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martedì 16 febbraio 2021

M5s, gli iscritti di nuovo al voto su Rousseau: si decide se sostituire il capo politico con un comitato direttivo composto da 5 membri

Ultima chiamata per gli iscritti M5s per decidere se mantenere la figura del capo politico o se sostituirlo con un Comitato direttivo di 5 membri. E’ in corso sulla piattaforma Rousseau la votazione sulle modifiche allo statuto del Movimento 5 stelle: si potrà votare fino alle ore 12 di domani mercoledì 17 febbraio, i risultati saranno pubblicati dopo le ore 14. È la seconda volta che la base M5s è chiamata a esprimersi su queste modifiche: in occasione della prima votazione non era stata raggiunta la maggioranza assoluta degli iscritti, in questa seconda convocazione, invece, “la votazione è valida qualunque sia il numero dei partecipanti e l’esito è rimesso alla maggioranza dei voti espressi“. Il voto arriva pochi giorni dopo la consultazione che ha dato il via libera all’appoggio al governo Draghi e nel pieno delle polemiche per la composizione del nuovo esecutivo. E soprattutto alla vigilia del voto di fiducia a Palazzo Madama.

La modifica dello statuto è stata elaborata e proposta all’assemblea degli iscritti dopo mesi di assemblee all’interno degli Stati generali. Di fatto gli iscritti 5 stelle decidono su un cambiamento radicale della struttura di leadership. E’ passato più di un anno dalle dimissioni del capo politico Luigi Di Maio e da quel momento si è aperto un grande dibattito all’interno sulla necessità di ampliare la catena di comando. Il rinnovo della carica è stato rinviato più volte, sia a causa della pandemia che delle varie emergenze politiche (non da ultimo la crisi fatta scoppiare da Matteo Renzi). Ora finalmente il Movimento decide come rinnovare i propri vertici e lo fa in un momento molto critico: la decisione di appoggiare il governo Draghi, nonostante il via libera di Rousseau, ha creato una spaccatura interna e malumori che al momento faticano a rientrare. Proprio il capo politico reggente Vito Crimi è stato messo sotto accusa per la gestione delle trattative e tra i parlamentari c’è chiede le dimissioni immediate.

La partita della leadership interna inoltre riguarderà anche, per forza di cose, il futuro di Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio uscente, in uno dei suoi ultimi discorsi pubblici, ha ribadito che “per il Movimento c’è e ci sarà sempre”. Ieri, interpellato dalle telecamere de ilfattoquotidiano.it, ha dichiarato che “ora torna a insegnare a Firenze”, ma “ci sono molti modi per stare in politica”. E sull’alleanza Pd-M5s, ha aggiunto che “è un progetto al quale crede molto“, quindi “non l’ha declamato a caso”. C’è chi, all’interno del M5s, non esclude l’ipotesi che l’ex premier decida di impegnarsi in prima persona e che possa quindi candidarsi leader del Movimento. Proprio il suo discorso all’assemblea dei parlamentari di dieci giorni fa, quando è intervenuto in sostegno del governo Draghi, per molti è stata la prima investitura informale. Ma al momento le vere intenzioni del presidente del Consiglio dimissionario rimangono nascoste.

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