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lunedì 27 luglio 2020

Caso camici, Toti e Zaia blindano Fontana: “Persona perbene, chiarirà”. M5s rilancia la sfiducia, ma Italia Viva lo assolve: “Non la firmiamo”

“Un discorso lungo e dettagliato” e “un approfondimento molto puntuale”. A difendere il governatore lombardo Attilio Fontana al termine del suo discorso in Consiglio regionale sul caso dei camici non è solo il centrodestra. Patrizia Baffi, consigliera in quota Italia Viva, lo assolve e annuncia di “non sottoscrivere la mozione di sfiducia al presidente proposta dal Movimento 5 stelle”. Un colpo di scena che spacca le opposizioni al Pirellone, ancora indecise sul da farsi. Il suo nome in realtà non è nuovo: nominata nel maggio scorso al vertice della Commissione d’inchiesta sulla gestione lombarda dell’emergenza Covid, era stata costretta a dimettersi da Pd e M5s per una sospetta vicinanza con il governatore. Oggi in aula non è intervenuta al dibattito e, stando a quanto riportato da alcuni giornalisti presenti al Pirellone, avrebbe disertato pure un incontro delle opposizioni organizzato proprio per coordinare le prossime azioni contro Fontana.

L’assoluzione di Italia Viva – Secondo Baffi, il presidente leghista ha fornito “precisazioni, anche sulle vicende che lo coinvolgono direttamente”, ma “avrebbe potuto e dovuto chiarire al Consiglio Regionale da subito”. A suo parere la mozione di sfiducia è “frutto di una elencazione di fatti ancora sommari e la cui analisi non può essere completa ed esaustiva: una analisi seria e le conseguenti valutazioni politiche su un’emergenza che è tutt’ora in corso, potremo farla solo quando avremo tutti gli elementi utili.” Da qui la decisione di non sottoscrivere la mozione. Il punto è che per depositarla servono 16 firme, ma il Movimento ha solo 13 consiglieri in Consiglio regionale. Il radicale Michele Usuelli ha già ufficializzato la sua adesione, ma sarà decisivo il ruolo del Partito democratico. “Stiamo valutando“, ha fatto sapere il capogruppo dei dem al Pirellone Fabio Pizzul. “Il rischio di una mozione immediata è che si ricompatti la maggioranza” causando il risultato opposto. A suo parere Fontana è comunque un “presidente debole e a fine corsa”. L’obiettivo “è quello di far cadere e mandare a casa questa giunta”, ma bisogna trovare lo strumento giusto per farlo. Tira dritto invece il capogruppo M5s Massimo De Rosa: “Abbiamo atteso due mesi di fughe e silenzi per ascoltare un’ora di vuota paternale. Siamo imbarazzati dall’incapacità di amministrare dimostrata anche oggi da questa Giunta, della quale chiederemo le dimissioni“.

Le reazioni del centrodestra al discorso di Fontana – Per il governatore della Liguria Giovanni Toti, invece, Fontana una “persona perbene” che saprà “chiarire tutto durante l’indagine penale”. Per il collega veneto Luca Zaia va preso atto che “la Regione Lombardia non ha pagato un camice”. Il governatore lombardo incassa quindi il supporto dei colleghi di centrodestra sulla vicenda che lo vede indagato per frode in pubbliche forniture. Una blindatura che si aggiunge a quella del leader leghista Matteo Salvini, secondo cui contro Fontana si è scagliata una “giustizia a orologeria”. “La Regione Lombardia ha sofferto tanto, è stata la Regione più investita dal covid, ovviamente c’è un doloroso strascico e non credo che serva aumentare le polemiche e i sospetti”, ha spiegato Toti, parlando di un “accanimento inutile” contro Fontana e “controproducente per tutti”. Della stessa idea è il presidente del Veneto Zaia, secondo cui è stato “fondamentale sentire dalla sua viva voce la spiegazione di quanto è accaduto”. Entrambi non entrano nel merito dei fatti che sono contestati a Fontana, come ad esempio il suo ruolo nella trasformazione da”fornitura” a “donazione” del contratto tra la Centrale acquisti lombarda e la Dama Spa. Nessuna parola anche sui conti correnti svizzeri da cui è partito il bonifico da 250mila euro che Fontana voleva erogare per “alleviare” gli oneri economici a carico del cognato. Un passaggio di denaro – bloccato dall’antiriciclaggio – che ha fatto venire alla luce un particolare su Fontana che non era noto: fino al 2015 il fondo era gestito da due trust alle Bahamas su volontà della madre, poi scudati grazie alla legge della voluntary disclosure. A tal proposito è intervenuto invece Salvini: “Il povero Fontana è accusato di aver ricevuto l’eredita dalla madre e la sua colpa è che era in Svizzera”, ha affermato il leader della Lega durante un convegno.

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