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martedì 31 dicembre 2024

Lutto nel M5s, è morto il senatore Francesco Castiello: “Lascia un vuoto”. Ex giudice del Tar, 4 lauree, era il più anziano a Palazzo Madama

La grande capacità di dialogo, l’attenzione massima sulle questioni della criminalità organizzata, l’attenzione ai territori che l’aveva portato a conquistare il seggio in Parlamento per due volte e non certo per nomina dall’alto di qualche leader o corrente ma attraverso un collegio uninominale. E’ morto stanotte all’ospedale Pertini di Roma il senatore del Movimento 5 Stelle Francesco Castiello. Era il componente di Palazzo Madama più anziano (ad esclusione dei senatori a vita), dopo che nel 2023 era scomparso Silvio Berlusconi. Castiello, nato e residente a Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, aveva 82 anni: dopo una vita di studi e tribunali (era avvocato cassazionista, era stato giudice amministrativo e aveva 4 lauree in giurisprudenza, scienze politiche, sociologia e filosofia), nel 2018 aveva scelto il M5s per entrare in politica. E quando, nel 2022, i consensi per il Movimento si erano significativamente ridotti lui era riuscito comunque a tenersi il seggio attraverso la battaglia nel collegio Campania 11-Battipaglia.

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha espresso “sincero e profondo dolore” per la morte di Castiello e ha inviato “sentite condoglianze” ai familiari e al M5s. “E’ una giornata molto triste – commenta l’ex ministro Sergio Costa, ora vicepresidente della Camera -. Il senatore Francesco Castiello è venuto a mancare ed è una perdita per tutte e tutti. Oltre a essere un caro amico, è stato un cittadino appassionato del suo Cilento, uomo di grande cultura e spessore, sempre pronto a trovare una soluzione, a dialogare, a cucire anche laddove la politica mostrava il suo lato più divisivo. Ci mancherà molto”. “Un amico e una figura di riferimento per la nostra comunità e per tutto il Movimento 5 Stelle – affermano la coordinatrice provinciale del M5s di Salerno, Virginia Villani, e il coordinatore regionale M5s della Campania, Salvatore Micillo – La sua dipartita lascia un vuoto incolmabile, è una perdita insostituibile. Esprimiamo la nostra vicinanza alla sua famiglia in questo momento di immenso dolore, porgendo le nostre più sentite condoglianze”.

Dopo la laurea in giurisprudenza, Castiello aveva lavorato in Banca d’Italia per 17 anni (fino al 1983). Poi si era dedicato alla carriera di magistrato in vari tribunali amministrativi regionali fino al pensionamento nel 1995. Aveva anche insegnato in università e istituti di formazione.

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giovedì 26 dicembre 2024

Grillo-Conte, da “Specialista dei penultimatum” a “Padre padrone”: storia di un amore mai nato. Il videoblob di uno scontro giunto al capolinea

Il 2023 si era chiuso con un abbraccio: a novembre il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, aveva partecipato all’evento dedicato all’intelligenza artificiale e ad accoglierlo c’era proprio lui, Giuseppe Conte. Un anno dopo tutto è completamente cambiato. Gli iscritti cancellano la figura del garante, il ruolo ricoperto da Grillo. Il comico chiede un nuovo voto (come previsto dallo statuto) e riceve il bis: la caduta del garante è confermata. Arriva così al capolinea uno scontro che nasce tempo fa e diventa esplicito ed evidente nel corso 2024. In mezzo tante pec, dichiarazioni e video che raccontano la storia di un amore, in realtà, mai nato.

La storia cambia il 9 febbraio del 2021 quando, terminata l’esperienza di Conte a Palazzo Chigi, in un video Beppe Grillo apre a Mario Draghi: “Mi aspettavo il banchiere di Dio è invece è un grillino“, disse il fondatore M5s. Pochi mesi dopo arrivano le prime frecciatine in pubblico: “Conte, che è un gentleman, è uno dei più grandi specialisti di penultimatum che abbia mai visto”, disse Beppe Grillo intervenendo in collegamento video a una conferenza stampa in Senato del Movimento contestando la marcia indietro dell’ex premier sulle partecipazioni televisive di esponenti del M5s per protesta contro le nomine Rai.

Da lì parte un crescendo di polemiche e scontri, culminati con l’Assemblea costituente del Movimento voluta da Conte e volta a modificare le principali regole dello statuto: dal posizionamento politico, al limite dei due mandati, fino al ruolo del garante. Un processo mai accettato da Grillo, che subito dopo il voto – sfrutta il vecchio statuto – e chiede una nuova consultazione. Poi riappare in video a bordo di un carro funebre, pronto a seppellire il Movimento da lui fondato. Invita gli iscritti a non votare, ad “andare a funghi”, e incalza: “Siete diventati un partito di gente che non riconosco più”.

A dicembre il secondo voto conferma l’esito. Fine dello scontro? L’ormai ex garante rimane in silenzio. Ma nell’ultimo video Grillo ha invitato Conte e i suoi a “farsi il loro simbolo” e “andare avanti”, ma soprattutto ha evocato prospettive future di scissione: “Questo Movimento avrà un altro decorso, meraviglioso, che ci siate voi o no”. La replica di Conte è netta: “Chi ci intralcerà pagherà le spese legali”.

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domenica 22 dicembre 2024

Contaminazione nell’ex centrale di Casaccia, M5s: “Ministeri chiariscano sui ritardi nella comunicazione e su conflitto di interessi”

Dalla tempistica con cui Sogin ha notificato la contaminazione di un operaio, avvenuta il 21 novembre 2024 al Centro di ricerca (ex centrale nucleare) di Casaccia, alla periferia nord di Roma, fino al ruolo del capo della segreteria tecnica del ministero dell’Ambiente “dipendente di Sogin, ma in comando al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica”. C’è anche questo nell’interrogazione a risposta in Commissione, appena depositata dal deputato del Movimento 5 Stelle, Enrico Cappelletti e firmata anche dal vicepresidente della Camera Sergio Costa e le parlamentari Emma Pavanelli e Ilaria Fontana. I quattro deputati chiedono ai ministri dell’Ambiente e delle Imprese e del Made in Italy, spiegazioni e aggiornamenti su quanto avvenuto nel Centro di ricerca dove, come comunicato dall’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) la contaminazione interna subita dal lavoratore è risultata principalmente dovuta ad “americio”, elemento metallico radioattivo e non a plutonio. I deputati contestano a Sogin, la società incaricata di smantellare gli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, di aver notificato l’accaduto “solamente il 25 novembre – si legge nell’interrogazione – quattro giorni dopo mentre la notizia dell’incidente è stata diffusa il 29 novembre 2024, otto giorni dopo”. Ma i deputati chiedono a Pichetto Fratin di intervenire anche su un altro fronte: “Un conflitto di interessi determinato dalla nomina al vertice della segreteria tecnica del Mase, di Francesca Salvemini, dipendente di Sogin in comando presso il dicastero”.

La comunicazione della contaminazione da parte di Sogin – L’ex centrale è stata realizzata negli anni sessanta per le attività di ricerca sulle tecnologie per produrre elementi di combustibile nucleare. Alla chiusura del programma nucleare, però, le attività sono terminate e dal 2003 il sito è gestito da Sogin, anche perché ha bisogno di costanti interventi di messa in sicurezza. Lì sono rimasti solo alcuni grammi di plutonio, mentre la maggior parte è stata trasferito da tempo negli Stati Uniti. Il 21 novembre 2024 i sistemi di sicurezza hanno rilevato un’anomalia nell’impianto ‘Plutonio’ gestito dalla Sogin. “L’evento è stato notificato dalla Sogin solamente il 25 novembre 2024” si legge nel testo. In base a quanto disposto dal decreto legislativo 101 del 31 luglio, però, il datore di lavoro “è tenuto a comunicare tempestivamente e, comunque non oltre i tre giorni – scrivono i deputati – all’Isin, Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, all’ispettorato territoriale del lavoro e agli organi del Sistema sanitario nazionale, competenti per territorio, il verificarsi di incidenti nonché esposizioni che abbiamo comportato il superamento dei valori limite”.

Il M5s segnala il conflitto di interessi – Ma nell’interrogazione, i deputati chiedono anche “quali iniziative di competenza il ministro Pichetto intenda assumere per rimuovere tempestivamente il conflitto di interessi determinato dalla nomina di Francesca Salvemini al vertice della segreteria tecnica”. Funzionaria di Sogin per circa un decennio, Salvemini è stata responsabile Supporto normativo e reportistica e rapporti con i ministeri di Sogin dal novembre 2010 al 15 gennaio 2023. E dal 16 gennaio 2023, dal curriculum vitae risulta in “regime di distacco temporaneo a tempo pieno presso gli Uffici di diretta collaborazione del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica”. Da quasi due anni è capo della segreteria tecnica del Mase. “La Sogin è vigilata dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica” scrivono i deputati, sottolineando che Francesca Salvemini è proprio a capo della segreteria tecnica “che svolge attività di supporto anche in materia nucleare, sia nella fase delle problematiche da affrontare che in quella di elaborazione delle decisioni di competenza del Ministro”. E non potrebbe essere diversamente, dato che l’articolo 24 del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 128 del 29 luglio 2021 stabilisce che la “segreteria tecnica svolge attività di supporto tecnico al ministro per l’elaborazione e il monitoraggio delle politiche ambientali ed energetiche, operando in raccordo con i dipartimenti e le direzioni generali e gli altri Uffici di diretta collaborazione, sia nella fase di rilevazione delle problematiche da affrontare che in quella di elaborazione delle decisioni di competenza del ministro”.

Le informazioni sulla contaminazione – La notizia della contaminazione dell’operaio è stata diffusa il 29 novembre dai media: data all’ora di pranzo da Ageei, l’Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture, è stata confermata dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare. Nel pomeriggio la Nucleco, la società del gruppo Sogin che si occupa delle bonifiche radioattive, aveva riferito all’agenzia di essere “vicina all’operaio colpito” e che, comunque, non avrebbe superato il limite di esposizione annuo fissato in 20 millisievert. Nel corso della seconda ispezione, avvenuta il 3 dicembre, come ricostruisce l’interrogazione “sono stati acquisiti ulteriori elementi e ascoltati il lavoratore contaminato, alcuni operatori della squadra presenti il 21 novembre e la direzione dell’impianto” e, in base alla ricostruzione di quanto accaduto “la contaminazione interna, verificata con l’analisi degli escreti e delle urine, sarebbe da attribuire a una anomalia verificatasi in fase di rimozione della maschera interofacciale, al termine delle operazioni in fase di svestizione”. Ma anche in questo caso il Movimento 5 Stelle chiede a Pichetto Fratin di conoscere “gli elementi e i dati acquisiti e verificati in contraddittorio dagli ispettori dell’Isin” ma anche “quali tipi di controlli e di verifiche l’Isin abbia effettuato” e, in particolare, se per l’elaborazione delle conclusioni abbia acquisito e verificato anche la provenienza dei materiali e degli strumenti sui quali si basano le informazioni fornite.

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venerdì 20 dicembre 2024

Donno (M5s) lancia banconote in Aula e sbotta: “Usatele per comprarvi le maschere dietro cui nascondere la vostra vergogna”

“Già che ci siete, prendete anche queste e usatele per comprarvi le maschere dietro cui nascondere la vostra vergogna“. Il deputato del M5s, Leonardo Donno, è sbottato alla Camera durante la discussione della legge di Bilancio, lanciando alcune banconote in direzione dei banchi del governo. Poco prima aveva mostrato due banconote da 500 euro, spiegando che “milioni di italiani vivono con questo stipendio”. Donno ha criticato duramente la manovra, con toni accorati, finché alla fine ha perso la pazienza. Il presidente di turno, Giorgio Mulè, ha censurato la parte finale delle sue parole e il lancio delle banconote.

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giovedì 19 dicembre 2024

Presunto narcos fuggito, M5s contro Nordio: “L’avviso di arresto è una vergogna, Meloni lo cancelli”. Conte: “Fanno scappare i criminali”

Giorgia Meloni la smetta di usare parole vuote e ipocrite sulla sicurezza e la lotta al crimine, presenti subito un decreto legge per cancellare questa vergogna per il nostro Paese e per i cittadini onesti”. Il Movimento 5 stelle chiede alla premier l’abrogazione urgente dell’avviso di arresto” introdotto dalla riforma Nordio, dopo gli articoli del Fatto che hanno raccontato due vicende emblematiche: nelle Marche un presunto trafficante di eroina, convocato per l’interrogatorio preventivo, è fuggito dall’Italia per sottrarsi alla custodia cautelare in carcere, mentre in Lombardia un gruppo di imprenditori, ricevuto l’avviso, hanno tentato di imbastire una versione di comodo per scaricare su una “testa di legno” la responsabilità dei reati fiscali di cui erano accusati (e sono stati scoperti solo grazie alle intercettazioni). Storie che si aggiungono a quella – raccontata anch’essa dal nostro giornale – del testimone minacciato per aver denunciato una rete di spaccio dagli indagati, rimasti a piede libero in attesa dell’interrogatorio.
“L’avviso di arresto e l’interrogatorio preventivo previsti dalla legge Nordio sono una assurda follia, l’avevamo previsto ampiamente, lo abbiamo denunciato in un question time che ha ricevuto la solita risposta saccente e impreparata del ministro Nordio ed ecco che i fatti di cronaca ce ne stanno dando la triste conferma“, denunciano i parlamentari pentastellati nelle Commissioni Giustizia, Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato. “Questa norma”, aggiungono, “è la definitiva umiliazione dei diritti delle vittime dei reati, espone le stesse vittime, chi testimonia e chi denuncia a ritorsioni e minacce, e ovviamente è un portone spalancato per chi vuole darsi alla fuga”.
Sulla vicenda del presunto trafficante dastosi alla macchia interviene anche il leader pentastellato Giuseppe Conte. “Questa è una delle storie che arrivano dall’Italia dopo il capolavoro della riforma Nordio, che in molti casi prevede l’avviso per l’interrogatorio prima dell’arresto e permette di farla franca: qualcuno scappa prima dell’arresto, altri minacciano i testimoni, in alcuni casi ci sono tentativi di inquinare le prove per mandare all’aria anni di indagini. “Io voglio combattere la mafia!” ha urlato una spiritata Meloni qualche giorno fa, ad Atreju. Poi nella realtà spacciatori e criminali li fanno scappare, aumentando l’insicurezza dei cittadini perbene. Ma smettetela di prendere in giro i cittadini onesti!”, incalza.

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mercoledì 18 dicembre 2024

“Io serva delle banche?”, bagarre in Senato tra Meloni e il M5s: La Russa costretto a intervenire – Video

Scintille al Senato quando la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha replicato alla senatrice del M5s, Dolores Bevilacqua, citando il costo del Superbonus e poi rigettando le accuse sull’atteggiamento verso le banche. E’ nato un battibecco che ha coinvolto il resto delle opposizioni per cui più volte è intervenuto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, per riportare ordine e richiamando due volte il pentastellato Ettore Licheri e altri che contestavano anche il tono di voce della premier. Rivolgendosi a Bevilacqua, Meloni ha citato i 30 miliardi che corrispondono “all’intero ammontare della nostra legge di Bilancio, tutto quello che abbiamo potuto mettere su sanità, salari e lavoro”, ha detto, messi a confronto con i 38 miliardi che sono “i soldi che costerà il Superbonus per il solo 2025”. Quindi ha aggiunto: “Non ci venite a spiegare dove avremmo potuto mettere i soldi che voi avete bruciato per far ristrutturare le seconde case a gente che se lo poteva permettere”. A quel punto si è alzata la tensione e la premier si è fermata più volte, tra le voci incalzanti dei parlamentari e gli interventi di La Russa.
Infine sulle banche ha chiarito: “Penso che non si possa accusare di essere servo della lobby delle banche chi ha chiesto 3,6 miliardi per coprire la legge di bilancio, parte del cuneo fiscale”, sottolineando che “i provvedimenti del vostro governo non li ho votati io, stavo all’opposizione”. E ha concluso: “Ricordo, in particolare quando governava il M5s, di aver contestato il modo in cui era stato disegnato un provvedimento, potenza di fuoco di 400 miliardi di euro, messi a disposizione delle banche per concedere prestiti, senza impedire che le banche utilizzassero la garanzia dello Stato per rinegoziare prestiti che avevano giù fornito. Questo penso sia regalare soldi alle banche e sono contenta di guidare un governo che su questo ha corretto la rotta”.

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lunedì 16 dicembre 2024

Ai cinquestelle serve un’idea forte? L’unica possibile ora è opporsi alle spese militari

di Stefano Parenti

Qualche giorno fa, il direttore Peter Gomez si interrogava su quali idee forti il M5S potesse ancora promuovere e portare avanti per iniziare ad attrarre nella propria sfera gli indecisi. Personalmente credo che Giuseppe Conte ed altri esponenti del Movimento abbiano un’idea potenzialmente forte, ma non ancora espressa chiaramente. In questo momento, a mio modesto parere, l’unica idea da perorare dovrebbe essere quella di promuovere una politica di pace, di fronte all’esigenza prioritaria – ed aggiungerei esistenziale – di uscire dalla tragica e folle spirale del fanatismo bellicista europeo e dalla conseguente, sempre più pericolosa e ottusa, deriva verso un’escalation militare. Questo scenario rappresenterebbe solo un immane dramna che, a quanto pare, è ancora inimmaginabile ai più.

Riuscire a declinare un progetto politico che prenda le mosse dall’articolo 11 della nostra Costituzione, per rispondere alla necessità di costruire una posizione ed un percorso di pace alternativo a quello di continuare a soffiare sul fuoco, dovrebbe essere considerata la vera priorità, al fine di offrire un contributo per ridare spazio alla mediazione politica con la Russia.

Sì, certo, le infinite liste di attesa negli ospedali, un’istruzione pubblica allo sfascio, l’inflazione galoppante, la sicurezza, il futuro professionale dei nostri figli, lo stato sociale e tanto altro ancora, sono problemi che ci toccano spesso nel quotidiano e a cui la politica dovrebbe dare delle soluzioni strategiche nell’interesse generale. Ma oggi mi sento di dire che se non si affronta innanzitutto la priorità di trovare una soluzione politica ad una guerra che, giorno dopo giorno, ci può inghiottire nel suo abisso di morte e distruzione, tutto il resto diventa purtroppo relativo.

Veramente c’è qualcuno anche in Europa che pensa di fare la guerra alla Russia? Purtroppo, dalle ultime dichiarazioni di esponenti di primo piano di paesi europei, la risposta è sì; per questo urgono posizioni politiche senza se e senza ma, che facciano di tutto per respingere questa prospettiva tragica e coltivino altre posizioni. Ci sono esempi credo virtuosi su come sviluppare e dar adito ad un’idea forte in questo senso; per esempio, Sahra Wagenknecht che dice senza paura “noi siamo la sinistra che non vuole la guerra”.

La vita certamente va avanti e continuiamo a confrontarci nel nostro quotidiano con i problemi sopracitati, ma in questo momento, ogni altro dibattito di fronte ad un sistema di pochi nichilisti che sta provando a trascinarci in ogni modo in una terza e probabilmente ultima guerra mondiale risulta quasi surreale. Il M5S dovrebbe fare di tutto quotidianamente per aprire gli occhi a quanta più gente possibile su quello che realmente sta accadendo a due passi dall’Italia e sui rischi sempre maggiori cui siamo esposti. Inoltre, oltre alla ferma opposizione alle risoluzioni dell’Europa ad un sempre maggiore sostegno militare alla Ucraina, potrebbe provare ad opporsi in tutti i modi consentiti dal nostro ordinamento all’aumento delle spese militari.

Tra le varie iniziative annoverei, certamente, anche quella di incalzare di più il Pd sulle sue responsabilità per cercare di fargli cambiare direzione riguardo alla Guerra in Ucraina ed in Medio Oriente.

Provo adesso ad immaginare solo alcuni degli effetti positivi per il nostro Paese, probabilmente quasi immediati, che deriverebbero da un cessate il fuoco in Ucraina e da un accordo di pace nel mutuo interesse con la Russia:

– Riscoperta di un orizzonte di pace;
– Diminuzione del costo del gas per le imprese e le famiglie;
– Calo dell’inflazione.
– Ripresa dell’export verso la Russia.
– Riduzione delle spese militari ed investimento del relativo risparmio nel sistema sanitario, pensionistico, istruzione, etc.

Non è forse una politica di pace un’idea forte che può essere tradotta in un programma politico? Tutto il resto dovrebbe venire dopo o, meglio, essere una conseguenza positiva di una tale e prioritaria azione politica.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

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giovedì 12 dicembre 2024

M5s contro Nordio sull’ergastolo ostativo: “Con la vostra legge rendete vantaggiosa l’omertà”. Il ministro risponde così

“Le faccio tre nomi, Raffaele Galatolo, Giovanni Formoso, Paolo Alfano. Questi sono i risultati della vostra legge, le porte del carcere che si spalancano innanzi a boss irriducibili che non hanno mai collaborato e mai lo faranno perché avete reso più vantaggiosa l’omertà. Non è vero che avete messo in sicurezza l’ergastolo ostativo”. È l’attacco lanciato durante il question time dai deputati del Movimento 5 stelle. Immediata la risposta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha ricordato che “abbiamo esordito, un paio d’anni fa, proprio tenendo fermissima la barra dritta al timone per quanto riguardava il caso Cospito sull’ergastolo ostativo. Abbiamo dimostrato sul campo di ritenere il carcere duro e l’ergastolo ostativo misure intangibili nella lotta contro la mafia”. Rivolgendosi alla deputata Valentina d’Orso che ha posto l’interrogazione, Nordio ha sottolineato: “Con il decreto 162 del 2022 abbiamo regolamentato in modo più incisivo e stringente gli strumenti di lotta alla criminalità a disposizione della magistratura, definendo, a differenza del passato, i confini della concessione dei benefici penitenziari per chi è in regime di carcere duro. In particolare – ha aggiunto – è stato definito un più rigoroso regime probatorio ed è stata introdotta una nuova disciplina procedimentale per la concessione dei benefici. Inoltre, è stata trasformata da assoluta in relativa la presunzione di pericolosità, che impedisce la concessione dei benefici e delle misure alternative a favore di tutti i condannati, anche all’ergastolo, per i reati cosiddetti ostativi, che non hanno collaborato con la giustizia. Costoro adesso, in ossequio al dettato della Corte costituzionale, sono ammessi a chiedere i benefici, ma solo in presenza di nuove, stringenti e concomitanti condizioni diversificate, a seconda dei reati che vengono in rilievo”.

Anche il pentastellato Federico Cafiero de Raho ha poi preso la parola, evidenziando la risposta poco soddisfacente. “Non ha considerato l’elemento fondamentale, cioè la legge che avete adottato che non rispetta i parametri necessari perché il mafioso prima di uscire sia effettivamente controllato come soggetto non più mafioso”, ha detto De Raho rivolgendosi a Nordio. Andava “inserito l’elemento più significativo” ossia “il compiuto ravvedimento”, che è scriminante e in grado di contrastare le mafie. “Non avete voluto seguire un’indicazione che è indispensabile, avevamo la legge più forte e ora via via il nostro sistema di contrasto si sta indebolendo. Siamo totalmente insoddisfatti”, ha concluso.

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mercoledì 11 dicembre 2024

Conte: “Campo progressista? M5s disponibile al dialogo, il problema non è arrivare a Chigi ma cosa fai dal giorno dopo per cambiare l’Italia”

“Per noi non è importante solo formulare una proposta di governo, ma la qualità di questa proposta, la solidità, credibilità e ovviamente che ci siano forze progressiste affidabili”. Così Giuseppe Conte a margine della presentazione a Roma del libro di Alessandro Volpi “I padroni del mondo”. “Quindi abbiamo il tempo per costruire un’alternativa seria a queste destre che si stanno dimostrando incapaci, ma il problema non è arrivare a Chigi ma cosa fai il giorno successivo per cambiare l’Italia”, ha proseguito. Conte ha poi risposto a una domanda di chi gli evidenziava che Left è un partito più a sinistra dei progressisti. “Al di là delle etichette è un partito composito”, ha sottolineato. Mentre sull’eventuale risposta della von der Leyen si è limitato a dire “diamole il tempo di leggere la lettera”.

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Botta e risposta tra Travaglio e Bersani. “Il Pd è un partito di establishment”. “Giudizio fuori luogo, ha una dimensione popolare”. Su La7

Vviace botta e risposta a Dimartedì (La7) tra Pier Luigi Bersani e Marco Travaglio sulla costruzione di un’alternativa strutturale di centrosinistra che includa M5s e Pd.
Bersani ricorda che tutte le volte in cui non c’è stato un accordo tra le forze politiche di opposizione, ha vinto la destra, dal 1919, con la mancata alleanza tra popolari e socialisti e con la conseguente vittoria del fascismo, fino al 2022.

Travaglio ribatte che la situazione attuale è diversa: “Il Pd ha appena votato la commissione più retriva in Europa insieme alla destre, con Fitto dentro, dopo che la Schlein aveva detto agli elettori che non sarebbero mai andati con la destra della Meloni in Europa. Hanno votato insieme anche sul ritorno del finanziamento pubblico dei partiti, abolito già da un referendum, sul ‘Salva-grattacieli’ (per salvare le costruzioni ritenute abusive dalla Procura di Milano e tutte quelle presenti sul territorio nazionale, ndr), sull’austerità in Europa col Patto di Stabilità che è roba di Gentiloni, sulla transizione militare degli eurobond per spendere 500 miliardi in nuove armi“.

E aggiunge: “È con questo Pd che dobbiamo fare i conti, non con l’idea platonica bellissima della sinistra. Se la sinistra avesse avuto qualche somiglianza con l’idea platonica, i 5 Stelle nel 2009 mica sarebbero nati. È da allora che c’è un pezzo di Italia che non si riconosce in quella che si definisce sinistra e che fa politiche retrive e reazionarie“.

“L’elenco di Travaglio lo conosco a memoria – commenta Bersani – ma non voglio replicare perché trovo che alcune cose siano inesatte. C’è una differenza tra autonomia e autonomismo in un’alleanza: l’autonomia va bene, l’autonomismo è guardare le differenze non per comporle, ma per brandirle come un martello. Travaglio, se noi andiamo avanti col brandire le differenze come un martello, quando andiamo sotto, facciamo la fine dei polli di Renzo (dei ‘Promessi Sposi’, ndr)”.
“Di Renzi“, replica ironicamente Travaglio.
“Anche – risponde Bersani – Le differenze ci sono. Se ci mettiamo lì a discuterne, si accorciano. Se invece nei prossimi mesi decidiamo di martellarci, facciamo quella fine lì”.

Il direttore del Fatto Quotidiano ribadisce: “Il Pd sta facendo di tutto per rendersi incompatibile con un’alleanza coi 5 Stelle. Magari potrebbero pure fare un accordo Schlein e Conte al vertice. Ma poi gli elettori non arrivano, perché almeno quelli dei 5 Stelle non vogliono governare a tutti i costi. Non hanno la sindrome del Pd che, se non sta al governo, si sente perduto, loro sono nati all’opposizione, è il Pd che non riesce a stare all’opposizione – continua – Lei ne sa qualcosa. Sono entrati nel governo Letta con Berlusconi sulla testa sua. Sono entrati nel governo Monti, facendole perdere le elezioni del 2013. Sono entrati nel governo Draghi regalando la vittoria alla Meloni. Adesso, se fanno i loro comodi, perché sono un partito di establishment, e poi pretendono di allearsi con un partito anti-establishment, gli elettori del M5s non vengono”.

“Ovviamente non la penso così – risponde l’ex segretario dem – Definire il Pd come un partito dell’establishment mi sembra veramente fuori luogo. Il Pd è un partito che ha una dimensione popolare. Che poi nella storia abbia avuto i suoi limiti e i suoi problemi, è noto. Io vedo in giro, soprattutto tra i giovani, un sacco di gente che non sa se votare M5s o Pd. E qui interviene l’importanza di un progetto comune“.
Bersani spiega: “Un conto è se una persona deve decidere se votare tra Pd o M5s, un altro conto è se quella stessa persona ha davanti un progetto di alternativa perché questi qui li voglio mandare a casa. La forza espansiva di un’idea così è grande, credetemi. E attira più di quello che si può pensare, soprattutto in una fascia di giovani”.

“Sì, ma cosa si scrive sul progetto?”, chiede Travaglio.
Ci scriviamo diritti, salario, sanità, democrazia, giustizia“, risponde Bersani.
Travaglio rilancia: “Ma se su 3 questioni fondamentali, cioè guerra, austerità, Europa, quegli elettori vedono che il Pd vota con la Meloni, come fai questo progetto per mandarla a casa?”.

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lunedì 9 dicembre 2024

Beppe Grillo, vaffatore vaffato

L’ultima mossa indecente di Beppe Grilloinviare a Elly Schlein una missiva diffamatoria su Giuseppe Conte – fornisce l’ennesima conferma riguardo alla natura del personaggio. Della serie colpi bassi e porcate (copy Walter Matthau in “Due sotto il divano”, 1980).

Facendo seguito alla pagliacciata del video sul carro funebre in cui inanella una serie di banalità ricicciate, dalla fiducia costruttiva alle norme anti trasformismo parlamentare, gabellandole da intuizioni straordinarie. Per cui bisognerebbe smetterla di definirlo un genio, specie da parte di chi ora se ne professa critico (e che in passato lucidava i suoi stivali agitando flabelli). E credo di poterlo dire in quanto sono tra i pochi che, pur dando largo credito al M5S, ha scritto peste e corna dei suoi presunti fondatori (ricevendo ondate di insulti proprio su questo blog da fanatici adoratori del duo) fin dalla nascita della loro creatura; dall’orripilante denominazione – Cinquestelle – più indicata per una balera romagnola.

Perché il ragionier Giuseppe Grillo in vita sua non ha mai inventato proprio niente. A parte riproporre il tradizionale mugugno genovese con voce lamentosa. E questo “niente” lo caratterizza fin dagli esordi, quando saccheggiava il repertorio dell’amico cabarettista Orlando Portento, cresciuto come lui nel quartiere popolare di San Fruttuoso. Poi, con i primi successi sotto la guida di Pippo Baudo, è tutto un rivolgersi a ghostwriter; tra cui spiccava l’attuale ormai malmostoso Michele Serra. E infine l’incontro decisivo con il perito informatico GianRoberto Casaleggio; un consulente di comunicazione politica che si era candidato una volta sola in una lista fiancheggiatrice di Forza Italia, incassando sei preferenze sei. L’illuminazione sulla via di Internet per chi sino a quel momento terminava i propri pistolotti distruggendo pc a bastonate.

Allora, sotto la guida ispirata del guru di provincia, Grillo potè atteggiarsi a profeta dell’online che schiuderà le porte della democrazia diretta autogestita. Mentre – nel frattempo – i signori del silicio si stavano impadronendo della rete per praticare l’esproprio digitale dei dati comportamentali dei visitatori, da trasformare in beni da rivendere sul mercato. Si chiama “capitalismo della sorveglianza”; ossia l’incombente minaccia per la democrazia in scivolata verso la post-democrazia e la democratura.

Ma agli apprendisti stregoni in fregola di trasformare lo show business in un movimento di massa poco importava. Le loro antenne hanno segnalato l’arrivo di uno tsunami che investirà l’intera area mediana della società occidentale, a seguito delle prime crisi sistemiche dell’ordine finanziarizzato banco-centrico. Quella che sarà l’ondata dei crolli partita da Wall Street nel 2007 e che quattro anni dopo vedrà sorgere i quartieri della protesta (movimento degli Indignati) in qualcosa come 950 città sulle due sponde dell’Atlantico. Un’insorgenza epocale su cui Grillo e Casaleggio mettono cappello l’8 settembre 2007 con il Vaffa Day bolognese. L’avvio della loro avventura come demiurghi di un movimento di AltraPolitica.

Con una profonda differenza rispetto ai soggetti che altrove hanno dato voce all’indignazione; da Podemos a Syriza a Occupy Wall Street: il loro palese orientamento destrorso, malamente camuffato nello slogan “né destra né sinistra”. Non a caso se suo fratello era segnalato vicino al Fuan (gli studenti del Msi), il giovane Beppe Grillo bazzicava gli ambienti più retrivi del Pli genovese.

Con questi precedenti non mi sono mai sorpreso se il soggetto politico partorito dalla strana coppia aveva marcati tratti iniziatici (con Grillo proprietario del marchio e Casaleggio a controllare la piattaforma Rousseau dove tutto veniva deciso). Per cui, quando trionfa nelle elezioni del marzo 2018, Grillo, ormai orfano di Casaleggio, si defila non sapendo che pesci prendere e passa l’incombenza a Conte.

Ora, scoprendosi marginalizzato, ha tentato di riprendersi il giocattolo coadiuvato dalla Corte dei Miracoli dei Toninelli e delle Raggi e i suoi tre amici al bar. O forse è solo una questione di soldi: i 300mila euro indebiti. L’ho già detto, anche all’Elevato di Sant’Ilario si confà il soprannome “avida dollars”: l’anagramma che il poeta surrealista André Breton escogitò per Salvador Dalì.

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Esplosione a Calenzano, M5s e Pd: “Ancora una tragedia, ancora morti sul lavoro. Governo riferisca”

Dopo l’esplosione avvenuta nella mattina di lunedì 9 dicembre che ha coinvolto la raffineria dell’Eni di Calenzano (Firenze), Pd e M5s hanno preso la parola alla Camera dei deputati per denunciare l’ennesima tragedia sul luogo di lavoro che ha provocato, in questo caso, due vittime. Per Andrea Quartini del Movimento 5 stelle “il dolore per chi ha perso la vita è fortissimo. Credo che sia importante che vengano a riferire in Aula la ministra Calderone e il ministro Pichetto Fratin“. Per il Partito democratico è intervenuto Marco Furfaro: “È l’ennesima strage, chiediamo al governo di accertare le responsabilità”.

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Il M5s di Grillo è stata una bomba. Ma poi lui l’ha voluta disinnescare e non so perché

di Giovanni M

Come previsto, dalla votazione degli iscritti di ieri, il risultato non è cambiato riguardo alla volontà della presenza del Garante rispetto a quanto era emerso dai voti di “Nova” di fine novembre.

Tu ,”Beppe Grillo”, luminare che ai tempi sei riuscito, assieme ai militanti della prima maniera, a decodificare quel disagio palpabile in un mare di voti che sarebbero arrivati negli anni successivi, ci avevi preso bene, il colpo riuscì alla perfezione. Una bomba di adrenalina che scoppiò in entusiasmo che riportò gli elettori a votare: altra missione compiuta.

Una bomba che però successivamente hai voluto disinnescare e non sappiamo perché: un paio di domande te le vorrei fare.

Perché entrare nel Governo Draghi, con l’avallo degli allora “Big”, quando sapevi già che l’entrarci sarebbe stato deleterio per il Movimento? Ipotizzo: era un momento delicato per te per le vicende giudiziarie di tuo figlio? O hai creduto davvero che i “migliori” potessero essere davvero “grillini”? Eppure sei andato avanti su questa linea, senza colpo ferire.

Perché chiedere all’allora ex Presidente del Consiglio di riesumare il movimento, dopo l’emorragia di consenso che l’entrata in quell’esecutivo ha portato, e continuare a cannoneggiarlo spernacchiandolo a destra e a manca?

Perché quelle telefonate che hanno formato l’asse Grillo-Draghi contro Conte? Perché quella telefonata a Elly Schlein in cui dicevi di prendersi l’attuale presidente “perché lavora per voi”?

Su una cosa però ti do ragione: il filmato dal carro funebre è stato magistrale. Non hai detto qualcosa di sbagliato: il movimento è morto. Morto perché ora non è più quello che avevi creato, è in trasformazione verso un orizzonte più progressista. Morto perché non è un simbolo che lo farà tornare ai vecchi tempi. D’altro canto se il movimento “rinasce”, in tutto questo, sei rinato anche tu.

Quello che decantava la democrazia dal basso, ma poi dettava la linea tanto da dover chiedere la prova del nove da parte degli stessi iscritti su un sistema di voto che si basa su valori che hai sempre abbracciato.
Quello che anni fa era in piazza contro “l’élitè” con cui poi, alla fine, ti sei coalizzato per cercare di affondare colui che tu hai voluto per guidare la tua creatura. Sì, proprio lui, quella persona che, a mio avviso, avete provato a far fuori in tanti, ma è ancora lì.

Oggi non ha vinto né perso nessuno perché per mero orgoglio si è assistito a questo teatrino davvero squallido che si poteva tranquillamente evitare (solo per vostra dignità). Al contrario, poteva essere un’occasione: si poteva creare una buona sinergia che avrebbe fatto ricredere molte persone in tema di politica, quel valore che hai sempre voluto portare davanti a tutti, ma la popolarità dell’ex premier non l’hai mai digerita. Un’occasione persa che, mentre che questi perché non trovano risposta, traccia la linea di un prima e un dopo.

C’è da dire che c’è qualcosa in questo scenario a cui deve tanto di cappello: quello di aver creato un sabotaggio trasformatosi in autosabotaggio. Una cosa del genere l’abbiamo vista fare solo a un personaggio a te molto caro tra scissioni e abbattimenti di governi. L’applauso al momento del verdetto alla fine di novembre non è stato edificante perché, seppur contrario alle tue idee attuali, bisogna ringraziarti di aver creato qualcosa di nuovo. Peccato, perché come un genitore tossico questo qualcosa di “nuovo” non l’hai voluto far crescere, con la volontà di volerlo vedere sempre piccolo e attaccato a chi l’ha creato. Ora che farai?

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

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Beppe Grillo saluta il Movimento 5 stelle citando la scena finale di “The Truman show”: alle 16 la diretta social di Conte

Un breve post e un’immagine iconica: Beppe Grillo commenta così poco prima di mezzanotte l’esito del voto online degli iscritti al Movimento 5 stelle. La seconda consultazione – voluta da lui stesso – che riconferma, con numeri perfino superiori, l’eliminazione del ruolo del garante. E Grillo lo fa citando la scena finale del film “The Truman show“. “Caso mai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte”, scrive il fondatore e ormai ex garante M5s postando un fotomontaggio che lo ritrae nei panni del protagonista del film (interpretato da Jim Carrey) quando esce di scena. È il momento in cui Truman, dopo aver scoperto che il mondo in cui vive è un’illusione e un copione predeterminato, è costretto a superare le sue paure e insicurezze per riuscire a scappare.

Come Truman nel film, questo è il saluto di Beppe Grillo al Movimento 5 stelle che lo ha tagliato fuori definitivamente. Tutto questo in attesa di conoscere le prossime mosse del fondatore: nel video che ha preceduto il voto – alla guida di un carro funebre – prevedendo la conferma della cancellazione della figura da lui ricoperta, Grillo invitava Conte e i suoi a “farsi il loro simbolo” e “andare avanti”, ma soprattutto evocava prospettive future di scissione: “Questo Movimento avrà un altro decorso, meraviglioso, che ci siate voi o no”.


Pochi minuti prima del post di Grillo, sempre sui social era arrivato il commento di Giuseppe Conte. Un post di esultanza del presidente del M5s, vero vincitore della costituente terminata con questa seconda consultazione. “Quorum ampiamente superato con una partecipazione addirittura più alta di due settimane fa”, scrive Conte postando l’immagine di un gremito corteo pentastellato. “Questa è l’onda dirompente di una comunità che non conosce limiti e ostacoli, in cui tutti contano davvero – aggiunge -. Ora si volta pagina. Il Movimento si rifonda sulle indicazioni arrivate con Nova dagli iscritti. Andiamo avanti con grande forza, con l’orgoglio di quel che abbiamo fatto, ma lo sguardo fisso nel futuro”. Leader del Movimento che annuncia anche un appuntamento alle 16 di oggi: una diretta social per dire “delle cose molto importanti”. Il primo passo ufficiale di quella che lo stesso Conte definisce la nuova pagina del Movimento 5 stelle.

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domenica 8 dicembre 2024

M5s, in corso il nuovo voto per modificare lo statuto (come richiesto da Grillo). Attesa per il raggiungimento del quorum

Mancano poche ore al risultato del voto bis sullo statuto M5s, ripetuto su volontà di Beppe Grillo, e che, salvo sorprese, dovrebbe confermare il superamento della figura del garante. Ovvero di Beppe Grillo. Gli iscritti del Movimento 5 stelle stanno votanto in questo momento, e hanno tempo fino alle 22, per confermare o ribaltare il risultato del 22-24 novembre. A chiedere di rifare tutto è stato proprio il fondatore del Movimento che ha aperto la guerra contro il leader e presidente Giuseppe Conte. Uno scontro ormai frontale e senza esclusione di colpi. Il primo dato e più atteso è quello del quorum: durante la prima votazione i risultati sono stati schiaccianti a favore della proposta di rifondazione del M5s da parte di Conte e Grillo, per farla saltare Grillo, può solo contare sul mancato quorum (devono votare il 50 per cento +1 degli iscritti perché la consultazione sia valida).

I risultati del primo voto – Il 24 novembre scorso gli iscritti del Movimento 5 stelle si erano già espressi in modo inequivocabile. La prima scelta è stata sull’eliminazione della figura del garante: a favore ha votato il 63,24%, contrari il 29,09%, mentre il 7,67% si è astenuto. Era passato anche il superamento del limite dei due mandati: hanno detto Sì il 72% dei votanti. Approvate inoltre, con più del 50% dei voti tutte le opzioni di revisione della regola da sempre considerata intoccabile per i 5 stelle, tra cui l’elevazione del limite a 3 mandati e la deroga alla candidatura come sindaco e presidente di Regione. Confermato anche l’orientamento progressista e il via libera alle alleanze con altre forze politiche (qui tutti i risultati della prima votazione).

La guerra aperta tra Grillo e Conte – La tensione tra i due leader c’è sempre stata, ma nelle ultime settimana è deflagata in una guerra aperta senza esclusione di colpi. Giuseppe Conte ha chiuso la sua Assemblea costituente del Movimento, annunciando il superamento di alcuni dei pilastri 5 stelle, e da lì sono partiti gli attacchi pubblici. L’atto ufficiale ha provocato le ire di Grillo che, seppur senza mai presentarsi a Roma, a distanza ha iniziato le ostilità. Il primo gesto è stato quello di rompere il silenzio: martedì, alle ore 11.03, ha pubblicato un video registrato dentro un carro funebre. “I valori del M5s sono scomparsi”, ha declamato il comico dall’auto. “Siete diventati un partito che non riconosco più”. E ha attaccato direttamente Conte definendolo “Mago di Oz” e accusandolo di “non farsi trovare”, “ignorare le sue proposte” e, di fatto, di essere un traditore. Nel messaggio Grillo ha lasciato intendere di “avere già perso” e ha invitato chi non la pensa come lui di “farsi il suo simbolo”. E ha invitato “ad andare a funghi”, invece di votare, lasciando intendere che per salvare la sua idea di Movimento sarebbe stata necessaria una diserzione di massa delle urne virtuali. Il secondo e ultimo gesto provocatorio del comico è stata poi la lettera, inviata a votazioni in corso, recapitata a Elly Schlein. “Lettera di referenza per candidare Conte nel Pd”, recitava il testo. Ovvero: una lunga missiva in cui Grillo si è preso gioco dell’ex premier e lo ha presentato come un politico “inaffidabile” e interessato “solo alle poltrone” e per questo perfetto per il Partito democratico. Difficile per Grillo pensare a un’offesa peggiore.

La risposta di Conte – Una situazione evidentemente irrecuperabile ed il risultato delle nuove votazioni servirà solo a certificare le distanze tra il fondatore del Movimento e l’ex presidente de Consiglio. Conte, dal canto suo, ha scelto di rispondere con un video dove ribadisce che, chi si è allontanato dalla sua comunità è Beppe Grillo “che ora ne rivendica un diritto di patronato”,ha attaccato da Accordi e Disaccordi sul Nove. L’accusa è quella di comportarsi come un “monarca assoluto” che si rifiuta di riconoscere “il percorso che stanno facendo queste persone, un percorso di persone adulte e mature che da anni su suo incitamento ed ispirazione stanno portando avanti delle battaglie e che con passione hanno vinto tante sfide. Ed oggi, ha detto ancora, “questo percorso viene disconosciuto dal garante stesso perchè questa comunità ha deciso “addirittura” di realizzare il principio fondativo del Movimento: la democrazia partecipativa”. Il leader M5s ripercorso le tappe che lo hanno portato in politica, sottolineando come sia stato proprio Grillo a “pregarlo” di scendere in campo: “Per due tre mesi”, ha ricordato, “ho preso del tempo perché ero consapevole dei nodi irrisolti, a partire da ruolo del Garante”. Ora però, “la base del Movimento ha scelto i quesiti, e purtroppo per lui di defenestrare questa figura“. E, ha chiuso Conte, la richiesta di Grillo di rivotare “è un estremo esercizio da sovrano assoluto” tanto che il consiglio al comico genovese è di provare a fare una “fondazione, perchè in quella è consentito essere antidemocratici e può decidere di mettere chi vuole”.

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sabato 7 dicembre 2024

I Giovani 5 stelle al voto sognano il rinnovamento: “Grillo si è escluso. Il futuro del Movimento lo costruiamo noi”

Mentre il Movimento 5 Stelle si trova a dover votare nuovamente i quesiti dopo la richiesta dal garante Beppe Grillo, i giovani guardano già al futuro e sognano una “fase 2”. Sono quelli che Beppe Grillo non conosce e a cui ha voluto dire che abbracciando la linea di Giuseppe Conte andranno a funghi: “andate per funghi. Io non mi offendo, non vi conosco neanche più”. Ai microfoni de ilfattoquotidiano.it, tre giovani iscritti e parte del network giovani hanno raccontato come stanno abbracciando pienamente il nuovo corso di cui fa parte pienamente il Network giovani. Il Network giovani, lanciato ufficialmente il 17 giugno 2023, nasce con l’idea di essere un laboratorio e un’officina politica, destinata in futuro a diventare una giovanile strutturata. Andrea Bonazzi, 24 anni e consigliere comunale di Rozzano, ex candidato sindaco, e attivisti nel Movimento dal 2016, racconta: “Il network nasce da un lavoro che tanti di noi hanno portato avanti informalmente per 6-7 anni, costruendo un senso di aggregazione. Quel primo importante riconoscimento è arrivato grazie al presidente Conte.”

Ad oggi, il Network Giovani si differenzia da altre organizzazioni giovanili perché non ha ancora una struttura gerarchica ben definita. “Esistono solo dei referenti territoriali, ma non abbiamo una gerarchia ufficiale,” spiega Bonazzi. Attualmente, il network è aperto ai giovani fino ai 36 anni ed è diventato uno spazio dove si intrecciano diverse istanze generazionali. Questo progetto è cresciuto “grazie a una forte espansione che rappresenta un contro-trend rispetto al calo d’interesse per la politica tra i giovani- nota il consigliere-Sempre più under 30 si stanno avvicinando al Movimento, trovandosi in sintonia con la visione “2050” proposta da Conte, che pone maggiore attenzione a temi come l’ambiente, le politiche sociali e l’innovazione tecnologica”.

Bonazzi pensa che “ La lotta che Grillo sta facendo contro questa comunità non porta a niente di buono e utile. Il movimento ha raggiunto una fase in cui la sua classe politica deve essere sia aperta, ma anche coltivare quella esistenze. Basti pensare che chi fa il consigliere comunale, come me, ci rimette solo soldi ma lo fa per amore della propria città. Sui mandati, i limiti verranno stabiliti quanti saranno ma è giusto aumentarli, però reputo che bisogna partire dall’esperienza comunale per arrivare a quella nazionale”.

Ada Bastone, 28enne calabrese, è entrata nel movimento nel 2021 ed è attualmente referente giovane del gruppo territoriale di Rende in provincia di Cosenza, ci racconta come il Movimento 5 stelle e il network le abbiano dato la possibilità di fare politica ” Il network rappresenta un’opportunità unica per i giovani per i territori che rimangono ai margini della società, per chi decide di non andarsene dal sud e per chi vuole ridare al proprio territorio anche a distanza“. Proprio questa opportunità rischia di essere distrutta dall’attuale garante: ” La scelta di Grillo, per quanto ne ha tutto il diritto, è svilente. Una scelta poi accompagnata da un invito di non voto, che porta a minare il cuore della nostra comunità, quello della partecipazione diretta”. Bastone sottolinea ” Il dissenso fa parte della nostra storia, ma la richiesta di non votare di Grillo e dei figli delle stelle va contro i principi fondativi del Movimento. Noi siamo nati per andare contro quella politica che stava appresso a giochi di potere e inutili battibecchi. Sentire dire da questi figli delle stelle che rappresentano il movimento dell’albore mi sembra insensato, loro stessi stanno tradendo i nostri ideali invitando a non votare. Sono loro che vanno a funghi“.

Proprio la scelta del fondatore è quello che infuoca di più gli animi degli iscritti. Jacopo Gasparetti, 28enne portavoce della Presidente della regione Sardegna, Alessandra Todde, e iscritto dal 2022 dopo la caduta del governo Draghi: ” Per me il movimento è quello progressista incarnato da Conte e Todde. Siamo in una fase diversa del 2013, abbiamo raggiunto una maturità politica e questa si deve riflettere nella nostra forma “.

Per il 28enne il network è uno strumento fondamentale per le istanze giovanili e per la lotta generazionale che i giovani si trovano a combattere ogni singolo giorno “Il ruolo di noi giovani è stare nelle diverse contraddizioni (dal diritto allo studio all’abitare , fino all’università e la scuola, difendendo le occupazioni studentesche con il linguaggio generazionale) e questo si può fare solo tramite un contenitore che attiri i giovani“. Gasparetti ci anticipa che il gruppo ha strappato la promessa ai dirigenti del movimento che dopo l’assemblea costituente ci sia un momento di confronto con la finalità di diventare una vera e propria giovanili. Questo processo però per il 28enne non si può ottenere se “qualcuno c’è lo impedisce“, riferendosi al Garante, ” Grillo ha accompagnato tutto il processo costituente attaccando una comunità pronta a maturare. Attaccando la Presidente Todde che è la prima presidente di regione a quota m5s e incarna la strada che noi dobbiamo prendere”.

Gasparetti commenta senza mezzi termini il video di Grillo: “L’ho trovato squallido. Nel momento in cui il Movimento 5 Stelle si batte per la pace, contro lo sterminio a Gaza e per fermare il conflitto tra Ucraina e Russia, è di pessimo gusto riferirsi alla morte in quei termini. Questo video dimostra una cosa: Grillo è solo un comico e oggi può fare solo quello. È evidente che si è ormai scollato dalla comunità del Movimento”. Il 28enne critica anche l’atteggiamento storico del garante verso le giovanili: “Grillo non ha mai capito nulla dei giovani. Era contrario all’idea di una giovanile, ma io penso l’esatto opposto. Un organo giovanile è essenziale: rappresenta una comunità dove i coetanei possono confrontarsi, sentirsi vicini alla politica e costruire il proprio impegno. Senza questo spazio, la politica rischia di sembrare distante e irraggiungibile. I giovani devono organizzarsi, dimostrare il proprio valore e rivendicare il presente, perché appartiene anche a loro. Non possiamo aspettare il permesso di qualcuno per esercitare il nostro ruolo politico”.

A proposito dell’invito al non voto lanciato da Grillo e dell’associazione “Figli delle Stelle”, aggiunge: “L’invito al non voto è un cortocircuito che rischia di paralizzare la nostra comunità. Quanto ai Figli delle Stelle, sono un piccolo gruppo di giovani che ha fatto poca politica e non è rappresentativo. Quando abbiamo cercato un confronto, non hanno voluto parlare. Li abbiamo incontrati per la prima volta all’Eur, ma si rifanno a principi superati. Dopo l’esperienza di governo e tutto il percorso fatto, dire di non essere né di destra né di sinistra significa solo voler tornare indietro. Per me, questo atteggiamento è inaccettabile”. Sul posizionamento politico del Movimento, Gasparetti sottolinea: “Io mi sento nella sinistra, ma la definizione di ‘progressisti indipendenti’ ci rappresenta meglio. Ci dà quella radicalità che la semplice etichetta di sinistra non offre. Abbiamo posizioni chiare, ci discostiamo quando necessario, e siamo maturi politicamente. A chi ci dà per ‘morti e sepolti’, rispondiamo che non è così: siamo in crescita e pronti a prenderci il nostro spazio”. Per il 28enne la giusta definizione dell’alleanza è il fronte progressista e non campo largo: “Non mi piace questa definizione. Siamo oltre, e parliamo di una coalizione progressista, di un fronte progressista. L’obiettivo nel caso di noi network giovani è lavorare in sinergia con le altre giovanili di sinistra e progressiste , opponendoci con forza con temi seri e credibili a quelle di destra da cui ci dividono idee e visioni . ”.

Anche Ada Bastone condivide l’identità di “progressista indipendente”, pur precisando: “A me non dispiace questa definizione, credo che il Movimento abbia preso una posizione chiara. Dire di non essere né di destra né di sinistra è sbagliato. Essere progressisti indipendenti significa avere la libertà di scelte nette e chiare, anche in contrasto con altre forze progressiste, come il PD. Ad esempio, se il PD vota per le armi o sostiene la Commissione Von der Leyen che non condividiamo, noi siamo fieramente contrari”.

Tutti e tre concordano sul fatto che la strada intrapresa dal Movimento sia l’unica possibile e accusano Grillo di essersi autoescluso dal processo di rinnovamento: “Quando si cresce e si diventa adulti, chi ci ha visto crescere può scegliere di fare il nonno, accompagnandoci, dando consigli e insegnamenti, restando presente nei momenti di bisogno. Oppure può decidere di fare il vecchio santone. Grillo ha scelto quest’ultima strada: ha rifiutato lo svecchiamento e il cambiamento, autoescludendosi. Io, invece, nel Movimento sarò sempre dalla parte di chi guarda al futuro e lo costruisce” dichiara Gasparetti.

A questi giovani si contrappongono quelli de I figli delle stelle, contrari a questo rinnovamento che tradisce lo spirito fondatore del Movimento e che presenta delle storture, avevano dichiarato in vista dell’assemblea Nova: “Il coraggio delle nostre posizioni, in difesa di valori che riteniamo essenziali per il M5S come forza innovatrice della politica, ci dà la credibilità di contestare le votazioni previste questa settimana. Ancora una volta, assistiamo a richieste di ratificare i desiderata di pochi, presentando opzioni che non rispecchiano la voce della base e non consentono la libera espressione di tutti. Il non voto è la miglior forma di voto possibile in questa tornata.”

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venerdì 6 dicembre 2024

Conte: “Con il nuovo M5s saremo più radicali di sempre, intransigenti contro la corruzione”. E su Atreju: “Ci vado, sempre aperto al dialogo”

“Un nuovo Movimento 5 Stelle perché gli iscritti dopo questo processo costituente hanno lavorato tantissimo per elaborare i nuovi obiettivi strategici – saremo più radicali di sempre”. Così il Presidente del M5s Giuseppe Conte in un’intervista esclusiva all’Agenzia Vista.

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giovedì 5 dicembre 2024

Salerno, la biblioteca provinciale più antica d’Italia chiude a tempo indeterminato: “Immobile non sicuro”. Interrogazione di FdI

La chiusura di un luogo della cultura non è mai una buona notizia. Lo è ancor meno se si tratta di un’istituzione storica come la biblioteca provinciale di Salerno, la più antica d’Italia, dal 18 novembre interdetta sia al pubblico che ai dipendenti “fino a nuova disposizione”. Una scelta, informa la Provincia, finalizzata a verificare la sicurezza dell’immobile “alla luce degli ultimi monitoraggi effettuati dagli organi di vigilanza, Asl Salerno e Vigili del fuoco, a seguito di un esposto” sulle condizioni della struttura, ancora precarie nonostante gli interventi di manutenzione realizzati negli ultimi anni. L’ente, si legge nel comunicato, “aveva programmato ulteriori lavori di messa in sicurezza da realizzare compatibilmente alle risorse disponibili”, lavori che però sarebbero terminati troppo tardi rispetto ai “tempi di adeguamento normativo stabiliti dagli organi preposti”.

Interrogazione di FdI in Senato: “Vergogna” – La biblioteca provinciale di Salerno, si legge sul sito del Comune, “è un’antica istituzione culturale, dotata di una bella storia e di un ricco patrimonio librario”. Istituita nel 1843, vanta un patrimonio ricco e diversificato che conta circa trecentomila titoli, compreso un ragguardevole corpus di pergamene e manoscritti rari, nonché una raccolta di autografi e dediche con le firme anche di Benedetto Croce, Riccardo Bacchelli e Aldo Palazzeschi. Dal 1977 è ospitata nell’attuale sede di via Valerio Laspro, la cui chiusura ha innescato una feroce polemica del centrodestra contro l’amministrazione provinciale a guida Pd. “È una vergogna, è stata chiusa l’istituzione culturale alla quale hanno fatto riferimenti studentesse e studenti non solo di Salerno, ma dell’intera Provincia”, dice a ilfattoquotidiano.it Antonio Iannone, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della Provincia dal 2012 al 2014, che ha presentato un’interrogazione parlamentare sul tema. La chiusura, denuncia, è colpa “delle amministrazioni responsabili, della Provincia che non ha saputo fornire l’immobile occupato dalla biblioteca di un sistema antincendio e della Regione che non ha stanziato i fondi per provvedervi”.

La Provincia: “Mancano i fondi, deve metterli la Regione” – Il consigliere provinciale con delega alla Cultura, il sindaco dem di Pellezzano Francesco Morra, spiega la scelta con la mancanza di fondi: “In seguito alle verifiche sono emerse delle problematiche che ci hanno costretto a scegliere la dolorosa strada della chiusura. Abbiamo immediatamente dato mandato a un pool di tecnici di valutare il da farsi e formulare una stima del budget necessario a intervenire per ripristinare lo stato dei luoghi. Purtroppo, da quando le amministrazioni provinciali sono state declassate ad enti di secondo livello, siamo costretti a programmare con molta parsimonia ogni intervento. Sulla biblioteca eravamo da poco intervenuti per una manutenzione ordinaria, ma è evidente che occorre la collaborazione di tutti, a partire dalla Regione Campania, per restituire ai cittadini un bene preziosissimo”. Anche nel centrosinistra però c’è chi la pensa diversamente: “La Provincia potrebbe intervenire direttamente ricorrendo al fondo disponibile. Per le emergenze è possibile farlo. Forse la chiusura della Biblioteca provinciale non lo è?”, dice al fatto.it la vicepresidente del Consiglio comunale di Salerno, Claudia Pecoraro del M5s.

L’intervento mai realizzato – In realtà degli interventi sono stati realizzati, anche nel passato recente. Ad agosto scorso, lavori di impermeabilizzazione terrazzi di copertura e ripristino controsoffittature nelle sale studio per un importo di circa trentamila euro; a febbraio 2023, lavori per quasi cinquemila euro agli impianti di sorveglianza, all’impianto antintrusione e ai sistemi di aperture; a novembre 2022 lavori di manutenzione della pavimentazione delle sale di lettura e studio per oltre 52mila euro. Lavori che però, evidentemente, non sono stati risolutivi. Avrebbero potuto esserlo quelli inseriti in un progetto della Provincia del 2019, che prevedeva “interventi minimi necessari per la praticabilità dell’immobile”: ma non si sono mai fatti, perché la Regione non ha stanziato il necessario impegno di spesa di oltre 476mila euro. Insomma, un progetto esiste da cinque anni, ma evidentemente bisognerebbe rivederne i costi.

Priorità al piano antincendio – Così si è giunti all’attualità, con la biblioteca chiusa e il suo patrimonio inaccessibile. Per quanto tempo, non si sa. Al momento la Provincia si sta occupando di affidare l’incarico per redigere il piano antincendio, intervento prioritario rispetto alle diverse criticità evidenziate, le quali andranno comunque sanate con risorse che dovrà metterci la Regione. Anche il sindacato Cisal sollecita una rapida risoluzione del problema: “Chiediamo che vengano adottati interventi urgenti per risolvere le problematiche igienico-sanitarie e che venga programmata una riapertura tempestiva della biblioteca”, dice il segretario provinciale Gigi Vicinanza.

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M5s, nella separazione tra Conte e Grillo emergerebbero anche alcuni aspetti economici

di Fabio Selleri

Nel duello all’ultimo sangue che contrappone Conte a Grillo, e che purtroppo sta eclissando il dibattito sulla riforma del Movimento, l’accusa più frequente rivolta al Garante dai suoi detrattori riguarda il compenso annuo di 300.000 euro percepito come consulente per la comunicazione. In effetti, è lecito nutrire qualche perplessità sulla congruità di un simile compenso, soprattutto tenendo conto della presenza estremamente saltuaria del fondatore del Movimento nel dibattito pubblico e delle difficoltà nel valutare il suo effettivo apporto alle strutture comunicative. Ma se l’oggetto del contendere, come nel più bellicoso dei divorzi, deve diventare la questione pecuniaria, allora diventa inevitabile dare un’occhiata anche al rendiconto dell’Associazione Movimento 5 Stelle.

Il primo aspetto critico riguarda la sua mancata approvazione da parte dell’Assemblea. L’articolo 10 lettera b) dell’attuale Statuto riconosce agli iscritti da oltre 6 mesi il compito di approvare il bilancio consuntivo. Tuttavia, non risulta che sia mai stata convocata un’assemblea su questo punto: il rendiconto 2023, come i precedenti, è stato approvato dal solo Consiglio Nazionale. Non si tratta di una mancanza meramente formale, in quanto la discussione del bilancio consentirebbe agli iscritti, o almeno ai loro delegati, di chiedere delucidazioni e porre domande che, come vedremo più avanti, rischiano invece di restare senza risposta. Si tratta peraltro di un obbligo tassativamente previsto dalle Linee guida della Commissione di garanzia degli statuti per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici.

Scorrendo le cifre che compongono il rendiconto, i primi dati che richiamano l’attenzione sono il consistente saldo di disponibilità liquida, superiore a 9 milioni, e l’avanzo di esercizio pari a 1,9 milioni di euro. Il forte incremento rispetto al dato del 2022 (126.000 euro) è determinato dalla nuova risorsa del 2 x 1000, pari a 1,8 milioni per il 2023. Se l’obiettivo di un’impresa privata è il conseguimento di un utile, per un’Associazione senza fini di lucro le considerazioni devono essere diverse. I fondi che vengono raccolti dovrebbero essere utilizzati per rendere più efficace l’attività politica, mentre il conseguimento di un importante avanzo di bilancio denota una scarsa capacità di spesa.

Criticità che risulta ancora più evidente se consideriamo che l’Associazione dichiara di non avere sostenuto spese elettorali per le elezioni comunali del 2023, mentre le campagne elettorali per le regionali di Lazio, Lombardia, Friuli, Molise e Sardegna hanno comportato uscite di cassa per complessivi 56.211 euro. Una cifra piuttosto modesta, soprattutto confrontandola con l’intenzione dichiarata di volersi radicare sui territori.

Le voci di costo più rilevanti sono “Oneri per servizi”, pari a 1.022.960 euro, ed “Accantonamenti”, pari a 1.920.729 euro. La nota integrativa non fornisce ulteriori dettagli, quindi la domanda “cosa c’è lì dentro” sarebbe probabilmente la prima a venire posta dagli iscritti chiamati ad approvare il bilancio. Se il Movimento spende 315.000 euro per personale dipendente e poco o niente per le attività sul territorio, il dubbio sulla destinazione di questi 2,9 milioni è più che lecito.

Conte non sta rispondendo all’invito, rivoltogli dai suoi oppositori, ad andarsene e fondare un proprio partito. Questo comporterebbe la consegna ad altri della gestione amministrativa del Movimento, libri contabili compresi. Pur essendo i 9 milioni in cassa una cifra molto più significativa rispetto ai 300.000 di Grillo, è poco plausibile che sia questo a renderlo così riottoso a “cedere le chiavi di casa”. Ben più imbarazzante dal punto di vista politico potrebbe essere l’avere finalmente una risposta al perché si usano così poche risorse sui territori e così tanto su capitoli di spesa caratterizzati da scarsa trasparenza.

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Movimento 5 stelle, è iniziato il nuovo voto degli iscritti voluto da Grillo: tutto ruota sull’incognita quorum

Gli iscritto del Movimento 5 stelle tornano a votare. La consultazione è stata aperta alle 10 di giovedì e terminerà alle 22 di domenica 8 dicembre. Sono i giorni della scelta che segnerà definitivamente il futuro del M5s. Un secondo voto, dopo quello del 21-24 novembre a conclusione della Costituente, richiesto dall’ancora garante Beppe Grillo, ruolo fatto fuori dalla precedente consultazione. “Beppe rinnega tutta la storia dei 5 Stelle attaccandosi ai cavilli”, ha commentato Giuseppe Conte immediatamente dopo la comunicazione ufficiale di Grillo. I cavilli a cui fa riferimenti sono contenuti nell’articolo 10, lettera i) dello Statuto che prevede la facoltà del garante di richiedere un nuovo voto: lo stesso punto per il quale 40.635 iscritti hanno votato a favore dell’abrogazione nella votazione di novembre (qui tutti i risultato del voto).

Lo scontro Grillo-Conte e il quorum – E ora l’incognita è solo una: il quorum. Le votazioni saranno valide solo se a partecipare sarà almeno la maggioranza assoluta degli iscritti. Un obbiettivo già raggiunto durante il primo voto ma adesso si riparte da zero: senza la partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto al voto le modifiche allo statuto andranno archiviate. Tradotto: Grillo rimarrebbe garante, con tutti i poteri attualmente previsti. Così mentre Giuseppe Conte invita gli iscritti al voto (“da lunedì si volta pagina“), Grillo – nel video mentre guida un carro funebre – prova a sabotare il voto voluto da lui: “Andate a funghi….

Cosa si vota – Anche questa volta la votazione si svolgerà esclusivamente utilizzando lo strumento telematico on line SkyVote. In questa occasione non sono messi in votazione tutti i quesiti, ma soltanto quelli relativi alle modifiche statutarie, gli altri sono esclusi: ad esempio gli iscritti non dovranno più esprimersi sulla collocazione politica del Movimento (avevano scelto “progressista indipendente“) o sulle alleanze (avevano votato a favore, condizionandole però a “un accordo programmatico preciso”), così come sull’eliminazione del limite dei due mandati e i vari quesiti tematici. In pratica il secondo voto riguarderà solamente il ruolo del presidente, l’eliminazione della figura del garante (o l’eventuale riduzione dei suoi poteri), la possibilità di ripetere il voto affidata al garante, le modalità di modifica del simbolo e le proposte sul Comitato di garanzia e al Collegio dei probiviri.

Aumenta il numero degli aventi diritto (quindi anche il quorum) – Gli aventi diritto al voto questa volta sono 89.408: 475 in più rispetto al precedente voto, quando erano 88.933. Probabilmente si tratta dei militanti M5s che in queste settimane hanno maturato i 6 mesi di iscrizione (requisito per potere votare). Automaticamente aumenta anche il numero minimo richiesto per rendere valida la votazione: adesso è necessaria la partecipazione al voto di almeno 44.704 iscritti (a novembre ne servivano 44.467). E qui si gioca tutta la partita.

Come avevano votato sul garante – Ovviamente tra i vari quesiti al voto, tutto ruota attorno a quello sull’eliminazione della figura del Garante e quindi dello stesso Beppe Grillo. Il 24 novembre lo scrutinio aveva visto prevalere i favorevoli all’abolizione: i sono stati 34.438, pari al 63,24% dei votanti. I contrari erano stati 15.840 (il 29,09%) mentre 4.174 (7,67%) si erano astenuti. Il quorum era stato superato grazie alla partecipazione al voto di 54.452, il 61,23% degli aventi diritto. Per questa ragione la vera partita si gioca sull’affluenza: l’obiettivo di Conte è quello di convincere il numero maggiore di iscritti a votare (anche quelli che non hanno preso parte alla scorsa consultazione), mentre Grillo ha interesse a ridurre il più possibile il numero di partecipanti, da qui il suo riferimento ad “andare a funghi”.

Cosa succederà? – Gli scenari futuri non sono chiari. Cosa farà Conte se lo scoglio del quorum non dovesse essere superato? Nessun riferimento negli interventi del presidente del Movimento, solo inviti al voto affermando di essere “sereno e fiducioso“. Il deputato M5s Alfonso Colucci, intervenendo al programma Start di Sky Tg24, sottolinea che “quando gli iscritti avranno votato anche domenica, politicamente il discorso sarà chiuso” ma aggiunge che “se ci saranno delle appendici legali ce la sbrigheremo in tribunale“. “Il partito appartiene alla comunità. Non è una questione personale di Conte ma è una questione di rispetto nei confronti degli iscritti a cui appartiene il simbolo“, ha concluso Colucci. Dall’altro fronte, invece, pare evidente che il fondatore non si fermerà neppure in caso di superamento del quorum. Nell’ultimo video Grillo invita Conte e i suoi a “farsi il loro simbolo” e “andare avanti”, ma soprattutto evoca prospettive future di scissione: “Questo Movimento avrà un altro decorso, meraviglioso, che ci siate voi o no”.

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Decreto fiscale, Patuanelli: “Pil in calo nel 2025. Governo vada a casa”. E sul simbolo M5S: “Mi interessa di più il rilancio dalla base”

“Giorgetti in audizione della legge di Bilancio aveva detto che ci sarebbe stata una sorpresa sul Pil, bella sorpresa: l’Istat certifica un dimezzamento della previsione per il 2024 e una riduzione della previsione per il 2025. Questo governo non risolve nessuno dei problemi dei cittadini, anzi li crea. Domanda interna al palo e calo della produzione industriale. Prima vanno a casa ed è meglio per il Paese. Voto? Sono convinto che la nostra comunità parteciperà in modo massiccio e sono certo che confermerà la linea politica del presidente Conte. Rischio di una causa sul simbolo? Mi interessa poco. Credo sia importante il rilancio che parta dalla base dei nostri iscritti e dall’azione politica”. Così Stefano Patuanelli, capogruppo Movimento 5 Stelle in Senato, fuori palazzo Madama.

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