Ieri sarebbe dovuta essere la settima seduta. E invece niente. Da quando è stata approvata dall’Ufficio di Presidenza ed è stata convocata per la prima volta lo scorso 11 maggio, a parte le polemiche per la rocambolesca elezione di Patrizia Baffi di Italia viva e le successive dimissioni, la commissione d’inchiesta di Regione Lombardia sulla gestione della pandemia da Covid-19 non ha prodotto nulla. Maggioranza e minoranza sono spaccate sull’elezione del presidente. E al momento sembra impossibile trovare una mediazione. Così i lavori, da un mese e mezzo, sono fermi.
Alle opposizioni, secondo il regolamento, spetta la candidatura. Così inizialmente Pd e M5s (ma non i consiglieri del gruppo Misto) avevano proposto il nome di Jacopo Scandella, bergamasco della Valle Seriana, epicentro del contagio nel Nord Italia. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si erano messi di traverso poiché Scandella, insieme a tutto il Partito democratico e ai colleghi 5 stelle, aveva promosso e poi votato la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore al Welfare, Giulio Gallera. Così il 26 maggio, a sorpresa e scavalcando i dettami dello statuto, la maggioranza compatta aveva eletto Baffi il cui merito, per il centrodestra, era stato quello di non aver preso parte al voto sulla sfiducia. La novità, rispetto a un mese fa, è che tutti i consiglieri di opposizione che fanno parte della commissione (e quindi anche Michele Usuelli di +Europa e la stessa Baffi, che ha accettato nel frattempo di fare un passo indietro) hanno trovato l’accordo sul nome di Scandella. Proposto, pertanto, per la seconda volta.
Il capogruppo del Carroccio, Roberto Anelli, ha più volte ribadito il no nei confronti dell’esponente dem: “Non ho nulla contro di lui, semplicemente non possiamo accettare un presidente che, avendo votato la sfiducia, ha già tratto le proprie conclusioni sull’operato dell’assessorato alla Sanità e di conseguenza su Attilio Fontana. Ribadisco che siamo pronti a votare qualsiasi consigliere che non venga dalle file del Pd“. La speranza delle opposizioni è che i consiglieri di Forza Italia possano cedere: “Il veto lo sta mettendo la Lega”, conferma il capogruppo del Partito democratico, Fabio Pizzul, “avere il sostegno di FI è difficile ma non impossibile. Io faccio appello alla maggioranza perché la commissione parta”. La seconda ipotesi, al contrario, è che a scendere a patti siano proprio le opposizioni: l’unico consigliere presente in commissione e che decise di astenersi sulla mozione di sfiducia all’assessore al Welfare è Usuelli, neonatologo di lungo corso, attivo con Emergency in Afghanistan e in Africa e che incassò il sostegno, rispetto alla propria candidatura, da un nutrito gruppo di medici. Così Pd e M5s, per sbloccare lo stallo, potrebbero ritirare il nome di Scandella e proporre quello di Usuelli. “Non metto i veti nei confronti di nessuno”, commenta Pizzul, “ma il tema è in capo a chi deve garantire i voti necessari per far partire la commissione, cioè alla maggioranza. Se vuole sedersi a un tavolo e dialogare, noi non ci tiriamo di certo indietro“. Più netto il Movimento 5 stelle: “Questa commissione serve per restituire la verità ai lombardi e agli italiani, non per dare pacche sulle spalle a Gallera e Fontana”, commenta il capogruppo Dario Violi, “noi non appoggeremo il nome di qualcuno che ha mostrato segnali di accondiscendenza nei confronti della Giunta e che possa fare comodo alla maggioranza”.
L'articolo Lombardia, la commissione d’inchiesta non parte: veto della Lega sulla candidatura di Scandella (Pd). Le ipotesi per superare lo stallo proviene da Il Fatto Quotidiano.
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