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mercoledì 30 marzo 2022

Spese militari, Conte dopo lo scontro con Draghi: ‘Vogliono schiacciare il M5s nell’angolo’. Guerini media: ‘Crescita sarà graduale entro il 2028’

Nel day after dello scontro con Mario Draghi sulle spese militari, Giuseppe Conte ribadisce la posizione del M5s. Ma, dopo aver radunato i senatori, conferma che se arriverà la questione di fiducia sul decreto Ucraina, il Movimento voterà a favore. La linea è stata decisa dopo un incontro con i parlamentari che siedono a Palazzo Madama e che lo stesso leader M5s ha raggiunto dopo aver partecipato a un convegno sull’energia. Il voto a favore del provvedimento, osservano le fonti 5 stelle, non era mai stato messo in discussione. Conte, parlando con i senatori M5s, si è detto anche convinto che all’aumento delle spese per la difesa -in linea con gli impegni Nato- si arriverà con gradualità.

Un primo segnale arriva dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che è tornato a spingere sul concetto di gradualità: “Dal 2019 ad oggi abbiamo intrapreso una crescita graduale delle risorse”, ha detto al forum Ansa, “sia sul bilancio ordinario che sugli investimenti, che ci consentirà, se anche le prossime leggi di bilancio lo confermeranno, di raggiungere la media di spesa dei Paesi dell’Unione Europea aderenti alla Nato e poi, entro il 2028, il raggiungimento dell’obiettivo del 2%”. Conte poco prima aveva chiesto di “definire la curva di investimenti al 2030“, mentre l’impegno dei Paesi Nato prevede un aumento entro il 2024. Intanto anche Enrico Letta su Twitter ha invocato una mediazione: “L’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una crisi di governo. Sarebbe crisi dannosa per noi, per tutti noi. E sarebbe tremendamente negativa per il processo di pace e per chi soffre per via della guerra. Noi lavoriamo con impegno per evitarla”.

Ora si attende di capire cosa succederà a Palazzo Madama, dove a breve è atteso l’arrivo del decreto Ucraina. La riunione congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato è convocata subito dopo i lavori di Aula, verso le 16. Il nodo della riunione è se portare alle 18 in Aula il provvedimento con o senza relatore. Il M5s, a quanto si apprende, vorrebbe arrivare in Aula senza relatore per votare il testo approvato dalla Camera. E “cancellando”, così, il lavoro delle commissioni a palazzo Madama, compreso l’odg di FdI, che impegna a una spesa militare al 2%, accolto ieri dal governo. La fiducia potrebbe essere posta domani.

“Nella Nato solo 10 Paesi hanno rispettato gli accordi” – In mattinata Conte è tornato sui temi dello scontro di ieri col capo del governo. “Stamattina leggevo sul Sole24 Ore il boom di mancati pagamenti: il 15% di famiglie e pmi a febbraio non ha pagato luce e metano. Questo è il Paese a cui parliamo. In questi giorni il dibattito pubblico ci rende edotti di tutte le tipologie di missili, di armi, di aerei. Se continua cosi, diventeremo tutti esperti in questo campo. Ma forse ci allontaneremo da una prospettiva che riguarda invece tutto il Paese e tutti i cittadini, che riguarda l’interesse nazionale”. Per questo motivo, ha aggiunto Conte, “continuo a richiamare l’attenzione su quello che accade nel Paese: ci sono filiere produttive che non hanno più materia prima, possiamo parlare anche di questo? Poi parleremo di tutte le tipologie di armi, missili terra-aria. Il M5S ha posto un problema: il mainstream dice che quando il Movimento pone un problema, vuole la crisi di governo. Questo è l’angolo in cui vogliono schiacciarci“. Sul rispetto degli accordi Nato che prevedono l’aumento per le spese militari fino al 2% del pil, Conte ha ribadito la sua posizione: “Bisogna definire una curva di investimenti militari al 2030 che assicuri una sostenibilità. Questo si può definire con gli alleati. Il nostro paese ha il diritto di chiederlo. A meno che non si faccia uno scostamento di bilancio per gli armamenti, ma dicono che non si possono fare scostamenti”. E ancora: “A chi dice che usiamo una posizione strumentale rispondo: i membri della Nato sono 30. Hanno rispettato gli accordi in 10. Quindi nessuno dice di non rispettare gli impegni presi ma di allungare la curva al 2030”. E siccome ieri Palazzo Chigi aveva legato le richieste dei 5 stelle sulle armi a una crisi della maggioranza, l’ex premier ha ripetuto che “il M5S continuerà a lavorare non per crisi di governo ma nell’interesse dei cittadini per offrire soluzioni di buonsenso”.

La posizione M5s per un aumento graduale al 2030 – “È impensabile una corsa al riarmo ora“, si legge in un post pubblicato su Facebook dal Movimento 5 stelle. “È fuori dalla realtà pensare di aumentare di almeno 12/15 miliardi la nostra spesa militare in due anni. Significherebbe stanziare almeno 6/7,5 miliardi l’anno nelle prossime due leggi di bilancio. Il grafico parla chiaro: quell’impennata non è sostenibile. L’impegno del 2% può essere centrato solo con una crescita di spesa progressiva, spalmata nei prossimi anni, ad esempio da qui a quantomeno il 2030”. Il post è stato rilanciato anche dallo stesso Giuseppe Conte. “Da giorni si ripete il mantra ‘i governi Conte hanno aumentato gli investimenti militari’ per screditare e sminuire la nostra posizione. A chi fa finta o non vuole capire, consigliamo di guardare il semplice grafico, basato su dati ufficiali del Ministero della Difesa che ogni anno definisce il cosiddetto ‘bilancio integrato Difesa in chiave Nato’, che è quello che conta ai fini del calcolo dell’Alleanza atlantica sull’incidenza delle spese miliari sul Pil”, si legge ancora nel post.

“Quello che non si dice è che si è trattato di aumenti fisiologici per l’adeguamento – soprattutto tecnologico – della nostra Difesa con incrementi annui nell’ordine di 1,6/1,8 miliardi l’anno (ovvero meno dello 0,1% del Pil) comprensivi, non dimentichiamolo, degli stanziamenti straordinari per il potenziamento della sanità militare legati all’emergenza Covid che incidono per circa il 7/8% sugli incrementi annui”, continua il post, e “Altra cosa che non si dice è che nel 2020, pur lavorando gradualmente per rispettare i nostri accordi internazionali, il Governo Conte ha messo in campo oltre 130 miliardi di euro, con 5 scostamenti di bilancio, per aiutare famiglie e imprese colpite dalla pandemia. Abbiamo avuto ben presente, quindi, quali fossero le priorità del momento. Non mettiamo in discussione gli impegni internazionali, come quello del 2% del Pil per investimenti militari, ma la tempistica stabilita in via indicativa nel 2014, cioè in un’altra era politica, sociale ed economica va rimodulata alla luce delle gravi crisi ancora in atto, pandemica ed energetica. Noi diciamo che quel target, che solo dieci membri Nato su trenta (tra cui Usa e Uk) hanno finora raggiunto, non può essere considerato un dogma indiscutibile a cui inchiodare le nostre scelte di spesa pubblica in un momento in cui le priorità sono altre”.

Lo scontro con Draghi – È proprio al Senato che ieri è deflagrato lo scontro tra Conte e Draghi. Durante la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa, il governo ha deciso di accogliere l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% delle spese militari. Ma senza passare dal voto. L’intero provvedimento sarà votato in aula giovedì e molto probabilmente sarà chiesta la fiducia. I 5 stelle, dunque, saranno chiamati a votare un decreto che ha al suo interno un odg contraria alla linea portata avanti da Conte sulle armi. Anche di questo l’ex premier ha parlato col suo successore a Palazzo Chigi, durante un incontro nel pomeriggio. Un faccia a faccia seguito dalle reazioni di Draghi: dalla presidenza del consiglio sono filtrati toni perentori, chiaramente indirizzati contro il capo dei 5 stelle, si evoca la crisi, si comunica che il premier è salito al Colle per parlare col presidente della Repubblica. “Il Governo – fanno sapere – intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza“. Conte ha controreplicato in tv: “Come si può parlare di crisi di governo? – dice – Draghi avrà pure il diritto di informare il Presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”.

Patuanelli: “La Lega ha votato per 3 volte contro il governo, mai aperta la crisi” – E’ su questo, dunque, che Conte dovrà fare un punto coi senatori 5 stelle. Tenendo sempre aperto un canale di comunicazione col governo, anche tramite i suoi ministri. “Sono totalmente d’accordo con Conte. Io credo che non si debba retrocedere dagli impegni presi nel 2014 in ambito Nato ma oggi abbiamo imprese costrette a chiudere e cittadini in gravi difficoltà per i costi dell’energia, se la curva di crescita delle spese militari è compatibile con la vita del nostro paese lo si fa, ma penso che ora ci siano altre priorità”, dice il ministro per le politiche agricole Stefano Patuanelli a Radio Capital. “Nel decreto Ucraina c’è un impegno a rispettare gli impegni della Nato che non è mai stato messo in discussione dal Movimento”, ha ripetuto il titolare della Politiche agricole. Che sulla crisi di governo evocata da Palazzo Chigi ha aggiunto: “Perché ogni volta che il Movimento 5 stelle pone un tema politico si deve parlare di crisi di governo, mentre ci sono forze politiche che hanno votato in modo difforme alla maggioranza dentro il consiglio dei ministri e non è successo mai niente. Ricordo che per tre volte la Lega in consiglio dei ministri non ha votato i provvedimenti del governo, non si è mai paventata nessuna crisi”. Posizione ribadita dall’ex capogruppo al Senato dei 5 stelle, Ettore Licheri: “Non vogliamo far cadere nessun governo. Il M5S ha sempre messo la giustizia sociale e l’etica al primo posto in tutto quello che ha fatto, anche perdendo voti. Ovviamente mettere tutti d’accordo all’interno del gruppo è difficile e sicuramente qualcuno non sarà d’accordo. Il messaggio del presidente Conte, però, è condiviso da tutti, compreso anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sta facendo tanto per risolvere varie problematiche”.

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