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mercoledì 30 marzo 2022

Spese militari, Conte: ‘Vogliono schiacciare il M5s nell’angolo’. Guerini media: ‘Crescita graduale entro 2028’. 5 stelle: ‘Buon passo verso di noi’

Un punto di mediazione sull’aumento delle spese militari esiste e ruota intorno al concetto di “gradualità”. Ventiquattro ore dopo lo scontro tra Giuseppe Conte e Mario Draghi, le tensioni sembrano rientrare gradualmente. Il leader M5s anche oggi ha difeso la posizione del M5s e denunciato chi “vuole schiacciare nell’angolo” il Movimento solo per aver “posto un problema”. Ma al tempo stesso, non ha messo in discussione il sostegno all’esecutivo e ha chiesto solo che gli investimenti siano spalmati “da qui al 2030“. Un orizzonte sul quale si può discutere: nel pomeriggio infatti il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, intervistato dall’Ansa, ha parlato di una “crescita graduale entro il 2028“. Quindi oltre la data prevista dall’accordo Nato (2024) e molto vicino a quanto richiesto dai 5 stelle. Tanto che fonti M5s hanno subito accolto con entusiasmo le dichiarazioni del ministro: “Un buon passo verso le nostre posizioni”, è stato il commento diffuso. “Fino a ieri ci davano degli irresponsabili perché chiedevamo di far slittare il termine per il raggiungimento del 2 per cento nel 2024. E’ un buon passo verso quella sostenibilità e gradualità, da noi sempre richiesta”. Segnali di distensione che il segretario Pd Enrico Letta su Twitter ha accompagnato invocando una mediazione: “L’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una crisi di governo”.

Intanto il decreto Ucraina è arrivato in Senato, ma senza il mandato al relatore perché il parere della commissione Bilancio non è stato inviato in tempo per far sì che le commissioni Esteri e Difesa terminassero i lavori sul testo. Cosa significa? L’ordine del giorno di Fratelli d’Italia che chiede l’aumento delle spese al 2% del Pil, accolto ieri in commissione creando lo strappo nella maggioranza, decade. L’Aula si trova così a votare il testo già approvato a Montecitorio e per i 5 stelle diventa più facile sostenerlo. Esulta la capogruppo M5s Mariolina Castellone: “Ottimo risultato che sgombra il campo da dubbi che non avevamo né creato né voluto noi. La fiducia del Movimento a questo provvedimento non è mai stata in dubbio e l’esito odierno ci soddisfa appieno”. L’unico ad aver annunciato il voto contrario è il presidente M5s della commissione Esteri Vito Petrocelli.

“Nella Nato solo 10 Paesi hanno rispettato gli accordi” – In mattinata Conte è tornato sui temi dello scontro di ieri col capo del governo. “Il M5s ha posto un problema“, ha dichiarato, “il mainstream dice che quando il Movimento pone un problema, vuole la crisi di governo. Questo è l’angolo in cui vogliono schiacciarci“. Sul rispetto degli accordi Nato che prevedono l’aumento per le spese militari fino al 2% del Pil, Conte ha ribadito la sua posizione: “Bisogna definire una curva di investimenti militari al 2030 che assicuri una sostenibilità. Questo si può definire con gli alleati. Il nostro Paese ha il diritto di chiederlo. A meno che non si faccia uno scostamento di bilancio per gli armamenti, ma dicono che non si possono fare scostamenti”. E ancora: “A chi dice che usiamo una posizione strumentale rispondo: i membri della Nato sono 30. Hanno rispettato gli accordi in 10. Quindi nessuno dice di non rispettare gli impegni presi, ma di allungare la curva al 2030“. E siccome ieri Palazzo Chigi aveva legato le richieste dei 5 stelle sulle armi a una crisi della maggioranza, l’ex premier ha ripetuto che “il M5s continuerà a lavorare non per crisi di governo ma nell’interesse dei cittadini per offrire soluzioni di buonsenso”.

La posizione M5s per un aumento graduale al 2030 – I 5 stelle poi, poco dopo il nuovo intervento di Conte, hanno pubblicato su Facebook un post che illustra gli investimenti sulle armi degli ultimi anni e i fondi destinati dai governi Conte. Proprio per rispondere alle accuse degli ultimi giorni, arrivate anche dallo stesso presidente del Consiglio. “È impensabile una corsa al riarmo ora“, si legge. “È fuori dalla realtà pensare di aumentare di almeno 12/15 miliardi la nostra spesa militare in due anni. Significherebbe stanziare almeno 6/7,5 miliardi l’anno nelle prossime due leggi di bilancio. Il grafico parla chiaro: quell’impennata non è sostenibile. L’impegno del 2% può essere centrato solo con una crescita di spesa progressiva, spalmata nei prossimi anni, ad esempio da qui a quantomeno il 2030”. Il post è stato rilanciato anche dallo stesso Giuseppe Conte. “Da giorni si ripete il mantra ‘i governi Conte hanno aumentato gli investimenti militari’ per screditare e sminuire la nostra posizione. A chi fa finta o non vuole capire, consigliamo di guardare il semplice grafico, basato su dati ufficiali del Ministero della Difesa che ogni anno definisce il cosiddetto ‘bilancio integrato Difesa in chiave Nato'”. Quindi il post continua: “Quello che non si dice è che si è trattato di aumenti fisiologici per l’adeguamento – soprattutto tecnologico – della nostra Difesa con incrementi annui nell’ordine di 1,6/1,8 miliardi l’anno (ovvero meno dello 0,1% del Pil) comprensivi, non dimentichiamolo, degli stanziamenti straordinari per il potenziamento della sanità militare legati all’emergenza Covid che incidono per circa il 7/8% sugli incrementi annui”. E si conclude: “Non mettiamo in discussione gli impegni internazionali, ma la tempistica stabilita in via indicativa nel 2014, cioè in un’altra era politica, sociale ed economica”. Quel “target” non può essere considerato “un dogma indiscutibile”.

L’ordine del giorno Fdi che ha fatto scoppiare lo scontro (e poi è saltato) – È al Senato che ieri è deflagrato lo scontro tra Conte e Draghi. Durante la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa, il governo ha deciso di accogliere l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% delle spese militari. Ma senza passare dal voto. Quindi, in un primo momento, sembrava che i 5 stelle avrebbero dovuto votare un provvedimento con un odg in contraddizione con la posizione di Conte. Poco dopo, sempre ieri pomeriggio, Conte è stato ricevuto da Draghi: un faccia a faccia molto teso, tanto che al termine del colloquio il presidente del Consiglio è salito al Colle per riferire a Mattarella. “Il governo”, hanno fatto sapere da Chigi, “intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza“. Conte ha controreplicato in tv: “Come si può parlare di crisi di governo?. Draghi avrà pure il diritto di informare il Presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”.

Patuanelli: “La Lega ha votato per 3 volte contro il governo, mai aperta la crisi” – Intanto in mattinata chi si è schierato con Conte è stato il ministro M5s per l’Agricoltura Stefano Patuanelli: “Sono totalmente d’accordo con Conte. Io credo che non si debba retrocedere dagli impegni presi nel 2014 in ambito Nato ma oggi abbiamo imprese costrette a chiudere e cittadini in gravi difficoltà per i costi dell’energia, se la curva di crescita delle spese militari è compatibile con la vita del nostro paese lo si fa, ma penso che ora ci siano altre priorità”, ha detto a Radio Capital. “Nel decreto Ucraina c’è un impegno a rispettare gli impegni della Nato che non è mai stato messo in discussione dal Movimento”, ha ripetuto il titolare della Politiche agricole. Che sulla crisi di governo evocata da Palazzo Chigi ha aggiunto: “Perché ogni volta che il Movimento 5 stelle pone un tema politico si deve parlare di crisi di governo, mentre ci sono forze politiche che hanno votato in modo difforme alla maggioranza dentro il consiglio dei ministri e non è successo mai niente. Ricordo che per tre volte la Lega in consiglio dei ministri non ha votato i provvedimenti del governo, non si è mai paventata nessuna crisi”.

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Gomez a La7: “Pochi Paesi Nato spendono militarmente più del 2% del Pil. Alcuni stanno decidendo di spalmare questo aumento”

“Solo una piccola parte dei Paesi della Nato spende più del 2% del Pil. Alcuni Stati ne stanno dibattendo in Parlamento e sono giunti alla conclusione che non si può arrivare entro il 2024 a un simile aumento, ma che è necessario spalmare questa spesa un po’ più lentamente”. Sono le parole del direttore de ilfattoquotidiano.it e di FQ Millennium, Peter Gomez, che, in una replica al senatore del Pd Andrea Marcucci nel corso della trasmissione “L’aria che tira” (La7), spiega come 19 Paesi della Nato non hanno ancora portato le proprie uscite per la difesa al 2% del Pil.

Gomez sottolinea: “È vero che il governo Conte ha sempre aumentato le spese militari. Era stato preso un accordo nel 2014, ma fino al 2018 l’Italia non ha mai fatto nulla praticamente. A partire dai governi Conte le spese militari sono state aumentate di circa un miliardo e mezzo l’anno. In questo momento, però, si dice che si ha l’obiettivo di arrivare a quel 2% del Pil entro il 2024. Questo significherebbe spendere d’emblée 12 miliardi l’anno in più – continua – Un aumento mostruoso. Nel 2019, quando Conte stesso ribadì questi impegni, l’allora ministra della Difesa Elisabetta Trenta disse che con la Nato si doveva discutere di una cosa, e cioè del fatto che all’interno di queste spese dovessero rientrare anche quelle per la cybersecurity. E i 600 milioni messi nel Pnrr sono pochi per mettere in sicurezza il nostro Paese“.

Il direttore del Fatto online si sofferma anche sulle taglienti critiche pronunciate precedentemente da Marcucci nei confronti del leader del M5s: “Marcucci ha ragione quando dice che dietro alla mossa di Conte c’è la necessità di recuperare consenso. Ma c’è anche la necessità di discutere quello che sente il Paese, perché anche dai sondaggi di ieri sera risulta che solo il 23% degli italiani è favorevole a un aumento delle spese militari in questo momento – aggiunge – Possono avere torto, possiamo convincerli che si sbagliano, però Marcucci, come gli altri suoi colleghi, sono rappresentanti del Paese. E quindi, quando fanno dei passi così importanti, secondo me, è bene che ne discutano. Un Parlamento serio, che rappresenta gli italiani, non prende a scatola chiusa quello che dice il premier o un ministro”.

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Spese militari, Gomez a La7: “Pochi Paesi Nato spendono più del 2% del Pil. Alcuni stanno decidendo di spalmare questo aumento”

“Solo una piccola parte dei Paesi della Nato spende più del 2% del Pil. Alcuni Stati ne stanno dibattendo in Parlamento e sono giunti alla conclusione che non si può arrivare entro il 2024 a un simile aumento, ma che è necessario spalmare questa spesa un po’ più lentamente”. Sono le parole del direttore de ilfattoquotidiano.it e di FQ Millennium, Peter Gomez, che, in una replica al senatore del Pd Andrea Marcucci nel corso della trasmissione “L’aria che tira” (La7), spiega come 19 Paesi della Nato non hanno ancora portato le proprie uscite per la difesa al 2% del Pil.

Gomez sottolinea: “È vero che il governo Conte ha sempre aumentato le spese militari. Era stato preso un accordo nel 2014, ma fino al 2018 l’Italia non ha mai fatto nulla praticamente. A partire dai governi Conte le spese militari sono state aumentate di circa un miliardo e mezzo l’anno. In questo momento, però, si dice che si ha l’obiettivo di arrivare a quel 2% del Pil entro il 2024. Questo significherebbe spendere d’emblée 12 miliardi l’anno in più – continua – Un aumento mostruoso. Nel 2019, quando Conte stesso ribadì questi impegni, l’allora ministra della Difesa Elisabetta Trenta disse che con la Nato si doveva discutere di una cosa, e cioè del fatto che all’interno di queste spese dovessero rientrare anche quelle per la cybersecurity. E i 600 milioni messi nel Pnrr sono pochi per mettere in sicurezza il nostro Paese“.

Il direttore del Fatto online si sofferma anche sulle taglienti critiche pronunciate precedentemente da Marcucci nei confronti del leader del M5s: “Marcucci ha ragione quando dice che dietro alla mossa di Conte c’è la necessità di recuperare consenso. Ma c’è anche la necessità di discutere quello che sente il Paese, perché anche dai sondaggi di ieri sera risulta che solo il 23% degli italiani è favorevole a un aumento delle spese militari in questo momento – aggiunge – Possono avere torto, possiamo convincerli che si sbagliano, però Marcucci, come gli altri suoi colleghi, sono rappresentanti del Paese. E quindi, quando fanno dei passi così importanti, secondo me, è bene che ne discutano. Un Parlamento serio, che rappresenta gli italiani, non prende a scatola chiusa quello che dice il premier o un ministro”.

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Spese militari, Conte dopo lo scontro con Draghi: ‘Vogliono schiacciare il M5s nell’angolo’. Guerini media: ‘Crescita sarà graduale entro il 2028’

Nel day after dello scontro con Mario Draghi sulle spese militari, Giuseppe Conte ribadisce la posizione del M5s. Ma, dopo aver radunato i senatori, conferma che se arriverà la questione di fiducia sul decreto Ucraina, il Movimento voterà a favore. La linea è stata decisa dopo un incontro con i parlamentari che siedono a Palazzo Madama e che lo stesso leader M5s ha raggiunto dopo aver partecipato a un convegno sull’energia. Il voto a favore del provvedimento, osservano le fonti 5 stelle, non era mai stato messo in discussione. Conte, parlando con i senatori M5s, si è detto anche convinto che all’aumento delle spese per la difesa -in linea con gli impegni Nato- si arriverà con gradualità.

Un primo segnale arriva dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che è tornato a spingere sul concetto di gradualità: “Dal 2019 ad oggi abbiamo intrapreso una crescita graduale delle risorse”, ha detto al forum Ansa, “sia sul bilancio ordinario che sugli investimenti, che ci consentirà, se anche le prossime leggi di bilancio lo confermeranno, di raggiungere la media di spesa dei Paesi dell’Unione Europea aderenti alla Nato e poi, entro il 2028, il raggiungimento dell’obiettivo del 2%”. Conte poco prima aveva chiesto di “definire la curva di investimenti al 2030“, mentre l’impegno dei Paesi Nato prevede un aumento entro il 2024. Intanto anche Enrico Letta su Twitter ha invocato una mediazione: “L’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una crisi di governo. Sarebbe crisi dannosa per noi, per tutti noi. E sarebbe tremendamente negativa per il processo di pace e per chi soffre per via della guerra. Noi lavoriamo con impegno per evitarla”.

Ora si attende di capire cosa succederà a Palazzo Madama, dove a breve è atteso l’arrivo del decreto Ucraina. La riunione congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato è convocata subito dopo i lavori di Aula, verso le 16. Il nodo della riunione è se portare alle 18 in Aula il provvedimento con o senza relatore. Il M5s, a quanto si apprende, vorrebbe arrivare in Aula senza relatore per votare il testo approvato dalla Camera. E “cancellando”, così, il lavoro delle commissioni a palazzo Madama, compreso l’odg di FdI, che impegna a una spesa militare al 2%, accolto ieri dal governo. La fiducia potrebbe essere posta domani.

“Nella Nato solo 10 Paesi hanno rispettato gli accordi” – In mattinata Conte è tornato sui temi dello scontro di ieri col capo del governo. “Stamattina leggevo sul Sole24 Ore il boom di mancati pagamenti: il 15% di famiglie e pmi a febbraio non ha pagato luce e metano. Questo è il Paese a cui parliamo. In questi giorni il dibattito pubblico ci rende edotti di tutte le tipologie di missili, di armi, di aerei. Se continua cosi, diventeremo tutti esperti in questo campo. Ma forse ci allontaneremo da una prospettiva che riguarda invece tutto il Paese e tutti i cittadini, che riguarda l’interesse nazionale”. Per questo motivo, ha aggiunto Conte, “continuo a richiamare l’attenzione su quello che accade nel Paese: ci sono filiere produttive che non hanno più materia prima, possiamo parlare anche di questo? Poi parleremo di tutte le tipologie di armi, missili terra-aria. Il M5S ha posto un problema: il mainstream dice che quando il Movimento pone un problema, vuole la crisi di governo. Questo è l’angolo in cui vogliono schiacciarci“. Sul rispetto degli accordi Nato che prevedono l’aumento per le spese militari fino al 2% del pil, Conte ha ribadito la sua posizione: “Bisogna definire una curva di investimenti militari al 2030 che assicuri una sostenibilità. Questo si può definire con gli alleati. Il nostro paese ha il diritto di chiederlo. A meno che non si faccia uno scostamento di bilancio per gli armamenti, ma dicono che non si possono fare scostamenti”. E ancora: “A chi dice che usiamo una posizione strumentale rispondo: i membri della Nato sono 30. Hanno rispettato gli accordi in 10. Quindi nessuno dice di non rispettare gli impegni presi ma di allungare la curva al 2030”. E siccome ieri Palazzo Chigi aveva legato le richieste dei 5 stelle sulle armi a una crisi della maggioranza, l’ex premier ha ripetuto che “il M5S continuerà a lavorare non per crisi di governo ma nell’interesse dei cittadini per offrire soluzioni di buonsenso”.

La posizione M5s per un aumento graduale al 2030 – “È impensabile una corsa al riarmo ora“, si legge in un post pubblicato su Facebook dal Movimento 5 stelle. “È fuori dalla realtà pensare di aumentare di almeno 12/15 miliardi la nostra spesa militare in due anni. Significherebbe stanziare almeno 6/7,5 miliardi l’anno nelle prossime due leggi di bilancio. Il grafico parla chiaro: quell’impennata non è sostenibile. L’impegno del 2% può essere centrato solo con una crescita di spesa progressiva, spalmata nei prossimi anni, ad esempio da qui a quantomeno il 2030”. Il post è stato rilanciato anche dallo stesso Giuseppe Conte. “Da giorni si ripete il mantra ‘i governi Conte hanno aumentato gli investimenti militari’ per screditare e sminuire la nostra posizione. A chi fa finta o non vuole capire, consigliamo di guardare il semplice grafico, basato su dati ufficiali del Ministero della Difesa che ogni anno definisce il cosiddetto ‘bilancio integrato Difesa in chiave Nato’, che è quello che conta ai fini del calcolo dell’Alleanza atlantica sull’incidenza delle spese miliari sul Pil”, si legge ancora nel post.

“Quello che non si dice è che si è trattato di aumenti fisiologici per l’adeguamento – soprattutto tecnologico – della nostra Difesa con incrementi annui nell’ordine di 1,6/1,8 miliardi l’anno (ovvero meno dello 0,1% del Pil) comprensivi, non dimentichiamolo, degli stanziamenti straordinari per il potenziamento della sanità militare legati all’emergenza Covid che incidono per circa il 7/8% sugli incrementi annui”, continua il post, e “Altra cosa che non si dice è che nel 2020, pur lavorando gradualmente per rispettare i nostri accordi internazionali, il Governo Conte ha messo in campo oltre 130 miliardi di euro, con 5 scostamenti di bilancio, per aiutare famiglie e imprese colpite dalla pandemia. Abbiamo avuto ben presente, quindi, quali fossero le priorità del momento. Non mettiamo in discussione gli impegni internazionali, come quello del 2% del Pil per investimenti militari, ma la tempistica stabilita in via indicativa nel 2014, cioè in un’altra era politica, sociale ed economica va rimodulata alla luce delle gravi crisi ancora in atto, pandemica ed energetica. Noi diciamo che quel target, che solo dieci membri Nato su trenta (tra cui Usa e Uk) hanno finora raggiunto, non può essere considerato un dogma indiscutibile a cui inchiodare le nostre scelte di spesa pubblica in un momento in cui le priorità sono altre”.

Lo scontro con Draghi – È proprio al Senato che ieri è deflagrato lo scontro tra Conte e Draghi. Durante la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa, il governo ha deciso di accogliere l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% delle spese militari. Ma senza passare dal voto. L’intero provvedimento sarà votato in aula giovedì e molto probabilmente sarà chiesta la fiducia. I 5 stelle, dunque, saranno chiamati a votare un decreto che ha al suo interno un odg contraria alla linea portata avanti da Conte sulle armi. Anche di questo l’ex premier ha parlato col suo successore a Palazzo Chigi, durante un incontro nel pomeriggio. Un faccia a faccia seguito dalle reazioni di Draghi: dalla presidenza del consiglio sono filtrati toni perentori, chiaramente indirizzati contro il capo dei 5 stelle, si evoca la crisi, si comunica che il premier è salito al Colle per parlare col presidente della Repubblica. “Il Governo – fanno sapere – intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza“. Conte ha controreplicato in tv: “Come si può parlare di crisi di governo? – dice – Draghi avrà pure il diritto di informare il Presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”.

Patuanelli: “La Lega ha votato per 3 volte contro il governo, mai aperta la crisi” – E’ su questo, dunque, che Conte dovrà fare un punto coi senatori 5 stelle. Tenendo sempre aperto un canale di comunicazione col governo, anche tramite i suoi ministri. “Sono totalmente d’accordo con Conte. Io credo che non si debba retrocedere dagli impegni presi nel 2014 in ambito Nato ma oggi abbiamo imprese costrette a chiudere e cittadini in gravi difficoltà per i costi dell’energia, se la curva di crescita delle spese militari è compatibile con la vita del nostro paese lo si fa, ma penso che ora ci siano altre priorità”, dice il ministro per le politiche agricole Stefano Patuanelli a Radio Capital. “Nel decreto Ucraina c’è un impegno a rispettare gli impegni della Nato che non è mai stato messo in discussione dal Movimento”, ha ripetuto il titolare della Politiche agricole. Che sulla crisi di governo evocata da Palazzo Chigi ha aggiunto: “Perché ogni volta che il Movimento 5 stelle pone un tema politico si deve parlare di crisi di governo, mentre ci sono forze politiche che hanno votato in modo difforme alla maggioranza dentro il consiglio dei ministri e non è successo mai niente. Ricordo che per tre volte la Lega in consiglio dei ministri non ha votato i provvedimenti del governo, non si è mai paventata nessuna crisi”. Posizione ribadita dall’ex capogruppo al Senato dei 5 stelle, Ettore Licheri: “Non vogliamo far cadere nessun governo. Il M5S ha sempre messo la giustizia sociale e l’etica al primo posto in tutto quello che ha fatto, anche perdendo voti. Ovviamente mettere tutti d’accordo all’interno del gruppo è difficile e sicuramente qualcuno non sarà d’accordo. Il messaggio del presidente Conte, però, è condiviso da tutti, compreso anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sta facendo tanto per risolvere varie problematiche”.

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Spese militari, Conte dopo lo scontro con Draghi: “Il M5s pone un problema e vogliono schiacciarlo all’angolo. Rispettare impegni Nato ma allunghiamo i tempi”

Nel day after dello scontro con Mario Draghi sulle spese militari, Giuseppe Conte raduna i senatori 5 Stelle per fare il punto sul dossier difesa. I senatori M5s sono stati raggiunti da una mail che li preallerta sulla riunione di gruppo con il presidente del Movimento, “presumibilmente nella fascia oraria 12-13”. “C’è una riunione del gruppo M5S Senato in corso e devo raggiungere i senatori, stiamo lavorando per mettere a punto la nostra posizione ufficiale sui temi di attualità”, ha detto l’ex presidente del consiglio, in un intervento ad un convegno sull’energia.

“Nella Nato solo 10 Paesi hanno rispettato gli accordi” – Un dibattito durante il quale è tornato sui temi dello scontro di ieri col capo del governo. “Stamattina leggevo sul Sole24 Ore il boom di mancati pagamenti: il 15% di famiglie e pmi a febbraio non ha pagato luce e metano. Questo è il Paese a cui parliamo. In questi giorni il dibattito pubblico ci rende edotti di tutte le tipologie di missili, di armi, di aerei. Se continua cosi, diventeremo tutti esperti in questo campo. Ma forse ci allontaneremo da una prospettiva che riguarda invece tutto il paese e tutti i cittadini, che riguarda l’interesse nazionale”. Per questo motivo, ha aggiunto Conte, “continuo a richiamare l’attenzione su quello che accade nel Paese: ci sono filiere produttive che non hanno più materia prima, possiamo parlare anche di questo? Poi parleremo di tutte le tipologie di armi, missili terra-aria. Il M5S ha posto un problema: il mainstream dice che quando il Movimento pone un problema, vuole la crisi di governo. Questo è l’angolo in cui vogliono schiacciarci“. Sul rispetto degli accordi Nato che prevedono l’aumento per le spese militari fino al 2% del pil, Conte ha ribadito la sua posizione: “Bisogna definire una curva di investimenti militari al 2030 che assicuri una sostenibilità. Questo si può definire con gli alleati. Il nostro paese ha il diritto di chiederlo. A meno che non si faccia uno scostamento di bilancio per gli armamenti, ma dicono che non si possono fare scostamenti”. E ancora: “A chi dice che usiamo una posizione strumentale rispondo: i membri della Nato sono 30. Hanno rispettato gli accordi in 10. Quindi nessuno dice di non rispettare gli impegni presi ma di allungare la curva al 2030”. E siccome ieri Palazzo Chigi aveva legato le richieste dei 5 stelle sulle armi a una crisi della maggioranza, l’ex premier ha ripetuto che “il M5S continuerà a lavorare non per crisi di governo ma nell’interesse dei cittadini per offrire soluzioni di buonsenso”.

Lo scontro con Draghi – L’incontro di Conte coi senatori M5s ha fatto slittare a orario da definire la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato prevista per le 12.30. Nel pomeriggio, infatti, è atteso a Palazzo Madama l’arrivo del decreto Ucraina. E’ proprio al Senato che ieri è deflagrato lo scontro tra Conte e Draghi. Durante la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa, il governo ha deciso di accogliere l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% delle spese militari. Ma senza passare dal voto. L’intero provvedimento sarà votato in aula giovedì e molto probabilmente sarà chiesta la fiducia. I 5 stelle, dunque, saranno chiamati a votare un decreto che ha al suo interno un odg contraria alla linea portata avanti da Conte sulle armi. Anche di questo l’ex premier ha parlato col suo successore a Palazzo Chigi, durante un incontro nel pomeriggio. Un faccia a faccia seguito dalle reazioni di Draghi: dalla presidenza del consiglio sono filtrati toni perentori, chiaramente indirizzati contro il capo dei 5 stelle, si evoca la crisi, si comunica che il premier è salito al Colle per parlare col presidente della Repubblica. “Il Governo – fanno sapere – intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza“. Conte ha controreplicato in tv: “Come si può parlare di crisi di governo? – dice – Draghi avrà pure il diritto di informare il Presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”.

Patuanelli: “La Lega ha votato per 3 volte contro il governo, mai aperta la crisi” – E’ su questo, dunque, che Conte dovrà fare un punto coi senatori 5 stelle. Tenendo sempre aperto un canale di comunicazione col governo, anche tramite i suoi ministri. “Sono totalmente d’accordo con Conte. Io credo che non si debba retrocedere dagli impegni presi nel 2014 in ambito Nato ma oggi abbiamo imprese costrette a chiudere e cittadini in gravi difficoltà per i costi dell’energia, se la curva di crescita delle spese militari è compatibile con la vita del nostro paese lo si fa, ma penso che ora ci siano altre priorità”, dice il ministro per le politiche agricole Stefano Patuanelli a Radio Capital. “Nel decreto Ucraina c’è un impegno a rispettare gli impegni della Nato che non è mai stato messo in discussione dal Movimento”, ha ripetuto il titolare della Politiche agricole. Che sulla crisi di governo evocata da Palazzo Chigi ha aggiunto: “Perché ogni volta che il Movimento 5 stelle pone un tema politico si deve parlare di crisi di governo, mentre ci sono forze politiche che hanno votato in modo difforme alla maggioranza dentro il consiglio dei ministri e non è successo mai niente. Ricordo che per tre volte la Lega in consiglio dei ministri non ha votato i provvedimenti del governo, non si è mai paventata nessuna crisi”. Posizione ribadita dall’ex capogruppo al Senato dei 5 stelle, Ettore Licheri: “Non vogliamo far cadere nessun governo. Il M5S ha sempre messo la giustizia sociale e l’etica al primo posto in tutto quello che ha fatto, anche perdendo voti. Ovviamente mettere tutti d’accordo all’interno del gruppo è difficile e sicuramente qualcuno non sarà d’accordo. Il messaggio del presidente Conte, però, è condiviso da tutti, compreso anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sta facendo tanto per risolvere varie problematiche”.

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Conte a La7: “Incontro con Draghi? Io non ho sollevato nessuna crisi di governo ma il Paese ha diritto sapere delle spese militari”

“Come si può parlare di crisi di governo? Draghi avrà pure il diritto di informare il presidente della Repubblica sui vertici che ci sono stati, ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo. Dico solo che, se dobbiamo programmare una spesa militare, un partito di maggioranza relativa può discutere dove va e quanto sarà questa spesa e in quale arco temporale verrà rispettato questo impegno? Perché rispettarlo entro il 2024 è un conto, rispettarlo entro il 2028 o il 2030 è un altro conto”. Sono le parole del leader del M5s Giuseppe Conte che, in un serrato botta e risposta con Giovanni Floris nella trasmissione “Dimartedì” (La7), spiega la sua posizione e quella del Movimento contro l’aumento delle spese militari.


Conte si sofferma sull incontro odierno col presidente del Consiglio Mario Draghi, che poi a sua volta si è recato al Quirinale per aggiornare Sergio Mattarella sia sulla vicenda degli investimenti militari, sia sulle posizioni all’interno della maggioranza.
Floris osserva: “Il punto di vista importante non è tanto il suo, quanto quello di Draghi e degli altri Paesi della Nato. Lei può avere anche ragione però può creare problemi a scapito della Nato e dell’unità del Paese”.

Il presidente del M5s non ci sta: “Lei sta ragionando di unità della maggioranza e di unità della Nato mettendo tutto insieme. Sono prospettive diverse. La collocazione euro-atlantica non è mai stata messa in discussione da me in 3 anni come presidente del Consiglio, né adesso come presidente del M5s, né verrà mai messa in discussione. Io e il presidente Draghi ci siamo lasciati dicendo che ridiscuteremo del tema dell’aumento delle spese militari, approfondiremo e ci confronteremo. Però mi permetta: non alimentiamo questa prospettiva della crisi di governo”.

Floris osserva: “Lei sa che talvolta le intenzioni non coincidono con le conseguenze delle azioni. Quindi, magari lei non vuole la crisi di governo, ma potrebbe succedere ugualmente”.
“No – ribatte Conte – se voi giornalisti date una lettura fuorviante e distorta, c’è questo rischio. Però, guardi, questo rischio non è possibile, perché un partito di maggioranza relativa e l’intero Paese hanno il diritto di discutere e di sapere che tipo di incremento ci sarà nelle spese militari, perché se qui le famiglie non arrivano a fine mese, le imprese chiudono, ci sono l’inflazione, la scarsità di materie prime e il caro bollette, uno deve spiegare se questi soldi ci sono. E in caso affermativo, deve chiarire come vengono spesi. Credo che sia giusto discuterne”.

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martedì 29 marzo 2022

M5s, Conte annuncia la scuola di formazione: “Confronto costante con gli esperti per migliorare la qualità di vita degli italiani”

Giuseppe Conte ha annunciato la nascita della scuola di formazione del Movimento 5 stelle nel corso della conferenza stampa di oggi, martedì 29 marzo, al termine del secondo giorno di plenaria del M5s. “L’obiettivo è quello di migliorare il Paese e la qualità della vita degli italiani – ha detto il presidente, appena rieletto – Ci confronteremo con gli esperti, abbiamo bisogno di studiare e approfondire i temi che interessano agli italiani. È necessario migliorare la classe dirigente italiana”.

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Bersani a La7: “Se cade un meteorite, è colpa di Conte. Ha vinto col 94% e dicono che non aveva avversari. Ma Letta o Meloni li avevano?”

Conte? Partiamo da un presupposto: se cade un meteorite, è sempre colpa sua. Adesso è stato riconfermato presidente del M5s col 94% dei voti e leggo sui giornali che non aveva avversari. Ma perché? Letta, Speranza, Salvini, Meloni avevano avversari nei loro congressi? Ma rispettiamolo anche un po’, così poi possiamo anche criticarlo”. Sono le parole del deputato di LeU, Pier Luigi Bersani, ospite della trasmissione “L’aria che tira”, su La7.

E aggiunge: “Se qui uno si mette l’elmetto a prescindere, ovviamente l’altro fa del pacifismo anche troppo a prescindere. Siamo in tempi nei quali sarebbe meglio ragionare con un po’ di serietà. Adesso c’è da fare il Def e quindi si passa dalla ‘poesia’ degli ordini del giorno al luogo delle decisioni. Anche io sono contrario all’aumento d’emblée delle spese militari a prescindere da che cosa vogliamo fare. Quindi, decidiamo prima cosa vogliamo fare: se è da attrezzare una difesa europea, io ci sto“.

Circa la guerra Russia-Ucraina, Bersani sottolinea: “In che modo aiutare l’Ucraina che è indubbiamente dalla parte del diritto e della ragione? Io dico che lo slogan è: aiutiamoli ad aiutarsi, anche dando armi per la difesa, ma non andare oltre. Caro Zelensky, noi siamo lì ad aiutare più che possiamo. Ma non chiederci cose che ci porterebbero a rischi catastrofici, a cominciare dal tuo popolo. E non solo”.

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Conte: “Spese militari? Se Pd non sarà al nostro fianco sul no all’aumento ne prenderemo atto. No a liste con mio nome per le amministrative”

Il dialogo con il Pd è sempre stato “corretto, sincero e autentico” ma “mi dispiace” se su questo fronte (quello della “corsa al riarmo” ndr.) “non ci troviamo sulla stessa posizione: avremo modo di discuterne”. Così il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte in conferenza stampa parlando della diversa posizione dei dem sull’aumento delle spese per la difesa. “Vogliamo che in sede governativa e parlamentare si discuta di questo tema – ha aggiunto – Se il Pd sarà al nostro fianco ci farà molto piacere, se la penserà diversamente ne prenderemo atto. Se sul salario minimo il Pd sarà con noi ci farà molto piacere, se dovesse orientarsi diversamente ne prenderemo atto”.

L’ex presidente del Consiglio rispondendo a una domanda ha poi precisato: “Una lista Conte? Non lavoro per una lista Conte, lavoro per il Movimento 5 stelle”.

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Concorso scuola, il ministro Bianchi: “Prove inadeguate, ereditato dal passato”. M5s: “Inconcepibile, lui ha reintrodotto i quiz”

“È un concorso che noi abbiamo ereditato dal passato. Stiamo eseguendo impegni presi in precedenza, che vanno onorati, con una modalità di organizzazione anche delle prove che si è dimostrata non adeguata“. Sono le parole del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che ha commentato così il concorso per docenti delle scuole secondarie che si è tenuto ieri in centinaia di sedi sparse in tutta Italia e al termine del quale – non senza polemiche – il 90% dei candidati è stato bocciato. Il ministro è intervenuto al forum della Gilda degli insegnanti dal titolo La burocrazia ferma la scuola, respingendo le accuse dei docenti che hanno lamentato “domande e risposte sbagliate” ed “eccessivo nozionismo e nessuna didattica”: “Questo era l’ultimo passaggio di una storia precedente – ha ribadito – che ha dimostrato tutti i limiti, non c’è nessun dubbio. Bisogna andare verso concorsi annuali avendo ben chiaro quali sono i posti disponibili e vacanti in ogni area”.

Le parole del ministro non sono passate inosservate. “Sono veramente stupita, sono parole molto avventate – ha commentato l’ex ministra Lucia Azzolina – spero si tratti di una svista, altrimenti vuol dire che il ministro firma atti a sua insaputa“. Il motivo della critica è presto detto: “Nel 2020 – ha spiegato l’esponente del M5s – abbiamo bandito un concorso a cui hanno fatto domanda 500mila persone, in gran parte giovani e giovanissimi, che avrebbero dovuto confrontarsi con due prove scritte a risposta aperta. Allo stesso modo, anche per il concorso straordinario avevamo previsto una prova scritta eliminando proprio il quiz. Poi, però, col decreto 73 del maggio 2021 e gli atti attuativi del dicastero guidato da Bianchi, si è passati al quiz per tutti. Anche il concorso Stem, sempre a crocette, è stato bandito dal suo Ministero. Tutte scelte che si sono rivelate sbagliate. Ora il ministro, invece di provare ad allontanare le sue responsabilità, venga presto a renderne conto in Parlamento, magari insieme al pasticcio sul rientro di docenti e ata non vaccinati a scuola”.

Alle parole di Azzolina è seguito un comunicato dei parlamentari del M5s: “Le dichiarazioni del ministro Bianchi sul concorso per docenti sono sinceramente inconcepibili. Come è possibile parlare di una organizzazione delle prove inadeguata che è stata ereditata dal passato, se la semplificazione delle modalità di selezione è stata realizzata proprio con l’attuale titolare del dicastero dell’Istruzione, all’interno del decreto n.73 del 25 maggio 2021?. Se anche il ministro Bianchi oggi riconosce l’inopportunità dei cosiddetti ‘quiz a crocette’ per valutare la preparazione e la professionalità dei docenti – hanno concluso – ascolti la nostra richiesta e modifichi i criteri dei concorsi introducendo, così come fatto per il concorso ordinario bandito dal governo Conte 2, prove scritte a risposta aperta”.

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Per Delmastro (Fdi) le imprese sono in crisi “per colpa del reddito”. Lite con Licheri (M5s) su La7: “Pastori non hanno cibo e voi volete più armi”

Polemica al fulmicotone a “Omnibus” (La7) tra il senatore del M5s, Ettore Licheri, e il deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Delmastro, sull’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil.
Licheri ribadisce la posizione del M5s e di Giuseppe Conte: “M5s ha già espresso in tutte le forme possibili il massimo del sostegno al popolo ucraino e al suo presidente. E noi voteremo il decreto Ucraina, cioè le forniture assistenziali sanitarie e militari verranno garantite, così come abbiamo sempre detto. Diverso è l’odg presentato da Fratelli d’Italia – spiega – che, a quanto pare, il governo vuole sostenere. Qui cioè si sta parlando di una legge di bilancio che dovrebbe portare dai 6 ai 12 miliardi supplementari le spese militari dello Stato. Gli impegni internazionali si rispettano sicuramente, ma dobbiamo prima occuparci dell’emergenza agricola ed economica in Italia, cioè dobbiamo prima valutare tempi e modi”.

Delmastro rinfaccia al collega l’incoerenza del M5s, criticando ferocemente Giuseppe Conte, definito “Dr. Jekyll e Mr. Hyde”: “Quell’uomo veste diverse divise perché non ha una identità, ma ricordo che in tutte le sue parabole di governo ha mantenuto quegli impegni”.
Lo scontro deflagra quando Licheri fa notare a Delmastro che sono prioritari i bisogni della gente, tra caro bollette, imprese in crisi e agricoltura in ginocchio: “Nessuno vuole contravvenire agli impegni internazionali. Ma voi volete comprare i cannoni oggi e oggi ci sono i nostri agricoltori e i miei pastori sardi che non riescono a dar da mangiare alle bestie”.
“Certo – insorge Delmastro – coi soldi che avete brasato col reddito di cittadinanza per gli agricoltori non c’è più niente, altro che spese militari”.
“Adesso è colpa del reddito di cittadinanza – ribatte Licheri – Se non c’è il grano duro, è colpa del reddito di cittadinanza”.

La querelle riprende diversi minuti dopo, quando il deputato di FdI accusa nuovamente di incoerenza il Movimento, sostenendo che il pentastellato Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, è uno dei negoziatori. Notizia smentita duramente da Licheri.
Delmastro sbotta: “Stai difendendo una galassia che è esplosa, un partito che teneva dentro tutto e il contrario di tutto”.
“No – replica Licheri – Sto difendendo la ragionevolezza in questo Paese. Stiamo perdendo il contatto con la realtà. Dobbiamo uscire da qua e parlare con le famiglie, coi lavoratori e con le imprese”.
“Guarda che ad asfaltare le imprese siete stati voi più della pandemia – rilancia Delmastro – Al quarto anno di legislatura hai scoperto che esistono le imprese. Sono contento per te, peccato che noi abbiamo scoperto 4 anni fa le imprese, tra l’altro flagellate dalle tasse pentastellate per dare il reddito di cittadinanza”.
“E meno male che c’è il reddito di cittadinanza”, chiosa Licheri.

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M5s, conferenza stampa di Giuseppe Conte dopo la plenaria del Movimento: la diretta

A partire dalle 12.15 è in programma la conferenza stampa di chiusura della riunione plenaria dei comitati politici e tematici del Movimento 5 stelle. Presente il presidente, appena rieletto, Giuseppe Conte.

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lunedì 28 marzo 2022

M5s, Conte confermato presidente con il 94%. Ha votato poco meno di un iscritto su due. Laura Bottici entra del Comitato di garanzia

La nomina di Giuseppe Conte come presidente del Movimento Cinque Stelle è stata confermata dagli iscritti, chiamati a riconvalidare l’elezione ‘scardinata’ dal ricorso di un gruppo di attivisti accolto dal Tribunale di Napoli. A votare è stato meno di un iscritto su due – 59.047 su 130.570 aventi diritto – e a favore dell’ex presidente del Consiglio si sono espressi in 55.618, pari al 94,19% dei voti validi. “Gli iscritti del Movimento 5 Stelle mi hanno riconfermato con un’indicazione forte e chiara. Un sostegno così importante è anche una grande responsabilità. Ora testa alta, ancor più coraggio e determinazione nelle nostre battaglie. Abbiamo un Paese da cambiare”, ha scritto Conte su Twitter subito dopo la chiusura dello spoglio virtuale che lo ha confermato alla presidenza del Movimento.

Gli iscritti erano anche chiamati a votare sul nuovo componente del Comitato di garanzia, attualmente composto da Roberto Fico e Virginia Raggi a causa delle dimissioni di Luigi Di Maio. Al posto del ministro degli Esteri, gli attivisti hanno scelto Laura Bottici che ha ha ricevuto 40.060 preferenze pari al 67,84% dei voti validi. L’altro candidato era Jacopo Berti che ha ricevuto 18.987 preferenze pari al 32,16%. Senatrice al secondo mandato, Bottici è anche questore a Palazzo Madama ed è stata in passato vice-capogruppo vicario del M5s. La consultazione prevedeva inoltre l’elezione di tre nuovi membri del Collegio dei provibiri: gli iscritti hanno scelto Danilo Toninelli, Fabiana Dadone e Barbara Floridia come componenti, risultati i più votati in una rosa di 6 candidati che comprendeva anche Tiziana Ciprini, Andrea Greco e Andrea Liberati.

Per il presidente della Camera Fico, la “grande partecipazione” al voto “dimostra che la comunità del Movimento 5 Stelle ha tanta voglia di fare, al fianco di Giuseppe Conte a cui è stata rinnovata la fiducia in modo chiaro e netto. È un segnale politico forte”. “Adesso avanti nell’impegno che ci aspetta per occuparci dei problemi dei cittadini e delle soluzioni che vanno messe in campo”, ha aggiunto l’esponente M5s in un post in cui augura inoltre “buon lavoro ai vicepresidenti e ai comitati politici, così come ai nuovi componenti dei Collegio dei probiviri e del Comitato di garanzia”.

Nella votazione odierna, la base M5S ha votato anche a favore della ratifica di diverse delibere precedentemente adottate, tra cui quella relativa all’accesso al 2×1000 e quella relativa alla nomina dei vice presidenti. In particolare, sono state ratificate “le deliberazioni assunte dagli iscritti in date 16 settembre 2021, 29/30 novembre 2021 e 9/10 dicembre 2021 e, per quanto occorra, loro rinnovazione (aventi ad oggetto la elezione di Roberto Fico e di Virginia Raggi alla carica di Componenti del Comitato di Garanzia deliberata in data 16 settembre 2021; la elezione di Riccardo Fraccaro alla carica di componente del Collegio dei Probiviri, deliberata in data 16 settembre 2021; la destinazione delle restituzioni dei portavoce nazionali, di approvazione dell’accesso al 2×1000 e al finanziamento privato in via agevolata, deliberate in date 29/30 novembre 2021; la elezione di Michele Gubitosa, Riccardo Ricciardi, Paola Taverna, Alessandra Todde e Mario Turco alla carica di vice presidenti deliberata in date 9/10 dicembre 2021, con precisazione del successivo conferimento a Paola Taverna della carica di vice presidente vicaria; la costituzione di Comitati previsti dallo Statuto in via facoltativa, l’elezione dei componenti dei Comitati statutari e dei Comitati istituiti in via facoltativa assunte in date 9/10 dicembre 2021″.

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Guerra Russia-Ucraina, il governo media sull’aumento delle spese militari e valuta la fiducia. M5s: “No a qualsiasi ordine del giorno”

Per ora sono arrivate solo fumate nere ai tentativi di mediazione del governo in vista dell’arrivo al Senato del decreto Ucraina, che prevede anche l’aumento fino al 2% del pil per le spese militari. Una vicenda che rischia di spaccare la maggioranza a Palazzo Madama, motivo per cui il governo valuta la questione di fiducia. E il presidente del Consiglio Mario Draghi ha in programma un incontro con il presidente del M5s Giuseppe Conte. Il Movimento è infatti contrario all’innalzamento della soglia, come anche Leu. Pronto a trattare il governo, fermo sugli impegni presi a livello militare ma anche pronto a valutare il voto di fiducia per ‘salvare’ il provvedimento azzerando tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno come quello di Fratelli d’Italia che lo impegna a raggiungere il 2 per cento nel 2024.

In serata l’intesa – cercata con una riunione, in videocollegamento, tra il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà e i vertici dei vari gruppi a Palazzo Madama e delle due commissioni Esteri e Difesa – non è stata trovata. L’opzione sul tavolo era quella di un ordine del giorno unitario della maggioranza (in aggiunta a quello di FdI) che desse il segno della compattezza nonostante tutto e su cui ad esempio era stato immaginato un rimando vago al Def sulle spese militari, specificando che l’arrivo al 2% del pil sarebbe un obiettivo graduale. Il M5s ha ribadito la sua “ferma contrarietà all’odg al decreto Ucraina, di minoranza o maggioranza, che prevedano incrementi straordinari della spesa militare”.

Se la maggioranza voterà in maniera difforme, spiegano fonti del Movimento, “non sarà certo la prima volta e ciascuno si prenderà la responsabilità delle sue scelte. Ai rappresentanti del Governo presenti in riunione abbiamo chiarito che questa è la posizione del M5S e abbiamo chiesto loro tenerne conto nella stesura del Def”. M5S e Leu sono quindi rimasti sulle barricate rifiutando ogni tipo di mediazione proposta, che poteva entrare – in caso di accordo – in un ordine del giorno ad hoc. La gradualità dell’aumento delle spese militari non ha trovato infatti un punto di caduta. A questo punto resta sul tavolo l’odg di Fratelli d’Italia – che potrebbe essere recepito dal governo – lasciando libertà ai partiti di votare in commissione. Nel caso in cui non cambiassero le posizioni l’esecutivo ha annunciato durante il vertice che in Aula metterà la fiducia.

Al termine del Consiglio europeo Draghi aveva lanciato un messaggio chiaro, ricordando a tutti che in questo momento “l’unica cosa che può fare una politica che vuole bene al Paese e vuole la pace è stare uniti”. Conte tuttavia ha tenuto il punto ribadendo che gli impegni con la Nato “sono stati presi nel 2014, non sono stati onorati e non possono essere onorati dopo due anni di pandemia e in un momento di emergenza energetica. Farlo con una tempistica così stretta sarebbe una presa in giro per gli italiani”. Nel pieno del braccio di ferro, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, intervenendo alla cerimonia per i 99 anni dell’Aeronautica militare, ha intanto sottolineato che gli investimenti per la Difesa sono “importanti e funzionali ai nostri beni più preziosi, la sicurezza, presupposto imprescindibile per la pace, giacché la capacità di deterrenza è fondamentale per preservare i valori fondamentali della nostra società e le conquiste delle nostre democrazie, recentemente drammaticamente messe a repentaglio dalla sanguinosa invasione dell’Ucraina”.

Martedì il dl Ucraina sarà all’esame delle commissioni Esteri e Difesa di Palazzo Madama (si riuniranno in seduta comune dalle 14.30) mentre la discussione generale in Aula dovrebbe cominciare tra mercoledì e giovedì. Con all’orizzonte l’ennesima fiducia da parte del governo. Proprio la fiducia automaticamente blinderebbe il decreto, facendo decadere ogni mozione collegata compresa quella di Fdi che impegna il governo a rispettare gli impegni e le tempistiche. Sarebbe l’estrema ratio per ‘salvare’ il provvedimento – passato indenne e senza fiducia a Montecitorio – visto che tutti confermerebbero la fiducia. M5s compreso.

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Conte apre la plenaria dei comitati M5s: “Non possiamo vivere di rendita e accomodarci”. Martedì 29 l’incontro con Draghi

“Non possiamo vivere di rendita”. Giuseppe Conte ha aperto i lavori del primo incontro dei comitati M5s parlando della linea politica del Movimento. Un segnale che, a votazioni in corso sulla sua leadership e dopo gli annunci contro l’aumento delle spese militari, non passerà inosservato nella maggioranza (e non solo). “La spinta innovatrice espressa dal M5s non ha nulla di paragonabile rispetto alle altre forze nell’ambito del panorama politico italiano”, ha detto l’ex premier. “Noi non siamo disponibili ad ‘accomodarci’. E certo la politica non consente rendite. Lavorare per i cittadini è un impegno costante che si deve rinnovare ogni giorno. Ricordo sempre le parole di chi dice che in politica si viene ricordati non per quello che si è fatto, ma per quello che si poteva e si doveva fare e non si è fatto”. Quindi, parlando della guerra in Ucraina, ha ribadito: “Adesso c’è un’emergenza energetica, le posizioni che stiamo assumendo sono chiare, non ci lasciamo distrarre dai media e dalla stampa che dicono che abbiamo cambiato idea, la nostra posizione è lineare. Andiamo avanti”. In serata poi, è arrivata la conferma che martedì 29 marzo alle 17.30 ci sarà l’incontro tra il premier Mario Draghi e il leader del M5s. La riunione si terrà a Palazzo Chigi, alla vigilia dell’approdo del dl Ucraina nell’Aula del Senato.

Dopo mesi di tensioni e difficoltà, Conte cerca di far partire la sua riorganizzazione del Movimento. In attesa di sapere il risultato della sua nuova investitura, diventata necessaria dopo il congelamento dell’elezione da parte del tribunale di Napoli, ha deciso di organizzare un primo confronto con gli organi istituiti a dicembre scorso. I 17 comitati M5s sono proprio una creazione voluta da Conte: divisi su base tematica (da Salute a Istruzione e rapporti territoriali), coinvolgono eletti e principali esponenti del Movimento. Inaugurando il primo raduno, il leader M5s ha innanzitutto chiesto ai suoi una maggiore “fiducia”: “Non permetteremo più a nessuno che si parli male di noi”, ha detto, “ma noi per primi dobbiamo volerci bene. Volersi bene vuol dire parlarsi e confrontarsi con sincerità. Significa avere piena fiducia reciproca, e quando parleremo tra noi senza avvertire la necessità di trasmettere fuori frammenti di discorso, saremo pienamente maturi e potremo anche all’occorrenza anche litigare perché la politica è anche conflitto, confronto duro, l’importante è che tutti si tenda al bene comune, senza personalismi, che deve essere la sintesi superiore”.

Conte ha fatto sapere che, proprio dai lavori dei comitati, uscirà la futura linea politica del Movimento: “Iniziamo col confronto di oggi che delinea le priorità della nostra agenda politica e, in prospettiva, la bozza del nostro progetto per migliorare la società italiana. Ascolteremo le proposte dei singoli comitati e ci confronteremo collettivamente, per avere piena condivisione della nostra agenda di azione. Dobbiamo agire col coraggio che ci contraddistingue. Questa è sempre stata e continuerà ad essere la forza caratteristica del M5s anche in questo percorso di rilancio”. A livello concreto, Conte ha anche fatto sapere che sarà creata una “scuola di formazione”: “Ringrazio i componenti del comitato e De Masi per il lavoro che stanno portando avanti”, ha aggiunto. “Saranno dieci incontri che si svilupperanno il giovedì alle 18. Lectio magistralis, lezioni che si snoderanno tra economia e politica, democrazia e politica, lavoro e politica, scienza, tecnica e politica, ecologia e politica. Ci saranno anche relatori internazionali” .

Per quanto riguarda invece la rappresentanza sui territori, tema dolente per il Movimento, Conte ha annunciato: “Approveremo nei prossimi giorni, con il Comitato di Garanzia, i regolamenti per i forum e per i gruppi territoriali. Inoltre approveremo anche il regolamento per consentire agli iscritti di eleggere i restanti componenti del Consiglio nazionale che saranno diretta rappresentanza dei territori”. E ha concluso: “Per come è concepito lo statuto, quando si costituisce un forum tematico dal territorio e arrivano proposte, saranno vagliate e, se approvate in questa interlocuzione, nascerà un progetto. A seguito del voto positivo sulla piattaforma, diventerà parte integrante del programma. I forum tematici possono essere creati da un gruppo territoriale, dai portavoce che hanno costruito una piazza delle idee su un tema particolare coinvolgendo la società civile. Nessun altro statuto prevede la possibilità di integrare in questo modo il programma nazionale. Questo sarà importante per coinvolgere la società civile”.

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Ucraina, Gomez a La7: “Mandare le armi? La speranza è che Putin possa trattare, l’alternativa purtroppo è Terza guerra mondiale”

“Quella di Putin è indubbiamente un’azione ignobile, ma è anche vero che noi queste armi le mandiamo perché, da una parte, abbiamo un senso etico e dall’altra perché abbiamo una speranza: quella che Putin, non stravincendo la guerra, possa sedersi a un tavolo e trattare. Molti in questo momento dicono che non si tratta con un animale o un assassino, ma purtroppo in questo caso l’alternativa è la Terza guerra mondiale. Quindi, non possiamo fare altro che trattare con Putin”. Sono le parole del direttore de ilfattoquotidiano.it e di FQ Millennium, Peter Gomez, che, ospite della trasmissione “Non è l’arena” (La7), commenta il fibrillante dibattito attualmente in corso nei partiti circa la guerra e l’invio delle armi in Ucraina.

Gomez aggiunge: “La decisione che abbiamo preso ha diviso le coscienze degli italiani e di tantissimi parlamentari di diversi gruppi, come ad esempio Delrio del Pd. Io sono d’accordo sul mandare armi in Ucraina, però bisogna anche dire che è la prima volta nella storia che inviamo armi a una delle due parti belligeranti. Io trovo normale che ci sia questa discussione nei partiti – spiega – Se poi si vuol dire che c’era un M5s in parte legato a Putin alle origini o che, come molti in Italia, vedeva il presidente russo come l’uomo forte, certo che c’è stato. Ma c’è stato anche nel centrodestra con Berlusconi, nella Lega, in Confindustria, che nel 2015 chiedeva di togliere le sanzioni alla Russia. Questo è il nostro Paese”.

E conclude: “Il dibattito che c’è nei partiti è giusto che ci sia. Cosa dovremmo fare? Armiamoci e partiamo perché l’ha deciso Draghi o un ministro? I partiti sono nel Parlamento per discutere di queste scelte, che possono essere giuste, ma anche sbagliate, perché Putin, se per caso venisse messo all’angolo, potrebbe fare scelte sconsiderate. Siamo sul filo del rasoio: parlare e discutere è una cosa importante”.

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M5S, Conte: “Rischio numeri flop nella votazione per la leadership? L’importante è investitura forte e chiara”

Giuseppe Conte in una pausa dei lavori dell’assemblea plenaria dei comitati M5S, incontra la stampa, e afferma: “Stiamo ponendo le basi per il futuro programma del Movimento, per migliorare la qualità di vita dei cittadini”. Intanto online si sta svolgendo la votazione per la riconferma della leadership pentastellata dello stesso Conte. Alla prima votazione sono stati 69mila i votanti e i sì a Conte circa 62mila. “Se un numero di votanti inferiore alla precedente votazione sarebbe un flop? – risponde l’ex premier – L’importante è che ci sia un’investitura forte e chiara. Poi non è che dobbiamo ripetere o superare il precedente numero di votanti”. Quindi l’ex presidente del Consiglio continua: “Questa è una ripetizione di una votazione già fatta e che si ripete per le note vicende giudiziarie. L’importante – conclude – è che ci sia partecipazione ed un chiaro segnale”.

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Conte apre la plenaria dei comitati M5s: “Non possiamo vivere di rendita e accomodarci. Guerra in Ucraina? Nostra posizione è lineare”

“Non possiamo vivere di rendita”. Giuseppe Conte ha aperto i lavori del primo incontro dei comitati M5s parlando della linea politica del Movimento. Un segnale che, a votazioni in corso sulla sua leadership edopo gli annunci contro l’aumento delle spese militari, non passerà inosservato nella maggioranza (e non solo). “La spinta innovatrice espressa dal M5s non ha nulla di paragonabile rispetto alle altre forze nell’ambito del panorama politico italiano”, ha detto l’ex premier. “Noi non siamo disponibili ad ‘accomodarci’. E certo la politica non consente rendite. Lavorare per i cittadini è un impegno costante che si deve rinnovare ogni giorno. Ricordo sempre le parole di chi dice che in politica si viene ricordati non per quello che si è fatto, ma per quello che si poteva e si doveva fare e non si è fatto”. Quindi, parlando della guerra in Ucraina, ha ribadito: “Adesso c’è un’emergenza energetica, le posizioni che stiamo assumendo sono chiare, non ci lasciamo distrarre dai media e dalla stampa che dicono che abbiamo cambiato idea, la nostra posizione è lineare. Andiamo avanti”.

Dopo mesi di tensioni e difficoltà, Conte cerca di far partire la sua riorganizzazione del Movimento. In attesa di sapere il risultato della sua nuova investitura, diventata necessaria dopo il congelamento dell’elezione da parte del tribunale di Napoli, ha deciso di organizzare un primo confronto con gli organi istituiti a dicembre scorso. I 17 comitati M5s sono proprio una creazione voluta da Conte: divisi su base tematica (da Salute a Istruzione e rapporti territoriali), coinvolgono eletti e principali esponenti del Movimento. Inaugurando il primo raduno, il leader M5s ha innanzitutto chiesto ai suoi una maggiore “fiducia”: “Non permetteremo più a nessuno che si parli male di noi”, ha detto, “ma noi per primi dobbiamo volerci bene. Volersi bene vuol dire parlarsi e confrontarsi con sincerità. Significa avere piena fiducia reciproca, e quando parleremo tra noi senza avvertire la necessità di trasmettere fuori frammenti di discorso, saremo pienamente maturi e potremo anche all’occorrenza anche litigare perché la politica è anche conflitto, confronto duro, l’importante è che tutti si tenda al bene comune, senza personalismi, che deve essere la sintesi superiore”.

Conte ha fatto sapere che, proprio dai lavori dei comitati, uscirà la futura linea politica del Movimento: “Iniziamo col confronto di oggi che delinea le priorità della nostra agenda politica e, in prospettiva, la bozza del nostro progetto per migliorare la società italiana. Ascolteremo le proposte dei singoli comitati e ci confronteremo collettivamente, per avere piena condivisione della nostra agenda di azione. Dobbiamo agire col coraggio che ci contraddistingue. Questa è sempre stata e continuerà ad essere la forza caratteristica del M5s anche in questo percorso di rilancio”. A livello concreto, Conte ha anche fatto sapere che sarà creata una “scuola di formazione”: “Ringrazio i componenti del comitato e De Masi per il lavoro che stanno portando avanti”, ha aggiunto. “Saranno dieci incontri che si svilupperanno il giovedì alle 18. Lectio magistralis, lezioni che si snoderanno tra economia e politica, democrazia e politica, lavoro e politica, scienza, tecnica e politica, ecologia e politica. Ci saranno anche relatori internazionali” .

Per quanto riguarda invece la rappresentanza sui territori, tema dolente per il Movimento, Conte ha annunciato: “Approveremo nei prossimi giorni, con il Comitato di Garanzia, i regolamenti per i forum e per i gruppi territoriali. Inoltre approveremo anche il regolamento per consentire agli iscritti di eleggere i restanti componenti del Consiglio nazionale che saranno diretta rappresentanza dei territori”. E ha concluso: “Per come è concepito lo statuto, quando si costituisce un forum tematico dal territorio e arrivano proposte, saranno vagliate e, se approvate in questa interlocuzione, nascerà un progetto. A seguito del voto positivo sulla piattaforma, diventerà parte integrante del programma. I forum tematici possono essere creati da un gruppo territoriale, dai portavoce che hanno costruito una piazza delle idee su un tema particolare coinvolgendo la società civile. Nessun altro statuto prevede la possibilità di integrare in questo modo il programma nazionale. Questo sarà importante per coinvolgere la società civile”.

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Guerra Russia-Ucraina, Molinari (Lega): “La maggioranza di governo può anche fare a meno del M5s. Faccio fatica a capire Conte”

Conte dice che il M5s non voterà per l’incremento delle spese militari? Veramente i 5 Stelle hanno già votato e firmato alla Camera l’ordine del giorno per aumentare le spese militari. Onestamente ho difficoltà a capire Conte, perché o non parla coi suoi parlamentari oppure sta facendo mera propaganda, visto che anche lui, quando era presidente del Consiglio, aveva preso questo impegno. Diciamo che è tutto abbastanza surreale”. Sono le parole del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, che, commentando nella trasmissione “24 Mattino” (Radio24) le dichiarazioni rese ieri da Giuseppe Conte, aggiunge: “Quell’ordine del giorno, che è passato alla Camera e probabilmente passerà al Senato, è stato votato da tutti, M5s compreso. E di fatto conferma un impegno del governo con la Nato, che ha chiesto a tutti i Paesi entro i prossimi anni di arrivare al 2% del Pil di investimenti in spese militari, come prescrive il trattato. E l’Italia si è impegnata a farlo”.

Molinari chiosa: “Non credo che avrà un impatto sulla maggioranza di governo l’eventuale voto contrario del M5s all’aumento delle spese militari, anche perché penso che la maggioranza possa anche fare a meno dei 5 Stelle. Penso che in questo momento differenziarsi su un tema tragico come la guerra e sulla posizione che l’Italia sta tenendo a livello internazionale con tutti gli alleati sarebbe un’immagine pessima per il M5s più che per l’Italia”.

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“M5s primo partito in Sicilia”: il sondaggio che ribalta i rapporti di forza col Pd. Conte dà il via libera a Miceli candidato sindaco a Palermo

Il passo indietro del candidato Cinquestelle era stato fatto. La compattezza del Movimento era stata ritrovata. Tutti alla fine avevano accettato la candidatura di Franco Miceli, presidente nazionale dell’ordine degli Architetti, a sindaco di Palermo. Una candidatura proposta dal Pd per la quale mancava solo il placet di Giuseppe Conte, arrivato infine nei giorni scorsi, prima con la telefonata a Miceli, sabato 26 marzo, poi con la riunione nel pomeriggio di domenica con gli esponenti palermitani del Movimento. Un tentennamento dovuto alla grande vicinanza di Miceli al sindaco uscente, Leoluca Orlando. Dubbi superati infine al telefono: l’ex presidente del consiglio ha chiesto all’architetto palermitano di sfilarsi da una troppo marcata convergenza con Orlando e col suo assessore Giusto Catania. I 5 stelle, infatti, temono i malumori della cittadinanza nei confronti dell’amministrazione uscente.

Ma a pesare sulle esitazioni anche un sondaggio che vede il M5s ribaltare il suo peso specifico all’interno della coalizione del centrosinistra. Almeno in Sicilia, dove Movimento sarebbe ancora il primo partito con il 22,9 per cento. Almeno secondo la rilevazione di una società catanese, la Keix. “Quale partito voterebbe oggi alla Regionali?”, è stata la domanda posta tra il 9 e il 14 marzo, a 1920 persone, uomini e donne tra i 18 e i 64 anni delle 9 province dell’isola. La percentuale più alta, manco a dirlo, è quella degli indecisi, col 31,9 per cento, ed è dunque quella che tiene ancora i giochi aperti in vista delle elezioni del prossimo autunno. Dietro il M5s si posiziona, invece, Fratelli d’Italia, col 15,4, a seguire Forza Italia col 10,3, e solo quarto il Partito democratico che col 9,8 per cento si posiziona a più di 13 punti sotto i pentastellati. Percentuali che non potranno non avere un peso sulle future scelte elettorali. Dopo il placet a Miceli, candidato del Pd a Palermo, ma anche dopo il sì a Franco De Domenico, segretario cittadino del Pd, candidato sindaco a Messina, i Cinquestelle aspirano ad incassare il candidato alla Regione.

A supportarli il sondaggio della Keix, che oltre alla preferenza sui partiti ha proposto anche una rosa di nomi per la presidenza. Il risultato vede in netto vantaggio l’uscente Nello Musumeci che segna una preferenza del 29,3 per cento. Restando nel campo del centrodestra resta molto indietro Gianfranco Micciché che ottiene solo un risicato 5 per cento, mentre piace l’ormai ex sindaco di Messina, Cateno De Luca (dimessosi proprio per partecipare alle Regionali), che registra il 14,8 dei consensi. A rincorrere Musumeci nel centrosinistra c’è invece Giancarlo Cancelleri che ottiene una preferenza del 22 per cento, a seguire Claudio Fava col 12, 8 per cento. Caterina Chinnici, figlia del magistrato ucciso dalla mafia e già assessora nella giunta di Raffaele Lombardo (sulla quale perciò potrebbe confluire una parte del centrodestra) raggiunge il 7,6 per cento mentre l’europarlamentare, medico dell’ambulatorio di Lampedusa, Pietro Bartolo, solo un risicato 2 per cento. Sempre nel campo dei Cinquestelle, l’ex inviato delle Iene – oggi europarlamentare – Dino Giarrusso segna il 4 per cento dei consensi. Numeri che vanno presi ancora con le pinze, e che vedono il centrosinistra in netto svantaggio: “Lo scenario per l’elezione del presidente della regione è ancora totalmente aperto, il centrosinistra, complessivamente raggiunge il 19,3% delle preferenze. Mentre il centrodestra esprime un consenso aggregato che va ben oltre il 45,3%, Allo scenario si aggiunge il partito dell’ex sindaco di Messina che raccoglie il 6,6%”, spiega Salvo Panarello, ceo di Keix, l’agenzia di sondaggi che nel 2017 aveva registrato un vantaggio, seppur minimo di Giancarlo Cancelleri su Nello Musumeci: il primo al 33,2 mentre Musumeci era al 33. I risultati diedero invece vincitore Musumeci col 39,8 e perdente Cancelleri col 34,6. Il sondaggio di Keix era stato anche messo sotto accusa dal quotidiano La Stampa che lo aveva addirittura definito un “fake”. Accuse respinte dal Ceo della società catanese: “Fu una mera strumentalizzazione”. Panarello, che ha fondato Keix nel 2008, è consulente anche per Gfk e Nielsen (aziende che operano indagini di mercato). Il dato di Keix sul M5s non si discosta di molto dall’analisi di Demopolis dello scorso febbraio che lo dava al 21 per cento ma dietro Fratelli d’Italia. Numeri ancora “fluidi”, dice Panarello, che vedono in vantaggio, per ora, chi fa più parlare di sè: “Chi ha annunciato la propria candidatura ed iniziato la propria campagna elettorale gode del vantaggio della “visibilità”, conclude Panarello.

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domenica 27 marzo 2022

M5s, si apre la votazione sulla leadership di Conte: la consultazione online degli iscritti si chiuderà alle 22 di lunedì 28 marzo

È cominciata alle 8 del mattino e proseguirà fino alle 22 di domani, la consultazione online degli iscritti al Movimento 5 stelle, chiamati a esprimersi sulla leadership di Giuseppe Conte. Gli iscritti dovranno confermare o meno la presidenza dell’ex premier dopo la decisione del tribunale civile di Napoli di contestare la validità delle prime votazioni in rete.

I quesiti ai quali dovranno rispondere sono due. Il primo, appunto, riguardante Conte: “Sei favorevole alla elezione del prof. Giuseppe Conte, indicato dal Garante, quale Presidente del Movimento 5 Stelle, anche in ripetizione della deliberazione adottata in date 5/6 agosto 2021, al fine della conferma/convalida della delibera stessa nonché dell’attività svolta?”. E il secondo riguardante invece l’elezione di un componente del Comitato di Garanzia.

In un videomessaggio pubblicato ieri sui propri profili e Giuseppe Conte ha chiarito che in presenza di un voto “risicato” farebbe un passo indietro rinunciando alla leadership. Ma se gli fosse confermata la fiducia, ha annunciato di voler gestire il Movimento con una linea non moderata e senza più accettare divisioni. Chiamando al voto gli iscritti M5s, nel video Conte ha legato la richiesta di una fiducia piena a un no fermo all’ipotesi di un nuovo aumento delle spese militari a carico del bilancio dello Stato “soprattutto in un momento del genere”.

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sabato 26 marzo 2022

M5s al voto, Conte rilancia la sua leadership e insiste sulle spese militari: “No all’aumento. Serve investimento shock sulle rinnovabili”

Chiede una fiducia piena e la lega a un no fermo all’ipotesi di un nuovo aumento delle spese militari. Giuseppe Conte rilancia la sua leadership al vertice del Movimento 5 stelle e insiste sul delicato capitolo degli stanziamenti per la difesa. “Se mi accorderete di nuovo una fiducia piena, sarò il presidente di un Movimento che dice no all’aumento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato, soprattutto in un momento del genere”, dice l’ex premier in un video di cinque minuti con cui chiama al voto gli iscritti del Movimento 5 stelle.

Domenica 27 e lunedì 28 marzo infatti, l’assemblea 5 stelle è chiamata a esprimersi sulla leadership del presidente. Un voto convocato dopo l’ordinanza del Tribunale civile di Napoli che ha congelato i voti su statuto e presidenza M5s, e che arriva in un momento fondamentale. Dopo lo strappo ufficiale dei mesi scorsi con Luigi Di Maio e le tensioni post Quirinale, l’ex presidente del Consiglio chiede l’appoggio dell’assemblea, mentre il Paese vive momenti delicati a causa della crisi in Ucraina. Per questo motivo Conte già nei giorni scorsi aveva annunciato di essere contro l’aumento delle spese militari, anche a costo di creare spaccature nella maggioranza di governo. Una posizione ribadita oggi, che avvicina l’ex premier ai 5 stelle delle origini, molto sensibili alle battaglie pacifiste. E che Conte dunque lega a un altro tema all’ex presidente del consiglio: “Diremo sì a un investimento shock sulla transizione energetica verso le rinnovabili, sì a un impegno dello Stato senza precedenti sulle reti di sostegno per famiglie, imprese in crisi, lavoratori che devono scegliere se pagare la bolletta o fare la spesa o il pieno di carburante“.

E in questo, dunque, che Conte punta a ottenere una nuova maggioranza schiacciante che lo blindi al vertice del Movimento .”Chiedo nuovamente la vostra fiducia, non mi interessa prendere il 50,1% dei voti. Anzi, dico sinceramente che se il risultato fosse così risicato sarei il primo a fare un passo indietro. A fronte di un risultato così di misura, lascerei il Movimento che in questo momento ha bisogno di una leadership forte, di una forte investitura. Allo stesso modo, però, è un dovere dirvi che in caso di una decisa riconferma le cose inevitabilmente cambieranno”, ha detto chiaramente l’ex premier. Elencando tutta una serie di elementi che lasciano intravedere quale Movimento ha in mente: “Non votatemi se pensate che il Movimento 5 stelle debba essere lì nelle stanze dei bottoni anziché nei territori e tra le persone. Non votatemi se pensate che debba diventare una forza politica estremamente moderata, conservatrice, compatibile con il passato e timorosa del futuro. Non votatemi se volete un Movimento che si sforzi di piacere a tutti anche a costo di essere la brutta copia di altri partiti tradizionalmente divisi in correnti”. E ancora: “Non basta più rimanere sulla difensiva, io sono disposto a correre il rischio di avere tutti contro se questo basta a fare gli interessi dell’Italia e dei cittadini, ma dobbiamo essere uniti e coraggiosi per rialzare la testa e imporre un cambiamento all’intero Paese”.

Parole che suonano come una controreplica a Luigi Di Maio. La posizione sulle armi, infatti, se da un lato ha avvicinato Conte all’area dei 5 stelle delle origini – compresi quelli che si rivedono in un ex M5s come Alessandro Di Battista – dall’altra lo ha contrapposto ancora una volta alla linea seguita dal ministro degli Esteri. Che infatti ancora oggi ha di nuovo attaccato l’ex premier per le sue dichiarazioni sulle spese relative alla Difesa, “E’ una posizione inaccettabile”, è come Di Maio definisce le parole di Conte secondo il Corriere della Sera. Per Di Maio il Movimento è “una forza di governo che deve saper rispettare gli impegni, in linea con la sua collocazione. Che per me è chiara”. Se Di Maio prende le distanze da Conte, però, altri esponenti dei 5 stelle ci tengono a manifestare vicinanza all’ex premier. “Pieno sostegno a Giuseppe Conte. Sta affrontando con passione e pazienza la vita e l’evoluzione non semplice del Movimento 5 stelle rivendicando con forza i nostri valori. Siamo nati per riportare al centro dell ‘agenda politica i diritti e i bisogni del Paese e la chiara posizione contro la proliferazione delle spese militari, il no al carbone e al nucleare a favore invece delle rinnovabili, la lotta contro il precariato ne sono la conferma. Sono certo che domani riceverà un mandato forte e limpido”, dice Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera. “Basta con le scelte moderate. M5S 2050 sotto la guida di Conte è una nuova forza politica che contrasta precarietà, devastazione ambientale, caro bollette e benzina con salario minimo, energia rinnovabile ed energy Recovery . La comunità del M5s con il voto ora deve scegliere”, dice il deputato Luigi Gallo. Secondo l’Adnkronos, il grosso delle truppe parlamentari dei 5 stelle è saldamente con Conte ed è stanco “di una piccola minoranza che crea spaccature“. Addirittura “si osserva con attenzione chi condivide e chi non condivide il video di Conte. Ormai deve essere chiaro chi abbraccia il nuovo corso e chi no”, dicono le stesse fonti.

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M5S al voto sulla leadership, Conte: “Voglio un mandato pieno. No a un Movimento moderato e conservatore che sta nelle stanze dei bottoni”

Giuseppe Conte lancia un appello in vista del voto sulla leadership del Movimento e delinea i punti fermi della sua candidatura: “È un momento cruciale: il 27 e 28 marzo tocca a voi – scrive sui canali social -. È un momento cruciale per me, per il Movimento 5 Stelle, per la nostra comunità, per le nostre battaglie. È ora di dire cosa vogliamo essere e cosa non vogliamo essere. Il 27 e il 28 marzo tocca a voi”.

“Rispondiamo con un nuovo voto democratico a ricorsi e cavilli che non possono fermare la nostra volontà politica. Chiedo nuovamente la vostra fiducia, non mi interessa prendere il 50,1% dei voti. Dico sinceramente che se il risultato fosse così risicato sarei il primo a fare un passo indietro. Il movimento in questo momento ha bisogno di una leadership forte, di una forte investitura. In caso di una decisa riconferma le cose inevitabilmente cambieranno. Non sono stati mesi facili, stiamo dando vita a un M5s che si rinnova, un cambiamento che ha incontrato resistenze anche al nostro interno, malumori e distinguo. Questo ha offerto l’immagine di un movimento diviso e ha richiesto una dose aggiuntiva di pazienza. Non posso accettare che ci sia chi rema contro le nostre battagli e la nostra azione politica, non posso accettare che proprio al nostro interno ci sia chi lavora per interessi propri”.

Poi, continua: “Non votatemi se pensate che il M5S debba essere nella stanze dei bottoni anziché in mezzo alle persone. Non votatemi se pensate che il M5S debba diventare una forza moderata e conservatrice. Non votatemi volete un M5S che voglia piacere a tutti… Ora non basta più rimanere sulla difensiva. Sono disposto ad avere tutti contro se questo significa fare l’interesse dei cittadini. Se mi darete una fiducia piena sarò il presidente di un movimento che dice no a un aumento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato, soprattutto in un momento del genere. Diremo sì a un aumento choc sugli investimenti per le rinnovabili. Sarò il presidente di un movimento che lotta per i lavoratori con paghe da fame e che non fa spallucce di fronte al dilagare di contratti precari di un mese, perché non è questa l’Italia che vogliamo. Sarò il presidente di un movimento che lascia centrali a carbone e nucleari fuori dai nostri programmi di sviluppo… “

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