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sabato 30 novembre 2019

Governo, Orlando: “A rischio tutti i giorni. Questione da affrontare”. Franceschini: “Di Maio su Mes? Aspettiamo i fatti”

“Prendo per buone le parole di Di Maio quando parla di “spirito costruttivo”, ma da qui a lunedì capiremo se alle buone intenzioni seguiranno fatti”. Dal palco di “Base Riformista” di Milano, il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini avverte gli alleati del M5S nei giorni delle trattative sul Mes. Il clima tra gli alleati di governo preoccupa anche il vicesegretario del PD Andrea Orlando che a margine commenta: “In questa situazione si rischia tutti i giorni e si rischia troppo dato che è in gioco la la tenuta democratica del paese. Dovremo affrontare con chiarezza e fermezza questo argomento”.

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Governo, il consiglio di Calenda al Pd: “Unico modo di gestire il M5s è cancellarlo”

“È indecoroso dire ogni 3 minuti a M5s `vogliamo un’alleanza organica con voi´ e Di Maio risponde `mi fate schifo´. Bisogna dirgli alla fine `mi fai schifo tu, andiamo alle elezioni e vi cancelliamo´. Perché ai miei amici del Pd dico, i 5stelle c’è un solo modo di gestirli, cancellarli”. Così Carlo Calenda parlando all’Eliseo a Roma.

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Regionali Calabria, Callipo scioglie le riserve e si candida a presidente. Zingaretti: “Il Pd lo sosterrà col massimo impegno”

“Esponenti della società civile, delle organizzazioni sindacali e datoriali mi chiedono un impegno diretto, forte e convinto per avviare un cambiamento reale, tangibile che sia in grado di mettere la nostra Regione al centro dell’agenda politica del Paese. Ho scelto di accettare la sfida”. Dopo il rifiuto del Movimento Cinque Stelle a un’alleanza con il Pd sotto il nome di Pippo Callipo, con una semplice mossa l’imprenditore del tonno ha riaperto i giochi. Si candida a presidente della Regione Calabria. Lo aveva fatto nel 2010 con una lista civica appoggiata da Italia dei Valori. Si ripresenta a distanza di 9 anni con la certezza di rappresentare, questa volta, una fetta molto più ampia del centrosinistra. “Lancio un forte appello – è scritto nella nota di Callipo – a partiti e movimenti civici: uniamoci e portiamo avanti questa battaglia di legalità, trasparenza e rinnovamento, facciamolo con coraggio senza badare a rendite di posizione e tatticismi. Io ci sono. Io Resto in Calabria”.

“Gli appelli che si stanno susseguendo nelle ultime ore, seppur provenienti da ambienti diversi – aggiunge Callipo – esprimono l’esigenza comune di aprire in Calabria una stagione politica di profondo rinnovamento. In queste settimane ho molto riflettuto sull’opportunità di un mio impegno politico diretto e sono giunto alla conclusione che non posso non fare questa battaglia, non posso non ascoltare la voce di una nuova generazione che vuole essere protagonista di una rivoluzione pacifica ma decisa e non più procrastinabile”. La sua scelta, infatti, è il frutto di una riflessione iniziata la settimana scorsa con l’appello alla società civile, al Pd e al Movimento 5 Stelle, dell’imprenditore di Gioia Tauro vittima della ‘ndrangheta Nino De Masi. Riflessione che aveva aperto una trattativa poi chiusa dai grillini i quali erano disposti a candidarsi con il Partito democratico solo se questo non si fosse presentato con il simbolo. Richiesta, naturalmente inaccettabile, per cui il M5S ha ripiegato sul professore universitario Francesco Aiello.

“Sempre più giovani calabresi – sottolinea Callipo – chiedono di non lasciare, per mancanza di opportunità di lavoro e di prospettive di futuro, la terra dove sono nati e cresciuti. Ho deciso quindi di ascoltare il mio cuore, il mio profondo desiderio di aiutare la mia terra perché da sempre coltivo il sogno di vederla cambiare, evolversi e dare opportunità a tutti. Sento inoltre un dovere morale verso i tanti giovani che incontro quotidianamente e che mi chiedono di diventare garante delle loro aspettative. Ho scelto quindi di accettare la sfida anche se sono consapevole che i problemi e le priorità da affrontare non mancano e sono molto complessi. Penso ad esempio alla sanità e alla necessità di uscire dal commissariamento, allo sviluppo socio-economico agognato da decenni, alle infrastrutture per attrarre investimenti e dunque creare occupazione”. Le parole dell’imprenditore non sono cadute nel vuoto e a stretto giro hanno provocato il plauso del segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti che, in Calabria, da mesi ha avviato un’opera di rinnovamento del partito a partire dalla decisione di non ricandidare l’uscente Mario Oliverio.

“La candidatura di Callipo alla presidenza della Regione – dice Zingaretti – è l’elemento di grande novità politica e di spinta al cambiamento di cui la Calabria aveva bisogno. La sua storia personale di imprenditore legato alla sua terra e di animatore di movimenti civici, può innescare quella rivoluzione dolce, democratica e innovatrice che una regione bellissima richiede a gran voce. Il Partito democratico lo sosterrà con il massimo impegno e garantirà la stessa carica innovatrice e rigeneratrice che mette in campo la sua candidatura”. “Ora – conclude il segretario dem – tutto il Pd calabrese si unisca intorno a Callipo. Lo stesso lavoro deve essere rivolto a creare un’alleanza vasta, civica e politica. Un nuovo progetto per fermare le destre. Con Callipo Presidente si può cambiare il destino della Calabria. Lavoriamo affinché intorno a lui si unisca un fronte largo e che tutti coloro che si oppongono alle destre si riuniscano con un programma chiaro intorno a una candidatura forte e vincente”.

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Sondaggi: Lega al 31,9% (-2,4 punti in un mese), il Pd torna a crescere e FdI supera il 10%. Leader: Salvini -8%, scavalcato dalla Meloni

Lega in calo, Pd in ripresa dopo l’uscita dei renziani di Italia Viva e Fratelli d’Italia che per la prima volta supera la soglia del 10%. Sono i dati più significativi consegnati dai sondaggi realizzati da Ipsos per il Corriere della Sera. Rispetto al 31 ottobre, il Carroccio perde addirittura 2,4 punti percentuali, scendendo al 31,9% ma rimanendo saldamente primo partito. Anche per la leadership di Matteo Salvini non va meglio: in un solo mese perde 8 punti, passando dal 45% al 37% e venendo scavalcato al secondo posto da Giorgia Meloni che raccoglie il 40% dei consensi degli italiani.

Cresce di 0,9 punti, tornando vicino al risultato delle ultime elezioni dopo l’addio di Matteo Renzi, il Pd, che sale al 18,1% rimanendo secondo partito. Male il Movimento 5 Stelle (-1,3%), oggi al 16,6%, mentre sale oltre il 10% (al 10,6%) il partito di Giorgia Meloni. Seguono Forza Italia, costante al 6,2%, e Italia Viva, al 5,3%, in calo dello 0,9%. Così, la coalizione giallorossa al governo, al momento, ha il 34,7% dei consensi, in calo dello 0,4% rispetto a un mese fa.

Tra i leader più amati dagli italiani, in testa c’è sempre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che comunque perde 6 punti percentuali passando dal 53% del 31 ottobre al 47% del 28 novembre. Chi scala una posizione, pur perdendo un punto percentuale, è Giorgia Meloni, al 40%, mentre crolla Matteo Salvini: -8% e 37% dei consensi. Gli unici in ascesa sono Teresa Bellanova, che passa dal 22% al 23%, e Roberto Speranza (dal 19% al 23%). Batosta anche per Luigi Di Maio e Matteo Renzi: entrambi perdono sei punti in un mese e si attestano rispettivamente al 18%, un solo punto in più di Berlusconi, e al 10%.

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venerdì 29 novembre 2019

Regionali Calabria, candidato del M5s Aiello accusato di abuso edilizio. Lui replica: ‘Casa ereditata, sto aspettando direttive dal Comune’

Una villetta abusiva in provincia di Catanzaro. A poche ore dall’ufficialità della sua candidatura a presidente della Regione Calabria con il Movimento Cinque Stelle, Repubblica ha scritto che Francesco Aiello è proprietario di una villa nel Comune di Carlopoli con una cubatura superiore al consentito e, perciò, “dichiarata parzialmente abusiva e in parte da abbattere, nonostante Tar e Consiglio di Stato abbiano condannato il professore e il fratello a demolire un piano”.

“Non è una villa, ma una casa di quelle che i genitori realizzano per i figli”, si difende Aiello mentre il capo politico del M5s, Luigi Di Maio, appresa la notizia, si è limitato a un istituzionale “aspetto chiarimenti”. Chiarimenti che il professore ha affidato a un comunicato stampa in cui ricostruisce la storia della sua casa di famiglia. Non prima però di tacciare la notizia come “falsa” e parlare di “sciacallaggio già partito contro la mia persona”.

In realtà l’abuso c’è, anche se quella casa, costruita nella seconda metà degli anni ottanta dai suoi genitori, Aiello l’ha ereditata. “Rispondo con serenità – dice il candidato – alle accuse di abusivismo edilizio rivoltemi il giorno successivo all’accettazione della candidatura a governatore della Calabria con il Movimento 5 Stelle. Vengo additato per una casa che non ho realizzato io. Inoltre mi si rimprovera di non averla ancora demolita”. “Nello specifico – aggiunge il docente ordinario di politica economica all’Unical – non c’è alcun ordine di demolizione da parte della giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato), che ha invece stabilito che debba essere il Comune di Carlopoli a scegliere quale provvedimento applicare”.

Il problema sta proprio qui e la polemica che in queste ore sta investendo il candidato Cinque Stelle forse velocizzerà i tempi dell’amministrazione comunale: “Negli anni ‘80 – spiega Aiello – furono i miei genitori a costruire il fabbricato in questione, con una volumetria superiore rispetto a quanto consentito dalle norme. A distanza di quasi 40 anni e proprio quando decido di mettermi a servizio della mia gente e della mia terra, mi viene dunque attribuita una responsabilità che non ho”.

L’aspirante governatore della Calabria continua dicendo che “ai tempi un vicino iniziò a produrre esposti per via della volumetria maggiorata, aspetto che mio padre aveva pensato di sanare acquistando, negli anni ’90, un terreno adiacente per asservirlo al fabbricato. Cominciai a occuparmi del caso nel 2012. All’epoca mio padre soffriva di Parkinson e io dovetti assisterlo nel suo drammatico declino, successivo alla scomparsa prematura di mio fratello Domenico. Da allora a oggi, da figlio mi sono trovato mio malgrado davanti a questo problema che tutti i tecnici interessati avevano suggerito di risolvere utilizzando il terreno comprato da mio padre per asservirlo alla casa esistente”.

Problema edilizio che, dalle stanze del Comune, in questi anni si è trasferito nei faldoni del Tar e del Consiglio di Stato: “Le sentenze della magistratura amministrativa dicono che è il Comune di Carlopoli a dover indicare la strada alternativa. Nel merito l’ente non si è ancora pronunciato, benché sollecitato dal Tar della Calabria. Sto allora attendendo l’ultima parola, che spetta al Comune”. “Non è un abuso di una casa tout court”, continua ancora Aiello: “Ho agito correttamente. Non ho imposto nulla, non ho condizionato nessuno e sto pazientemente aspettando di conoscere la decisione per un fatto che non ho commesso io”.

Infine conclude: “Ho voluto chiarire questa storia per fermare lo sciacallaggio già partito contro la mia persona e in primo luogo per dovere di coscienza e di trasparenza rispetto all’opinione pubblica e soprattutto ai calabresi. Mi auguro che in questa campagna elettorale nessuno ripudi il buon senso e il ragionamento, fondamentali nella vita pubblica e in quella di ciascuno”.

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Di Battista: “Non sto portando il Movimento a destra. I ‘Matthews’ Renzi e Salvini sono incredibilmente simili”

Accelerate” sul “conflitto di interessi, sulla nazionalizzazione di autostrade, sulla commissione di inchiesta sul finanziamento ai partiti, sul recupero dell’Imu non versato dagli istituti religiosi”. Sono questi per Alessandro Di Battista le priorità sulle quali devono puntare i parlamentari dei Movimento 5 Stelle. Tutti messi nero su bianco in un lungo post su Facebook dove torna anche sull’intervista rilasciata a Il Fatto quotidiano. Respinge le accuse del quotidiano Repubblica, secondo cui starebbe “riportando il movimento a destra” e sottolinea: “Il fascismo di oggi ha molte forme, va dalle più nostalgiche idiozie ai più vili etichettamenti ma l’obiettivo è sempre lo stesso: dividere e distrarre i cittadini. Io non sono né di destra e né di sinistra quel che è certo è che La Repubblica, il giornale più liberista d’Italia è, obiettivamente, un quotidiano che rappresenta la peggior destra conservatrice“. E parlando di Renzi e Salvini scrive che i “‘Matthews’, sono incredibilmente simili, sulla politica economica, sulle privatizzazioni e sulla politica estera la pensano allo stesso identico modo”.

“I liberal di oggi si puliscono la coscienza parlando di ambiente” – Nel passaggio in cui cita Repubblica, scrive che oggi la peggior destra conservatrice è “quella che odierebbe le nazionalizzazioni (non è un segreto che i Benetton abbiano foraggiato con pubblicità per anni La Repubblica), quella che odierebbe favorire l’entrata degli operai nella proprietà delle aziende in crisi, quella che odia Trump anche se è stato il Presidente, ad oggi, meno guerrafondaio dai tempi di Jimmy Carter e certamente più “pacifista” del premio Nobel per la Pace Obama, responsabile, insieme a Sarkozy, Napolitano e Berlusconi della guerra in Libia che ha provocato morti e destabilizzazione oltre che l’avanzata del fondamentalismo islamico“. Poi aggiunge che “i “liberal” di oggi, dopo aver avallato l’ascesa del capitalismo finanziario che ha distrutto i diritti dei lavoratori cercano di rifarsi una coscienza parlando di ambiente. Ma badate bene, una cosa è la sacrosanta lotta in favore dell’ambiente, altro sono le ipocrite e banali prese di posizione liberiste che vogliono far pagare i danni ambientali ai poveri cristi e non a chi inquina davvero”.

Prosegue aggiungendo che a inquinare sono “l’industria bellica”, la costruzione di “migliaia di ordigni nucleari (solo Papa Francesco si occupa della bomba atomica ormai)”, e “le grandi opere inutili sponsorizzate dai ‘giornaloni’ della pseudo-destra o della pseudo-sinistra in perfetta sintonia con i “Matthews” (Renzi e Salvini, i “Matthews”, sono incredibilmente simili, sulla politica economica, sulle privatizzazioni e sulla politica estera la pensano allo stesso identico modo)”. E definisce “sporchi ambientalisti” i “green liberal”, che sono una “nuova forma di capitalisti che pensano che utilizzare bicchieri biodegradabili a casa (cosa giusta, per carità) sia sufficiente a salvare il pianeta ma che tacciono di fronte alle guerre di invasione mascherate da missioni di pace che oltre a provocare morte tra gli esseri umani uccidono l’ambiente”.

Sì a una legge contro il conflitto di interessi – Si rivolge direttamente al Movimento che deve avere il coraggio di “scagliarsi contro il falso ambientalismo abbracciando proposte concrete quali il telelavoro che dovrebbe essere incentivato anche all’interno della Pubblica amministrazione” e contro “le nuove forme di corruzione. La corruzione è come il doping, quando l’anti-doping arriva pensa già a nuovi aggiornamenti. Ripeto, oggi esiste un modo, purtroppo ancora spesso legale, per foraggiare la politica e dettarle la linea: le consulenze e le conferenze”. Sollecita anche a legiferare sul conflitto d’interessi, una legge che l’Italia aspetta “da 25 anni. Per anni ci hanno fatto credere che a non volerla fosse Berlusconi. Balle! È il sistema politico-finanziario a non volerla”. Un provvedimento che però, scrive Di Battista, dovrebbe anche farsi strada a livello europeo per evitare casi come quello di “Barroso, ex-Presidente della Commissione Europea” che “dopo aver speso il suo mandato nell’interesse degli istituti finanziari ha “magicamente” trovato lavoro come vice-presidente della banca d’affari Goldman Sachs“.

Le inchieste sulla fondazione renziana Open – Sottolinea che “il punto è politico. Nel 2016 Alberto Bianchi, ex-Presidente di Open (grande amico di Renzi e piazzato dal rottamatore dell’etica politica nel Cda di Enel) ha ricevuto consulenze da centinaia di migliaia di euro dal gruppo Toto, il gruppo che gestisce le autostrade A24 e A25. Poco dopo Bianchi ha versato centinaia di migliaia di euro alla Fondazione Open, fondazione che, a quanto pare, metteva a disposizione di politici renziani carte di credito. Ma la questione centrale è un’altra. Nel 2017, il governo Gentiloni, controllato di fatto da Renzi che oltre a vari ministri piazza la Boschi come numero 2 a Palazzo Chigi, fa un bel favore al gruppo Toto: un abbuono di 121 milioni di euro per la concessione dell’autostrada dei parchi”. E prosegue: “È lecito pensare che il gruppo Toto abbia di fatto elargito centinaia di migliaia di euro alla fondazione Renziana (passando attraverso la consulenza ad Alberto Bianchi) per poi vedersi restituito il favore dal governo Gentiloni? Magari è ancora legale questa roba (vedremo l’inchiesta), ma è vomitevole. Come sarebbe vomitevole scoprire che il senatore semplice di Scandicci, Impruneta, Signa e Lastra a Signa, riceva compensi da parte dei sauditi“. Di Battista si chiede quindi perché l’ex presidente del Consiglio vada in Arabia Saudita. “Partecipa a convegni? Fa l’ospite d’onore nelle conferenze sulle armi? Riceve denaro per questo? Sarebbe gravissimo che un senatore della Repubblica italiana fosse pagato da un paese straniero. Non sarebbe un palese conflitto di interessi?”.

Ribadisce il suo sostegno a Di Maio che sta accelerando su alcuni temi che Di Battista considera cruciali e invita i colleghi del Movimento a seguirlo: “Accelerate sul conflitto di interessi, sulla nazionalizzazione di autostrade, sulla commissione di inchiesta sul finanziamento ai partiti, sul recupero dell’Imu non versato dagli istituti religiosi. Vedrete che i renziani passati a Italia “Morta” o quelli lasciati a fare politicamente da “palo” nel Pd in Parlamento voteranno tutte le nostre proposte anche perché, se si dovesse andare ad elezioni adesso, non solo prenderebbero meno voti di Calenda ma molti di loro perderebbero l’immunità parlamentare e mai come ora credo ne abbiano bisogno…”.

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Sondaggi, la Lega è il primo partito: 32,8%. Il Pd fermo al 19,3%, terzo il M5s. Renzi al 5%

La Lega di Matteo Salvini si conferma il primo partito, così come il centrodestra la prima coalizione. Lo rivela il sondaggio settimanale di Index Research realizzato per la trasmissione Piazza Pulita di La7: seppur in testa, il Carroccio cala dello 0,6% in una settimana, passando dal 33,4% al 32,8%. In lieve discesa anche il Pd che si attesta al 19,3% (era al 19,6).

Segno positivo, invece, per il Movimento Cinque Stelle che sale dal 16,8% al 16,9%. In ascesa anche Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni raggiunge il 9,3% con un incremento dello 0,2 per cento. Lieve crescita anche per Forza Italia passata dal 6,5 al 6,6%. Italia Viva di Renzi passa dal 4,9% al 5%. Invariato il dato dei Verdi (2%), mentre Più Europa cala dello 0,1 all’1,7%.

Se si votasse oggi, aggregando i dati delle coalizioni, quella di centrodestra sarebbe in testa con quasi 5 punti di distacco sui giallorossi: Lega, Fratelli d’Italia raggiungono infatti il 48,7% dei consensi, mentre M5s-Pd e i partiti minori di sinistra si fermano al 43,9%.

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giovedì 28 novembre 2019

Emilia Romagna, Bonaccini su La7: “Posizione M5s? Regalo a Salvini. Non fanno una scelta, ma io sono sempre disponibile”

La posizione del M5s per le elezioni regionali in Emilia Romagna? E’ in parte un regalo a Salvini, perché comunque col turno secco, alla fine, chi avrà avuto un voto in più vincerà. Non c’è il secondo tempo. E’ evidente che così i 5 Stelle non fanno una scelta e rischiano di rimanere schiacciati nella competizione tra due poli“. Sono le parole del presidente uscente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ospite di Tagadà, su La7.

E aggiunge: “Negli ultimi mesi il M5s dell’Emilia Romagna, pur all’opposizione, ha votato con noi tutti i provvedimenti, compreso quello del plastic free nel piano regionale. Di Maio dice che si possono rubare le proposte del M5s? Questa è una cosa un po’ curiosa. Se neppure ti siedi a un tavolo, come io ho chiesto per settimane, a verificare la presenza di convergenze nei nostri programmi, visto che, appunto, negli ultimi sei mesi abbiamo votato tutto insieme, e se alle elezioni decidi di non allearti, fai fatica a chiedere a qualcun altro di rubarti qualcosa. Io – chiosa – sto incontrando molti elettori del M5s che mi dicono che voteranno me. Il mio appello a Di Maio? Io sono sempre disponibile. Se vogliono sedersi a un tavolo per guardare i programmi, sono pronto da domattina. Però devono decidere loro. Se vogliono correre da soli, come pare, amici come prima“.

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mercoledì 27 novembre 2019

Cina, Di Maio: “Grillo dall’ambasciatore in visita privata”. Proteste alla Camera di Fratelli d’Italia

Beppe Grillo “ha ricevuto un invito dall’ambasciatore” cinese a Roma e la scorsa settimana “si è recato all’ambasciata in visita privata. Ovviamente non rappresentava il governo“. A dirlo, al Question time alla Camera, il capo politico del M5s, Luigi Di Maio, in risposta all’interrogazione del gruppo di Fratelli d’Italia sui rapporti tra l’esecutivo – e in particolar modo la parte composta dal Movimento – e la Cina. “Non è compito nostro indagare sugli inviti che un’ambasciata estera rivolge a un privato cittadino” ha precisato Di Maio, che poi ha sottolineato come “i contatti con esponenti della società civile del Paese di accreditamento rientrano nelle normali attività di tutte le rappresentanze diplomatiche, incluse le nostre, come previsto dalla Convenzione di Vienna”.

In diretta Facebook, dal Campidoglio, c’è stato l’attacco anche del leader della Lega, Matteo Salvini: “Vi sembra normale che un capo partito come Grillo, in un momento in cui ci sono tanti dossier economici aperti, vada ad incontrare, non si sa quante volte, l’ambasciatore cinese? Di cosa va a parlare: di business, di telecomunicazioni, di Internet, di 5G, di Rousseau, di via della seta? E poi parlano di conflitti di interessi degli altri” ha concluso Salvini.

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M5s, 4 eurodeputati non votano Von der Leyen. Corrao: “Squadra peggio di quella Juncker. Siamo diventati copia sbiadita del Pd”

Il Movimento 5 stelle si è spaccato anche in Europa sull’elezione della commissione Ue guidata da Ursula Von der Leyen. Dopo che avevano dato il via libera alla presidente a luglio scorso, oggi in quattro su 14 hanno deciso di far mancare il loro voto. Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini hanno votato contro, mentre Eleonora Evi e Rosa D’Amato hanno deciso di astenersi. Luigi Di Maio è stato avvertito nella serata di ieri e ha cercato di far desistere i colleghi, ma senza successo. La scelta nasce in un clima di forti malumori a Roma come in Europa dentro il gruppo del Movimento 5 stelle. Al momento i vertici dicono che non saranno valutati provvedimenti disciplinari perché “le loro sono solo posizioni di dissenso”. Proprio Corrao, considerato uno degli esponenti di riferimento del M5s in Europa, ha spiegato su Facebook con un lungo post la scelta di andare in direzione contraria al gruppo: “Me ne assumo la piena responsabilità politica”, ha esordito l’eurodeputato.

Corrao ha iniziato cercando di spiegare perché a luglio scorso si è schierato per il Sì e oggi invece ha votato No. “Quattro mesi e mezzo fa”, si legge, “abbiamo comunicato il nostro voto a favore a sostegno della posizione del governo (allora gialloverde) con l’idea di far pesare quel voto nella composizione della Commissione e nell’elaborazione dei temi e dei programmi della Commissione Europea stessa. Ovviamente nella discussione che portò al voto di luglio, esattamente come ieri, non tutti erano d’accordo tra i miei colleghi, ma come è sempre stato si è difesa la scelta della maggioranza e le ragioni del voto”. In quel caso, dice Corrao, “avevamo ricevuto rassicurazioni sul coinvolgimento nella composizione e anche sui programmi” della futura commissione. Secondo l’eurodeputato in questi quattro mesi è stato insufficiente quanto dichiarato dai singoli commissari in audizione: “Abbiamo ascoltato solo ed esclusivamente parole vuote e supercazzole che neanche il miglior Conte Lello Mascetti sarebbe in grado di elargire. Anche il buon Paolo Gentiloni, nominato dal subentrante governo giallorosso, tra le nostre inascoltate proteste, per capacità di supercazzole e scappare a qualsiasi risposta non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi”. Quindi, ha chiuso Corrao: “In buona sostanza se 5 anni fa la commissione Juncker non andava bene questa si presenta ai nastri di partenza come ancora peggio. Con l’asse franco-tedesco a dominare la scena senza alcun dubbio”.

Per Corrao l’altro grave problema è l’isolamento del Movimento: “Come delegazione del Movimento 5 stelle in Europa, dopo 5 mesi, siamo ancora nei non iscritti, ancora più isolati di prima e senza essere minimamente stati presi in considerazione né sui programmi e neanche sulle nomine di secondo livello, dove la spartizione di poltrone è continuata come è sempre stata e anche gente fuori dal governo e fuori dalla storia come Tajani ha avuto più voce in capitolo di una delegazione che ti aveva comunicato un sostegno condizionato, ripeto: condizionato. Non eterno”. Corrao ha anche detto di aver deciso “con grande sofferenza interna, consapevole di violare una regola di delegazione ma mettendo sulla bilancia quello che credo sia il principio rispetto alla regola”. Ma, ha anche detto, “sono sicuro che se alla nostra base fosse stato chiesto se volevano sostenere una Commissione Europea a trazione franco-tedesca, frutto di spartizione di potere e poltrone tra socialisti, liberali e popolari in cui noi non abbiamo alcun ruolo e non siamo stati cagati neanche di striscio”, allora il 95 per cento “avrebbe votato No”. “Purtroppo però questa votazione con la nostra base non c’è stata”. Corrao chiude dicendo di non volersi più “vergognare” delle sue posizioni: “Questa Commissione Europea è in perfetta continuità con il recente passato e io non me la sento di registrare il mio voto a loro sostegno. Io continuerò ad oppormi, costi quel che costi. In questo ultimo anno ho perso praticamente il sorriso e l’entusiasmo, mi sono dovuto vergognare spesso di decisioni che ho dovuto accettare e difendere ma che non mi appartengono. Come un anziano che vuole tornare al suo Paese io intendo rimanere fermo sulle posizioni che ci hanno fatto crescere e ci hanno portato dentro le istituzioni. Siamo un movimento anti-establishment che si sta comportando come la sbiadita copia del Pd che invece sistema lo è e dal sistema riceve innumerevoli vantaggi”.

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La7, Carofiglio: “Prescrizione? È una cosa vergognosa. Non capisco le polemiche incaute scatenate dai miei amici del Pd”

La polemica sulla prescrizione? Io veramente non so cosa muova i miei amici del Pd a fare uscite così incaute su questo tema“. È il monito lanciato da Gianrico Carofiglio, ex magistrato ed ex senatore del Pd, nel corso di “Otto e Mezzo”, su La7, a proposito dello scontro interno alla maggioranza sulla prescrizione e delle parole dei dem Andrea Marcucci (“M5s non detta l’agenda dei provvedimenti”) e Andrea Orlando (“Sulla prescrizione l’accordo è da trovare”).

Carofiglio, che ironizza sulla sua totale sintonia con il direttore del Fatto, Marco Travaglio, aggiunge: “Qui non c’è nessuna questione di farsi dettare l’agenda, come sostiene Marcucci. La legge c’è, come ha detto Travaglio. Si è parlato di processo breve e di tempi certi del processo in un’epoca geologica diversa, quando regnava Berlusconi che tentava di bloccare i processi con tutti i mezzi. Io ricordo un intervento che feci in Senato. E dissi: ‘Adesso facciamo il processo breve, quindi non potrà che durare 2 o 3 anni, come si diceva. Poi introdurremo anche le malattie brevi, per cui non puoi stare ricoverato più di un mese. Se non sei guarito entro un mese, vai fuori dall’ospedale'”.

Lo scrittore sottolinea: “Certo che ci vorrebbero mezzi, norme e strutture che consentanom di accelerare i tempi dei processi. Ci vorrebbe sicuramente una riforma epocale, ma una riforma della prescrizione, con tutti i suoi difetti, è stata fatta ed è arrivata in un sistema in cui accadevano delle cose vergognose“.
Carofiglio racconta un episodio accaduto quando era pm a Bari: “Ci fu in Puglia una colossale truffa realizzata da un’impresa mafiosa, legata ai clan palermitani. Facemmo un’indagine accuratissima, addirittura gli indagati erano così incastrati che furono costretti a confessare in incidente probatorio. Andammo al dibattimento e il processo, che durò tempi regolari, finì qualche giorno prima della sentenza con la prescrizione dovuta alla legge Cirielli. Questa è una cosa vergognosa. Se a un giudice di un Paese anglosassone dite come funzionava o funziona ancora la prescrizione in Italia, si mette a ridere perché pensa che lo stiate prendendo per il naso“.

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La7, Travaglio: “Pd e Italia Viva contro prescrizione? Dicono le stesse cose di Salvini, ma la legge c’è già. È una polemica lunare”

La polemica del Pd e di Italia Viva sulla prescrizione? Si sta assistendo a un dibattito lunare, perché è già in vigore dal 1 gennaio 2020 una legge dello Stato, che tutti abbiamo invocato per 25 anni e che finalmente mette fine alla prescrizione almeno dopo la sentenza di primo grado”. Così, a “Otto e Mezzo”, su La7, il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commenta gli ultimi scontri interni alla maggioranza sulla riforma della giustizia.

E aggiunge: “Salvini, poco prima di far cadere il governo Conte Uno, ha detto che la legge sulla prescrizione andava rimessa in discussione. Adesso c’è un governo che dovrebbe essere anti-Salvini, ma il Pd e i renziani chiedono la stessa cosa che chiedeva Salvini, cioè ritornare alla prescrizione che ha salvato Berlusconi nove volte da reati gravissimi come la corruzione giudiziaria e la corruzione di senatori e addirittura Andreotti dal reato di associazione a delinquere con la mafia. Tutti – chiosa- criticano la piattaforma Rousseau, ma, se il Pd avesse una piccola Rousseau e chiedesse ai suoi iscritti come la pensano sulla prescrizione, io credo che il problema sarebbe già risolto, perché è una battaglia di 25 anni. Battaglia che faceva Berlusconi, loro facevano quella opposta”.

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Sardine: se vogliono avere un futuro, dovranno rifarsi a un partito

di Andrea Taffi

Massimo rispetto, vicinanza e considerazione per chi manifesta in modo pacifico e organizzato, partendo da una mobilitazione generata sulle piattaforme social. Massimo rispetto per chi fa tutto questo contro i populisti, i sovranisti e gli strumentalizzatori di professione, sia che questi si chiamino Matteo Salvini, sia che abbiano altri nomi, più o meno noti e potenti, nazionali e internazionali. Profondo rispetto, insomma, per il fenomeno contestatore dell’attuale momento politico, quello che con un’efficace metafora si è autodefinito col nome di “sardine“.

Gli appartenenti a questo nuovo movimento di popolo, per lo più giovani, sembra che – oltre alla contestazione all’ex ministro degli interni e vicepremier – abbiano in comune il fatto di provenire dal più grande non-partito d’Italia, capace, come tale, di influenzare i risultati elettorali e, per questo, da sempre corteggiato da tutte le forze politiche: gli astenuti. Per la prima volta (è questa, secondo me, la vera forza e novità delle “sardine”) un movimento spontaneo e non preorganizzato politicamente esprime in primis la forza e la voce degli astenuti. Degli astenuti, si badi bene, non dell’astensione.

Sì, perché tutti questi signori e signore venuti dai social con l’orgoglio di essere sardine non in scatola ma in piazza, se vogliono contribuire a cambiare veramente qualcosa in Italia, limitando o addirittura impedendo la prossima vittoria della Lega di Salvini e delle destre tutte, dovranno poi votare, uscire dall’isola dell’astensione e infoltire i voti di quei partiti (Pd e Movimento 5 stelle principalmente) chiamati a combattere dalla trincea governativa gli assalti confusionari ma (per molti, troppi elettori) attraenti e attrattivi.

Se così non fosse (io credo) il rischio sarebbe quello di subire la sorte di tutti quei movimenti spontanei, di piazza, non politicizzati e molto arrabbiati che abbiamo conosciuto in Italia in questi ultimi anni a partire dall’era berlusconiana. Bei movimenti, condivisibili e condivisi, persino commoventi che, però, paradossalmente, si sono infranti contro quella che era la loro originaria forza apolitica, una forza che dopo che nasce e cresce deve trovare alloggio in un ambito prettamente politico e di partito. E questo perché, secondo l’articolo 47 della Costituzione, per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale servono i partiti.

Protestare senza incanalare la forza della protesta in un alveo di un partito politico garantirà (forse) purezza e genuinità, ma non rappresentatività, impulso e forza di effettivo cambiamento. Io credo che non si debba avere disprezzo dei partiti, di quello che essi sono costituzionalmente chiamati a rappresentare. Non si deve pensare che i partiti siano, per definizione, portatori e incubatori di idee politiche distorte e non più condivisibili. Se la nostra Costituzione credeva nei partiti, anche noi (io penso) abbiamo il dovere di fare altrettanto.

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lunedì 25 novembre 2019

Fondo salva-Stati, Salvini insiste: “Conte ha preso impegni per avere flessibilità?”. Premier: “L’Italia si esprimerà su tutto il pacchetto”

Borghi ha detto alla Reuters che Salvini prima riteneva il tema del Mes troppo tecnico per coinvolgere gli elettori, ma ha deciso che adesso è il momento giusto“. Verso la fine di una nuova giornata di polemiche politiche contro la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, una cronaca dell’agenzia di stampa Reuters dà l’interpretazione autentica sull’origine dell’offensiva lanciata dieci giorni fa dal deputato leghista che guida la Commissione Bilancio della Camera e dal senatore del Carroccio Alberto Bagnai. Intanto il leader leghista continua la sua offensiva, stavolta accusando il premier di aver dato via libera durante il governo Conte 1 – sostenuto anche dal Carroccio – “in cambio della sua permanenza a Palazzo Chigi o della flessibilità“. E deputati e senatori pentastellati delle Commissioni Bilancio e Finanze a loro volta intendono contestare in un documento da inviare al governo le “criticità” della bozza di riforma.

Il premier risponde ribadendo quel che aveva detto a giugno nell’informativa al Senato prima del Consiglio europeo: “Ho detto che su questo punto il Parlamento mi vincola a procedere secondo la logica di pacchetto. L’Italia si riserverà una valutazione complessiva e non sul singolo Mes. Procediamo serenamente, sono documenti pubblici, c’è chi si sveglia oggi, c’è chi dice che abbiamo firmato di notte, io dico di non prendere in giro gli italiani”. Poi riconosce alcune “criticità” ma rivendica: “Abbiamo scongiurato una ristrutturazione automatica del debito e questo è fondamentale“.

“Salvini ha fatto dell’hashtag #NoEsm la nostra nuova bandiera, da utilizzare al posto della campagna anti euro“, spiega un “importante politico leghista” a Reuters, che in in un articolo intitolato “Dall’euro al Mes, Salvini torna ad alimentare il fuoco euroscettico” sottolinea: “Borghi e Bagnai hanno attaccato la riforma del Mes per mesi, ma senza il sostegno pubblico di Salvini hanno ricevuto poca attenzione. Ora il leader leghista sta recuperando terreno e lo fa a poche settimane dall’approvazione finale della riforma. La settimana scorsa, quasi quotidianamente, ha denunciato il nuovo trattato come “un attacco alla democrazia e ai risparmi degli italiani”, promettendo di “opporvisi in ogni luogo e in ogni modo”. Questo è esattamente il tipo di linguaggio che usava contro la moneta unica”.

Non a caso anche oggi il numero uno della Lega ha parlato di Esm alla radio. “In sostanza, si crea un organismo privato che non risponde né alla legge né ai Parlamenti, che decide chi può avere dei soldi e chi deve dare quei soldi. Il timore di molti è che i soldi degli italiani vadano a salvare le banche tedesche in difficoltà come è già accaduto in passato e noi non potremmo fare né dire nulla e non potremmo opporci”, ha ribadito ai microfoni di Rtl. “Il Parlamento diede mandato al signor Conte di dire di no, Lega e Cinque Stelle insieme. Il dubbio che ormai si fa certezza, stando ai documenti, è che il signor Conte senza dire nulla né a Salvini, ma soprattutto al Parlamento e agli italiani, abbia preso degli impegni in cambio di non si capisce che cosa, in cambio della sua permanenza a Palazzo Chigi, in cambio della flessibilità, di un pacchetto di caramelle, non ne ho idea”. Questo, avverte, “è un potenziale disastro per i prossimi trent’anni che mette a rischio i risparmi degli italiani nelle banche, questa è la preoccupazione”.

Sul Mes “le criticità più indigeste all’Italia sono state superate, nella versione attuale ora è molto ben digeribile, già a giugno il Parlamento ha espresso l’esigenza che questa misura andasse di pari passo con altre misure, con l’Edis, l’eurobudget”, risponde Conte parlando ad AdnKronos Live. “Il precedente parlamento ha espresso già una mozione sul tema del Mes, è una questione che anche il precedente esecutivo ha seguito, ci sono state tante riunioni di maggioranza, ancora a giugno. La mozione che ne è derivata non è stata di assoluta contrarietà, ma eravamo tutti consapevoli che era una misura che presentava alcune criticità“. E Palazzo Chigi fa sapere che “certamente occasione di un confronto su tutte queste sue mistificazioni. Nel frattempo sul Mes, considerato che è materia di competenza del Ministero dell’Economia, il ministro Gualtieri è pronto in qualsiasi momento a confrontarsi in tv con Salvini, proprio alla luce delle tante falsità che continua ad affermare l’esponente della Lega”.

Gualtieri sarà audito mercoledì in commissione Finanze per riferire sulla bozza di riforma. “Sul Mes procediamo serenamente, ci confronteremo con Parlamento, non c’è nessun veto“, ha detto Conte ospite di Adnkronos Live. “Metto per iscritto che questo meccanismo servirà su richiesta, su base volontaria e non imposta. Abbiamo scongiurato una ristrutturazione automatica del debito e questo è fondamentale“.

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M5s, D’Uva: “Faremo Stati generali a marzo, struttura facilitatori a buon punto”

“Faremo gli Stati generali, probabilmente a marzo, ma quello che mi sta più a cuore, la struttura dei facilitatori, è già a buon punto”. A dirlo è Francesca D’Uva, capogruppo del M5s alla Camera, a margine dell’evento di illuminazione di Montecitorio in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Il deputato non si espone per quanto riguarda le regionali: “bisogna chiedere ai calabresi”.

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M5s, Lombardi: “Di Maio? Non è Mandrake, i partiti con l’uomo solo al comando hanno fallito. Salvini? Una meteora, ne sono convinta”

Il ruolo del capo politico interpretato come l’uomo solo al comando non funziona. E’ un fatto che i partiti personali dotati di un unico referente, nel corso di questi anni, hanno fallito. Stiamo assistendo a una lentissima agonia del primo partito personale, che è Forza Italia. Abbiamo visto il fuoco di paglia di Renzi e ora stiamo vivendo la meteora Salvini“. Lo ribadisce a “L’aria che tira”, su La7, la deputata del M5s, Roberta Lombardi, che ripropone il contenuto del suo post pubblicato su Facebook, con un appello a Beppe Grillo perché si segua un processo di riorganizzazione del Movimento.

E puntualizza: “L’uomo solo al comando o ‘il salvatore della patria’ è un modello politico e culturale che sta fallendo. Nessuno è Mandrake, neppure Luigi. Sfido chiunque a occuparsi della politica estera di un Paese e contemporaneamente della certificazione delle ultime delle liste. Io di sinistra o di destra? Sono di destra, se così si può dire, quando si parla di legalità, di rispetto delle regole. Per i diritti sociali, invece, mi sento più vicina alla sinistra“.

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M5s, aperte le candidature per le “Regionarie” in Emilia-Romagna e Calabria. Luigi Di Maio a Bologna per incontrare eletti e attivisti

Il via libera degli iscritti alla partecipazione al voto e ora il primo passo per la composizione delle liste. Sono aperte le candidature per le ‘Regionarie’ del Movimento Cinque Stelle in vista del voto in Emilia-Romagna e in Calabria. Fino al 4 dicembre tutti gli iscritti “certificati” alla piattaforma Rousseau potranno avanzare la propria candidatura per essere nelle liste pentastellate e aspirare a un posto da consigliere regionale.

Come previsto dallo Statuto, Luigi Di Maio, di concerto con Beppe Grillo, “ha la facoltà di valutare la compatibilità della candidatura con i valori e le politiche del M5s, esprimendo l’eventuale parere vincolante negativo”, avvisa il Blog delle Stelle ricordando che il giudizio può essere espresso fino al momento del deposito delle liste elettorali. Una volta che la lista dei candidati “effettivamente in regola con i requisiti” sarà definitiva, verrà resa pubblica e a quel punto si aprirà la votazione su Rousseau.

La partecipazione alle Regionali in Emilia-Romagna e Calabria è stata voluta dagli iscritti dopo che l’orientamento dei vertici era di concentrarsi sulla riorganizzazione del Movimento in vista degli Stati Generali, annunciati per marzo 2020. In serata il capo politico Di Maio parteciperà alla riunione di parlamentari, consiglieri e attivisti dell’Emilia Romagna. L’appuntamento è in programma alle 20.30 all’hotel Savoia Regency di Bologna e si terrà a porte chiuse.

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Calenda: “Renzi in Arabia Saudita con Briatore e Buti? Rischioso per la sua reputazione. Ironia sul mio partito? La trovo sbagliata”

Matteo Renzi e la sua cena in Arabia Saudita con il faccendiere Tommaso Buti e con Flavio Briatore? Urca! Mettiamola così: non credo che ci sia un rischio per la sicurezza nazionale, ma c’è un rischio per la reputazione personale di Renzi”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24 dall’europarlamentare Carlo Calenda, leader e fondatore del neo-partito Azione.
E aggiunge: “Trovo pericolosissimo che i due principali schieramenti italiani siano attratti da un lato dalla Cina, e cioè il M5s, e dall’altro dalla Russia, Salvini. Ma poi stiamo scherzando? Un partito deve avere per forza un interlocutore internazionale? Torniamo, per caso, al ‘Franza o Spagna, purché se magna’? Ma l’Italia è un grande Paese – continua – un partito non può cercarsi degli sponsor internazionali. Peraltro, è passata una norma sacrosanta, il decreto Spazza-Corrotti fatto dal M5s. Nella vita bisogna sempre dare atto a chi fa cose buone, anche se si tratta di avversari. E quella norma dice che non possono essere finanziati i partiti da entità internazionali”.

Calenda poi si sofferma sul suo partito: “Io mi rifiuto di pensare che un Paese come l’Italia debba scegliere tra Salvini, Di Maio e Grillo. E siccome non c’è un solo partito che oggi non è in coalizione con Salvini o con Di Maio, se vogliamo che l’Italia precipiti nel baratro, possiamo continuare così. Altrimenti, ci dobbiamo dare da fare. L’ironia su un partito piccolo, secondo me, è sbagliata, perché, se non ci diamo da fare, è inutile poi che ci lamentiamo dicendo: ‘Ma che schifo, non vediamo la luce in fondo al tunnel, siamo un disastro, andremo a picco’. Questo modo di fare degli italiani – prosegue – e cioè che ci lamentiamo e non facciamo nulla, è sbagliato. Quindi, dico: entriamo in azione e combattiamo. Poi vediamo. Io stesso ho detto che se il mio rimane un partitino, vorrà dire che questa sfida sarà fallita e che non andremo avanti. Ci beccheremo un bel decennio di lotte tra Salvini, Di Maio e Grillo. Che meraviglia, l’Italia andrà bene”.

Calenda cita Einaudi: “Il centro delle nostre proposte politiche è il ‘buon governo’. Cioè, anziché fare in un giorno 18 riforme, state con le chiappe sulla sedia a lavorare, perché questa è l’unica cosa che risolve i problemi dell’Italia. Non me ne frega assolutamente nulla di fare un’operazione piccola a piacere per gestire un pochino di potere, altrimenti non mi sarei cercato esponenti della società civile, come Walter Ricciardi, Stefano Allievi o il sindaco di Siracusa. La mia operazione è di rottura e penso che ci voglia un sistema elettorale maggioritario a doppio turno”.

E alla giornalista Maria Latella, che gli fa notare una certa somiglianza dei toni con quelli adottati da Salvini, Calenda replica: “Veramente Salvini è l’esempio opposto. Salvini non è mai stato al ministero, come non è mai andato al Parlamento Europeo e non ha mai lavorato prima. Nel periodo in cui io ho fatto il ministro, sono andato circa 10 volte in tv. Davo per certo, sbagliando perché non ci avevo capito niente di politica, il fatto che, se tu eri un ministro e gli italiani ti vedevano in televisione, la gente diceva: ‘Che ci fa quello in tv invece di lavorare, se noi gli paghiamo lo stipendio?’. Nessuno affiderebbe la propria attività economica a Salvini e a Di Maio – conclude – Perché invece ritengono che gli si possa affidare lo Stato? Perché la politica è diventata una sorta di tifo calcistico. Il dato secondo cui uno lavora bene passa in secondo piano. Di fatto, gli italiani votano la Lega, perché dicono che, altrimenti, arrivano gli immigrati. Votano Pd, perché dicono che, altrimenti, arrivano i fascisti. Poi qualcuno vota il M5s e io non riesco a capirne la ragione. Questo sistema va spezzato, perché sono loro che vogliono che sia così. Vogliono che la battaglia sia totalmente ideologica. E invece la questione è assolutamente pragmatica e gestionale”.

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Regione Sardegna, la trasparenza diventa “a richiesta”: per leggere atti e delibere serve una richiesta per mail per ogni documento

L’ultima decisione della giunta della Regione Sardegna guidata di Christian Solinas è la trasparenza “a richiesta”. Da qualche settimana le delibere e gli atti dell’esecutivo regionale non sono più immediatamente accessibili e consultabili nel sito istituzionale. Cittadini e organi di stampa interessati alla consultazione dovranno infatti inviare una mail agli uffici e solo di seguito otterranno l’accesso ai documenti: una richiesta per ogni singolo documento. Una decisione che, denuncia il M5s in consiglio regionale, non soltanto viola le norme della trasparenza degli atti, ma crea una automatica schedatura degli utenti interessati a conoscere l’operato delle istituzioni regionali. “Dal 4 novembre – denuncia la consigliera 5 Stelle Carla Cruccu – incomprensibilmente non si può più consultare agevolmente ed in tempo reale il testo integrale delle delibere della giunta regionale”. “Il cittadino interessato è costretto ad inserire il proprio indirizzo email per ricevere una notifica quando la delibera verrà pubblicata nel sito della regione. Parrebbe, così, invertito il principio di pubblicità e di conoscenza degli atti che, invece, dovrebbe garantire al cittadino di monitorare l’attività della Giunta”. Per questo la Cuccu ha presentato un’interrogazione al governatore Solinas affinché chiarisca se intenda o meno “garantire la completa e tempestiva consultazione degli atti”.

L’interrogazione non ha prodotto alcun passo indietro da parte della Regione sull’adozione della nuova procedura, né tanto meno ha fugato i forti dubbi sulla sua legittimità da parte delle opposizioni: per poter visualizzare gli atti deliberativi dell’esecutivo – confermano gli uffici – occorrerà d’ora in poi registrarsi, inserendo la propria mail, per ricevere una notifica appena la delibera sarà pubblicata. E a chi solleva il problema della trasparenza risponde direttamente l’assessora agli Affari generali Valeria Satta, che spiega che in realtà l’iniziativa andrebbe incontro alle esigenze del cittadino, superando il problema delle delibere con ritardata pubblicazione: “Abbiamo voluto dare un segnale di trasparenza e di immediatezza al cittadino, che in questo modo riuscirà ad avere in tempo reale le informazioni che gli interessano sulle delibere pubblicate. Si avrà, quindi, un evidente risparmio di tempo ed una maggiore velocità di utilizzo e circolazione delle informazioni“. Non la pensa così Paolo Maninchedda, leader del Partito dei Sardi: “Anziché risolvere il problema delle delibere con ritardata pubblicazione lo si complica perché si allungano i tempi della messa on line e perché si consente alla Regione di sapere chi è interessato alla delibera”.

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domenica 24 novembre 2019

Regionali Calabria, De Masi insiste: “M5s e Pd, basta veti incrociati per il bene della gente. E cerco di convincere Callipo: è una risorsa”

L’appello di Nino De Masi non è caduto nel vuoto. Quando i giochi sembravano fatti circa la mancata alleanza tra il Pd e il Movimento Cinque Stelle in Calabria, le parole dell’imprenditore di Gioia Tauro, vittima della ‘ndrangheta, stanno riaprendo i giochi. Da una parte, infatti, il M5s frena sul candidato Francesco Aiello e, con la scusa del maltempo, rinvia la sua presentazione prevista per domani. Nel frattempo diversi parlamentari pentastellati stanno contattando De Masi per capire i margini di un confronto con il Pd “alle loro condizioni”. Dall’altra il Partito democratico fa sapere che “si tratta di un appello del quale non si può non tenere conto” e il commissario regionale Stefano Graziano dice che “bisogna unire tutte le forze per battere la destra”.

De Masi, dopo il suo appello che cosa è successo?
L’appello ha suscitato notevole interesse. Sono stato contattato da diverse persone e organizzazioni sindacali. Si è aperta una discussione che è attualmente in corso.

Parliamoci chiaro, le sue parole sono state colte dal Movimento Cinque Stelle e dal Partito democratico?
La politica oggi, in Calabria e in Italia, è sconfitta e non ha autorevolezza. I partiti e movimenti in questo momento sono “morenti”. La litigiosità interna dei movimenti e i partiti, che si sono occupati più dei loro interessi e delle loro lobby che degli interessi della collettività, hanno portato a una sfiducia della gente. Ho spiegato in modo chiaro sia al M5s che al Pd che corrono il rischio di non superare nemmeno la soglia dello sbarramento. Dobbiamo essere consapevoli di dove partiamo per costruire qualcosa.

E la risposta del M5s e del Pd?
Le risposte sono state di attenzione. Ho spiegato loro che devono smetterla di porre veti incrociati l’uno contro l’altro perché altrimenti qui si sta facendo come quel signore che si taglia gli attributi per fare il dispetto alla moglie. Sto cercando di farli ragionare su questo. La partita è molto complessa e delicata perché il M5s ha dei veti a priori. Questo ha fatto sì che i cittadini non comprendano più il loro spirito e la loro mission. E quindi la gente li sta sfiduciando e si sta rivolgendo ad altre manifestazioni di piazza. Spero che lo capiscano. Dall’altra parte spero che il Partito democratico comprenda che è giunta l’ora di occuparsi degli interessi della collettività e non di sistemi di potere.

Ci riuscirà a far sedere attorno allo stesso tavolo il Pd e il M5s?
Spero di sì. Io non faccio politica. Il mio unico interesse è quello della gente e del mio territorio.

In queste condizioni, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega unite in Calabria stravincono le elezioni. C’è ancora speranza, secondo lei, di un accordo Pd-M5S per arginare l’onda salviniana anche nel Sud Italia?
Io mi sono reso disponibile per andare a parlare con le loro delegazioni parlamentari. Dobbiamo mettere da parte la litigiosità che ci ha portato a un allontanamento della politica.

Per sedersi attorno a un tavolo ci vuole il nome di un candidato alla presidenza della Regione che metta d’accordo M5S e Pd.
Abusando del mio rapporto personale con lui, sto cercando di coinvolgere Pippo Callipo nel tentativo di riportarlo in competizione. Lui aveva detto che voleva stare fuori da questa storia. Ma Callipo è una risorsa della Regione Calabria, è un elemento di grande valore aggiunto nel territorio. Sto cercando di farlo parlare con il Movimento Cinque Stelle e con il Pd per dire a tutti di trovare punti di equilibrio

Ma il M5s pone dei veti nei confronti del Pd per una serie di pregiudizi di lobby?
Bene andiamo dal Pd e gli diciamo: “Pd, siccome tu in Calabria stai puntando sulla trasparenza, cerchiamo di garantirvi l’un l’altro”.

E il Pd sarà disponibile a fare questo?
Da una serie di colloqui personali, il Pd mi ha dato la massima disponibilità. Bisogna che il Movimento si convinca di fare questo e se è fattibile bisogna convincere Callipo a ritornare in partita. Sarebbe una grande vittoria della Calabria.

L’eventuale candidatura unitaria di Callipo, dopo il suo appello, è stata ben accettata dal commissario del Pd Stefano Graziano. Come la mettiamo con il M5s che, in queste ore, sembra stia puntando sul professor Francesco Aiello come candidato alla Regione?
Non ho idea. Io non sono un politicante. Ho grande rispetto per il professor Aiello. Non mi permetto di interferire nelle scelte del Movimento Cinque Stelle. Le sta facendo e le continuerà a fare. Ma deve essere il Movimento stesso a valutare qual è l’interesse dei calabresi.

La sua lettera ha quindi riaperto i giochi in Calabria?
La lettera ha suscitato da una parte un comunicato formale del Pd all’Ansa. E dall’altra una serie di telefonate anche da pezzi del Movimento Cinque Stelle che mi hanno manifestato interesse per questa cosa.

Esclude che attorno al tavolo de Masi, nelle prossime ore, potrebbero sedersi Zingaretti, Di Maio e Callipo?
Ho chiesto a tutti di discutere del futuro di questa Regione. Mi ha chiamato più volte il coordinatore del M5S Paolo Parentela. Il dialogo è aperto. Mi auguro francamente che tutti abbiano a cuore l’interesse collettivo. La Calabria può essere un modello di cultura politica che vada oltre gli interessi di un partito o di un movimento. Spero che i parlamentari siano consapevoli della responsabilità che hanno. Io sono un modesto metalmeccanico e sto facendo tutto quello che è nelle mie disponibilità per dare una mano d’aiuto a questa terra. Ho la coscienza a posto.

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In Italia servono politiche impopolari. E politici votati all’autodistruzione

di Michele Caimmi

La politica italiana è ormai da anni vittima della parola, della chiacchiera, e priva dei fatti. Tanto fumo e poco arrosto. La comunicazione è tutto, e il recente sbarco di Matteo Salvini su TikTok non fa altro che avvalorare questa tesi.

Basti pensare alla delicata questione delle clausole di salvaguardia dell’Iva. Se da un lato il governo è riuscito a sterilizzarle, evitando quindi un notevole appesantimento della pressione fiscale, dall’altro l’opposizione va urlando ai quattro venti che il governo ha introdotto cinque miliardi di nuove tasse. Il refrain dell’opposizione non è in sé errato, dal momento che tra plastic tax, sugar tax e altre tasse minori la pressione fiscale di fatto aumenterà. Il succo alla fine è che i cittadini non avranno percezione del pericolo di 23 miliardi di tasse scampati, ma noteranno solo quei cinque miliardi. Si affacceranno al panorama politico ed eccola lì, la destra, ad indicargli i colpevoli.

“Sa qual è la qualità principale che deve possedere un buon premier? Lavorare per non essere rieletto”, sostiene Antonio Petrocelli, nei panni del presidente della Repubblica, nel film Bentornato Presidente. Se inizialmente questa può sembrare una frase priva di senso, è sufficiente una minima riflessione per rendersi conto di quanto sia profondamente vera. In questo paese c’è bisogno, prima di tutto, di politiche impopolari. E queste politiche sono necessarie per varie cause: baby, troppo baby, pensioni e cattedrali nel deserto generatrici di mazzette – per citarne solo un paio.

Forti del loro 33% alle Politiche del 2018, il M5S ha dato vita, fin qui, a due governi. Tramite l’azione di questi due governi, i pentastellati sono riusciti a portare a casa alcune delle loro battaglie più simboliche: reddito di cittadinanza, blocca prescrizione, anticorruzione, taglio dei parlamentari, taglio dei vitalizi. Eppure, dopo nemmeno un anno di governo, alle Europee del 2019 hanno ottenuto il 17% dei consensi. Oggi, addirittura, in alcune regioni viene dato ben al di sotto del 10%.

A questo punto queste tre digressioni devono trovare uno sbocco comune. Partendo dal presupposto che, come dichiarato più volte da Beppe Grillo, il M5S si autodistruggerà, non sarebbe il caso di prendere coscienza dello stato delle cose, ovvero che un movimento anticasta dopo aver governato non potrà mai più tornare ai fasti di un tempo, e accelerare questa autodistruzione facendo le riforme necessarie al rilancio del paese?

Luigi Di Maio e soci dovrebbero lavorare proprio per non farsi rieleggere, anche perché è ormai chiaro che non potrà, in futuro, rappresentare il polo alternativo alla destra. Che senso ha lottare per vincere delle percentuali da gregario? Abbiamo visto quanto federalismo è riuscita ad ottenere la Lega Nord ai tempi di Berlusconi: zero, o poco più.

Parlare poco, lavorare molto, non curarsi della rielezione. Per dare un senso, alla fine della legislatura, a quel desiderio di cambiamento espresso da un terzo degli italiani il 4 marzo 2018.

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Fondo salva-Stati, Fassina: “Noi di Leu e M5s su stessa posizione, Pd e Italia Viva ovviamente no. Allarma non solo testo ma anche contesto Ue”

Il vertice di maggioranza sul Mes a Palazzo Chigi? E’ stata una riunione interessante e il ministro dell’Economia Gualtieri ha chiarito utilmente alcuni punti. Restano però le divergenze di fondo. I 5 Stelle sembrano essere sulla nostra stessa posizione. Ovviamente Pd e Italia Viva hanno un’opinione diversa dalla nostra“. Così, ai microfoni di Radio Radicale, il deputato di LeU, Stefano Fassina, in una intervista rilasciata al giornalista Lanfranco Palazzolo, commenta l’incontro avvenuto a Palazzo Chigi tra la maggioranza di governo e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per fare chiarezza sul sì dell’Italia alla revisione del Fondo salva-Stati.

Fassina conferma il nulla di fatto risultante dal summit interlocutorio, durato circa due ore e rinviato a una data non ancora concordata: “Noi di Leu continuiamo a ritenere che, per come è definito adesso il trattato, vengano incentivate molto seriamente le probabilità di ristrutturazione del debito, con tutte le conseguenze negative che questa comporterebbe. Non ci sono le condizioni per sottoscrivere quel trattato. Il punto importante è che da parte di tutti, in primis dal presidente del Consiglio, sia condivisa la necessità di guardare all’intero pacchetto – continua – Il pacchetto globale, infatti, oltre al Mes, contiene anche l’inaccettabile meccanismo di assicurazione sui depositi bancari, proposto dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, e le risorse dell’Eurozona per interventi sull’economia reale e sugli investimenti. Quindi, è importante valutare la logica del pacchetto e, sulla base di quella valutazione, bisogna fare un’analisi specifica del Mes. L’attacco di Salvini? Dovrebbe ricordarsi che fino agli inizi di agosto è stato al governo con importanti responsabilità e con viceministri e sottosegretari della Lega al ministero dell’Economia. E dovrebbe anche ricordarsi che il testo che stiamo discutendo è stato chiuso alla fine di giugno. Quindi, la Lega, sebbene abbia sempre espresso una posizione di contrarietà in Parlamento, a fine giugno stava al governo“.

Il parlamentare poi spiega le ragioni per cui il trattato di revisione del Mes possa moltiplicare i rischi di default del debito pubblico: “Moody’s ha appena cambiato da stabile a negativo l’outlook delle banche tedesche a causa dei tassi di interesse negativi. Si tratta di un’anomalia storica, soprattutto per la durata che sta avendo. Quindi, c’è una pressione della Germania sulla Bce per invertire il segno della politica monetaria finora adottata. Questo pesa sui tassi d’interesse, sull’inflazione, sull’economia reale e fa aumentare il rapporto tra debito pubblico e Pil. E’ evidente che un trattato che preveda esplicitamente la ristrutturazione del debito diventa un meccanismo di scenari che si autoalimentano e si autoavverano. Tutto questo sconsiglia la sottoscrizione del trattato, perché non ci sono solo le norme del testo, ma c’è anche un contesto“.

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Sardine, ministro Fioramonti: “Mi ricordano le mobilitazioni del M5s e del V-Day”

Sardine? Le mobilitazioni di questi giovani , in qualche modo, mi ricordano le mobilitazioni di tanti anni, quelle del Popolo Viola, dei Girotondi e poi del Movimento 5 Stelle e deI V-Day“. Sono le parole del ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, nel corso de “L’Intervista” di Maria Latella, su SkyTg24.

“Secondo me – aggiunge il politico del M5s – ci sono molte sovrapposizioni tra i temi che venivano discussi in quelle situazioni e quelli che vengono sollevati oggi. Quindi, per un rappresentante istituzionale come me, è un richiamo importante a rimettere quei valori al centro del dibattito pubblico e a trovare la forza e il coraggio di interpretare un malessere diffuso con un elemento forse di radicalismo e di audacia che sta mancando”.

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sabato 23 novembre 2019

M5s, Salvini: “Surreale il video di Grillo con Di Maio. Anche gli elettori del Movimento lo stanno spernacchiando”

“È surreale il video di Grillo e Di Maio. Anche gli elettori del Movimento 5 stelle lo stanno spernacchiando da stamattina. Sono vicinissimo ai tanti elettori che hanno creduto in una rivoluzione 5Stelle, nella loro diversità e adesso sono schifati e delusi, a volte rassegnati, perché dalla rivoluzione si è passati a Renzi e al Pd”. L’ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, in una diretta Facebook girata nel parcheggio di un autogrill prima di arrivare a Perugia per un comizio. “Quindi porte aperte agli amici e alle amiche di buona volontà che vogliano continuare la battaglia di trasparenze e legalità con la Lega, noi ci siamo”, ha concluso

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M5s, Salvini rilancia la campagna acquisti: “Di Maio e Grillo hanno svenduto il cambiamento. La Lega è aperta ai loro elettori e ai loro eletti”

Matteo Salvini rilancia la campagna acquisti. “Grillo e Di Maio hanno rubato un sogno a milioni di italiani, svendendo il cambiamento in cambio di qualche poltrona offerta dal Pd – ha detto il segretario della Lega commentando l’incontro tenutosi in mattinata tra il fondatore e il capo politico dei 5 stelle – Tantissimi elettori e tanti eletti se ne sono accorti, la Lega è una comunità aperta anche a loro, determinata a proseguire sulla via del cambiamento, in Italia e in Europa. Mai col Pd, la coerenza prima di tutto”.

Non è la prima volta che il leader del Carroccio apre le porte ai delusi del M5s. Il 10 settembre, ad esempio, in vista della riunione degli amministratori di centrodestra che aveva convocato per il successivo sabato a Milano, Salvini spiegava al Corriere della Sera: “I miei continuano a dirmi che c’è un sacco di gente interessata a quello che diciamo noi, dai consiglieri di zona ai parlamentari”. Il porto di partenza naturale era quello di Forza Italia, ma non solo: l’ex ministro dell’Interno puntava a “parecchi e parecchi” eletti tra le file dei 5 Stelle, “gente con la schiena diritta che è disgustata da tutto quello che sta accadendo”.

Il primo annuncio di addio è stato il 14 novembre quello di Ugo Grassi: “A questo punto per me abbandonare il Movimento diventa legittima difesa”, aveva detto il senatore. Grassi, avvocato e professore ordinario di Diritto civile, ha spiegato che non voterà la prima legge di bilancio del governo giallorosso perché contrario all’istituzione di una Agenzia nazionale per la ricerca, prevista dalla manovra: “Vuol dire assoggettare la ricerca italiana a un controllo politico. Per me è aberrante. È una cosa che io non avrei mai voluto trovare in legge di bilancio, è la negazione di quello che c’eravamo promessi. Allo stato, non voto la manovra”, aveva detto all’Adnkronos. Passerà al Carroccio? “Diciamo che poi uno vede che fare”, aveva risposto, spirgando di vedere una “contraddizione tra ciò che mi era stato prospettato, che era oggettivamente il programma M5s, e ciò che sta accadendo”.

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Tocca a Dibba?

Di maio: “dopo di me, c’è di battista”.
Infatti.
– da Il Fatto Quotidiano#dimaio#dibattista#m5s#rousseau#cartoon#natangelo

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M5s, Grillo: “Il capo politico è Di Maio. Quindi non rompete i coglioni, altrimenti ci rimettiamo tutti”

“È un momento magico. Noi non possiamo continuare a fare dei (post) di Facebook in cui si dice questo qua non va bene. Adesso le cose devono essere chiare, il capo politico è lui, quindi non rompete i coglioni perché sennò ci rimettiamo tutti”. Così Beppe Grillo in un video pubblicato sui social in cui appare accanto a Luigi Di Maio. I due si sono visti questa mattina in un incontro all’Hotel Forum di Roma durato un’ora e mezza

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M5s, incontro Grillo-Di Maio. Il fondatore: “Ci sarò di più, gli darò una mano”. E insieme al Pd: “Da gennaio contratto di governo”

Un vertice d’urgenza, un’unità di crisi, convocato di notte e fissato per la mattina subito successiva, per affrontare il peggiore momento dell’esistenza del Movimento Cinque Stelle. Il garante Beppe Grillo e il capo politico Luigi Di Maio si sono visti a Roma, all’hotel Forum. Nelle foto spuntano molti sorrisi, qualcuno sembra tirato. “Siamo d’accordo su tutto” dice il ministro degli Esteri uscendo dall’albergo. I risultati più concreti sono due, come dice una nota congiunta. Sulla vita del M5s Grillo dice che Di Maio “lavora 25 ore al giorno e non può essere sostituito per nessuna ragione, anzi va sostenuto, io ci sarò di più e gli darò una mano”. Sulla vita del governo invece concorda sull’ipotesi di un nuovo contratto, come quello con la Lega, da far partire da gennaio per finalizzare “progetti ambiziosi e di alto livello”. I titoli sono – da comunicato – “clima, salario minimo, reddito universale, intelligenza artificiale, energia, infrastrutture”. “Non possiamo essere gli stessi di prima, dobbiamo guardare avanti con grande entusiasmo” dice Grillo riprendendo un concetto già espresso a Italia a 5 Stelle, a Napoli.

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Morto il senatore M5s Ortolani, il professore della Terra dei Fuochi. Aveva detto di avere due tumori “per colpa dei veleni in Campania”

Aveva denunciato di avere due tumori “per colpa dei veleni in Campania“. Stanotte il senatore del M5s Franco Ortolani è morto. Era stato professore di geologia all’università Federico II di Napoli. Aveva 75 anni ed era malato da tempo. Nel 2018 aveva vinto la corsa elettorale nel collegio uninominale di Napoli-Arenella. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris esprime “profondo cordoglio” definendo il senatore “instancabile simbolo della lotta alla Terra dei Fuochi“. “Una vita dedicata alla tutela del territorio, alla salvaguardia dell’ambiente – lo ricorda il capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio – Quando c’era da proteggere il nostro territorio, da sostenere cittadini contro discariche illegali e roghi tossici in Campania, lui c’era sempre”. Di Maio ricorda “con grande affetto” un’esperienza precedente al lavoro di Ortolani da senatore, quando nel 2007 l’attuale ministro era presidente del consiglio degli studenti di Giurisprudenza e fece un’intervista all’allora commissario all’emergenza rifiuti in Campania Gianni De Gennaro. “Dopo averla pubblicata online – racconta – sui nostri canali YouTube (dovrebbe essere ancora lì) il prof ci scrisse dandoci una visione critica di quella intervista rispetto alle parole del commissario. Ci disse che avrebbe voluto aiutarci volentieri nelle questioni che stavamo affrontando”. “Se tante comunità in Campania non sono state intossicate da discariche o impianti inquinanti – conclude Di Maio – lo si deve al professor Franco Ortolani”.

Ortolani viene ricordato anche dalla senatrice M5s Vilma Moronese: qualche giorno fa, racconta, gli ha scritto un messaggio “per dirgli che stavamo ultimando i lavori sul dl clima, un provvedimento su cui ero certa gli sarebbe piaciuto lavorare. Gli ho scritto che comunque c’era ancora tanto da fare e che tutti i colleghi chiedevano di lui e che la commissione ambiente del senato lo aspettava. Purtroppo non abbiamo avuto neanche il tempo di un ultimo saluto”.

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venerdì 22 novembre 2019

M5s, Grillo arriva a Roma e dribbla i giornalisti: “Noi biodegradabili? Siete comici”

Beppe Grillo è arrivato a Roma intorno alle 17,30 in compagnia della moglie. Dribbla le domande dei cronisti al suo arrivo in hotel Forum. Non risponde il garante M5S a chi gli chiede se il capo politico Luigi Di Maio debba essere sostituito. “Se ci stiamo biodegradando? Siete diventati voi, comici…”, replica poi ai cronisti.

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M5s alle regionali, Di Maio chiude alle alleanze: “Corriamo da soli”. Bonaccini (Pd): “Così schiacciati tra noi e la Lega”

Il Movimento 5 stelle correrà da solo alle regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Nel giorno in cui diversi esponenti di primo piano chiedono un voto online per decidere su eventuali alleanze, Luigi Di Maio ripete quando aveva già annunciato ieri, poco dopo il voto su Rousseau: “Evidentemente andiamo da soli in quelle regioni“.

Bonaccini: “Si schacceranno tra noi e Lega” – Un annuncio al quale replica il governatore Stefano Bonaccini, ricandidato dal Pd in Emilia-Romagna: “Il M5s non governa in nessuna regione italiana: credo che una domanda se la debbano porre rispetto alla capacità di condizionare le politiche del territorio”. Un commento simile a quello di Nicola Zingaretti secondo il quale “il processo politico va verso una netta bipolarizzazione. È chiaro che nel futuro il confronto e la competizione saranno sempre di più tra un campo democratico civico e progressista, di cui il Pd è il principale pilastro, e la nuova destra sovranista e dalle prossime elezioni regionali il Pd sarà presente. Il travaglio, che rispettiamo, e le difficoltà M5s hanno origine nella accelerazione di questo scenario e accentuano una crisi di sistema che va rapidamente affrontata con gli strumenti della democrazia”. Bonaccini, in ogni caso, ha lasciato socchiusa la porta ai grillini: “”Credo – ha aggiunto parlando dei 5 Stelle – ci siano più cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. Ma sta a loro la scelta. Se vorranno andare per la loro strada, amici come prima, avversari leali, ma secondo me si schiacceranno in una polarizzazione tra noi e la Lega“.

Di Maio: “Non so quanto prenderemo” – Di Maio da parte sua non sembra intenzionato a seguire di nuovo la strada delle alleanze come in Umbria. Ha già dovuto incassare il risultato su Rousseau che nei fatti ha sconfessato al sua linea per il “riposo elettorale“, ma non ha cancellato il suo tour in Sicilia. Da Castelvetrano conferma di essere ancora convinto delle sue ragioni: “Stamattina – ha detto – ho visto Paola Taverna e Roberto Fico e tutti abbiamo dichiarato che secondo noi serviva un attimo di pausa per riuscire a riorganizzare il movimento entro marzo ma gli iscritti hanno deciso così”. Rousseau però ha deciso e Di Maio si è adattato: “Il messaggio arrivato dal voto sulla piattaforma Rousseau è un no ai tatticismi e un no alle manovre di palazzo. Noi siamo il M5S e ci presentiamo alle elezioni regionali. Il messaggio arrivato dal voto sulla piattaforma Rousseau è un no ai tatticismi e un no alle manovre di palazzo. Noi siamo il M5S e ci presentiamo alle elezioni regionali”. Il leader dei 5 stelle ha difeso gli attivisti “che votano e chi lavora sul territorio noi non saremo a Roma, nell’Europarlamento e nei Consigli regionali”, ma non lascia filtrare un eccessivo entusiasmo per le regionali: “Lunedì mattina sarò in Calabria e in Emilia-Romagna nel pomeriggio: iniziamo. Io come tutti gli altri ci mettiamo al servizio del progetto. Non so quanto prenderemo in queste Regioni, ma lavoreremo per mettere qualche consigliere regionale nei Consigli“.

“Non è voto sul governo” – L’obiettivo numero uno di Di Maio è sganciare l’eventuale risultato alle regionali dalla tenuta dell’esecutivo: “Vedo tanta paura legata agli effetti sul governo. Ma se siamo il M5s dobbiamo ricordare ai cittadini, dobbiamo pensare che è un diritto degli emiliano-romagnoli eleggere il presidente di regione. Non è un voto di fiducia sul governo, non lo è mai stato e nessuna forza politica deve farsi prender da questa teoria perché è sbagliata”, dice, ripentendo lo stesso concetto più volte: “Il Movimento ci ha detto che a Roma c’è il governo ma sui territori c’è il Movimento. E non possiamo asservire il movimento alle logiche del governo”.

In Calabria vicini al nome candidato. In Emilia regionarie – Di Maio ha parlato nelle stesse ore in cui a Roma è arrivato Beppe Grillo. I cronisti hanno chiesto al fondatore se il futuro di Di Maio come capo politico sia in bilico: “Se ci stiamo biodegradando? Siete diventati voi, comici…”, ha detto ai cronisti. C’è attesa tra i vertici del Movimento per l’incontro tra Di Maio e Grillo, mentre in Calabria filtra il nome del possibile candidato presidente: si tratta Francesco Aiello, docente di Politica economica all’Università della Calabria e fondatore del portale di economia “Open Calabria”, che si é preso qualche giorno per sciogliere la riserva sull’accettazione della proposta di candidatura. In Emilia-Romagna, invece, scatterano a breve le regionarie, con gli attivisti che dai prossimi giorni potranno proporre sulla piattaforma Rousseau la propria candidatura. Lo spiega lo stesso Movimento. “La nostra campagna elettorale senza alleanze coi partiti partirà lunedì e terrà conto della grande voglia di partecipazione dei nostri territori che è stata espressa ieri, ma che abbiamo anche raccolto nei tanti incontri che abbiamo portato avanti nelle ultime settimane Adesso è arrivato il momento di rimboccarci le maniche e di lavorare a testa bassa per far raggiungere il miglior risultato possibile al MoVimento anche in questa tornata elettorale”, dice il capogruppo regionale Andrea Bertani.

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