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mercoledì 30 marzo 2022

Spese militari, Conte dopo lo scontro con Draghi: “Il M5s pone un problema e vogliono schiacciarlo all’angolo. Rispettare impegni Nato ma allunghiamo i tempi”

Nel day after dello scontro con Mario Draghi sulle spese militari, Giuseppe Conte raduna i senatori 5 Stelle per fare il punto sul dossier difesa. I senatori M5s sono stati raggiunti da una mail che li preallerta sulla riunione di gruppo con il presidente del Movimento, “presumibilmente nella fascia oraria 12-13”. “C’è una riunione del gruppo M5S Senato in corso e devo raggiungere i senatori, stiamo lavorando per mettere a punto la nostra posizione ufficiale sui temi di attualità”, ha detto l’ex presidente del consiglio, in un intervento ad un convegno sull’energia.

“Nella Nato solo 10 Paesi hanno rispettato gli accordi” – Un dibattito durante il quale è tornato sui temi dello scontro di ieri col capo del governo. “Stamattina leggevo sul Sole24 Ore il boom di mancati pagamenti: il 15% di famiglie e pmi a febbraio non ha pagato luce e metano. Questo è il Paese a cui parliamo. In questi giorni il dibattito pubblico ci rende edotti di tutte le tipologie di missili, di armi, di aerei. Se continua cosi, diventeremo tutti esperti in questo campo. Ma forse ci allontaneremo da una prospettiva che riguarda invece tutto il paese e tutti i cittadini, che riguarda l’interesse nazionale”. Per questo motivo, ha aggiunto Conte, “continuo a richiamare l’attenzione su quello che accade nel Paese: ci sono filiere produttive che non hanno più materia prima, possiamo parlare anche di questo? Poi parleremo di tutte le tipologie di armi, missili terra-aria. Il M5S ha posto un problema: il mainstream dice che quando il Movimento pone un problema, vuole la crisi di governo. Questo è l’angolo in cui vogliono schiacciarci“. Sul rispetto degli accordi Nato che prevedono l’aumento per le spese militari fino al 2% del pil, Conte ha ribadito la sua posizione: “Bisogna definire una curva di investimenti militari al 2030 che assicuri una sostenibilità. Questo si può definire con gli alleati. Il nostro paese ha il diritto di chiederlo. A meno che non si faccia uno scostamento di bilancio per gli armamenti, ma dicono che non si possono fare scostamenti”. E ancora: “A chi dice che usiamo una posizione strumentale rispondo: i membri della Nato sono 30. Hanno rispettato gli accordi in 10. Quindi nessuno dice di non rispettare gli impegni presi ma di allungare la curva al 2030”. E siccome ieri Palazzo Chigi aveva legato le richieste dei 5 stelle sulle armi a una crisi della maggioranza, l’ex premier ha ripetuto che “il M5S continuerà a lavorare non per crisi di governo ma nell’interesse dei cittadini per offrire soluzioni di buonsenso”.

Lo scontro con Draghi – L’incontro di Conte coi senatori M5s ha fatto slittare a orario da definire la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa del Senato prevista per le 12.30. Nel pomeriggio, infatti, è atteso a Palazzo Madama l’arrivo del decreto Ucraina. E’ proprio al Senato che ieri è deflagrato lo scontro tra Conte e Draghi. Durante la seduta congiunta delle commissioni Esteri e Difesa, il governo ha deciso di accogliere l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sull’aumento al 2% delle spese militari. Ma senza passare dal voto. L’intero provvedimento sarà votato in aula giovedì e molto probabilmente sarà chiesta la fiducia. I 5 stelle, dunque, saranno chiamati a votare un decreto che ha al suo interno un odg contraria alla linea portata avanti da Conte sulle armi. Anche di questo l’ex premier ha parlato col suo successore a Palazzo Chigi, durante un incontro nel pomeriggio. Un faccia a faccia seguito dalle reazioni di Draghi: dalla presidenza del consiglio sono filtrati toni perentori, chiaramente indirizzati contro il capo dei 5 stelle, si evoca la crisi, si comunica che il premier è salito al Colle per parlare col presidente della Repubblica. “Il Governo – fanno sapere – intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza“. Conte ha controreplicato in tv: “Come si può parlare di crisi di governo? – dice – Draghi avrà pure il diritto di informare il Presidente ma io non ho sollevato alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”.

Patuanelli: “La Lega ha votato per 3 volte contro il governo, mai aperta la crisi” – E’ su questo, dunque, che Conte dovrà fare un punto coi senatori 5 stelle. Tenendo sempre aperto un canale di comunicazione col governo, anche tramite i suoi ministri. “Sono totalmente d’accordo con Conte. Io credo che non si debba retrocedere dagli impegni presi nel 2014 in ambito Nato ma oggi abbiamo imprese costrette a chiudere e cittadini in gravi difficoltà per i costi dell’energia, se la curva di crescita delle spese militari è compatibile con la vita del nostro paese lo si fa, ma penso che ora ci siano altre priorità”, dice il ministro per le politiche agricole Stefano Patuanelli a Radio Capital. “Nel decreto Ucraina c’è un impegno a rispettare gli impegni della Nato che non è mai stato messo in discussione dal Movimento”, ha ripetuto il titolare della Politiche agricole. Che sulla crisi di governo evocata da Palazzo Chigi ha aggiunto: “Perché ogni volta che il Movimento 5 stelle pone un tema politico si deve parlare di crisi di governo, mentre ci sono forze politiche che hanno votato in modo difforme alla maggioranza dentro il consiglio dei ministri e non è successo mai niente. Ricordo che per tre volte la Lega in consiglio dei ministri non ha votato i provvedimenti del governo, non si è mai paventata nessuna crisi”. Posizione ribadita dall’ex capogruppo al Senato dei 5 stelle, Ettore Licheri: “Non vogliamo far cadere nessun governo. Il M5S ha sempre messo la giustizia sociale e l’etica al primo posto in tutto quello che ha fatto, anche perdendo voti. Ovviamente mettere tutti d’accordo all’interno del gruppo è difficile e sicuramente qualcuno non sarà d’accordo. Il messaggio del presidente Conte, però, è condiviso da tutti, compreso anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sta facendo tanto per risolvere varie problematiche”.

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