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sabato 29 marzo 2025

Congresso di Azione, Meloni e Calenda uniti dalle armi e dagli attacchi a Conte e i 5 stelle

Accoglienza calorosa e scambio di complimenti con Carlo Calenda, con due punti di convergenza su tutti: il sostegno all’Ucraina e l’attacco al Movimento 5 stelle. Si riassume così la partecipazione di Giorgia Meloni al congresso di Azione a Roma, a cui ha accettato l’invito insieme ai ministri Guido Crosetto, Antonio Tajani e Giancarlo Giorgetti (mentre non ci sono leader dell’opposizione). La premier sale sul palco subito dopo l’accesa relazione introduttiva di Calenda (rieletto segretario con l’85% dei voti) che le fa i complimenti per la linea sulla guerra: “Sono contento di avere la presidente del Consiglio perché difendere l’Ucraina e mandare aiuti all’Ucraina stando al governo, signori, non è una cosa né popolare né facile, e io voglio riconoscerla”. L’ex ministro nega di avere in corso un flirt con la maggioranza: “Ma qual è l’apertura a destra? Come funziona questa democrazia? Che non si parla con l’avversario perché è un nemico? Perché se la democrazia funziona così l’abbiamo già persa. Funziona che non dovremmo votare provvedimenti che riteniamo giusti perché li presenta il governo? Non dovremmo votare la chiusura del Superbonus o la riapertura al nucleare?”.

Per spingere il piano di riarmo europeo, poi, Calenda chiama in causa il leader pentastellato Giuseppe Conte e le sue posizioni pacifiste: “Chiunque sostenga che esiste la pace senza la forza o è un ignorante che non conosce la storia o è un pusillanime che vuole lucrare sul voto delle persone. Se chi lo dice ha buttato 200 miliardi in bonus edilizi è un mentitore seriale. Con 200 miliardi di euro questo Paese metteva a posto la sanità, la scuola, arrivava al 2% di spese militari. Mi chiedete perché non stiamo nel campo largo? Non ci stiamo perché c’è un piccolo problema col M5s: l’unico modo per averci a che fare è cancellarlo (video). Non ponetevi il problema del perché noi stiamo nel campo largo, amici del Pd: ponetevi il problema di perché ci siete voi”.

Meloni inizia il suo intervento con l’ironia: “Abbiamo fatto un po’ discutere con questa presenza, ho letto che vengo qui per dare segnali agli alleati che sarei pronta a sostituirli o la teoria secondo la quale volevo concedermi una “scorribanda tra i moderati”, ma ora devo dire che dopo l’intervento di Carlo Calenda porterò io un po’ di moderazione“, dice. “La ragione vera per cui sono qui è molto più banale e profonda, perché vengo da una storia politica di una comunità che ha fatto del confronto con le idee anche più distanti la sua cifra, senza che il confronto potesse mai mettere in discussione l’identità. Ad Azione voglio riconoscere la capacità di essere una forza politica che si confronta nel merito delle cose, che non ha paura di condividere le sue soluzioni, di metterle a disposizione degli altri e della nazione. Quindi la capacità di guardare al risultato prima che al posizionamento”, afferma.

Anche lei poi lancia una stilettata al presidente del M5s: “Chi crede davvero in qualcosa non ribalta le sue posizioni, come fa chi quando è al governo sottoscrive l’impegno di arrivare al 2% di spese per la Nato e quando è all’opposizione scende in piazza contro chi cerca di mantenere quell’impegno”, accusa, suscitando un’ovazione dalla platea. “Io sono presidente di un partito che ha avuto il coraggio di dire, quando era all’opposizione, che le spese in difesa e sicurezza sono il prezzo della libertà, e se chiedi a qualcuno di garantire la tua difesa non lo farà gratis, gli interessi di quel qualcuno a qualsiasi tavolo varranno più dei tuoi”, rivendica. Riferimento aggressivo a Conte anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che interviene successivamente in un panel insieme al deputato calendiano Ettore Rosato: “L’Italia ha consentito a persone che in altri Paesi continuerebbero a fare gli avvocati di sesta fila in qualche studio minore di arrivare a governare il Paese”.

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