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martedì 29 maggio 2018

Elezioni a fine luglio, nel Pd cresce fronte per voto: sì da Orlando, Guerini e Marcucci

Prima un appello all’unità del centrosinistra, ora un ritorno alle elezioni a fine luglio. Nel Pd sta crescendo il fronte di chi pensa che a questo punto sia meglio andare alle elezioni il prima possibile entro agosto. In questo senso si sono espressi pubblicamente Andrea Orlando, ministro uscente della Giustizia, e Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria dem. Ma sarebbero molti gli esponenti dem a favore. Una riflessione è in corso e probabilmente se ne discuterà nella direzione che si svolgerà prima del voto di fiducia al governo Cottarelli.  Il voto a luglio “si può fare se c’è l’accordo tra i partiti. Evidentemente dopo la fiducia deve esserci lo scioglimento delle Camere” dice il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci, interpellato in transatlantico a Palazzo Madama. Per gli italiani all’estero “il governo può fare un decreto”, aggiunge a chi lo interpella.

Votare il 29 luglio o anche il 22 sembra l’estrema ratio per fermare le speculazioni dei mercati e riportare lo spread a un indice “sopportabile”. Anche perché sembra impossibile che il governo Cottarelli possa partire e ricevere la fiducia del Parlamento. Uno dei vincoli è però quello dei 60 giorni (ormai superato) per far permettere il voto anche agli italiani all’estero. L’ipotesi sarebbe quella di far votare in Italia prima e all’estero dopo, rispettando i tempi tecnici minimi dei 45 giorni, ma anche quella di un decreto. Una ipotesi che porterebbe un governo (forse) pronto a fare la legge di bilancio entro il 15 ottobre. In alternativa, viene spiegato, con il voto il 16 settembre si arriverebbe alla scadenza con un governo ancora da formare. Calendario alla mano la prima seduta del Parlamento potrebbe essere convocata il 5 ottobre, con l’elezione dei Presidenti intorno all’8, con il capo dello Stato che non avrebbe iniziato neanche le consultazioni. In questo modo l’esercizio provvisorio scatterebbe immediatamente, spiega alcuni parlamentari, “paralizzando il Paese”. L’alternativa sarebbe quella del 19 agosto, con scioglimento delle Camera entro il 19 luglio, rispettando i tempi previsti per legge. Ovviamente questa data si andrebbe a scontrare con lo spettro dell’astensionismo e soprattutto con le incognite di una campagna in piena estate.

Per me va bene prima possibile“. Risponde così il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, ai cronisti lasciando la Camera, ai cronisti che gli chiedevano se per i pentastellati vada bene votare anche a fine luglio.

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