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mercoledì 29 maggio 2024

Armi all’Ucraina, il M5s in Aula con le maglie con la scritta “pace”. Botta e risposta al question time tra Crosetto e Silvestri

Le magliette con scritto “pace” bene in vista e dei cartelli con scritto “basta armi” e “#pace”. È quanto hanno fatto i deputati del Movimento 5 stelle in Aula durante il question time alla Camera con il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Dopo l’annuncio di Crosetto, che starebbe “pensando come fanno alcune nazioni” di rivedere, almeno in parte, parte il segreto sulle informazioni riguardanti l’invio di armi in Ucraina, e la replica del capogruppo M5s, Francesco Silvestri, i deputati hanno mostrato le magliette con scritto “pace”. Due colleghi invece si sono avvicinati ai banchi del governo mostrando cartelli con scritto “basta armi” e lo slogan “#pace”.

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Invio armi all’Ucraina, l’annuncio di Crosetto: “Sto pensando di rivedere il segreto, almeno in parte”

Il governo italiano sta valutando la possibilità di desecretare, almeno in parte, la lista delle armi inviate all’Ucraina. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rispondendo al question time a una domanda del Movimento 5 stelle. “Sto pensando di fare come fanno alcune nazioni, che non hanno secretato il tutto ma parte. Sto pensando di arrivare a questo punto, così da cambiare quelle regole che, forse sbagliando, voi avete fissato e alle quali mi sono rigorosamente attenuto”, ha risposto Crosetto ai deputati del M5s che durante il question time hanno esposto delle magliette bianche con la scritta pace. Alcuni deputati hanno anche cercato di portare dei cartelli ai banchi del governo ma sono stati fermati dai commessi.

L’Italia, infatti, a differenza dei Paesi alleati, continua a mantenere il segreto di Stato sulle forniture militari a Kiev. “Tutte le cose che lei mi ha chiesto le sa perché le ho risposto al Copasir. Ha l’elenco dei materiali, i caveat e tutto ma lei, come me, è vincolato dal segreto e non può parlare“, ha detto Crosetto al deputato del M5s Francesco Silvestri che ha presentato un’interrogazione sulla tipologia di forniture militari inviate all’Ucraina, anche al fine di garantire la massima trasparenza e il pieno coinvolgimento del Parlamento in relazione alle autorizzazioni di invio di armamenti. “Il governo Meloni e il ministero della Difesa per tutto ciò che riguarda gli aiuti all’Ucraina si sono mossi senza discostarsi di un millimetro dal solco legislativo, istituzionale e di regole tracciato dal governo precedente che era retto da una parte delle forze che adesso sono all’opposizione”, ha aggiunto Crosetto riferendosi al governo Draghi, sottolineando che “le procedure che io, che noi seguiamo discendono infatti dal decreto legislativo 14 e 16 del 2022 con cui fu autorizzata per la prima volta la cessione di materiale bellico all’Ucraina. Quell’autorizzazione originaria è stata prorogata, identica, dal dl 185 e 200 del 2022 e 2023 del governo Meloni”.

Alla fine del question time, Crosetto ha anche scherzato con i giornalisti in Transatlantico, che gli hanno chiesto notizie sulle sue condizioni di salute dopo il ricovero della scorsa settimana per un nuovo episodio di pericardite. “Come sto? Bene, bene… nonostante i 5 stelle“, ha detto il ministro della Difesa uscendo dall’Aula di Montecitorio.

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Rissa sfiorata in Senato tra Menia (FdI) e Croatti (M5s), i commessi li dividono: seduta sospesa. Il video del parapiglia

Tensione in Aula al Senato durante la discussione sul premierato. È scoppiato un parapiglia tra alcuni senatori di FdI e M5s, con i commessi che sono dovuti intervenire per impedire che si sviluppasse una rissa. La vicepresidente Anna Rossomando ha sospeso la seduta e il presidente Ignazio La Russa ha subito convocato una riunione dei capigruppo assicurando che “la vicenda sarà oggetto di valutazione da parte della presidenza”. In particolare, sono quasi arrivati alle mani Roberto Menia di Fratelli d’Italia e Marco Croatti del Movimento 5 stelle. A scaldare gli animi è stato l’intervento del pentastellato Ettore Licheri, che citando alcune azioni – criticabili, a suo dire – imputabili al governo e alla maggioranza, ha domandato: “Sapete perché voi potete farle? Perché voi siete Giorgia”. E poi, sulla riforma costituzionale: “Ma sappiate che quando uscirà da questi palazzi, saranno i cittadini a bocciarla”. A quel punto sono iniziati gli scambi di insulti reciproci, dei quali dalle tribune della stampa è stato difficile identificare gli autori.

Improvvisamente Menia è sceso precipitosamente verso il centro dell’emiciclo dirigendosi verso i banchi opposti, bloccato immediatamente dal questore Antonio De Poli che si trovava al centro avendo intuito che gli animi si stavano riscaldando. E’ allora scattato il senatore romagnolo di M5s Croatti verso Menia, a sua volta placcato dai colleghi. Immediatamente i commessi si sono frapposti ai contendenti. La presidente di turno Anna Rossomando (Pd) ha sospeso la seduta per consentire il ritorno all’ordine.

All’uscita Menia ha spiegato ai cronisti di essere scattato perché era stato insultato. Poi ha mostrato una foto scattata prima della rissa sfiorata in cui si vede il capogruppo del Pd Francesco Boccia che dà le spalle all’emiciclo mentre parla con i propri senatori. “Tra gli insulti ho sentito la parola culo – ha aggiunto – ma il culo lo ha mostrato Boccia e la presidenza non ha visto”.

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Europee, Morace: “M5s? Di sinistra. Lottiamo per i diritti messi a rischio da Meloni e la pace: le donne non possono essere guerrafondaie”

La sua auto dirige verso Latina per l’ennesima tappa elettorale, ma la candidata Carolina Morace, capolista per i Cinque Stelle nella circoscrizione Centro, ha molta voglia di parlare: “Mi conoscono tutti come giocatrice e allenatrice di calcio, ma io sono anche un avvocato. Sono una che studia. E se venissi eletta lavorerei sodo, glielo assicuro”.

Perché è in campo? Per noia, narcisismo o altro?

Perché era tempo di impegnarmi. Sono iscritta al Movimento dal 2022, e stimavo Giuseppe Conte. Gli scrissi anche una lettera per ringraziarlo del suo lavoro a Palazzo Chigi, ai tempi della pandemia. Devo ritrovarla, prima o poi.

Si sente una 5Stelle a tutti gli effetti?

Io condivido i valori del M5S, perché mette al centro la persona e i suoi diritti. Ho letto anche lo Statuto.

Come è stata presa la sua candidatura dagli attivisti? In diversi hanno protestato per gli esterni nelle liste.

Io non sono un’esterna, non mi sono iscritta due giorni fa. E fino a poche settimane fa allenavo in Inghilterra. Una volta finito quell’impegno, ho scelto di candidarmi. Detto questo, sto ricevendo ovunque ottimi segnali degli attivisti. Mi hanno accolta.

Lei è convinta che il Movimento sia di sinistra?

Assolutamente sì, altrimenti non mi sarei candidata con i 5Stelle.

In cosa deve migliorare il M5S? E non risponda in niente.

(Pausa, ndr) Abbiamo una storia di oltre dieci anni. E’ ovvio che dobbiamo sempre migliorare, evolverci.

Lei prima accennava ai diritti, civili e non. Sono a rischio nell’Italia del governo Meloni?

Assolutamente sì. Basti guardare cosa sta accadendo nei nostri consultori, dove si è arrivati al punto di offrire a una donna del denaro per invitarla a non abortire. Tira una brutta aria in tutta Europa, per colpa delle destre. In Paesi come Polonia e Malta abortire per scelta è quasi impossibile.

Lei ha centrato la sua campagna su questi temi, partendo dalla difesa dei diritti della comunità lgbt. Ma in un Paese con tutti questi problemi e così frammentato, la gente è interessata? O vede rassegnazione?

Molte persone vanno scosse, stimolate. Negli ultimi 20 anni i cittadini sono stati bombardati da messaggi che invitavano i cittadini a pensare solo a sé stessi o magari alla propria categoria. Hanno reso questo Paese poco empatico.

E lei come pensa di convincerli?

Faccio esempi pratici. Per esempio racconto che mia moglie Nicola, australiana, sul suo passaporto non ha dovuto specificare chi sia la madre biologica di suo figlio. E cito tutte le limitazioni per le coppie non sposate.

Lei è stata chiamata dal Movimento per allargare il suo perimetro elettorale. Può davvero convincere gente a votare per la prima volta per il M5S?

Mi hanno chiamato in tanti, assicurandomi il loro sostegno.

Voteranno l’ex centravanti della Nazionale che ha segnato 4 gol nello stadio di Wembley, nonché la prima allenatrice di una squadra maschile, la Viterbese.

Sì. Ma sanno anche che sono una che si impegna, come le ho già spiegato. Sono pronta a lavorare per temi come la transizione ecologica e ovviamente per il diritto allo sport. In Italia a portare avanti tutto sono le associazioni sportive: hanno bisogno di sgravi fiscali e agevolazioni. Ma il nodo di fondo è che una scuola su tre non ha la palestra.

Lei è una candidata donna, nella campagna elettorale segnata dalla contrapposizione Meloni – Schlein. E’ un buon segnale che la sfida sia al femminile?

Non mi sento rappresentata da nessuna delle due, perché sono entrambe a favore dell’invio delle armi in Ucraina. Lo trovo incredibile: una donna non può essere una guerrafondaia. La spinta per la pace deve tornare centrale, in Europa.

Magari fare gol era più semplice che cercare voti, no?

Vada a rivedere cosa facevo dopo ogni rete. Esultava per qualche secondo, e basta. Per me contava la squadra, e continuo a pensarla così. Giocherò così anche in politica.

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martedì 28 maggio 2024

Bandiere palestinesi e della pace, il M5s le espone alla Camera e chiede al governo di riconoscere lo Stato di Palestina

“Spagna, Irlanda e Norvegia sono stati gli ultimi Paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. La cosa vergognosa è che noi non dobbiamo mai avere paura di riconoscere a una comunità di stringersi intorno a una bandiera”. Sono le parole di Riccardo Ricciardi del Movimento 5 stelle, intervenuto alla Camera per chiedere al governo di riconoscere lo Stato di Palestina. Gli esponenti del M5s hanno esposto bandiere palestinesi e bandiere della pace.

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venerdì 24 maggio 2024

Autonomia differenziata, Conte: “Impoverirà tutta l’Italia. Sarà un disastro per sanità, istruzione e trasporti”

“Ci batteremo perché il Sud e tutte le persone del Nord che hanno raziocinio e una visione italiana d’insieme contrastino questa autonomia differenziata, che avrà il solo obiettivo di rafforzare apparentemente qualche Regione del Nord ma impoverendo tutta l’Italia con un disastro per la sanità, l’istruzione, i trasporti e le infrastrutture nel Sud”. Lo ha detto il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, a margine del suo incontro elettorale con i cittadini al mercato di Casoria, in provincia di Napoli

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giovedì 23 maggio 2024

Il ddl lavoro della ministra Calderone è fermo da 7 mesi. Le opposizioni: “Va ritirato. Il governo non dà nemmeno i pareri”

Era stato presentato al Parlamento a novembre direttamente dalla ministra Marina Elvira Calderone, ma dopo oltre sette mesi il disegno di legge sul lavoro è ancora fermo. Il governo, infatti, non ha neppure dato i pareri in commissione agli emendamenti. I capigruppo dei partiti dell’opposizione in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto (Pd), Valentina Barzotti (M5s), Franco Mari (Avs) e Antonio D’Alessio (Azione) chiedono così al governo di “ritirare il Collegato Lavoro alla Legge di Bilancio del 2022 presentato dalla ministra Calderone e varato l’8 novembre del 2023, di cui la ministra aveva chiesto la massima urgenza alla Camera“. Come sottolineano i deputati “sono passati più di sette mesi” e “il governo non è stato in grado nemmeno di dare i pareri in commissione Lavoro agli oltre trecento emendamenti presentati ormai più di due mesi fa. E non c’è nessuno del governo che si degni di dare una spiegazione“, dichiarano Scotto, Barzotti, Mari e D’Alessio.

Tre le novità introdotte dal disegno di legge ci sono alcune norme critiche come l’articolo 9 che ,in sostanza, stabilisce che se un lavoratore si assenterà senza giustificazione per cinque giorni (oppure oltre il limite previsto dal contratto collettivo), questo coinciderà con le dimissioni volontarie. Secondo alcuni esperti, però, così facendo si faciliteranno le condotte opportunistiche da parte delle aziende, che potranno liberarsi di lavoratori sostenendo che si sono assentati senza motivo per cinque giorni. L’altra novità riguarda i contratti di somministrazione a tempo indeterminato. Oggi ogni azienda può utilizzare lavoratori interinali nella misura massima del 30% della forza lavoro. Il ddl permette però di non considerare nel conteggio i somministrati a tempo indeterminato. Una previsione che potrebbe essere letta come un incentivo a utilizzare questi lavoratori.

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Ultimi sondaggi prima delle elezioni europee: calo netto di Fratelli d’Italia e il Partito democratico riduce il distacco

Netto calo dei consensi per il partito di Giorgia Meloni che vede assottigliare il margine di distanza con il Partito democratico, che cresce e si ferma a 4 punti percentuali da Fratelli d’Italia. Tra gli altri partiti di centrodestra Forza Italia si conferma in vantaggio rispetto alla Lega. Mentre perde mezzo punto percentuale il Movimento 5 stelle. Sul fronte dei partiti a rischio sbarramento migliora Alleanza Verdi Sinistra, mentre rimangono in bilico le liste di Matteo Renzi e di Carlo Calenda. È questo il quadro dell’ultimo sondaggio prima del voto realizzato da Ipsos per il Corriere della sera. Negli ultimi 15 giorni prima delle elezioni europee, infatti, è vietata la pubblicazione dei sondaggi.

Fratelli d’Italia viene stimato al 26,5%: il partito della presidente del Consiglio si riconferma la prima forza politica del Paese ma segna un calo di ben due punti percentuali rispetto al mese scorso. Recupera invece il Partito democratico, che si attesta al 22,5%: con un +1,3% rispetto ad aprile, il Pd segna il risultato più alto con la segretaria Elly Schlein. Chiude il podio il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, stimato al 15,4%, che registra però un calo di mezzo punto rispetto al mese scorso.

Nel centrodestra prosegue la sfida tra Forza Italia e la Lega. Entrambi sono in crescita ma, al momento, la spunta il partito di Antonio Tajani (in lista con Noi moderati) con il 9,2% di consensi, in crescita dello 0,6% rispetto ad aprile. Dietro il partito di Matteo Salvini, stimato all’8,6% che riduce il distacco da Forza Italia segnando, nell’ultimo mese, un +1,2%: risultato ovviamente lontanissimo da quello delle ultime europee, quando la Lega aveva raggiunto il 34,3%.

Tra i partiti che lottano per superare la soglia di sbarramento (che permette di ottenere i seggi al Parlamento europeo), Alleanza Verdi Sinistra è stimata di 6 decimali sopra il 4%: con un recupero dello 0,9% nell’ultimo mese il partito di Fratoianni e Bonelli è stimato al 4,6%. Incertezza in casa Matteo Renzi: la lista Stati Uniti d’Europa (insieme, tra gli altri, a +Europa) è stimata al 4,1%, segnando un -0,4% di consensi rispetto al mese di aprile. Ancora più critica la posizione di Azione: la lista guidata da Carlo Calenda è stimata al 3,6%, in calo dello 0,2% nell’ultimo mese. Con questo risultato rimarrebbe fuori dalla ripartizione dei seggi. Molto distanti dalla soglia minima del 4%, invece, la lista Libertà di Cateno De Luca (al 2%), Pace terra dignità di Michele Santoro (all’1,9%) e Alternativa popolare del sindaco di Terni Stefano Bandecchi (allo 0,7%).

Se venissero confermate le percentuali stimate da Ipsos (sondaggio realizzato con mille intervista tra il 20 e il 21 maggio), Fratelli d’Italia otterrebbe 22 seggi (alle scorse Europee sono stati eletti solo 6 europarlamentari di Fdi); il Pd manterrebbe 19 eurodeputati; 13 il Movimento 5 stelle (uno in meno rispetto alle scorse Europee); Forza Italia confermerebbe 7 europarlamentari, stesso numero della Lega (che nel 2019 ne aveva eletti ben 29). Chiuderebbe il quadro Alleanza Verdi Sinistra con 4 eletti e Stati Uniti d’Europa con 3 seggi.

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mercoledì 22 maggio 2024

Chiara Appendino e quella foto del 2006 tornata virale per una pubblicità delle Olimpiadi di Parigi: “È un bel ricordo”

Non ne sapevo nulla qualche giorno fa mi hanno girato lo screenshot della pubblicità che girava sui social, vederla mi ha fatto sorridere“. Questo il commento di Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e attuale deputata del Movimento 5 Stelle. Ma di che foto si sta parlando? Bisogna tornare indietro di 18 anni, nello specifico a una data rimasta scolpita nella memoria degli italiani: lo scatto, infatti, risale al 9 luglio 2006 quando la Nazionale – allenata da Marcello Lippi – vinse i campionati mondiali a Berlino, contro la Francia. La giovane immortalata in bikini sugli spalti, truccata con il tricolore e con una bandiera azzurra, è proprio Chiara Appendino. La foto è tornata virale perché è stata scelta casualmente dal Cio e dallo sponsor Allianz per promuovere un gioco legato alle Olimpiadi di Parigi. L’obiettivo era evidentemente quello di trovare un’immagine d’archivio di tifosi italiani. Inconsapevolmente è stata scelta quella raffigurante Appendino, che ha preso la cosa con il sorriso.

Appendino: “Un momento indimenticabile”
“Ho un bel ricordo legato a quella foto”. Per Chiara Appendino un momento indimenticabile, non solo per la vittoria della nazionale italiana. Per tutti gli italiani la vittoria dei mondiali è un momento indimenticabile, in più per me quella è stata un’avventura speciale: era l’estate della laurea e io e quello che sarebbe diventato mio marito siamo partiti per la Germania con la macchina e la tenda pensando di stare qualche giorno e trovandoci invece poi a vivere così fino alla finale poi vinta”.

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martedì 21 maggio 2024

Conte: “La politica non ha bisogno di tornare al finanziamento pubblico. Non si risponde così alla corruzione”

“Adesso si sta parlando di questo: gli altri partiti vogliono tornare al finanziamento pubblico, vogliono rispondere così ai casi di corruzione dilaganti da Nord a Sud. Noi riusciamo a dimostrare che la politica non ha bisogno di finanziamento pubblico“. Lo ha detto a Forlì il leader del M5S, Giuseppe Conte. “Stiamo dimostrando che la politica si può fare con le micro-donazioni e che ci sono anche soldi utili per la collettività da restituire”

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mercoledì 15 maggio 2024

M5s attacca: “Palestina? Astensione dell’Italia sulla risoluzione Onu è da vigliacchi. Governo ignavo di fronte a 80 bimbi uccisi al giorno”

Botta e risposta in Aula tra il Movimento 5 stelle e Antonio Tajani durante il question time. “Dal 7 ottobre a oggi sono morti sotto i bombardamenti israeliani oltre 35mila palestinesi, 15mila sono bambini inermi. Nonostante questo il governo italiano si è astenuto per ben due volte dal firmare e sostenere la risoluzione Onu che prevedeva il cessare il fuoco e il riconoscimento della Palestina come membro effettivo Onu”, ha attaccato la deputata pentastellata Stefania Ascari. Dato che Tajani “parla di due popoli e due stati” chiediamo “cosa pensa di fare per raggiungere quest’obiettivo” e soprattutto “cosa pensa di fare il governo italiano per fermare questo massacro”, ha aggiunto.

Immediata la replica del ministro degli Esteri che ha parlato della posizione dell’Italia come di una posizione “di grande equilibrio“, sottolineando che all’interno del gruppo del G7 “la maggioranza ha optato per un voto di astensione, nella consapevolezza che la risoluzione sarebbe stata approvata con ampio margine”. “L’Italia ha a cuore il destino del popolo palestinese. Ora la priorità è evitare una catastrofe umanitaria”, ha aggiunto quindi Tajani, ricordando l’iniziativa “Food for Gaza” con cui “stiamo inviando cibo, medicine e materiali sanitari, foraggio per gli animali, camion per la distribuzione degli aiuti”. “Ne riparlerò oggi di nuovo al telefono con il ministro degli Esteri israeliano Katz, che ha anche partecipato a una riunione del tavolo e al quale rinnoverò la richiesta di massima assistenza per la consegna degli aiuti”, ha proseguito, sottolineando che ribadirà anche “la nostra ferma opposizione ad un’operazione militare a Rafah”. “Occuparsi dell’emergenza non significa dimenticare la prospettiva più a lungo termine – ha aggiunto ancora – L’intervento umanitario e il raggiungimento di un cessate il fuoco sono la precondizione per la ripresa di un dialogo politico. Il governo sostiene il principio due popoli due stati. La nostra astensione – ha proseguito – non contraddice questo obiettivo politico che rimane per noi l’unica soluzione possibile per la questione palestinese”. Secondo Tajani “l’astensione dell’Italia non è una presa di distanza dalla necessità di creare uno stato palestinese – ha aggiunto – piuttosto un segnale dell’urgente necessità di un reale e credibile orizzonte politico negoziale”.

Dura la replica di Riccardo Ricciardi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle e capogruppo in Commissione Esteri: “Immaginate 80 bambini che occupano due spicchi di quest’aula che si guardano intorno, meravigliati dalla bellezza di questo palazzo e alla fine della giornata sterminateli. Domani richiamatene altri ottanta e la sera sterminate anche loro. Questo accade dal 7 ottobre. Ottanta bambini al giorno. Guardateli e ditemi se non vi vergognate come governo a dire ‘sapevamo che avrebbero votato a favore all’Onu e noi abbiamo deciso di fare una cosa’, i vigliacchi, gli ignavi di fronte a un crimine terrificante che avviene tuti i giorni”. “Sono orgoglioso di quella parte di Occidente che protesa ogni giorno, che riabilita la mia, la nostra parte di mondo agli occhi della storia, che ha il coraggio di prendere una posizione – ha aggiunto Ricciardi – Invece i governi occidentali sanno solo rendere grazie e seguire quello che sta facendo Netanyahu con l’avallo degli Stati Uniti. L’Occidente non è questo: è quello delle manifestazioni delle università americane e italiane che protestano per quegli ottanta bambini che oggi muoiono e che domani moriranno ancora”.

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martedì 14 maggio 2024

Liguria, dopo l’arresto di Toti le opposizioni chiedono le dimissioni in Consiglio regionale: “Scoperchiato un sistema di potere malato”

Il leghista Alessandro Piana, finora vicepresidente e assessore all’Agricoltura, è il presidente ad interim della Regione Liguria. Lo ha ufficializzato il presidente del Consiglio regionale, Gianmarco Medusei, nella prima seduta dell’assemblea dopo l’arresto per corruzione del governatore Giovanni Toti, sospeso dalla carica in base alla legge Severino finché resterà ai domiciliari. “Assumo l’incarico con senso di grande responsabilità e nella consapevolezza di essere chiamato a svolgere un ruolo importante e cruciale”, ha detto Piana in un breve discorso, rivolgendo “un pensiero di vicinanza al presidente Toti” e dicendosi “convinto che abbia sempre agito per il bene della Liguria. L’attività della Regione proseguirà senza soluzione di continuità”, ha promesso il governatore pro tempore, rivendicando la “crescita record per il nostro pil nell’ultimo triennio e in diversi settori chiave per lo sviluppo del nostro Paese. Occorre proseguire con questo cambio di passo“, ha affermato.

Il primo consigliere a prendere la parola nel dibattito è stato Ferruccio Sansa, capogruppo dell’omonima lista e sfidante sconfitto di Toti alle Regionali del 2020. “Ora o mai più, perché questa legislatura è finita”, ha esordito. “Adesso sono tutti contro Toti, noi queste cose le dicevamo da anni. Mi dicevano “vai in Procura” e noi ci siamo andati, perché eravamo convinti ci fossero degli illeciti”, ha rivendicato. “Nei giorni scorsi”, ha proseguito, “ho provato quasi malinconia, pena, a vedere com’è stato scaricato il presidente Toti da alcuni. Non poteva che finire così, perché era sotto gli occhi di tutti. Non è caduto soltanto Toti, è crollato un sistema di potere che ha guidato la nostra Regione per tutti questi anni. La crisi è una grandissima occasione, ma bisogna che voltiamo tutti pagina, che tagliamo i legami con “gli Spinelli“, intesi non come persone ma come categoria politica”, ha concluso, riferendosi all’imprenditore portuale accusato di aver corrotto Toti. Durissimo anche il capogruppo del Movimento 5 stelle Fabio Tosi: “In un Paese normale e civile, un presidente di Regione ai domiciliari si dimette. È innegabile: gli inquirenti hanno scoperchiato un sistema di potere malato. Un sistema che denunciamo da anni in tutte le sedi, ricevendo in cambio insulti. Volete aspettare dieci anni, che finisca il procedimento? C’è una questione morale, di dignità di ognuno di noi. Vi chiedo non un atto di coraggio ma di dignità, perché io in questa istituzione ho sempre creduto”. “L’unica strada possibile sono le dimissioni”, ribadisce il capogruppo Pd Luca Garibaldi.

In assemblea sono intervenuti anche Stefano Anzalone e Domenico Cianci, i due consiglieri della lista Toti indagati per corruzione elettorale con aggravante mafiosa (secondo l’accusa, hanno ottenuto voti delle cosche siciliane e calabresi in cambio di utilità e promesse). “Contrariamente ai processi in atto perpetrati da alcuni organi di informazione che, come già visto nel recente passato, emettono sentenze di condanna prima ancora che indagini e processi facciano il loro corso, ponendo in atto una gogna mediatica, mi affido all’operato della magistratura. Do la mia completa disponibilità a incontrare gli organi competenti confidando che possa emergere da subito la mia piena estraneità ai fatti contestati, ripristinando la mia onorabilità”, ha dichiarato Anzalone. Mentre Cianci dice di avere “piena fiducia nella giustizia: “Sono certo che tanta gente millanta, aspetterei la sentenza”, dice, riferendosi probabilmente all’imprenditore vicino alla ‘ndrangheta che, intercettato, lo descriveva come fornitore di lavori (“Tutto quello che voglio mi dà”). “Ho avuto una visita a casa da parte della Guardia di finanza, persone molto gentili e corrette. Hanno verbalizzato che nella mia abitazione non è stato trovato niente, si difende Cianci. C’è stato anche un momento di bagarre durante l’intervento del consigliere di Fratelli d’Italia Stefano Balleari: dal pubblico alcuni cittadini hanno urlato “buffoni, buffoni” e sono stati ripresi dal presidente Medusei.

Sul fronte giudiziario, nel frattempo, il presidente della Regione si prepara al confronto con i pm, che si terrà probabilmente la settimana prossima: martedì il suo legale, Stefano Savi, ha presentato l’istanza al sostituto procuratore Luca Monteverde, titolare dell’inchiesta insieme a Federico Manotti. “È informato e sta continuando a leggere gli atti. Prepara materiale utile per quando sarà sentito”, afferma l’avvocato a LaPresse. Dopo aver dato la propria versione, Toti farà istanza al gip per chiedere la revoca della misura cautelare: in caso di risposta negativa sarà valutato il ricorso al Tribunale del Riesame. Finché queste opzioni non saranno esaurite, la strategia difensiva non prevede dimissioni dalla carica. In Procura è stato aperto anche un fascicolo per rivelazione di segreto d’ufficio: dalle intercettazioni infatti emerge che molti degli indagati (tra cui anche Spinelli e il presidente dell’Autorità portuale Signorini) erano consapevoli della possibilità di essere ascoltati.

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giovedì 9 maggio 2024

Europee, il programma M5s: “Terza via sui migranti, sì alla procreazione assistita e creare subito il Reddito di cittadinanza europeo”

L’idea di Europa dei 5Stelle prevede “una terza via” sull’immigrazione, la revisione dei trattati inserendo la salute come competenze concorrente tra Ue e stati membri e il rilancio di una vecchia proposta del Movimento, ovvero quella di lasciare il Parlamento europeo in un’unica sede a Bruxelles, mentre quella di Strasburgo “deve diventare un hub di promozione della pace e di difesa dei diritti umani nel mondo”. C’è questo e molto altro nel programma del M5S per le Europee. Ovviamente ricco di passaggi sul tema armi, con la previsione di una conferenza di pace per l’Ucraina sotto l’egida dell’Onu, e sanzioni per chi venda armamenti a Paesi, fino a regole per “una maggiore trasparenza” sia sull’esportazione di materiale bellico che “sugli affari di banche e istituzioni finanziarie con il commercio di armamenti”.

Ma a colpire è innanzitutto la parte sull’immigrazione, che il Movimento ribattezza come “terza via”, a ribadire di non volersi schiacciare sul potenziale alleato a sinistra, il Pd di Elly Schlein. Secondo i 5Stelle, “vanno istituiti in Paesi terzi sicuri delle task force di esperti composte da delegazione dell’Ue” e di varie altre organizzazioni internazionali, “con l’obiettivo di esaminare preliminarmente la domanda presentata da un migrante volta al riconoscimento dello status di rifugiato, per poi permettergli di raggiungere un Paese dell’Ue in maniera legale e sicura”. Perché questa linea? “Solo con le vie legali di accesso archiviamo una volta e per tutte il modello della destra rappresentato da costosi e disumani hotspot”, sostengono i grillini. E per chi “non dovessero avere la possibilità di avvalersi delle task force”, arrivando in un Paese dell’Unione in modo irregolare? “Proponiamo di attivare un sistema di ricollocamento automatico ed obbligatorio dei richiedenti asilo tra tutti i Paesi europei sulla base di criteri che tengano conto delle necessità del richiedente asilo (lingua parlata, familiari/comunità già presenti in un determinato Paese, ecc) e dall’altro lato della reale capacità di accoglienza del Paese membro, prendendo in considerazione criteri come il Pil, la popolazione e il tasso di disoccupazione”. In più, il Movimento invoca la lotta ai trafficanti e più risorse per la cooperazione.

Il programma, come prevedibile, è disseminato di totem grillini come il salario minimo e una direttiva per il reddito di cittadinanza europeo, “variabile in base alla povertà di ciascun Paese”. E c’è anche un altro antico mantra di Beppe Grillo come la settimana corta. Spicca anche la parte sulla sanità, il tema su cui i vicini di casa del Pd batteranno di più per le Europee. Secondo il M5S, “la pandemia ha dimostrato che su questi temi gli Stati da soli non bastano. Per questo chiederemo che la salute diventi una competenza concorrente tra Unione e Stati membri”. Mentre “serve lo scomputo degli investimenti nel settore sanitario dal calcolo del deficit pubblico”, ossia dal Patto di Stabilità.

Corposa anche la parte sui diritti, con un paragrafo sulla procreazione medicalmente assistita: “La Ue deve riconoscere pari diritti a tutte le sue cittadine nell’accesso alla Pma. Tutte le donne, a prescindere dal loro orientamento sessuale e dal loro status civile, devono essere in grado di realizzare il loro sogno”. C’è molto anche sull’ambiente, con il no a discariche e a inceneritori e la richiesta di un fondo europeo per le bonifiche. Infine, la legalità, con il contrasto alle mafie e le norme contro la corruzione. “Mai più Qatargate e politici pagati dalle lobby” invocando i 5Stelle, che propongono “il divieto per gli europarlamentari di ricevere consulenze da parte di fondazioni e/o entità legate a Stati stranieri” e “il rafforzamento del registro di trasparenza”, ossia della banca dati che elenca le organizzazioni che cercano di influenzare le leggi in sede europea. Come in ogni singolo stato.

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Arresto Toti, su La7 Alessandra Mussolini se la prende con i giornalisti: “Questo non è fare informazione ma gettare fango sul centrodestra”

Dopo una lunga pausa politico-mediatica, torna in scena Alessandra Mussolini, ospite della trasmissione L’aria che tira (La7), dove tiene un teatrino costellato di attacchi sparsi contro il giornalista Francesco Magnani, ‘reo’ di aver realizzato una ricostruzione dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria a lei non gradito, ma anche contro Barbara Floridia, senatrice del M5s e presidente della Commissione Vigilanza Rai (chiamata prima “quella”, poi “Florinda Bolkan”) e il conduttore David Parenzo.

Il casus belli è dato, appunto, dall’arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e dall’analisi dei fatti proposta da Magnani: Mussolini, attualmente candidata alle elezioni europee nelle fila di Forza Italia, protesta vivacemente, spalleggiata dal giornalista del Corriere della Sera Goffredo Buccini, perché a loro dire la ricostruzione sarebbe imparziale e tutta a favore dell’accusa.

Mentre Buccini solleva il dito per chiedere la parola, Mussolini si alza dal suo posto e scimmiotta Magnani, accusandolo di aver ‘recitato’ una storia non vera: “Non si può fare un servizio del genere, è un romanzo. Arriva questo, bello bello, e fa un elenco di nomi. Sono solo le supposizioni di magistrati che stanno facendo l’inchiesta. Questa non è informazione, ma è gettare fango sul centrodestra”.
“Questa è cronaca – insorge Parenzo – ed è una ricostruzione puntualissima fatta da Magnani”.

Mussolini continua battendo le mani sul tavolo e attaccando Floridia, che difende il lavoro della redazione della trasmissione: “Tu non parlare, sei dei 5 Stelle“.
“Mussolini, vuoi pure condurre la trasmissione? – insorge il sindaco di Firenze Dario Nardella – Non vi basta aver occupato la Rai?”.
“Chi? Che dici?”, ribatte Mussolini che nei minuti successivi tenterà di “sabotare” l’intervento del politico del Pd intimando anche lui di non parlare.

La vivace candidata di Forza Italia poi prende in giro Floridia, nonostante i continui richiami di Parenzo e di Nardella.
“Lei si dovrebbe scusare – ribatte la parlamentare pentastellata – Guardi che io forse ho più dignità di quella che ha lei, Mussolini”,

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martedì 7 maggio 2024

Conte: “Arresti in Liguria confermano che c’è un problema di questione morale. Toti ne tragga conseguenze”. E lancia un appello agli elettori

“Questi arresti dei vertici politici della Regione Liguria confermano una cosa che stiamo dicendo da tempo e rispetto a cui la politica ed il sistema mediatico stanno facendo finta di nulla: c’è un problema oggi in Italia di questione morale, c’è un problema di corruzione, c’è un problema di contaminazione tra politica e affari. Ormai c’è un tariffario accreditato da nord a sud, si paga per un voto in campagna elettorale da 10 a 20 fino a 50 euro, non possiamo far finta di nulla”. Così Giuseppe Conte, arrivando agli ‘Stati generali dei Commercialisti’ a Roma.

“Faccio un appello agli elettori: andiamo a votare in massa in massa tutti quanti – è il ragionamento del presidente del Movimento 5 stelle – non ci sarà più ragione di pagare un voto 20 o 50 euro, votando in massa riusciremo a contenere anche questo male. Fatevi sentire cari cittadini”.

Poi la stoccata al governo sulla riforma della giustizia. “Con la ‘mordacchia’ alla Procure asserviamo i magistrati ai diktat e agli indirizzi del governo di turno. Così risolviamo il problema della corruzione e del malaffare dello scambio dei voti politici mafiosi?”.

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domenica 5 maggio 2024

Jobs Act, Schlein ufficializza: “Firmerò il referendum per abrogarlo”. Renziani e “riformisti” dem all’attacco: “Deriva grillina”

“Molti del Pd firmeranno così come altri non lo faranno. Io mi metto tra coloro che lo faranno. Non potrei far diversamente, visto che è un punto qualificante della mozione con cui ho vinto le primarie l’anno scorso”. Dalla Festa dell’Unità di Vecchiazzano, a Forlì, la segretaria dem Elly Schlein ufficializza di voler sottoscrivere la raccolta firme promossa dalla Cgil per il referendum abrogativo del Jobs Act. Una presa di posizione netta dopo le aperture dei giorni scorsi, che però provoca reazioni indignate da parte di renziani e “riformisti” del Pd: la riforma del mercato del lavoro in senso liberista, infatti, è uno dei provvedimenti qualificanti del governo Renzi, di cui facevano parte molti degli attuali colonnelli del Nazareno (Paolo Gentiloni, Andrea Orlando, Dario Franceschini, Graziano Delrio).

E proprio un’ex ministra di quell’esecutivo, Marianna Madia, condanna la scelta di Schlein, sottolineando in particolare come il “coming out” della segretaria arrivi dopo quello del leader M5s Giuseppe Conte: “Se proprio voleva fare questa forzatura poteva farlo prima di Conte. Rimango contraria. In molti come me”, dice all’Ansa. Critico anche Piero De Luca, coordinatore dell’area che fa riferimento a Stefano Bonaccini, sfidante sconfitto di Schlein alle primarie: “Noi abbiamo sempre considerato più utile guardare avanti e concentrarci sulle cose utili a migliorare le condizioni dei lavoratori, specie dei giovani, per esempio la proposta sul salario minimo che condividiamo pienamente. Mi sembra più proficuo elaborare idee e proposte in positivo, semmai unendo tutto il partito, anziché procedere guardando allo specchietto retrovisore“, dice.

Infieriscono invece gli esponenti di Italia viva, usciti dal Pd nel 2019 per seguire Renzi: “La scelta di Elly Schlein di firmare il referendum della Cgil contro il Jobs Act certifica ufficialmente il compimento definitivo della deriva grillino-populista del Pd, un partito snaturato che ha perso completamente la vocazione originaria”, attacca la coordinatrice Raffaella Paita. “Per questo dovrebbe cambiare nome e diventare un nuovo Movimento 5 stelle. Se i riformisti del Pd non battono un colpo adesso significa che quell’area non esiste più”. “Elly Schlein è la segretaria del Pd, non una passante. Se firma i referendum della Cgil contro il Jobs Act pone fine alla storia riformista di quel partito e ne comincia un’altra di segno opposto, che la omologa al M5s e a un’idea assistenzialista delle politiche del lavoro in questo Paese”, scrive invece il capogruppo alla Camera Davide Faraone.

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venerdì 3 maggio 2024

Santanchè imputata, Schlein: “Meloni rispetti le istituzioni e la faccia dimettere”. Tutte le opposizioni chiedono un passo indietro

“Ci aspettiamo che la presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanché“. Elly Schlein va all’attacco dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio emessa dalla Procura di Milano a carico della ministra del Turismo, accusata – insieme al compagno Dimitri Kunz – di truffa aggravata ai danni dell’Inps per aver fatto lavorare 13 dipendenti di due società del suo gruppo, Visibilia, che risultavano in cassa integrazione Covid in deroga a zero ore. In una nota, la segretaria dem affianca il caso della ministra a quello di Sergio Berlato, candidato meloniano alle Europee nel Nord-Est dalle posizioni antivacciniste e negazioniste della pandemia: “Fratelli d’Italia è quel partito che esprime una ministra imputata per truffa all’Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni“, scrive.

Le richieste di un passo indietro (spontaneo o imposto) arrivano anche dal resto dell’opposizione. “Chissà che la ministra, di fronte a una richiesta di processo, non abbia finalmente un sussulto di dignità e decida di dimettersi. Difficile, a giudicare dalle menzogne raccontate a più riprese a Parlamento e cittadini. E Meloni nel frattempo cosa fa? Continua a nascondersi sotto la giacca? La premier ha finito gli alibi: prenda in mano la situazione, tuteli il Paese e l’istituzione che rappresenta e sollevi immediatamente Santanchè dal suo incarico”, scrive il vicepresidente del M5s Michele Gubitosa. Per il leader dei Verdi Angelo Bonelli, “la permanenza di Santanché nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani e alla trasparenza che ogni governo dovrebbe garantire. Giorgia Meloni non può rimanere in silenzio o rinviare questa decisione, poiché è in gioco la credibilità della sua maggioranza”, attacca.

L’ex premier Giuseppe Conte, leader dei pentastellati, sceglie invece di ironizzare: “Purtroppo le liste europee sono ormai chiuse, altrimenti la Meloni avrebbe potuto far dimettere la Santanchè da ministra e candidarla alle europee come hanno fatto con Sgarbi per sfregiare gli italiani e prenderli in giro”, dice a margine di un appuntamento a Lecce. Dalla maggioranza però finora tutti fanno quadrato intorno alla ministra: “Le opposizioni chiedono le dimissioni ogni giorno. C’è una richiesta” di rinvio a giudizio, “quando ci sarà una decisione ne parleremo. Non crea nessun imbarazzo al governo, è una questione di sensibilità personale. Io sono garantista, lo sono sempre stato con tutti, anche con la vicenda Decaro, non vado mai ad accanirmi contro le persone”, dice il vicepremier Antonio Tajani, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia. Anche il capogruppo della Lega Riccardo Molinari, intercettato dall’AdnKronos, taglia corto: “Non cambia nulla, sono garantista, sempre”.

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Legge bavaglio e Agi venduta ad Angelucci, l’Italia crolla nella classifica sulla libertà di stampa: è retrocessa nella fascia di Polonia e Ungheria

Nella giornata mondiale della libertà di stampa l’Italia perde cinque posizioni nella più prestigiosa classifica mondiale sull’argomento, stilata ogni anno dalla ong Reporter Senza Frontiere (Reporters Sans Frontieres). E scivola dal 41° al 46° posto, al di sotto – tra gli altri – di Mauritania, Macedonia del Nord, Namibia, Isole Fiji e Tonga. Il nostro Paese esce così dal gruppo di quelli con una situazione “abbastanza buona” per il lavoro dei giornalisti, in cui si trovano le democrazie europee più sviluppate – Germania, Francia, Spagna, Regno Unito – e viene retrocesso nella fascia inferiore, “situazione problematica“, insieme a Polonia, Ungheria, Bulgaria, Ucraina e altri Stati dell’Est europa, oltre a varie nazioni africane come Niger, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Gabon, Zambia e Botswana (qui la mappa globale). I motivi? Principalmente due: la “legge bavaglio” approvata dalla maggioranza di Giorgia Meloni su input del deputato di Azione Enrico Costa – che impedirà la pubblicazione delle ordinanze di arresto – e il tentativo ormai riuscito di Antonio Angelucci, imprenditore della sanità, deputato della Lega e proprietario di Libero, Il Giornale e Il Tempo, di mettere le mani anche sull’Agi, la seconda agenzia di stampa italiana, al momento di proprietà dell’Eni (a sua volta controllata dal ministero dell’Economia).

La scheda dedicata al nostro Paese (qui) esordisce ricordando che “la libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud, così come da vari piccoli gruppi estremisti violenti”. Ma i giornalisti, prosegue, “denunciano anche tentativi da parte dei politici di ostacolare la loro libertà di coprire i casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio” (gag law), in aggiunta alle querele temerarie (SLAPP procedures) che sono una pratica comune in Italia”. Al paragrafo dedicato al “contesto politico” si legge: “Per la gran parte i giornalisti italiani godono di un contesto di libertà. Ma qualche volta cedono all’autocensura, per conformarsi alla linea editoriale delle proprie testate o per evitare cause per diffamazione o altre forme di azioni legali. Per i cronisti che si occupano di cronaca nera o giudiziaria, questa dinamica può essere aggravata dalla “legge bavaglio” adottata dalla coalizione di governo della premier Giorgia Meloni, che proibisce la pubblicazione di un’ordinanza di custodia cautelare prima della fine dell’udienza preliminare”.

Il riferimento alla scalata di Angelucci all’Agi, invece, si trova nel comunicato in cui la ong presenta l’edizione 2024 della classifica: “Alcuni partiti politici alimentano l’odio e la sfiducia nei confronti dei giornalisti, inveendo contro di loro, screditandoli o minacciandoli. Altri orchestrano una morsa sull’ecosistema mediatico, sia che si tratti di media pubblici, caduti sotto il loro controllo, sia di media privati, attraverso acquisizioni da parte di imprenditori amici. L’Italia di Giorgia Meloni (46°), dove un parlamentare di maggioranza sta cercando di acquisire la seconda agenzia di stampa del Paese (Agi), è scesa di cinque posizioni quest’anno”, si legge. Un giudizio durissimo sottolineato da Gaetano Pedullà, già direttore del quotidiano La Notizia e ora candidato del Movimento 5 stelle alle Europee: “Con Giorgia Meloni l’Italia fa l’ennesima figuraccia internazionale e si posiziona vicina all’Ungheria di Orbán o ai Paesi in cui vige di fatto una oligarchia mediatica. La libertà di stampa e il pluralismo dei media sono valori non negoziabili che andranno difesi nella prossima legislatura europea perché dalle buone intenzioni del Media Freedom Act, approvato recentemente, dobbiamo passare ai fatti con tutele reali per i giornalisti. Il Movimento 5 stelle su questo farà una battaglia a viso aperto senza se e senza ma”, afferma in una nota.

A commentare la nuova classifica è anche il presidente della Fnsi (Federazione nazionale della stampa, il sindacato unitario dei giornalisti) Vittorio Di Trapani: “L’Italia retrocede. La libertà di stampa in Italia arretra. La democrazia in Italia è meno solida“, ha detto parlando durante il corso “I bavagli del nuovo millennio” al liceo napoletano Gian Battista Vico, dove si diplomò Giancarlo Siani, cronista ucciso dalla camorra. “Quello che denunciamo da mesi ora è stato messo nero su bianco anche dalla classifica mondiale sulla libertà di stampa pubblicata tutti gli anni da Reporter Senza Frontiere. L’Italia fa un salto indietro di cinque posizioni e retrocede nella fascia dei Paesi “problematici”. Denunciavamo la deriva ungherese, ed è quello che è avvenuto: ora siamo in compagnia del Paese guidato da Viktor Orbán, condannato pochi giorni dall’Unione europea per violazioni dello Stato di diritto. E i motivi sono quelli noti: il controllo asfissiante del governo sulla Rai, il tentativo di vendere l’Agi a un parlamentare della maggioranza di governo, le querele temerarie e le leggi bavaglio approvate e in discussione in Parlamento. È ora che l’Unione europea, e gli osservatori internazionali, accendano una luce sull’Italia: e va fatto con urgenza, prima che sia troppo tardi”.

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