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lunedì 11 maggio 2020

Regolarizzazione, intesa nella maggioranza: “Permesso di 6 mesi agli stranieri che lavoravano in agricoltura o come colf”

Dopo giorni di braccio di ferro nella maggioranza sulla questione della regolarizzazione degli stranieri impiegati in agricoltura o come badanti e colf, nella notte tra domenica e lunedì il governo ha raggiunto un’intesa. I migranti che lavorano nei campi o nelle nostre case potranno godere di un permesso di sei mesi, ma condizionato a una serie di vincoli stringenti. Occorreranno infatti l’istanza del lavoratore ma anche quella del datore di lavoro, che dovrà dunque essere disponibile ad assumersi l’onere di regolarizzare il dipendente ma in cambio otterrebbe uno scudo penale e amministrativo per aver denunciato le irregolarità pregresse. Il lavoratore otterrà un permesso temporaneo convertibile in permesso di lavoro alla sottoscrizione del contratto. Ma dovrà provare di aver svolto in passato attività lavorativa nel settore agricolo o domestico. A controllare sarà l’Ispettorato del lavoro. Secondo le stime del ministero dell’Interno, non ancora ufficiali, i regolarizzati potrebbero essere circa 500mila.

Nei giorni scorsi la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova aveva minacciato le dimissioni se non fosse passata la regolarizzazione chiesta a gran voce dalle imprese del settore. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, aveva però ribadito la contrarietà dei vertici M5s a un intervento su larga scala: “Noi diciamo no alla regolarizzazione degli irregolari. Se il nostro obiettivo è sostenere l’agricoltura allora dobbiamo lavorare a misure per garantire il mercato, ma la soluzione non è la regolarizzazione, come se in agricoltura lavorassero solo migranti irregolari”. Di lì il confronto tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e una delegazione di esponenti di Italia Viva a Palazzo Chigi il 7 maggio. L’accordo è arrivato solo nel vertice notturno tra il premier Conte e i capi delegazione dei partiti di maggioranza.

A metà giornata, dopo la notizia dell’intesa, il Movimento 5 Stelle ha diffuso una nota che spiega: “Sul tema dei lavoratori stagionali, rimaniamo fortemente contrari rispetto a qualunque intervento che si configuri come una regolarizzazione indiscriminata. Non riteniamo questa una soluzione che possa rispondere alle reali esigenze nostre aziende del settore agroalimentare. Confermiamo il nostro principio di partenza: il permesso di soggiorno deve essere legato ad un contratto di lavoro, non viceversa”. “Resta poi confermato il nostro fermo ‘no’ rispetto a qualunque ipotesi di sanatoria sui reati commessi. Non possiamo immaginare che possa farla franca chi si è macchiato di caporalato, di sfruttamento delle persone. Questo significherebbe, tra l’altro, anche prendersi gioco di tutte quelle aziende oneste che invece hanno sempre rispettato le leggi e rispettato i diritti dei lavoratori. Se vogliamo dare un segnale forte e chiaro, dovremmo inasprire le pene e aumentare i controlli”.

Raccolta a rischio. Nel lavoro domestico emergenza licenziamenti – Le associazioni delle imprese agricole stimano una carenza di 200mila persone per la raccolta. E sui circa 300mila stranieri impiegati nelle campagne italiane, l’Osservatorio Placido Rizzotto stima che gli irregolari siano il 35%. Mentre nei ghetti di diverse Regioni vivono tra 160mila e 180mila persone senza alcuna tutela sanitaria. Per quanto riguarda il lavoro domestico, Assindatcolf conta 860mila persone in regola e ben 1,2 milioni senza contratto. La categoria sta scontando pesantemente l’emergenza coronavirus: ad aprile le assunzioni sono crollate del 50% ed i licenziamenti cresciuti del 30% rispetto all’anno precedente.

L’appello di un gruppo di parlamentari: “No a veti a una proposta di civiltà” – Questa mattina intanto un gruppo di deputati, senatori, europarlamentari e consiglieri regionali di tutti i partiti di maggioranza – Pd, M5S, Leu, Iv – ha lanciato un appello in cui si legge che “le misure attualmente previste per la regolarizzazione dei cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale sono del tutto inadeguate e condizionate da una propaganda inaccettabile” e si chiede a governo e maggioranza “un atto di coraggio e di reale discontinuità“. “Non possiamo pensare che una parte di uno dei suoi partiti – affermano tra gli altri gli europarlamentari Pietro Bartolo e Pierfrancesco Majorino, i deputati Laura Boldrini, Lorenzo Fioramonti, Nicola Fratoianni, Riccardo Magi, Matteo Orfini, Erasmo Palazzotto, Luca Pastorino e Fausto Raciti e i senatori Gregorio De Falco, Loredana De Petris, Davide Faraone, Elena Fattori, Paola Nugnes e Sandro Ruotolo – “metta un veto incomprensibile su una proposta di civiltà”. Regolarizzare i cittadini stranieri presenti sul nostro territorio “è una scelta di buonsenso politico, le frontiere dei paesi di origine sono chiuse a causa della Pandemia e quindi non ci sono i presupposti per nessuna forma di rimpatrio. Tenere persone sul territorio nazionale in condizione di illegalità significa esporle al pericolo di marginalizzazione e di sfruttamento da parte della criminalità organizzata, tutte cose che fanno comodo a chi lucra il consenso sulla paura e sulla xenofobia”. La richiesta quindi è di estendere la misura a tutti i cittadini stranieri sul territorio attraverso un permesso di soggiorno valido per tutto il 2020 e comunque fino alla fine dell’emergenza.

L'articolo Regolarizzazione, intesa nella maggioranza: “Permesso di 6 mesi agli stranieri che lavoravano in agricoltura o come colf” proviene da Il Fatto Quotidiano.



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