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mercoledì 30 giugno 2021

Caos M5s, i senatori uniti in assemblea: “Condividere il nuovo statuto ma no al voto su Rousseau. Ancora possibile una mediazione”

Condividere il nuovo statuto, permettere ai parlamentari di esaminarlo, ma fermare il voto su Rousseau. E’ il messaggio che arriva dal gruppo parlamentare del M5s al Senato, al termine di un’assemblea che ha avuto un orientamento molto diverso da quello della riunione dei colleghi della Camera, dove si è resa palese una spaccatura e una certa difficoltà a “elaborare il trauma”. I senatori si confermano nella quasi totalità dalla parte di Giuseppe Conte, anche se scelgono parole concilianti, per non essere loro vettori della frattura finale. In una nota sottolineano la loro “gratitudine per lo sforzo profuso nella redazione del nuovo statuto, che tuttavia ad oggi gli iscritti e gli eletti non conoscono ed hanno tutto il diritto di vedere ed esaminare”. La nota del gruppo M5s a Palazzo Madama richiama quelli che definisce “i pilastri” del Movimento, quelli della democrazia diretta e della trasparenza, per i quali “è indispensabile che (lo statuto, ndr) sia condiviso con l’intera comunità 5 Stelle”. Per i senatori Cinquestelle “una sintesi e una mediazione” sono ancora possibili “per non disperdere “l’ambizioso progetto”. La posizione, insomma, è quella che nel pomeriggio aveva espresso la vicepresidente del Senato Paola Taverna.

Chiedendo che il nuovo statuto sia “messo a disposizione di quella comunità di uomini e donne che credono che si possa ancora lavorare insieme per il bene del Movimento e del Paese”, i senatori e le senatrici 5Stelle sottolineano però che “alla luce della recente controversia con l’associazione Rousseau, che così gravemente ha rallentato e danneggiato l’immagine del Movimento, sia quanto meno inopportuno il ricorso alla predetta piattaforma”. “In queste ore delicate per il futuro del M5s”, i senatori vogliono infine ribadire la loro “piena solidarietà” a Vito Crimi, – che in giornata ha avuto un duro scontro con Beppe Grillo proprio per il voto su Rousseau – “che in una fase complessa ha sempre rivestito il suo ruolo di reggente del Movimento con grande spirito di dedizione e con la massima onestà intellettuale”. “A lui – conclude la nota – il Gruppo M5S Senato ribadisce la propria fiducia esortandolo ad andare avanti nel suo prezioso lavoro”.

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M5s, alla Camera deputati spaccati. Azzolina: “Rottamiamo le persone come fa Renzi?”. Spadafora: “Conte non è adatto a fare il leader”

“Che facciamo ora? Rottamiamo le persone come fa Renzi?”. La parolaccia, il paragone indicibile, alla fine esce dalla bocca dell’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che da Giuseppe Conte fu scelta dopo l’addio di Lorenzo Fioramonti. Nell’assemblea dei deputati del M5s è lei a rappresentare il fronte più avanzato dello schieramento a testuggine dei parlamentari che stanno con l’ex presidente del Consiglio, nel doloroso duello tra il garante e fondatore e il professore che da Palazzo Chigi ha dato nuova linfa al movimento. A Montecitorio il gruppo è spaccato quasi a metà e gli interventi confermano le previsioni. Non è un caso che mentre sulla votazione su Rousseau i vertici del gruppo del Senato abbiano dato il proprio sostegno a Vito Crimi – schierandosi quindi contro Beppe Grillo -, la stessa cosa non sia successa anche con gli stessi organismi della Camera.

Durante la discussione nel gruppo c’è chi, come Azzolina, è apertamente dalla parte dell’ex capo del governo: “Dobbiamo essere coerenti con il lavoro fatto. Conte lo abbiamo scelto noi, due volte. Lo stimavamo e lo stimiamo. Lui ha portato i 209 miliardi in Italia. Nel Conte 2 abbiamo lavorato tutti moltissimo. Penso a Luigi Di Maio e penso tutti gli altri. Che facciamo ora? Rottamiamo le persone come fa Renzi?”. L’ex ministra chiede, come altri, di tirare fuori questa bozza di statuto “per avere consapevolezza e poi decidere”. C’è chi la pensa in modo simile. Riccardo Ricciardi, diventato noto perché in Aula alla Camera fece arrabbiare molto i leghisti quando criticò il sistema sanitario lombardo, fa notare che è difficile andare avanti in un movimento in cui il garante “ha dato del cretino a un presidente del Consiglio che era sostenuto dal suo partito”. Gilda Sportiello, che era al fianco di Conte quando alcune settimane fa veniva presentato il “Patto per Napoli” a sostegno del candidato sindaco Gaetano Manfredi, si lamenta: “Beppe sta sbagliando tutto”, anche perché “ha fatto il suo show in assemblea ma non ci ha ascoltato”.

Ma il fronte dei contiani “espliciti” alla Camera finisce qui. Il trauma è tale che c’è un’ampia fetta di onorevoli che non vorrebbero scegliere nemmeno con una pistola puntata alla testa. Si ripetono i richiami all’unità (Francesco D’Uva, questore della Camera), al rimettere insieme le parti (Federico D’Incà, ministro), al no alle tifoserie (Giovanni Vianello, deputato semplice). La tensione è tale che per quanto possa sembrare sbalorditivo diverse fonti parlamentari all’agenzia LaPresse parlano della speranza di riattivare in qualche modo la trattativa tra garante ed ex premier, sulla scia di un video dai toni più urbani rispetto al post di martedì. Nel frattempo Stefano Buffagni agita lo spauracchio, il totem di tutti gli incubi: “Per una volta chiediamo noi a Beppe e Giuseppe responsabilità. Vediamoci e capiamo come difendere un sogno comune. Qualsiasi cosa si deciderà, dobbiamo garantire che ci sarà agibilità coordinata in vista del Quirinale. La nostra nemesi non può finire con Berlusconi al Quirinale perché divisi”.

Ma è già iniziata la partita a poker, il gioco di sguardi per capire chi bluffa, chi ha già deciso, chi davvero è combattuto, chi ha già scelto da che parte stare e chi vuole già cominciare a convincere gli altri. Per questo Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura e Istruzione, si chiede ad alta voce: “C’era qualcuno che già lavorava a questa scissione da tempo?”.

Buffagni stesso, racconta la cronaca dell’AdnKronos, ricorda alla platea di colleghi che è “stato Beppe a portarci qui dentro”. Alberto Zolezzi – al secondo mandato – alimenta la riflessione: nell’organizzazione del movimento servono pesi e contrappesi, dice, non si può dare tutto il potere in mano a una sola persona. L’ex sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo la prende un po’ più larga, chiede di salvare i valori del M5s e parla del vincolo dei due mandati. Davide Zanichelli dice sia che “Beppe ha fatto la cosa giusta per il motivo sbagliato” sia che “Conte ha fatto un errore dicendo che siamo nel centrosinistra mentre noi siamo post ideologici”.

Ma è l’ex ministro Vincenzo Spadafora a far risuonare lo spartito di Grillo, tutto intero, quasi nota per nota. E’, in questa riunione, l’anti-Azzolina: il lavoro di Conte, sottolinea, “è stato apprezzato in Italia e all’estero da tutti, in maniera inequivocabile. E penso anche che non sia vero che Conte non abbia visione politica, perché nella sua azione di governo, nel governare, ha dimostrato di averla. Questo è ciò che penso di Conte come uomo di governo. Allo stesso tempo, a differenza di molti colleghi, non vedo sinceramente tutta quella attitudine alla leadership di un movimento anche complesso, come il nostro, nella stessa persona. Sono due mestieri completamente diversi: un conto è fare il presidente di un governo, un altro è fare il leader politico. E soprattutto di una forza particolare come la nostra”. Anche Spadafora, come Grillo, dice che i Cinquestelle si sono rivolti a Conte per la sua popolarità e che i parlamentari a lui vicini lo hanno “mal consigliato” perché “pensano di sostituire lo ‘scudo’ di Conte a quello di Grillo, ma anche sopravvivere loro stessi”. Anche Spadafora, come Grillo, dice che Conte non si è mai visto in 4 mesi, con i parlamentari ha parlato “2 volte in 4 mesi su Zoom”. Anche Spadafora, come Grillo, pensa che la conferenza stampa di Conte sia stato uno sbaglio: “Se è vero che Grillo ha sbagliato nei toni e nei modi ad attaccare Conte, io credo che quella conferenza stampa sia stato un errore ancora peggiore. Poteva venire da noi a spiegare cosa aveva in mente di fare”. “La strada da qui al 2023 è lunga, complicata e non è che la popolarità si trasforma in consensi – conclude l’ex ministro – È mai possibile che l’esperienza del passato, dei vari Monti o Renzi, non abbia insegnato nulla?”. Tradotto: davvero credete che Conte sarà la vostra zattera? La campagna elettorale tra colleghi di partito è cominciata.

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L’annuncio di Conte: “Il mio progetto politico non resta nel cassetto. Grillo? Non dica falsità, chiedeva molto più di una diarchia, umiliante” – VIDEO

“Ho sempre rispettato e continuerò a rispettare Beppe Grillo. Gli chiedo solo una cosa, pubblicamente, cioè di non dire falsità sul mio conto“. A parlare è l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dopo il video pubblicato dal fondatore del Movimento 5 stelle, nel pomeriggio, che lo accusava di “aver scritto lo statuto con solo lui al centro”, accentrando, di fatto, il potere. Conte ha smentito quest’ultima ricostruzione, dicendo che Grillo “ha chiesto più di una diarchia politica. Quando viene chiesta la rappresentanza internazionale, il coordinamento della comunicazione, di condividere le scelte degli organi politici, addirittura i contratti dello staff di segreteria, ecco, questo è più di una diarchia, ed è umiliante“. In più, ha smentito la ricostruzione secondo cui non gli avrebbe inviato, per lungo tempo, le bozze dello statuto: “Esiste una fitta corrispondenza tra me e Grillo sullo statuto, se lui me lo permette sono disponibile a pubblicare le mail“. Conte, infine, ha rivelato di “aver lavorato al progetto quattro mesi, c’è il sostegno delle persone. Il mio progetto politico è ambizioso e non resterà nel cassetto per l’opposizione di una persona sola”.

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Grillo dà la sua versione della rottura con Conte: “Aveva scritto statuto con solo lui al centro. Io padre padrone? Sono il papà del M5s” – Video

“Voleva tutto nelle sue mani, ha scritto lo statuto con solo lui al centro, mentre io chiedevo soltanto garanzie sulla figura del garante”. Con un videomessaggio, Beppe Grillo dà la sua versione dei fatti rispetto allo scontro con Giuseppe Conte, che sta portando il Movimento 5 stelle verso una spaccatura. “Io non sono il padre padrone, come ho letto – ha continuato Grillo – ma il papà del M5s”. Poi ha concluso con un appello: “Stiamo uniti se possiamo, ma se qualcuno vuole fare una scelta diversa, la faccia in tutta coscienza”.

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Buffagni: “Progetto di Conte fuori dal M5s? Alcuni ci stanno pensando. C’è smarrimento, difficile immaginare un futuro senza Grillo o Conte”

“Progetto di Conte fuori dal Movimento? Alcuni stanno valutando questa strada”. Risponde così il deputato 5 Stelle, Stefano Buffagni, all’indomani del duro post col il quale Beppe Grillo ha affossato di Giuseppe Conte per la guida del Movimento 5 Stelle. “È un momento difficile – afferma Buffagni – la soluzione? Faccio fatica a immaginare un futuro che non veda insieme Grillo e Conte. Più facile avere i sei numeri del Superenalotto. Siamo in un momento di smarrimento perché se siamo qua è per merito di Beppe Grillo e del suo lavoro straordinario con Casaleggio e con loro abbiamo costruito quello che siamo. Dopodiché con Conte abbiamo fatti due governi, grandi cose, affrontato la pandemia – continua l’ex viceministro allo Sviluppo Economico – abbiamo bisogno di confrontarci (questa sera la riunione dei deputati 5 Stelle, ndr), riscoprire anche un senso di unità“. Buffagni non vuole entrare nel merito delle ultimi sviluppi, ovvero le dichiarazioni di Vito Crimi che ha annunciato il voto dell’organo collegiale 5 Stelle, ma su una piattaforma diversa da quella di Rousseau ma poi afferma: “Ci sono anche dei temi legali e non so una parte delle dinamiche contrattuali”. Buffagni infine respinge la proposta di Alessandro Di Battista di uscire dal governo Draghi: “dobbiamo dare risposte agli italiani, lasciamo fuori dalle dinamiche di governo le beghe di un Movimento che ha bisogno di riorganizzarsi, perché abbiamo pagato anche un po’ di inesperienza in questi ultimi tre anni”

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Il Movimento 5 stelle si dà la zappa sui piedi. Addio e grazie per tutto il pesce!

di Iacopo Benesperi

Quanto successo ieri in casa Movimento 5 Stelle è una zappa sui piedi talmente enorme che entrerà nei libri di storia. Partiamo da un fatto: nessuno sa cosa sia successo di preciso, perché nessuno ha visto i famigerati documenti elaborati da Giuseppe Conte per la rifondazione del Movimento. Prendere le parti dell’uno o dell’altro è impossible, perché non è dato sapere. Questo, secondo me, è il problema di fondo del discorso di Beppe Grillo.

Grillo accusa Conte di non conoscere il M5s, di voler “personalizzare” un movimento orizzontale, in cui la base detta legge. Eppure… eppure con ciò che Grillo ha fatto finora è andato contro a tutto questo. Il problema non è nuovo: da quanto non si sente parlare per esempio di leggi proposte dagli iscritti portate in Parlamento in questa legislatura, sebbene il M5s sia sempre stato in maggioranza? Da quanto gli iscritti non sono chiamati a una discussione vera sui temi politici (diversa è l’organizzazione interna), piuttosto che una mera ratificazione di decisioni calate dall’alto, con quesiti spesso non neutrali? È evidente che la democrazia diretta ne ha di strada da fare ancora; per ora il suo dover bilanciarsi con il sistema democratico attuale le ha fatto fare passi indietro piuttosto che in avanti negli ultimi anni.

Nei fatti di questi giorni, è Conte che ha dimostrato trasparenza con la sua conferenza stampa pubblica (magari solo per convenienza, però va dato atto); è Conte che ha dato modo a tutti gli iscritti di sapere; mentre è Grillo quello che è rimasto stizzito perché Conte non ha lavato i proverbiali panni sporchi in casa, nonostante le sue dichiarazioni dei giorni precedenti fossero ormai sparse ai quattro venti (e non esattamente leggère). Che poi non è neanche lavare i panni in casa, ma direttamente dentro la stanza dei bottoni, che neanche dovrebbe esistere.

E allora… e allora, visto che negli ultimi anni, nel voler fare grandi balzi in avanti troppo in fretta, quello che si è ottenuto per lo più sono stati dei grandi scivoloni all’indietro per quanto riguarda la visione “visionaria” della democrazia diretta portata avanti dal M5s, non è forse meglio puntare su dei piccoli ma decisi passettini in avanti, poco a poco, anche se mischiati ad un mare di passi di lato e magari qualche inciampo? E non sarebbe meglio farsi aiutare in tutto ciò da una persona che sicuramente ha dimostrato di avere a cuore le sorti del paese e soprattutto dei “lasciati indietro”, che dovrebbero essere al centro dell’azione politica del Movimento?

Magari… magari ha ragione Grillo e Conte forse è la persona giusta per l’Italia, ma non per il Movimento. Personalmente, per esempio, sono d’accordo con Grillo sull’importanza della regola dei due mandati, perché il Potere corrompe e si è visto che gli eletti del M5s sono, sorpresa sorpresa, esseri umani e quindi non immuni al suo potere corruttore. Per quanto si debba dare loro atto di essere lì in prima linea tutti i giorni, spesso negli ultimi mesi ho sentito dichiarazioni di parlamentari più interessati alla propria carriera politica e al mantenimento della posizione acquisita piuttosto che alla politica utile al paese. Sicuramente si sono almeno in parte trasformati dai “portavoce” che erano, nei tanto inizialmente vituperati “onorevoli”.

Magari… magari. Perché questo è il punto. Possiamo solo dire magari, perché non è dato sapere. Questo è il problema fondamentale del discorso di Grillo: il Movimento dovrebbe promuovere e mettere in pratica la democrazia diretta, mente quello che sta andando in scena ora è la democrazia fideistica. E quindi grazie, ma no, grazie. Personalmente, spero vivamente che il Movimento, in un modo o nell’altro, riuscirà ad uscire da questa situazione, a disinnescare questa bomba autodistruttiva che ormai è pronta a esplodere. Il Movimento, o almeno i suoi ideali; perché l’Italia ha veramente bisogno del Movimento e forse, mi permetto di dire, in questo momento storico, anche di Conte. Fino ad allora: addio, e grazie per tutto il pesce.

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Grillo minaccia Crimi: “Autorizza entro 24 ore il voto su Rousseau. Altrimenti sarai personalmente responsabile delle conseguenze”

Beppe Grillo torna a parlare dopo aver scaricato Giuseppe Conte e ora minaccia Vito Crimi chiedendo di “autorizzare entro 24 ore il voto su Rousseau”. Altrimenti, dice su Facebook, “sarai personalmente responsabile delle conseguenze”.

“Vito”, si legge, “ti ho già risposto ieri in privato con il seguente messaggio: “Credo che tu non abbia ben interpretato il provvedimento del garante della privacy che ti rimetto. La parte cerchiata in rosso specifica bene che Rousseau può trattare i dati in caso di esplicite e specifiche richieste del movimento. Oltretutto il titolare dei dati può sempre decidere a chi farli trattare. Nessuna galera, dunque. Al contrario sarebbe proprio il votare su una piattaforma diversa che esporrebbe il movimento, e te in prima persona, ad azioni anche risarcitorie da parte di tutti gli iscritti. Come ti ho sempre detto prima di poter votare su un’altra piattaforma è, infatti, necessario modificare lo statuto con una votazione su Rousseau. Inoltre nella mancanza dell’organo direttivo l’unico autorizzato ad indire le elezioni dello stesso è il garante, e in quanto tale l’ho fatto secondo le sole modalità possibili previste dallo statuto vigente (art. 4 lettera b). Inoltre il garante della privacy non ha mai identificato in te il titolare dei dati degli iscritti, essendosi limitato a indicarlo genericamente nel movimento, probabilmente a causa della tua controversa reggenza”.

“Il voto dovrà, dunque, essere effettuato su Rousseau”. Non posso che ribadirti che l’unico modo per rispettare lo statuto attualmente vigente ed evitare più che probabili ricorsi per l’annullamento del voto, rimane fare questa consultazione sulla Piattaforma Rousseau. Ho chiesto a Rousseau di poter effettuare sulla piattaforma solo due votazioni, quella per l’elezione del Comitato direttivo e quella per la modifica dello statuto, che comunque sarà gestita dal neo eletto Comitato direttivo. Come ti ho già detto, infatti, solo dopo aver modificato lo statuto attraverso una votazione su Rousseau saremo liberi di usare una nuova piattaforma”.

“Ti invito, pertanto, ad autorizzare, entro e non oltre le prossime 24 ore, la Piattaforma Rousseau al trattamento dei dati, come espressamente consentito dal provvedimento del garante della privacy e come rientrante nei poteri del titolare del trattamento. Nel caso, invece, in cui decidessi di utilizzare subito la nuova piattaforma, sarai ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al MoVimento (azioni di annullamento voto, azioni risarcitorie …) per le scelte contrarie allo statuto che dovessi operare”.

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M5s, Morra: “Risposta di Grillo a Conte ineccepibile. Io espulso dal gruppo parlamentare ma sono ancora iscritto al Movimento”

“Mi ritengo estraneo al 50% alla vicenda, perché sono stato espulso dal gruppo parlamentare ma faccio ancora parte del Movimento 5 stelle. Dal mio punto di vista la risposta di Grillo a Conte è stata ineccepibile, trattandosi di organizzazioni orizzontali in cui le responsabilità devono coinvolgere tutti”. Sono le parole di Nicola Morra, ospite di Primocanale, sullo scontro tra il fondatore del M5s, Beppe Grillo, e Giuseppe Conte.

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Sono con Conte! Per me Grillo non ha scuse, la sua è una mossa sleale e irrispettosa

di Domitilla De Gironimo

Pochi mesi fa, scrissi un post a favore dell’ex Premier Giuseppe Conte, il giorno della caduta del governo, esprimendo la mia speranza di rivederlo presto in politica. Come me, tanti altri italiani hanno espresso questo desiderio, questa necessità, di avere qualcuno di sincero e autentico, qualcuno che ha dimostrato di avere veramente a cuore questo Paese, che li rappresentasse. E quando fu annunciato che si sarebbe occupato della stesura del nuovo statuto del Movimento 5 Stelle, speranzosi abbiamo aspettato questo momento.

Dopo varie peripezie, la data fatidica era ormai molto vicina, ma ovviamente era troppo bello per essere vero. Proprio chi aveva chiamato Conte, lo ha distrutto e lo ha fatto a un passo dal traguardo. Non ci sono scuse, è stata una mossa sleale, ma soprattutto irrispettosa sia nei confronti di Conte, che per mesi ha lavorato per salvare il M5s, sia nei confronti di tutte quelle persone che in questo progetto ci credevano. E secondo quale filo logico dovremmo seguire e sostenere questa mossa? Il Movimento è riuscito a dare ragione a tutte le dicerie dei giornaloni riguardo il loro conto, non c’è altro da aggiungere, solo tanta amarezza e molti voti in meno.

Eccomi quindi un’altra volta a rivolgermi al presidente Giuseppe Conte, questa volta però non le chiederò di tornare in politica, forse è un ambiente troppo tossico per una persona onesta come lei, ma di fare solo ciò che lei ritiene giusto. La ringrazio per non essersi mai fermato nonostante le difficoltà e per avercela messa tutta per l’Italia e per gli italiani. Noi questo lo sappiamo e ne siamo grati. Molti giovani come me, ma anche meno giovani, continuano a dimostrarle tanto sostegno, perché in lei troviamo la speranza di un Paese migliore. Non so cosa deciderà di fare, ma sono sicura che il sostegno nei suoi confronti è destinato solo a crescere. Forza, siamo con lei!

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Su cashback e blocco dei licenziamenti, decisioni aberranti: come sempre, vince il neoliberismo

La notizia che domina i giornali odierni riguarda la presa di posizione, molto pericolosa per il bene del Paese, assunta da Beppe Grillo nei confronti di Giuseppe Conte, utilizzando addirittura parole sprezzanti e indecorose.

A mio avviso, con questo atto, Grillo ha deciso il suicidio del Movimento 5 Stelle e ha creato una situazione politica che favorisce la destra, a lui ben cara, e avrà una forte influenza nella prossima elezione del Presidente della Repubblica, come teme molto Enrico Letta.

Sul piano economico, Mario Draghi è stato molto fermo nello stabilire la fine del blocco dei licenziamenti entro oggi, facendo salvi taluni piccoli settori del tessile, delle calzature e dell’abbigliamento. Stranamente i sindacati, che hanno condotto una pessima battaglia senza avere alcuna idea chiara sulla situazione economica attuale, hanno accolto questa decisione con il loro beneplacito.

Draghi ha anche stabilito l’abrogazione della norma che premiava, con 150 euro a semestre, i cittadini che avessero usato i pagamenti elettronici, almeno per 50 operazioni nell’intero semestre. Questa decisione è aberrante, diminuirà di molto le entrate fiscali, incentiverà l’evasione delle tasse e favorirà soprattutto coloro che agiscono ai limiti o oltre le norme dell’ordinamento giuridico.

Anche su questa decisione fortemente neoliberista di Draghi c’è stato l’assenso dei sindacati. Insomma il neoliberismo trionfa, a favore dei ricchi e ai danni del popolo.

Alla luce di questi fatti appare anche molto dubbia la conclusione che si avrà oggi su Alitalia, che dovrebbe essere trasformata nella S.p.A. Ita, molto ridimensionata nel personale e nel capitale, a seguito dell’incontro con la commissaria alla concorrenza dell’Unione europea Margrethe Vestager, del Ministro dello Sviluppo Giorgetti e del Ministro dell’Economia Franco.

È semplicemente scandaloso che in un settore in cui si decide dello sviluppo economico italiano, che potrebbe aumentare con l’apporto dei guadagni del trasporto aereo di merci e persone, in questo momento molto favorevole, e con l’aumento dei posti di lavoro di migliaia di lavoratori, la decisione sfugga alla sovranità italiana, che dovrebbe difendere i diritti fondamentali al lavoro, allo sviluppo della persona umana e al progresso materiale e spirituale della società e sia rimessa nelle mani, estranee, di una commissaria europea, la quale ha più volte espresso le sue intenzioni anti-italiane.

Non è certo questa l’Europa da condividere, e l’Italia non può essere governata da personaggi stranieri che hanno la mente infarcita di convincimenti neoliberisti, i quali perseguono la svendita totale del nostro Paese.

Questa politica, del resto, piace molto alla finanza, la quale non produce ricchezza, ma la trasferisce dai lavoratori alle grandi multinazionali e alle banche. Ne è prova il grande successo, dichiarato da Christine Lagarde, che ha avuto l’emissione dei bond europei. Fatto questo che, ovviamente, non aiuterà i poveri, ma i ricchi.

Al riguardo, molto significativa è l’espressione della presidente della Bce Lagarde, la quale considera “un’incognita” l’atteggiamento che avranno le imprese private, aiutate dal Recovery Plan, a investire nei settori della transizione ecologica e della trasformazione digitale, obiettivi che ovviamente favoriscono le grandi multinazionali, che saranno autorizzate a distruggere ancora maggiormente il nostro territorio.

Ripeto che a mio avviso l’unica via da seguire è quella indicata da Keynes, cioè un investimento pubblico colossale per il ristabilimento dell’equilibrio idrogeologico d’Italia, un investimento che non produce merci da collocare sul mercato, ma che distribuisce ricchezza ai lavoratori, i quali con le loro spese darebbero luogo alla creazione di un volano per l’economia, mentre tutti gli italiani potrebbero fruire di un territorio ristabilito nella sua consistenza e purificato dagli inquinamenti.

Ma tutto questo non è nella mente dei nostri politici, i quali, guidati da Mario Draghi, hanno dimostrato finora di non voler capire che la salvezza dell’Italia sta nell’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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Gualtieri: “Colpisce giudizio sprezzante e ingeneroso di Grillo su Conte. Noi del Pd seguiamo con preoccupazione gli sviluppi”

Scontro Grillo-Conte? Colpisce che chi aveva contribuito a chiedere a Giuseppe Conte di fare il leader di quel partito e adesso usi verso di lui giudizi sprezzanti e onestamente anche ingenerosi. Colpisce, insomma, questa risposta molto dura e chiusa di Grillo a Conte“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, dal candidato della coalizione di centrosinistra a sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che aggiunge: “Naturalmente noi che puntiamo per le prossime elezioni politiche a una coalizione di centrosinistra allargata anche al M5s, in modo da contrastare un pericolo di un governo della destra che sarebbe disastroso per l’Italia, seguiamo con attenzione e preoccupazione questi sviluppi. Chi sceglierei tra Conte e Grillo? Conte è stato il presidente del Consiglio con cui ho collaborato e con lui ho un ottimo rapporto. Noi del Pd guardavamo con interesse e attenzione questa sua idea di guidare il M5s e di collocarlo nel campo progressista di centrosinistra”.

L’ex ministro dell’Economia si pronuncia poi sulla sospensione del cashback: “Penso che forse sarebbe più utile modificare e migliorare alcuni aspetti e lasciarlo ancora in vigore almeno per i prossimi sei mesi. Forse sarebbe utile una mediazione, magari alzando la soglia delle transazioni necessarie a ottenere lo sconto, che è giusto che sia aumentato, e magari rivedendo quel premio che ha creato alcuni problemi”.

Gualtieri, infine, si dichiara in sintonia col presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha invocato il commissariamento del Campidoglio per la situazione dei rifiuti a Roma: “Se il Comune non agisce, è necessario il commissariamento. Come è noto, siamo in una situazione surreale: paghiamo la Tari più alta d’Italia per portare rifiuti fuori e abbiamo le strade invase dai rifiuti. La Regione sta aiutando Roma dando un po’ più di tempo, ma serve programmazione ed efficienza nella raccolta. Ma se questa programmazione per chiudere il ciclo rifiuti non c’è e se non arriverà entro pochi giorni, sarà inevitabile il commissariamento. Noi chiediamo alla sindaca Raggi di fare il suo mestiere e di utilizzare il tempo che la Regione sta dando a Roma per raccogliere i rifiuti dalle strade – conclude – e, appunto, per riprogrammare la raccolta. È indecoroso che una grande Capitale si trovi in questa situazione. Ricordo che la giunta Raggi non solo non ha aperto nessun nuovo impianto, ma ha anche chiuso alcuni di quelli esistenti. Non ha neppure lavorato sul rinnovo dei mezzi Ama per la raccolta dei rifiuti, che non si fa anche per questa ragione. Non solo: questa giunta ha litigato con la Regione che invece aiuta Roma. Insomma, ha fatto tutte le cose che non andavano fatte. Davvero stiamo parlando di cose che in altre città non sono nemmeno un tema di campagna elettorale, perché sono di ordinaria amministrazione”.

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M5s, le parole di Conte il giorno dopo lo strappo di Grillo: “Svolta autarchica mortificazione per un’intera comunità. Andiamo avanti” – Il video

Andiamo avanti? “Mai indietro”. Così l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte a LaPresse il giorno dopo la rottura sancita con un post da Beppe Grillo. Ci sono rimasto male “ma non tanto per me. Questa svolta autarchica credo sia una mortificazione per una intera comunità che io ho conosciuto bene e apprezzato di ragazze e ragazzi, persone adulte che hanno creduto in certi ideali. È una grande mortificazione per tutti loro”, ha spiegato. Conte, in tenuta sportiva, era accompagnato dalla compagna Olivia Paladino

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M5s, il ministro Patuanelli: “Continuo a pensare che Conte sia una risorsa per il Movimento”

Silenzio, qualche imbarazzo e pochi commenti. All’uscita da Montecitorio, i deputati del Movimento 5 stelle sembrano accusare il colpo dopo il post con il quale Beppe Grillo ha liquidato Giuseppe Conte. In serata, il ministro Stefano Patuanelli, dopo una cena con una decina di parlamentari M5s, tra cui il capogruppo a Palazzo Madama Ettore Licheri e i vicecaprogruppo di Camera e Senato, Francesco Silvestri ed Andrea Cioffi, si ferma qualche minuto con ilfattoquotidiano.it. “Io penso che Conte sia una risorsa per il M5S e continuo a pensarlo”, afferma. Abbandonare Grillo per fare un partito diverso dal M5s? “Questo oggi non lo so, è ancora tutto troppo fresco, ci ragioneremo. Dobbiamo mantenere il sangue freddo. Abbiamo vissuto tante fasi, questa è una di quelle fasi. Abbiamo la forza per uscire anche da questo momento”, risponde. Avanti con Grillo sempre e comunque? “Grillo è il garante del M5s, non smetterà di essere il garante”. C’è amarezza per Conte? “È stato il presidente del Consiglio del M5s per due governi”. Il sostegno al governo è in discussione? “Non vedo cosa cambi ” conclude Patuanelli. “Il Movimento è nato con Beppe Grillo, Conte è stato presidente del Consiglio due volte – trattiene a stento la delusione Andrea Cioffi – ora è il momento di riflettere”. “Il frasario usato nei confronti di Conte è stato inadeguato nel post”, dichiara il vicecapogruppo a Montecitorio, Francesco Silvestri. Avanti con Grillo? “Avanti con i valori del M5S, ora dobbiamo vedere quale sarà il cammino da qui in futuro” è la sua risposta, e sul rischio scissione sia lui siaEttore Licheri, capogruppo in Senato, auspicano che questo non avvenga. Ma, certo, non lo escludono. Nella serata oggi ci sarà la riunione dei deputati M5s e Silvestri afferma che quello sarà il luogo “dove gestire anche l’emotività”. “L’idea di perdere Conte non piace, allo stesso tempo abbiamo un futuro davanti come M5s e speriamo che le cose si possano sistemare” è l’auspicio di Francesco D’Uva

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Caro Grillo, i giorni in cui potevi chiederci di fidarti di te sono finiti

di Giuliano Checchi

Caro Beppe Grillo, sarò breve. Stati generali, riunioni in tutta Italia, in tutti i meet up… e tu? Hai sempre voluto fare ciò che ti pareva! Ma i giorni in cui potevi chiederci di fidarci di te, come per il caso Cassimatis, sono finiti. Almeno per quanto mi riguarda.

Prima hai investito Giuseppe Conte come leader. E fin qui d’accordissimo, perché Conte aveva dimostrato abbondantemente di essere la persona giusta. Ma l’hai fatto senza passare dalla votazione della base. E nonostante gli attivisti di tutta Italia avessero chiesto il superamento del capo politico e l’istituzione di un organo collegiale. Poi, quando ti sei accorto che il leader, Conte, lo avrebbe fatto davvero, hai fatto marcia indietro! E anche la scelta di tornare indietro l’hai presa da solo, senza sottoporla a nessuno. Mentre Conte, lui, aveva sempre invocato il voto degli iscritti! Sempre.

Dispiace dirlo, ma con tutto l’affetto e la stima per aver creato il MoVimento, per me non puoi più essere il garante. Il garante non lo si fa a giorni alterni ed in base alla convenienza. (Ma come puoi pensare, adesso, di riportarci su Rousseau??) Intanto, il paese se ne andrà in mano alle peggiori destre. Che, dall’opposizione, hanno già cancellato il cashback. Chissà al governo.

Caro Beppe Grillo, io vado con Giuseppe Conte. E se Conte uscirà di scena, come pare ormai pressoché certo, mi unirò agli astensionisti. Perché se non potrò appoggiare Conte, mi rifiuto di avallare un sistema, che prima ci chiede di votare poi fa i “Patti di Rebibbia”.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!

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M5s, Conte dopo la rottura di Grillo: “Svolta autarchica è una mortificazione per una intera comunità. Andiamo avanti? Mai indietro”

Andiamo avanti? “Mai indietro“. Giuseppe Conte parla nel day after dello strappo definitivo di Beppe Grillo. Lo fa davanti casa sua a Roma, intercettato dall’agenzia Lapresse, mentre – in tenuta sportiva – stava andando a giocare a tennis insieme alla compagna Olivia Palladino. L’ex premier dice di esserci rimasto male per il post di Grillo, “ma non tanto per me. Questa svolta autarchica credo sia una mortificazione per una intera comunità che io ho conosciuto bene e apprezzato di ragazze e ragazzi, persone adulte che hanno creduto in certi ideali. E’ una grande mortificazione per tutti loro”, ha spiegato.

Poche parole, che trasmettono bene l’umore dell’ex presidente del consiglio. Aveva raccolto l’invito di Grillo a prendere in mano il Movimento e rilanciarlo. Negli ultimi quattro mesi ha lavorato al nuovo statuto, ha mediato con Davide Casaleggio per ottenere i dati degli iscritti, ha fatto in modo che venisse costruita una nuova piattaforma digitale. Parallelamente ha seguito le trattative per i candidati alle amministrative dell’autunno prossimo, senza dimenticare la linea politica da seguire nei confronti del governo di Mario Draghi. Solo che poi è arrivato lo strappo di Grillo, ufficializzato ieri con un post in cui il fondatore del M5s definisce l’ex premier come uno che “non potrà” risolvere i problemi del M5s “perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”. Un attacco frontale che ha spaccato i 5 stelle, visto che tra l’altro Grillo ha deciso di tornare da Casaleggio e di varare su Rousseau nuove elezioni per il direttorio a cinque, il modello di gestione ideato prima dell’avvento di Conte e che lo stesso fondatore aveva cancellato per puntare sull’ex premier.

E mentre il mondo dei 5 stelle è sotto choc, con i parlamentari che si dividono tra “contiani” e “grillini”, anche gli alleati sono in fibrillazione. “E’ una rottura pesante che non mi aspettavo”, dice Enrico Letta in un colloquio pubblicato sul quotidiano La Stampa. “Le cose che mi preoccupano sono due: il timore di dare un vantaggio alla destra, e il rischio che tutto questo influisca sulla partita del Quirinale, che è una partita importante e delicatissima” spiega il segretario del Pd. Che non ha sentito Conte e sull’eventualità che l’ex premier dia vita a un suo partito, dice: “In questo momento credo sia impossibile fare qualunque tipo di previsione. Ci avviamo al tempo finale della legislatura, quello in cui si sceglierà il presidente della Repubblica, e lì bisogna essere determinati e con le idee chiare”.

Commenta le vicissitudini dei 5 stelle anche Roberto Gualtieri, che di Conte è stato ministro dell’Economia e ora corre come candidato sindaco a Roma: “Colpisce che chi aveva contribuito a chiedere a Giuseppe Conte di fare il leader di quel partito e adesso usi verso di lui giudizi sprezzanti e onestamente anche ingenerosi. Quindi colpisce la risposta molto dura e chiusa di Grillo a Conte”, spiega a Radio 24.
“Naturalmente noi che puntiamo per le prossime elezioni politiche a una coalizione di centrosinistra allargata anche ai Cinquestelle, che contrasti così un pericolo di un governo della destra che sarebbe disastroso per l’Italia, seguiamo con attenzione e preoccupazione questi sviluppi”, aggiunge l’ex ministro.

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Grillo vs Conte, le reazioni dal mondo politico. Esultano i big renziani: “Noi l’avevamo detto”. Letta: “È il momento di unire, non di dividere”

Quasi nulla dai diretti interessati, ministri e nomi di primo piano del M5s. Poco dai loro alleati, il Pd e le forze alla sua sinistra. Ad affannarsi a commentare il post con cui Beppe Grillo ha chiuso (in malomodo) la porta in faccia a Giuseppe Conte sono soprattutto esponenti delle forze più lontane e critiche verso il Movimento stesso. A partire dai big di Italia Viva, ringalluzziti dai toni impietosi verso l’odiato ex premier, per di più provenienti dal Garante pentastellato in persona. Per questo le loro agenzie seguono tutte lo stesso leitmotiv. “Tutto davvero molto bene e tutto secondo le previsioni #Controcorrente”, si compiace Matteo Renzi. “Non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”, twitta invece la viceministra Teresa Bellanova citando le parole di Grillo. “Hanno bloccato il Paese per mesi per tenerselo presidente del Consiglio. E dopo mesi, arrivano alle nostre stesse conclusioni. Senza parole“. Pari pari fa Luciano Nobili, riportando lo stesso virgolettato e commentando: “Alla fine se n’è accorto anche #Grillo. Chi sarà il prossimo, Casalino? Orgoglioso di @ItaliaViva che lo ha capito prima e ha affidato il Paese a #Draghi”. Anche il leader di Azione Carlo Calenda non rinuncia alla frecciata: “La soddisfazione di non aver mai sostenuto #Conte. Alla fine anche Grillo ti dà ragione. A questo punto però ti assale il dubbio. Momento Zenone”.


Salvini: “Hanno torto entrambi”. Letta: “Travaglio complesso” Gli attori politici più “pesanti” a esporsi in qualche modo, finora, sono stati Matteo Salvini ed Enrico Letta. “Non so se ha ragione Grillo o se ha ragione Conte, secondo me hanno torto tutti e due e prima si allontanano dal governo del Paese tutti e due meglio è per l’Italia”, fa sapere da Bologna il leader del Carroccio. Mentre il segretario Pd sceglie un tono diplomatico: il dibattito interno al M5s “è un travaglio complesso“, a cui il Pd guarda “con grande rispetto e anche con un po’ di preoccupazione“, dice, specificando che “è il momento di unire, non di dividere, soprattutto in vista dell’elezione del presidente della Repubblica”, un passaggio in cui “bisogna essere uniti, avere idee chiare ed essere determinati”. Sulla tenuta dell’esecutivo Letta si dice fiducioso che non ci saranno scosse, perché, spiega “con la situazione in cui siamo nessuno farà sì che queste difficoltà finiscano per ripercuotersi su questo governo”.

Lombardi sta con Conte: “Non condivido una virgola” – Una delle poche figure di primo piano a esporsi nel Movimento, pur non scegliendo una parte della barricata, è l’ex ministro Danilo Toninelli, che in un tweet scrive: “Grillo e Conte sono la coppia migliore che la politica possa avere. Da una parte un visionario con i piedi ben piantati nel #M5S e dall’altra una persona capace e competente che ha già dato prova di sé. Questi sono fatti che vanno ben oltre le regole e gli statuti”. Il commento più netto a favore di Conte è invece quello di Roberta Lombardi, assessora alla Transizione ecologica della giunta Zingaretti in Regione Lazio e membro del Comitato di Garanzia del partito. Che all’AdnKronos non risparmia bordate al Garante: “Non so se trovo più folle le valutazioni su Conte, che ha guidato due governi tra crisi economica e pandemica, o il fatto di rimetterci nella gabbia di Rousseau. In ogni caso non condivido una virgola di quel post”, dichiara. L’ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora innsiste sulla ricerca di “mediatori di comprovata esperienza, no perditempo. Confido in uno scatto di orgoglio della comunità 5 Stelle”, scrive su Facebook. Mentre l’europarlamentare Dino Giarrusso è ancora convinto “che si possa comunque salvare il Movimento e il suo rapporto con Giuseppe Conte. I nostri avversari storici non vedono l’ora che noi ci distruggiamo da soli. Quindi nonostante sia un momento critico io invito tutti alla lucidità e a non disperdere il nostro patrimonio politico ed etico”, conclude.

La deputata Baldino: “Beppe, hai fatto un grandissimo errore” – A sera dice la propria con un duro post su Facebook la deputata Vittoria Baldino. “Non siamo stati noi ad attribuire la medaglia di elevato a chi oggi viene considerato senza visione e senza capacità. A questa persona abbiamo affidato per tre volte la guida del Paese e poi proposto di rifondare il MoVimento 5 Stelle. Quella decisione non fu condivisa, ma accettata da tantissimi con rinnovato entusiasmo e fiducia“, scrive, in polemica con il fondatore. “In tre anni di Movimento non più di lotta ma di governo abbiamo sperimentato tutta la fragilità di un sistema organizzativo impalpabile, da tutte le parti era avvertita la necessità di una reale e seria evoluzione verso una struttura forte, capillare, che desse una dignità al lavoro di migliaia di eletti che in solitudine affrontano decine di battaglie al giorno e caricano sulle loro spalle tutte le pressioni e le pulsioni di un popolo che pretende risposte, proposte e soluzioni ai loro problemi. Così come avevamo promesso loro. Si, è vero Beppe, tu hai fatto un miracolo e per questo da “miracolata” ti sarò per sempre riconoscente, ma non puoi pensare di essere esente da errori. Nessuno lo è. Nemmeno il più elevato tra gli elevati. E questa volta credo che tu, dal trono dell’altissimo, abbia fatto un grandissimo errore”.

Il caos sotterraneo nelle chat – E nelle chat dei parlamentari, a quanto si apprende, è già il caos. “Ragazzi per me è finita, chiuso, siamo alla follia“, scrive il deputato Roberto Rossini. La collega Valentina Corneli chiede di convocare una riunione urgente già in serata per fare il punto della situazione. “Anche domani pomeriggio dopo l’aula, in presenza”, rilancia Stefano Buffagni, ex viceministro dello Sviluppo economico. “Domani è tardi. Se non si fa subito l’assemblea, sarà fatta sulle pagine Facebook”, risponde Patrizia Terzoni. Ed è esattamente quello che sta accadendo in queste ore, con le bacheche dei “portavoce” (e dello stesso Grillo) letteralmente prese d’assalto dai militanti delusi. Poi arriva la comunicazione del direttivo M5S alla Camera: la riunione è convocata in presenza domani alle 19 presso l’auletta dei gruppi di Montecitorio, a causa della “mancanza di spazi di incontro per la giornata odierna”. I riflettori sono ora puntati sulle mosse dei parlamentari M5S nei prossimi giorni: molti guardano alla prospettiva di un partito di Conte e non sono esclusi nuovi addii a breve. Mentre qualche ex di peso approfitta del vuoto di potere per ventilare un proprio ritorno: come Nicola Morra, che si dice “pronto per mettermi a disposizione di un MoVimento 5 Stelle visionario e leader-less. Il MoVimento ha scelto di eleggere un Comitato direttivo eletto dagli iscritti, ho sempre condiviso questa direzione”.

FI e +E in ansia per le sorti del governo – Dagli ambienti centristi la preoccupazione è soprattutto che le tribolazioni pentastellate non influiscano sulla stabilità del Governo. Per il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani “mettere in difficoltà Draghi in questo momento significherebbe fare un danno agli italiani che invece chiedono stabilità ed efficienza al governo. Speriamo prevalga il buon senso”. Il segretario (dimissionario) di +Europa, Benedetto Della Vedova: “Grillo non lascia a Conte il M5S della rivoluzione giacobina e populista ma raddoppia: ovvio. Il Pd aveva scommesso tutto su Conte e ha perso: previsto. Ora evitiamo che la guerra tra grillini faccia danni a Draghi”. Mentre da sinistra arrivano soprattutto parole di stima per l’avvocato pugliese. “Non entro nelle vicende interne del #M5S. Osservo solo che è curioso che proprio quelli che per anni ci hanno spiegato che non si poteva fare nessun accordo con un movimento eterodiretto dalla Casaleggio Associati e dalle bizze di #Grillo, oggi irridono il tentativo di #Conte“, twitta il dirigente nazionale di Articolo Uno-Mdp Alfredo D’Attorre. E il coordinatore Arturo Scotto auspica “che Giuseppe Conte continui a lavorare per rafforzare i progressisti in Italia. Se ci dividiamo, aiutiamo la destra”.

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martedì 29 giugno 2021

Quando nell’estate del 2019 Grillo diceva: “Conte elevato che ha restituito all’Italia la dignità persa di fronte al mondo intero”

Oggi scrive che “non ha né visione politica, né capacità manageriali“. Che “non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione“. Ma c’è stato un tempo in cui Beppe Grillo inseriva Giuseppe Conte addirittura tra gli “elevati”, quella mitologica categoria in cui il fondatore dei 5 stelle include anche se stesso o il presidente della Repubblica. Non è passato troppo tempo: meno di due anni, che però in politica sono un’eternità. Eppure a inserire Conte al centro dell’universo dei 5 stelle è stato proprio Grillo, lo stesso che oggi lo attacca frontalmente con un post su blog. E, come accade con gli eventi rilevanti della storia del Movimento, è proprio dal suo blog che il garante aveva blindato Conte alla guida dell’esecutivo.

Era l’estate del 2019 e Matteo Salvini aveva appena fatto cadere il governo gialloverde. I 5 stelle erano giù pronti ad andare a votare ma Grillo era intervenuto per chiedere ai suoi di affidarsi a un altro “Elevato”, cioè Sergio Mattarella. Così era stato: il capo dello Stato aveva cominciato le consultazioni ed era emersa la possibilità di un’alleanza tra 5 stelle e Pd. Solo che i dem – c’era ancora Matteo Renzi – ponevano veti sulla permanenza dell’avvocato alla presidenza del consiglio. I 5 stelle avevano cominciato a trattare ma a blindare Conte era arrivato un post di Grillo, il secondo in pochi giorni, dopo mesi di silenzio, che aveva spianato la strada in maniera definitiva al governo Pd-M5s. Conte, scriveva il garante M5s, è “tra gli Elevati” e ha restituito all’Italia “una parte della dignità persa di fronte al mondo intero”. Quindi, “qualsiasi cosa che preveda di scambiare lui, come facesse parte di un mazzo di figurine del circo mediatico-politico, sarebbe una disgrazia“. Un vero e proprio endorsement, costruito con la tattica dell’elogio del personaggio da lanciare: “Conte non si lancia in strambe affermazioni, mostra e dimostra un profondo senso di rispetto per le istituzioni, insieme ad una chiara pacatezza ricca di emozioni normali, senza disturbi della personalità“, scriveva Grillo, che poi si chiedeva: “La politica è mediazione o mediocrizzazione? E’ tenere il proprio punto o diventare camerieri alle cene della corte di Bruxelles? E’ parlare continuamente oppure quando serve?”.

Era stato da quel momento che Conte aveva acquisito sempre maggiore centralità nel mondo dei 5 stelle. E infatti, dopo la caduta del governo giallorosso e l’arrivo di Mario Draghi, Grillo gli ha chiesto formalmente di mettersi a capo dei 5 stelle per rilanciare l’azione del Movimento. Un incarico complicato: l’ex premier ha portato avanti le trattative con Davide Casaleggio per ottenere i dati degli iscritti, ha studiato il modo per dotare il Movimento di un nuovo portale che sostituisse Rousseau, ha cominciato a lavorare su un nuovo statuto. Parallelamente ha continuato a seguire le varie trattative in vista delle amministrative dell’autunno del 2021, senza dimenticare gli impegni relativi alla linea da portare avanti all’interno del governo Draghi. A un certo punto, però, Grillo ha completamente cambiato idea: dopo 4 mesi ha fatto saltare in aria ogni progetto da lui stesso affidato a Conte. Prima si è presentato davanti ai parlamentari attaccando apertamente l’ex premier, poi si è rifiuatato di mettere ai voti il nuovo statuto, come aveva chiesto lo stesso Conte. Lo ha fatto con un altro post che cancella quanto fatto negli ultimi mesi, smentendo anche quanto aveva scritto negli ultimi anni. Una posizione non esattamente lineare.

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“Fatti da parte”. “Hai sbagliato, Conte unica possibilità per il Movimento”. I commenti sotto al post di Grillo sono contro di lui

“Conte, mi dispiace, non potrà risolvere i problemi del Movimento perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”. La frase usata da Beppe Grillo nel suo ultimo contributo sul suo blog personale per scaricare l’ex presidente del Consiglio gli si ritorce contro come un boomerang fuori controllo e rimbalza tra le centinaia di commenti al suo post su Facebook con i quali i sostenitori gli chiedono dove fosse finito in questi anni di difficoltà, quando il M5s perdeva terreno, si smarriva nei suoi “problemi politici e organizzativi”, come lui stesso ha scritto, e a guidare il Paese, in piena pandemia, c’era invece proprio Giuseppe Conte.

“Io mi chiedo dove siano finite negli ultimi due anni le sue capacità, signor Grillo – si legge in uno dei commenti che ha ricevuto più like – Magari mi sbaglio, ma al momento condivido le parole di Conte e credo sia arrivato il momento di farsi da parte“. Richiesta che arriva da altri commentatori: “’Ci sarà un giorno in cui l’Italia non avrà più bisogno del Movimento’, dicevi. Prima ancora è arrivato il momento in cui il Movimento non ha più bisogno di te, ma tu non l’hai capito. E anziché sotterrarti per far crescere un nuovo fiore hai sotterrato l’ultima speranza di questo movimento. Ciao Beppe”, si legge.

Anche chi continua a dimostrare attaccamento e affetto nei confronti del fondatore, non condivide la scelta di andare allo scontro con l’ex premier. Una decisione condannata da gran parte delle persone che hanno commentato il post: “Caro Beppe, il M5s in questo povero Paese sparirà perché il popolino non è all’altezza del M5s. Ti voglio bene e continuerò a volertene ma hai perso l’unica vera occasione con Conte, amato da tanti, di poterlo far rinascere il tuo M5s. Hai scritto la parola fine“.

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Grillo, lo strappo definitivo con Conte: “Lui non può risolvere i problemi del M5s. Non ha visione politica né capacità manageriale”. E torna da Casaleggio: “Votazione del direttorio su Rousseau”

Quello che è probabilmente lo strappo definitivo di Beppe Grillo con Giuseppe Conte arriva come tutti i passaggi storici del Movimento 5 stelle: un post sul blog del fondatore. Un intervento lungo non più di 60 righe, con toni diretti e perentori come quasi mai aveva fatto Grillo negli ultimi tempi. “Mi sento così: come se fossi circondato da tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti e che dia l’illusione (almeno per qualche mese, forse non di più) che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero, pensando che Conte sia la persona giusta per questo“, scrive nell’attacco del suo post.

Subito dopo, per sgomberare il capo da ogni dubbio, attacca frontalmente l’ex premier, che ieri aveva chiesto di mettere ai voti della base dei 5 stelle il nuovo statuto. La risposta del garante non è solo negativa, è qualcosa di più: è un attacco frontale. Scrive Grillo: “Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema. Il consenso è solo l’effetto delle vere cause, l’immagine che si proietta sullo specchio. E invece vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici (idee, progetti, visione) e i problemi organizzativi (merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente)”. Perché dunque questi problemi non si possono risolvere col nuovo statuto preparato dall’ex premier? Grillo sembra farne un problema di qualità personali: “Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi”.

“No a un partito unipersonale con statuto seicentesco” – “Ma come? Ma non fa Grillo a dire che l’ex premier, a capo del governo per due anni e mezzo, non ha esperienza di organizzazioni o visione politica? Di sicuro c’è solo che in poche righe il fondatore del M5s smentisce tutto quello che ha fatto o detto negli ultimi quattro mesi, e volendo anche degli ultimi due anni: l’incoronazione di Conte premier come un “elevato” quando era caduto il governo gialloverde, la richiesta ufficiale di prendere in mano il Movimento 5 stelle e rifondarlo dopo la fine dell’esecutivo giallorosso, persino i toni tenuti nell’assemblea dei parlamentari di venerdì scorso sembrano più morbidi rispetto all’intervento di oggi. “Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco. Le organizzazioni orizzontali come la nostra per risolvere i problemi non possono farlo delegando a una persona la soluzione perché non sarebbero in grado di interiorizzarla quella soluzione e di applicarla, ma deve essere avviato un processo opposto: fare in modo che la soluzione decisa, in modo condiviso, venga interiorizzata con una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti e non di una sola persona. La trasformazione vera di una organizzazione come la nostra avviene solo così”, è il Grillo pensiero.


“No ai principi azzurri” – Insomma: siccome Conte aveva chiesto una leadership piena e non azzoppata da una diarchia, Grillo risponde contestando a priori il concetto di leader. E per farlo deve mettere in discussione le qualità che vengono riconosciute all’ex premier: a cominciare dall’ampio consenso personale. “La deresponsabilizzazione delle persone con la delega ad un singolo nelle organizzazioni orizzontali è il principale motivo del loro fallimento. C’è un però. Assumersi la responsabilità significa smettere di drogarsi, smettere di voler creare l’illusione di una realtà diversa da quella attuale ed affrontarla. Insieme, con i tempi e le modalità giuste. Come una famiglia, come una comunità che impara dagli errori e si mette in gioco senza rincorrere falsi miti, illusioni o principi azzurri che possano salvarla“, continua Grillo. Che parla di famiglia dopo che ieri l’ex premier gli aveva chiesto di scegliere tra essere “il genitore generoso o il padre padrone”: Grillo, evidentemente, ha risposto non riconoscendolo come parte dello stesso nucleo familiare.

Il ritorno da Casaleggio e da Rousseau – A questo punto, Grillo dove intende portare il Movimento 5 stelle? Indietro, visto che nella seconda parte del post, il fondatore annuncia l’intenzione – clamorosa – di avvinarsi di nuovo Davide Casaleggio. “Indìco la consultazione in rete degli iscritti al MoVimento 5 Stelle per l’elezione del Comitato Direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau“. Il consiglio direttivo era l’organo di autogoverno composto da cinque persone che avrebbe svolto le funzioni di capo politico: era stato creato nel gennaio del 2021, poco prima della caduta del governo Conte e della successiva proposta avanzata da Grillo allo stesso ex premier di mettersi alla guida del Movimento. Il fondatore, dunque, ritorna alla versione di gestione dei 5 stelle immediatamente precedente all’avvento di Conte. E ritorna anche da Casaleggio visto che indice elezioni su Rousseau, dopo che proprio l’ex premier ha lavorato negli ultimi mesi per trovare un accordo con Milano sui dati degli iscritti. Parallelamente è stata creata una nuova piattaforma online per gestire le consultazioni interne: ora con un post di poche righe, Grillo rade tutto al suolo. E la motivazione sembra scritta da un legale: “Il voto su qualsiasi altra piattaforma – sostiene oggi – esporrebbe il Movimento a ricorsi in Tribunale per la sua invalidazione, essendo previsto nell’attuale statuto che gli strumenti informatici attraverso i quali l’associazione si propone di organizzare le modalità telematiche di consultazione dei propri iscritti sono quelli di cui alla Piattaforma Rousseau (art. 1), e che la verifica dell’abilitazione al voto dei votanti ed il conteggio dei voti sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della medesima Piattaforma Rousseau (artt. 4 e 6)”. Tradotto vuol dire questo: visto che il nuovo statuto di Conte è stato liquidato come il suo autore, torna a valere quello vecchio che individua nella piattaforma di Casaleggio l’unica utilizzabile dal M5s. E infatti il fondatore spiega di aver già preso accordi col figlio di Gianroberto, da mesi in rotta con gran parte dei mondo parlamentare dei 5 stelle. “Ho, pertanto chiesto a Davide Casaleggio di consentire lo svolgimento di detta votazione sulla Piattaforma Rousseau e lui ha accettato. Chiederò, poi, al neo eletto Comitato direttivo di elaborare un piano di azione da qui al 2023. Qualcosa di concreto, indicando obiettivi, risorse, tempi, modalità di partecipazione vera e, soprattutto, concordando una visione a lungo termine, al 2050″.

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Conte-Grillo, qualunque cosa accada ormai per me sarà solo per interesse personale

Diciamo la verità. Meno male che al Governo ora c’è Mario Draghi. Un Governo con un Premier preparato, stimato e pragmatico che sta cercando di risollevare le sorti dell’Italia dai danni lasciati dalle ipocrisie e incompetenze del precedente Governo Conte. Delle lotte per il potere residuo dei 5Stelle poco mi importa: stiamo assistendo a scene pietose degne di un film di Antonio Albanese.

Per la verità Giuseppe Conte ci ricorda di più il personaggio di Woody Allen, Leopoldo Pisanello, nel film To Rome with Love. Un illustre sconosciuto che si ritrova senza alcun merito al centro della scena mediatica. Dove i giornalisti riportano con enfasi ogni fesseria pronunciata. Ma una volta ritornato uomo comune si accorge che la notorietà gli manca. Il personaggio del film è interpretato dal grande Roberto Benigni. Qui da un uomo che si è montato letteralmente la testa.

Ecco, questo è proprio ciò che rappresenta Conte in questo momento. Un signor nessuno, utilizzato da Grillo e Salvini per fare un governo di destra. Un governo con vicepremier Di Maio e Salvini. Un governo che grazie all’inconcludenza di Conte e dei 5Stelle ha visto la Lega assorbire la metà dei voti dei Grillini nel giro di un anno. Questo il percorso iniziale. Conte premier per caso, costantemente in preda a Salvini. Solo per colpa dell’arroganza di Salvini e del merito di Renzi il primo Governo Conte è terminato. Grazie alla mossa inaspettata di Renzi, i 5Stelle e soprattutto Conte sono rimasti al Governo.

Il Movimento, diventato partito di governo, ha rinnegato se stesso in ogni suo aspetto fino ad allearsi anche con Berlusconi. Insomma, il Movimento 5Stelle ormai non esiste più. In tutto questo in ogni caso il vero padrone mediatico del Movimento era e rimane fino ad oggi Beppe Grillo. Lo ha sempre dimostrato con i suoi modi grezzi, volgari e a mio avviso qualche volta violenti. Lui e Gianroberto Casaleggio sono stati però gli ideatori di quello che è stato il Movimento. Ora il figlio è uscito per colpa anche di Conte. Ma è successo un evento imprevisto, la pandemia.

Una situazione di emergenza che ha bloccato di fatto il normale sviluppo politico e amministrativo del Paese. Una situazione che però ha fatto crescere in Conte un grande delirio di onnipotenza. Una fase mediatica studiata da Casalino come il peggior istituto Luce di antica memoria. Gestione dell’informazione a reti unificate e gestione della pandemia e delle relative restrizioni in modo paternalistico. Il tutto con un accentramento di poteri e di decisioni contro le normali regole democratiche.

Ecco, questo deve essere stato il momento in cui Conte ha creduto di essere diventato Napoleone. Un illustre sconosciuto che ha creduto di essere diventato Re o Imperatore. E basterebbe rivedere indietro nelle sue assurde dirette Facebook durante la pandemia per ricordare frasi e modi deliranti dei suoi interventi. Conte che concedeva la libertà ai cittadini. Lui che permetteva agli italiani di spostarsi o meno. Tutto questo deve sicuramente avergli dato un pochino alla testa, assecondato dal prode Casalino e dai tanti like sui social. Una farsa pazzesca che stava scontrandosi con la dura realtà della pandemia.

Insomma, serviva una forza coraggiosa per intervenire e porre un gran freno. Per questo motivo il discorso di ieri di Conte contro Grillo faceva ridere e a mio parere era pieno di balle colossali. Un Conte asserragliato nel suo Palazzo di Corte da dove cercava mercenari per difendere la sua poltrona di Premier-Imperatore. Un Conte che provava con tutti i mezzi, forse anche i servizi segreti, ad ottenere la garanzia di rimanere al suo posto. Per questo ieri ha mentito quando ha detto di essere uno dei maggiori promotori del Governo Draghi. Falsità per me oggettive. Ma ciò che fa ancor più ridere è un altro aspetto fondamentale.

Si è talmente montato la testa che pensa di voler anche fare il padrone in un Movimento non suo. Un Movimento di certo ormai dilaniato ma grazie al quale ha fatto il Premier. Un Movimento grazie al quale è rimasto al governo per tre anni. Per questo fa ridere. Per questo quando dice di non voler fare il prestanome di Grillo è ridicolo. Lo ha fatto dal 2018. Ma soprattutto Conte chi pensa di rappresentare, se non se stesso e Casalino – pagato con i soldi pubblici presi dal Movimento? Ecco, questa la realtà.

Forse in tutto questo l’unica coerenza potrebbe averla per una volta Grillo e usare la risposta più semplice che meriterebbe un personaggio del genere, ossia un bel vaff… Ma è evidente che ormai qualunque cosa accada sarà per mero interesse personale. Il Movimento 5Stelle non esiste più. Ieri Conte lo ha certificato. Manca solo il vaffa di Grillo.

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Grillo e Conte sono due assi. Ma, caro Beppe, non abbaiare alla luna!

Devo dire che ci sono rimasto male. Molto. Perché stimo e, anche se non l’ho mai conosciuto di persona, ammiro Beppe Grillo. Scrivo queste righe dopo la magistrale e intelligentissima conferenza-stampa di Giuseppe Conte: ma esprimo sentimenti (sì, sentimenti umani) del tutto precedenti.

Ha scritto Danilo Toninelli che Grillo e Conte sono in assoluto le due perle più preziose del forziere politico italiano (le due ‘perle’ sono enormi, eclatanti, di valore mondiale: il resto del forziere è troppo spesso paccottiglia, questo va detto…). Sono del tutto d’accordo.

Personalmente credo che Grillo si sia rinchiuso in un cul-de-sac da cui si esce o chinando il testone o distruggendo quel che resta del M5S: brutto esito. Ma, a mio umilissimo parere, questa è una vecchia e ripetitiva realtà di tante pretese di uomini vecchi, anche validissimi, che non si accorgono del mondo che cambia: finisce che abbaiano alla luna.

Perché il mondo cambia. “Todo cambia” canta Mercedes Sosa celebrando una spesso disconosciuta verità: proviamo a fare un esempio terzo, che nulla abbia a che vedere con questo pericoloso inghippo grillesco.

Parliamo di Giuseppe Verdi (sempre Giuseppe): il grande di Busseto, morto a Milano nel gennaio 1901. Verdi appartiene alla schiera dei ‘grandi visionari’ quelli che vedono ciò che tanti non riescono e vedere, specie se con largo anticipo rispetto ai tempi. Scrisse musiche che toccarono il cuore di milioni di persone: furono accettate e ricantate e rifischiettate e rigustate non milioni bensì miliardi di volte. Un Genio. Bene. Immaginiamo ora che Verdi risusciti ai tempi nostri: che potrebbe fare? Perbacco, altra splendida musica: in quella botte c’è solo quel vino sublime, e lui lo offre all’umanità. Bene: quanti oggi canterebbero le sue straordinarie melodie? Quanti le fischietterebbero? Quanti avrebbero invece l’orecchio teso verso i Beatles o verso i Maneskin? E perché? Todo cambia….

Io penso che Grillo e Conte siano due geni, dello stampo di Verdi. Non lo dico per ossequiare nessuno, ma non c’è dubbio che si tratta di due assi. Anzi, sia ben chiaro, “genio” è qualcosa di molto ma molto più grande e forte di “asso”: è sinonimo di grande rarità: nel nostro caso, ci sarebbe quasi da dire: troppa grazia Sant’Antonio!

Se mi metto un poco da lontano mi sembrerebbe di poter dire che il M5S è un movimento che, a furia di muoversi, si trova sperduto da qualche parte e non sa più dov’è. O meglio, non capisce più dove si trova. E dei due geni della politica attuale italiane, solo Conte è giovane e politicamente vergine quanto basta per cogliere il mondo novo, le nuove auree i nuovi sentimenti. Grillo è invece alla stadio dell’omonimo Verdi: suonerebbe la stessa musica, convinto che la si ascolti ancora con la freschezza di dieci anni fa. No, todo cambia…

Qualsiasi impresa è generata da idee che sono un esclusivo prodotto dell’uomo. I capitali sono degli utili accessori, talvolta indispensabili e talvolta no. Ogni uomo è portatore di idee, a diversi livelli: perché l’uomo è un essere pensante. Ma c’è un problema: anzi due. Il primo riguarda il fatto per il quale ogni uomo pensante si innamora della propria idea: il secondo è legato ad un atteggiamento assolutamente normale del cervello che, sempre curando la propria idea, alla fine tende a spegnersi. (Con qualche anno di collaborazione di lavoro nei miei tempi giovani con una enorme società tecnologica svedese, ho colto questa sorta di mantra che gira da quelle parti: mantra molto meno scemo di quel che sembra).

Ora, se applicassimo questo mantra, vedremmo che Conte non ha alle spalle una esperienza purchessia di gestione e men che meno resurrezione di un forte movimento politico: quindi è vergine e il suo cervello verrebbe chiamato ad una sfida nuova, stimolante, necessitante intelligenza e fresca fantasia senza niente alle spalle.

Non così Grillo: che, per quanto bravo, non potrebbe fatalmente che riciclare idee di sempre, inconsapevolmente stanche e certamente senza più la fresca fantasia dei giovani.

Ma non è di questo che il M5S o, meglio, il nostro Paese ha bisogno.

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M5s, Battelli: “Necessario trovare una soluzione prima possibile, questa situazione non fa bene a nessuno”

“Credo sia necessario trovare una situazione quanto prima perché tutto questo non fa bene né a noi, né a Beppe né al Movimento. Io spero di vedere questo statuto di cui si parla perché ancora non si è visto”. Lo ha detto il deputato M5s, Sergio Battelli, commentando le tensioni tra l’ex premier e il fondatore del Movimento, dopo la conferenza stampa di ieri. “Da Conte ci sono stati toni duri. A me le parole ‘padre padrone’ non piacciano. Beppe Grillo è sicuramente una figura carismatica che ha portato da zero il Movimento fino a quello che è oggi. Ci vuole una soluzione ma non sarà facile perché i toni si sono accesi. Spero si trovi una soluzione al più presto e non si vada allo scontro frontale perché questa situazione non fa bene a nessuno”

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Cashback, i 5 stelle protestano contro lo stop: “Piano anti evasione che stava funzionando”. Il ministro Patuanelli: “Errore, si torni indietro”

“La sospensione del cashback è un errore”. Dopo 12 ore di silenzio, un esponente del governo protesta ufficialmente contro lo stop deciso dal governo di Mario Draghi. Nella serata di lunedì, infatti, la cabina di regia dell’esecutivo, riunita a Palazzo Chigi, ha decretato la sospensione del meccanismo di premi e rimborsi per chi utilizza i pagamenti elettronici. Un sistema voluto dal governo di Giuseppe Conte e promosso direttamente dall’ex premier, che aveva finanziato il progetto con cinque miliardi fino al giugno del 2022. Draghi, però, ha deciso di cancellare il cashback con un anno di anticipo: una decisione arrivata a sorpresa e che sembra quasi uno sgarbo istituzionale nei confronti del suo predecessore, in queste ore impegnato nello scontro con Beppe Grillo per varare il nuovo statuto del M5s. Proprio i 5 stelle protestano contro la scelta dell’esecutivo Draghi. Stefano Patuanelli, ministro dell’Agricoltura e capodelegazione del M5s al governo, si lamenta: “La sospensione del cashback è un errore, l’ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia. Mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione”, dice Patuanelli a margine del Consiglio europeo in Lussemburgo.

Una linea alla quale si aggiungono a stretto giro i deputati del MoVimento 5 Stelle in Commissione Finanze alla Camera. “La sospensione del meccanismo del cashback è un grave errore – scrivono in un comunicato – Ha stimolato l’uso dell’app Io, incentivando la digitalizzazione, e ha permesso a oltre 6 milioni di italiani di ricevere fino a 150 euro come bonus per i pagamenti elettronici realizzati. L’incentivo ha avuto un enorme riscontro, soprattutto tra i giovani ed è una misura che si ripaga da sola. I dati sui consumi avrebbero raggiunto i 14 miliardi entro fine 2022 con 2,5 miliardi di nuove entrate per lo Stato e senza introdurre nessuna nuova tassa”. I 5 stelle riepilogano i dati di sei mesi di cashback: “Fino ad oggi, sono 8,9 milioni i cittadini che hanno aderito con un totale di 784,4 milioni di transazioni e 16,4 milioni di strumenti di pagamento attivati. Di fatto, si sceglie inopinatamente di tornare al passato, invece di sostenere un programma anti-evasione che sta funzionando. Questa battaglia, evidentemente, non interessa ad altre forze politiche, abituate a riempirsi la bocca di lotta all’evasione senza mai passare ai fatti. Ci auguriamo che si torni indietro sulla decisione presa in Cabina di Regia”.

Protesta contro l’abolizione del cahsback anche Nicola Fratoianni di Sinistra italiana: “Dovevano bloccare i licenziamenti e invece hanno bloccato il cashback. Dovevano ascoltare le organizzazioni sindacali dei lavoratori e finora li hanno ignorati In sostanza, al di là degli slogan il governo dei migliori ha finora eseguito il diktat di Confindustria”, attacca. Esulta, invece, Forza Italia con la capogruppo al Senato Anna Maria Bernini che definisce quella dell’esecutivo come “una decisione di buonsenso che farà risparmiare più di mezzo miliardo alle casse dello Stato, e il nostro auspicio è che si tratti di uno stop definitivo, perché si tratta di una misura demagogica i cui costi hanno ampiamente superato i benefici”.

Nelle scorse settimane, l’unico partito a chiedere esplicitamente l’abolizone del cashback era stato Fratelli d’Italia, con una mozione presentata al Senato ma respinta da Palazzo Madama. In quell’occasione era stata approvata, invece, una mozione della maggioranza che punta il dito contro le “criticità” emerse chiedendo un “monitoraggio” del programma per adottare “provvedimenti correttivi”. Ora invece è arrivato lo stop totale, esattamente come chiedeva il partito di Giorgia Meloni, l’unico all’opposizione. E adesso Meloni esulta definendo il cashback come “una idiozia che ci costa 4 miliardi. Un tentativo di controllare gli italiani in cambio di una elemosina. Ora ci è arrivato anche il governo Draghi”. Che quindi ha smentito totalmente la mozione approvata della sua maggioranza per introdurre correttivi, mantenendo in vigore il sistema del cashback. E seguendo quanto chiedeva l’unico partito all’opposione.

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