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venerdì 14 agosto 2020

M5s, vince il sì a modificare regola sui mandati e alle alleanze locali con i partiti. Di Maio: “Nuova era”. Zingaretti: “Fatto molto positivo”

Sì all’annullamento del mandato da consigliere comunale e sì alle alleanze locali con i partiti tradizionali. Gli iscritti del Movimento 5 stelle hanno dato il via libera, rispettivamente con l’80 e il 60 per cento dei voti a favore, alle modifica di due principi fondativi del M5s. Si tratta di una decisione storica per i 5 stelle e che, nel concreto, avrà come primo effetto quello di consentire alla sindaca di Roma Virginia Raggi di ricandidarsi: la prima cittadina risulta infatti al terzo mandato, ma la modifica permette di annullare il conteggio della sua prima esperienza in Campidoglio. E non solo: il via libera al dialogo con altre liste di partiti a livello locale, in vista delle prossime amministrative, permetterà di lavorare sui territori a nuovi progetti in linea soprattutto con la coalizione che sostiene il governo Conte 2.

Un passaggio importante per i 5 stelle che è stato accolto con favore sia tra i leader M5s che sul fronte Pd. “Un grande in bocca al lupo a Virginia Raggi per la sua ricandidatura”, ha scritto l’ex capo politico Luigi Di Maio su Facebook, “e buona fortuna a tutti i candidati sindaco che saranno a capo di coalizioni politiche nei Comuni dove correremo per le elezioni del 20 settembre. Da oggi inizia una nuova era per il MoVimento 5 Stelle nella partecipazione alle elezioni amministrative. Includere e aggregare saranno le vie da percorrere, rispettando e difendendo sempre i nostri valori”. Come dice Di Maio, è davvero “una nuova era” per i 5 stelle. E poco dopo, non a caso, ha parlato il segretario Pd Nicola Zingaretti: “Siamo un’alleanza tra forze diverse che rimangono diverse, ma per governare bisogna essere alleati, non si può essere avversari: quindi che si riesca a fare insieme un percorso comune è un fatto molto positivo”. Segnali che arrivano a un anno dalla nascita dell’intesa che ha portato al sostegno del Conte 2 e che testimoniano un clima cooperativo tra le forze di governo.

Se tensioni ci sono, quelle sono piuttosto all’interno del Movimento 5 stelle. La consultazione è stata affrontata non senza perplessità. Innanzitutto ha preoccupato molto l’affluenza: l’aver effettuato il voto tra il 13 e 14 agosto ha scatenato molte critiche, soprattutto tra chi temeva che in molti non partecipassero. A schierarsi per il sì sono stati nelle scorse ore sia Di Maio che il presidente della Camera Roberto Fico. I loro messaggi sono serviti anche per spingere l’affluenza ed evitare il fallimento della consultazione. Alla fine sono stati 48.975 gli elettori che hanno risposto (su un totale di almeno 100mila iscritti) che hanno espresso complessivamente 97.685 preferenze. Chi ha mosso dubbi sull’opportunità di chiamare gli iscritti alle urne in pieno agosto è stato, nelle scorse ore, il viceministro Stefano Buffagni che ha citato una frase storica di Gianroberto Casaleggio: “Ogni volta che deroghi a una regola la cancelli”. Buffagni però, dei tanti malpancisti di queste ore, è stato l’unico ad aver deciso di esporsi. Sull’altro fronte chi ha deciso di difendere il voto online è stato Davide Casaleggio, presidente dell’associazione Rousseau: “Sono contento della grande partecipazione degli iscritti a questo voto. Il Movimento in questi anni ha sempre dimostrato che le decisioni si prendono tutti assieme. Il vero organo collegiale decisionale del Movimento sono sempre stati gli iscritti ed è sempre stata la grande differenza dalle altre forze politiche”.

Il risultato – Nello specifico il quesito sulla modifica del mandato zero ha ottenuto 39.235 voti pari all’80,1 % dei votanti. I No hanno ricevuto 9.740 voti, pari al 19,9 % del totale dei voti. Il quesito invece sulla possibilità di alleanze per le elezioni amministrative, oltre che con liste civiche, anche con i partiti tradizionali ha ricevuto 29.196 voti favorevoli, pari al 59,9% dei votanti sulla piattaforma Rousseau. I No sono stati 19.514, il 40,1% del totale. Sulle alleanze la differenza tra il sì e il no è stata di circa 9mila voti.

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