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sabato 30 novembre 2024

Europa Verde, Bonelli rieletto portavoce: “Per arrivare al governo serve unire l’opposizione. Obiettivo di Avs sfondare il 10%” | L’intervista

“Siamo pronti per governare l’Italia e ci candidiamo a farlo. Per arrivarci dobbiamo costruire l’unità delle opposizioni e ricostruire una connessione sentimentale con il nostro popolo, senza riproporre gli errori del passato. Il nostro obiettivo dev’essere portare l’Alleanza Verdi e Sinistra a superare il 10%”. Angelo Bonelli sogna in grande nel manifesto con cui è stato rieletto portavoce di Europa Verde, in tandem con l’avvocata napoletana Fiorella Zabatta. L’assemblea nazionale del partito, riunita a Chianciano Terme (Siena) con il titolo “Terra di pace”, ha eletto anche lo storico attivista ed ex parlamentare Marco Boato nel ruolo di presidente garante e i deputati Luana Zanella e Francesco Emilio Borrelli coordinatori della Direzione nazionale; un altro deputato, Filiberto Zaratti, sarà il nuovo presidente dell’Assemblea, insieme all’assessora all’Ambiente di Milano Elena Grandi. Nella sua relazione, Bonelli ha esordito guardando indietro alla “lunga traversata del deserto” dei Verdi italiani, usciti nel 2008 dal Parlamento nazionale e nel 2009 da quello europeo per rientrare in entrambi solo nel 2024, a distanza di oltre 15 anni. Alle Europee di giugno, infatti, Europa Verde ha eletto a Bruxelles quattro deputati grazie all’ottimo 6,7% ottenuto da Alleanza Verdi e Sinistra, l’ormai collaudato progetto politico lanciato insieme a Sinistra italiana. “Ci siamo, siamo forti, siamo una comunità e possiamo essere profondamente soddisfatti per il lavoro che siamo riusciti a fare in questi anni lunghissimi e difficili”, ha detto il leader ecologista, che ragiona sul futuro del centrosinistra in questa intervista al fattoquotidiano.it.

La “traversata nel deserto” è finita e Avs ormai è una realtà consolidata, che punta al ruolo di seconda forza politica dell’opposizione. In cosa siete stati bravi e dove potete ancora migliorare?

L’alleanza è stata un’intuizione con cui io e Nicola Fratoianni (segretario di Sinistra italiana, ndr) siamo riusciti a dare un riferimento a chi nel Paese sente il bisogno di parlare di due temi fondamentali, la giustizia sociale e la giustizia climatica. Detti così sembrano concetti astratti, ma declinati in politica si trasformano, ad esempio, nella battaglia contro il Ponte sullo Stretto, uno sperpero di denaro pubblico, nella sensibilizzazione sulla crisi climatica, che produce danni economici e sociali anche nel mondo imprenditoriale, nella proposta di tassare l’accumulazione di ricchezza e gli extraprofitti bancari per contrastare l’abbassamento dei redditi erosi dall’inflazione. E poi una posizione netta sulla guerra, sul no al riarmo, sullo sterminio di civili in corso a Gaza. Su queste parole chiare, non confuse, siamo stati premiati. Ora la sfida è trasformare questa capacità di attrarre consenso in una proposta di governo.

L’alleanza resterà un patto politico-elettorale tra due soggetti distinti? O è possibile che evolva in un partito unico?

Penso che oggi il Paese non abbia bisogno di un nuovo partito: per anni abbiamo criticato forme-partito troppo rigide. Dobbiamo trovare, invece, una nuova dimensione politica: Avs non è solo un’alleanza ma un progetto, che vuole interpretare la partecipazione in modo dinamico e moderno. La prospettiva è ampliare questo progetto oltre Sinistra italiana ed Europa Verde, rendendolo più efficace, inclusivo e partecipato, ad esempio aprendolo alle esperienze del civismo venute fuori dalla fine dei partiti tradizionali. Credo che siamo in grado di intercettare questo movimento e in parte lo abbiamo già intercettato, raggiungendo quasi il 7% alle Europee.

La vostra crescita ha coinciso con il tracollo del Movimento 5 stelle: c’è chi dice che molti dei loro voti siano finiti a voi. C’è posto per entrambi in coalizione?

Noi non ci sentiamo assolutamente in competizione con i 5 stelle, anzi: li riteniamo un alleato con cui abbiamo molte battaglie in comune e da cui abbiamo anche da imparare sotto alcuni aspetti. Il tema è avviare il confronto programmatico per costruire un’alternativa a questa destra: gli italiani hanno bisogno di sapere qual è la nostra proposta. Siamo pronti a parlare con Pd, Movimento 5 stelle, +Europa, lo stesso Carlo Calenda, con cui pure c’è una distanza importante su alcuni temi. Nei prossimi giorni lo incontrerò per capire se c’è modo di trovare un punto d’incontro.

E Renzi?

Noi non mettiamo veti a nessuno, perché nella nostra storia ne abbiamo subiti tanti. Però non possiamo costruire un’alleanza per il futuro ripetendo gli errori del passato: le trivelle, la riforma costituzionale, il Ponte sullo stretto. Siccome c’è qualcuno che quegli errori li rivendica, penso che questo sia un problema notevole. Non chiediamo l’abiura, ma almeno che non si chieda a noi di cambiare idea.

Avete fissato l’obiettivo del 10% alle urne. In quanto tempo lo vede possibile?

Noi ci lavoriamo per le prossime Politiche, e per raggiungerlo dobbiamo costruire l’opposizione in larghi settori del nostro Paese. Per questo inizieremo l’interlocuzione con i sindacati, le associazioni e le imprese. È fondamentale elaborare una proposta credibile portata avanti da persone credibili, che abbiano capacità e autorevolezza riconosciute all’esterno.

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Conte a Grillo: “Sei stato rivoluzionario, ma non hai fatto una fondazione familiare. Il M5s è la casa degli iscritti, non di una persona sola”

“A me non frega delle battute che mi vengono rivolte perché sono abituato a essere dileggiato dal sistema mediatico, dai miei avversari che ci ostacolano tutti i giorni perché diamo fastidio. Il fatto che Grillo faccia queste battute ci sta, io ho un’altra responsabilità, quella di guidare una comunità e guardanti avanti, alle nostre battaglie”. Lo ha detto Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, intervenendo agli Stati generali della ripartenza, a Bologna. “Nel momento in cui ci viene detto: ‘No, andatevene da un’altra parte‘, io rispondo: ‘Ma dove dobbiamo andare?’ Questa casa è degli iscritti“, aggiunge.

“Il risultato del garante ha sorpreso anche me. È la democrazia, dobbiamo prenderne atto. Adesso viene fuori che i suoi seguaci stanno predicando di non votare, ma se eserciti la clausola che ti conferisce il potere che è fuori dal tempo di rivotare, non è una contraddizione? Il tutto perché? Per dimostrare che si è sopraelevati, rispetto a cosa? Non è Conte, è la comunità degli iscritti, non puoi dire a tutti gli iscritti di trovarsi un’altra casa. Non dovevi fare un partito, sei stato rivoluzionario a fare questo processo, ma una volta fatto ti devi render conto che non hai costituito una fondazione familiare, ma un movimento politico che non appartiene a me, a lui, a un terzo, ma agli iscritti”, conclude Conte.

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venerdì 29 novembre 2024

M5s, salta fuori la scrittura privata tra Conte e Grillo. Scudo legale per il garante, ma niente contestazioni su nome e simbolo

Nuovo capitolo nello scontro tra il leader del M5s, Giuseppe Conte, e il garante e fondatore del Movimento, Beppe Grillo. Un documento riservato, di cui è entrata in possesso l’Adnkronos che ne dà notizia, dettaglia una scrittura privata stipulata tra Grillo e il M5S. Nel testo, Grillo si impegna a non promuovere “alcuna contestazione” nei confronti del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda l’uso del nome e del simbolo, anche se in futuro il logo sarà modificato “in tutto o in parte”, e a non intraprendere azioni legali circa l’utilizzo del simbolo da parte del M5S. La scrittura fa riferimento all’Associazione Movimento 5 Stelle del 2017, presieduta da Conte, e solleva Grillo da conseguenze patrimoniali per eventuali cause legali, prevedendo però che Grillo non collabori con forze politiche concorrenti al M5S, anche in caso di scissioni.

Il contratto, senza una durata temporale definita, sarà valido fino allo scioglimento del Movimento “con sede in Via Campo Marzio 46”. Il documento è sicuramente successivo al 2021, visto il riferimento alla sede nazionale di Campo Marzio che si stabilisce lì in quell’anno. Ma la data precisa della scrittura è riservata e coperta da omissis nella versione di cui è entrata in possesso l’Adnkronos, precisa l’agenzia di stampa. La scrittura privata solleva Grillo dalle conseguenze patrimoniali derivanti da eventuali cause giudiziarie e in cambio di questo scudo legale lui è tenuto “a non formulare in proprio e quale legale rappresentante delle associazioni” M5S del 2009 e del 2012 “alcuna contestazione” nei confronti dell’Associazione Movimento 5 Stelle 2017 (quella presieduta da Conte) “con riguardo all’utilizzo del nome Movimento 5 Stelle e/o del simbolo” descritto nella premessa, nonché del simbolo “come finora modificato e in futuro modificabile, in tutto o in parte”, dal M5S.

Grillo si impegna anche “a non prestare collaborazione funzionale e/o strutturale ad altre associazioni che hanno quale finalità quella di svolgere attività in contrapposizione e/o concorrenziale” con il Movimento: in buona sostanza, qualora dovesse verificarsi una scissione o dovesse nascere una nuova forza politica filo-grillina antitetica al Movimento di Conte, Grillo non potrebbe lavorare con o per questa nuova formazione. Il punto 6 del documento rivela l’estensione temporale dell’accordo. “Il presente contratto – si legge – è senza termine di durata” e si risolverà solo con lo scioglimento dell’Associazione Movimento 5 Stelle con sede in Roma alla Via di Campo Marzio n. 46. In tal caso, “la manleva sarà efficace solo in relazione ai contenziosi radicati entro 5 anni decorrenti dalla data di scioglimento della medesima” salvi gli effetti “della manleva 2018”.

Le tensioni tra leader e fondatore si intrecciano con la riforma statutaria, in attesa di un voto bis tra il 5 e l’8 dicembre. Durante l’assemblea degli ‘Stati generali della ripartenza’ a Bologna, Conte ha affrontato il tema della ripetizione del voto, richiesta dallo stesso Grillo, che aveva criticato l’esito della precedente consultazione sull’abolizione della figura del garante. Conte ha denunciato la contraddizione dei sostenitori di Grillo che, con l’hashtag #IoNonVoto, mirano a far fallire il quorum, mettendo in discussione la democrazia interna. Il leader del Movimento ha sottolineato che il M5S non è un’entità personale o familiare, ma appartiene agli iscritti, e ha invitato Grillo ad accettare il cambiamento che lui stesso aveva ispirato con la fondazione del partito.

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Concorsi annullati dal Consiglio di Stato, Pd e M5s chiedono informativa urgente del ministro Zangrillo

Un’informativa urgente in Parlamento al ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo. È quanto chiedono Partito Democratico e Movimento 5 stelle in merito alla notizia – anticipata da ilfattoquotidiano.it – della sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato due bandi di concorso del ministero dell’Agricoltura e della Difesa. Due concorsi (per un totale di quasi 650 posti) in avanzato stato di svolgimento che vengono stoppati dai giudici amministrativi. Il motivo: illegittimi perché quando sono stati pubblicati i bandi – a dicembre del 2023 – era ancora efficace la graduatoria di un precedente concorso per funzionari. Tutto pertanto deve ripartire da zero.

“L’ennesimo cortocircuito che dimostra ancora una volta l’inadeguatezza del governo Meloni: non solo non sono state prorogate le graduatorie per consentire agli idonei di mettersi al servizio della Pa, ma ora vengono bloccati anche i nuovi concorsi”, commenta il deputato dem Andrea Casu, Segretario d’Aula alla Camera, annunciando la richiesta a nome del Pd di un’informativa urgente al ministro Zangrillo “perché mentre nella Manovra si sta andando nella direzione ingiusta di un incomprensibile blocco del turnover al 75 %, le assurde scelte sugli scorrimenti e le proroghe stanno già bloccando l’accesso di tante e tanti giovani, che hanno già fatto sacrifici per superare un concorso, così come di tutti coloro che intendono partecipare a nuovi concorsi, impedendo il necessario rinnovamento e rafforzamento della Pubblica Amministrazione”, conclude Casu.

Stessa richiesta al ministro per la Pubblica amministrazione arriva anche dalla deputata M5s Ida Carmina: “Quello fotografato dai giudici amministrativi – sottolinea – sembra un grave pasticcio combinato dai due ministeri. Noi avevamo già denunciato il torto fatto ai candidati che componevano quella graduatoria già formata, adesso i nodi vengono al pettine”, commenta la parlamentare M5s. “Questo significa – aggiunge – aver sprecato soldi pubblici per procedure poi annullate e aver perso tempo prezioso per il reclutamento delle nuove risorse umane. Il ministro Zangrillo ha il dovere di spiegare per filo e per segno tutto quanto è accaduto e assumersi la responsabilità degli errori avvenuti in seno al governo per questo risultato negativo per il funzionamento del nostro Paese”, ha concluso Carmina.

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giovedì 28 novembre 2024

Il Movimento 5 Stelle attacca il governo sugli F35: “Anche Musk critica il jet ma l’Italia continua a comprare”

“Da giorni l’amico di Meloni Elon Musk, che Trump ha incaricato di tagliare gli sprechi, sta sparando a zero contro gli F-35 scrivendo su X che va assolutamente fermato questo che lui giudica il peggior programma militare della storia per rapporto qualità-prezzo, un progetto nato male e destinato all’insuccesso, una tecnologica obsoleta nell’era dei droni che servirà solo a far uccidere dei piloti. E a commento di un video di sciami di droni chiosa commentando che ci sono ancora degli idioti che costruiscono caccia come gli F-35″. Ad affermarlo sono i capigruppo del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, Marco Pellegrini e Bruno Marton.

“È chiaro che Mister X – che almeno di tecnologia ne capisce – è intenzionato a chiedere un drastico taglio del programma F-35. Che ne pensa Giorgia Meloni che invece ha appena autorizzato il ministro Crosetto a spendere 7 miliardi per comprare altri venticinque F-35 oltre ai novanta già previsti? È proprio sicura Meloni che si tratti di una scelta sensata?”, si chiedono quindi i parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Lo scorso settembre il ministero della Difesa italiano ha pubblicato il Documento Programmatico Pluriennale 2024-2026 in cui ufficializza l’acquisizione di 25 nuovi aerei F-35 da destinare a Marina ed Aeronautica, portando la flotta da 90 a 115 velivoli, con una spesa di 280 milioni di euro per ogni jet.

Le considerazioni di Musk muovono da un rapporto declassificato del Pentagono reso noto alcuni giorni fa negli Stati Uniti da cui risultano ancora problemi nell’affidabilità dei jet di ultima generazione costruiti dal gruppo americano Lockheed Martin. I dubbi riguardano in particolare criticità nelle strumentazioni di difesa informatica e “cannoni che non sparano dritti”.

“L’affidabilità complessiva, la manutenibilità e la disponibilità della flotta statunitense rimangono al di sotto delle aspettative di servizio“, ha affermato il direttore dei test operativi in una versione censurata del rapporto, ottenuto dal Project on Government Oversight con sede a Washington attraverso il Freedom of Information Act.

“L’amministrazione Trump dovrebbe tenere a mente che voliamo con l’F-35 da 18 anni e ancora non siamo in grado di manutenerlo, di mantenere intatta la sua struttura stealth o di sparare dritto con il suo cannone“, ha affermato Greg Williams, direttore del Center for Defense Information.

Nonostante i problemi emersi, lo scorso marzo il Pentagono ha permesso al programma di procedere con una “produzione a pieno regime”. Il Dipartimento della Difesa stima che il programma costerà più di 1,8 trilioni di dollari nel corso del suo ciclo di vita, inclusi sviluppo, produzione e mantenimento.

L’ufficio del programma F-35 del Pentagono ha replicato che “oggi abbiamo aerei da combattimento in funzione e si comportano eccezionalmente bene contro la minaccia per cui sono stati progettati. I piloti sottolineano continuamente che questo è il caccia che vogliono portare in guerra se chiamati”. Il costruttore Lockheed Martin in una dichiarazione ha affermato che l’F-35 “soddisfa o supera costantemente i requisiti di affidabilità e prestazioni che siamo tenuti a fornire” poiché “quasi il 90% dei componenti dell’F-35 funziona meglio del richiesto”.

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Travaglio a La7: “La rivotazione voluta da Grillo nel M5s? Dopo l’ultimo gigantesco vaffa ne prenderà un altro, mi fa molta tristezza”

“Non sento Beppe Grillo da quando lo criticai per l’operazione Draghi. Cosa farà ora dopo l’esito della costituente del M5s? Lo ha già dimostrato in questi mesi: rimproverava Conte di essere un leguleio, tutto mi sarei aspettato da Grillo tranne che si trasformasse in un azzeccagarbugli che impugna il comma, il cavillo, la pandetta, il sottocomma”. Sono le parole del direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ospite de L’Aria che tira (La7) per presentare il suo ultimo libro “Ucraina, Russia e Nato in poche parole” (ed. Paper First).

Travaglio aggiunge: “A me tutto questo fa molta tristezza perché ho conosciuto Grillo come un uomo di grande praticità e di grande concretezza: era sintonizzato con l’opinione pubblica, anticipando sempre i temi e capendo prima degli altri. Adesso, se non ha capito il gigantesco vaffa che gli hanno mandato gli iscritti del M5s e chiede di rivotare per prendersene un secondo, tutto questo allora mi fa dubitare della sua lucidità”.

“È da scartare l’ipotesi che Grillo possa creare una rifondazione grillina con un gruppo di suoi fedelissimi?”, chiede il coonduttore della trasmissione, David Parenzo.
“È talmente poco lucido che potrebbe anche tentare una roba del genere – risponde Travaglio – ma non so dove andrebbe questa rifondazione grillina, perché quelli che gli vanno dietro sono gli stessi che lui ha fatto buttare fuori dal Movimento perché non volevano votare il governo Draghi che, di fatto, lui aveva imposto al M5s. È una contraddizione totale, perché cosa fa? La rifondazione per dire no alle alleanze, quando ha costretto il Movimento ad allearsi contemporaneamente con tutti i partiti di centro, di destra e di sinistra, tranne la Meloni, ma solo perché la Meloni non c’è voluta stare, altrimenti Grillo avrebbe acconsentito anche a un’alleanza con lei nel governo Draghi”.

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Fondi ai partiti, Patuanelli: “Iniziativa del governo non limpida, M5s contrario. Al fronte progressista diciamo ‘scegliamo insieme le battaglie'”

Il governo, attraverso la riformulazione di un emendamento di Alleanza Verdi Sinistra che ne ha stravolto la finalità, ha tentato di raddoppiare lo stanziamento previsto dal 2 per mille ai partiti. Da 25 milioni a più di 40 milioni.
Stefano Patuanelli, capogruppo del M5s a Palazzo Madama, racconta a ilFattoQuotidiano.it cosa è accaduto. “Sostanzialmente si dice che c’è un finanziamento ai partiti a prescindere dalle scelte dei cittadini di circa 20 milioni all’anno dal 2025 fino alla fine del mondo. Anche il modo di come è nata questa cosa fa percepire il tutto come poco chiaro e poco limpido. Noi abbiamo deciso di accettare il due per mille come contributo da parte dei cittadini, che liberamente decidono di destinarlo al Movimento 5 stelle, ma siamo fortemente contrari a ogni forma di finanziamento pubblico che non sia legato a questa scelta”. Un aumento del fondi ai partiti che ha visto il parere favorevole anche del Partito democratico, oltre a quello di Fratelli d’Italia. “Anche a seguito del grande dibattito che c’è stato in quest’ultimo weekend sul posizionamento del M5s tra i ‘progressisti indipendenti’, mai come in questo caso si spiegano le ragioni della nostra scelta. Ogni tanto si guarda al Movimento come forza che rompe il fronte progressista. Poi Fratelli d’Italia vota assieme al Partito democratico la Commissione europea, sul finanziamento ai partiti il Pd si accorda con Fratelli d’Italia. Allora non vedo perché poi siamo noi quelli tacciati di indipendentismo. Sarebbe bene – conclude Patuanelli – che questo fronte progressista decidesse assieme le battaglie da fare”.

Alla fine, dopo l’intervento di Sergio Mattarella, non ci sarà il raddoppio dei finanziamenti ai partiti, ma passa l’aumento di tre milioni di euro, voluto da Pd e Avs, al budget di quest’anno per le forze politiche.

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mercoledì 27 novembre 2024

Voto di fiducia a Von der Leyen, M5s attacca Meloni e il Pd: “Euroinciucio a Bruxelles. La premier ha tradito gli elettori”

Un “euroinciucio” che segna una nuova frattura tra Pd e Movimento 5 stelle. A dichiararlo, poco dopo la diffusione dei risultati sul voto per la Commissione Ursula bis, è stato il leader Giuseppe Conte con un post che sembrava un attacco a Giorgia Meloni ma che, in realtà, segnava la distanza innanzitutto con i dem: “Meloni aveva detto ‘mai con la sinistra a Roma e a Bruxelles’ e invece oggi ha votato con il centrosinistra a favore della Commissione von der Leyen. Ha tradito gli elettori. Il M5s mantiene l’impegno solenne preso alle elezioni: abbiamo votato no a questa Commissione europea. Per chi non vuole capire: questo vuol dire essere progressisti, essere indipendenti”. E poi, sulla stessa lunghezza d’onda, i deputati europei M5s e anche l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino. Che anzi ha rilanciato: “È proprio ai colleghi del Pd che mi rivolgo – ha detto in Aula la vicepresidente M5s – ma vi rendete conto che avete premiato con il vostro voto in Europa una persona che l’Italia l’ha già tradita? Io non dimentico che non è la prima volta” che “tradite l’Italia” con le scelte in Ue.

Solo il weekend scorso, i 5 stelle nella loro Costituente si sono definiti “progressisti indipendenti” e hanno colto l’occasione del voto in Ue per “spiegare” il posizionamento e, soprattutto, per attaccare i dem. “La fiducia votata dall’Europarlamento – è stata la nota di commento dei parlamentari M5s – segna la nascita di un euroinciucio che unisce a Bruxelles ciò che a Roma è diviso, dando vita a una nuova compagine politica: Meloni, Tajani e Schlein si ritrovano dalla stessa parte a sostegno di una Commissione Ue votata alla guerra, al riarmo e all’austerità”.

Le spinte sulla polemica col Pd e sulla difesa dell’identità arrivano in giornate cruciali per il futuro del M5s, alle prese con la ripetizione del voto chiesto da Beppe Grillo, che mira a cancellare l’esito della Costituente. La nuova consultazione si preannuncia come un “redde rationem”: da una parte Conte, che spera di veder confermata la sua linea politica, dall’altra il garante, che ha più volte chiesto “l’estinzione del M5s”. I militanti torneranno a esprimersi sulla cancellazione del ruolo ricoperto da Grillo, ma anche sulle proposte relative alla modifica del simbolo. E’ sempre più evidente – come fanno notare alcuni parlamentari – che la sopravvivenza del ruolo del garante, anche se venisse ridotto a carica onorifica, renderebbe difficile la convivenza ai vertici tra Grillo e Conte. Per scongiurare il mancato raggiungimento del quorum, che di fatto rappresenterebbe una vittoria del garante, sui profili social di parlamentari e iscritti al M5s è cominciata la pioggia di post che invitano al voto online, in programma dal 5 all’8 dicembre. L’hashtag è: #iorivoto. Le truppe pro-Grillo intanto si organizzano: il gruppo che ha contestato Conte alla Costituente ha annunciato di aver formato un’associazione: “Figli delle stelle”.

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Bersani a La7: “Grillo ha già perso. Conte? Quando uno non vuol dirsi di sinistra e dice che è progressista, io porto pazienza. Contano i fatti”

Grillo ha già perso, potrà fare ancora qualche danno ma non può indicare la strada perché siamo in tutt’altra fase. Grillo ha interpretato alla grande una fase post Berlusconi, che sommariamente possiamo definire dell’antipolitica e che veniva non solo dal basso: c’era anche un po’ di ‘sovversivismo delle classi dirigenti’, come disse Gramsci“. Sono le parole pronunciate a Otto e mezzo (La7) da Pier Luigi Bersani sullo scontro tra il co-fondatore del M5s e l’attuale leader del Movimento, Giuseppe Conte, aggiungendo: “Grillo ebbe il merito di incanalare tutto questo nella ‘scatoletta di tonno’, cioè riuscì portare in Parlamento questo Movimento. Dopodiché la realtà, la politica e l’esperienza di governo hanno setacciato il M5s, anche a prezzo di un ridimensionamento, e via via l’hanno portato a essere parte di una grande area politica che possiamo chiamare ‘progressista’“.

Alla conduttrice Lilli Gruber che rivela di non capire cosa intenda Conte con la definizione di “progressisti indipendenti e popolari”, l’ex ministro risponde: “A me pare molto chiaro invece: c’è da scegliere un campo che è il campo progressista e c’è da garantire anche un proprio profilo, un’identità. Nessuno dei partiti progressisti, come il Pd e Avs, si offenderebbe a sentirsi definito progressista indipendente o progressista popolare“.
“Ma Conte si offende se uno lo definisce di sinistra?”, chiede la giornalista.
“Io sono uno di sinistra – risponde sorridendo Bersani – quando uno non vuol dire che è di sinistra e dice che è progressista io porto pazienza e mi va benissimo, non c’è problema, contano i fatti e i contenuti“.

L’ex segretario del Pd auspica che si chiariscano alcuni aspetti (“Qualcuno sostiene Conte, sperando che faccia la politica di Grillo, cioè del sopraelevato che svolazza sopra la destra e la sinistra, questo è sempre stato un po’ quest’elemento di ambiguità che va chiarito”) e, come sempre, sollecita un’alleanza strutturale tra M5s, Pd e Avs: “Questo governo qui non è detto che arrivi al 2027, perché le cose sia a livello internazionale che interno sono in movimento. I tempi si accorciano, noi andiamo in una fase di accelerazione sia sul piano delle questioni internazionali sia su quello delle questioni sociali interne”.
“Ma è lei fiducioso nel fatto che questa alleanza si farà?”, chiede Gruber.
“Io sono fiducioso di natura – risponde Bersani – e dico questo: unità, distintività, pari dignità Così si allargano le ali ciascuno col suo profilo, ma dando al paese l’idea che si sta costruendo una forza alternativa credibile. È ora di farlo“.

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Travaglio: “Pd e Fdi in Ue votano insieme per armi illimitate a Kiev e contro la pace. E l’ambiguo sarebbe Conte?”. Scontro con Guerzoni su La7

“Ho l’impressione che vi siate fatti un film sui 5 Stelle, che è l’opposto di quello che è venuto fuori dalle due giornate della costituente. Voi continuate a considerare il M5s in funzione del Pd e come cespuglio di una coalizione permanente e obbligatoria di un matrimonio indissolubile”. Così a Otto e mezzo (La7) dissente dai precedenti interventi di Pier Luigi Bersani e della giornalista del Corriere della Sera, Monica Guerzoni, rispondendo alla conduttrice Lilli Gruber che gli chiede se Conte ha troppe ambiguità circa il posizionamento del M5s nell’area di centrosinistra.
“Alla base del M5s – spiega Travaglio – è stato chiesto se volevano dichiararsi di sinistra hanno risposto di no. È stato chiesto se volevano dichiararsi né di destra né di sinistra cioè qualunquisti e hanno risposto di no. È stato chiesto se volevano dichiararsi progressisti e hanno risposto no. Hanno detto che vogliono definirsi ‘progressisti indipendenti’ – continua – E hanno stabilito che le alleanze si fanno soltanto sulla base di un contratto, così come hanno fatto con la Lega nel 2018 e con il Pd nell’estate del 2019. Hanno detto di non avere alcuna intenzione di far parte di campi larghi di qui all’eternità e che vogliono basarsi sulle cose da fare”.

Il direttore del Fatto aggiunge: “Si sono qualificati invitando un unico politico alle loro assise, Sahra Wagenknecht, che rappresenta la direzione più affine a quella della storia del M5s, cioè un movimento progressista che non ha nulla a che fare con le sinistre tradizionali, ma anzi le contesta sulle politiche di guerra e sulle politiche dei migranti”.
“Infatti la Wagenknecht dialoga con la destra estrema tedesca“, obietta Guerzoni.
Sei poco informata“, replica Travaglio.
“E ti pareva”, commenta la firma del Corriere.
“Sahra Wagenknecht – risponde il direttore del Fatto – sta facendo un’alleanza di governo con i cristiano democratici della Cdu e con i socialisti tedeschi per impedire che vada al governo il neonazismo che queste politiche antisociali e belliciste stanno gonfiando. Lei è l’unica che fa argine: stanno crollando la socialdemocrazia tedesca, il Die Linke e i Verdi proprio perché non hanno saputo dire nulla di credibile ai loro cittadini sulle politiche contro la guerra, contro le armi e contro l’immigrazione selvaggia”.

Travaglio aggiunge: “A proposito di ambiguità, domani (oggi, ndr) Pd e Fratelli d’Italia voteranno insieme per una risoluzione che cancella completamente la foglia di fico della parola ‘pace’, stabilisce che si diano armi senza più limiti all’Ucraina e soprattutto dice che bisogna disapprovare il cancelliere Scholz, perché ha osato telefonare a Putin. Cioè va disapprovato perché ha osato fare quello che la von der Leyen avrebbe dovuto fare da due anni. In più – prosegue – voteranno la commissione in cui entrano i conservatori europei cioè le famigerate destre e quindi troveremo i meloniani e gli schleniani che votano per una commissione che oggi, per dichiarazione del capogruppo del Ppe Weber, ha incluso nella sua maggioranza i conservatori europei”.
E aggiunge: “E voi parlate dell’ambiguità degli altri? Quelle che voi definite ambiguità sono cose che non vi piacciono, ma non sono ambiguità. I 5 Stelle sono chiari: voteranno contro quella roba lì, quindi sono chiarissimi”.
Non è un’ambiguità non scegliere tra Kamala Harris e Donald Trump?“, chiede Guerzoni.
No, perché sono uno peggio dell’altro“, risponde Travaglio.

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martedì 26 novembre 2024

Lite Lucaselli-Pirondini. “Dal M5s giravolta a 360°”. “Voi di Fdi siete maestri, patrioti in ginocchio in Ue per la poltrona di Fitto”. Su La7

Scontro acceso a Tagadà (La7) tra la deputata di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli e il senatore del M5s Luca Pirondini. La parlamentare meloniana scoppia a ridere quando ironicamente la conduttrice Tiziana Panella definisce l’assemblea costituente del M5s come “la più grande assemblea democratica” e commenta: “Tutto questo mi fa molto sorridere, soprattutto per lo stravolgimento del significato di democrazia e di come la si raggiunga. In Italia, grazie a Dio, è garantita dalle elezioni politiche. Rilevo comunque che c’è una giravolta a 360 gradi del M5s, tutto quello che c’era all’inizio ora non c’è più“.
Immediata la replica di Pirondini: “Intende le giravolte di Fratelli d’Italia, che a luglio votavano contro la von der Leyen e domani invece voteranno per la poltrona di Fitto, barattando 13 miliardi di tagli agli italiani?”.
“Non è un paragone appropriato”, commenta Lucaselli.

“Noi a quel livello di giravolte non ci possiamo arrivare – continua Pirondini – Su questo voi siete maestri e mi fa piacere che rida l’esponente di Fratelli d’Italia, perché, a proposito di democrazia interna, nel suo partito comandano il capo, la sorella e forse il cognato, capo che peraltro sulle chat interne definisce ‘infami’ i propri compagni di partito. Quindi, forse sarebbe meglio che voi guardaste più in casa vostra, visto che domani – rincara – darete l’ennesimo spettacolo di giravolta votando in Europa il contrario di quello che avete votato qualche mese fa. E sbugiardandovi per l’ennesima volta con il vostro esponente Fitto, che non fa altro che chiedere scusa per non aver votato la von der Leyen e il Pnrr. Insomma, i patrioti Fratelli d’Italia entreranno in ginocchio in Europa. Guardassero un po’ più in casa loro”.
“Fitto è vicepresidente esecutivo della Commissione europea – replica Lucaselli – esecutivo non mi sembra che Fratelli d’Italia sia entrando in ginocchio”.

“Sì, un vicepresidente che chiede scusa ogni 5 minuti per qualunque cosa – ribatte Pirondini – Un grande vicepresidente che ha votato contro il Pnrr e che è il simbolo dei tagli di 13 miliardi all’anno del Patto di stabilità. Forse i patrioti devono un po’ rivedere i loro principi che mi sembrano un po’ vaghi. Le lezioni le vadano a fare magari a quelli della Lega e di Forza Italia“.
Lei ha solo livore per Fratelli d’Italia – rilancia Lucaselli – ma comunque la domanda era un’altra. Può provare a rispondere sul M5s, ce la fa?”.
“Ah, conduce lei, non l’avevo capito – risponde Pirondini – L’ho già detto prima: il nostro è stato un grande processo partecipativo che gli altri partiti, tipo il suo, se lo sognano”.

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L’eliminazione di Grillo è per me una delle pagine più basse della storia del M5s

Domenica sera si è scritta la pagina più bassa della storia del MoVimento 5 Stelle e probabilmente una delle più tristi della storia politica italiana. Un applauso e grida di giubilo per festeggiare l’eliminazione del Garante del MoVimento.

L’eliminazione di Beppe Grillo, la persona che il MoVimento lo ha fondato mettendoci una marea di soldi suoi, e senza il quale nessuna delle persone presenti domenica sarebbe stata lì. Parlamentari, Europarlamentari e Consiglieri Regionali che mai sarebbero stati eletti altrove hanno esultato senza vergogna per l’eliminazione di chi gli ha permesso di occupare quelle comode poltrone. E hanno esultato soprattutto per un altro aspetto: l’eliminazione della regola dei due mandati che gli permetterebbe di occupare quelle poltrone di fatto a vita. Nemmeno Salvini con Bossi sarebbe mai arrivato a tanto.

Ma davvero la maggioranza degli iscritti ha votato per eliminare Beppe Grillo? La risposta è assolutamente no. Capiamo i numeri.

Per approvare modifiche allo statuto M5S è necessario che il quorum degli iscritti, 50%+1, partecipi al voto. Ad aprile 2024, gli iscritti al MoVimento con diritto di voto erano 159.908. Il quorum era quindi di 79.946 iscritti. Che cosa si sono inventati allora i vertici del movimento? Di cancellare gli iscritti che non avevano votato da oltre un anno. Va detto che questa è una possibilità prevista dallo statuto, ma che di fatto non era mai stata applicata, perché a nessuna forza politica del globo terracqueo salterebbe in mente di cancellare decine di migliaia di iscritti per vincere un voto interno: ne avrebbe invece stimolato la partecipazione. Poco prima della votazione è stata resa nota l’entità di questo scempio: gli iscritti sono diventati solo 89.943, abbassando il quorum a 44.472.

A questo punto è partita una campagna elettorale interna per vincere a ogni costo. Innanzitutto, i quesiti non sono certo stati “scelti dalla base”, ma discussi per ore e poi decisi dal Consiglio Nazionale: un organo interno la cui maggioranza dei componenti beneficerebbe direttamente dall’abolizione della regola dei due mandati, quindi in palese conflitto di interessi.

Tutte le figure del MoVimento con un minimo di visibilità si sono spese senza sosta sulle tv e sui quotidiani nazionali, dicendo quanto era brutto e cattivo Grillo e quanto sarebbe stato utile eliminare la regola dei due mandati. Roberto Fico, che è il presidente del comitato di garanzia M5S, cioè l’organo che dovrebbe supervisionare la regolarità delle votazioni, ha dichiarato che “M5S è nato progressista, La regola dei due mandati è superata”. Ma come superata? Ancora prima di vedere le votazioni? Che direste se l’arbitro del derby Roma-Lazio si presentasse con la divisa della Lazio e annunciasse prima della partita che la Lazio è più forte?

Si è arrivati alle votazioni in rete. Con una nuova anomalia: per raggiungere il quorum sono durate la bellezza di quattro giorni, e sono iniziate il 21 novembre, mentre l’assemblea costituente si è aperta solo il 23 novembre pomeriggio. Ora mi chiedo: in quale assemblea di condominio prima si inizia a votare e solo dopo si apre la discussione?

Prima e durante la votazione sono state mandate numerose email e sms agli iscritti. Tutti questi immensi sforzi mediatici per l’assemblea costituente, che sono costati, bene ricordarlo, centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici, hanno portato dopo tre giorni al raggiungimento del quorum al quesito per “l’eliminazione del garante” con 54.452 votanti, di cui però solo 34.438 hanno risposto affermativamente (il 63%).

Riepiloghiamo: da circa 160.000 iscritti ne sono stati eliminati circa 70.000. Dei rimanenti 90.000, ben 35.000 hanno rigettato tutte le avances a votare in quattro giorni. Dei restanti 54.000, solo 34.000 hanno votato per eliminare il garante, e sono decisamente meno di quelli necessari per raggiungere il quorum. Per dire, persino la fiducia al governo Draghi passò con numeri più alti, ben 44.167 voti.

Insomma, Conte non dimezza solo i voti a ogni elezione da qui a tre anni, ma anche gli iscritti. Mi auguro che chiunque possa capire che cacciare 70.000 iscritti per vincere a tutti i costi potrà anche essere previsto dallo statuto, ma è un disastro politico e comunicativo. Per non parlare di che cosa sta succedendo nei gruppi parlamentari M5s dopo l’abolizione di fatto della regola dei due mandati: ora che è chiaro che nella prossima elezione i posti di dimezzeranno (se va bene) e gli aspiranti candidati si sono almeno raddoppiati, chiunque cercherà di scalzare il vicino pur di essere un centimetro più vicino al Capo e conquistare un millesimo in più di visibilità. La regola dei due mandati fu ideata da Gian Roberto Casaleggio soprattutto per tutelare il gruppo e farlo lavorare per i cittadini, piuttosto che lottare per difendere la propria poltrona personale.

Il clima del “tutti contro tutti” è ben esemplificato dall’intervista di un ex senatore M5s che ha già fatto due mandati: “I parlamentari devono iniziare a tremare. Noi pronti a tornare.” I parlamentari attuali tremano anche per un altro aspetto: essendo il simbolo di proprietà di Beppe Grillo, lui è assolutamente intenzionato a riprenderselo piuttosto che lasciarlo a persone che si sono dimostrate per lo più poltronare, peggiori di quelle dei vecchi partiti, e di custodirlo per le generazioni future – a tutela di chi per quel simbolo ha donato il suo tempo.

Beppe Grillo, in rispettoso silenzio per tutta l’assemblea, ha fatto l’unica cosa giusta: ha usato i suoi poteri di garante per far ripetere i voti sullo statuto, che saranno confermati solo se si supererà di nuovo il quorum. Poteri definiti “feudali” da Giuseppe Conte che però sono previsti dallo statuto scritto proprio da Giuseppe Conte.

Tra l’altro, comunque sarebbero stati necessari altri voti, sempre a maggioranza assoluta, per il cambio effettivo dello statuto e Beppe Grillo potrebbe chiedere la ripetizione di ciascuno di questi. Infatti, quello votato in questa assemblea può essere equiparato a un “sondaggio” con i desiderata degli iscritti, piuttosto che a un voto con effettiva efficacia.

Conoscendolo, penso sia ovvio che Beppe non si fermerà e userà tutte le prerogative a sua disposizione. E fa benissimo. Il MoVimento 5 Stelle è evaporato, ma il vapore si può trasformare in un uragano.

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M5s, credo che anche gli elettori siano delusi dal cambiamento di Grillo. Si deve guardare avanti

di Giovanni M

Come volevasi dimostrare, la Costituente dei 5stelle ha già fatto da spartiacque. Appena aperte le “saracinesche” del voto sui quesiti posti, il presidente, a poche ore di distanza, annunciava il raggiungimento del quorum (50%+1) degli aventi diritto.

Prima che i risultati venissero cristallizzati, del Garante neanche l’ombra: solo una piccola bagarre di suoi sostenitori all’inizio della kermesse e un post sullo stato di Whatsapp in cui citava frasi che richiamavano la data della fondazione del Movimento “prima edizione”, il 4 ottobre.

Il suo destino era ormai tracciato da tempo: colui che suggellò l’entrata dei 5S nel governo Draghi (con i due “grillini” Cingolani e lo stesso “super Mario”), ha raccolto ciò che da tempo gli iscritti – soprattutto per la parte progressista, ovvero la maggioranza – aspettavano da tempo: la volontà di mandarlo a casa. D’altronde anche lui, persona sempre illuminata, ha sempre saputo che il suo elettorato è esigente e che, prima o poi, tutte le incoerenze di questi ultimi tre anni, dai continui cannoneggiamenti al Presidente alle dichiarazioni che lasciavano attoniti i propri elettori, le avrebbe incassate alla prima tornata utile.

Penso che anche gli stessi elettori siano dispiaciuti, o meglio delusi, dal cambiamento così radicale e inspiegabile di Grillo. Ora però si deve guardare avanti.

Non c’era bisogno neanche di fare la conta dei voti: bastava fare un’analisi fotografica di chi ha lasciato il segno e chi no, oltre ad analizzare il sentiment di rivoluzione che c’era durante la manifestazione. Le più sentite standing ovation, oltre ai vari interventi dell’ex Presidente del Consiglio, si sono verificate durante due apparizioni: quella dell’ex magistrato Roberto Scarpinato e – secondo me quella più sentita di tutte – all’entrata di Alessandra Todde.

Questi due esponenti sono un plastico esempio di quello che sarà il Movimento 5 stelle che, pur non perdendo i suoi valori nativi, avrà bisogno di candidati come loro: Todde rappresenta la prossima territorialità di cui hanno bisogno; Scarpinato, invece, la giustizia e la lotta all’impunità (valore cardine su cui si fonda il M5S).

Oltre all’assenza del garante, non era presente anche un altro esponente storico: Virginia Raggi. L’ex sindaca di Roma non ha potuto presenziare per problemi personali (come si apprende dall’AdnKronos).

In tutto questo clima di effettiva gioia, c’è stato anche l’intervento di Chiara Appendino che, a mio avviso, rispetto a qualche giorno fa e alle sue dichiarazioni sulle faide Garante vs Presidente, ha nettamente porto l’altra guancia un po’ più verso il vincitore annunciato.

Nella galassia di questo nuovo cambiamento hanno orbitato in queste ore anche esponenti di peso come Roberto Fico e Stefano Patuanelli, che credo si siano finalmente liberati del peso di un’inutile faida che dal 2021 si portavano sulle spalle.

Ora bisogna capire se queste catene spezzate dal voto plebiscitario degli iscritti su questioni dogmatiche come il superamento del doppio mandato e le alleanze abbiano liberato la luce di un nuovo corso oppure l’affossamento finale. C’è solo la delusione che, davanti a quello che sta avvenendo all’interno, uno dei fondatori che ha portato l’innovazione sia stato il primo a mettersi contro.

“Quando scopriranno il centro dell’universo, un sacco di gente sarà dispiaciuta nello scoprire che non sono loro”.

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lunedì 25 novembre 2024

Toninelli contro Conte: “Un’infamia umana scandalosa il siluramento di Grillo, neanche Salvini è arrivato a tanto con Bossi”

“Hanno esultato per la cancellazione del fondatore della forza politica di cui loro fanno parte e senza il quale nessuno, a partire da Conte, avrebbe mai messo piede all’interno del Parlamento. È una cosa mai vista. Neanche Salvini è arrivato a tanto nei confronti di Umberto Bossi, nonostante le dovute ed enormi differenze. È la prima volta nella storia politica repubblicana che un neoeletto presidente a capo di una forza politica caccia, utilizzando lo stratagemma degli iscritti, il fondatore garante”. È un fiume in piena Danilo Toninelli che, nella trasmissione Controinformazione, su Radio Cusano Campus, non nasconde la sua rabbia per l’esito finale dell’assemblea costituente del M5s, che ha sancito l’eliminazione del ruolo di garante del Movimento fino a ieri ricoperto da Beppe Grillo.

L’ex ministro dei 5 Stelle ribadisce che si è trattato di un disegno sapientemente ordito il quasi dimezzamento del numero degli iscritti (“I risultati di ieri sono stati condizionati da scelte manipolate, quindi attenzione a dire che ha vinto Conte”) e aggiunge: “Ragazzi miei, ma Beppe non ha perso la battaglia, non ha perso la guerra, ha perso semplicemente un round. Tutti dicono che Conte ha vinto. Che cosa avrà vinto Conte non lo sa nessuno, perché si tratta, anche formalmente, del partito di Conte che immagino abbia una prospettiva del 3% al massimo. Ma Grillo certamente impugnerà il risultato e chiederà la rivotazione. È scontato e doveroso”.

Toninelli rincara: “Loro sono convinti di calpestare il cadavere del leone ma non hanno capito che il leone è stato certamente ferito in modo infamante, ma ha molte, molte altre zampate da dare. C’è anche un’altra cosa simpatica, che non deve rendere tristi coloro che hanno creduto nel sogno della politica come missione – continua – il proprietario del simbolo è Beppe Grillo. Punto. Quindi, certamente Beppe farà un’azione legale, verrà sospeso tutto e Conte sarà costretto a rinominare il suo partito-costolina del Pd per soddisfare gli appetiti di una decina di soggetti che vogliono più mandati. E quindi potrà seppellire in maniera dignitosa una storia gloriosa che invece è stata infangata dall’infamia umana”.

Circa il quorum necessario per una nuova votazione, Toninelli si appella accoratamente ai militanti e simpatizzanti del M5s contrari al nuovo corso contiano: “Invito tutti gli iscritti al Movimento indignati da questo scempio e da questa infamia scandalosa a non disiscriversi, perché quando verrà rifatta la votazione la loro iscrizione farà quorum”.

E torna su coloro che hanno esultato per l’esito del voto e che lui definisce ‘perdenti’: “Gli uomini e le donne piccoli esultano quando capita qualcosa di negativo agli uomini e alle donne grandi, perché innanzitutto temono che i grandi facciano ombra, che i grandi crescano, comandino, gestiscano, gioiscano di più degli esseri piccoli. Non capiscono che questa roba qua significa la loro fine, che gli esseri grandi non hanno bisogno di un partito, di una società per sentirsi tali o per fare cose grandi, gli esseri piccoli invece sì. E questo – continua – significa che attorno a loro si ridurranno sempre di più lo spazio politico e il consenso. Gianroberto Casaleggio tanti anni fa ci disse che ci sarebbero stati dei traditori. E quindi mise determinate regole. I traditori sono effettivamente arrivati: alcuni sono andati via spontaneamente, altri li abbiamo cacciati a calci nel culo. E ora sono arrivati i traditori che hanno modificato le regole imposte da due grandi visionari generosi e francescani”.

Toninelli poi attacca nuovamente Conte: “Farà il suo partitino di sinistra progressita, tutto diritti e concetti tipici del legalese. Ma di che stiamo parlando? Non arriverà al 5%, diventerà il classico partitino cespuglietto del Pd, come dice Prodi, l’amico di Conte”.

Il dissidente grillino quindi fa la sua profezia: “Non esiste più il M5s, quindi nascerà il partito di Conte e Beppe si riprenderà simbolo, così finalmente ci sarà un vuoto politico straordinario dal quale potrà rinascere qualcosa. Beppe ora ha 5 giorni per chiedere che si faccia la rivotazione. Conoscendo Conte, che è un grandissimo azzeccagarbugli, con i suoi notai cercherà di evitare la rivotazione, ma la rivotazione sarà assolutamente fatta, quantomeno per ridare dignità a Beppe Grillo, che ha fatto tanti errori politici, ma che è stato straordinario nell’umanità, nella francescanità e nella generosità”.

E conclude: “Beppe non ha mai chiesto un incarico politico. E chi sottolinea il contratto da 300mila Euro si dovrebbe solo vergognare, perché tutti gli altri sono lì a lottare per il terzo mandato, per farsi eleggere ministro, per farsi nominare in una partecipata, a botta di milioni di Euro. Questo signore invece – chiosa – ha subito centinaia di cause civili, penali, amministrative di ogni tipo e non ha mai chiesto un incarico in Parlamento o nei ministeri. Quindi va ridata dignità a Beppe, alla sua generosità, alla storia del M5s che deve essere archiviata. E lo sarà”.

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La comunità del M5s ha espresso un indirizzo chiaro e di sinistra: così si apre alla condivisione

di Enza Plotino

Molto molto interessante l’esperimento di democrazia diretta al tempo delle comunità digitali, che ha coinvolto gli iscritti del M5S nei giorni scorsi. Il 40% di una comunità di 90mila iscritti ha espresso la propria idea su argomenti abbastanza spinosi, ma che danno un indirizzo chiaro, di sinistra (mi dispiace per chi tra i 5S non vuole essere schiacciato su questo concetto) a tutto l’impianto programmatico.

Una bella dimostrazione di comunità digitale che decide e orienta tutto il movimento verso un sistema maturo di organizzazione partitica più moderna, ma con i classici punti programmatici di una sinistra inclusiva, moralmente ed eticamente irreprensibile, pacifista, ambientalista e contro qualsiasi discriminazione per razza e genere. Soprattutto libera di esprimersi con la parola, ma anche con i fatti (la rivolta sociale di Landini, così come gli imbrattamenti di protesta dei giovani di Ultima Generazione, ci sta tutta), a dimostrazione che il Governo è andato a destra ma una parte dei cittadini e delle cittadine rimangono ancorati ai sani principi di una comunità matura, responsabile e consapevole.

Questa assemblea dei 5S fa il paio con l’affermazione del Pd di Schlein nelle ultime elezioni regionali e apre prospettive di dialogo e di condivisione a sinistra. Poi, che i 5S lo chiamino progressismo e la sinistra la chiami sinistra, non fa differenza. L’obiettivo è portare avanti e far riemergere tutte quelle istanze comuni che ci salveranno dai rigurgiti nazionalisti, guerrafondai, negazionisti della destra reazionaria e autoritaria che ci governa.

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L’assemblea del M5S silura il garante Beppe Grillo. Fico: “Non ho condiviso il boato della platea. Gli iscritti hanno chiesto partecipazione”

Nova, l’assemblea costituente degli attivisti del Movimento 5 Stelle ha accolto con un boato, al Palazzo dei Congressi, l’esito sulla votazione sul ruolo del garante. Il ruolo di Beppe Grillo è stato abolito con il 63,24%. “Non condivido il boato” afferma a caldo Roberto Fico, ex presidente della Camera dei Deputati e militante storico dei 5 Stelle. Fico analizza la totalità dei voti. “Gli iscritti non hanno votato contro una persona ma hanno chiesto più partecipazione e condivisione e maggiore responsabilizzazione nella scelta degli iscritti per tutti i ruoli – e conclude – le cose cambiano però Beppe Grillo è il fondatore del Movimento 5 Stelle insieme a Gianroberto Casaleggio e per me, Beppe se è con noi è con noi”.

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M5S, Conte contestato al grido di “Trasparenza, onestà”. Lui dal palco: “Dibattito aperto a tutti, dissenso fisiologico”

In apertura di ‘Nova’ al palazzo del Congressi a Roma, appena dopo che il presidente pentastellato Giuseppe Conte, una quindicina di ragazzi, sono entrati in sala al grido di ‘onestà’ e ‘trasparenza’. Mentre la platea di militanti ed iscritti 5 Stelle critica aspramente “l’irruzione” dei contestatori, Conte dal palco ammette: “lo avevamo previsto”. I manifestanti hanno urlato “non abbiamo bisogno di un leader, il Movimento 5 Stelle siamo noi” ed hanno criticato le modalità di partecipazione all’assemblea ed anche i lavori preparatori della stessa. Contestato anche Rocco Casalino.

“Sapevamo che sarebbero arrivati, lo avevano annunciato su Facebook. Non ci siamo scomposti”. Così dal Movimento 5 stelle commentano l’irruzione dei contestatori all’Assemblea costituente della creatura pentastellata in corso di svolgimento al Palazzo dei Congressi, a Roma. “Questo – sottolineano ancora da Campo Marzio – è uno spazio di confronto, dispiace perché queste modalità sono agli antipodi del M5s”.

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domenica 24 novembre 2024

M5s, Alessandra Maiorino attacca Meloni: “Quando una premier donna dice di chiamarsi ‘il presidente’, quello è patriarcato”

“Quando per la prima volta questo paese ha una presidente del Consiglio donna, che ti leva ‘Opzione donna’, ti toglie la riduzione dell’Iva sui prodotti per l’infanzia e sui prodotti per l’igiene femminile e la prima cosa che fa al momento dell’insediamento è dichiarare che lei è ‘il presidente’, quello è patriarcato“. È uno dei passaggi dell’intervento della senatrice del M5s Alessandra Maiorino nella seconda e ultima giornata di Nova, l’assemblea costituente dei 5 Stelle al Palazzo dei Congressi a Roma.

La parlamentare elenca tutti gli esempi di patriarcato che ancora affliggono il nostro paese, premettendo: “Dall’inizio dell’anno sono 263 gli omicidi avvenuti in Italia. Di questi, 96 sono gli omicidi di donne, di cui 82 sono quelli avvenuti nel cosiddetto ambito familiare, cioè per mano di qualcuno che aveva le chiavi di casa. In pratica noi donne, se non ci ammazzassero mariti, ex mariti, partner, amanti, aspiranti, amanti, non moriremmo mai di morte violenta.Ma i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg”.

E spiega: “Quando sei una professionista e il tuo collega uomo viene pagato più di te, quello è patriarcato. Quando sei una madre e sei una vittima di violenza, ma in nome di un astruso concetto di bigenitorialità ti viene tolto il figlio perché possa godere anche della compagnia del padre abusatore e violento, quello è patriarcato – continua – Quando c’è una legge voluta dallo Stato e difesa dal popolo, che dice che l’ultima parola sul tuo corpo e sulla tua gravidanza spetta a te, ma poi vai nel servizio pubblico e trovi il 90% di medici obiettori di coscienza e le associazioni antiabortiste pagate con i tuoi soldi per molestarti, quello è patriarcato”.

Maiorino, infine, menziona il discusso videomessaggio del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara in occasione dell’inaugurazione della Fondazione Cecchettin: “Quando di fronte alle storie, alle testimonianze, ai dati, al dolore di un padre che si affida alle istituzioni per ricordare la figlia ammazzata da un ragazzo bianco, educato e di buona famiglia, trovi il ministro che dice che è colpa dei migranti e che in Italia il patriarcato non esiste più, allora tu sai che il patriarcato esiste ma è ferito. E questo oggi è il momento di combatterlo con ancora più forza e determinazione di ieri, tutte unite anche con i tanti uomini di buona volontà”.

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Assemblea costituente M5S, a Roma la seconda giornata dell’evento finale: atteso il discorso di Conte. Segui la diretta

Quella di oggi, domenica 24 novembre è la seconda e decisiva giornata dell’evento conclusivo dell’assemblea costituente del M5s. Anche nella giornata odierna si alterneranno sul palco personalità di spicco della politica, del giornalismo e non solo. Si inizia alle 10 con un fitto programma di interventi e si finisce alle 15.30 con il discorso conclusivo di Giuseppe Conte dopo lo scrutinio che fornirà il verdetto sul futuro del movimento.

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sabato 23 novembre 2024

M5S, Conte: “Noi siamo progressisti, significa applicare la Costituzione”. E sul doppio mandato: “Si esprimerà la comunità”

“Se una forza politica dice che non vuole dialogare con nessuno evidentemente è un tipo molto singolare. La linea che porto avanti è una forte identità, non abbandonare battaglie e valori, chi non si confronta è debole. Il nostro pensiero politico ha orizzonti chiari di obiettivi. Il consenso può salire o scendere, l’importante è non perdere l’anima e l’identità. Noi posiamo fare cambiare, l’obiettivo è cambiare la società non alimentare un consenso inutile. Noi siamo progressisti. Significa non rassegnarsi allo status quo alle diseguaglianze, privilegi e immunità. Progressista significa applicare la costituzione. Fondamentale. Non possiamo far credere che uno vale uno. Io credo che l’onesta sia la premessa fondamentale. Poi servono competenze e capacità.. Sulla regola del doppio mandato la comunità si esprimerà”. Lo ha dichiarato il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte dal palco di “Nova” la kermesse organizzata al Palazzo dei Congressi all’Eur.

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Toninelli: “Il M5s è già finito comunque vada la costituente, meglio morire gloriosamente che vivere nell’agonia”. E attacca Conte e Taverna

Il M5s è già finito comunque vada l’assemblea costituente. Dopo Nova il Movimento non esisterà più ed è molto meglio così, perché lascerà un vuoto, creerà dolore e diventerà storia, un qualcosa da ricordare, un passato da studiare. È molto meglio morire gloriosamente e dignitosamente che vivere indegnamente e nella sofferenza per i tradimenti. Oggi non si può più andare avanti così, Giuseppe Conte è una brava persona ma non ha mai avuto le caratteristiche del M5s. Si faccia il suo partito con 15 mandati, con la possibilità di nominare chi vuole, di andare in tv, di essere amico di Bettini, del Pd, di D’Alema e di Prodi“. È “il bacio della morte” di Danilo Toninelli, ex ministro dei Trasporti e tra i più critici dissidenti del M5s. L’ex parlamentare pentastellato ha una sua rubrica quotidiana su Radio Cusano Campus, “Controinformazione”, dove costantemente, come nelle sue dirette social, non fa mistero delle sue posizioni antitetiche alla nuova dirigenza del M5s e naturalmente a Conte.

“Questa assemblea costituente – accusa Toninelli – è il festival di Conte e la convention del suo movimento progressista, che non serve a niente ai fini del cambiamento del M5s e dell’Italia, serve solo ad attirare un po’ di attenzione su Conte. Gli iscritti del M5s ad agosto erano 170mila e quasi metà sono stati falcidiati perché più sono gli iscritti, maggiore è la difficoltà di raggiungere il quorum. Chi ha architettato questo percorso ha tanta tanta tanta paura. Io non odio Conte e la Taverna, sono loro che mi odiano insieme ai loro tifosi e mandanti“.

Toninelli dichiara poi di aver votato per il mantenimento dei due mandati, ma di essersi astenuto sui quesiti relativi allo statuto perché votabili solo in blocco. E accusa Conte, Paola Taverna e la nuova dirigenza di parlare solo attraverso i giornali, proprio come tutti i politici di professione un tempo invisi al Movimento: “Io invece faccio tante dirette dove metto la faccia e dialogo con la gente che mi manda a fanculo. Io però cerco di circostanziare le mie opinioni. Loro invece rilasciano interviste solo sui giornali cartacei, dimostrando una grande debolezza, una grande involuzione e una grandissima paura di non raggiungere il quorum all’assemblea costituente”.
E rincara: “Ma ragazzi, dopo le sconfitte elettorali, avete pure perso la vostra iniziativa di impossessarvi del M5s. Andatevene a casa. È una dirigenza che ha fallito su tutti i fronti, cosa altro deve accadere? Mai nella storia della politica italiana si è vista una situazione del genere. Quando si perde da tutti i punti di vista, se ne deve prendere atto e fare un passo indietro”.

Toninelli aggiunge che Grillo e Conte sono paragonabili rispettivamente a Di Battista e a Di Maio: due personalità contrapposte che però, nel condividere valori e obiettivi comuni, riuscivano a convivere nel M5s. E punta il dito contro il leader del M5s: “Conte ha cambiato l’idea sui contratti di governo, ha voluto mettere il partito all’interno di un’appartenenza di centro-sinistra, non gli piace la democrazia diretta e quindi è nato lo scontro con Grillo. E quando Beppe ha chiesto a Conte delle delucidazioni, lui tecnicamente l’ha mandato a fare in culo, non ha mai risposto alle domande circostanziate di Grillo ed è normale che la rottura sia stata definitiva”.
E conclude: “Il M5s deve ripartire da zero, noi vecchi militanti non serviamo più a niente se non a dare una mano, siamo ormai tornati alle nostre vecchie vite. Il M5s non va riorganizzato, non si può pensare a rimettere insieme qualche cosa perché sarebbe una copia di un passato che non c’è più, abbiamo già dato quello che potevamo dare. Il Movimento non può più andare avanti così: meglio una sofferenza limitata che si può trasformare in speranza piuttosto che un’agonia costante e continua che ti porta a votare il meno peggio”.

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Conte apre la Costituente M5s. Contestatori in platea con la maglia di Grillo. Lui: “Movimento è aperto al dissenso, siamo forza politica sana”

“Quando la stragrande maggioranza degli italiani non va a votare, il Movimento 5 stelle non può rimanere indifferente. Da qui è nato il nostro processo costituente“. Il presidente del M5s Giuseppe Conte ha aperto così Nova, la kermesse del Movimento in corso al Palazzo dei Congressi di Roma. Una due giorni che rappresenta l’evento finale della Costituente del Movimento: “Un momento di grandissima partecipazione”, lo ha definito Conte. Tanti i parlamentari M5s presenti all’evento, tra i quali i capigruppo al Senato e alla Camera Stefano Patuanelli e Francesco Silvestri.

La contestazione – All’apertura anche un momento di contestazione: un gruppo di circa venti persone ha interrotto l’intervento iniziale di Conte. In coro hanno urlato “dimissioni” e “siete come il Pd”. Indossavano una maglia con i volti di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. “Avevamo previsto le contestazioni, noi siamo aperti anche al dissenso perché questa è una forza politica sana“, ha replicato Conte. “Se ci sono 90 mila persone che discutono ci possono essere anche persone che la pensano diversamente”, ha aggiunto ricordando che “per un movimento che è nato sulla partecipazione democratica invitare a non votare o mettersi contro un processo di confronto è la contraddizione più forte che ci può essere. Noi la accettiamo perché siamo aperti, ma contraddice il principio fondamentale del M5s”. “Casaleggio per primo ha individuato le potenzialità della democrazia diretta su piattaforma digitale. Ma oggi stiamo andando oltre. Ciascuno di noi può decidere sul futuro del M5s, abbiamo rovesciato la piramide, è la base che è in alto, che sta decidendo”, ha concluso.

Il voto online – Conte ha dato così il via a una serie di dibattiti accompagneranno il voto online. Gli iscritti del Movimento 5 Stelle avranno tempo fino a domenica alle 15 per esprimersi sulle decine di quesiti destinati, in ogni caso, a tracciare la rotta del Movimento da qui ai prossimi anni. Sul tavolo ci sono i nodi principali da sciogliere, dalla regola dei due mandati al ruolo del garante (carica ricoperta da Beppe Grillo) fino all’ipotesi di modifica di nome e simbolo. Ma anche la collocazione politica e le alleanze (sì o no?). Domande che incideranno anche sulla leadership di Giuseppe Conte, che ha condizionato la propria permanenza ai vertici del Movimento alla conferma di un orientamento progressista e favorevole alle alleanze con altre forze politiche.

Ospite il premio Nobel Stiglitz – La prima giornata di Nova, il gran finale dell’Assemblea costituente del Movimento 5 stelle, prevede in via con un dibattito su “salute diritto universale”, a cui hanno partecipato tra gli altri il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, e Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato. È stata poi la volta del primo ospite internazionale: Veronica Gentili ha moderato l’intervista di Pasquale Tridico (europarlamentare M5s ed ex presidente dell’Inps) a Joseph Stiglitz, economista e premio Nobel per l’Economia nel 2011. Si è parlato della vittoria di Donald Trump (“un demagogo che mostra le caratteristiche peggiori di un leader”, ha detto Stiglitz) ma anche della necessità di un movimento progressista in Italia ed Europa: “Serve puntare sulla coesione sociale, su politiche che promuovano maggiore uguaglianza tra i cittadini ed equità tra le generazioni. Ed è essenziale – ha aggiunto il premio Nobel rispondendo a una domanda di Tridico – combattere contro il cambiamento climatico e investire sui nostri figli. Questi sono elementi centrali di un movimento progressista”.

Il programma di Nova – A seguire un panel sulla scuola “aperta a tutti” con Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, e Salvatore Giuliano, dirigente scolastico e coordinatore del comitato istruzione, università, cultura e informazione. Poi la tavola rotonda sulla “giustizia climatica, economica e sociale”, mentre alle 17 ci sarà l’intervento di Luigi Zingales, economista e professore dell’Università di Chicago. L’economia sarà ancora protagonista nel panel dedicato anche al lavoro e “per un’esistenza libera e dignitosa”. Poi sul palco arriva Enrico Mentana e a intervistarlo sarà ancora una volta la collega Gentili. “Trasparenza, legalità e lotta alle mafie”, sarà l’incontro moderato dalla giornalista Elvira Terranova, al quale prenderanno parte, tra gli altri, Federico Cafiero De Raho e Roberto Scarpinato. Gentili sarà la moderatrice anche dell’ultimo momento di confronto della giornata tra il direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez, Daniela Preziosi e Agnese Pini. Il tema è “L’Italia al confronto”. Poi i saluti di Conte e si riprende domenica mattina.

Gli appuntamenti di domenica – La seconda giornata di Nova inizia con l’incontro “Una e indivisibile“, al quale parteciperanno costituzionalisti del calibro di Michele Ainis, Roberta Calvano e Massimo Villone, ma ci saranno anche Roberto Fico, Alfonso Colucci e Alessandra Maiorino. Dopo sarà la volta di Tomaso Montanari, intervistato da Giulio Gambino. Il direttore di Tpi modererà, a seguire, il panel sulla libertà d’informazione in cui spiccano il nome di Flavia Carlini, autrice, divulgatrice e attivista politica, e Giulia Innocenzi, giornalista d’inchiesta e regista. Poi un’altra intervista, stavolta di Jeffrey Sachs, economista e saggista, a seguire Nico Piro, scrittore e inviato speciale per la Rai, si occuperà della “strada verso la pace“. Sarà poi la volta del colloquio con Sahra Wagenknecht, leader del partito Bsw nel Bundestag in Germania, a cui seguirà il panel sull’economia e l’impresa etica e l’intervista ad Alessandra Todde, la governatrice della Sardegna. L’ultimo dibattito prima della chiusura del voto e dello scrutinio, previsti per le 15, farà il punto sui 15 anni del Movimento 5 stelle a cui parteciperanno il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e Marcello Veneziani. A concludere tutto ancora una volta, però, ci penserà il presidente Giuseppe Conte che presenterà il risultati del voto online.

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Casaleggio contro Conte e costituente del M5s: “Eclissi finale di un sogno. Grillo? Pilastro escluso, io sarei potuto essere ministro”. Su La7

“Questa iniziativa è sostanzialmente figlia di un fallimento elettorale dopo l’altro, sta certificando la scomparsa e l’eclissi finale di quel sogno“. Così, in una intervista di quasi 40 minuti rilasciata a Omnibus (La7), Davide Casaleggio boccia definitivamente Nova, l’assemblea costituente del M5s che oggi vede la sua resa dei conti con l’atto finale.

Diverse le staffilate del figlio del cofondatore del M5s, Gianroberto Casaleggio, a Giuseppe Conte e al Movimento: “Vedo che oggi hanno pubblicato finalmente il numero degli iscritti, o almeno quanti dovrebbero essere, perché nessuno ha modo di certificarlo, ma sono sostanzialmente dimezzati rispetto a quando sono uscito. Questa gestione dall’alto non funziona e ovviamente è in declino. Si decide dall’alto con chi ci si allea alle regionali – continua – chi deve partecipare, qual è il candidato regionale, e poi si perde. Alla fine, è chiaro che è una finta partecipazione, come è anche una finta partecipazione il fatto che i quesiti per gli iscritti siano stati definiti con 300 anonimi scelti da Conte. E non si sa cosa si siano detti né chi siano. Stiamo parlando del nulla dal punto di vista democratico“.
E rincara: “Non si sa quale sia il notaio che deve certificare queste cose. Nell’ultimo anno almeno, io non ho visto certificazioni notarili pubbliche dei voti. Il numero degli iscritti è uscito ieri, nonostante ad agosto il garante del Movimento (Beppe Grillo, ndr) avesse chiesto quanti fossero. Non c’è un collegio di garanzia su questa votazione che non sia assunto direttamente da Conte”.

Al conduttore Andrea Pennacchioli, che gli chiede se oggi si paleserà Grillo durante l’evento e se lo sente, Casaleggio risponde vagamente: “Questo non lo so, preferisco tenere le mie conversazioni private tali. Ogni tanto ci sentiamo ma su altri temi. Io penso che la situazione attuale sia un po’ triste perché oggi c’è un pensiero verso il futuro di un’organizzazione politica che sostanzialmente sta escludendo alcuni dei suoi pilastri fondamentali dalla conversazione stessa. Grillo – prosegue – ha partecipato a questa conversazione chiedendo ad esempio, in qualità di garante, qual era il numero degli iscritti e quali erano i modi in cui sarebbero stati scelti i quesiti. Ma non ha avuto risposta. Questo processo così opaco alla fine genererà un risultato che a mio avviso non darà una spinta alle prossime regionali o alle prossime comunali”.

“Ma lei ha ancora ambizioni politiche?”, chiede Pennacchioli.
“Io ho sempre pensato alla politica in modo diverso da molti – risponde Casaleggio – tant’è che ho sempre avuto molte opportunità di essere parlamentare, consigliere a vari livelli e probabilmente mi sarebbe stato facile anche diventare ministro nel meccanismo generale del Movimento. E infatti ho avuto offerte anche in questo senso. Ma ho sempre deciso di non accettare queste offerte, perché a mio avviso il modo migliore di fare politica o comunque di promuovere la partecipazione è costruire sistemi che permettano alle persone effettivamente di cambiare lo status quo”.

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Il Movimento cinque stelle sceglie il suo futuro: a Roma l’evento conclusivo dell’assemblea costituente. Segui la diretta

In diretta dal Palazzo dei Congressi di Roma nel fine settimana va in scena Nova, l’evento finale dell’Assemblea costituente del Movimento cinque stelle. Si inizia alle 15 di sabato 23 novembre con il saluto di Giuseppe Conte, a seguire i lavori della prima giornata prevedono panel su salute, scuola, ambiente, lavoro e legalità. Sul palco si alterneranno esperti, parlamentari e giornalisti che tratteranno i vari argomenti. In conclusione della prima giornata un messaggio di Giuseppe Conte.

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venerdì 22 novembre 2024

“Questa Costituente è un regolamento di conti: come giovani iscritti 5stelle, non voteremo”

di Figli delle Stelle

Figli delle Stelle nasce come un laboratorio di idee e di proposte creato da un gruppo di giovani iscritti al MoVimento 5 Stelle con la volontà di rilanciarne l’azione politica. Crediamo che il ruolo di indirizzo degli iscritti in questi ultimi anni sia stato disatteso, determinando una crisi identitaria del M5S. Il verticismo, il malfunzionamento e l’assenza di coinvolgimento riscontrati all’interno della giovanile del M5S ci ha spinti ad avviare un’iniziativa autonoma e partecipativa.

Il M5S è nato e cresciuto secondo alcuni principi che ne hanno garantito credibilità e forza: anzitutto, il posizionamento non allineato e trasversale rispetto a “destra”, “sinistra” e “centro”, concentrandosi su beni comuni, economia e welfare, invecchiamento della popolazione, democrazia diretta, legalità e certezza del diritto, inclusione, innovazione, sviluppo sostenibile e attenzione al mondo delle imprese. Proprio per sostenere questi principi, con spirito costruttivo e con l’intento di portare proposte politiche innovative, ci siamo organizzati per far ascoltare la nostra voce nella Costituente. Ci siamo resi conti di aver preso parte a un processo che presenta delle storture sulle quali riteniamo sia doveroso riflettere.

Uno dei punti dirimenti sui quali abbiamo avuto forti perplessità è stata la clusterizzazione delle proposte dei 300 fortunati che hanno vinto alla lotteria per la partecipazione: l’operazione ha accorpato troppi temi operando secondo una logica di pacchetto “prendere o lasciare”.

Proprio questa logica ci fa nutrire sospetti circa la volontà di indirizzare l’esito finale. Ci aspettavamo che le proposte fossero suddivise in maggiori categorie, al fine di concentrare il dibattito su specifiche questioni che vengano effettivamente percepite come centrali e prioritarie per rilanciare l’azione politica del M5S. Siamo preoccupati dalla volontà di parricidio nei confronti del nostro garante. Non solo le obiezioni di Beppe Grillo, figura incaricata di vigilare sui valori fondativi, sono state ignorate ma, addirittura, si è arrivati a ipotizzare una sua rimozione.

Tutto questo è inaccettabile, così come è inaccettabile la mancata trasparenza sulla gestione verticistica del processo che ha portato alla formulazione dei quesiti, l’assenza di comunicazione chiara, la mancata chiarezza sul numero degli iscritti e gli interventi degli esperti come quello del costituzionalista Ainis, il quale ha argomentato quali fossero secondo lui i problemi legati alle nostre regole fondative, senza però elencarne i pregi che hanno consentito al nostro MoVimento di diventare la prima forza politica nel Paese. È evidente che i risultati a cui si è giunti rappresentano un chiaro regolamento di conti interno, senza alcuna proposta credibile per il rilancio del Movimento sia a livello nazionale che sui territori.

Non possiamo, dunque, votare alcunché all’Assemblea del 21-24 novembre. Il coraggio delle nostre posizioni, in difesa di valori che riteniamo essenziali per il M5S come forza innovatrice della politica, ci dà la credibilità di contestare le votazioni previste questa settimana. Ancora una volta, assistiamo a richieste di ratificare i desiderata di pochi, presentando opzioni che non rispecchiano la voce della base e non consentono la libera espressione di tutti. Il non voto è la miglior forma di voto possibile in questa tornata.

Non accettiamo che sistemi così indirizzati e influenzati dall’esterno possano ledere il diritto di tutti di avere nel panorama politico italiano quella speranza nata nel 2009. Tale speranza è stata alimentata dalla forza di volontà di chi si è messo in gioco per dire ‘basta’ a corruzione, clientelismo, a una visione vetusta e distorta della politica intesa come professione e mezzo per il raggiungimento dei propri fini personali. Chi vuole discostarsi dalla missione originaria del MoVimento, il quale ha raggiunto straordinari risultati quando è stato onorato nei suoi principi fondanti, sia onesto con se stesso e con i cittadini e prenda altre strade.

Il MoVimento continui ad esistere e ad insistere, liberandosi di tutti quelli che ne hanno mutato la forma in questi anni, condannandolo all’irrilevanza politica. Noi riteniamo che nessun principio originario sia superato, anzi andrebbero resi più forti a tutela dei cittadini.
Non è innovazione alterare la regola dei due mandati e la trasversalità del nostro MoVimento nascondendosi dietro la “maschera” dell’Assemblea Costituente.

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