiato voto come chi mette la moneta nel distributore, ma col filo per riprendersela. Oggi Conte a che voti punta?

La parabola discendente di M5S credo sia inarrestabile: perché “sinistra” in questo paese è considerata una parolaccia e non per colpa della destra, ma della sinistra. Essere una forza di sinistra, che faccia politica seria o meno, significa perdere il vantaggio della distanza ed essere considerato l’ennesimo partitino litigioso ed inconcludente.

Aggiungo: la demenziale diatriba del duo egocentrico Grillo/Conte ha attirato una schiera di fanatici che non ha passione e vede Grillo colpevole di far perdere voti quando partecipa, ma di pretendere soldi anche se non partecipa e Conte colpevole del degrado del M5S anche se si stava già degradando. Un contratto si fa tra due parti, era sufficiente affidarlo ad una figura che non fosse il garante/fondatore ed è stupido prendersela perché nell’esercizio del ruolo di garante, vien fuori che la cosa crea problemi alla comunicazione.

È vero che, senza Conte, M5S sarebbe già sparito ma parlare nei salotti non funziona e se si ostina a gettar via il bambino con l’acqua sporca, il risultato non cambierà. Dire che il garante è contro la comunità M5S quando scrive: “riprendiamoci le nostre battaglie” è una bugia. Poi finiamola con quest’idiozia di Grillo Deus ex Machina, ma veramente credete che il governo Draghi telefonato da mesi, non sarebbe nato senza M5S o Grillo?

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Le critiche del M5s a Nordio in Aula: “Vuole continuare a indebolire le intercettazioni? Fate guerra ai magistrati invece che ai criminali”

“Le notizie sulle violazioni delle banche dati istituzionali ormai si susseguono. Abbiamo letto dell’hacker che si è introdotto nei dati del ministero della Giustizia, poco dopo è emersa l’enorme inchiesta sul dossieraggio di Milano. Vogliamo sapere dal ministro Nordio se intende assumere personale specializzato e se vuole continuare a indebolire le intercettazioni, il sequestro degli smartphone e l’utilizzo dei trojan o se finalmente il governo cambierà strada”. Lo ha detto la deputata del Movimento 5 stelle, Elisa Scutellà, nel corso del question time alla Camera, rivolgendosi al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Nella replica, la deputata M5s Valentina D’Orso ha detto al ministro che “la sua risposta sembra una resa totale del governo. La cybersicurezza ha un costo, ve lo abbiamo ripetuto decine di volte in occasione dell’approvazione della legge su questo tema. Ma voi siete stati sordi e avete sfornato la solita scatola vuota buona solo per fare propaganda. E questi sono i risultati. E poi ministro, un governo che abbia a cuore davvero la sicurezza nazionale e dei cittadini, ci dovrebbe rassicurare sul rafforzamento degli strumenti investigativi in mano alla magistratura come le intercettazioni, i trojan, il sequestro di smartphone e tablet. Invece a causa delle scelte del centrodestra, nel nostro Paese si sta consumando un incredibile paradosso: mentre la criminalità incrementa e affina l’utilizzo degli strumenti tecnologici, il governo Meloni sottrae questi stessi mezzi alla magistratura. È come se il governo schierasse un esercito di fanti con la spada sguainata a combattere contro un avversario che bombarda con i droni. Una battaglia persa in partenza”.

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La metamorfosi cinquestelle e il tradimento delle origini: un vero peccato

di Claudio Carli

Il paradosso è evidente: in un’Italia dove cresce il disagio sociale, chi propugna la difesa dei diritti costituzionali e delle fasce più deboli continua a perdere consensi. È questo l’enigma che avvolge il Movimento 5 Stelle, formazione politica che, nonostante un programma apparentemente in sintonia con le esigenze popolari, registra un costante declino elettorale.

Sarebbe riduttivo attribuire questa emorragia di consensi solo alle figure di Grillo, Conte o ai “traditori” come Di Maio. La chiave di lettura va cercata secondo me più in profondità, nell’evoluzione stessa del Movimento e nel suo rapporto con l’attuale leadership.

Giuseppe Conte, pur essendo uno degli ultimi veri statisti italiani – come dimostrato dalla sua capacità di ottenere i 209 miliardi del Pnrr – sembra aver innestato un dna diverso nel corpo del Movimento. La visione originaria del M5S, fondata sulla democrazia diretta e sulla partecipazione dal basso, stride con l’impostazione verticistica dell’ex premier.

Il Movimento era nato come laboratorio di democrazia partecipativa, promettendo trasparenza totale e coinvolgimento diretto dei cittadini nelle decisioni politiche. Era questa la vera rivoluzione che aveva catalizzato milioni di voti: la promessa di un Parlamento realmente “occupato” dai cittadini.

La gestione Conte ha però virato verso un modello tradizionale, dove le decisioni calano dall’alto e gli strumenti di democrazia diretta sono caduti in disuso. La base non viene più consultata, la trasparenza non è più una priorità. Il risultato? La responsabilità delle scelte, prima condivisa con gli iscritti, ora grava esclusivamente sul vertice.

Questo tradimento delle origini ha prodotto una progressiva disaffezione dell’elettorato. Gli italiani, che nel M5S avevano trovato uno spazio di partecipazione attiva, si ritrovano nuovamente esclusi dai processi decisionali. Il Movimento, nato per incarnare i valori costituzionali e promuovere l’equità sociale, rischia così di diventare l’ennesimo partito tradizionale, tradendo proprio quella promessa di rinnovamento che ne aveva decreto il successo.

Ed è un vero peccato, perché il Movimento 5 Stelle è probabilmente, ancora oggi, l’unica forza politica che ha gli ideali che tutti gli italiani dovrebbero condividere e proteggere: quelli che rendono la Costituzione una realtà vivente; quelli che si occupano del benessere sociale; quelli che si fondano sull’onestà come base imprescindibile di ogni attività umana, dalla politica all’economia, dalla finanza all’impresa.

Quelli che renderebbero il nostro Paese un posto in cui vorremmo crescere i nostri figli, perché saremmo sicuri che si prenderebbe cura di loro come faremmo noi stessi.

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Elezioni Liguria, Bersani a La7: “La sconfitta brucia ma è ora di dare il colpo di reni con un’alleanza seria. Il M5s ha ancora una funzione”

È una sconfitta e brucia, però francamente sento dei commenti stravaganti, del tipo “è un rigore a porta vuota”. Ma chi dice così ha mai fatto un giro a Imperia? La destra in Liguria è radicata. Noi l’ultima volta che abbiamo vinto è stata 15 anni fa, la volta scorsa abbiamo perso con 18 punti di distanza. Quindi, pur nella sconfitta, siamo a un punto e mezzo. È ora di dare il colpo di reni“. È il commento di Pier Luigi Bersani, ospite di Dimartedì (La7), all’esito delle ultime elezioni regionali della Liguria, sulle quali ribadisce: “Manca questo colpo di reni, cioè mancano un’alleanza per l’alternativa e l’idea di fare sul serio. Ma sarà ora di cambiare perché la destra è una roba seria e radicata, però è assolutamente battibile. E il risultato delle elezioni in Liguria ci dice quel che è mancato per arrivare a battere la destra”.

L’ex segretario del Pd loda poi Andrea Orlando: “Ha fatto una campagna elettorale straordinaria, ma si è trovato in questa situazione un po’ pasticciata: l’idea che si possa marciare divisi e poi, quando capita, si colpisce uniti. No, non funziona così”.
E si rivolge ai 5 Stelle, sottolineando il suo intento amichevole: “Guardate i dati della Liguria sul Pd e su Avs. Avete mai sentito una lite o un punzecchiamento tra queste due forze? Io no. Eppure, queste due forze politiche vanno avanti. Ci sarà un motivo? Non sarà perché, man mano che la gente vede com’è questa destra, vota le forze che interpreta come meno divisive su questo punto? Non è questa la riflessione da fare?”.
Bersani conclude: “Io non credo che si sia esaurita la funzione dei Cinque Stelle in questo paese. Non avrà certamente le dimensioni che furono quelle del Movimento del Vaffa, però credo che abbia ancora una funzione nell’ottica di un campo progressista con le sue ispirazioni. E l’avrà, secondo me”.

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martedì 29 ottobre 2024

Liguria, Baldino (M5s): “Renzi? Non avremmo vinto con lui, tanti non ci avrebbero votati. Video di Grillo? Evitabile a poche ore dal voto”

Non è stato un risultato che soddisfa. Stiamo facendo una costituente non a caso perché serve per riossigenarci. Voti di Renzi? Non scommetterei nemmeno un centesimo sul fatto che avremmo vinto con lui. Per qualche voto in più tanti altri se ne sarebbero andati”. Così la deputata del Movimento 5 Stelle Vittoria Baldino sulle elezioni in Liguria.

“Renzi aveva l’assessore nel comune di Genova con Bucci. Molti voti di Italia Viva sono andati a Bucci. Io non voglio credere che il fronte progressista debba rimanere ancorato a Renzi per sopravvivere”, ha proseguito. “Il non voto di Grillo? Mi dispiace, si è tradita l’essenza della partecipazione democratica in cui abbiamo sempre creduto. È un momento difficile sul fronte interno con Beppe. Il video a poche ore dal voto? Di tutto avevano bisogno tranne che di una faida interna alla luce del sole. Era evitabile il giorno delle elezioni”.

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M5S, la disfatta in Liguria anticipa quella di Emilia Romagna e Umbria? Conte agisca adesso

È innegabile: Giuseppe Conte non ha fatto una gran mossa dichiarando nel libro di Vespa, a ridosso delle elezioni in Liguria, che il “contratto” di Grillo con il Movimento andrebbe concluso o rivisto. Ora non è chiaro se è stata un’operazione studiata a tavolino per accendere polemiche a poche ore dal voto o qualcosa di casuale, ma è certo che l’espressione mal calcolata solleva un paio di questioni cruciali per il M5S.

Se l’uscita di Conte ha avuto un peso tale da scoraggiare il voto, allora c’è da chiedersi quanto Beppe Grillo sia ancora fondamentale per il Movimento. Significa che il suo ruolo non è poi così accessorio e che, volenti o nolenti, il fondatore ha ancora un’influenza su chi va alle urne. E, se così fosse, perché Conte avrebbe sollevato una questione così delicata proprio ora? Forse per consolidare una nuova autonomia di leadership o per tracciare una linea chiara con il passato? Quale che sia il motivo, la tempistica resta discutibile.

D’altra parte, se le affermazioni di Conte non hanno influenzato il risultato, allora la questione è ancora più complessa. Il Movimento potrebbe dover affrontare la realtà di un calo di consensi più drastico di quanto si volesse ammettere. Se in pochi mesi dal successo delle europee si dimezzano i voti sul territorio, l’ipotesi di un M5S in crisi appare più che concreta. Forse non è questione di Grillo ma è una questione di Conte, nel senso di Giuseppe, che ha avuto sì il “merito” di aver tenuto in vita un partito che altrimenti sarebbe scomparso, ma alla luce dei fatti essersi affidati a un leader popolare è stata una scelta sbagliata semplicemente perché la popolarità non è per sempre, scema, nel senso che cala, è destinata a scendere, tranne se ti chiami Maradona, Pelè o Gesù Cristo.

L’acclamazione di Giuseppe Conte a leader, in questo post di qualche mese fa, io l’avevo definita “una scelta facile” a un “problema molto difficile”.

C’è un detto cinese che in questo periodo mi viene spesso in mente e che più o meno suona così (viene adattato di volta in volta a ogni argomento): “il miglior momento per fare qualcosa era 20 anni fa, il secondo miglior momento per fare quella cosa è adesso”. Il miglior momento per rimboccarsi le maniche era il 2021 (quando si è acclamato Conte), il secondo miglior momento per farlo è adesso, anche con Conte che ha il compito di traghettare il partito verso una cosa, verso una qualsiasi cosa, che non prevede più lui né come presidente né come membro.

Grillo non ha tutti i torti se dichiara che il M5S è estinto, perché il M5S l’ha pensato lui, e non è più come l’ha pensato lui. Ma senza sconfinare nella metafisica ci vorrebbe un calcolo alla 21 grammi, bruciare il corpo del partito e vedere cosa resta, vedere se c’è ancora un’anima e quanto pesa. Questa tragica prospettiva con le elezioni alle porte in Umbria e in Emilia Romagna non è poi così lontana.

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Intanto, nel m5s

Intanto, nel m5s… – la mia vignetta per Il Fatto Quotidiano oggi in edicola!
#liguria #grillo #conte #m5s #estinzione #vignetta #fumetto #memeitaliani #umorismo #satira #humor #natangelo

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Liguria? Fate quello che vi pare ma non contate sulla mia complicità di elettore

di Pietro Francesco Maria De Sarlo

È stupefacente l’incapacità di Giannini (Otto e Mezzo) e dei giornalisti del mainstream di comprendere il risultato della Liguria. Una regione che doveva entrare de plano nel novero delle regioni amministrate dalla sinistra, viste le vicende giudiziarie che avevano portato al voto anticipato.

Secondo loro, che non hanno ancora capito che l’elettorato ormai se ne frega dei ‘dalemoni’ e fa quello che gli pare, l’assenza del cosiddetto campo largo con dentro Renzi e l’indeciso a tutto (cit) Calenda ha determinato la sconfitta dell’immarcescibile Orlando, già ministro ad libitum, già vice segretario, già candidato alla segreteria e già tutto. Dimenticando, in uno, il potere respingente sulla massa degli elettori di destra e sinistra del duo più inaffidabile della politica italiana. Ma si sa, per amor di tesi, la realtà sfugge di mano, specialmente se la realtà è completamente diversa da quella che si sogna da quando è nato il M5S.

Insomma neanche il 46% scarso dei votanti li spinge a verificare le proprie teorie di campi larghi, striminziti o almeno alternativi a una politica di destra che fa l’attuale governo di destra in continuità con una politica di destra fatta dai precedenti governi di sinistra, o sedicenti tali.

Quale era il sogno, neanche troppo segretamente coltivato, dell’establishment e dei suoi aedi? Riportare nel sistema i voti del M5S, e per farlo occorreva come primo passo distruggerlo insieme a Conte e Grillo. Diciamo che sono stati bravi, almeno per il primo passo.

Enrico Letta, insieme a Draghi e Iddu, pensava che quello che fino a due minuti prima chiamava il Bibitaro, ossia Luigi Di Maio, potesse trascinare tutti i 5S sulla agenda Draghi, non rendendosi conto che ha la stessa empatia della bibite che, a quanto dicevano, smerciava. Mentana, Giannini e tutto il coretto delle Vergini dai candidi manti, che sproloquiavano sul MES, strumento considerato tossico da tutte le cancellerie europee e persino dalla Fondazione Delors, di cui Letta è presidente ma che forse non ne conosce i position paper, pur di mettere in difficoltà il Conte I e II.

Hanno avuto anche un complice, che, forse, l’obiettivo di ‘vaporizzare’ il M5S lo aveva da tempo in Beppe Grillo convertito al draghiteismo dopo una semplice chiacchierata con il sommo burocrate, di cui si spera, prima o poi, qualcuno scriverà la vera storia e i danni prodotti al Paese, e che ha cercato di convincere la sua creatura, il M5S, con una serie di supercazzole che con Draghi le fragole fossero mature, che il M5S era su Marte e avanti e oltre qualsiasi futuro addirittura al 2050. Qualche sponda, in questa spregiudicata operazione, mi pare ci sia stata anche sul più alto colle dei 7 che Roma ha e a cui i 5S, a partire da Paolo Savona, a prescindere dalla montagna di voti antisistema ricevuti e di cui doveva essere garante, non erano mai piaciuti.

A cotanto impegno il rientro dei voti all’ovile è mancato. Ribadisco: l’elettorato ormai se ne frega dei dalemoni. Non è contento del governo attuale, ma non lo era neanche dei precedenti. Voleva un cambio di registro e ci ha sperato con il M5S. L’establishment e il suo codazzo salariato lo ha impedito, ma ora non possono pretendere anche che la ‘gente’ li voti. Il Pd di Elly è cambiato? Forse. Ma è prigioniero dei vecchi apparati e di una infinita nomenclatura che si sente in diritto di avere l’ennesima seconda occasione. Orlando a Genova, trovare un posto a Gentiloni, De Luca a Napoli, che almeno i voli li ha, e poi Renzi e sempre gli stessi. Sempre meno lettori dei giornali di sistema e sempre meno elettori.

Fate quello che volete: guerre, armi, stermini, Ue e finanza e distruzione in massa del welfare. Noi elettori non saremo più vostri complici. Mi pare semplice.

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lunedì 28 ottobre 2024

M5s, Giuseppe Conte: chi era costui? Di Grillo abbiamo ancora bisogno

di Giuseppe Mercurio (iscritto Movimento 5 Stelle)

Che ci sia bisogno di qualche cambiamento è una cosa naturale, tutto si evolve ma che questo “esponente”, inserito nel moVimento senza essere stato né iscritto né attivista, da sconosciuto che era, pretenda – a seguito di notorietà (anche se ha svolto egregiamente il ruolo di presidente del Consiglio) – di cambiare il moVimento in tutto e per tutto (simbolo, mandati, parlamentarie, nomine, esclusioni) dà una sensazione di ingratitudine.

Mai un mea culpa per il calo di voti costante da quando lui è presidente. In tutte le tornate. Butta fuori il “genitore” che ha costruito la casa e se ne impossessa. Ma perché non si è fatto un partito per conto suo, a sua immagine e somiglianza?

Beppe Grillo lo fece quando gli fu suggerito dal Pd e ci è riuscito alla grande. È naturale che arriverà anche per Beppe il momento di defilarsi ma basta una sua battuta tipo “brigate di cittadinanza” per farci comprendere che c’è bisogno ancora di lui, per accendere i riflettori anche della stampa contraria.

Ora gli rinfacciano questi tre anni di parcella. Sicuramente ne ha spesi molti di più dal 2005 in tempo e denaro. “Quando stai navigando in acque calme è facile dimenticare chi ti ha guidato nella tempesta”. E gli argomenti del blog non sono contro il moVimento, sono sempre gli stessi, quelli storici e magari visionari ma sempre propositivi per una migliore umanità.

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Migranti, Baldino: “Su naufragio a Roccella Jonica governo mendace, occulta una strage. Piantedosi venga in Aula e chiarisca”

“Chiediamo un’informativa urgente al ministro Piantedosi sul naufragio avvenuto la notte tra il 16 e il 17 giugno scorso al largo del mar Ionio, a Roccella Jonica. Colgo l’occasione per ringraziare Report e tutto il giornalismo d’inchiesta che rappresenta davvero il quarto potere, senza di loro alcuni episodi resterebbero insabbiati così come sembra essere la volontà di questo governo. Un governo mendace, che occulta, e questo sembrerebbe sia stato fatto la notte del 17 giugno scorso”. Così Vittoria Baldino del Movimento 5 stelle in aula alla Camera chiedendo conto di quanto emerso da un’inchiesta di Report. “Ci riporta alla memoria quanto successo a Cutro. Si è voluto occultare una strage. Il ministro chiarisca l’esatta dinamica dei fatti”, aggiunge Baldino.

Una richiesta a cui si sono uniti anche Pd e Avs. “Abbiamo visto tutti le immagini grazie a Report e al giornalismo d’inchiesta. Il governo ora deve spiegare, è indispensabile che il ministro Piantedosi venga in aula. Noi lo chiediamo fortemente come gruppo Pd”, ha detto il dem Andrea Casu. “Se le cose stanno come descritte sarebbe davvero inquietante e quindi è assolutamente indispensabile che il ministro dell’Interno riferisca alla Camere”, si è unito Francesco Mari di Alleanza Verdi e Sinistra

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Grillo attacca Conte in un video: “È il mago di Oz, si faccia il suo partito dei 22 mandati. M5s? È evaporato”

“Io quando vedo questa bandiera dei 5 stelle con davanti il mago di Oz che parla di democrazia diretta mi viene un buco nello stomaco. Quindi va benissimo, dobbiamo essere persone civili. Lui si può fare il suo bel partito, si può fare il suo manifesto con la sua faccia – bella, simpatica e sincera – con su scritto ‘Oz e i 22 mandati’. Potrebbe anche arrivare all’8%”. Così Beppe Grillo in un video postato sul suo sito ha attaccato Giuseppe Conte e la sua gestione del Movimento 5 stelle.

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venerdì 25 ottobre 2024

Grillo disse che il M5s è biodegradabile, ma ora è morto come muore qualsiasi rivoluzione

di Maurizio Contigiani

Ci avevamo quasi creduto, eravamo quasi 11 milioni, nel 2018, due milioni nel 2024. Casaleggio è morto, Dario Fo è morto, la Piattaforma Rousseau è morta, Grillo disse che il Movimento 5 Stelle era biodegradabile, ovvero che la sua naturale dissoluzione, la sua degradazione si sarebbe trasformata in qualcosa di diverso, come tutte le cose in natura ma, ad ogni passaggio, il prodotto riciclato avrebbe perso inevitabilmente la sua carica iniziale; in special modo, la sua preoccupazione era rivolta a quando il fenomeno avesse riguardato direttamente il pensiero.

In questa esternazione Beppe, non so se consapevolmente, aveva profetizzato quello che sarebbe accaduto cinque anni dopo alla sua creatura, la perdita di consistenza come la carta e la plastica dopo vari passaggi di riciclo.

Il Movimento non si può più riciclare, il Movimento è morto come muore qualsiasi rivoluzione.

E’ morto perché nelle contraddittorie logiche umane non possono coesistere criteri di convivenza in cui tutto dovrebbe essere giusto, onesto, umile, altruista, pacifista con ciò che contraddistingue il genere umano dalla sua comparsa in poi, ovvero ingiustizia, disonestà, arroganza, egoismo, aggressività.

Il Movimento era un sogno che in 13 milioni abbiamo votato e sperato, lo abbiamo fatto nonostante la consapevolezza che un giorno sarebbe tutto finito, proprio come preannunciò Grillo. Proprio come ha sperato invano il popolo francese al grido di Liberté, Fraternité, Egalité mentre ci rimetteva la pelle per ritrovarsi Napoleone, mentre a noi, per fortuna, è bastata una croce su un simbolo per avere poi a che fare con la miseria di una politica che ricorda molto la decadenza della nobiltà parruccona che giocava al volano, al gioco del cerchio, al meccano, come il loro re Luigi XVI, che si cornificano tutti insieme rigorosamente senza uscire dalle loro regge, che non pagavano le tasse perché, al loro posto, le pagavano già i poveri.

Il coefficiente di disperazione odierno non è paragonabile a quello del 1789; dovremo aspettare molti anni prima di vedere una qualche reazione contro una classe dirigente degna di essere citata solo su Chi o Novella Tremila. Parecchi anni per limare ulteriormente quel finto benessere che anestetizza le classi giovanili di oggi, incapaci così di reagire. Molti anni entro i quali io non ci sarò più e me ne dispiaccio perché anch’io sono un uomo, con tutti i difetti di cui sopra, e sarei stato felice di vivere la prossima rivoluzione non attraverso una matita su un simbolo ma con qualcos’altro in mano.

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giovedì 24 ottobre 2024

“Sono venute meno le ragioni per il contratto di Grillo con il M5s”: l’annuncio di Conte. “Sta portando avanti atti di sabotaggio”

Beppe Grillo è responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale”. Così il leader del M5s Giuseppe Conte annuncia la sua decisione di non rinnovare il compenso di 300mila euro al fondatore del Movimento 5 stelle. Lo fa nel nuovo libro di Bruno Vespa Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse il mondo in uscita il 30 ottobre da Mondadori-Rai Libri. “Grillo – dice Conte nel libro di Vespa – ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto. Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione”. Dopo aver chiarito che fu raggiunto “un compromesso retribuendo la sua nota abilità comunicativa per rafforzare l’immagine del movimento”, Conte dice a Vespa che “di fronte a un processo costituente che ha coinvolto l’intero movimento, Grillo sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l’obiettivo di liberare energie nuove”

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martedì 22 ottobre 2024

Aborto, M5s protesta in Aula: “Le politiche restrittive del governo non tutelano né la salute né la possibilità di scelta”

Il Movimento 5 stelle ha chiesto una informativa alla Camera della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’applicazione della normativa sull’aborto, in Europa e in Italia. “Siamo preoccupati non solo per quanto sta accadendo in Europa ma anche in Italia dove politiche restrittive non tutelano le donne e il loro diritto di scelta“, ha affermato Gilda Sportiello. I deputati pentastellati hanno quindi indossato magliette nere con su scritto in caratteri rosa ‘My voice my choice’, campagna con cui si invita l’Ue a fare quanto in suo potere per rendere l’aborto sicuro, accessibile e legale per tutte le sue cittadine.

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M5s, Conte: “Grillo? Nessun parricidio, ma molti chiedono modifiche. Grazie a Costituente andremo oltre l’idea di democrazia diretta”

“Beppe Grillo? Nessun parricidio, ma in molti chiedono modifiche. Con l’assemblea Costituente andremo oltre l’idea della democrazia diretta”. A rivendicarlo il presidente M5s Giuseppe Conte, nel corso della presentazione del libro su Domenico De Masi ‘Conversazioni sul futuro’, di Giulio Gambino, edito da PaperFirst.

La fase costituente M5s, ha spiegato Conte è “un processo partecipativo” che “abbiamo lanciato con grande coraggio. Non è più il quesito che viene offerto. Perché il quesito in sé ha un che intrinseco, di manipolativo: la leadership di turno sceglie su cosa far votare, quando far votare, come far votare. Invece oggi siamo oltre, stiamo realizzando un esperimento che prevede la possibilità per tutti di far pervenire proposte, suggerimenti, per definire i nuovi punti strategici del Movimento 5 stelle. Sono arrivati 22mila contributi. Sono stati razionalizzati, organizzati in 20 aree tematiche. Gli stessi iscritti hanno espresso le loro preferenze. Le prime 12 più votate sono state messe adesso nella seconda fase, quella del confronto”. Per poi spiegare: “Proposte che a fine novembre poi andremo a votare. Porteremo tantissime nuove questioni. Verranno sì posti dei quesiti, ma che sono nati dal basso”.

Rispetto alle tensioni con il co-fondatore del M5s, Beppe Grillo, Conte ha aggiunto: “Parricidio è una ricostruzione giornalistica, però è vero che quando si affronta un processo di democrazia partecipativa devi accogliere e sistemare i contributi che arrivano: ci sono anche proposte che riguardano la mia presidenza, la mia leadership, persone che vogliono un organismo collegiale”. E, ha aggiunto il presidente M5s, “ci sono anche molti che vogliono rivedere il profilo statutario del garante”, ha sottolineato. “Siamo in un confronto deliberativo, vediamo quello che verrà fuori da questo confronto”

Conte ha poi ricordato quando, nell’estate 2022, con un’intervista di De Masi al Fatto Quotidiano, il governo Draghi iniziò a fibrillare dopo che il sociologo parlò delle pressioni dell’allora premier al garante Grillo perché lo rimuovesse dalla guida del M5s (pressioni che in realtà erano già state raccontate da Grillo anche a deputati e senatori e allo stesso Conte, ndr). Racconta Conte: “De Masi si arrabbiò con Grillo, chiedendogli come avesse reagito. Grillo non seguì l’invito di Draghi, ma anche nel raccontare l’episodio non si era reso conto della gravità. Per noi, in un momento così delicato all’interno di quel governo, il legame tra Draghi e Grillo era stato molto costrittivo, perché ti ritrovavi a dover convincere il garante che non è che volevi far cadere Draghi, ma volevi difendere delle posizioni politiche, da partito di maggioranza relativa. E non venire umiliato, dato che al contrario Meloni dall’opposizione otteneva di più”.

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lunedì 21 ottobre 2024

Assemblea Costituente M5s, spero in un nuovo testo lontano dalle scaramucce Conte-Grillo

di Fabio Selleri (iscritto M5s)

In questi giorni un gruppo di iscritti, coordinati dalla società Avventura urbana, sta preparando il documento finale dell’Assemblea costituente del Movimento 5 stelle. Ai partecipanti è stata distribuita una nota metodologica predisposta dal costituzionalista Michele Ainis, che affronta in primo luogo il tema del “metodo democratico” nei partiti politici.

In merito all’articolo 49 della Costituzione esistono due scuole di pensiero: una che interpreta tale metodo esclusivamente in senso esterno, imponendo al partito di inserirsi nelle istituzioni democratiche e rispettarne le leggi e le procedure senza però riconoscere rilevanti poteri decisionali alla base dei propri iscritti, l’altra che invece considera necessaria una costruzione dal basso della linea politica e delle scelte strategiche ed organizzative.

Ainis apparentemente sposa la seconda tesi. Ma poi delimita l’area di competenza degli iscritti al potere “di ultima istanza”; questo significa negare loro un concreto potere di iniziativa, relegandoli al semplice voto positivo o negativo su quesiti proposti dai vertici. Insomma una concezione plebiscitaria che esclude la base dal processo di costruzione dei contenuti o comunque non le attribuisce, fino al voto finale, altro ruolo che non sia quello di esprimere opinioni. Ecco perché in uno degli ultimi comunicati sul sito ci viene detto che l’attuale fase “deliberativa” va intesa nel senso inglese, “discutere”, e non in quello italiano, “decidere”.

Ma occorre ricordare che il M5S è iscritto al Registro nazionale dei partiti politici e che tale iscrizione prevede la conformità dello Statuto a precisi requisiti.

Le Linee guida contengono alcune importanti prescrizioni che contrastano con la posizione di Ainis e col contenuto del nostro attuale Statuto; esse prevedono l’“accesso alle cariche con metodo democratico”, la scelta dei titolari delle cariche ispirata “a principi di democraticità interna” (invece i nostri attuali coordinatori sono nominati dal Presidente), la convocazione periodica di assemblee congressuali che sia “garante dei diritti di partecipazione democratica degli iscritti” (invece i congressi periodici sono sostituiti da assemblee straordinarie convocate solo nei momenti di crisi politica), la valutazione del grado di rappresentatività delle minoranze e la loro presenza pro quota negli organi collegiali (invece lo stesso concetto di ‘minoranze’ all’interno del Movimento è tuttora un tabù), la garanzia per le articolazioni territoriali di “un grado di autonomia sul piano economico” (invece ai Gruppi territoriali viene negato qualsiasi contributo).

Inoltre va sottolineato che le Linee guida obbligano i partiti a fare approvare annualmente il bilancio all’Assemblea degli iscritti, mentre l’articolo 10 del nostro Statuto non specifica che la cadenza sia annuale. Di fatto ad oggi il bilancio del Movimento 5 stelle è stato sì predisposto annualmente, ma mai discusso né approvato dall’Assemblea, il che costituisce una grave irregolarità.

In conclusione Ainis evidenzia solo le parti dello Statuto utili in funzione di un plebiscito anti-Grillo. Ricorda giustamente che le decisioni di ultima istanza su codice etico, carta dei principi, contrassegno e poteri del Garante spettano all’Assemblea (e quindi non al Garante); ma sorvola sulle modifiche in tema di partecipazione indispensabili per rendere lo Statuto idoneo all’iscrizione sul Registro, condizione tra l’altro necessaria per la riscossione del 2 x 1000. Il mancato adeguamento potrebbe aprire per noi scenari preoccupanti anche dal punto di vista finanziario.

C’è da augurarsi quindi che i partecipanti alla fase finale della costituente, nonostante lo scarso interesse dimostrato da Avventura urbana su questi temi, ci presentino un nuovo testo che non sia scritto in funzione delle attuali scaramucce fra Conte e Grillo, ma che sia utile a guidare il nostro lavoro e rispettoso del dettato normativo.

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venerdì 18 ottobre 2024

Pd e M5s si riuniscono allo sciopero dei metalmeccanici a Roma, la stretta di mano e i baci: il saluto tra Conte e Schlein – Video

Una stretta di mano poi un abbraccio con due baci sulla guancia. Così, dopo i malumori tra le opposizioni, si sono salutati a Roma Elly Schlein e Giuseppe Conte, entrambi presenti allo sciopero dei manifestanti. La leader del Pd è arrivata in piazza andando sotto il palco. Il presidente del M5s, arrivando, è stato fermato da lavoratori e sindacalisti per foto e strette di mano. Poco dopo, mentre Conte stava parlando con alcuni lavoratori torinesi di Mirafiori, Schlein l’ha raggiunto. Entrambi hanno assicurato agli operai presenti un impegno comune sull’automotive.

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giovedì 17 ottobre 2024

Perché Conte non fonda un nuovo partito e lascia in pace Grillo e M5s?

Sabato 19 ottobre trecento iscritti del MoVimento 5 Stelle scelti a sorte discuteranno sulla transizione ecologica, sulla tutela del patrimonio naturale, e dulcis in fondo, sullo statuto del MoVimento 5 Stelle. La società privata “Avventura Urbana”, in collaborazione con Comin & Partners, un’altra società di lobbying e comunicazione, sempre privata, la quale ha supportato Ilva nel processo di vendita, che ha portato alla cessione dell’azienda a ArcelorMittal, hanno predisposto dei documenti per la discussione con domande preconfezionate e “suggerendo” persino le risposte.

E il tema sul piatto è molto chiaro: limitare i poteri del Garante del MoVimento (cioè Beppe Grillo) o addirittura “eliminarlo del tutto”. E di modificare il Simbolo e nome del MoVimento, in quanto “numerosi contributi degli iscritti avrebbero evidenziato questa necessità”. In realtà, pochissimi avevano suggerito di cambiare nome o simbolo al MoVimento, ma non solo questo tema è stato selezionato, ma è stato chiesto anche un parere al costituzionalista Michele Anis se questo fosse possibile senza coinvolgere il Garante del MoVimento. Insomma, Conte ha chiesto a Anis di interpretare lo statuto che aveva scritto lui stesso tre anni prima.

Beppe Grillo può piacere o meno. Ma ha avuto successo in un’impresa considerata da molti impossibile: fondare una forza politica da zero, nella quale i candidati non fossero scelti dai capi partito ma dagli iscritti tramite un processo democratico, e riuscire ad arrivare al governo del Paese forti di oltre dieci milioni di voti. Beppe Grillo non si è mai candidato e non ha candidato il proprio figlio, avvocato o notaio e nemmeno amici vari.

Il MoVimento fondato da Beppe Grillo ha scelto come presidente del Consiglio incaricato nel 2018 l’avvocato Giuseppe Conte, che ha servito il Paese per due mandati e successivamente, su proposta del garante del MoVimento, cioè lo stesso Beppe Grillo, è diventato Presidente del MoVimento, riscrivendone lo statuto. Possibile che chi ha permesso a centinaia di persone che mai sarebbero diventate parlamentari (me compreso) di sedere tra gli scranni del Senato e di Montecitorio, a migliaia di comuni cittadini di entrare nei consigli comunali e regionali, adesso sia fatto fuori proprio dalla persona a cui ha dato l’immensa possibile di diventare Presidente dei Consiglio e di una forza politica come il Movimento 5 Stelle? E che tutto questo sia fatto coinvolgendo due società private e 300 iscritti sorteggiati con l’ausilio persino di una trentina di minorenni?

Per caso, qualcuno ha chiesto il parere di un illustre costituzionalista come Michele Anis quando Beppe Grillo proponeva Giuseppe Conte come presidente del Consiglio o del MoVimento 5 Stelle? Quest’estate abbiamo assistito alla surreale discussione sulla regola dei due mandati, nella quale moltissime persone si sono sentite in dovere di esprimere la loro opinione non richiesta, inclusi i parlamentari del movimento in palese conflitto di interesse che hanno rilasciato numerose interviste su quanto questa regola danneggerebbe il Movimento (e servirebbe a garantire a loro un terzo, quarto, quinto mandato).

Il punto chiave è che se questa regola viene meno, che cosa impedirebbe di candidare in comodi listini bloccati del MoVimento esponenti di altri partiti? O una selezione completamente demandata al presidente di turno dei parlamentari sulla base alla fedeltà al Capo? Di partiti personalistici ce ne sono già diversi. E infatti, meno democrazia diretta e sempre meno consenso al momento, solo poco più di due milioni di voti nell’ultima elezione nazionale.

Se si vogliono cambiare simbolo nome e regole fondative, perché a questo punto non fondare un nuovo partito a immagine del Presidente, lasciando in pace il MoVimento 5 Stelle con i suoi valori e principi? Che senso ha rimettere totalmente in discussione lo statuto approvato appena tre anni fa? Perché anziché una serena discussione sui motivi del calo di consenso del Movimento si vuole far fuori il fondatore, aizzando gli iscritti e con la collaborazione di società private? Quanto potranno mai queste società indirizzare la discussione in una direzione non gradita al committente (cioè i vertici del MoVimento 5 Stelle)? Quanti sono gli iscritti attuali al movimento dopo una decimazione per raggiungere il quorum necessario per cambiare lo statuto?

Conte si fondi pure la sua forza politica, ma lasci in pace chi vuole rispettare principi e valori del MoVimento. E se davvero vuole fare fori Beppe Grillo dal MoVimento che lui stesso ha fondato, agisca apertamente e non tramite “iscritti sorteggiati”, “simpatizzanti” e “società di lobbying”.

Perdere il MoVimento 5 Stelle non sarà un danno solo per gli iscritti e gli elettori di questa forza politica innovativa, ma per tutto il Paese. Io spero che si possa tornare a parlare di Lavoro, Sanità e Ambiente e non di come proteggere le poltrone alle quali qualcuno sembra essersi troppo affezionato coinvolgendo società di lobbying in una discussione tra gli iscritti. E tentando di fuori senza nemmeno un minimo di riconoscenza chi, con grande generosità, gli ha permesso di sedersi su quelle poltrone.

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mercoledì 16 ottobre 2024

“L’utero è mio e ne faccio ciò che voglio, venite dal Medioevo”: bagarre in Senato tra M5s e FdI sulla maternità surrogata

“I colleghi maschi di maggioranza stanno dicendo che l’utero non è il mio? I miei organi sono miei e ne faccio quello che voglio”. Lo ha detto la senatrice del Movimento 5 stelle Elisa Pirro durante la discussione del disegno di legge che vorrebbe definire la maternità surrogata come reato universale. “Siamo al comunismo degli organi. Io posso dare il rene, ma non posso prestare il mio utero, da donna libera, italiana”, ha detto ancora rivolta al senatore di FdI, Luca De Carlo. “E allora di chi è il mio utero? Di Giorgia (Meloni, ndr)?”, ha domandato ironicamente Pirro mentre dai banchi della maggioranza si sono levate le proteste.

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martedì 15 ottobre 2024

Meloni contro con il M5s: “Il giorno in cui mi faccio spiegare cosa ho detto da un vostro esponente, mi dimetto…”. Bagarre in Senato

Nel corso delle repliche al Senato, dopo le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto all’intervento della senatrice del Movimento 5 stelle Bevilacqua puntando il dito contro “la sequela di inesattezze miste a menzogne” che a suo avviso sarebbero arrivate dal Movimento
Stelle. “Ho detto che se nel fare la transizione ecologica imponiamo l’uso di un’unica tecnologia, che è l’elettrico, ci consegniamo a nuove dipendenze. Non so se non ha capito ma il concetto non è difficile” ha affermato Meloni rivolgendosi alla senatrice pentastellata. “Se devo farmi spiegare cosa ho detto da un esponente del M5s, mi dimetto” ha poi ironizzato. Lo scontro con i 5 stelle è poi proseguito. “La leggerezza con cui voi affrontate le crisi internazionali – ha detto ancora la premier – è pari solo alla leggerezza con cui avete affrontato il bilancio dello Stato quando eravate al governo: ci vuole la maschera di ferro per dire che gettiamo i soldi dalla finestra, anche volendo non potremmo perché li avete già gettati tutti voi” per fare ristrutturare con il Superbonus “il 4% delle case degli italiani, prevalentemente seconde case”.

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venerdì 11 ottobre 2024

Il M5s con la costituente vira a destra su ambiente ed economia: un pugno in faccia

Cosa sta accadendo al MoVimento 5 Stelle con il processo costituente? In che modo sta cambiando pelle? I primi indizi sono angoscianti. Con la costituente il M5S nel suo piano economico ammicca agli inquinatori e cancella la battaglia del reddito universale garantito.

Nel documento elaborato da Avventura Urbana pubblicato il 10 ottobre scompare la proposta del “reddito universale garantito”, pur citata nel documento di sintesi del 17 settembre votato dagli iscritti, diventando “salario indicizzato” che è totalmente e palesemente un’altra cosa.

Il pugno in faccia per un movimento politico come il nostro, che ha nel simbolo la data 2050 per indicare l’impegno ecologico come priorità, arriva con la virata a destra sul fronte ecologico in cui d’improvviso si calano le braghe nei confronti degli inquinatori quando, per garantire competitività, si suggerisce di “ridurre del 50% le emissioni climalteranti antro il 2050 per i settori industriali e dei trasporti con alte emissioni di CO2”, invece di perseguire l’attuale obiettivo europeo che vuole ridurre le emissioni al 90% entro il 2040.

Sebbene sul fronte economico si rilancia il salario minimo, gli aumenti salariali e la riduzione dell’orario di lavoro, l’impianto ideologico sembra essere quello capitalistico con un po’ di trucco equo e solidale e un’impalcatura che si tiene grazie all’ideologia della crescita.

Eppure il MoVimento 5 Stelle nasce e si fonda su una critica forte alla crescita offrendo spazio agli economisti ecologisti come Herman Daly e Serge Latouche; ispirandosi agli studi di economisti come Laurent Eloi, il premio Nobel Stiglitz, Amartya Sen e il compianto Fitoussi, che hanno dedicato la loro vita a sostituire il Pil, che guida l’ideologia neoliberale e capitalista, con altri indicatori, per inseguire il raggiungimento del benessere e la decrescita delle disuguaglianze.

Oggi la rotta dovrebbe proseguire con entusiasmo verso l’Economia della ciambella di Kate Raworth, che scrive: “Credo che le economie nate per perseguire un’infinita crescita del Pil mineranno alla base i sistemi che rendono possibile la vita su questo pianeta e dai quali dipendiamo.” Per il MoVimento 5 Stelle sarebbe naturale affidarsi a questi studi economici che propongono un modello che tiene insieme i 9 limiti ecologici planetari con i livelli minimi sociali da raggiungere per tutti i cittadini del pianeta.

Invece che cosa accade? Si procede scrivendo che “per rilanciare l’economia, è necessario passare da un’economia a basso contenuto di capitale alla crescita di settori strategici quali l’intelligenza artificiale, i big data”, dove il know-how, i capitali, i brevetti e le piattaforme sono in mano ai principi multimiliardari che si vorrebbero tassare. Senza valutare gli effetti per gli obiettivi ecologici e la piena occupazione che pur si dice di voler perseguire (per approfondimenti rimando al libro Ritorno al 2050).

Intanto, per rendere il fisco più equo, il documento che avvia la discussione della costituente non parla di nuovi scaglioni fiscali, rischiando che tra 55mila euro di reddito e 5 milioni tutti paghino gli stessi contributi, confermando il sistema fiscale iniquo realizzato dalla riforma Draghi.

Ma non vi preoccupate: tutto sembra risolversi suggerendoci un accordo tripartito tra Stato, imprese e sindacati, come quello siglato dal Presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi nel 1993 per il controllo dell’inflazione. Peccato che da allora gli aumenti stipendiali si sono fermati, i sindacati addomesticati, le imprese private hanno acquistato sempre più potere, i principi multimiliardari hanno accumulato ricchezze oscene e lo Stato è stato smantellato nel solco delle ricette neoliberiste.

La strada proposta sembra una vera mutazione genetica capace di accomodare le ambizioni di un movimento d’avanguardia a balia gentile di un feroce capitalismo, ammiccante verso gli inquinatori e più conservatore di una Europa guidata da socialisti e popolari, mentre si cancella la battaglia del reddito universale garantito vaneggiando di una piena occupazione che arriverà a babbo morto.

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giovedì 10 ottobre 2024

Lite Silvestri-Meli a La7. “Diamo armi a Zelensky a spese degli italiani”. “Lui sta combattendo per te e per il tuo simpatico leader Conte”

Scontro rovente a Tagadà (La7) tra Maria Teresa Meli, firma del Corriere della Sera, e Francesco Silvestri, capogruppo del M5s alla Camera. Il deputato pentastellato, commentando una dichiarazione del senatore della Lega Massimiliano Romeo che invoca la necessità della diplomazia nella guerra in Ucraina, mostra l’atto 203 del governo: “Qui vengono messi a bilancio per gli esami pluriennali un miliardo e 800 milioni di euro sulle armi. E sono soldi degli italiani: aumentiamo le accise, alziamo l’Iva sui pannolini, diminuiamo il livello del servizio sanitario, però poi a spese loro diamo a Zelensky tutti questi soldi”.
“Quando si è presidente del Consiglio si prendono impegni – commenta il deputato di Fratelli d’Italia Marco Osnato – E anche Conte ha fatto proprio questo”.
“Questi soldi vengono tolti agli italiani – continua Silvestri – non certo per la diplomazia”.
Zelensky sta combattendo anche per te e per il tuo simpatico leader Conte“, insorge Meli.

“Zelensky non sta combattendo per me, non mi rappresenta – ribatte il parlamentare 5 Stelle – L’Ucraina non è il mio modello”.
“Zelensky sta combattendo per la libertà dell’Occidente – ribadisce la giornalista – Dopodiché se a voi non frega nulla, cosa di cui non dubito, amen”.
“L’Italia è un’altra cosa rispetto all’Italia – rilancia Silvestri – Quindi, Zelensky non sta combattendo per me”.
“Certo, non ci ha invaso nessuno”, replica Meli.
“E ti dirò di più, non stiamo facendo il bene degli ucraini”, prosegue il parlamentare, da cui dissente totalmente Meli.
La bagarre viene immediatamente interrotta dalla conduttrice Tiziana Panella che fa abbassare l’audio dei microfoni dei suoi ospiti e rivendica la necessità di aver mandato armi in Ucraina.

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martedì 8 ottobre 2024

Extraprofitti, Patuanelli: “Va tassato chi ha aumentato gli utili senza sforzo, quindi anche le banche ma con un percorso da concordare”

“Tassare gli extraprofitti delle banche? Il principio dell’extraprofitto è molto labile ma cerco di spiegarlo così: se ci sono elementi eccezionali che, senza sforzo per un’impresa, contribuiscono ad aumentare in modo massiccio il proprio utile, per esempio l’aumento dei tassi d’interesse che fa aumentare i profitti per le banche, credo che chi ottiene questo beneficio debba contribuire in modo superiore a famiglie e imprese che magari quel beneficio non l’hanno avuto”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di 24 Mattino (Radio24) dal senatore del M5s Stefano Patuanelli, che aggiunge: “Le banche non fanno nessuno sforzo per avere quegli utili, così come in pandemia vi stati sono settori, ad esempio quello farmaceutico, che hanno avuto un beneficio, purtroppo, da una condizione eccezionale. Quindi, pur comprendendo che è difficile definire l’extraprofitto, mi sembra chiaro il quadro. Stiamo parlando delle banche di cui basta guardare i bilanci degli ultimi due anni: hanno avuto un beneficio enorme dalle politiche di aumento dei tassi della Bce”.

Alla domanda del conduttore Simone Spetia che gli chiede a quanto tasserebbe gli extraprofitti alle banche, Patuanelli dà una risposta molto simile a quella della leader del Pd Elly Schlein nel suo intervento a Che tempo che fa: “Bisogna capire qual è il contributo che possono dare. Ed è necessario un accordo con le banche, quello che si deve imporre è il principio. Quindi, assieme agli istituti bancari bisogna capire quanto è il contributo che la banca può dare allo Stato. Ad esempio – spiega – l’amministratore delegato di Banca Intesa, Carlo Messina, ha sempre detto che è disponibile a dare una mano. Ecco, bisogna approfittare di chi dà la sua disponibilità e concordare un percorso che porti a una maggiore tassazione degli utili del sistema bancario. Mi sembra del tutto logico e razionale, in un momento in cui si chiedono sforzi agli italiani, che, prima di andare a chiedere uno sforzo a chi ha la pensione minima, lo si chieda prima a chi ha aumentato gli utili senza sforzo”.

“Se il governo presentasse una norma di questo tipo, la votereste?”, chiede Spetia.
“Sicuramente – risponde il capogruppo M5s al Senato – ma probabilmente rientrerebbe in un contesto di normative che non condividiamo, ovvero nell’ambito della legge del bilancio. Difficilmente voteremo la manovra di bilancio perché contiene la tassa sugli extraprofitti, a meno che ovviamente non ci sia un complesso di norme che ci soddisfa. La vedo difficile, vista l’inerzia di questo governo, soprattutto su imprese e crescita. Sono due elementi che mancano totalmente nel panorama programmatico di questo esecutivo ed è la cosa che mi sorprende di più da un governo di centrodestra”.

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Il Parlamento elegge il giudice della Consulta, le opposizioni unite: “Non votiamo”. La destra vuole Marini ma ha paura di non farcela

Le opposizioni fanno fronte comune: Partito Democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, Azione, Italia viva e +Europa hanno reso noto che non parteciperanno alla votazione del Parlamento in seduta comune per l’elezione del giudice mancante della Corte costituzionale. I parlamentari di Avs non saranno in aula, mentre quelli di Pd e M5S non ritireranno la scheda, per mettere in evidenza la “forzatura” del centrodestra. Il governo punta tutto su Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Meloni, costituzionalista e soprattutto consulente nella redazione della riforma sul premierato.

Siamo all’ottava votazione e nella riunione del Parlamento in seduta comune serve la maggioranza dei 3/5. Conti alla mano alle forze di governo mancano solo tre “sì” . Ma Giorgia Meloni ha paura, teme di non farcela. L’obiettivo è quello di evitare franchi tiratori e convincere qualche singolo parlamentare a votare Marini: e si guarda a Svp. Tutto questo in un clima molto teso con tanto di ricerca di talpe, dopo la chat rivelata dal Fatto Quotidiano sullo sfogo della premier con i suoi parlamentari. Nei giorni scorsi tutti i partiti sono stati allertati a presentarsi in aula cancellando impegni e missioni.

“Non c’è stato nessun confronto con le opposizioni da parte della maggioranza” sulla Consulta, e “questo non è accettabile“, ha commentato Elly Schlein intervenendo a Live in di SkyTg24. “Non può esserci un atteggiamento proprietario delle istituzioni da parte della maggioranza e di Giorgia Meloni”, ha aggiunto la segretaria del Pd confermando che con gli altri partiti delle opposizioni “ci siamo sentiti e coordinati“. “I parlamentari del M5s non non risponderanno alla chiama e non ritireranno la scheda”, fanno sapere dal Movimento. “Non rompiamo il fronte, non partecipiamo al voto”, ha comunicato Carlo Calenda ai suoi. “In accordo con le opposizioni la scelta di Italia Viva è quella di non partecipare al voto per l’elezione del giudice della corte costituzionale”, afferma in una nota l’ufficio stampa del partito di Matteo Renzi.

Il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, parla di “blitz della maggioranza“: “Siamo di fronte ad una sorta di provocazione“, ha sottolineato Boccia, introducendo la riunione dei gruppi Pd. L’indicazione data è quella di non partecipare al voto e di non ritirare la scheda ma i parlamentari potrebbero entrare in Aula o meno, per il partito “è indifferente”. “Abbiamo provato in tutti i modi – ha detto Boccia – a costruire momenti di confronto con la maggioranza”. I giudici della Consulta “si votano con i 2/3 e poi, dal terzo scrutinio, con i 3/5 dei votanti: cioè è necessaria una reale condivisione per eleggerli”, ha spiegato. “Non c’è stato un confronto ma una improvvisa accelerazione da parte della maggioranza. Con convocazione via chat, manu militari, da parte dei partiti di governo. E poi c’è la questione della designazione: si sceglie il nome di Francesco Saverio Marini, principale estensore della legge sul premierato”, ha concluso Boccia. Adesso gli occhi sono puntati a Montecitorio in vista della riunione alle 12.30.

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giovedì 3 ottobre 2024

Ricciardi (M5s) in Aula: “Sanzioni per Tel Aviv come a Mosca. Israele è una democrazia? Anche chi ha fatto l’olocausto lo era”. Poi spiega meglio

“Siccome siamo di fronte a un’azione militare unilaterale con la violazione della sovranità territoriale di uno Stato, dove c’è un aggressore e un aggredito con una netta sproporzione di forze in campo, siccome queste sono le argomentazioni con cui state legittimando quello che accade in Russia e in Ucraina, ed essendo questa la situazione anche in Libano, vorremmo sapere se come per Israele sono previste analoghe sanzioni economiche o quantomeno il richiamo del nostro ambasciatore a Tel Aviv”. Così in Aula nel corso del question time il capogruppo del Movimento 5 Stelle Riccardo Ricciardi, ha chiesto conto al governo delle azioni messe in campo per la situazione in Medio Oriente.

Sottolineando che non si può parlare di “evitare l’escalation” quando questa è già iniziata, Ricciardi ha azzardato un paragone: “Per anni ci siamo sentiti dire meglio una democrazia un pochino cattiva che non le dittature. Innanzitutto, vi do una notizia, nella storia chi ha gettato le bombe atomiche è stata una democrazia, chi ha fatto l’olocausto è stata una democrazia. Chi sta mettendo seriamente in pericolo tutta l’area del Medio Oriente, chi sta facendo una strage è una democrazia. Basta con la morale e la moralità, basta con questo discorso”.

Interpellato dall’ANSA sul perché abbia definito una “democrazia” la Germania di Hitler il parlamentare ha precisato: “Io ho fatto quel paragone per dire che essere una democrazia non può essere un discrimine morale, un lasciapassare per fare crimini. Anche la Germania nazista è nata come una democrazia, Hitler aveva vinto le elezioni, poi dopo è diventato quello che è diventato”.

E, dopo le polemiche, ha proseguito: “Il riferimento chiaro nel mio intervento in aula era al fatto storico che la democrazia non è garanzia di non commissione di orrendi crimini: non lo è stato per l’Olocausto compiuto da una Germania diventata nazista attraverso elezioni democratiche, non lo è stato per le bombe atomiche sganciate dalla democrazia americana, non lo è oggi per lo sterminio di palestinesi commesso dalla democrazia israeliana”.

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mercoledì 2 ottobre 2024

Conte è andato da Vespa a parlare della sua ossessione: Matteo Renzi. Sorrido alle sue parole

Mentre il mondo brucia, stretto da guerre sempre più pericolose, un politicante italiano ieri sera andava da Bruno Vespa a parlare di cosa? Della sua ossessione chiamata Matteo Renzi, reo di averlo prima sostenuto nel governo Conte due e poi mandato a casa per manifesta e conclamata incapacità a governare.

Giuseppe Conte, che all’epoca non aveva alcun ruolo di alto livello all’interno del Movimento 5Stelle, ha tranquillamente governato con Salvini senza nessun ripensamento e poi con l’odiato Pd. Ma non basta, uscito da Palazzo Chigi, il Movimento 5Stelle, al contrario di ciò che sperava Conte, è rimasto anche a far parte del governo Draghi. Insomma, i grillini hanno governato con tutti. La storia politica è giusto ricordarla a chi fa finta di non ricordare. E mentre Mario Draghi cercava di rimediare ai danni lasciati da Giuseppe Conte a Palazzo Chigi e soprattutto all’Italia, il camaleonte rimasto privo di poltrona si doveva rimettere i panni sbiaditi del professore universitario. Per la verità li ha utilizzati ben poco perché nel giro di qualche mese ritornava in aspettativa a causa della sua nomina a presidente del Movimento 5Stelle.

In tutto questo il suo partito subiva una scissione a causa dell’uscita degli storici personaggi come Di Maio e Di Battista. E non basta: lo stesso Grillo, fondatore e ideatore insieme a Casaleggio del Movimento, già in quel periodo iniziava ad apostrofare Conte come uomo senza visione politica e di poca capacità. Il quadro del Movimento in questo ultimo periodo non è cambiato: Grillo continua ad attaccare Conte e lo stesso minaccia di togliergli lo stipendio di 300mila euro annui.

Un bel quadro di affari niente male. Di politica ovviamente non c’è nulla ma solo altro.

Quindi riepilogando. Abbiamo un soggetto senza storia e credibilità politica che trovatosi per caso a Palazzo Chigi, ora rimasto privo di poltrona, sta cercando in tutti i modi di soffiare i resti di un Movimento al suo ideatore. Come definire questo atteggiamento? Ma non basta. Questo personaggio al momento, avendo governato con tutti, non ha una sua chiara linea politica o meglio tende sempre a camuffarla per lasciarsi sempre qualche poltrona da poter occupare.

Per prima cosa è bene ricordarlo: il Movimento 5Stelle era nato accusando il sistema e sputando veleno contro tutti i partiti ma soprattutto contro il Pd. Poi tutto è stato talmente rimangiato che il Movimento ormai praticamente non esiste più. E su questo Conte cerca di giocare le sue piccole carte personali. Ma il cerchio si sta stringendo.

Dopo l’errore clamoroso commesso dai vecchi strateghi del Pd di volerlo indicare come punto riferimento dei progressisti anche la segretaria del Pd si è accorta di chi sia veramente Conte. Un uomo buono per tutte le stagioni che non guarda all’interesse generale ma a quello strettamente personale. Ma, come nelle migliori saghe di commedia all’italiana, tutto potrebbe mutare e vedere Conte senza più il Movimento 5Stelle e senza più una poltrona politica da occupare.

Per questo fanno veramente sorridere le ultime sue dichiarazioni: il campo largo non esiste più e con Renzi mai più insieme. L’unica vera e certa profezia politica che posso fare è: Conte mai più a Palazzo Chigi. E su questo tutti siamo d’accordo. Ma non disperiamo, il buon camaleonte potrebbe tranquillamente andare in Russia e proporsi lì come nuovo leader del Cremlino facendosi magari chiamare Contovic.

Alla prossima puntata.

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martedì 1 ottobre 2024

Conte: “Il campo largo non esiste più. Siamo incompatibili con Italia viva”. E Renzi replica: “Sua battaglia è contro Schlein, faccia pure”

Il campo largonon esiste più“. Parola di Giuseppe Conte ospite di Bruno Vespa a Cinque Minuti su Rai Uno. Per Conte “nel momento in cui il Movimento 5 stelle dice ‘qui si è aperta una ferita con questa bomba esplosiva che viene messa in questo campo largo che non esiste più, lo certifichiamo questa sera, abbiamo da parte del Pd e della sua segretaria un problema politico vero e serio”. La “bomba esplosiva” è Matteo Renzi. “Io non sono disponibile ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi, che si è sempre distinto per distruggere, rottamare, prende i soldi dai governi stranieri, ed è all’origine della contaminazione tra affari e politica. Fa lobbismo in Italia e all’estero”, ribadisce Conte facendo riferimento alle prossime regionali in Emilia-Romagna e Umbria. “Dal momento in cui la risposta di Schlein è: ‘Io non faccio polemiche’, allora c’è qualcosa che non va. Non c’è la consapevolezza da parte del gruppo dirigente del Pd che c’è un problema serio”, aggiunge il leader del M5s.

In Liguria Italia viva ha già annunciato che non parteciperà al voto. Ma sarà in corsa in Emilia Romagna al fianco del Pd a sostegno del candidato Michele de Pascale. Lo conferma lo stesso Matteo Renzi che replica, a stretto giro, alle parole di Conte: “Noi ci saremo, con il nostro simbolo e i nostri candidati, come già concordato. Non mettiamo veti nei confronti dei grillini anche se hanno fatto l’opposizione a Bonaccini. Ma non siamo disponibili a subirne“, incalza Renzi. Il leader di Italia viva ricorda che il suo partito “è già in maggioranza in Emilia Romagna a sostegno di Bonaccini prima e di Irene Priolo (la presidente facente funzioni, ndr) dopo”: “Abbiamo un assessore e un gruppo di tre consiglieri che hanno lealmente sostenuto il centrosinistra dagli attacchi delle opposizioni di destra e del Movimento cinque stelle”, aggiunge. Ma per Matteo Renzi le frasi del leader del M5s non sono un attacco diretto a lui ma una sfida alla segretaria del Partito democratico: “Se Conte vuole fare una battaglia contro Schlein, la faccia pure. Ma non sulla pelle dell’Emilia Romagna, terra che ha già formalizzato la coalizione”, conclude il numero uno di Italia viva.

Il campo largo “è una formula giornalistica“, ha sottolineato Conte da Vespa: “Noi vogliamo veramente un’alternativa di governo seria, vogliamo costruire davvero un progetto alternativo a Meloni che sta affamando gli italiani, famiglie e imprese. Per farlo non possiamo affidarci a un pastrocchio”. Il presidente del Movimento 5 stelle sottolinea di essere favorevole a condividere la coalizione con “forze politiche, come Avs, che possano condividere la nostra visione, le nostre battaglie su singoli, specifici temi, e ovviamente rafforzare la nostra azione politica e cercare di conquistare dei passaggi importanti”. Ma “Renzi – continua Conte – rappresenta una vera incompatibilità per i nostri obiettivi politici, è una mina a orologeria”. Sul fronte interno al Movimento, invece, Conte afferma di non vedere “all’orizzonte una scissione con Grillo“: “Non può esserci perché ora siamo concentrati con entusiasmo e tutte le energie possibili sul processo costituente. Andremo avanti senz’altro”, conclude Giuseppe Conte.

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