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lunedì 18 novembre 2019

Trenta, l’ex ministra si difende: “Non vado via da quella casa, non è un privilegio. Ho una vita di relazioni, l’appartamento grande mi serve”

“Ormai la casa è stata assegnata a mio marito e in maniera regolare. Per quale motivo dovrebbe lasciarla?”. Elisabetta Trenta, ex ministra della Difesa nel Conte 1 indicata dai Cinque Stelle, non ha intenzione di fare alcun passo indietro: “Non è un privilegio. La pago e la pago pure abbastanza”. La casa della Difesa in zona San Giovanni in Laterano, a Roma, ‘ricevuto’ come appartamento “di servizio” quando era nel governo resterà nella sua disponibilità. Anche perché, spiega al Corriere della Sera che ha sollevato il caso, “anche adesso continuo ad avere una vita diversa”. Una vita “di relazioni, di incontri”. Insomma, continua ad essere necessario come quando era nell’esecutivo: “Un ministro nella sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro”. E “grande”, aggiunge.

Non è bastata la levata di scudi contro di lei, anche all’interno del Movimento Cinque Stelle con richieste di chiarimenti da parte di Luigi Di Maio, secondo cui deve lasciare l’alloggio, e il giudizio del vice-ministro Stefano Buffagni, che ha parlato di comportamento “non da M5s”. La casa, come raccontato dal Corriere della Sera, è stata richiesta dalla ministra nonostante ne abbia una sua a Roma. Un ostacolo aggirato con l’assegnazione al marito, maggiore dell’Esercito. Trenta si è difesa parlando di due iter di assegnazione: la prima a lei in qualità di ministra e in seguito al marito.

“Non ho chiesto subito l’alloggio pur avendone diritto, ma soltanto nell’aprile scorso. Ho resistito il più possibile nel mio. Un ministro durante la sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro”. E nel suo appartamento al Pigneto c’erano “problemi di controllo e sicurezza” perché in quella zona “si spaccia droga e la strada non ha vie d’uscita”. In ogni caso, aggiunge, “avevo bisogno di un posto dove incontrare le persone, di un alloggio grande”. Insomma: “Era necessaria riservatezza”.

Tutti elementi che non sono terminati con la fine del suo incarico: “Anche adesso continuo ad avere una vita diversa. È una vita di relazioni, incontri”. E ribadisce che se al marito fosse stato assegnato un altro alloggio, il trasloco sarebbe stato a carico dello Stato che invece così ha risparmiato. La realtà, aggiunge, è un’altra: “È evidente che sono sotto attacco. Da parte di chi? Non lo so. È un attacco al presidente Conte? All’Aise, al Movimento? Alla Link Campus, dove sono tornata a lavorare?”. Di certo, assicura, “questa storia mi porterà dei danni” e “rimarrò nel Movimento”, del quale ha chiesto di essere una dei 12 facilitatori.

L'articolo Trenta, l’ex ministra si difende: “Non vado via da quella casa, non è un privilegio. Ho una vita di relazioni, l’appartamento grande mi serve” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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