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giovedì 7 gennaio 2021

Se il M5s vuole ancora cambiare le cose, deve schierarsi con chi ha la forza per farlo

di Giuliano Checchi

Al di là di tutte le opinioni sul suo operato, il Presidente Giuseppe Conte ha rivelato doti e capacità che nessuno aveva previsto. E che gli stanno giustamente fruttando un largo consenso, nonostante il tenace impegno della stampa e dei media, a dipingerlo prima come una marionetta, e poi (di volta in volta in base alle convenienze) o come un dittatore autocrate, o come un eterno immobilista indeciso.

Oltre alla competenza, ha dimostrato grande abilità di mediazione, buone doti comunicative, capacità di leadership e forza nelle trattative. Cose tutt’altro che scontate, che hanno restituito di lui la giusta immagine di leader forte, serio ed equilibrato. Perché allora, a tutta la politica politicante, non parrebbe vero di spodestarlo? Non tanto per le capacità appena descritte, ma per quella che è la sua vera forza. La sua indipendenza da partiti e cordate di potere, che gli permette di agire in autonomia, con nessun altro vincolo al di fuori di quelli istituzionali e legislativi.

Non ha bisogno né della politica, né dei suoi finanziatori, perché ha un lavoro e una carriera a cui tornare; per cui, può agire con coerenza e trasparenza, senza dover sottostare a giochi di palazzo e logiche strategiche. Detta in quattro parole: è una persona capace, non manovrabile da nessuno, e che non accetta maneggi e giochini. Una persona, che sarebbe davvero capace di “cambiare le cose”.

E questo non solo è un problema per i suoi oppositori, ma può essere dura da digerire perfino per la sua stessa maggioranza. Perché la politica, e coloro che della politica si servono e la finanziano, dei maneggi e dei giochini hanno bisogno. Pertanto, la quasi totalità dei partiti, ha sempre cercato e continuerà a cercare di affossare Conte.
Finora, “virtù e fortuna” l’hanno salvato, ma per quanto ancora?

Il M5s, nonostante i guai in cui si dibatte, resta l’unica forza politica estranea alle logiche di potere e di spartizione; ed è ovvio che, in caso di un governo cosiddetto di “larghe intese”, ne sarebbe l’unico escluso. Nessuno può dire come finirà l’attuale crisi di governo; certo è, che se Conte vuol continuare a mettere le sue capacità al servizio del paese, non ce la può fare da solo, perché ha troppi nemici.

E se il M5S vuole continuare a portare avanti il suo programma e la sua visione di cambiamento, e soprattutto restare una forza con cui fare i conti, ha bisogno di recuperare consenso. Se da una parte però Conte cadrebbe comunque in piedi, perché male che gli vada tornerebbe alla carriera accademica, il M5S rischierebbe invece di indebolirsi fino a sparire. Cosa deve fare quindi, almeno nell’immediato?

Sostenere Conte, senza se e senza ma. Restare saldi sul “O questo governo va avanti, o si va al voto. Tertium non datur”. Non si perdano in intrighi di corridoio, e soprattutto non si pieghino di un millimetro alle bizze di Matteo Renzi. Il M5S vuole ancora cambiare le cose? Si metta dalla parte di chi ha le capacità e la forza per farlo.

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